38a edizione Scivac Rimini

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dimenidrinato [25-50 mg (cane) e 12,5 mg (gatto) PO, tre volte al giorno] oppure difenidramina (2,4 mg/kg, PO, tre volte al giorno e 5-50 mg due volte al giorno, IV o IM; cane o gatto). Altri antistaminici sono rappresentati da meclizina (4 mg/kg PO, dose unica giornaliera) e ciclizina (3,5 mg/kg IM, quattro volte al giorno) e prometazina (un derivato fenotiazinico) (0,2-1,0 mg/kg da due a tre volte al giorno PO, SC). Benché gli antistaminici siano relativamente innocui, l’effetto sedativo non è raro e varia a seconda del farmaco. I fenotiazinici garantiscono l’inibizione del vomito di maggiore efficacia e dato l’antagonismo verso dopamina, istamina e, in dosi elevate (e probabilmente non cliniche), acetilcolina, vengono definiti antiemetici ad “ampio spettro” e ad azione centrale. L’efficacia e gli effetti collaterali di questi farmaci sono variabili. La clorpromazina (0,5 mg/kg da tre a quattro volte al giorno, IM, IV; cane e gatto) è particolarmente efficace; altri sono rappresentati da proclorperazina (0,1-0,5 mg/kg da tre a quattro volte al giorno, IM, IV; cane e gatto) e perfenazina (0,04 mg/kg, quattro volte al giorno, IM; cane e gatto) e promazina. I fenotiazinici non inibiscono adeguatamente il vomito indotto dalla chinetosi. Uno degli effetti collaterali principali di questi farmaci è la sedazione che risulta di entità variabile a seconda del prodotto. Inoltre, è possibile che svolgano effetti ipotensivi a causa del blocco degli α-recettori. Prima di somministrare questi farmaci è necessario correggere gli squilibri idrici. Antiserotoninergici. L’ondansetrone [da 0,1 a 0,15 mg/kg IV fino ad una volta ogni 6 ore] e il granisetrone sono farmaci antiserotoninergici (antagonisti dei recettori 5HT3). Questi recettori sono situati sia in sede centrale che in periferia (lungo le fibre vagali afferenti), pertanto, i farmaci possono svolgere effetti antiemetici sia centrali che periferici. Questi prodotti vengono adoperati in particolare per trattare il vomito associato alla chemioterapia antineoplastica e nei cani colpiti da enterite da parvovirus che non rispondono alla somministrazione di clorpromazina o metoclopramide. La trimetobenzamide (3 mg/kg, tre volte al giorno, IM; cane) in alcuni casi, inibisce il vomito mediato dalla dopamina a livello della zona chemiorecettoriale, mentre, in base all’esperienza dell’autore, non risulta efficace in altri casi di vomito di origine centrale o periferica. Nonostante la scarsa efficacia, uno dei vantaggi di questo agente è la disponibilità sotto forma di supposta (1/3 di supposta per uso pediatrico). Il farmaco è controindicato nel gatto. La metaclopramide ha recentemente acquisito una certa popolarità quale antiemetico, che alcuni considerano “ad ampio spettro” in virtù dell’azione sia periferica che centrale. Gli effetti centrali derivano dall’attività antidopaminergica del farmaco a livello della zona chemiorecettoriale e lo rendono indicato in numerose forme di vomito mediate da sostanze chimiche di origine ematica. In periferia, la metoclopramide agisce quale procinetico e come tale antagonizza fisiologicamente il riflesso del vomito. Il farmaco favorisce l’attività dell’acetilcolina a livello della muscolatura liscia di regioni molto selezionate del tratto gastrointestinale. Gli effetti specifici che ne derivano sono rappresentati da accresciuto tono dello sfintere esofageo inferiore, rilassamento del piloro e della parte superiore del duodeno e accentuazione della peristalsi anterograda a livello dell’antro pilorico. La metoclopramide è indicata anche nel vomito dovuto a

38° Congresso Nazionale SCIVAC

numerose cause di origine periferica, fra cui disordini della ritenzione gastrica (motilità), gastriti e forse anche enteriti virali. Il farmaco (0,2-0,4 mg/kg, PO, IM, SC, da tre a quattro volte al giorno) subisce un importante metabolismo di primo passaggio quando viene somministrato per via orale ed è quindi caratterizzato da emivita breve. Il mantenimento di livelli plasmatici terapeutici del farmaco richiede la somministrazione per infusione endovenosa lenta (1,0-2,0 mg/kg/24h). Gli effetti collaterali dipendono dal dosaggio e comprendono nervosismo o ipereccitabilità e agitazione, depressione e costipazione che si manifestano in seguito a terapie a lungo termine. Poiché in periferia la metoclopramide agisce favorendo il rilascio di acetilcolina alla muscolatura gastrointestinale liscia, non bisogna somministrarla in associazione ad anticolinergici oppure oppiacei. Gli anticolinergici, come regola generale, non sono di alcuna utilità quali antiemetici centrali poiché sono pochi quelli che superano la barriera ematoencefalica che protegge l’encefalo e, quindi, anche il centro del vomito. I prodotti in grado di raggiungere il centro del vomito [ad es. atropina (0,04 mg/kg, tre volte al giorno, SC, cane e gatto) e metoscopolamina (0,3-1,5 mg/kg, tre volte al giorno, PO, cane)] comportano lo sviluppo di effetti collaterali indesiderati. L’aminopentamide (0,1-0,4 mg, da due a tre volte al giorno, SC o IM) rappresenta un’eccezione, benché l’autore non lo ritenga particolarmente efficace. Gli anticolinergici sono particolarmente utili nella prevenzione del vomito mediato a livello periferico, ma anche in questo caso, l’efficacia di tali farmaci sembra essere limitata. Possono risultare particolarmente adatti per alleviare gli spasmi della muscolatura liscia gastrointestinale. Tuttavia, inducono anche un’inibizione della motilità gastrointestinale e, dopo alcuni giorni di somministrazione, possono persino contribuire alla comparsa del vomito. I farmaci anticolinergici/antispastici che si dimostrano utili nel controllo del vomito indotto da stimoli periferici comprendono atropina, aminopentamide e propantelina (0,25 mg/kg, tre volte al giorno, PO, nel cane e nel gatto). L’uso di protettori e adsorbenti nel controllo del vomito rimane controverso; infatti, questi agenti possono favorirne la comparsa semplicemente provocando uno stato di distensione gastrica. Gli antiacidi si rivelano utili quando il vomito è associato a iperacidità gastrica (ulcere, uremia, epatopatie, altre). Gli antiacidi che innalzano più efficacemente il pH nell’iperacidità gastrica sono quelli contenenti idrossido di alluminio (10-30 ml/kg, quattro volte al giorno, PO; cane e gatto) e, in minore grado, l’idrossido di magnesio. L’idrossido di alluminio può indurre costipazione ed inoltre, essendo un legante dei fosfati, in seguito ad uso protratto può favorire lo sviluppo di ipofosfatemia (che rappresenta l’intento terapeutico nei soggetti affetti da nefropatia). I sali contenenti magnesio provocano la comparsa di diarrea osmotica. I bloccanti dei recettori istaminici (H2) sono indicati anche per il controllo del vomito associato a iperacidità. Una nuova classe di farmaci potenzialmente utili contro il vomito indotto dagli agenti chemioterapici è quella degli antiserotoninici. La ciproeptadina, che oltre agli effetti antiserotoninici svolge azione anticolinergica e antiistaminergica, è stata utilizzata nell’uomo per il controllo di vomito e diarrea (quest’ultima associata a spasticità) e potrebbe rivelarsi uti-


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