laPROFESSIONE
6 Attualità Deontologia
VETERINARIA 32 | 2008
Animalcity condannata a risarcire l’Ordine di Torino L
IL FLOP DELLE LIBERALIZZAZIONI
10.000 euro di risarcimento per il danno al prestigio e al decoro dell'Ordine bene morale appartenente agli associati
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nimalcity è l'unica associazione in Italia che ti offre l'opportunità di usufruire di prestazioni medico-veterinarie pagando soltanto un ticket relativo ai servizi prestati da affermati professionisti". Questi toni sono promozionali e non informativi, proprio come ha sempre sostenuto dall'Ordine dei Medici Veterinari di Torino in una causa iniziata nel 2004 e risoltasi il 4 agosto scorso con una condanna per l'associazione torinese. Il Tribunale di Torino ha infatti stabilito che l'attività pubblicitaria svolta da Animalcity, in quanto ambulatorio veterinario, "è chiaramente avvenuta - per assenza di autorizzazioni, mezzi utilizzati, caratteristiche grafiche e soprattutto contenuto - in palese violazione della legge". E a poco vale l'appellarsi alle norme Antitrust, per le quali l'associazione torinese aveva sollecitato una istruttoria nei confronti della FNOVI. Per il Tribunale di Torino, infatti, la responsabilità di Animalcity non può essere esclusa sostenendo che la normativa statale e deontologica era in contrasto con le regole europee della concorrenza. "Le norme in questione potevano ritenersi in contrasto con la disciplina comunitaria solo nella parte in cui vietavano nel campo delle professioni sanitarie, la pubblicità informativa non in quella in cui vietavano la pubblicità promozionale e la pubblicità non resa secondo correttezza, trasparenza e verità". Aveva ragione quindi l'Ordine di Torino ad addebitare ad Animacity "di aver pubblicizzato in modo indebito l'attività medico veterinaria offerta presso la propria sede su vari quotidiani, sulle Pagine Gialle su internet con distribuzione di volantini e a mezzo veicoli recanti scritte pubblicitarie". L'Ordine sottolineava che "nelle menzionate pubblicità l'atti-
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vità di Animalcity era stata in particolare qualificata come mutua degli animali con reiterati riferimenti ad un servizio prestato dietro pagamento di un ticket, termini percepiti nel linguaggio comune come un servizio assistenziale gratuito o comunque agevolato". E sosteneva anche che Animalcity "si presentava come associazione senza scopo di lucro avente il fine di promuovere attività culturali ed umanitarie riguardanti le varie specie di animali ma esercitava altresì l'attività di ambulatorio veterinario avente quale riferimento la dottoressa B., già sanzionata disciplinarmente, tra l'altro, per avere prestato la propria attività professionale a copertura dell'attività veterinaria erogata dall'associazione Animalcity al fine di indebito procacciamento della clientela". Animalcity è stata condannata a pagare 10.000 euro di risarcimento per "il danno causato al prestigio e al decoro dell'Ordine quale ente portatore di un interesse collettivo, unitario ed indivisibile, costituente bene morale appartenente agli associati". Per la FNOVI, che ha pubblicato il testo integrale della sentenza, il Tribunale di Torino "afferma con chiarezza due principi fondamentali: l'importanza del contenuto del messaggio pubblicitario, che deve essere caratterizzato da trasparenza e veridicità, e il diritto/ dovere di ciascun Ordine professionale di tutelare in ogni sede il prestigio e decoro della categoria. I principi ribaditi nella sentenza consentono di affermare con forza che l'Ordine di Torino e la FNOVI si sono sempre mossi nell'assoluto rispetto della Legge per la difesa di un interesse collettivo. La lettura del testo completo della Sentenza ribadisce senza ombra di dubbio il valore della funzione degli Ordini spesso ingiustamente tacciati di corporativismo dall'esterno ed, altrettanto immotivatamente, di immobilismo da una parte di iscritti". ■
a tariffa minima era sinonimo di qualità e garanzia per gli utenti. Toglierla è stato un errore. Roberto Castelli, viceministro alle infrastrutture ha dichiarato che farà presente la questione quanto prima al Ministro della Giustizia Angelino Alfano. “Una tariffa di base- ha detto Castelli, già impegnato nella riforma delle professioni quando era Ministro della Giustizia- non è contraria ai principi di libera concorrenza e su questo principio sono certo che sia d’accordo anche la UE. La riforma delle professioni è presente nell’agenda del Governo, che ne ipotizza una suddivisione per famiglie professionali e, preferibilmente, a cura dei ministeri di rispettiva competenza. Il principio dei minimi di qualità è sempre stato difeso dalle professioni sanitarie che non hanno mai condiviso l’apparentamento con servizi di natura commerciale e imprenditoriale. E’ un fatto che la Direttiva Servizi varata dalla UE abbia espressamente escluso le prestazioni sanitarie dal suo campo di applicazione e che la Corte di Giustizia Europea abbia decretato la le-
gittimità dei minimi tariffari. Castelli concorda anche con la tesi del “sottocosto” prospettata dal presidente del consiglio nazionale degli ingegneri: la prestazione va monitorata perché il sottocosto ne compromette la qualità, ma anche perché non consente ai professionisti di competere ad armi pari con il settore pubblico. “Bisogna tuttavia evitare - ha aggiunto - che si arrivi a una riforma che preveda ordini di prima categoria e di seconda fila. Come quegli ordini che stanno portando avanti la proposta del numero chiuso. Non dobbiamo avere paura dei giovani. Il mio disegno di legge non è stato approvato - ha attaccato - principalmente per le lotte tra gli ordini. Ci sono stati presidenti che mi hanno ostacolato andando dal Presidente del Consiglio o da quello del Senato per bloccare il lavoro del Parlamento sulla materia. La tariffa minima è una sorta di garanzia e noi la difendevamo ieri e la difendiamo oggi. Noi non siamo per una 'riserva di caccia', ma la concorrenza si fa sulla qualità e non sul ribasso a tutti i costi.
Confprofessioni pensa ai giovani l nuovo Ccnl degli studi professionali, siglato nei giorni scorsi dalla Confprofessioni e dalle altre associazioni datoriali con i sindacati confederali, rappresenta un risultato soddisfacente e ben equilibrato, che tiene conto delle esigenze dei dipendenti, ma getta anche le basi per una riorganizzazione complessiva del modello contrattuale, a partire dalla durata triennale. Le prospettive macroeconomiche non sono favorevoli e l’economia italiana sta scivolando verso una pericolosa stagnazione. Il Ccnl appena sottoscritto dalla Confprofessioni va inquadrato in questo contesto economico e sociale. L’impostazione di base che abbiamo voluto
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dare al nuovo contratto porta in grembo tutte queste valutazioni; anzi, si spinge ben oltre fino a introdurre, in via sperimentale, nuove forme di welfare che dovrebbero rappresentare un modello da seguire nella più ampia riforma dei contratti nazionali. Siamo i primi, infatti, ad estendere l’assistenza sanitaria integrativa ai praticanti e ai collaboratori coordinati e continuativi anche a progetto, grazie alle coperture assicurative offerte dalla nostra Cadiprof, la Cassa di assistenza sanitaria per i dipendenti degli studi professionali. Naturalmente, si tratta di una facoltà che spetta al datore di lavoro, ma è innegabile che uno studio professionale è formato da un nucleo di professionalità che interagiscono quotidianamente tra loro, in uno scambio reciproco di informazioni tra professionisti, dipendenti, praticanti e collaboratori. Uscendo dalla logica del precariato, abbiamo voluto mettere nelle mani dei datori di lavoro uno strumento che consenta loro di stabilizzare il rapporto con i propri collaboratori e, al tempo stesso, fidelizzare quelle risorse che domani saranno chiamate a far parte della squadra. Abbiamo pensato ai giovani e alle loro difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro e negli studi professionali, ma anche all’imbarazzo che incontrano i datori di lavoro davanti a un periodo di prova troppo limitato per misurare le potenzialità delle nuove leve. La soluzione contrattuale di allungare il periodo di prova va, dunque, in questa direzione, eliminando quelle sacche di precarietà all’interno degli studi. Abbiamo fatto un buon lavoro. Il verbale di accordo lascia tuttavia aperta la porta a una serie di problematiche che verranno affrontate già dal prossimo settembre. (dall’Editoriale de Il libero Professionista, di Gaetano Stella, Presidente di Confprofessioni www.confprofessioni.eu) ■