Professione Veterinaria, Anno 2011, Nr 24

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4-07-2011

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VETERINARIA 24 | 2011

Veterinari e mondo aziendale Se ne è parlato al 69° Congresso SCIVAC di Rimini di MARCO MAGGI o deciso di riportare la citazione cinematografica che trovate in questa pagina perché ritengo che esprima con chiarezza e profondo sentimento il legame tra un pet ed il suo proprietario (nel caso specifico Marley è un cane di razza Labrador Retriever). Sarebbe lecito se in questo momento il lettore, incuriosito da un ragionevole

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dubbio, si ponesse la domanda del perché ricercare tale emozione. Riprendiamo quindi dalla cronaca di un giorno qualunque. In occasione del 69° Congresso Internazionale Multisala Scivac, la Società Italiana di Management Veterinario, nella figura del suo coordinatore Marco Viotti, mi chiede di preparare e presentare sabato pomeriggio 28 maggio alle ore 16.00, una relazione per testimoniare attraverso una mia personale interpretazione, la visione del rapporto tra veterinari e mondo aziendale.

Una tale richiesta si giustifica con le mie esperienze lavorative. Pur essendo dal 1996 Libero Professionista e titolare di un Ambulatorio Veterinario, dal 2004, collaboro come consulente con alcune aziende veterinarie sia del petfood che del farmaco. Ho vissuto, e lo vivo ancora oggi, in entrambe le metà delle professioni. Lavorare all’interno del mondo aziendale, mi ha permesso di osservare tale realtà da una proiezione totalmente differente. Posso affermare con certezza che le dinamiche aziendali si sono dimostrate, sin da subito, diverse da quelle più

“Un cane non se ne fa nulla di macchine costose, case grandi e vestiti firmati Un bastone marcio per lui è più che sufficiente Ad un cane non importa se sei ricco o povero, brillante o imbranato, intelligente o stupido Se gli darai il tuo cuore lui ti darà il suo Di quante persone si può dire lo stesso? Quante persone ti fanno sentire unico, puro, speciale Quante persone ti fanno sentire … straordinario” (Tratto dal film “Io e Marley ”)

volte ascoltate in ambulatorio, seduto ed arroccato dietro la mia grossa e bianca scrivania. Facile avere delle idee; più difficile esprimerle. Soprattutto in una presentazione davanti ad una platea di veterinari da un lato e rappresentanti aziendali dall’altro. Non avrei mai immaginato di dover trasferire in una ventina di slide valutazioni oggettive e soggettive che ho sempre considerato di intima proprietà. Ho compreso immediatamente che parlare di due mondi, che ancora oggi purtroppo vivono di un pacato e tollerato antagonismo, non sarebbe stato facile. Quale filo conduttore avrebbe ispirato le mie fatiche? Soffermare l’attenzione sugli aspetti tecnici? Banalizzare il rapporto con luoghi comuni? Rischiare di parlare troppo bene degli uni a discapito degli altri o restare in superficie per sostenere la pace nel mondo? Restare confinato tra i due emisferi avrebbe significato commettere qualche errore di valutazione. Per questo motivo ho deciso di uscire dai margini predefiniti che aziende e veterinari tracciano a loro uso consumo. Ho cercato un punto di convergenza tra le due parti e penso (trattasi quindi di opinione personale) di averlo trovato nel consumatore. Ho trasferito quindi il fuoco di osservazione in quest’ultimo. Per restarne improvvisamente affascinato e rapito. Per comprendere come non esista alcuna differenza tra veterinario ed azienda. Senza alcun dubbio due mondi diversi nelle dinamiche, nell’organizzazione e nei mezzi. Ma perfettamente complementari nella missione e nella ricerca della motivazione. I primi addestrati a diagnosticare una patologia, ad utilizzare una lama di un bisturi, a leggere una radiografia e tanto altro ancora. I secondi invece impegnati da tempo in ricerca e sviluppo con alle spalle così tante molecole, brevetti ed innovazioni tecnologiche d’aver rivoluzionato il mondo della clinica, della chirurgia e della diagnostica strumentale. Come contrapporre tali patrimoni? Come definire cosa è più importante e cosa non lo è? L’unica verità è che, qualunque siano le dinamiche o le regole che governano tali mondi, entrambi hanno l’identico dovere di dedicare a Marley tutte le loro attenzioni. E non solo per brevi attimi, ma per tutto il tempo della sua esistenza perché un pet possa, nel significato più intimo del rapporto, far sentire straordinario che gli vive accanto. Tale responsabilità è di portata immensa. E non deve dividere, ma unire. Per questo motivo veterinari ed aziende si devono riconoscere in tale missione e si devono sostenere a vicenda. Perché il consumatore (che poi alla fine sostiene il mercato di entrambi) riconosca in entrambi la forza vitale del suo sentirsi speciale. ■


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