59a edizione Scivac Rimini - parte1

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59° Congresso Internazionale Multisala SCIVAC

sono leggermente più grandi degli eritrociti maturi ben dotati di emoglobina e con una buona colorazione di tipo Romanovsky assumono un tono blu chiaro in confronto al normale arancio rosso di un eritrocita maturo. Questa colorazione caratteristica dei policromatofili è dovuta in parte al fatto che le cellule non hanno la dotazione completa di emoglobina, ma anche alla presenza di residui di RNA nel citoplasma, che è essenziale per la produzione dell’emoglobina stessa. Il normale eritrocita maturo non deve presentare una quota significativa di RNA; queste cellule sono principalmente delle sacche di emoglobina con una quantità finita di capacità enzimatica cellulare. Nell’eritrocita maturo non avviene alcuna produzione di proteine, perché non c’è una quota significativa di RNA. I policromatofili si riscontrano principalmente nel tessuto emopoietico del midollo osseo. Rappresentano l’ultimo stadio della maturazione degli eritrociti dopo la perdita del nucleo, che avviene di norma nel tessuto emopoietico midollare stesso. Nell’animale sano, il numero di queste cellule in circolo è direttamente correlato alla durata della vita ed alla rapidità del turn-over degli eritrociti circolanti. Quando questi ultimi aumentano, nello striscio di sangue periferico si possono riscontrare i policromatofili: la presenza di una policromasia superiore alla norma indica un incremento della velocità di produzione degli eritrociti a livello midollare. Il riconoscimento morfologico della policromasia è il metodo principale per validare un conteggio dei reticolociti; i più avanzati analizzatori ematologici ambulatoriali forniscono il conteggio dei reticolociti per ogni esame emocromocitometrico completo del cane e del gatto. Sferocitosi – Gli sferociti si presentano sotto forma di eritrociti più piccoli del normale, privi di una zona centrale di pallore, e colorati più intensamente. Come implica il loro nome, queste cellule sono sferiche. La perdita dell’abituale forma biconcava di un eritrocita maturo normale esita in queste modificazioni. La più intensa colorazione del citoplasma è dovuta al fatto che la cellula, essendo sferica, non si dispone appiattita sullo striscio ematico, il che esita nel riscontro microscopico di una cellula “più spessa”, al cui centro si trova una quantità di emoglobina maggiore rispetto a quella dei normali eritrociti maturi biconcavi e “più sottili”. Queste cellule si formano a causa della scomparsa della membrana citoplasmatica senza significativa perdita di contenuto citoplasmatico. Si osservano comunemente nell’anemia emolitica immunomediata e il loro riscontro in numero elevato (più di 4-6 per 100x campo microscopico in immersione ad olio) senza una poichilocitosi significativa è fortemente indicativo di un sottostante evento immunomediato extravascolare. Se

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vengono identificati soltanto pochissimi sferociti, il reperto è relativamente aspecifico. Agglutinazione – Tre ammassi dimensionali di eritrociti confermati con un test di agglutinazione con soluzione fisiologica sono indicativi di un processo immunomediato diretto contro i globuli rossi. Questi riscontri depongono a favore della presenza di anticorpi di superficie, che esitano nella formazione di stretti legami crociati fra eritrociti. La situazione va differenziata dalla disposizione lineare di globuli rossi organizzati e lassamente adesi (rouleaux). Acantocitosi – L’acantocitosi è un tipo specifico di poichilocitosi caratterizzato dalla presenza di 2-10 proiezioni smusse digitiformi dalla superficie degli eritrociti. Questo quadro depone a favore di un “carico di lipidi” di queste cellule e la sua identificazione richiede un’indagine per chiarire le cause e le modificazioni dei rapporti fra colesterolo e fosfolipidi nel plasma (epatopatia, sottostanti disturbi metabolici) e di una eventuale malattia splenica. Leptocitosi (cellule bersaglio) – Le cellule bersaglio o leptociti sono eritrociti con un eccesso di rapporto fra membrana cellulare e contenuto citoplasmatico comunemente associato al “carico di lipidi” con meccanismi simili a quelli osservati nel caso dell’acantocitosi. Ipocromasia – Gli ipocromatofili sono eritrociti con un minor contenuto intracitoplasmatico di emoglobina. Si presentano sotto forma di cellule pallide e sottili, tipicamente più piccole degli eritrociti normali. In medicina veterinaria, la causa primaria di questo riscontro è la presenza di una situazione di perdita ematica cronica con carenza di ferro in via di sviluppo o già instaurata. La loro identificazione impone la ricerca di una perdita ematica cronica. Schistocitosi – Gli schistociti sono frammenti irregolari di eritrociti dovuti al danneggiamento meccanico delle cellule. Spesso, questo quadro è associato a “microangiopatia” con anomalie come l’accumulo di fibrina nei vasi sanguigni di piccolo calibro e/o nei capillari. Tuttavia, anche le condizioni in cui si ha un aumento del flusso turbolento di sangue attraverso grandi vasi (sindrome della vena cava nella filariosi cardiopolmonare) o all’interno del cuore (endocardite) possono esitare nella comparsa di riscontri simili. La presenza di schistociti può risultare un utile parametro da includere nell’indagine clinica in caso di coagulopatia intravasale disseminata. Metarubricitosi – I metarubriciti sono eritrociti nucleati. Quando si riscontrano in numero limitato rispetto ad un’elevata quantità di policromatofili, vengono spesso accettati come una componente “appropriata” di una forte risposta rigenerativa da parte del midollo osseo. Tuttavia, dal momento che esiste tipicamente una restrizione fisica e fisiologica al rilascio di eritrociti nucleati da parte del midollo normale, il loro riscontro senza una policromasia associata impone la ricerca di un danno


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