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16-05-2011
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69° CONGRESSO INTERNAZIONALE MULTISALA SCIVAC RIMINI 27-29 MAGGIO 2011
Le cardiomiopatie feline: quando le classificazioni ci vanno strette Francesco Migliorini Med Vet, Roma
Le malattie del miocardio sono le cardiopatie più frequenti nel gatto. La classificazione delle miocardiopatie in questa specie, ricalca quella proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’Uomo: • Cardiomiopatia ipertrofica: è caratterizzata dall’ipertrofia concentrica del miocardio ventricolare, non conseguente a aumenti del post carico (malattie valvolari, ipertensione sistemica,ipertiroidismo). • Cardiomiopatia dilatativa: si manifesta con insufficienza contrattile del muscolo cardiaco e conseguente dilatazione e ipertrofia eccentrica progressiva delle camere cardiache. • Cardiomiopatia restrittiva: è connotata da una fisiologia restrittiva al riempimento ventricolare con spessori miocardici normali e grave dilatazione atriale. • Cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro: degenerazione fibro adiposa del ventricolo destro con presenza di aritmie ventricolari. • Cardiomiopatie non classificate: tutti quei casi di cardiomiopatia che non rientrano nelle descrizioni precedenti.
La definizione di cardiomiopatia restrittiva è caratterizzata da un dato fisiopatologico che è la grave disfunzione diastolica ventricolare con marcato aumento delle pressioni di riempimento e conseguente dilatazione atriale. In questi pazienti non siamo in presenza di insufficienza contrattile del miocardio o di aumentati spessori miocardici. Dal punto di vista anatomo patologico questa malattia è caratterizzata dalla fibrosi endomiocardica che produce rigidità del muscolo cardiaco e, a volte obliterazione della camera ventricolare da parte di tessuto fibroso. Nei pazienti felini che avevano quadri ecocardiografici che si avvicinavano a quelli della cardiomiopatia restrittiva, ma non ne avevano tutte le caratteristiche, si preferiva parlare di forme non classificate. Questo ha creato una certa ambiguità tra la forma restrittiva e le non classificate. Altri autori introdussero poi il termine di “cardiomiopatia intermedia” per descrivere una forma che avesse alcune caratteristiche della cardiomiopatia ipertrofica e altre della dilatativa, aumentando in realtà la confusione nella definizione di cardiomiopatia non classificata. Un possibile e parziale chiarimento proviene da studi anatomopatologici che considerano due entità distinte che sono l’endomiocardite e la fibrosi endocardica del ventricolo sinistro. Nell’endomiocardite il cuore è aumentato di volume, si notano emorragie sub-endocardiche e materiale fibrinoso bianco grigiastro che ricopre l’endocardio ventricolare soprattutto a livello dei muscoli papillari e del tratto di efflusso sinistro. Il miocardio ventricolare appare infiltrato di linfociti, plasmacellule, macrofagi e neutrofili. L’endomiocardite è condizione che colpisce spesso gatti giovani sotto i 4 anni di età e, in questi pazienti è possibile rintracciare un evento stressante nei mesi precedenti la manifestazione clinica della malattia. I gatti con fibrosi endocardica del ventricolo sinistro, sinonimo anatomopatologico della definizione fisiopatologica di cardiomiopatia restrittiva, presentano aumenti di volume atriali, e grave ispessimento dell’endocardio che appare infiltrato di tessuto ialino, fibroso e di granulazione. Queste alterazioni anatomopatologiche causano e caratterizzano la fisiopatologia della cardiomiopatia restrittiva. Le due condizioni anatomo patologiche hanno in comune la localizzazione delle lesioni che prediligono i muscoli papillari e il tratto di efflusso sinistro. Questo fatto potrebbe
Esempi di forme non classificate nell’Uomo sono: la fibroelastosi, il miocardio non compatto, la disfunzione sistolica con dilatazione ventricolare lieve, le malattie mitocondriali. Oltre alle cardiomiopatie primarie esistono cardiomiopatie specifiche, causate quindi da fattori eziologici noti. Nel gatto è descritta la forma carenziale da taurina, che causa quadri ipocinetico dilatativi. La tireotossicosi, l’ipertensione sistemica associata o meno a insufficienza renale cronica, possono condurre a rimodellamenti del miocardio ventricolare e a forme di cardiomiopatie specifiche. Nella categoria delle cardiomiopatie non classificate rientrano quindi tutti quei casi in cui viene esclusa una causa nota provocante il danno miocardico, e i criteri morfo-funzionali delle cardiomiopatie primarie non sono sufficienti a descrivere il danno anatomico e le alterazioni fisiopatologiche che stiamo osservando. In realtà esiste una certa ambiguità nella definizione di cardiomiopatie non classificate nel gatto, e la loro connotazione è mutata nel corso del tempo. Spesso infatti il termine di cardiomiopatia non classificata viene accomunato a quello di cardiomiopatia restrittiva, creando quindi un’unica categoria comprendente entrambe le forme.
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