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16-05-2011
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69° Congresso Internazionale Multisala SCIVAC
canidi, dal coyote al lupo alla volpe fino alle razze domestiche di cane scomponendo l’etogramma in singoli moduli: la coda appena sollevata, le orecchie tese e così via. Quando l’Autore deve sintetizzare la propria visione del problema, ricorre a una definizione al negativo: “mentre siamo tutti capaci di riconoscere un gioco, la difficoltà di definire questo comportamento si rivela nel fatto che molti etologi sono tentati di descrivere cosa non è - non è un atto aggressivo, predatorio o riproduttivo - piuttosto che cosa è (M. Bekoff & C. Allen (2002) The Evolution of Social Play: Interdisciplinary Analyses of Cognitive Processes). Inoltre, se chi gioca lo fa consapevolmente oppure no (Bekoff & Allen, 1998), è ancora una questione aperta, che richiederebbe “semmai un’applicazione limitata della teoria della mente in un dominio molto specifico” (Bekoff & Allen, 2002). Il gioco appare come un comportamento complesso, non scatenato da uno stimolo, solitario o sociale, specie-specifico, a volte sessualmente dimorfico, che si modifica con l’età: il gioco tra adulti presenta modi e significati diversi del gioco tra cuccioli. Il gioco è un insieme di moduli comportamentali (aggressivi, sessuali, di fuga, predazione, comunicazione, alimentazione, di toeletta) spesso eseguiti con tempi accelerati o rallentati, ripetuti e accentuati fino a diventare paradossali, ma sempre mostrati al di fuori del loro contesto usuale. “I giochi imitano attività serie della vita senza raggiungere scopi seri …ma il loro scopo serio non potrebbe consistere proprio nel giocare?” (E.O.Wilson (1975) Sociobiology. The New Synthesi). Perché e come il comportamento di gioco è evoluto e si è mantenuto in specie così diverse per selezione naturale, è una domanda attuale (Spinka et al. (2002) Training for the unexpected) poiché è un comportamento non solo costoso in termini energetici ma anche rischioso (predazione, danni fisici per i suoi schemi motori atipici e improvvisati.) Robert Fagen (1974, 1981), confrontando le ricerche sul gioco in molti gruppi animali, ha evidenziato che esistono due orientamenti divergenti: da una parte i funzionalisti, che inquadrano il gioco tra i comportamenti che sviluppano e perfezionano in età precoce le future risposte adattative all’ambiente fisico e sociale della specie, dall’altra gli strutturalisti, alla ricerca di criteri generali fino a moduli e componenti minime comuni a gruppi animali e contesti differenti. “Il gioco è qualunque attività che sia esagerata o bizzarra o divertente, con nuovi moduli motori e nuove combinazioni di tali moduli, e che appaia all’osservatore priva di qualunque funzione” (C. Loizos (1967) Play in higher primates: a review).
L’IDENTITÀ DEL CANE Molto spesso si tende a considerare l’approccio cognitivo come una semplice aggiunta all’approccio tradizionale (istintivo o condizionato) e riferito a particolari performance complesse dell’animale come risolvere i problemi, analizzare una situazione, costruire degli strumenti e così via (R. Marchesini). Così facendo, la cognitività animale tende a essere vista come un’approssimazione a quella umana mentre il cane possiede una cognitività differente dalla nostra. Il cane è un animale sociale e tale carattere spicca su tutti gli altri: essere fortemente portato alle relazioni di gruppo significa molto più della semplice affermazione che il cane ama stare in compagnia. La socialità del cane è la sua dimensione di vita: essere un animale sociale e socio – riferito significa prima di tutto costruire dei rapporti molto stretti e delle assonanze, vale a dire che il cane cerca continuamente delle concertazioni e lì definisce il proprio posizionamento. La socio - referenza del cane lo porta a interessarsi al gruppo: il cane è interessato a tutto ciò che facciamo, non ci perde d’occhio, capta ogni variazione del nostro umore o nel nostro stile di vita, conosce le nostre abitudini e i nostri gesti (R. Marchesini). Se paragoniamo il modo di porsi di fronte ad un problema del cane e del gatto è possibile evidenziare un’importante differenza di approccio. Il cane cerca prioritariamente il milieu collaborativo, ragiona sulla base di rapporti tra soggetti in riferimento alle possibili dimensioni di relazione sociali. È concentrato cognitivamente sulla concertazione e non sulla soluzione: per prima cosa, guarda il proprio partner poiché è un virtuoso delle relazioni sociali portato a ragionare in termini di rapporti intersoggettivi. Quando ci riferiamo al cane parleremo, quindi, di intelligenza sociale (R. Marchesini).
CUCCIOLI, GIOCANDO S’IMPARA “Che cos’è il gioco? Nessun concetto comportamentale si è rivelato peggio definito, più elusivo, più controverso e persino più antiquato. Sappiamo intuitivamente che il gioco è un insieme di attività piacevoli, di natura spesso ma non solo sociale, che imitano attività serie della vita senza raggiungere scopi seri” (E.O.Wilson (1975) Sociobiology. The New Synthesis). A metà degli anni Settanta, la difficoltà del biologo evoluzionista Edward O. Wilson nel mettere a punto una definizione univoca del gioco, è indice di un’oggettiva osticità a inserirlo tra le molte componenti del repertorio comportamentale di una specie. In una prospettiva darwiniana, il primo approccio al problema è quello funzionale: perché il gioco si è evoluto? Quale è il suo valore adattativo? Giocare assicura dei vantaggi in termini di sopravvivenza e successo riproduttivo? Ma prima di tutto, cos’è il gioco? (L. Beani). Per formulare ipotesi e portare a termine esperimenti sul significato di un comportamento, è necessario dapprima definirlo in termini qualitativi e quantitativi, inserirlo in un etogramma, osservarne le modificazioni durante lo sviluppo di un organismo e confrontare specie diverse. I bambini giocano, e così anche altri primati … ma tutti i cuccioli giocano? Mark Bekoff ha studiato le sequenze di gioco nei
GIOCHI DI MOVIMENTO, GIOCHI CON OGGETTI E GIOCHI SOCIALI I giochi di movimento sono eseguiti da singoli individui, anche se, a volte, sono realizzati simultaneamente da più soggetti. Sono forme esagerate e ripetitive di normali movimenti locomotori-rotazionali, effettuati in assenza di prede, predatori, parassiti e anche di cospecifici” (Fagen, 1981). Il valore adattativo del gioco di movimento consiste nello sviluppare l’apparato muscolare e cardio-polmonare, nel favorire i processi di maturazione degli organi di senso e del
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