Professione Veterinaria 7-2013:ok
28-02-2013
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laPROFESSIONE
Horsegate Attualità
VETERINARIA 7| 2013
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Carne di cavallo non dichiarata: il segreto di Pulcinella Uno “scandalo” nato fuori dai confini nazionali. L’Italia ha fatto bene ad andare in Europa a testa alta ’Ikea ha bloccato le sue ‘koettbullar’ (polpette) in 24 Paesi del mondo, dalla Svezia ai Caraibi (in quelle italiane non c’è cavallo). I paesi europei coinvolti sono (mentre andiamo in stampa) Austria, Belgio, Gran Bretagna, Cipro, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Spagna e Svezia. La presenza di carni equine in preparati dichiarati a base di carne di bovino è stata classificata come frode commerciale, senza conseguenze di carattere sanitario. Nessun Paese, nemmeno l’Italia, può dichiarare che nessun consumatore abbia inconsapevolmente mangiato carni di cavallo. Nel nostro Paese, può dirlo una grande multinazionale alimentare che ha analizzato e ritirato i propri lotti prima che finissero in tavola (aveva fornitori intermedi non italiani), ma non un piccolo distributore che ha scoperto che i suoi prodotti erano “contaminati” da DNA equino solo in seguito al piano di monitoraggio. La Commissione Europea ha raccomandato (e finanziato) test di laboratorio per almeno un mese e non esclude di andare avanti fino a giugno per farsi un’idea precisa dell’entità del fenomeno. Alcune autorità europee (la Francia) si sono spinte a dichiarare che se anche la questione diventasse sanitaria per la presenza di farmaci vietati (il fenilbutazone rilevato in carni equine fino ad ora solo al di fuori dei confini nazionali) il rischio sarebbe minimo. Anche per la ricerca di questo antinfiammatorio, la Commissione ha raccomandato dei test sulle carni e il nostro Ministero si è spinto oltre disponendo controlli sugli equidi vivi oggetto di scambio intracomunitario e destinati al macello ai fini della ricerca della sostanza fenilbutazone.
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IL RETROPENSIERO DI TUTTI Se vogliamo metterla sul piano commerciale, ai clienti di comprare un prodotto per un altro non sta bene. Se vogliamo metterla sul piano sanitario, di mangiare un prodotto che potrebbe contenere farmaci, sia pure in quantità non pericolose, sta ancora meno bene. Tentare di normalizzare i fatti, in queste circostanze, è inutile e controproducente, sembra di avere qualcosa da nascondere. Avviare piani straordinari di monitoraggio non è affatto rassicurante come può esserlo per gli addetti ai lavori. E forse nemmeno per loro, dato il retro-pensiero di massa che aleggia su tutto: che delle partite di carne di cavallo non destinate al consumo alimentare, siano state utilizzate illegalmente per la produzione di cibo. È questo il segreto di Pulcinella, il grande scheletro che tutti gli armadi d’Europa temono di avere. Forse senza responsabilità, forse perché manca qualche norma, qualche procedura, qualche passaggio, qualche controllo. Forse. Del resto la Commissione Europea e il Ministro della Salute lo scrivono a chiare lettere, basta leggere i documenti. Dalla Raccomandazione UE del 19 febbraio: “I cavalli non destinati alla produzione alimentare, che sono stati trattati con fenilbutazone ad un certo punto della loro vita, non possono entrare nella catena alimentare. Tenuto conto delle pratiche fraudolente relative alle presenza non indicata di carni equine in determinati prodotti alimentari, è opportuno, a fini preventivi, verificare se siano entrati nella catena alimentare cavalli non destinati alla produzio-
L’ANAGRAFE E LA CRISI DELL’IPPICA l Ministero della Salute ha annunciato una ordinanza in materia di anagrafe sanitaria degli equidi. Il provvedimento - citiamo il comunicato stampa - riguarderà misure di polizia veterinaria necessarie "anche per il fatto che, a causa della crisi del settore ippico, si sta verificando una diminuzione e in alcuni casi la cessazione dell’attività di numerosi impianti sportivi con la conseguenza che i cavalli non più impiegati in attività sportive potrebbero essere introdotti illecitamente nella catena alimentare umana". L’Anagrafe sanitaria degli equidi, nell’ambito della Banca Dati nazionale dell’anagrafe zootecnica del Ministero della Salute, servirà per tracciare la storia sanitaria dell’animale, evitando in questo modo il concreto rischio di clandestinità che sottrae gli animali ai controlli sanitari, oltre ad esporli a maltrattamenti. La decisione, spiega il Ministero, “si è resa necessaria, in seguito all’allerta comunitaria relativa all’utilizzo fraudolento di carne di equidi in preparazioni a
base di carne di manzo, per due ragioni: tutela della sanità e del benessere degli animali e tutela degli aspetti di salute pubblica e di sicurezza alimentare”. C’è un altro ordine di problemi da mettere nel novero della questione: i 200 cavalli di Colleferro, emblematici di situazioni di abbandono e di randagismo equino, rilevabili anche al di fuori del territorio laziale. Sullo sfondo, c’è una anagrafe equina che non ha mai decollato, commissariata da anni, e alloggiata presso il Mipaaf con annoso rincrescimento del MinSal. L’anagrafe equina e i controlli ufficiali sulle carni equine, sono stati oggetto di severe raccomandazioni da parte degli ispettori FVO che, nell’ultimo rapporto, hanno giudicato inattendibile la banca degli equidi e hanno riscontrato “numerose irregolarità” nei passaporti. Un problema nostrano, in ogni caso, dato che il maggiore Stato Membro per destinazione al consumo alimentare (in Italia sono 56mila gli equidi macellati ogni anno) importa carne di cavallo.
ne alimentare che sono stati trattati con fenilibutazone”. Dal comunicato stampa del Ministero della Salute: “a causa della crisi economica i cavalli giunti non DPA alla fine della carriera sportiva potrebbero essere introdotti illecitamente nella catena alimentare umana”. Questo è il vero punto di tutta la vicenda, sulla quale si potrà dire e scrivere qualcosa di certo fra un po’ di tempo. Il piano di monitoraggio è in corso e i risultati finali saranno riferiti il 15 aprile prossimo.
zazione di determinati prodotti alimentari”, perché spetta agli operatori del settore alimentare garantire che nelle imprese da essi controllate gli alimenti soddisfino le disposizioni della legislazione alimentare inerenti alle loro attività in tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione e verificare che tali disposizioni siano soddisfatte. Ecco allora che la Commissione raccomanda un piano di controlli con l’obiettivo di verificare la presenza non dichiarata di carni equine, non indicate correttamente nell’etichettatura sull’imballaggio o, nel caso di prodotti alimentari senza imballaggio preconfezionato, se le informazioni relative alla presenza di carni equine non siano messe a disposizione del consumatore o delle collettività. All’Italia è stato raccomandato un numero indicativo mensile di 150 campioni, stesso numero raccomandato a Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Polonia.
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LA FRODE A seguito di controlli ufficiali eseguiti dal dicembre 2012 in diversi Stati membri, la Commissione è venuta a conoscenza del fatto che alcuni prodotti in imballaggio preconfezionato contenevano carni equine, non dichiarate nell’elenco degli ingredienti riportato direttamente sull’imballaggio o su un’etichetta apposta su di esso. La denominazione di alcuni di questi prodotti alimentari e/o il relativo elenco di ingredienti menzionavano invece in modo fuorviante solo la presenza di carni bovine. Si tratta di “pratiche fraudolente nella commercializ-
terinario il cui uso è consentito solo negli animali non destinati alla produzione alimentare, (a norma del regolamento (UE) n. 37/2010). Di conseguenza, i cavalli non destinati alla produzione alimentare, che sono stati trattati con fenilbutazone ad un certo punto della loro vita, non possono entrare nella catena alimentare. Tenuto conto delle pratiche fraudolente, la Commissione ha voluto verificare se siano entrati nella catena alimentare cavalli non destinati alla produzione alimentare che sono stati trattati con fenilibutazone. Ecco dunque la seconda azione raccomandata dalla Commissione: test su carni equine destinate al consumo umano negli stabilimenti (macelli e Pif), compresi prodotti alimentari provenienti da paesi terzi, allo scopo di rilevare eventuali residui di fenilbutazone, tenendo conto dei dati relativi alla produzione e alle importazioni. Il servizio veterinario di ciascuna ASL condurrà presso gli stabilimenti di macellazione controlli per la ricerca del farmaco nelle carni di animali macellati sia che questi siano nati ed allevati in Italia, sia che siano di origine comunitaria o provenienti da Paesi terzi.
L’ITALIA L’Italia non è andata in Europa a dire no al Piano della Commissione, ha tenuto a precisare che lo seguirà e anzi farà anche più di quanto raccomandato. Ma lo scandalo internazionale non è stato causato dall’Italia. Inoltre la ricerca di residui di farmaci nelle carni equine era già stata avviata, autonomamente, dal nostro Ministero prima che arrivassero i consigli di Bruxelles. La Delegazione italiana, pur condividendo la necessità di un’intensificazione dei controlli, “ha dichiarato riduttiva la proposta presentata dalla Commissione, in quanto non accompagnata da altre misure dissuasive e preventive nei confronti delle frodi, come ad esempio il potenziamento dei controlli in tutti gli Stati membri”. Manca inoltre un provvedimento inteso a migliorare il sistema di etichettatura delle carni, che indichi per gli equini e altre specie da macello il Paese di allevamento, di macellazione e di sezionamento delle carni, in linea col sistema già in uso per i bovini. “Come è noto - dichiara il Ministero della Salute - l’Italia ha sempre sostenuto in tutte le sedi europee la necessità di fornire maggiori informazioni ai consumatori, attraverso un sistema di tracciabilità ed etichettatura sull’origine dei prodotti alimentari”. Inoltre la proposta della Commissione affida un altissimo numero di controlli all’Italia, non commisurati alle produzioni nazionali, ma sulla base del numero di equini vivi e di carni equine introdotti da altri Paesi dell’Unione. “Questa impostazione è contraria ai principi della legislazione europea: infatti le garanzie sanitarie devono essere a carico dei Paesi speditore delle merci e non ricadere sul Paese di destinazione”. Per questi motivi l’Italia, pur confermando che rispetterà le indicazioni previste dalla Raccomandazione, non ha espresso il proprio parere favorevole unico Paese tra i 27 - alla proposta della Commissione europea.
L’ORIGINE IL CAVALLO NON DPA Il cavallo è una specie animale la cui carne può essere utilizzata o no per la produzione alimentare. Il fenilbutazone è un medicinale ve-
Bocciata l’anno scorso da quasi tutti i Paesi, ma non dall’Italia, l’indicazione dell’origine delle carni ha tenuto banco a Bruxelles. I Ministri europei hanno analizzato la questione del-