Professione Veterinaria, Anno 2008, Nr 34

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14 Osservatorio farmaco Veterinari e Industria

Il ruolo del campione lasciato al veterinario e considerazioni che gli amici della Candioli esprimono, possono essere condivise o no, ma certamente meritano molta attenzione perché sono espresse da una azienda che da tanti anni opera nel settore veterinario e quindi derivano da un'ampia conoscenza ed esperienza. Come ANMVI abbiamo sempre difeso il farmaco veterinario perché conosciamo benissimo le difficoltà di questo settore, e gli sforzi, l'impegno e gli investimenti che molte aziende sostengono per proporre sempre nuovi farmaci dedicati e specifici. Un mercato che è l'1% di quello umano non potrà mai proporre lo stesso principio attivo allo stesso prezzo, è logico, è normale. Abbiamo fatto una battaglia di anni per far riconoscere al veterinario la professionalità per la gestione e dispensazione del farmaco, battaglia che continua per arrivare alla libera cessione senza condizionamenti, per sapere che i Medici Veterinari scrivono poi su un pezzo di carta il nome di una specialità umana, cosa del tutto illegale, dicendo al cliente: "Guardi la faccio risparmiare, prenda questo che è uguale a quello veterinario ma costa meno"? Magari si può anche aggiungere:" Se lo faccia prescrivere dal suo medico così ce l'ha gratuitamente". In questo modo forse si pensa o si crede di far pesare meno il costo della prestazione veterinaria? Ci si vergogna della richiesta economica per la prestazione e si cerca di far risparmiare sul farmaco? E questo comportamento rientra naturalmente in quel processo di crescita di qualità, di BPV o di certificazione di cui tanto si sente il bisogno? E questo comportamento è certamente utile per far crescere l'immagine professionale del Medico Veterinario? E come si fa ad essere credibili quando denunciamo i farmacisti perché cambiano le ricette veterinarie fornendo farmaci umani o li vendono senza ricetta? Abuso di professione? Ma se sono gli stessi Medici Veterinari ad avere questi comportamenti! Non è seguendo queste logiche di svendita della professione che si può costruire il futuro della categoria veterinaria. Antonio Manfredi

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di LUCA CRAVERO Responsabile divisione veterinaria General manager veterinary division Istituto Farmaceutico Candioli

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I COMMENTI SUL FORUM Andiamo più nello specifico, e parliamo del Denosyl, il prodotto a marchio Candioli oggetto di alcuni commenti. Indipendentemente dalle ragioni per cui non possiamo dare campioni del prodotto (che comunque prevede tempi di somministrazione lunghi per poter essere efficace, ed è quindi indifferente per il veterinario ricevere un campione ridotto del

Recentemente sul forum Scivac si è parlato di campioni/gadget/caramelle utilizzati dalle aziende durante l’informazione. Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa puntualizzazione che spiega le ragioni delle aziende. E non solo.

prodotto, con cui non può far altro che eventualmente valutare la facilità di somministrazione, oppure un gadget oppure delle caramelle, purché il tutto sia supportato da rigorosa documentazione scientifica e da una presentazione ineccepibile da parte del nostro informatore), è significativo il fatto che in uno dei commenti si paragoni il costo di Denosyl ad un prodotto per uso umano a base dello stesso principio attivo (peraltro Denosyl stimola la funzionalità epatica, il prodotto umano è un antidepressivo …), rammaricandosi che il prodotto per uso umano non sia più dispensato dal SSN e concludendo che, prescrivendo Denosyl, il veterinario rischia la figuraccia in caso il prodotto non funzioni.

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un grosso errore verso sé stesso ed il proprio cliente (prescrivendo un farmaco meno efficace, senza alcun studio che supporti l’utilizzo in campo veterinari, e, di conseguenza con risultati incerti ed inferiori).

La funzione di questa “anomalia” del mercato italiano non è di dimostrare l’efficacia del prodotto

osto che si parli di un farmaco o parafarmaco serio, di un’azienda conosciuta per la sua serietà, e non di uno dei tanti prodotti i cui promotori vantano proprietà miracolose a fronte di spiegazioni nebulose su composizione e modo d’azione, il campione ha lo scopo di far conoscere o ricordare al veterinario il nome commerciale, gli ingredienti, la posologia, ed i casi in cui può essere prescritto per risolvere con successo una patologia del proprio paziente, assicurando quindi al veterinario che il cliente soddisfatto ritorni. Il campione NON ha lo scopo di dimostrare l’efficacia del prodotto, in quanto un farmaco o parafarmaco supportato da studi, materiale scientifico e/o bibliografico dà già la garanzia di efficacia che giustamente un medico veterinario pretende prima di prescrivere. Questo significa che le aziende devono a volte trovare dei mezzi fuori dagli schemi per fare in modo che il prodotto “entri nella penna” del veterinario. Di qui la scelta del gadget, delle caramelle, etc.

laPROFESSIONE

LAVORARE UNITI È mia assoluta convinzione che per uscire dalla crisi in cui da anni il settore veterinario si dibatte sia necessario che i vari attori (veterinari, aziende, grossisti e pet shop) lavorino insieme, potenziando la filiera e gestendo direttamente la gestione del farmaco, invece di andare ognuno per la sua strada come accade ora. Il ruolo delle aziende è quello di investire in ricerca e sviluppo di nuovi prodotti per dare al veterinario delle armi sempre più efficaci per effettuare con successo le terapie necessarie alla guarigione del paziente, senza effetti collaterali. Ovviamente questi investimenti devono avere un ritorno economico, in quanto le aziende non sono enti di beneficenza. Se il veterinario preferisce prescrivere il farmaco per uso umano perché costa meno, perché è rimborsato dal SSN, perché l’informatore non passa, perché il farmacista tanto cambia la ricetta o per mille altre motivi, le aziende investiranno sempre meno con la diretta conseguenza che il veterinario avrà armi meno efficaci per soddisfare i propri clienti. E, se anche tutte le precedenti considerazioni fossero futili, che cosa ha fatto l’azienda di prodotti per uso umano per convincere il veterinario a prescrivere i propri prodotti? Hanno pubblicato lavori che garantiscono l’efficacia in campo veterinario? Fanno regolarmente informazione presso gli ambulatori? Lavorare uniti nella stessa filiera assicurerebbe: 1. un maggior reddito ai veterinari (nei maggiori paesi esteri circa il 50% del fatturato di un ambulatorio o clinica viene dalla vendita di farmaci e parafarmaci); 2. una miglior distribuzione dei prodotti veterinari con conseguente più rapido reperimento dei prodotti da parte dei clienti (con un miglior servizio al cliente); 3. un minor ricarico al cliente finale perché nel costo del prodotto si salta almeno uno se non due passaggi (farmacia o grossista misto + farmacia); 4. maggiori investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle aziende; 5. in conclusione, si creerebbe quindi quel circolo virtuoso di sviluppo che stenta a crescere.

LA REPLICA Ritengo doverosa una replica ufficiale in quanto a chi esprime e condivide tali commenti sono sfuggiti due importanti fatti: 1. In occasione del congresso Nazionale Scivac di Perugia dell’ottobre 2006 rinomati relatori internazionali hanno presentato relazioni in cui dimostravano che il SAMe contenuto in Denosyl (in quel periodo appena introdotto in Italia) è l’unico con comprovata efficacia, documentata da lavori scientifici, sul cane e sul gatto; 2. Vi possono essere grosse differenze tra farmaci per uso umano e per uso veterinario che utilizzano lo stesso principio attivo. È disponibile della documentazione scientifica a supporto del Denosyl che indica come la grossa differenza tra il principio attivo usato in umana ed il SAMe sviluppato per l’uso esclusivo nel Denosyl sia proprio la % di assorbimento a livello metabolico, il cui rapporto è di circa 5:1 in favore del SAMe del Denosyl.

TUTTI SULLA STESSA BARCA Mi permetto di aggiungere che le aziende che vengono così criticate per le loro iniziative sono le stesse che consentono ai veterinari in tutt’Italia di usufruire di formazione a prezzi sottocosto attraverso le varie iniziative a livello locale e nazionale di Scivac e di tutte le altre realtà esistenti. Credo che ogni veterinario dovrebbe avere ben chiara tra le sue priorità la necessità di collaborare e sostenere le aziende del settore per crescere insieme, così come le aziende già collaborano e sostengono le Associazioni di categoria e le Società culturali, perché senza questi supporti la classe veterinaria avrebbe delle difficoltà molto maggiori delle attuali. Tutti commettiamo errori, ma siamo anche tutti sulla stessa barca, quindi conviene a tutti quanti migliorare le relazioni tra i vari attori.

UNA ANOMALIA IL FARMACO VETERINARIO Basandomi su queste considerazioni ritengo che, prescrivendo il prodotto per uso umano, un veterinario, oltre a commettere una scorrettezza deontologica (in quanto esiste il prodotto per uso veterinario con lo stesso principio attivo) ed a svilire le battaglie che per anni l’Anmvi ha portato avanti sull’utilizzo dei farmaci specifici per l’uso veterinario, commetta

Chiudo questa mia lunga missiva facendo presente che l’abitudine di lasciare il campione è una delle tante anomalie del mercato italiano: le aziende che operano su più mercati hanno sempre difficoltà a comprendere come mai da noi si usi così, dato che quest’abitudine comporta enormi costi di marketing a fronte di performance di vendita simili a quelle degli altri paesi. ■


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