62a edizione Scivac Rimini - parte2

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62° Congresso Internazionale Multisala SCIVAC

Linee guida per l’emotrasfusione e per la somministrazione di plasma Steve Haskins DVM, MS, Dipl ACVA, Dipl ACVECC, California, USA

PLASMA

Oltre a determinare l’aggravamento dell’insufficienza cardiaca congestizia, la ripresa del sanguinamento e l’anemia da diluizione, la somministrazione di plasma è relativamente costosa. Le infusioni di albumina omologa possono essere occasionalmente associate ad una reazione da trasfusione. Nel cane è stata somministrata albumina umana al 25% determinando molto efficacemente degli aumenti delle concentrazioni di proteine plasmatiche e della pressione colloidosmotica (Mathews KA, 2005). Le infusioni effettuate per la prima volta, tuttavia, sono state associate a reazioni trasfusionali acute e ritardate (Francis AH, 2007; Cohn LA, 2007).

Il plasma, separato dal sangue intero, può essere somministrato per determinare un’integrazione della concentrazione di albumina e della pressione colloidosmotica, ma è costoso (in confronto ai colloidi artificiali) e non molto efficace, in particolare a fronte delle perdite continue di proteine. I prodotti preparati a base di plasma, quando vengono diluiti con un anticoagulante, hanno una concentrazione di albumina inferiore a quella che avevano nel donatore. Per ottenere le concentrazioni albuminiche desiderate nel ricevente sono necessari volumi elevati. La ragione più comune per la somministrazione del plasma è l’apporto di fattori della coagulazione. Il sangue intero ed il plasma fresco (entro 8 ore dal prelievo) li contengono tutti e, a seconda del modo in cui è stata effettuata la separazione, in essi si trova anche la maggior parte delle piastrine che erano presenti nel sangue intero da cui derivano. Una centrifugazione ad alta velocità di 5000 rpm per 5 minuti determina la collocazione nel buffy coat delle piastrine, che risultano quindi assenti nel surnatante plasmatico. Il plasma ricco di piastrine si ottiene con una centrifugazione a bassa velocità di circa 2500 rpm per 2,5 minuti, che non determina la separazione di questi elementi dal plasma. Il plasma ricco di piastrine viene prodotto prelevando il buffy coat dopo una centrifugazione ad alta velocità. Il sangue intero ed i prodotti piastrinici destinati ad essere impiegati proprio per il loro contenuto di piastrine devono essere mantenuti a temperatura ambiente e fatti oscillare delicatamente. La refrigerazione ed il congelamento distruggono l’attività piastrinica. Il plasma fresco e quello fresco congelato sono efficaci per il trattamento di tutti i disordini della coagulazione. Il plasma fresco congelato (entro 6-8 ore) conserva tutti i fattori della coagulazione, sia labili (V, VIII, e di vonWillebrand) che stabili (fibrinogeno, II, VII, IX, X, XIII ed antitrombina) (Nilsson L, 1983; Sidhu RS, 2006; Furianello T, 2006). La conservazione in frigorifero è associata ad una significativa perdita dell’attività del fattore VIII e di quello di vonWillebrand entro 24 ore e dei fattori V e XI in una settimana (Nilsson L, 1983; Sidhu RS, 2006; Furianello T, 2006). Il crioprecipitato costituisce una fonte concentrata di fattore VIII, XIII, di von Willebrand, fibrinogeno e fibronectina (Lundberg GD, 1994). Il plasma conservato in frigorifero, quello congelato dopo 8 ore dalla raccolta e quello fresco congelato dopo un anno contengono ancora i fattori stabili e sono efficaci per il trattamento degli avvelenamenti da rodenticidi warfarin-correlati.

EMOGLOBINA Quando viene raccolto in un contenitore artificiale per la successiva somministrazione, il sangue deve essere trattato con anticoagulanti. Si può usare l’eparina se è destinato ad essere immediatamente ritrasfuso (un minimo di 1 unità di eparina/ml di sangue intero). Tuttavia, nella maggior parte dei casi si impiega l’acido-citrato-destrosio (ACD) o il citrato-fosfato-destrosio (CPD) (0,15 ml di soluzione/ml di sangue intero). Il CPD-A1 assicura una vitalità del 70% degli eritrociti anche fino a 5 settimane. Dopo questo periodo di tempo, il plasma può essere separato e conservato congelato. Il sangue infuso deve essere filtrato. Benché siano stati identificati molti antigeni eritrocitari canini (DEA), il test viene comunemente effettuato solo per 6 di essi (DEA 1.1, 1.2, 3, 4, 5, e 7) (Hale AS, 1995). Gli antigeni eritrocitari canini 1.1 ed 1.2 sono quelli più antigenici e risultano presenti nel 62% circa della popolazione canina (Hale AS, 1995). Fortunatamente, non esistono isoanticorpi anti-DEA 1.1 e anti-DEA 1.2 ad insorgenza spontanea e, da questo punto di vista, le trasfusioni effettuate per la prima volta sono relativamente sicure. I donatori ed i riceventi devono essere di gruppo DEA 1.1 e 1.2 per garantire che i riceventi ricevano sangue di gruppo simile. I riceventi DEA 1.1 ed 1.2 negativi non devono ricevere sangue di tipo positivo perché ciò li predisporrebbe ad una reazione in occasione della seconda trasfusione. Gli altri 4 gruppi sanguigni del cane sono antigeni deboli come tutti gli isoanticorpi ad insorgenza spontanea e le reazioni da trasfusione sono lievi o del tutto assenti. Le prove di compatibilità crociata in vitro servono a scartare le trasfusioni potenzialmente incompatibili per qualsiasi causa e possono essere importanti quando è necessario eseguire una serie di trasfusioni e in caso di anemia emolitica immunomediata. 284


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