65a edizione Scivac Program - Abstract 2010

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12-05-2010

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65° CONGRESSO INTERNAZIONALE MULTISALA SCIVAC RIMINI 28-30 MAGGIO 2010

APU…che??? Neoplasie endocrine rare Federico Fracassi Med Vet, Dott Ric, Bologna

ACROMEGALIA

ALDOSTERONOMA

L’acromegalia è una patologia non frequente, osservata in cane, gatto e uomo. Questo disturbo consiste in un’ipersecrezione di ormone della crescita (GH). Gli animali colpiti manifestano aumento di volume di testa (prognatismo, aumento degli spazi interdentali), arti, addome e organi interni, difficoltà respiratorie, intolleranza all’esercizio, iperglicemia ed altre alterazioni ematochimiche. Nell’uomo e nel gatto l’eccessiva secrezione di GH, deriva solitamente da una neoplasia ipofisaria ormono-attiva. Nel cane, invece, l’acromegalia da tumore ipofisario è estremamente rara e, ad oggi, in letteratura è descritto in un solo caso, un dalmata di 10 anni presentato alla visita per aumento del volume della testa e della lingua ridondanti pieghe cutanee, aumento dello spazio interdentale e rigidità nel deambulare. Nel gatto è probabilmente una patologia sottostimata e in letteratura troviamo segnalati più di 100 casi. Sono maggiormente colpiti i soggetti maschi castrati in un età che va dai 6 ai 15 anni. Le alterazioni cliniche sono simili a quelle del cane anche se meno pronunciate (aumento di peso, lieve prognatismo, aumento di volume delle zampe e a volte zoppia). Quasi tutti i gatti colpiti presentano un diabete mellito insulino-resistente. La poliuria/polidipsia e l’intensa polifagia sono solitamente legati allo stato diabetico. In alcuni soggetti è presente un soffio cardiaco e negli stati avanzati si può arrivare a un’insufficienza cardiaca congestizia. Le alterazioni agli esami ematobiochimici di base sono quelle compatibili con un diabete mellito mal controllato. Per la diagnosi definitiva è possibile misurare il GH sierico che purtroppo viene misurato in pochissimi laboratori al mondo. Una valida alternativa è rappresentata dalla misurazione delle IGF-I che nei gatti con acromegalia supera solitamente i 1000 µg/l. Un vantaggio nella determinazione delle IGF-I è rappresentato dal fatto che presenta minori fluttuazioni nell’arco della giornata rispetto al GH. I gatti acromegalici non in terapia insulinica presentano valori più bassi di IGF-I rispetto a gatti in terapia. Pertanto, per non rischiare di incorrere in risultati falsi negativi è opportuno testare i gatti diabetici almeno un mese dopo l’inizio dell’insulinoterapia. Le possibilità terapeutiche sono rappresentate dall’ipofisectomia (un unico caso riportato in letteratura) o la radioterapia. Gli analoghi della somatostatina (octreotide) potrebbero avere un potenziale ruolo terapeutico, tuttavia gli studi preliminari non sono particolarmente incoraggianti. Normalmente il diabete mellito di questi soggetti deve essere trattato con dosi molto elevate di insulina.

Nel cane due sono le segnalazioni di iperaldosteronismo primario mentre nel gatto sono stati riportati almeno 20 casi in cui la patologia era dovuta a tumori corticosurrenalici, solitamente unilaterali, con vari gradi di malignità. L’eccesso di mineralcorticoidi tende a essere associato a espansione del liquido extracellulare, ipertensione e aumentata gittata cardiaca. La progressiva deplezione di potassio e lo sviluppo di ipokaliemia influenzano diversi sistemi di organi, ma diventano particolarmente manifesti nel sistema neuromuscolare influendo sulla polarizzazione delle membrane di nervi e muscoli. L’eccesso di mineralcorticoidi si verifica in età medio-adulta. I principali sintomi di presentazione sono debolezza episodica e una caratteristica ventroflessione del collo, che in alcuni casi porta a paresi flaccida accompagnata da iporiflessia e ipotonia muscolare. In altri gatti, la sintomatologia è dominata da distacco della retina ed emorragie retiniche e intravitreali dovute all’ipertensione. Il reperto laboratoristico più costante è l’ipokaliemia. A volte è presente un’alcalosi metabolica ipovolemica (di solito lieve). Nell’eccesso di mineralcorticoidi primario, la concentrazione plasmatica di aldosterone è elevata e l’attività reninica plasmatica (ARP) è notevomente bassa. Poiché l’ipokaliemia è un fattore predominante nella riduzione della concentrazione di aldosterone, in presenza di ipokaliemia moderatamente elevata i valori di aldosterone possono essere ritenuti impropriamente alti. Deve essere presa in considerazione anche la ARP. La combinazione di una concentrazione di aldosterone di grado elevato o elevato-normale e una ARP bassa è indizio di una sintesi di aldosterone persistente in presenza di una stimolazione ridotta o nulla del sistema renina-angiotensina. Il rapporto aldosterone/renina (ARR) è in medicina umana il miglior indice per valutare uno stato di iperaldosteronismo e sembra essere adeguato anche nel cane e nel gatto. L’ecografia e la tomografia computerizzata sono state utilizzate nei cani e nei gatti per individuare e caratterizzare i tumori surrenalici. Come per l’uomo, i reperti non sono sempre immediatamente decisivi. L’adrenalectomia unilaterale è il trattamento di elezione per l’iperaldosteronismo primario unilaterale confermato. L’ipokaliemia deve essere controllata nel miglior modo possibile, sia prima sia durante l’intervento, mediante supplementazioni per via orale ed endovenosa. A volte può rendersi necessaria una terapia temporanea con fludrocortisone. Tuttavia, nei casi riportati, queste misure postchirurgiche non sono state necessarie e la loro omissione non sembra avere avuto effetti deleteri. 115


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