48a edizione Scivac Rimini - parte2

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48° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC

Emangiosarcoma nel cane Erik Teske DVM, PhD, Dip ECVIM-CA, Utrecht, Olanda

L’emangiosarcoma è una neoplasia maligna altamente metastatica che origina dalle cellule endoteliali vascolari. Si riscontra più comunemente nel cane che in qualsiasi altra specie animale e la sua prevalenza può essere compresa fra 0,3 e 2,0%. È stato riferito che i cani maschi ed i pastori tedeschi sono maggiormente esposti al rischio di emangiosarcoma. Le comuni localizzazioni di origine sono rappresentate da milza, atrio destro, tessuto sottocutaneo e fegato. I cani con emangiosarcoma sono di solito in età matura o anziani, con valori medi di 9-10 anni. L’La neoplasia è molto meno comune nel gatto e spesso è localizzata a livello di fegato, milza o linfonodi mesenterici. In un’ampia casistica di anomalie spleniche rilevate in 500 cani, quasi la metà delle lesioni della milza (48,2%) è risultata di natura maligna. L’emangiosarcoma costituiva fino al 51% di queste neoplasie spleniche. Va quindi considerato come un importante tumore maligno. L’emangiosarcoma è anche il più comune tumore cardiaco. A questo livello, il numero degli emangiosarcomi è quasi 10 volte quello del tumore cardiaco al secondo posto in ordine di frequenza, quello del corpo aortico. È possibile determinare lo stadio dell’emangiosarcoma limitato alla cute basandosi sulla localizzazione istologica. Gli emangiosarcomi del derma (stadio I) sono piccoli, localizzati soprattutto nella regione ventroaddominale o prepuziale, ed associati a tempi di sopravvivenza più prolungati (sopravvivenza mediana 780 giorni) rispetto ai tumori ipodermici (stadio II) ed a quelli localizzati nella muscolatura profonda (stadio III). Questi ultimi presentano dimensioni maggiori, non mostrano una predilezione anatomica e generalmente sono caratterizzati da una sopravvivenza più corta (sopravvivenza mediana di 172 e 307 giorni, rispettivamente). La maggior parte degli emangiosarcomi cutanei, tuttavia, è costituita da tumori superficiali (73%). Sembra esistere una certa influenza della lunghezza del pelo e del colore della cute. I cani con mantello corto e cute lievemente pigmentata mostrano più spesso l’emangiosarcoma di tipo dermico e meno frequentemente quello di tipo sottocutaneo; inoltre, la cute glabra ventrale è meno colpita. È stata quindi suggerita un’associazione fra la radiazione solare e l’occorrenza dell’emangiosarcoma di tipo dermico. Si ritiene che il quadro metastatico dell’emangiosarcoma segua la via ematogena. Le sedi comuni di metastasi sono il fegato ed i polmoni, anche se nell’emangiosarcoma splenico si riscontrano frequentemente anche delle estensioni del processo neoplastico al cuore ed ai linfonodi addominali. La diagnosi dell’emangiosarcoma viene solitamente formulata sulla base della valutazione istologica di un campione bioptico prelevato chirurgicamente o del tumore primario. L’esame citologico delle biopsie ottenute mediante

aspirazione con ago sottile non può essere considerato abbastanza specifico. Nell’ambito dell’indagine diagnostica di un emangiosarcoma è necessario effettuare l’esame radiografico dei polmoni e del cuore e l’ecografia addominale. Tuttavia, occorre sempre tenere presente la possibilità di esiti falsi negativi. In uno studio condotto su 77 cani con emangiosarcomi, mediante radiografie toraciche è stata formulata una diagnosi falsamente negativa di emangiosarcoma polmonare nel 21,7% dei casi e di emangiosarcoma cardiaco nel 53,1%. Le lesioni metastatiche polmonari si possono presentare sotto forma di noduli isolati o con un quadro miliare diffuso. Il versamento pericardico è la più comune anomalia radiografica dell’emangiosarcoma cardiaco. Ai fini della valutazione del cuore per l’identificazione di un emangiosarcoma, l’ecografia è considerata più accurata della radiografia. Questa metodica va anche preferita quando si valuta la diffusione metastatica nella cavità addominale. Il quadro ecografico delle lesioni nel fegato o nella milza può variare dal riscontro di aree anecogene ad altre ipoecogene o iperecogene. Si possono osservare anche iperplasia nodulare ed ematomi. Nei cani con emangiosarcoma si deve sempre sospettare la presenza di anomalie emostatiche, soprattutto a carico della milza. Le anomalie sono rappresentate da coagulazione intravasale disseminata ed emolisi microangiopatica. La prima si definisce come l’associazione di trombocitopenia, deplezione del fibrinogeno, prodotti di degradazione del fibrinogeno e prolungamento di uno o più dei tempi della coagulazione. L’emolisi microangiopatica è caratterizzata da frammentazioni degli eritrociti e presenza di schistociti senza coagulazione intravasale disseminata. Queste anomalie dell’emostasi costituiscono un problema grave quando si prende in considerazione la possibilità di ricorrere ad un intervento chirurgico per fini terapeutici. La presenza di eritrociti nucleati nel sangue periferico è stata messa in relazione con l’emangiosarcoma del cane, tuttavia è stata osservata solo in una minoranza di casi. Anche se la resezione chirurgica dell’emangiosarcoma è stato il caposaldo nel trattamento nel cane, i tempi di sopravvivenza sono risultati brevi. Il loro valore mediano, secondo quanto riferito in letteratura, dopo il solo intervento chirurgico nei cani con emangiosarcoma splenico è compreso fra 19 e 65 giorni. La determinazione dello stadio clinico può avere un certo valore prognostico. In uno studio, cani con emangiosarcoma splenico ed emoperitoneo presentavano una sopravvivenza mediana di 17 giorni; invece, quella dei cani con emangiosarcoma splenectomizzati prima dello sviluppo dell’emoperitoneo era di 121 giorni. Tuttavia, altri due studi non sono stati in grado di confermare questa os-


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