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16-02-2015
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EXOTIC FILES
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La fluidoterapia nella pratica clinica degli animali esotici Daniele Petrini DOTT., Clinica Veterinaria Cascina - Fornacette (Pisa) Ospedale Veterinario San Concordio - Lucca daniele.petrini@gmail.com
La fluidoterapia negli animali esotici, come nei convenzionali, possiede numerose indicazioni e finalità: - reintegrare le perdite di liquidi corporei - ripristinare un circolo efficace (ad esempio in corso di shock o ipovolemia) - correggere i disturbi elettrolitici ed acido-base - somministrare farmaci. La fluidoterapia si realizza con due grandi classi di soluzioni: cristalloidi e colloidi. Per determinare il tipo e la quantità di soluzione da somministrare è fondamentale valutare inizialmente lo stato di idratazione e di perfusione del paziente. L’idratazione riflette il quantitativo di fluidi presenti nell’organismo, o meglio quanta acqua è disponibile; la valutazione di questo parametro si effettua tramite la misurazione dell’osmolalità ematica. La perfusione fornisce invece notizie riguardanti lo stato circolatorio e indica come circola la componente liquida dell’organismo, ossia il sangue. Una perfusione adeguata è responsabile di una buona disponibilità di ossigeno, del flusso di sangue all’interno dei tessuti, dell’apporto di nutrienti e della rimozione dei cataboliti. La perfusione si valuta monitorando la pressione arteriosa, la gittata cardiaca, le resistenze vascolari periferiche, ma questi parametri non sono sempre di facile misurazione nelle specie non convenzionali. Si può ovviare a questo, stimandola nella pratica clinica mediante alcuni parametri emodinamici di perfusione: 1. polso 2. trc 3. colore mucose Per stabilire qualità e quantità di liquidi da infondere ci si basa sull’anamnesi, su un accurato esame clinico del paziente e su esami di laboratorio. L’anamnesi è fondamentale soprattutto per valutare la rapidità del reintegro, ma anche per stimare quanti liquidi sono stati persi, ad esempio con eventuale vomito e diarrea. Una perdita acuta richiederà una infusione più rapida di liquidi, al contrario di una perdita cronica. Fondamentale nei pet esotici informarsi sempre sulla gestione casalinga, disponibilità e qualità del cibo (secco o fresco), disponibilità e metodi di approvvigionamento idrico (talvolta i classici beverini a goccia si bloccano e l’animale non riesce ad assumere acqua). L’esame clinico permetterà soprattutto di valutare lo stato di idratazione del paziente esotico; questo dato fon-
damentale si utilizzerà nel calcolo del reintegro dei fluidi da somministrare. Negli animali non convenzionali non sempre è semplice stimare il grado di disidratazione e in caso di dati mancanti ci si rifà alla medicina del cane e del gatto. Ad esempio nel coniglio con una moderata ipomotilità la percentuale di disidratazione è stimata approssimativamente del 5%. Mucose asciutte e aumento del turgore della plica cutanea suggeriscono una disidratazione del 5-8% circa. Infine un evidente mancato ritorno della plica cutanea associato a mucose secche, polso debole e veloce, tempo di riempimento capillare allungato e depressione mentale indicano all’incirca una disidratazione del 10-12% (grave). Come per cane e gatto però è importante ricordare che la valutazione del turgore della plica cutanea non è sempre attendibile: una sua alterazione, oltre che dal contenuto di liquidi, è influenzata anche dalla quantità di grasso sottocutaneo (quindi attenzione a valutarlo in animali defedati o sovrappeso); va quindi sempre stimato utilizzando anche gli altri indicatori (mucose, trc, ecc). Gli esami di laboratorio sono molto utili per la valutazione dello stato di idratazione e il monitoraggio della terapia fluidica, in particolare la determinazione dell’ematocrito e delle proteine totali (oppure anche dei solidi totali). La percentuale di disidratazione può essere stimata in maniera soggettiva basandosi sul peso corporeo, secchezza delle mucose, diminuzione del turgore della plica cutanea, infossamento degli occhi, alterazione dello stato del sensorio. In realtà questi parametri possono essere alterati anche da una diminuzione del grasso corporeo e dall’età. Idealmente in paziente disidratati e che hanno delle perdite di fluidi in corso, il cui grado di disidratazione sia maggiore del 5%, sarà richiesto come supporto una infusione endovenosa costante di cristalloidi. La quantità di cristalloidi da infondere in un paziente disidratato si calcola attraverso la seguente formula: Litri di cristalloidi da somministrare = % disidratazione x peso corporeo (Kg) x 10 [Formula 1] Ad esempio in un paziente di 500 grammi con disidratazione del 7% il calcolo dei liquidi da infondere sarà il seguente: 7 x 0,5 Kg x 10 = 35 ml da suddividere nelle 24 ore (quindi se si utilizza una pompa ad infusione: 35 / 24 = 1,45 ml/h). 30