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VETERINARIA 32 | 2009
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Linfadenite caseosa ovicaprina: tre trattamenti a confronto Efficaci anche le terapie a cielo chiuso
no studio clinico randomizzato ha confrontato l'efficacia di tre diversi regimi di trattamento per i piccoli ruminanti affetti da linfadenite caseosa. In 44 pecore e capre di proprietà, si effettuava l'ago aspirato di 48 lesioni, poi sottoposto a coltura batteriologica. Gli animali venivano assegnati a caso a uno di tre diversi gruppi di trattamento. Il trattamento del gruppo A (n = 15 lesioni) consisteva nell'apertura, drenaggio e lavaggio delle lesioni e nella somministrazione sottocutanea di penicillina G procaina. Il trattamento del gruppo B (n = 15 lesioni) consisteva in un sistema di lavaggio a cielo chiuso e nella somministrazione intralesionale di tulatromicina. Il trattamento del gruppo C (n = 18 lesioni) consisteva nel lavaggio a cielo chiuso e nella somministrazione sottocutanea di tulatromicina. Tutti gli animali venivano riesaminati un mese circa dopo il trattamento, eccetto i soggetti in cui si osservava in precedenza l’insuccesso della terapia. In 43 animali la coltura batterica era positiva (Corynebacterium pseudotuberculosis). La percentuale di lesioni che andavano incontro a risoluzione dell'infezione entro un mese di trattamento non differiva significativamente tra i tre gruppi di trattamento: gruppo A, 13/14 [92,9%]; 95% inter-
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vallo di confidenza [CI], 69,5% -99,6%; gruppo B, 10/12 [83,3%]; 95% CI, 54,9%-97,1%; e gruppo C, 14/17 [82,4%]; 95% CI, 59,1%95,3%. Esistono alternative accettabili, concludono gli autori, all'apertura e lavaggio delle lesioni per il trattamento della linfadenite caseosa dei piccoli ruminanti. L'utilizzo “extra label” di tulatromicina e penicillina effettuato in questo studio comporta un'estensione dei periodi di sospensione di latte e carne nelle pecore e capre trattate destinate al consumo umano. (M.G.M.) *“Comparison of three treatment regimens for sheep and goats with caseous lymphadenitis” Washburn KE, Bissett WT, Fajt VR, Libal MC, Fosgate GT, Miga JA, Rockey KM. J Am Vet Med Assoc. 2009 May 1; 234(9): 162-6. ■
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PATOLOGIE PELVICHE EQUINE: ECOGRAFIA O RADIOGRAFIA IN STAZIONE? no studio ha valutato il grado di accordo tra ecografia (transcutanea e transrettale) ed esame radiografico in stazione degli equini con fratture della regione pelvica e con patologie dell'articolazione coxofemorale in 23 cavalli a sangue caldo e due pony. Venivano riviste le cartelle cliniche (1999-2008) degli equini con patologie pelviche o coxofemorali sottoposti a esame radiografico ed ecografico pelvico, confrontando i risultati delle due tecniche. Le due tecniche di indagine identificavano un uguale numero di fratture di tuberosità dell’anca (n=4), corpo dell'ileo (2), ischio (3), collo femorale (2), e di casi di osteoartrite/osi dell'articolazione coxofemorale (6). Le fratture dell'ala dell'ileo (4) erano identificabili soltanto ecograficamente e non mediante esame radiografico in stazione. Di 9 fratture acetabolari, 3 venivano identificate soltanto all'esame radiografico e 5 erano apprezzabili con entrambe le metodiche. Una frattura pubica veniva identificata sia ecograficamente che radiograficamente. Una frattura acetabolare e una frattura pubica erano diagnosticabili soltanto in corso di necroscopia. Era presente un ragionevole accordo (73%; 24/33), concludono gli autori, tra ecografia e radiografia in stazione per la diagnosi delle patologie pelviche-femorali. L'esame ecografico era più utile per le fratture dell'ala dell'ileo e l'esame radiografico per le fratture acetabolari. L’ecografia è una tecnica di diagnostica per immagini rapida e sicura per l'identificazione delle patologie della regione pelvica, con un'elevata risoluzione diagnostica, e costituisce l'approccio iniziale preferibile nei cavalli con gravi zoppie dell'arto posteriore. (M.G.M.) *Comparison of the diagnostic value of ultrasonography and standing radiography for pelvic-femoral disorders in horses” Geburek F, Rötting AK, Stadler PM. Vet Surg. 2009 Apr; 38(3): 310-7.
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