48a edizione Scivac Rimini - parte2

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48° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC

lizzati soltanto Labrador retriever. Per ridurre la variazione dovuta alla tecnica radiografica, le riprese vennero ripetute fino ad ottenere la sovrapposizione dei condili tibiali e femorali. Per ridurre la variazione dovuta al ricorso a differenti osservatori, che è stata anche chiamata variazione interosservatori, tutte le radiografie vennero valutate da una sola persona. Infine, per ridurre la variazione dovuta all’errore di ripetizione o intraosservatore, per ciascun cane vennero effettuate 4 misurazioni allo scopo di determinare l’angolo del piatto tibiale. Il gruppo della rottura del legamento crociato craniale risultò costituito da 42 cani, e quello normale da 39. Considerando il valore medio dell’angolo del piatto tibiale nei due gruppi, abbiamo riscontrato un angolo di 23,5° nel gruppo con rottura del legamento crociato craniale e di 23,6° in quello normale. Non era presenta alcuna differenza statistica significativa fra i due gruppi. Il nostro studio non ha potuto confermare i risultati pubblicati in precedenza. Non era presente alcuna correlazione fra la rottura del legamento crociato craniale e l’ampiezza dell’angolo del piatto tibiale. Anche se tale ampiezza è essenziale per determinare l’entità della rotazione durante l’osteotomia di livellamento del piatto tibiale, il valore di questo angolo non deve essere utilizzato per prevedere la rottura del legamento crociato craniale. Per trattare i cani con rottura del legamento crociato craniale, nell’arco degli anni sono state sviluppate molte tecniche differenti. La maggior parte di esse è volta a ricostruire il legamento stesso (tecniche intrarticolari) o a fornire un certo grado di stabilità attraverso la realizzazione di una fibrosi periarticolare o l’impiego di strutture anatomiche esterne all’articolazione (tecniche extrarticolari). Negli anni più recenti, sono state descritte metodiche differenti, che non rientrano nella classificazione tradizionale. Questi interventi modificano la biomeccanica dell’articolazione del ginocchio attraverso un’osteotomia tibiale mutando l’orientamento della superficie articolare prossimale della tibia. Mentre le tecniche convenzionali ricostruiscono una sorta di contenimento anatomico al movimento del cassetto craniale, le osteotomie tibiali alte sono volte a determinare una stabilità funzionale dell’articolazione del ginocchio durante il carico dell’arto. Ad oggi, sono state descritte 4 tecniche: l’osteotomia tibiale craniale a cuneo, l’osteotomia di livellamento del piatto tibiale, l’osteotomia tibiale alta a cuneo e l’avanzamento della cresta tibiale. L’osteotomia tibiale craniale a cuneo è stata illustrata da Slocum nel 1983.11 Dopo aver osteotomizzato la tibia seguendo un orientamento trasversale sotto la sua cresta, si rimuove un cuneo di osso. L’osteotomia viene quindi stabilizzata con una normale placca da osteosintesi, mentre il piatto tibiale si trova perpendicolarmente all’asse funzionale della tibia. L’osteotomia tibiale craniale a cuneo abbassa la posizione della rotula rispetto alla troclea femorale (rotula bassa) dal momento che l’escissione del cuneo viene praticata appena sotto la cresta tibiale. Ciò può esitare in una grave desmite del tendine rotuleo, che costituisce il principale svantaggio della tecnica. Per evitare di modificare l’orientamento della cresta tibiale, lo stesso Slocum in seguito (1993) descrisse l’osteotomia di livellamento del piatto dell’osso.l Per modificare l’orientamento di quest’ultimo si pratica un’osteotomia circolare a livello della parte prossimale del-

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la tibia. L’osteotomia viene effettuata caudalmente alla cresta tibiale e, quindi, non interferisce con l’articolazione femororotulea. Una speciale placca da osteosintesi immobilizza quindi il piatto tibiale fino a che la guarigione dell’osso non è completa. Gli svantaggi sono rappresentati dal brevetto richiesto e dalla complessità della procedura, ma i risultati preliminari sono promettenti. In alternativa, presso l’Università di Zurigo è stata utilizzata l’osteotomia tibiale alta a cuneo. Con questa tecnica, si effettua l’escissione di un cuneo di osso appena caudalmente all’inserzione del legamento rotuleo e cranialmente ai condili tibiali. Dopo la rimozione del cuneo, il piatto dell’osso viene spostato cranialmente e fissato in posizione con due viti a compressione inserite con un orientamento craniocaudale attraverso la cresta tibiale. Montavon et al. hanno descritto una tecnica nel 2002.13 La procedura consiste nel far avanzare la tuberosità tibiale, al fine di posizionare il legamento rotuleo perpendicolarmente al piatto dell’osso, riducendo così a zero la forza di taglio tibiofemorale e facilitando la funzione del legamento crociato craniale deficitario. La cresta tibiale viene spostata cranialmente, nell’osteotomia si inserisce uno spaziatore e la cresta tibiale viene stabilizzata con una placca da osteosintesi. Attualmente, non sono stati pubblicati studi.

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Indirizzo per la corrispondenza: Tierlinik Dr. Reif, Schönhardterstr. 36, 73560 Böbingen, www.tierlinik-reif.de, info@tierklinik-reif.de


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