56° Congresso Internazionale Multisala SCIVAC
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TENOSINOVITE STENOSANTE DEL MUSCOLO ABDUCTOR POLLICIS LONGUS: CASO CLINICO Area di interesse: Ortopedia Mario Modenato1, Med Vet, PhD, SMPA; Giusva Corona2, Med Vet 1 Dipartimento di Clinica Veterinaria, Università di Pisa 2 Libero professionista, Livorno Segnalamento e anamnesi. Un Dogue de Bordeaux, maschio di 2 anni, di 54 kg, presenta da alcune settimane zoppia a carico dell’arto ant. ds, con una certa riluttanza al movimento. L’anamnesi riferisce una zoppia rapidamente ingravescente, senza traumi noti, ed indole piuttosto vivace. Una precedente terapia con firocoxib per 10 giorni non ha fornito alcun risultato. L’esame obiettivo generale mostra un soggetto in buone condizioni di salute. Segni clinici. L’esame ortopedico conferma la presenza di una zoppia di 2° a carico dell’arto ant. ds, con evidente tumefazione a carico del comparto mediale del carpo dello stesso arto. La tumefazione è dura, non calda né apparentemente dolente alla palpazione superficiale, lievemente dolente alla palpazione profonda. Il range of motion del carpo è normale, senza segni di instabilità a carico dei legamenti collaterali. Si evoca solo lieve dolorabilità allo stress flessorio. L’esame radiografico in narcosi, eseguito nelle proiezioni standard e stressate in varo-valgismo, mostra la presenza di un’area calcifica di 1x4 mm, a livello del processo stiloideo del radio, sull’area di proiezione del tendine abduttore lungo del 1° dito. Diagnosi e trattamento. Si formula diagnosi di tenosinovite stenosante del muscolo abduttore lungo del 1° dito (abductor pollicis longus, APL) e si esegue infiltrazione della guaina con 1 ml di metilprednisolone acetato 40 mg/ml ed immobilizzazione del carpo in bendaggio rigido. Dopo pochi giorni il cane mostra assoluta intolleranza al bendaggio, che i proprietari rimuovono di propria iniziativa. La zoppia sembra scomparsa, per recidivare dopo 10 giorni. Si opta quindi per l’intervento chirurgico allo scopo di liberare il tendine dalla costrizione esercitata dalla guaina. In anestesia generale, decubito laterale e previa preparazione chirurgica della parte, si esegue un accesso mediale, a livello del processo stiloideo radiale, sopra il decorso del tendine, in corrispondenza della tumefazione. Evidenziata la guaina per via smussa, questa viene scontinuata longitudinalmente, rimuovendo le proliferazioni fibrose ed ossee fino a che il tendine riprende libero scorrimento nella sua sede propria. Si ricostruisce per strati senza suturare la guaina, e l’arto è immobilizzato in un bendaggio di Robert-Jones modificato per una settimana, con movimento controllato al guinzaglio per 3 settimane. Follow-up. Al termine delle 3 settimane, e attualmente a distanza di 5 mesi, il paziente non mostra alcuna recidiva della sintomatologia, con una ripresa della normale attività motoria ed un immediato recupero della normale vivacità. Discussione e conclusioni. Il muscolo APL origina lateralmente da radio, ulna e legamento interosseo, e si porta medialmente, incrociando il tendine estensore radiale del carpo e passando sotto al legamento collaterale mediale, fino alla testa del metacarpeo 1°. Nel passaggio a livello del solco mediale del radio il tendine scorre avvolto da una guaina sinoviale, mentre più distalmente, nella parte mediale del carpo, possiede un piccolo sesamoide. La sua azione è di abduzione del 1° dito, ma svolge anche un ruolo importante nell’adduzione e nella stabilità mediale del carpo. La sua rimozione chirurgica per il trattamento della lesione descritta comporta infatti lo sviluppo di una grave osteoartrite. Il problema è stato segnalato e descritto nel cane per la prima volta da Grundmann e Montavon (2001). L’eziopatogenesi del problema nel cane sembra legata più alla sovradistensione del tendine per stress ripetuti che non per un trauma diretto, similmente a quanto riportato in medicina umana (tenosinovite di de Quervain) dove si attribuisce il problema ad un sovrautilizzo del pollice in movimenti uguali e ripetitivi. Nel cane il problema sembra favorito anche dal particolare decorso del tendine, che in prossimità dello stiloide compie una brusca flessione, che ne incrementa lo sfregamento. Nel caso descritto in effetti l’insorgenza subacuta, in assenza di trauma, in un soggetto pesante e vivace, e la presenza di una reazione fibrotica della guaina e del solco di scorrimento, depongono per un problema infiammatorio ad insorgenza cronica, con una latenza clinica più o meno lunga. Nel caso in questione non è stato eseguito un esame istologico dei frammenti di guaina rimossi, ma l’aspetto macroscopico, inteso come spessore, consistenza della guaina e sensazione al taglio, riproponevano il quadro di metaplasia condroide e ossea già descritto da Grundmann e Montavon nel loro lavoro. La tenosinovite in questione ha un andamento cronico progressivo, ad evoluzione stenosante, e ciò giustifica la mancata risposta, in questo caso come in quelli descritti in letteratura, al trattamento medico. In considerazione della semplicità e degli effetti pronti e duraturi del trattamento chirurgico, questo sembrerebbe rappresentare il trattamento di elezione per la patologia in esame che, seppure infrequente, va considerata nel diagnostico differenziale delle zoppie dell’arto anteriore in cani adulti.
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