Professione Veterinaria 25-2010:ok
19-07-2010
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laPROFESSIONE
VETERINARIA 25 | 2010
Le lesioni della spalla nel cane Calcificazione del tendine del sopraspinato e instabilità tra le patologie trattate da James Cook a Rimini
di MARIA GRAZIA MONZEGLIO el cane, l’articolazione della spalla è frequentemente sede di patologie infiammatorie e degenerative responsabili di fenomeni dolorifici e conseguenti gravi zoppie. Il corretto approccio diagnostico e terapeutico alle artropatie della spalla è stato illustrato da James L. Cook (DVM PhD Dipl. ACVS, Missouri, USA) al 65° Congresso Multisala SCIVAC di Rimini (2830 maggio 2010). Le patologie più frequenti a carico dell’articolazione scapolo-omerale sono la calcificazione del tendine sopraspinato, l’instabilità di spalla, la contrattura dell’infraspinato, la tenosinovite bicipitale e le patologie di natura traumatica. Inoltre non deve essere sottovalutata l’incidenza di patologie neoplastiche, come l’osteosarcoma, e di disordini neurologici. Per questo è necessario compiere una visita accurata che tenga conto di tutte le possibili cause di zoppia. Tra queste, la calcificazione del tendine del muscolo sopraspinato è una patologia frequentemente riportata, ma che presenta degli aspetti controversi in quanto non sempre è accompagnata da una sintomatologia clinica evidente. La palpazione dell’arto, in questi casi, non è in grado di evidenziarne la presenza, in quanto non sempre è presente dolore. La presenza di calcificazioni potrebbe essere, infatti, un riscontro occasionale in se-
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de di radiografie per altri motivi. La diagnosi, quindi, si avvale di un esame radiografico in flessione con direzionalità cranioprossimale-craniodistale, tangenziale all’articolazione. L’esame ecografico, oltre a evidenziare lesioni o punti di infiammazione del tendine, è in grado di evidenziare la presenza di punti calcificati sottoforma di foci iperecoici con cono d’ombra posteriore. La terapia prevede periodi di riposo, associati alla somministrazione di FANS, in preparazione dell’intervento chirurgico di rimozione delle calcificazioni. L’instabilità di spalla è una patologia dovuta ad alterazioni dei tessuti molli periarticolari. L’instabilità può essere laterale e multidirezionale ma la tipologia più frequentemente riscontrata è quella mediale (MSI). Il segnalamento vede più colpiti soggetti di taglia medio-grande, con un peso tra i 16 e i 60 kg, con una intensa attività fisica. L’eziologia non è ancora chiara ma sembra sia in parte responsabile un danno cronico da eccessivo utilizzo dell’arto, in concomitanza di ripetuti microtraumi ricevuti durante lo sviluppo della patologia. L’MSI si presenta con zoppia e dolore alla palpazione, lassità articolare e anormalità della porzione mediale della capsula, del tendine sottoscapolare e soprattutto del legamento gleno-omerale dorsale. Proprio quest’ultimo, secondo Cook, è il più importante stabilizzatore della spalla: se in qualche modo viene lesionato, c’è il rischio che l’articolazione si lussi. Alla visita, la cosa più importante è, se possibile, localizzare la lesione osservando la presenza di atrofie muscolari, alterazioni dell’andatura con variazioni della falcata e rigidità nel movimento dell’arto. La palpazione deve essere eseguita sia con l’animale sveglio che in sedazione in quanto la dolorabilità derivante da zoppie algiche, a differenza di quelle meccaniche, scompare durante la sedazione. Occorre valutare l’angolo di abduzione, che valuta appunto il legamento sopraglenoideo, e il compartimento mediale assieme al tendine soprascapolare attraverso l’esecuzione del test del cassetto della spalla. Queste valutazioni vanno eseguite in entrambe gli arti e devono tenere conto di valori angolari di riferimento standardizzati nel cane: spalle normali presentano un angolo di abduzione di 32,6 ± 2,0°, mentre soggetti patologici presentano angoli di 53,7 ± 4,7°. A questo punto, per compiere una diagnosi corretta, il veterinario si deve avvalere della diagnostica per immagini: l’esame ecografico è essenziale per valutare la concomitanza
di danni muscolo-tendinei, mentre l’artroscopia evidenzia palesemente le strutture danneggiate. La terapia, in questi soggetti, prevede innanzitutto la stabilizzazione funzionale attraverso il ripristino delle strutture muscolari favorendo, così, la stabilizzazione dinamica. Se il problema non si risolve attraverso un approc-
cio di tipo conservativo, è possibile intervenire chirurgicamente: in nessun soggetto si ha un ripristino completo della funzionalità articolare, ma la prognosi è comunque migliore rispetto a patologie proprie di articolazioni come quella del gomito. *Si ringrazia Marco Zanatta (Med Vet, Bologna) per i dati forniti. ■
La frequenza cardiaca è correlata al peso corporeo?
el cane è stata descritta un'associazione tra la frequenza cardiaca e il peso corporeo e si ritiene comunemente che nei cani di piccola taglia la frequenza cardiaca sia più elevata rispetto ai cani di grossa taglia. Uno studio ha voluto verificare l'ipotesi nulla che, nella pratica clinica veterinaria, il peso corporeo non influenzi la frequenza cardiaca registrata nel cane sano. Secondariamente, lo studio ha determinato se altre variabili, come il sesso, la morfologia della razza, l'età e il carattere dell'animale avessero un effetto significativo sulla frequenza cardiaca registrata nel cane in ambito clinico.
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Tali indagini sono state condotte in due diversi studi: un'analisi retrospettiva su 243 registrazioni elettrocardiografiche e uno studio prospettico basato su 153 visite cliniche standardizzate. Entrambi gli studi separati non mostravano alcuna correlazione significativa tra frequenza cardiaca e peso corporeo (P=0,5705 e P=0,4682, rispettivamente). I caratteri morfologici di razza e il sesso non sembravano influenzare la frequenza cardiaca registrata in queste circostanze. I cani di età inferiore a un anno sembravano invece avere una frequenza cardiaca significativamente superiore a quella dei cani di età maggiore (P < 0,05). Infine, il carattere del cane aveva un'influenza significativa sulla frequenza cardiaca: valori inferiori venivano registrati nei cani rilassati e frequenze maggiori si documentavano nei soggetti nervosi ed eccitati (P < 0,05). Frequenze cardiache normali, concludono gli autori, possono essere erroneamente interpretate come bradicardia o tachicardia se il peso corporeo viene considerato come un fattore determinante. Invece, la frequenza cardiaca nel cane sano sottoposto a una visita clinica di routine è correlata al carattere e all'età (se il soggetto ha meno di 12 mesi), mentre non sembra essere correlata al peso corporeo del paziente. (M.G.M.) *“Lack of correlation between canine heart rate and body size in veterinary clinical practice” Ferasin L, Ferasin H, Little CJ. J Small Anim Pract. 2010 Jun 10. [Epub ahead of print] ■
INTERSESSUALITÀ NEL CANE: UNA NUOVA CLASSIFICAZIONE
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egli animali domestici, l’intersessualità è un'anomalia congenita rara. È stata descritta in numerose specie, quali suino, capra, cavallo, gatto e cane. Uno studio fornisce una revisione delle varie condizioni di intersessualità conosciute nelle diverse razze canine. Ogni caso è stato riclassificato sulla base della costituzione delle gonadi, delle anomalie dell'apparato riproduttore presenti e del cariotipo, e classificato in accordo agli stadi del normale sviluppo sessuale, dando luogo a tre categorie principali: (1) anomalie dei cromosomi sessuali, (2) anomalie dello sviluppo sessuale delle gonadi e (3) anomalie dello sviluppo sessuale fenotipico. La riclassificazione ha permesso di rilevare che lo schema classificativo e la terminologia attuali vengono utilizzati in maniera incostante in letteratura, mascherando la reale prevalenza e fre-
quenza delle varie condizioni di intersessualità nel cane. Lo studio, ai fini di stabilire una diagnosi individuale precisa e definita, propone una nuova nomenclatura sulla base di quanto recentemente raccomandato nell'uomo. La nuova terminologia si basa sulla costellazione gonosomica e sulla costituzione delle gonadi, contribuisce a una classificazione sistematica dei casi di intersessualità canina e sostituisce le comuni ma secondo gli autori fuorvianti diagnosi di "ermafrodita vero" e pseudoermafrodita". "Disorders of sex development in the dog-Adoption of a new nomenclature and reclassification of reported cases” Poth T, Breuer W, Walter B, Hecht W, Hermanns W. Anim Reprod Sci. 2010 Apr 24. [Epub ahead of print]