62° Congresso Internazionale Multisala SCIVAC
Tossicità dei più comuni farmaci utilizzati nel trattamento dei linfomi in medicina veterinaria: paziente, proprietario e operatore Laura Marconato Med Vet, Dipl ECVIM Oncology, Hunenberg (ZUG), CH
I più comuni chemioterapici utilizzati in medicina veterinaria nel trattamento di linfomi sono: vincristina, ciclofosfamide, doxorubicina, L-asparaginasi e lomustina. Tali farmaci, dotati di attività antitumorale e considerati quindi efficaci nell’indurre remissione clinica, possono allo stesso tempo determinare tossicità a carico di paziente stesso, ma anche inquinare ambiente e contaminare personale professionalmente esposto e proprietari.
2. Ciclofosfamide La ciclofosfamide è agente alchilante bifunzionale e fase aspecifico, dal momento che esercita la sua attività citotossica su tutte le fasi del ciclo cellulare. È cancerogena, mutagena, e teratogena. Provoca mielosoppressione reversibile e dose-limitante, con neutropenia e linfopenia quantitativamente più importanti di trombocitopenia ed anemia. Provoca tossicità gastroenterica, più grave in seguito a somministrazione orale. Uno dei metaboliti di ciclofosfamide, acroleina, è responsabile di cistite emorragica, che si manifesta più frequentemente a seguito di somministrazione endovenosa. Il rischio di cistite emorragica può essere ridotto somministrando furosemide, MESNA, oppure glicocorticoidi. È importante che cani e gatti trattati con ciclofosfamide urinino spesso durante la giornata, per ridurre il contatto tra acroleina e urotelio. È quindi meglio somministrare ciclofosfamide durante le prime ore del giorno.
TOSSICITÀ: PAZIENTE I chemioterapici inibiscono la proliferazione di cellule neoplastiche attraverso diversi meccanismi d’azione, ma al tempo stesso non sono in grado di risparmiare i tessuti sani ad elevata capacità replicativa, come midollo osseo, mucosa del tratto gastroenterico e bulbi piliferi. Infatti, se da un lato i chemioterapici attaccano siti metabolici essenziali alla replicazione neoplastica, provocando lesioni citotossiche irreparabili, dall’altro non sono selettivi, e bersagliano indistintamente tutte le cellule in attività proliferativa (sane e neoplastiche). Da questo deriva la tossicità che si osserva nei pazienti sottoposti a chemioterapia.
3. Doxorubicina Doxorubicina appartiene ad antracicline, ed è agente faseaspecifico che inibisce topoisomerasi II, formando un complesso farmaco-DNA-topoisomerasi che comporta rottura di catena e blocco di mitosi. Doxorubicina è cancerogena, mutagena, teratogena. Provoca mielosoppressione dose-limitante e reversibile, con nadir neutropenico dopo 7-10 giorni. La tossicità gastroenterica è comune e reversibile. Può dare reazioni di ipersensibilità (manifestazioni respiratorie nel gatto, cutanee e gastroenteriche nel cane). La tossicità cardiaca acuta è reversibile e caratterizzata da aritmie che non precludono l’uso successivo di doxorubicina. La tossicità cardiaca cronica (cardiomiopatia dilatativa) è invece dose-dipendente, cumulativa (240 mg/m2 nel cane), e irreversibile. È consigliabile screening cardiologico in tutti i cani, sia prima sia durante sia dopo il trattamento con doxorubicina. Una volta instauratasi, la prognosi è infausta ed il tasso di mortalità elevato. La valutazione seriale ecocardiografica di frazione di accorciamento è metodica sensibile, non invasiva ed economica per diagnosi e follow-up di cardiomiopatia indotta da doxorubicina. Doxorubicina non può essere somministrata se la frazione di accorciamento è <28%. Doxorubicina provoca alopecia reversibile in razze canine con pelo a crescita continua. Grave necrosi tessutale in caso di stravaso. Contrariamente ad altri agenti vasosclerotici, una volta fuoriuscita, doxorubi-
1. Vincristina Vincristina è agente antomicrotubulare, che interferisce con assemblaggio di tubulina, impedendo quindi formazione di fuso mitotico. È quindi considerato fase specifico, agendo in fase M ed arrestando le cellule in metafase, scatenando in ultimo fenomeni apoptotici. Vincristina è cancerogena, mutagena, e teratogena. Può inoltre provocare neurotossicità, caratterizzata da parestesie periferiche solitamente simmetriche fino ad atassia. L’incidenza di neurotossicità tende ad aumentare con trattamenti successivi. La tossicità gastroenterica è rara. Soprattutto nel gatto può però causare ileo paralitico e costipazione. Causa lieve mielosoppressione non cumulativa. La funzionalità midollare recupera dopo interruzione del trattamento. Può determinare piastrinosi a seguito di endo-reduplicazione di megacariociti. È vaso sclerotica, pertanto la sua somministrazione deve essere delegata a personale esperto. Lo stravaso accidentale comporta grave danno tessutale. Dal momento che vincristina non si lega ad acidi nucleici tessutali, il danno tessutale non è distruttivo. 372