46a edizione Scivac Rimini

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46° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC

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Polmonite La polmonite è un processo infiammatorio del parenchima polmonare che può coinvolgere un intero lobo (polmonite lobare), un segmento di lobo (polmonite segmentale o lobulare), gli alveoli contigui ai bronchi (broncopolmonite) o il tessuto interstiziale (polmonite interstiziale). Queste distinzioni si basano generalmente sulle osservazioni radiografiche. La polmonite può anche essere classificata a seconda del tipo di infiammazione (es. polmonite eosinofilica), della causa (es. polmonite ab ingestis) o della tipologia di reazione parenchimale (polmonite “lipidica”). Le più comuni cause di polmonite nel cane e nel gatto sono elencate nella tabella 1. La patogenesi delle polmoniti è varia e complessa e dipende prevalentemente dal tipo di agente eziologico in causa. In generale, l’agente eziologico induce lesioni morfologiche e/o biochimiche nel tessuto polmonare (fase citotossica), cui segue la liberazione di mediatori chimici dell’infiammazione (fase reattiva). I mediatori chimici inducono un aumento della permeabilità capillare nell’area interessata e l’attivazione leucocitaria, con mobilizzazione delle cellule infiammatorie nel compartimento extravascolare. Nella sede dell’insulto flogogeno, i leucociti attivati liberano enzimi e ossigeno reattivo allo scopo di eliminare l’agente in causa e rimuovono, per fagocitosi, batteri, particelle estranee e detriti cellulari. Contemporaneamente, vengono liberate sostanze pro-infiammatorie che promuovono una ulteriore attivazione di cellule infiammatorie e di piastrine. Se da un lato lo scopo di questi fenomeni è quello di eliminare l’agente eziologico, dall’altro il processo infiammatorio può causare danni tissutali anche maggiori di quelli causati inizialmente dall’agente flogogeno. Questa eventualità è soprattutto possibile nei fenomeni di ipersensibilità (es. asma, parassitosi, polmonite eosinofilica, etc.). Il segno clinico più comune nella polmonite è rappresentato da tachipnea /dispnea. Generalmente la tachipnea è l’unico segno presente nelle forme lievi, mentre la dispnea, prevalentemente espiratoria, compare nelle forme più gravi. Se vi è coinvolgimento delle vie aeree inferiori (es. broncopolmonite) è possibile osservare anche una tosse leggera e non produttiva. La presenza di febbre, letargia e anoressia deve far sospettare un coinvolgimento sistemico (es. polmoniti infettive). Polmoniti causate da fenomeni di ipersensibilità possono essere accompagnate invece da dermatiti o disturbi gastroenterici. La diagnosi di polmonite non è sempre facile. Nei processi acuti, accompagnati da imponente reazione flogistica, è possibile osservare un quadro di neutrofilia con deviazione a sinistra. In molti casi, però, non si osservano alterazioni ematologiche e la diagnosi si deve basare sul rilievo radiografico di lesioni polmonari (pattern alveolare e broncogrammi aerei e/o pattern interstiziale). La localizzazione delle lesioni permette di classificare ulteriormente la polmonite in lobare (es. polmonite ab ingestis con lesioni generalmente a carico dei lobi ventro-craniali), lobulare, interstiziale (es. polmonite interstiziale) o broncopolmonite (pattern bronchiale e alveolare). Nei pazienti stabili, la broncoscopia permette di osservare presenza di essudato nelle vie aeree, che può essere successivamente raccolto con lavaggio bron-

Tabella 1 Forme infettive

Forme non infettive

Batteriche

Aspirazione di fluidi o cibo

Bordetella bronchiseptica

disturbi della deglutizione

Pasteurella sp.

paralisi laringea

Staphylococcus sp.

megaesofago

Streptococcus sp.

Anestesia

Pseudomonas sp.

Forme allergiche

Klebsiella sp.

Aspirazione di fumo

Mycoplasma

Aspirazione di sostanze caustiche

Virali

Corpi estranei

CDV (cimurro)

Malattie da accumulo

CAV II (adenovirus II)

lipidi endogeni (polmonite

Avvelenamento da paraquat

Parainfluenza III FCV (calicivirosi)

xantomatosa) sostanze oleose esogene

FHV (herpes)

(polmonite lipidica) fosfolipidi (lipoproteinosi)

Micotiche

muco (glicoproteinosi)

Histoplasma capsulatum

silice, asbesto (silicosi, asbestosi)

Blastomyces dermatiditis

Calcificazione metastatica

Coccidioides immitis

Polmonite uremica

Parassitarie

Forme idiopatiche

Contusione toracica Toxoplasma gondii Pneumocystis carinii Aelurostrongylus obstrusus Angiostrongilus vasorum Dirofilaria immitis Oslerus osleri Larva migrans (es. Toxocara)

coalveolare (BAL) e caratterizzato con citologia ed esame colturale. Tuttavia, sia la broncoscopia che il BAL risultano spesso negativi nei processi flogistici interstiziali. La terapia nei pazienti affetti da polmonite dipende dal tipo di agente eziologico in causa. Per esempio, l’uso di antibiotici è sempre indicato nelle broncopolmoniti batteriche o in tutte le forme che possono essere aggravate da una invasione batterica secondaria (es. polmoniti virali). L’uso di corticosteroidi è generalmente consigliabile nei pazienti con polmoniti allergiche o parassitarie. Nella terapia della polmonite, molto spesso vengono impiegati farmaci broncodilatatori (es. β-agonisti o metilxantine), ma la loro reale efficacia è dubbia, soprattutto in assenza di un processo broncocostrittivo. Agenti antitussivi (es. codeina, butorfanolo) sono invece sconsigliabili in quanto bloccano la clearance naturale delle viee aeree. È molto importante mantenere il paziente con polmonite in assoluto riposo in un ambiente tranquillo e isolato, fornendo una dieta adeguata e, se necessario, somministrando fluidi e/o nutrizione parenterale. Casi acuti possono richiedere ossigenoterapia (vd. sezione “terapia d’urgenza e terapia intensiva nel paziente con malattie respiratorie”). L’espulsione di muco dalle vie aeree può essere facilitata con umidificazione ambientale, nebulizzazioni con soluzione fi-


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