48a edizione Scivac Rimini - parte1

Page 293

48° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC

rianti istologiche meno comuni sono il tipo a cellule chiare (clear cells), indicato come tipo large pale o balloon-type ed osservato a livello cutaneo ed orale nel cane e cutaneo nel gatto.6 Il tipo ad anello con castone, riscontrato nella cavità orale del gatto, è di tipo amelanotico e caratterizzato da cellule pleomorfe con nuclei eccentrici. Alcune cellule mostrano inclusi citoplasmatici di grandi dimensioni localizzati in sede perinucleare.

Criteri di malignità Nel melanoma, la sede di insorgenza rappresenta un importante fattore prognostico. In tal senso, infatti, le neoplasie con insorgenza orale, sub-ungueale e delle giunzioni mucocutanee del cane sono considerate maligne ab inizio6, in stretta analogia con quanto osservato nell’Uomo. Diversamente, nelle neoplasie melanocitarie della cute e dell’occhio il rilievo di maggior interesse prognostico è rappresentato dall’indice mitotico. Nel gatto questo valore prognostico è ancora poco chiaro, specialmente per quanto riguarda il melanoma oculare ma le ultime ricerche tendono a correlare un elevato indice mitotico con un maggiore rischio metastatico. Un ulteriore parametro di malignità del melanoma è la presenza di cellule neoplastiche negli strati più superficiali dell’epidermide, considerata discriminante rispetto all’attività giunzionale. La valutazione di un linfonodo per la ricerca di metastasi può essere complicata dalla presenza di numerosi melanofagi. Il pigmento può essere tanto abbondante ed intenso da impedire l’identificazione delle cellule, così che melanofagi possono essere confusi con melanoblasti. Nel melanoma cutaneo felino, i parametri istologici proposti come fondamentali per la malignità sono rappresentati dalle atipie nucleari, dall’indice mitotico e dal citotipo (i tumori a cellule epitelioidi sono più frequentemente maligni). Dal punto di vista immunoistochimico, la maggior parte dei melanomi umani, canini e felini è vimentina, S-100 e Melan-A - positiva. Quest’ultimo anticorpo consente anche di discriminare tra melanociti e melanofagi e tra tumori benigni e maligni. L’ibridizzazione in situ è una tecnica utile per la diagnosi di melanomi amelanotici scarsamente differenziati. Nel cane, oltre l’85% dei melanomi originati da cute coperta da peli ha un comportamento benigno. La valutazione dell’indice mitotico ha un valore predittivo sul comportamento del tumore in circa il 90% dei casi. Un indice mitotico inferiore a 3 figure mitotiche in 10 campi microscopici è indice di prognosi benigna. Anche la razza ha un importante significato prognostico: il 75% dei tumori melanocitari nel Dobermann e nello Schnauzer nano sono, dal punto di vista

269

biologico, benigni, mentre l’85% di quelli diagnosticati nei Barboncini nani sono maligni. Nel cane, i tumori melanocitari della cavità orale sono sempre maligni e costituiscono le più comuni neoplasie orali maligne. Essi originano prevalentemente dalla gengiva e rappresentano il 33% delle neoplasie maligne gengivali; meno frequentemente possono originare da lingua, faringe, tonsille e palato, con un indice di metastatizzazione del 7090%. Il Pastore Tedesco, il Boxer, il Chow-chow sono maggiormente predisposti. Molti cani colpiti da melanoma orale hanno un’età superiore ai 10 anni, con un rapporto maschio/femmina di 3:1. Questa sede non è comune nel gatto e nel cavallo, dove rappresentano rispettivamente l’1 ed il 7% di tutte le neoplasie orofaringee. Soltanto il 25% circa dei cani affetti da melanoma orale sopravvive oltre un anno ed il carattere prognostico più attendibile sembra essere la dimensione della neoplasia. Infine, nel cane, il melanoma subungueale è la neoplasia più frequente delle estremità dopo il carcinoma squamoso e lo Schnauzer, lo Scottish terrier, l’Irish Setter ed il Golden Retriver hanno un rischio maggiore di sviluppare la neoplasia. Questo tipo di melanomi sono potenzialmente maligni e circa il 33-50% sviluppano metastasi.

Bibliografia 1.

2. 3.

4.

5.

6.

Goldschmidt, M. H., Dunstan, R. W., Stannard, A. A., et al., (1998), Melanocytic Tumors and tumor-like lesions. In: Histological Classification of Epithelial and Melanocytic Tumors of the skin of Domestic Animals, Armed Forces Institute of Pathology, Washington, DC, 38-40. Smith, S. H., Goldshmidt, M. H., McManus, P. M., (2002), A Comparative review of Melanocytic Neoplasm, Vet Path, 39: 651-78. Vail, D. M., Withrow, S. J., Tumors of the Skin and Subcutaneous Tissues, (2002), Small Animal Clinical Oncology, III. ed.. W.B. Saunders Company, 250-2. Van der Linde-Sipman, J. S., De Wit, M. M. L., Van Garderen, E., et al., (1997), Cutaneous malignant melanomas in 57 cats: identification of (amelanotic) signet-ring and balloon cell types and verification of their origin by immunohistochemistry, electron microscopy, and in situ hybridization. Vet Path, 34: 31-8 Modiano, J. F., Ritt, M. G., Wojcieszyn, J., (1999), The molecular basis of canine melanoma: pathogenesis and trends in diagnosis and therapy, J Vet Int Med, 13: 163-74. Ramos-Vara, J. A., Beissenherz, M. E., Miller, M. A., et al., (2000), Retospective study of 338 canine oral melanomas with clinical, histologic, and immunohistochemical review of 129 cases, Vet Path, 37: 597-608.

Indirizzo per la corrispondenza: mechelli@unipg.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.
48a edizione Scivac Rimini - parte1 by E.V. Soc. Cons. a r.l. - Issuu