59a edizione Scivac Rimini - parte1

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59° Congresso Internazionale Multisala SCIVAC

Infine, l’aumento della pressione intra-addominale, il rilassamento dello sfintere gastro-esofageo e il rallentato svuotamento gastrico possono aumentare il rischio di rigurgito intraoperatorio e determinare polmonite ab ingestis. Per questo motivo è consigliabile posizionare l’animale sul letto operatorio con la testa più in alto rispetto al bacino (posizione di Fowler o Trendelemburg inverso) e inserire sempre un tracheotubo nel paziente.4 Queste premesse sono necessarie per potere effettuare la scelta più corretta dei farmaci da impiegare nella scelta del protocollo anestesiologico. Di seguito sono riportati in modo schematico alcuni anestetici e le loro possibili indicazioni in corso di parto cesareo nel cane: 1. Atropina: se non ci sono indicazioni particolari, non dovrebbe essere impiegata. Infatti, gli effetti tachicardici secondari causano un aumento considerevole del lavoro cardiaco in un paziente che ha già un sovraccarico cardiocircolatorio marcato; inoltre, la tendenza all’ipossiemia della madre per la ridotta riserva respiratoria e per le difficoltà meccaniche respiratorie dovute alla pressione sul diaframma da parte dell’utero, possono favorire l’insorgenza di aritmie; 2. Acepromazina: si preferisce non impiegarla in virtù della lunga latenza d’azione, dell’effetto sedativo prolungato (madre e neonato), degli effetti cardiocircolatori importanti (vasodilatazione in primis) e dell’assenza di un antagonista specifico; 3. Medetomidina: utilizzare con cautela e comunque a bassi dosaggi (< 5 μg/kg). A dosi maggiori le rapide modificazioni cardiocircolatorie che si instaurano (bradiaritmie, vasocostrizione, inotropismo negativo etc.) possono essere importanti e non facili da gestire. A bassi dosaggi questi effetti sono particolarmente ridotti o nulli e la medetomidina risulta un farmaco efficace per indurre miorilassamento e sedazione. Il vantaggio risiede comunque nella presenza dell’antagonista specifico, l’atipamezolo, che può essere impiegato nel neonato con efficacia e rapidità per via sottolinguale; 4. Oppiacei: sono fondamentali per la gestione del dolore perie post-operatorio e possono essere usati anche in associazione ad anestetici locali per via epidurale. Al momento l’analgesia epidurale risulta uno dei mezzi più indicati per la gestione dell’analgesia nel paziente cesareo. L’impiego sistemico di meperidina, fentanil, sufentanil, buprenorfina e butorfanolo è comunque ancora ampiamente utilizzato; l’antagonizzazione degli effetti degli oppiacei con naloxone è un altro importante vantaggio; 5. Ketamina: è un anestetico da evitare nel protocollo del parto cesareo in quanto, pur avendo delle importanti e peculiari proprietà analgesiche, induce tachicardia, effetti eccitatori, rigidità muscolare e soprattutto depressione del SNC nei neonati, poiché è scarsamente metabolizzato dal fegato del cucciolo5. Infine, non esiste un antagonista specifico; 6. Tiopentale sodico: da evitare in assoluto a causa di aritmie e fenomeni di accumulo che possono instaurarsi nella madre e per la grave depressione del SNC e del sistema respiratorio nel nascituro5,6; 7. Propofol: risulta il farmaco di prima scelta per l’induzione dell’anestesia generale in corso di parto cesareo in quanto ha un effetto immediato, non si accumula, ed è eliminato rapidamente dalla madre, pertanto anche nel cucciolo la quota di propofol che permane è molto bassa6;

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8. Alogenati: tra gli agenti inalatori da evitare va menzionato l’alotano, a causa dell’elevata metabolizzazione e degli effetti di depressione del SNC nei cuccioli. Da preferire l’isofluorano e il sevoflurano5. Quest’ultimo, a differenza dell’isofluorano, risulta molto utile anche per l’induzione dell’anestesia generale essendo un alogenato non irritante e inodore; 9. Analgesia epidurale: dovrebbe essere effettuata di routine nel parto cesareo in quanto riduce drasticamente la quota di anestetici generali, non deprime i sistemi cardiocircolatorio e respiratorio della madre e del neonato alla nascita, favorisce un risveglio ottimale per la madre in quanto privo di dolore post-operatorio7. I farmaci utilizzati sono oppiacei e/o anestetici locali. Tra questi ultimi da preferire la bupivacaina (meglio ancora la levobupivacaina che è l’isomero levogiro della bupivacaina) rispetto alla lidocaina, per via della più lunga durata d’azione (6-8 ore) e per il blocco solo parziale a carico delle fibre nervose motorie. Attraverso questa procedura la madre ha maggiore libertà di movimento e può accudire al meglio i cuccioli senza il rischio di danneggiarli. Per concludere possiamo affermare che gli obiettivi che ci siamo posti all’inizio dell’anestesia passano attraverso la conoscenza delle modificazioni cardiovascolari, respiratorie e neuroendocrine che si attuano nel corso della gestazione. Inoltre, la corretta gestione della fattrice, fin dalle fasi preoperatorie, deve prevedere la sua delicata manipolazione per ridurre lo stress, la preossigenazione (naselli, maschera ecc.) e la correzione delle anomalie elettrolitiche (acido-base, calcemia, glicemia ecc.) che, unite alla scelta del protocollo anestetico/analgesico più idoneo, diventano fattori indispensabili per condurre adeguatamente a termine il parto cesareo. Non bisogna dimenticare poi che il trattamento analgesico, introdotto fin dall’inizio delle procedure anestetiche, deve continuare anche nel periodo postoperatorio mediante l’impiego di anestetici locali e/o farmaci analgesici.

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Indirizzo per la corrispondenza: Antonello Bufalari, Dip. di Patologia diagnostica e Clinica veterinaria, sez. di Chirurgia e Radiodiagnostica, Facoltà di Medicina veterinaria, Università di Perugia, v. S.Costanzo 4, 0755857728, abufalari@unipg.it.


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