38a edizione Scivac Rimini

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38° Congresso Nazionale SCIVAC

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LINFEDEMA PRIMARIO CONGENITO NEL CANE: CASO CLINICO D. De Lorenzi*, S. Marchiani*, E. Severi* *Libero professionista Il linfedema primario nel cane rappresenta una rara patologia congenita a trasmissione autosomica dominante. Clinicamente si può manifestare con edema diffuso a vari distretti del corpo, come arti, vulva, capo (forma generalizzata) oppure, più comunemente, con edema localizzato agli arti posteriori uni- o bilateralmente (forma localizzata). La causa dell’edema è da ricercarsi in una displasia dei vasi linfatici e/o dei linfonodi: in particolare nel cane la forma più comune di linfangiodisplasia è data da iperplasia ed ectasia dei vasi associata o meno ad insufficienza delle valvole linfatiche ed assenza dei linfonodi tributari. La seconda forma, più comune nell’uomo, è data da ipoplasia dei linfatici, con riduzione del diametro e/o del numero di questi vasi. La diagnosi viene formulata sulla base di esame clinico, esami siero-ematologici, elettrocardiografici, radiografici e con l’ausilio di due esami specifici: il “dye test” e la linfangiografia indiretta. Il presente caso clinico tratta di un cucciolo di cane di cinque mesi circa, maschio, incrocio con pastore tedesco; il cane, raccolto da un canile e per il quale non è nota l’anamnesi remota, ha sempre presentato un evidente ingrossamento delle zone distali all’articolazione tibio-tarsica. Questa tumefazione è meno evidente al mattino ma aumenta in maniera notevole durante la giornata, specialmente dopo attività fisica alla quale segue quasi immancabilmente dolore e zoppia. Di particolare rilievo, durante la visita clinica, oltre all’edema localizzato nella parte più distale di entrambi gli arti posteriori, l’assenza bilaterale dei linfonodi poplitei e lo sfiancamento bilaterale dl dotto linfatico collettore. Le aree interessate dall’edema non si presentano calde né dolenti e sia gli esami emato-chimici che elettrocardiografici, così come pure il resto della visita clinica sono tutti nella norma. Sia il dye test (eseguito inoculando 0,5 ml di nuovo blu di metilene alla base di ogni cuscinetto plantare) che la linfangiografia indiretta hanno messo in evidenza un insufficiente, se non quasi assente, attività di drenaggio linfatico. La terapia a base di benzopirone e di bendaggi elastico-compressivi è stata rifiutata dal proprietario per cui il cane è stato soppresso. Gli esami istologici eseguiti hanno evidenziato diffusa linfangectasia e displasia delle valvole dei vasi linfatici.

OSTEOCONDROMA VERTEBRALE ASSOCIATO A GRAVE DEFICIT NEUROLOGICO IN UN CANE A. Di Meo*, A.M. Trabalza Marinucci§, A. Bufalari*, L. Leonardi# *Istituto di Clinica Chirurgica Veterinaria, #Istituto di Anatomia Patologica Veterinaria, Università di Perugia, § Libero Professionista, Roma, Italia L’osteocondroma è una lesione che origina dalla superficie di un osso sviluppatosi per ossificazione encondrale, caratterizzata dalla formazione di esostosi (singole -monostotiche- o multiple - poliostotiche-) ricoperte da cartilagine. I sintomi clinici, quando presenti, si riscontrano in soggetti giovani, al di sotto dei diciotto mesi, e costituiscono la conseguenza della compressione esercitata dalla neoformazione sui tessuti periferici. Un Épagneul Breton di undici mesi, maschio, è stato sottoposto a visita clinica poiché da circa due mesi presentava andatura incerta con i posteriori e riluttanza ad assumere la stazione quadrupedale. L’esame neurologico metteva in evidenza, a carico del treno posteriore, paresi, atassia locomotoria, propriocezione assente a destra e ridotta a sinistra, deficit da motoneurone superiore e presenza del dolore profondo, consentendo quindi di localizzare la lesione nel segmento spinale compreso tra T3-L3. L’esame radiografico diretto mostrava una evidente alterazione del processo spinoso di T8, con deformità della base e marcata radiotrasparenza; quello mielografico, eseguito tramite puntura della cisterna magna, evidenziava una compressione extradurale in senso dorso-ventrale del tratto di midollo corrispondente alla lesione scheletrica. Il soggetto è stato sottoposto a laminectomia dorsale decompressiva: una neoformazione, bilobata e del diametro di circa 4 cm, inglobava completamente la metà distale del processo spinoso e la lamina dorsale di T8. La compressione midollare era dovuta alla proliferazione ventrale della lesione, che interessava tutta la lamina di T8, e alla presenza di zolle di tessuto cartilagineo nella parte ventro-laterale destra dello speco vertebrale. Non è stata effettuata la stabilizzazione vertebrale in quanto sono stati preservati i processi articolari secondo la tecnica di Funquist Tipo B. Istologicamente, la massa appariva costituita da tessuto osseo spugnoso completo di midollo, rivestito da una capsula di cartilagine ialina e, più esternamente, da una membrana fibrosa (periostale). I controlli clinico-radiografici, da una settimana a quattro mesi, hanno messo in evidenza una propriocezione normale degli arti pelvici a partire dal decimo giorno post-operatorio, un progressivo miglioramento dell’andatura che, a distanza di un mese, appariva normale e assenza di recidive locali.


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