ATTI 42° completo
12-02-2001
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42° Congresso Nazionale SCIVAC
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ESPERIENZE PRELIMINARI NELL’APPLICAZIONE DEI PRINCIPI DI TRAZIONE TRANSCHELETRICA NEL CANE Rovesti Gian Luca* Med. Vet. dipl. ECVS Libero professionista, Cavriago (RE) Introduzione. La trazione scheletrica non è una metodica abitualmente applicata in chirurgia veterinaria. Il suo utilizzo è stato descritto per procedure chirurgiche specifiche in maniera aneddotica, ma manca uno studio sistematico del suo utilizzo. Lo scopo di questo lavoro è quello di studiarne l’applicazione in modo ripetibile per la chirurgia dello scheletro appendicolare del cane. Materiali e metodi. Sono stati utilizzati dieci cadaveri di cane non congelati, senza lesioni apparenti o conosciute a carico dello scheletro appendicolare. Per l’applicazione della trazione intraoperatoria è stato utilizzato un tavolo operatorio veterinario Ergomed 99 (Med Matrix, S. Prospero, Modena, Italia). Per ogni cadavere sono stati studiati i posizionamenti per l’esecuzione della trazione di omero, radioulna, femore e tibia. L’ancoraggio del corpo del cane al tavolo è stato eseguito con le cinghie di ritenzione apposite, e la trazione mediante la barra di trazione micrometrica. L’ancoraggio dell’arto alla barra di trazione è stato eseguito o mediante cinghiette o mediante staffa di trazione, assicurata mediante un filo transcheletrico. Eseguito il posizionamento, è stata esercitata la trazione per verificare la stabilità della configurazione. Ciascun segmento osseo è stato a questo punto aggredito chirurgicamente nella sua porzione mediodiafisaria, la trazione è stata allentata e l’osso è stato sezionato mediante sega oscillante. La trazione è stata ripristinata, verificandone l’assialità, intesa come la tendenza dei monconi ossei ad allinearsi secondo un asse longitudinale fisiologico. Risultati. Per ogni segmento sono stati definiti due punti: un punto di opposizione e uno di ancoraggio per la trazione. Il punto di opposizione (PO) è quello che impedisce la traslazione del corpo del paziente, mentre quello di ancoraggio (PA) è quello che consente l’applicazione della forza di trazione all’arto. Omero: decubito sul lato controlaterale, PO sterno, PA staffa con filo transcheletrico applicato nella zona sopracondilica. Radioulna: decubito sul lato omolaterale, PO sterno, PA cinghia applicata nella zona carpo-metacarpica. Femore: decubito sul lato controlaterale, PO area inguinale, PA staffa con filo transcheletrico applicato nella zona sopracondilica. Tibia: decubito dorsale, PO area perineale con appoggio popliteo, PA cinghia applicata nella zona tarso-metatarsica. Per quanto riguarda l’assialità della trazione, non ha presentato particolari problemi per radioulna e tibia; in questi segmenti l’elemento determinante è rappresentato dalla corretta altezza a cui si posiziona il PA. Per omero e femore i problemi sono stati maggiori, in quanto, oltre all’altezza del PA, si è rivelata fondamentale la posizione dell’asta di trazione in senso craniocaudale, vista la tendenza dell’omero a subire una deviazione in recurvato e quella del femore in procurvato quando la trazione è esercitata perpendicolarmente all’asse longitudinale del corpo in corrispondenza di spalla e anca rispettivamente. Discussione. La trazione scheletrica è applicata da secoli in chirurgia ortopedica umana quale importante strumento di riduzio ne delle fratture. È ovvio che la collaborazione da parte del paziente ne estende l’applicazione anche ai periodi pre e postoperatori, così come le indicazioni rispetto al suo utilizzo in veterinaria. Data la frequenza con cui, in sede intraoperatoria, si avverte la necessità di applicare forze tese a distrarre e riallineare i monconi di frattura porta a ritenere che una tecnica di trazione scheletrica praticabile e ripetibile potrebbe essere di g rande utilità anche in chirurgia veterinaria. I punti salienti per la definizione di questa tecnica sono stati ritenuti il decubito del paziente, l’applicazione delle forze di ritenzione del corpo con meto di che non arrechino danni ai tessuti e in punti che non creino stasi circolatoria a causa della compressione, e l’applicazione della trazione in punti appropriati per ottenere il riallineamento del segmento osseo oggetto della trazione. Inoltre il segmento deve essere trazionabile senza che le forze applicate danneggino strutture adiacenti, e in particolar modo quelle articolari prossimali e distali. Questo può essere ottenuto non applicando forze transarticolari nel caso in cui le forze muscolari da vincere siano di grande entità, come è nel caso di omero e femore. L’uso della staffa di trazione consente di applicare la trazione prossimalmente alle articolazioni.