59° Congresso Internazionale Multisala SCIVAC
Uroliti di ossalato di calcio Fisiopatologia: Si ritiene che il fattore importante per la formazione di questi calcoli sia l’ipercalciuria. I cani maggiormente colpiti sono normocalcemici. Tuttavia, l’ipercalciuria può essere secondaria ad ipercalcemia. Terapia medica: Gli uroliti di ossalato di calcio non possono essere disciolti. I cistoliti di questo tipo possono venire rimossi mediante uroidropulsione o cistoscopia. Prevenzione delle recidive: Se il cane è ipercalcemico, è della massima importanza diagnosticare e trattare la causa. Non si devono utilizzare diete acidificanti. Si possono utilizzare le diete studiate per la prevenzione dei calcoli di ossalato di calcio, quelle messe a punto per l’insufficienza renale o quelle con un elevato tenore di fibra. È stato dimostrato che l’idroclorotiazide (2-4 mg/kg ogni 12 ore) riduce la calciuria nel cane, probabilmente aumentando il riassorbimento del calcio. I diuretici tiazidici non devono mai essere utilizzati in animali ipercalcemici e bisogna monitorare la calcemia con cadenza settimanale per le prime settimane. I citrati chelano il calcio per formare sali solubili. Inoltre, alcalinizzano l’urina. Di solito si utilizza il citrato di potassio. Il pH urinario di 7,0 suggerisce che siano state ottenute adeguate concentrazioni urinarie di citrato. Non si deve utilizzare il sale per stimolare la sete, perché questo aumenta l’escrezione di calcio attraverso l’urina. Una volta stabilito un regime di prevenzione, il cane deve essere rivalutato ogni 3-6 mesi mediante analisi dell’urina e radiografia dell’addome senza mezzo di contrasto, per individuare i calcoli quando sono ancora piccoli e suscettibili di rimozione mediante uroidropulsione.
Uroliti di urati Fisiopatologia: Il 90% dei calcoli di urati è costituito da urato di ammonio. I dalmata (e probabilmente i bulldog) sono generalmente predisposti alla formazione di questo tipo di uroliti. Nella maggior parte dei casi questi vengono identificati in soggetti maschi e sono più frequenti fra tre e sei anni. La capacità del fegato dei dalmata di ossidare l’acido urico in allantoina è intermedia fra altre razze e l’uomo. Ciò porta ad una concentrazione urinaria di acido urico pari a circa 10 volte quella riscontrata in altre razze ed esita nella presenza di cristalli di urati nell’urina di dalmata normali. Solo una piccola percentuale dei cani di questa razza sviluppa i calcoli, il che indica che sono importanti anche altri fattori. La causa principale degli uroliti da urati in altre razze è lo shunt portovascolare o, più raramente, la disfunzione epatica. Dissoluzione degli uroliti da urati non associati a shunt portovascolari: Si utilizzano l’allopurinolo, l’alcalinizzazione dell’urina, la modificazione della dieta e l’aumento dell’assunzione di acqua. L’allopurinolo riduce la formazione di urati inibendo la xantina-ossidasi, che normalmente converte la xantina in acido urico. Il dosaggio è di 30
44
mg/kg/die suddivisi in tre somministrazioni. L’alcalinizzazione dell’urina di solito si ottiene con bicarbonato di sodio oppure agendo sulla dieta. Il dosaggio del bicarbonato di sodio deve mantenere il pH urinario di 7,0 – 7,5. Lo scopo della modificazione della dieta è quello di ridurre l’assunzione di acido urico, che è presente principalmente negli organi ghiandolari contenenti purina (ad es., rene, fegato) per promuovere l’alcalinizzazione urinaria e quindi la diuresi. Si possono utilizzare le diete messe a punto per l’insufficienza renale. Trattamento degli uroliti da urati associati a shunt portovascolari: Si deve effettuare la correzione chirurgica degli shunt. Prevenzione delle recidive: Si raccomanda l’alcalinizzazione dell’urina. Si può impiegare la dieta canine u/d. Nei dalmata che venivano alimentati con questa dieta per più di 6 mesi (in media 33 mesi) è stata segnalata una miocardiopatia dilatativa. In alternativa, si può usare l’allopurinolo alla dose di 10-20 mg/kg/die suddivisi in due somministrazioni. La terapia appropriata può venire determinata con il monitoraggio dell’escrezione urinaria di urati nell’arco delle 24 ore, cercando di ottenere un valore di questo parametro pari a 275-325 mg. Se non è possibile eseguire la raccolta delle urine delle 24 ore, si può impiegare il rapporto fra i livelli urinari di urati e creatinina. Si raccomanda una riduzione di tale rapporto da 0,5-0,8 pretrattamento a 0,25-0,3 post-trattamento. Nel 30% dei cani sono state segnalate delle recidive, nonostante l’attuazione di misure preventive. I cani con urolitiasi da urati devono essere esaminati ogni tre mesi mediante analisi dell’urina e radiografie e/o ecografie, per individuare gli uroliti quando sono ancora piccoli e suscettibili di rimozione mediante uroidropulsione.
Uroliti di cistina Fisiopatologia: I cani colpiti presentano un difetto di riassorbimento renale della cistina. Il sesso e le razze predisposti sono i maschi di razza bassotto ed english bulldog. Dissoluzione: Si utilizzano la dieta (canine u/d) e la somministrazione di N-(2-mercaptopriopionil)-glicina (MPG). Il dosaggio di quest’ultima è di 15 mg/kg per os ogni 12 ore. Un effetto collaterale segnalato in letteratura è rappresentato da lesioni cutanee vescicolari non pruriginose. La riduzione del dosaggio può portare alla risoluzione di tali lesioni. Un altro è l’anemia rigenerativa Coomb’s positiva. Prevenzione: La MPG viene utilizzata in quantità sufficiente a mantenere la concentrazione urinaria di cistina al di sotto di 200 mg/l. Se non è possibile effettuare la misurazione della cistina urinaria, la MPG viene impiegata alla dose di 30 mg/kg/die. Per alcalinizzare l’urina si possono usare il bicarbonato di sodio o il citrato di potassio. Il pH urinario va mantenuto pari a circa 7,5. In alternativa, gli animali possono essere alimentati con una dieta a basso tenore proteico che promuova la formazione di urina alcalina (dieta da insufficienza renale).