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12-05-2010
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65° Congresso Internazionale Multisala SCIVAC
uguali (quindi con Na 0,45% e glucosio 2,5%) è indicato nei pazienti ipernatriemici e può aiutare la ricaptazione del potassio da parte delle cellule. Nei pazienti normokaliemici è meglio utilizzare il Ringer lattato o acetato. Il volume da infondere può essere calcolato moltiplicando il peso corporeo in kg x la % di disidratazione stimata. La reidratazione dovrebbe durare almeno 4 ore (più a lungo in caso di cardiopatia compresente) ed essere attentamente monitorata: infondere grandi volumi di liquidi rapidamente può determinare iperidratazione e conseguente edema polmonare che in un soggetto anurico è estremamente difficile da risolvere. Monitoraggio degli elettroliti: l’ipernatriemia di solito dipende dalla scelta dei fluidi. La maggior parte dei conigli nefropatici è ipercalcemico: ristabilire la diuresi è di solito sufficiente per contrastare questa tendenza nei casi acuti. L’iperkaliemia è invece una condizione molto pericolosa per la sopravvivenza del paziente. Se i livelli di potassio sono compresi fra 6 e 7 mEq/l, di solito la diluizione con fluidi senza potassio ed il ristabilirsi della diuresi sono sufficienti; viceversa, con livelli di potassio > 7 mEq/l, o anche inferiori ma già accompagnati da alterazioni ECG, è necessario intervenire con farmaci che abbassino la potassiemia o contrastino gli effetti del potassio sulla conduzione dell’impulso cardiaco. Il bicarbonato di sodio non solo contrasta l’acidosi ma abbassa la potassiemia inducendo lo scambio di ioni idrogeno intracellulari per quelli potassio plasmatici. È però pericoloso somministrare bicarbonato di sodio senza un regolare controllo dello stato acido/base: ipocalcemia e edema cerebrale sono potenziali complicazioni. In caso di emergenza per contrastare le aritmie da iperkaliemia si può usare il calcio gluconato 10% alla dose di 0,5-1 ml/kg in 10-15 minuti: il calcio contrasta gli effetti cardiotossici ma non corregge l’iperpotassiemia. Purtroppo la maggior parte dei conigli presentati in condizioni di oliguria o anuria non riprendono ad urinare semplicemente perchè il volume circolatorio è stato ristabilito, l’uso di diuretici è quindi frequente. Il mannitolo al 10 o al 20%, somministrato alla dose di 0,5-1 gr/kg in bolo lento endovena è probabilmente l’agente più efficace per stimolare la diuresi: è un agente osmotico e come tale riduce l’edema delle cellule tubulari, facilitando il flusso nei tubuli e prevenendone l’ostruzione; appare anche avere una moderata attività vasodilatatoria a livello glomerulare come pure nell’eliminazione dei radicali liberi. I risultati del bolo di mannitolo si dovrebbero vedere già nel giro di un’ora: in caso contrario, la somministrazione può essere ripetuta ma con maggiori rischi di iperespansione del volume circolatorio e conseguente edema polmonare. Se invece otteniamo la diu-
resi, la somministrazione può essere continuata in CRI alla frequenza di 1-2 mg/kg/min per 24-48 ore. La furosemide è il diuretico più usato nella pratica con il cane e con il gatto e si usa anche nel coniglio, sebbene in questa specie risulti leggermente meno efficace: può essere somministrato a boli di 2-6 mg/kg ogni 8 ore, ma nel cane è dimostrata una maggior efficacia in CRI a 0,66 mg/kg/hr dopo un primo bolo, risultando in maggiore diuresi ed eliminazione di sodio e calcio (non invece di potassio). Anche la furosemide agisce principalmente come diuretico osmotico a livello di ansa di Henle, ma ha anche una modesta attivata vasodilatatoria a livello renale. La dopamina è una catecolamina precursore dell’epinefrina ed è stata usata per migliorare la perfusione renale somministrata a dosaggi molto bassi (1-3 microgr/kg/min IV): a dosaggi più alti l’effetto sistemico (stimolazione dei recettori beta e alfa, effetto inotropo positivo e aumento delle resistenze periferiche con conseguente diminuita perfusione!) è invece prevalente. Di fronte alla concreta possibilità di effetti avversi e alla segnalazione di limitata se non assente differenza nella prognosi di pazienti umani affetti da ARF trattati con dopamina, l’uso di questo farmaco è diventato meno frequente. Le conseguenze gastrointestinali dell’iperazotemia sono spesso sottovalutate nei conigli dato che questi animali non vomitano: tuttavia la gastrite uremica affligge anche questa specie e il controllo di essa è tanto più importante in questa specie che reagisce con l’ileo a quasi tutte le condizioni patologiche e stressanti. Metoclopramide e ranitidina oppure omeprazolo sono le molecole più usate: attenzione perché gli integratori della pompa protonica possono favorire le clostridiosi frequenti nei conigli alimentati con dieta scorretta e stressati. A questo proposito, il supporto nutrizionale con frullati vegetali ricchi di fibra lunga è indispensabile per contrastare la gastrite, reidratare in maniera fisiologica e stimolare la motilità intestinale: l’utilizzo di fermenti lattici per contrastare il dismicrobismo intestinale è del tutto aneddotico ma largamente utilizzato e non dannoso. I conigli che sopravvivono all’ARF richiedono di solito diverse settimane di sostegno prima di riguadagnare una funzione renale normale e molti purtroppo residuano un danno più o meno grave, che può condurre ad una situazione di insufficienza renale cronica (CRF) in seguito.
Indirizzo per la corrispondenza: Alessandro Melillo Clinica Vet OMNIAVET, Roma
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