62a edizione Scivac Rimini - parte1

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62° Congresso Internazionale Multisala SCIVAC

caratteristiche farmacocinetiche non sono state ben stabilite. Secondo l’esperienza dell’autrice, dosaggi multipli portano all’eccitazione un numero elevato di gatti. Ciò di solito si risolve quando si sostituisce il trattamento con la buprenorfina! Il butorfanolo si è dimostrato dotato di un’azione di durata abbastanza breve e di efficacia limitata per il dolore somatico e viscerale. Le autorizzazioni alla commercializzazione degli oppiacei per l’impiego nel gatto variano da un Paese all’altro. Il tramadol viene eliminato più lentamente nel gatto che nel cane, suggerendo la necessità di impiegare dosaggi più bassi ed intervalli fra le somministrazioni più prolungati che nel cane. I farmaci antinfiammatori non steroidei sono stati recentemente oggetto di un’ampia rassegna (Lascelles 2007). I FANS hanno generalmente un margine di sicurezza più basso di quello degli oppiacei ed i gatti sembrano essere particolarmente suscettibili ai loro effetti collaterali a livello renale. Nel Regno Unito, il carprofen è registrato per l’impiego come singola dose preoperatoria, il melociam è anch’esso registrato per il solo uso preoperatorio ed il ketoprofen per il trattamento solo pre- e postoperatorio. La maggior parte degli studi condotti indica scarse differenze di efficacia dei FANS disponibili nel trattamento del dolore chirurgico acuto (Slingsby e Waterman-Pearson 2002). Il meloxicam è registrato anche per l’impiego cronico alla dose di 0,05 mg/kg/die, benché spesso siano efficaci anche dosi inferiori o a giorni alterni; i dosaggi più bassi possono servire a ridurre l’incidenza degli effetti collaterali. Anche la compliance è buona, dal momento che la maggior parte dei gatti accetta il meloxicam per os o nel cibo. Nel trattamento del dolore perioperatorio del gatto, gli anestetici locali sono sottoutilizzati. La maggior parte delle tecniche locali e regionali applicabili nel cane può trovare impiego anche nel gatto. La somministrazione epidurale è leggermente più impegnativa che nel cane – dato che nel gatto il rischio di penetrare nello spazio subaracnoideo è da ritenere più probabile a causa delle differenze anatomiche e delle minori dimensioni. L’inserimento di cateteri nelle ferite può essere utile in particolare nei casi di rimozione di fibrosarcomi (Davis et al 2007). Nelle tecniche di analgesia regionale è prudente non superare i 4 mg/kg di lidocaina ed i 2 mg/kg di bupivacaina. I gatti possono essere più sensibili agli effetti tossici degli anestetici locali. Gli studi sull’infusione di lidocaina hanno dimostrato più effetti collaterali nei gatti che nei cani sottoposti alle stesse infusioni. Sono stati osservati depressione cardiovascolare ed aumento delle concentrazioni di lattati. L’autrice pertanto non utilizza la lidocaina CRI in gatti svegli o anestetizzati fino a che non saranno stati condotti ulteriori studi. Si può utilizzare la crema EMLA per facilitare l’inserimento di un catetere senza alcuna significativa captazione delle componenti. Gli agonisti degli α-2 adrenocettori sono un’utile aggiunta alla premedicazione nei gatti sani. La medetomidina a basse dosi (5-15 µg/kg) accentua la sedazione degli oppiacei (± ACP) ed offre un’analgesia addizionale. Si può impiegare anche l’infusione a velocità costante, clinicamente i gatti richiedono dosi leggermente più elevate di quelle dei cani (3-6 µg/kg/ora di medetomidina contro 1-2 µg/kg/ora nel

vate in avanti. È importante rendersi conto che il comportamento algico non è sempre palese e che un gatto tranquillamente seduto in fondo alla gabbia può provare dolore, anche se non lo dimostra fino a che non viene toccato. Il Colorado State University Veterinary Teaching Hospital offre sul proprio sito web un’utile (anche se non validata) Scala del Dolore Acuto nei Felini (Feline Acute Pain Scale). Si possono usare anche altri metodi, basati su valori numerici, analogie visive e semplici parametri descrittivi. È importante che, qualunque sia, il sistema adottato risulti semplice e di facile attuazione, affidabile e sensibile. Attualmente, è in corso un gran numero di lavori sulla valutazione del dolore nei felini, che dovrebbero migliorare la nostra capacità di riconoscerlo. Nel frattempo, l’applicazione sensibile ed accurata delle informazioni attualmente disponibili migliorerà la nostra capacità di valutare le percezioni algiche del gatto. Il metabolismo dei farmaci nel gatto è marcatamente diverso da quello del cane. Nei felini, la capacità di glucuronidazione epatica è bassa. Ciò può esitare in una tossicità se il dosaggio e la frequenza di somministrazione dei farmaci non vengono modificati; è anche possibile che, nei casi in cui la glucuronidazione è necessaria per formare una molecola attiva, il farmaco sia inefficace. Robertson (2008) ha pubblicato un’eccellente rassegna della farmacologia degli analgesici. Nella presente relazione ne vengono evidenziati solo i principali punti salienti. Per molti anni, gli oppiacei sono stati scarsamente utilizzati nel gatto, a causa della preoccupazione relativa alla “morfinomania”, un concetto errato derivante da studi nei quali erano state utilizzate dosi eccessive. Gli oppiacei possono e devono essere usati nei felini. Si possono osservare delle modificazioni comportamentali e di solito si rileva midriasi – che può far sì che urtino contro degli oggetti – per cui ci si deve avvicinare loro lentamente e tenendo la luce bassa; gli animali fanno le fusa, si rotolano su se stessi e si torcono. Il vomito di solito si osserva solo con la morfina. In genere, gli oppiacei sono stati implicati nella comparsa di ipertermia quando vengono utilizzati a dosi superiori a quelle cliniche. È stata dimostrata una marcata variazione individuale alla risposta analgesica agli oppiacei (Lascelles and Robertson 2004). Per determinare gli effetti degli specifici farmaci e le attività dose-correlate e per stabilire la sequenza dei recettori degli oppiacei felini saranno necessari ulteriori lavori. È improbabile che un qualsiasi analgesico ad un dosaggio specifico riesca a determinare l’analgesia in tutti i gatti! Ha suscitato molto interesse l’applicazione dei farmaci per via transdermica al fine di ridurre le manipolazioni, soprattutto nel caso di pazienti difficili. Tuttavia, benché siano disponibili cerotti a base di buprenorfina o fentanyl, occorre tenere presente che la captazione del farmaco varia da un soggetto all’altro e può anche non riuscire a raggiungere concentrazioni terapeutiche in un numero significativo di casi – per cui è essenziale continuare a valutare il dolore. La buprenorfina è risultata efficace in seguito alla somministrazione per via transmucosa. Questo metodo è anche ben tollerato. La morfina può essere usata nel gatto, ma la sua efficacia può essere ridotta in confronto a quella riscontrata nel cane perché i felini non sono in grado di produrre il metabolita attivo morfina-6-glucuronide. Anche il metadone è un analgesico efficace, ma può causare eccitazione – le 119


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