56a edizione Scivac Rimini - parte2

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56° Congresso Internazionale Multisala SCIVAC

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Neoplasie del letto ungueale. Non è sempre una paronichia Emanuela Morello Med Vet, PhD, Grugliasco (To)

Circa il 12% delle patologie dell’unghia del cane è rappresentato da tumori. Si tratta di forme neoplastiche frequenti nel cane e piuttosto rare nel gatto. Il carcinoma squamoso (CSC) (da solo costituisce circa 1/3 dei tumori ungueali), il melanoma (MM), il mastocitoma (MCT) e i sarcomi dei tessuti molli (fibrosarcoma, neurofibrosarcoma) rappresentano le forme di più frequente riscontro. L’osteosarcoma, l’istiocitoma, il basalioma, il plasmacitoma e le lesioni di natura papillomatosa rappresentano altre forme tumorali a possibile localizzazione digitale 1. Carcinoma squamoso. Insorge in soggetti adulti, con un’età media di 9 anni. Interessa, nel 76% dei casi, cani di grossa taglia; le razze più frequentemente colpite includono il Labrador retriever, il cane barbone, lo Schnauzer gigante. Oltre i 2/3 dei soggetti presenta un mantello di colore scuro (nero). Sono segnalate anche localizzazioni multiple: i soggetti affetti possono manifestare la comparsa di CSC su più dita, contemporaneamente o nel giro di mesi/anni. Clinicamente è possibile notare una tumefazione a carico del dito, erosione dei tessuti molli, sanguinamento e perdita o rottura dell’unghia. Si tratta di lesioni dolorose che causano zoppia più o meno marcata, fino a totale sottrazione dell’arto al carico. La zoppia e la perdita di sangue dal dito (anche abbondante) rappresentano le cause che più frequentemente spingono i proprietari a richiedere il parere di un veterinario. Si tratta di tumori localmente molto invasivi, in grado di determinare lisi delle falangi nel 70-80% dei casi. L’iter diagnostico in caso di lesioni ungueali/digitali deve pertanto sempre prevedere l’esecuzione di un esame radiografico della parte. La biopsia ad ago sottile rappresenta il primo passo diagnostico. La citologia può risultare non diagnostica per queste localizzazioni, a causa della probabile contaminazione ematica e per il fatto che queste lesioni sono spesso complicate da infezioni secondarie che alterano il quadro citologico. In base però all’esperienza dell’autore, se il prelievo viene eseguito in profondità, evitando le porzioni superficiali necrotiche ed infette, le probabilità di diagnosi sono alte. Il tasso metastatico di questa tipologia tumorale alla presentazione è piuttosto basso (0-13% dei casi). Sono comunque riportate diffusioni metastatiche a carico di polmoni, linfonodi, milza. La stadiazione deve pertanto includere anche un esame radiografico del torace ed, eventualmente, un’ecografia addominale. Il tumore può diffondere anche dopo trattamento (amputazione del dito) a carico soprattutto dei linfonodi, nel 10-29% dei casi. L’amputazione del dito rappresenta il trattamento di scelta 2. La chirurgia deve prevedere l’amputazione delle dita per disarticolazione metacarpo/tar-

so falangea. Le recidive locali sono piuttosto rare a seguito di un intervento chirurgico aggressivo e di un’escissione ad ampio margine. I tassi di sopravvivenza ad 1 e 2 anni sono rispettivamente del 76-95% e del 43-75%, a seconda degli autori. I CSC che originano dall’epitelio subungueale sembravo aver miglior prognosi di quelli localizzati in altre parti delle dita. Nella maggior parte dei casi non è necessario associare trattamenti chemioterapici. In caso contrario possono essere somministrati doxorubicina o cisplatino o carboplatino. Va, infine, ricordato che il CSC del cane può esprimere COX-2, in circa il 40% dei casi 3. L’uso, pertanto, di antinfiammatori non steroidei (piroxicam, ad esempio) ha determinato una riduzione delle dimensioni tumorali in alcuni CSC orali. Lo stesso potrebbe valere anche per quelli a localizzazione subungueale. La diagnosi differenziale deve includere lesioni di tipo infiammatorio (periostiti, ad esempio nei soggetti obesi), granulomatoso (reazione da corpo estraneo) o piogranulamatoso, osteomieliti, fenomeni traumatici e alterazioni a carico dell’unghia secondarie a leishmaniosi. Va ricordato però che il rilievo, su base radiografica, di osteolisi si associa con maggiore probabilità alla presenza di una neoplasia maligna 4. Melanoma. Si tratta, anche in questo caso, di una neoplasia che origina dal tessuto subungueale; è di natura maligna, in quanto in circa il 50% dei casi dissemina a livello polmonare, linfonodale e a carico di altre strutture. I Setter irlandesi, i Golden retriever e gli Schnauzer sembrano essere più soggetti all’insorgenza del tumore. I melanomi subungueali non sono distinguibili clinicamente dalle forme di carcinoma squamoso del dito; entrambe le neoplasie sono caratterizzate da tumefazione, ulcerazione del dito interessato, sanguinamento, perdita o rottura dell’unghia. Rispetto al carcinoma il coinvolgimento osseo in caso di MM è meno frequente (5%), ma maggiore è il rischio di metastatizzazione a livello dei linfonodi regionali. È pertanto importante valutare citologicamente tali strutture anche in assenza di linfoadenopatia. I linfonodi tributari risultano frequentemente ingrossati; spesso però, soprattutto in caso di CSC, non sono metastatici ma semplicemente reattivi, in quanto i tumori sono spesso ulcerati e complicati da infezioni secondarie. Anche in caso di melanoma la stadiazione deve prevedere l’esecuzione di esami radiografici del torace, nelle tre proiezioni standard, e di un esame ecografico dell’addome. La diagnosi può essere raggiunta eseguendo una biopsia ad ago sottile, ricordando che la presenza di sangue o di fenomeni settici secondari può rendere il campione non diagnostico. L’amputazione del dito (ove possibile dare margine) o del-


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