62° Congresso Internazionale Multisala SCIVAC
Prevalenza di alterazioni acido-base e degli elettroliti nei gatti affetti da CKD Stephen P. DiBartola DVM, Dipl ACVIM, Ohio USA
I proprietari di gatti possono non accorgersi dei segni clinici precoci della nefropatia cronica (CRD) come poliuria e polidipsia, ed i gatti con CRD e insufficienza renale cronica (CRF) sono portati spesso dal veterinario in un grave stato di disidratazione. Il giudizio sulla prognosi a lungo termine non va emesso sulla base dell’aspetto clinico dell’animale e dei riscontri di laboratorio alla presentazione alla visita. Spesso, il gatto ed i suoi risultati di laboratorio mostrano dei netti miglioramenti dopo due o tre giorni di coscienzioso sforzo per reidratare l’animale. Quando questo è stato totalmente reidratato, si può effettuare un giudizio clinico sulla fattibilità di un trattamento medico conservativo della CRF. Alla presentazione iniziale, l’iperazotemia della maggior parte dei gatti con CRF riconosce una sostanziale componente prerenale, causata da una grave disidratazione che deve essere risolta mediante somministrazione di fluidi endovenosi. Dopo reidratazione completa, nei gatti con concentrazioni di creatinina sierica (SCr) comprese nell’intervallo di 2,0-5,0 mg/dl si otterranno probabilmente buoni risultati con una terapia medica conservativa della CRF. Anche animali con SCr > 5,0 mg/dl possono essere trattati in questo modo, ma la loro qualità di vita e la prognosi di sopravvivenza a lungo termine non sono altrettanto buone. La disidratazione viene stimata utilizzando caratteristiche cliniche come il turgore della cute e la valutazione della perfusione periferica (ad es., frequenza e caratteri del polso, tempo di riempimento capillare). Sfortunatamente, la marcata perdita di grasso sottocutaneo ed elastina nei gatti anziani con CRF può rendere impegnativa e poco accurata la stima clinica della disidratazione. Non è raro che i gatti con CRF siano colpiti, al momento della presentazione alla visita, da una disidratazione del 10-12%. Quindi, un gatto di 3 kg con CRF che sia disidratato al 10% necessita di 300 ml di fluido per correggere la sua disidratazione (0,1 x 3 = 300). I clinici spesso utilizzano un valore di 60 ml/kg/die per stimare il fabbisogno di mantenimento dei fluidi nei piccoli animali. Questo approccio tuttavia sottostima marcatamente il fabbisogno idrico di mantenimento negli animali che pesano meno di 15 kg. Tale fabbisogno può essere valutato più accuratamente mediante una formula che correla le necessità idriche alla superficie corporea (cioè 132 x kg0,75). Per esempio, utilizzare 60 ml/kg per stimare le necessità di liquido di mantenimento richieste in un gatto di 3 kg porta ad un risultato di 180 ml, ma impiegando 132 x kg0,75 si ottiene un valore di 300 ml. Quindi, la “regola pratica” dei 60 ml/kg comporta una sottovalutazione del 40% dei fabbisogni idrici di mantenimento. Di conseguenza, per stimare questo fabbiso-
gno nei gatti con CRF deve essere utilizzata la formula 132 x kg0,75. La componente finale da considerare per formulare le necessità di fluidi nelle perdite continue che possono comprendere la dispersione aggiuntiva di liquidi per via urinaria è rappresentata dalla poliuria. I gatti con CRF devono essere trattati con fluidi cristalloidi alcalinizzanti, come la soluzione di Ringer lattato. Nel corso della fluidoterapia, pesare ripetutamente l’animale (utilizzando la stessa bilancia) fornisce un’indicazione approssimativa con la quale giudicare il successo della reidratazione. Ci si deve ricordare di rivalutare l’ematocrito e la concentrazione sierica di proteine durante questo periodo, perché un’eventuale anemia non rigenerativa talvolta si rende evidente solo dopo la reidratazione. Nel corso di un trattamento a lungo termine, è possibile insegnare ad alcuni proprietari ad effettuare la fluidoterapia percutanea a domicilio e in alcuni casi si può inserire una sonda da gastrostomia percutanea (PEG) per consentire una somministrazione più agevole di farmaci e liquidi al gatto con CRF in fase avanzata. Uno studio effettuato da Barber ed Elliott ha dimostrato che l’85% dei gatti con CRF presentava un iperparatiroidismo secondario renale (RSHP, renal secondary hyperparathyroidism), che era più comune nei gatti con CRF in stadio avanzato e meno in quelli con CRF lieve. In generale, l’RSHP nei gatti con CRF può essere trattato mediante una restrizione di fosforo nella dieta nel 67% circa dei casi, ma richiede un’integrazione di leganti del fosfato nel restante 33% dei casi. Se il gatto è affetto da CRF avanzata ed iperfosfatemia, la sua risposta clinica può essere monitorata utilizzando la concentrazione di fosforo sierico a digiuno mirando ad ottenere un intervallo di 2,5-5,0 mg/dl. Invece, nei gatti con CRF lieve o moderata e concentrazione di fosforo sierico normale, la valutazione seriale del paratormone sierico (PTH) è un modo più affidabile per monitorare il trattamento della RSHP. Tuttavia, può essere difficile trovare un laboratorio diagnostico che offra un dosaggio del PTH che sia stato validato per il gatto. I leganti del fosfato usati comunemente comprendono composti contenenti alluminio e calcio, come l’idrossido d’allume e il carbonato di calcio. L’intervallo di dosaggio è compreso fra 90 e 120 mg/kg/die, ma questo dosaggio deve essere aggiustato monitorando la risposta clinica con l’impiego del fosforo sierico o della concentrazione di PTH. I leganti del fosforo devono essere somministrati entro 2 ore dal pasto, e il gatto deve essere monitorato accuratamente per rilevare l’eventuale comparsa di ipercalcemia se si sta usando carbonato di calcio combinato con calcitriolo. L’epakitina è un prodotto in 142