Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 12

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PROFESSIONE VETERINARIA

(in questo numero:)

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Prima Pagina:

Vietato il taglio di code e orecchie. Un grande segno di civiltà di Fabrizio Pancini

Rubrica Legale: Quando il cliente non paga di M.T.Semeraro

L’Opinione: Veterinari e stupefacenti di Oscar Grazioli

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L’approfondimento: Osservazioni sul divieto di caudectomia e conchectomia di Claudio Pierantoni

Rubrica Fiscale: Collaboratori coordinati e continuativi dal 2001 di Giovanni Stassi

All’esame del Consiglio regionale della Lombardia la legge che vieta il taglio estetico di orecchie e code negli animali

Lettere al Direttore: Caro Direttore... di Carlo Scotti

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Attualità: L’inseminazione artificiale nel cane di Matteo Spallarossa

Attualità: Salute e benessere del cane di razza di Aldo Vezzoni

Dalle Associazioni 42°Congresso nazionale SCIVAC a cura della redazione

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ANMVIInforma:

Primo Convegno Nazionale ANMVI di Daniela Feltrinelli

Un grande segno di civiltà

I veterinari divisi tra liceità e divieto. Perplessità sull’applicabilità del provvedimento e sulla penalizzazione dei trasgressori.

In Rete: Newsgroup: gerarchie e argomenti vari in libertà di Fabrizio Pancini

l’editoriale

Bilanci di fine anno

Con questo numero della rivista, si chiude il primo anno in cui Professione

Veterinaria, dopo una lunga e sofferta gestazione, da rivista trimestrale, si è trasformata in mensile di informazione professionale non solo più legata alle problematiche professionali del mondo degli animali da compagnia, ma è diventata una finestra aperta sulla professione in tutte le sue espressioni.

Lo sforzo che la redazione compie per rispettare l’appuntamento mensile è decisamente notevole, visto che la nostra rivista non dispone di impiegati dedicati solo a questo scopo.

I risultati comunque sono stati lusinghieri, confermati dalle molte attestazioni di gradimento arrivate da molti Colleghi.

Siamo riusciti a produrre una rivista dinamica, graficamente apprezzata, di facile lettura, che ad ogni numero affronta un argomento di attualità, evitando di dare giudizi preconfezionati, bensì coinvolgendo attraverso le interviste dell’ottimo Fabrizio Pancini, voci ed opinioni di settori diversi, con idee

Calendario a cura della redazione

diametralmente opposte, consentendo al lettore di trarre le proprie deduzioni dopo aver avuto una panoramica completa sull’argomento.

La stessa filosofia viene applicata alla rubrica le lettere al Direttore all’interno della quale sono pubblicati tutti gli scritti che giungono in redazione circa le problematiche e le lamentele che il lettore ritiene di rendere pubbliche, senza censura alcuna se non per la forma ed i toni.

Si è voluto fare quindi della rivista una tribuna aperta che coinvolga il maggior numero di persone possibili incoraggiando il lettore a diventare parte attiva nella costruzione del giornale.

Il bilancio alla fine del primo anno della nuova linea editoriale ci ha dato ragione, i risultati sono stati veramente apprezzabili e ci incoraggiano ad andare avanti sulla strada intrapresa.

Ritengo doveroso quindi condividere la personale soddisfazione con tutti i lettori che ci aiutano e ci stimolano a proseguire in questa affascinante avventura che comporta notevoli sacrifici da parte di tutte le persone coinvolte nella realizzazione di ogni numero della rivista.

Un grazie particolare va, oltre che al già citato Fabrizio Pancini, a Sabina Pizzamiglio e Antonio Manfredi per l’infaticabile lavoro che svolgono nella costruzione di ogni numero di Professione Veterinaria e a Fulvio Chiodini al quale vengono chieste incredibili acrobazie al fine di fare uscire puntualmente tutti i numeri del giornale.

Un grazie infine a tutti coloro ai quali abbiamo chiesto di dedicare tempo ed energie per produrre scritti da pubblicare ed agli amici che quotidianamente ci consigliano al fine di migliorare sempre la rivista.

Il problema dell’opportunità di vietare il taglio delle orecchie e della coda neglianimali da compagnia a scopo estetico è conosciuto da tempo, tuttavia, è bastato che la Regione Lombardia proponesse un progetto di legge in proposito per far riemergere la discussione in tutta la sua contraddittorietà.

Molti colleghi si sono irritati perché la categoria non è stata coinvolta dalle autorità politiche regionali in merito a questa decisione; tuttavia, come ribadito da una collega da noi intervistata in proposito, è un peccato, invece, che non siano stati gli stessi veterinari i fautori di un’iniziativa tanto intelligente e coraggiosa.

Certamente il problema non è solo nostro e dipende anche dallo scarso “peso” politico derivato dalla nostra incapacità di essere una categoria unita e consapevole del proprio ruolo nella società e verso gli organi di informazione.

Ma il problema del taglio a scopo estetico delle orecchie, oltre ad essere politico è, a mio avviso, anche e soprattutto etico. In effetti, così come ha suggerito un’altra collega, sia pure con le dovute proporzioni, la conchectomia si potrebbe paragonare alla questione dell’aborto in medicina umana.

Per tale ragione sarebbe quindi anacronistico che gli Ordini provinciali vietassero il taglio a scopo estetico se si trattasse di un fatto esclusivamente etico ma, dal momento che questo problema non riguarda solo la coscienza del veterinario, sarebbe auspicabile che la FNOVI si impegnasse a stabilire delle regole precise in merito, anche se a forte rischio d’impopolarità.

Odissea 2001

Èfacile comprendere come per la generazione che scriveva sulla Olivetti 22 con due sole dita - quella che guidava auto che obbligavano alla “doppietta” ma che si potevano aggiustare con del filo di ferro o con un pezzo di nastro adesivo - l’approccio al computer e ad internet sia stato difficoltoso e magari prevenuto, sia per motivi anagrafici che culturali. Nonostante alcune preclusioni mentali, questa generazione si sta adeguando all’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione ammettendone le enormi potenzialità ed il grande fascino. Nel 2001 gli italiani collegati in internet saranno 15 milioni - un dato molto importante che deve far riflettere sulla necessità di questo mezzo. Ma sono ancor più significativi questi numeri: gli iscritti al Forum SCIVAC sono più di 1000 e il sito SCIVAC, nel 2000, ha superato i 50.000 contatti. Questo significa che anche il mondo veterinario si sta avvicinando sempre di più a strumenti che potranno rivoluzionarlo. Provate a pensare ai vantaggi economici ed organizzativi derivanti dall’utilizzo esclusivo di internet: le comunicazioni congressuali arriverebbero a tutti con notevole risparmio sui costi di stampa e di spedizione e soprattutto senza i ritardi e i disguidi del nostro sistema postale; le informazioni sui corsi verrebbero inoltrate a tutti, in tempo reale, senza penalizzazioni per nessuno, indipendentemente dal luogo di residenza; tutte le pubblicazioni potrebbero essere realizzate e accessibili in rete, così come gran parte dell’aggiornamento professionale potrebbe essere organizzato per via telematica, evitando il dispendio di tempo e di denaro per i trasferimenti. I colleghi che già usano internet, e sono tanti, hanno già molti vantaggi, potendo accedere ai siti informativi delle associazioni di settore e conoscere in anteprima, prima del recapito postale, programmi e proposte; la stessa rivista Professione Veterinaria è pubblicata integralmente al sito dell’ANMVI. La rete offre inoltre la possibilità di aderire ai diversi Forum di discussione che, al di là di qualche intervento a volte inutile o soltanto polemico, sono un importante e forse insostituibile momento di aggiornamento scientifico e professionale. Certo l’adesione ad un forum - dati i numerosi interventi, un po’ di paura a mettersi in gioco e l’occasionale aggressività di alcuni colleghi- può spaventare ma certamente è una grande opportunità che non si può rifiutare. Non ci si può fermare e non si può permettere che il mondo, il nostro mondo professionale e i nostri colleghi vadano avanti senza qualcuno di noi. Navigare in Internet può essere una vera Odissea. …2001 Odissea nello Spazio, un bellissimo film…

Angelo Franceschini

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000 EDIZIONI SCIVAC - Anno 10, numero 12, mensile, dicembre 2000 Spedizione in abbonamento postale - 45% Art. 2 comma 20/b-Legge 662/96 - Filiale di Piacenza Concessionaria esclusiva per la pubblicità EDIZIONI VETERINARIE E.V. srl - Cremona
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Tel. 0372/403538 - Fax 0372/457091 email: fmanfredi@scivac.it Edizioni Veterinarie E.V. srl
di Fabrizio Pancini

Come giudichi la possibilità di entrata in vigore della legge regionale,peraltro non ancora approvata dal Consiglio Regionale della Lombardia,che stabilisce le “Nuove norme contro la recisione estetica di coda e orecchie agli animali di compagnia”, anche se ciò comporterà inevitabilmente una diminuzione degli introiti dei medici veterinari? Complessivamente considero quanto sta avvenendo in Lombardia un fatto preoccupante: è stato proposto, senza che la categoria sia stata assolutamente coinvolta, un rimedio del tutto inadeguato per un problema che i veterinari avrebbero dovuto avere il coraggio di affrontare già da tempo. Quanto agli effetti dell’entrata in vigore di una legge come quella proposta in Lombardia è facile prevedere un continuo ricorso a “scappatoie” fuori regione che ne vanificherà, almeno in parte, gli effetti e contribuirà ad aumentare il reddito (di quanto poi?) di qualche bravo “tagliatore di confine”.

Ai colleghi della Lombardia che ancora eseguono quest’intervento, consiglierei di fermarsi a riflettere e smettere fin d’ora senza attendere gli eventi. Educare la clientela alla conoscenza e al giusto rispetto del proprio cane significa porre le basi per un rapporto fiduciario che riserva un futuro di soddisfazioni professionali, e dunque anche economiche, che può facilmente consentire di fare a meno di qualche taglio d’orecchie.

Visto che molte migliaia di medici veterinari continuano ancora a praticare il taglio delle orecchie e della coda nei cani a scopo estetico,non ritieni che questa scelta possa rappresentare,oltre che una prova di insensibilità verso gli animali,anche un esempio dell’arretratezza culturale di molti colleghi in fatto di conoscenza etologica del linguaggio canino?

Insensibilità sì, arretratezza forse no. Lo dimostrano, a mio avviso, gli interventi sulla lista vetlink: nessuno ha pensato o tentato di difendere la pratica del taglio delle orecchie. Possibile che tra gli iscritti a questa mailing list non ci sia chi esegue tagli d’orecchie?

Non credo. Semplicemente la stragrande maggioranza dei colleghi, tra quelli che eseguono quest’intervento, sa bene di fare una scelta non difendibile, in ambito professionale, se non con motivazioni di ordine meramente economico …dunque il silenzio è d’oro.

Questa proposta di legge,che è stata finora proposta solo dalla Regione Lombardia,non creerà, oltre che delle disparità di comportamento e trattamento tra colleghi di regioni vicine,anche molta confusione e possibili scappatoie per aggirarla? Non

sarebbe,quindi,il caso che la FNOVI vieti fin d’ora in tutta Italia,attraverso gli Ordini provinciali,la pratica del taglio a scopo estetico?

In parte ho già risposto. Per il resto non so se la FNOVI abbia il potere reale di vietare tale pratica. Se così fosse, sarebbe bello vedere la FNOVI impegnata in un ruolo finalmente propositivo e d’avanguardia, anche se a forte rischio d’impopolarità.

Sei complessivamente soddisfatta della possibilità di entrata in vigore della legge regionale, peraltro non ancora approvata dal Consiglio Regionale della Lombardia,che stabilisce le “Nuove norme contro la recisione estetica di coda e orecchie agli animali di compagnia”,anche se ciò comporterà inevitabilmente una diminuzione degli introiti dei medici veterinari?

La pratica del taglio della coda e delle orecchie ai cani è sicuramente retaggio di tempi diversi e indifferenti alle sofferenze inflitte agli animali.

Lo scopo “di utilità” che nel passato potevano avere queste mutilazioni è senz’altro decaduto e non rimane che il motivo estetico o criminale nel caso dei cani tuttora impiegati nei combattimenti.

Il motivo economico, senz’altro presente, per il quale i veterinari hanno continuato ad effettuare il taglio delle orecchie è però nella mia opinione secondario al timore che lo stesso intervento sia eseguito da chi veterinario non è, cioè allevatori o “praticoni” senza scrupoli, e che quindi il rifiuto del veterinario comporti in realtà una sofferenza ben peggiore all’animale. Diciamo che, con le dovute differenze e proporzioni per ovvi motivi, si potrebbe paragonare tutto ciò alla questione dell’aborto in medicina umana.

Visto che molte migliaia di medici veterinari continuano ancora a praticare il taglio delle orecchie e della coda nei cani a scopo estetico,non ritieni che questa scelta possa rappresentare, oltre che una prova di insensibilità verso gli animali,anche un esempio dell’arretratezza culturale di molti colleghi in fatto di conoscenza etologica del linguaggio canino?

Non credo che i “tagliatori di orecchie” siano veramente migliaia, sarebbe anzi interessante sapere quale sia la reale percentuale di veterinari che esegue questo tipo di intervento. Tra le mie conoscenze, e non sono pochi i colleghi che conosco, quasi nessuno taglia orecchie. Per la coda secondo me il problema è un po’ diverso, credo lo facciano quasi tutti, ma sicuramente l’impatto “dolorifico” per l’animale è minore. Per quanto riguarda la presunta

insensibilità mi ricollego a quanto detto in precedenza, cioè che l’intervento potrebbe essere altrimenti eseguito senza anestesia né asepsi se fatto da persone incompetenti. Chi vuole a tutti i costi far tagliare le orecchie al cane lo farà, veterinari consenzienti o meno. Vorrei fare presente che è anche proibito abbandonare gli animali domestici, secondo la legge 281 del 1991, ma anche secondo l’art. 727 del codice penale, e che ciò nonostante ogni anno centinaia di migliaia tra cani, gatti, serpenti, uccelli (e chi più ne ha più ne metta) vengono regolarmente abbandonati con una percentuale di perseguiti direi ridicola. Ma chi è poi che dovrebbe fermare il passante possessore di mastino amputato e chiedergli di mostrare adeguato certificato?

Per quanto riguarda la conoscenza etologica del linguaggio canino il sovraffollamento delle città anche da parte dei cani rende praticamente impossibile rispettare nella maggior parte dei casi l’etologia della specie, quindi questo aspetto mi sembra, anche se reale, marginale.

Visto che questa proposta di legge è stata finora presentata solo dalla Regione Lombardia e che ciò creerà,oltre che delle disparità di comportamento e trattamento tra colleghi di regioni vicine,anche molta confusione e possibili scappatoie per aggirarla,non sarebbe il caso che la FNOVI vieti fin d’ora in tutta Italia,attraverso gli Ordini

provinciali,la pratica del taglio a scopo estetico?

È ovvio che una simile norma se riferita ad un’unica Regione ha un valore nullo. La gente si sposta per comprare una sedia, perché non dovrebbe farlo per tagliare le orecchie?

Però la Lombardia potrebbe portare a livello Nazionale la questione che non vedo perché dovrebbe essere rigettata. Ben altro impatto si avrebbe se la legge fosse nazionale.

Assolutamente inutile, e credo al momento anche non di competenza della FNOVI, proibire ai veterinari il taglio orecchie in assenza delle necessarie variazioni degli standard di razza portate avanti da chi di dovere, vedi ENCI e affini. Se i veterinari non possono operare, ma alle esposizioni canine è richiesto il taglio orecchie-coda ricadiamo nuovamente nell’ipotesi di intervento chirurgico eseguito questa volta costantemente da chi veterinario non è. Vi ricordo che in alcune razze il taglio è eseguito regolarmente dall’allevatore “a forbice” sul cucciolo di due settimane, quindi va proibita la pratica in sé, non l’esecuzione della pratica da parte dei medici veterinari. È ovvio che, una volta diventata illegale, se un veterinario infrange la norma debba subire una punizione.

Secondo me sarebbe però stato più utile, invece che fare “cadere” la legge dall’alto, attivarsi in una campagna di propaganda nazionale attraverso i media per fare realmente conoscere ai proprietari cosa significhi questo tipo di in-

tervento, perché spesso si ha l’impressione che chi lo richiede non si renda veramente conto delle sofferenze inutili che infligge al proprio beniamino.

Gianluca Zanaboni Medico Veterinario, libero professionista, Varese

Come giudichi la possibilità di entrata in vigore della legge regionale,peraltro non ancora approvata dal Consiglio Regionale della Lombardia,che stabilisce le “Nuove norme contro la recisione estetica di coda e orecchie agli animali di compagnia”, anche se ciò comporterà inevitabilmente una diminuzione degli introiti dei medici veterinari? Ritengo che sia un’ottima cosa anche se nutro qualche perplessità nel considerare alla stessa stregua la conchectomia estetica, intervento doloroso, inutile e sicuramente obsoleto e la caudotomia che, se praticata in età precocissima, ha sicuramente un impatto infinitamente meno traumatico sull’animale. Inoltre ritengo che in certe razze da lavoro l’amputazione della coda abbia uno scopo preventivo per alcune patologie traumatiche connesse con l’attività di questi cani. Per quel che riguarda il minore introito economico, almeno nel mio caso, ha un’importanza assolutamente irrilevante visto il tipo di rapporto che ho da sempre con il mondo degli allevatori e l’opera di convincimento che da anni pratico, nel non attuare tali interventi.

Visto che molte migliaia di medici veterinari continuano ancora a praticare il taglio delle orecchie e della coda nei cani a scopo estetico,non ritieni che questa scelta possa rappresentare, oltre che una prova di insensibilità verso gli animali,anche un esempio dell’arretratezza culturale di molti colleghi in fatto di conoscenza etologica del linguaggio canino?

È vero che praticare il taglio di orecchie e code può essere interpretato come espressione di insensibilità, ma non dimentichiamo che fino a pochi anni fa la partecipazione a mostre, esposizioni e gare di lavoro richiedeva il rispetto in tal senso degli standard di razza e pertanto in passato era considerato normale conchectomizzare i cuccioli di certe razze. Per quel che riguarda l’”arretratezza culturale” mi viene in mente che quando ero studente, purtroppo più di 20 anni fa, le poche nozioni disponibili di etologia canina me le dovevo cercare da solo sui libri di Lorenz, Mainardi o altri autori e temo che salvo qualche raro caso, anche oggi l’università latiti in tal senso. Spezzata questa piccola lancia per la categoria, sicuramente il veterinario di oggi che spazia anche in nuove branche come la psicologia comportamentale, non può che rallegrarsi della messa al bando di

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DALLA PRIMA PAGINA

DALLA PRIMA PAGINA

pratiche finalizzate unicamente ad appagare il piacere estetico umano a scapito di dolorose mutilazioni permanenti nell’animale.

Questa proposta di legge,che è stata finora proposta solo dalla Regione Lombardia,non creerà, oltre che delle disparità di comportamento e trattamento tra colleghi di regioni vicine,anche molta confusione e possibili scappatoie per aggirarla? Non sarebbe,quindi,il caso che la FNOVI vieti fin d’ora in tutta Italia,attraverso gli Ordini provinciali,la pratica del taglio a scopo estetico?

Sicuramente una legge che non abbia validità su tutto il territorio nazionale (mi viene in mente la situazione del microchip), si presta ad assurde situazioni dove il titolare di un ambulatorio al confine tra la regione Lombardia ed un’altra, rischia di vedere emigrare in ambulatori compiacenti ed extraregionali quella parte di proprietari di cani da esposizione, allevatori & C. e chi più ne ha ne metta, che ritengono che un cane per essere bello debba rispettare rigorosamente i dettami dei vecchi standard di razza. Si verrebbe a creare una pericolosa ed ingiusta situazione di sperequazione e di mancato rispetto delle pari opportunità tra colleghi, aprendo la strada a situazioni di concorrenza sleale o peggio ad un incremento dell’abusivismo da parte di chi, pur non avendone mai avuto il diritto e le prerogative, da sempre taglia orecchie e code. In questa sede non voglio commentare il tipo di sanzioni previste (ritiro della licenza?!!) e alla diversità di trattamento tra pubblico e privato per chi non dovesse ottemperare alla

nuova legge regionale, ma questo è un ulteriore motivo per il quale ritengo che la FNOVI debba intervenire a livello nazionale e con cognizione di causa affinché nasca una legge uguale per tutti e non il solito pasticcio all’italiana dove, aperta una strada nuova in contemporanea, si scoprono cento scorciatoie diverse.

RECENSIONE

Sei complessivamente soddisfatto della possibilità di entrata in vigore della legge regionale, peraltro non ancora approvata dal Consiglio Regionale della

La pubblicazione di questo testo avviene in un momento a dir poco cruciale per la medicina veterinaria e la sanità pubblica italiana nel suo complesso: in una situazione di considerevole incertezza e diffidenza da parte dei consumatori, ma anche di sconcerto degli allevatori e dei produttori corretti, la presenza capillare di un sistema di vigilanza efficiente che garantisca competenza nella prevenzione, ma anche certezza nell’intervento repressivo è condizione sine qua non per il ripristino di una credibilità che il comparto agro-zootecnico europeo in queste ultime vicende ha visto incrinarsi in modo preoccupante.

Il “Prontuario” rappresenta quindi lo strumento ideale per consentire agli operatori di superare nell’intervento sanzionatorio il disagio legato alla vastità e complessità delle normative veterinarie, disagio reso oggi ancor più vivo della recente emanazione del provvedimento di depenalizzazione. La materia è organizzata in due grandi aree tematiche: igiene della produzione e commercializzazione degli alimenti di origine animale da una parte e sanità animale - igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche dall’altra.

L’organizzazione del testo risulta veramente efficace e di immediata applicabilità: vengono infatti identificate centinaia di fattispecie con il relativo meccanismo sanzionatorio, i cui elementi fondamentali (legge ed articolo violati, tipo di illecito commesso, sanzione prevista e limiti edittali) sono facilmente trasferibili al modello di verbale di accertamento riprodotto in prefazione.

Ciò consentirà anche al personale meno esperto di formulare un provvedimento corretto che sia il meno suscettibile possibile di contestazione o addirittura di annullamento, evento che è sempre fonte di frustrazione per l’operatore, di dispendio di risorse per la pubblica amministrazione nonché origine di sfiducia nell’opinione pubblica.

Completa l’opera un CD-ROM contenente per esteso la normativa citata nel volume e che rappresenta un’ulteriore strumento di facilitazione per l’operatore nel rintracciare le fonti normative dei propri atti.

Lombardia,che stabilisce le “Nuove norme contro la recisione estetica di coda e orecchie agli animali di compagnia”,anche se ciò comporterà inevitabilmente una diminuzione degli introiti dei medici veterinari? Assolutamente soddisfatto; e comunque i maghi delle plastiche, se sono davvero tali, potrebbero mettere le loro capacità al servizio di cause migliori.

Visto che molte migliaia di medici veterinari continuano ancora a praticare il taglio delle orecchie e della coda nei cani a scopo estetico,non ritieni che questa scelta possa rappresentare,oltre che una prova di insensibilità verso gli animali,anche un esempio dell’arretratezza culturale di molti colleghi in fatto di conoscenza etologica del linguaggio canino? Non mi sono mai posto il problema, ma probabilmente - ora che ci penso - sì.

Visto che questa proposta di legge è stata finora presentata solo dalla Regione Lombardia e che ciò creerà,oltre che delle disparità di comportamento e trattamento tra colleghi di regioni vicine,anche molta confusione e possibili scappatoie per aggirarla, non sarebbe il caso che la FNOVI vieti fin d’ora in tutta Italia,attraverso gli Ordini provinciali,la pratica del taglio a scopo estetico?

Sarebbe un’occasione più unica che rara, per la FNOVI, di dimostrare che è in grado di fare qualcosa di utile.

Laura Bertazzoli Medico Veterinario, libero professionista, Feltre

Come giudichi la possibilità di entrata in vigore della legge regionale,peraltro non ancora approvata dal Consiglio Regionale della Lombardia,che stabilisce le “Nuove norme contro la recisione estetica di coda e orecchie agli animali di compagnia”, anche se ciò comporterà inevitabilmente una diminuzione degli introiti dei medici veterinari?

Giudico la proposta di legge degna di un paese civile. Riguardo agli introiti dei veterinari suppongo che potrebbero essere ampiamente recuperati se indirizzassero i loro sforzi professionali per esempio al controllo e alla diagnosi delle malattie ereditarie, attività ben più utile per la salute degli animali.

Visto che molte migliaia di medici veterinari continuano ancora a praticare il taglio delle orecchie e della coda nei cani a scopo estetico,non ritieni che questa scelta possa rappresentare, oltre che una prova di insensibilità verso gli animali,anche un esempio dell’arretratezza culturale di molti colleghi in fatto di conoscenza etologica del linguaggio canino?

Non sono un’esperta di etologia,

ma ho notato un crescente interesse delle persone in generale per il linguaggio della natura, e in tutto questo rientrano certamente anche il linguaggio e l’espressività canina. Forse c’è un desiderio di porre rimedio a tutto ciò su cui l’uomo è pesantemente intervenuto. Ed è un peccato che non siano stati i veterinari i fautori di un’iniziativa tanto intelligente e coraggiosa.

Questa proposta di legge,che è stata finora presentata solo dalla Regione Lombardia,non creerà,oltre che delle disparità di comportamento e trattamento tra colleghi di regioni vicine, anche molta confusione e possibili scappatoie per aggirarla?

Non sarebbe,quindi,il caso che la FNOVI vieti fin d’ora in tutta Italia,attraverso gli Ordini provinciali,la pratica del taglio a scopo estetico?

Anzi, ritengo che saranno proprio i colleghi delle regioni limitrofe i primi a chiedere una comparazione legislativa. Però, vista la naturale propensione delle Leggi Regionali a creare disparità e squilibri, auspico che la FNOVI possa intervenire a tale proposito. Ciò non potrà che sveltire la creazione di una legge nazionale, nonché colmare una lacuna dovuta alla nostra scarsa attenzione alla esigenze del pubblico, compreso quello canino.

Franco Fassola Medico Veterinario, Libero professionista, Asti Sei complessivamente soddisfatto della possibilità di entrata in vigore della legge regionale, peraltro non ancora approvata dal Consiglio Regionale della Lombardia,che stabilisce le “Nuove norme contro la recisione estetica di coda e orecchie agli animali di compagnia”,anche se ciò comporterà inevitabilmente una diminuzione degli introiti dei medici veterinari? In linea di principio la trovo una legge giusta, non posso entrare nel merito, perché non la conosco nel dettaglio.

Visto che molte migliaia di medici veterinari continuano ancora a praticare il taglio delle orecchie e della coda nei cani a scopo estetico,non ritieni che questa scelta possa rappresentare,oltre che una prova di insensibilità verso gli animali,anche un esempio dell’arretratezza culturale di molti colleghi in fatto di conoscenza etologica del linguaggio canino?

Non mi sento di esprimere un giudizio così drastico sulle conoscenze dei colleghi. Penso, che se ci si soffermasse un po’ a ragionare con il proprietario che richiede un intervento di taglio delle orecchie o della coda, spiegando l’importanza che hanno nella comunicazione con i consimili, e con l’uomo, forse si riuscirebbe a

Pier Carlo Taverna Medico Veterinario, libero professionista, Aosta
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convincere qualcuno a desistere. Purtroppo, anche da parte dei proprietari, non è infrequente osservare che i motivi etologici e di sensibilità verso il loro fedele amico, passano in secondo ordine, rispetto a quelli estetici. Per questo, a mio avviso, è importante la sensibilizzazione da parte del veterinario e, se una legge ci può essere di aiuto, ben venga.

Visto che questa proposta di legge è stata finora presentata solo dalla Regione Lombardia e che ciò creerà,oltre che delle disparità di comportamento e trattamento tra colleghi di regioni vicine,anche molta confusione e possibili scappatoie per aggirarla,non sarebbe il caso che la FNOVI vieti fin d’ora in tutta Italia,attraverso gli Ordini provinciali,la pratica del taglio a scopo estetico?

Su questo punto mi trovo perfettamente d’accordo, auspicherei che diventasse al più presto una legge nazionale.

Ferdinando Asnaghi Medico Veterinario, libero professionista, Milano

Il taglio delle orecchie e il taglio della coda sono pratiche chirurgiche veterinarie che per molte razze sono state per anni normalmente eseguite sulla quasi totalità dei cuccioli.

Con l’avvento di una maggior sensibilità a livello internazionale per gli animali d’affezione e l’intervento di movimenti animalisti, Verdi e altri affini, le sopraccitate pratiche sono state messe duramente in discussione e in alcuni paesi addirittura abolite completamente. Cio’ premesso vediamo la situazione in Italia. Nel nostro paese è ancora ammesso il taglio delle orecchie per tutte le razze. Solo a livello dell’ENCI è stata emessa una circolare riguardante i mastini napoletani che ammetteva al giudizio nei ring soggetti solo con orecchie integre se nati dopo il 1/7/1990 (protocollo n. 4913 del 18/6/1990). In seguito il 16/10/91 il Consiglio Direttivo dell’ENCI ha emesso una deroga a quanto sovraesposto ammettendo al giudizio anche i cani con orecchie tagliate (protocollo 13469). Per quanto riguarda le altre razze a tutt’oggi in Italia non esiste nessun divieto esplicito alla conchectomia.

Riguardo al taglio della coda non sussiste nessuna limitazione. Ma veniamo ad analizzare oggettivamente la questione.

Le razze sottoposte al taglio della coda sono moltissime e i motivi svariati: dai cani da caccia, terrier compresi, a cui il taglio della coda era utile per le situazioni venatorie, ai cani da utilità nei quali rappresentava un’utile diminuzione della possibiltà di essere immobilizzati in caso di scontro.

Per alcune razze poi, come per esempio i dobermann, la selezione genetica non preoccupandosi da anni della morfologia della co-

da ha fatto sì che la stessa assumesse forme e proporzioni molto esposte ai rischi di traumi e patologie.

Va anche detto, a rigor di verità che relativamente alla caudectomia anche in paesi ove la conchectomia è vietata da più di quarant’anni, tipo il Regno Unito, la stessa è permessa poiché eseguita prima dei quattro giorni di età e forse non così traumatica come la conchectomia.

Riguardo invece alla conchectomia la situazione è certamente più complessa.

È innegabile che il taglio delle orecchie sia un vero e proprio intervento chirurgico e che lo stesso comporti molte implicazioni.

Premettiamo che le razze soggette a conchectomia sono per lo più quelle da guardia, difesa e utilità. Questo forse anticamente per offrire meno presa all’avversario del contendere fosse uomo o cane.

Col passare del tempo anche se molte razze non avevano più una vera utilità nella conchectomia hanno conservato questa abitudine più per motivi legati al tipo di standard che per reali necessità. Anche qui però bisogna scindere ed analizzare profondamente il problema: è anche vero che molte razze non selezionando più sulla forma delle orecchie possono avere padiglioni auricolari altamente esposti a patologie secon-

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darie di tipo traumatico o infettivo. D’altronde è come un serpente che si morde la coda: chi mai parla delle otiti praticamente croniche di cui sono affetti molti coker (cane risaputamente ad orecchie integre) per via della forma esageratamente lunga delle orecchie? Nessuno, perché non fa notizia a livello di sensibilizzazione di massa!

Forse quindi più di disquisire della possibilità o meno di eseguire

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Massimo Piazza/Milano

caudectomie o conchectomie sarebbe ora di eseguire una stretta collaborazione scientifica fra veterinari e cinofili curatori degli standard di razza per venire ad una soluzione relativa a razze selezionate dagli uomini che possa definire i limiti di tollerabilità della funzionalità di una certa razza in relazione ai parametri vitali: faccio un esempio abbastanza alla portata di tutti e cioè quello del bulldog inglese. Non è forse vero che questa razza ha tali problematiche legate ad una vita normale da rappresentare un paradaosso? Perché di questo si parla poco?

Analizzato molto brevemente il problema da un punto di vista cinotecnico, veniamo ora a disquisire della posizione dei veterinari. Penso fondamentalmente che legalmente il cane in italia, ci piaccia o meno, è ancora un res: cioè una cosa. Quindi ad esclusione della legge 727 sul maltrattamento animale ogni propietario può fare sul proprio cane ciò che crede. Poiché nutro molti dubbi che una conchectomia eseguita secondo i canoni medici veterinari possa essere definità un’inutile crudeltà penso che a livello legale sia una battaglia persa! Diverso è l’aspetto che si presenta da un punto di vista deontologico. Sgombrando il campo da inutili ed assurde ingerenze degli ordini dei veterinari e soprattutto della FNOVI che reputo debba assolvere agli obblighi di statuto e non ostacolare involontariamente il lavoro quotidiano di noi veterinari, il vero problema della proposta di legge del consiglio regionale sta nella sua estensione a livello nazionale. Pochi infatti si rammentano che il Consiglio d’Europa circa dieci

anni or sono emanò una normativa a cui anche l’italia aderì circa il divieto di caudectomia e conchectomia. A livello squisitamente legale anche se una direttiva viene percepita per essere attuata abbisogna di un regolamento applicativo; questo non è mai stato approvato in Italia. Pertanto a tutt’oggi esiste un’adesione dell’Italia al divieto ma non è possibile applicarla. Basterebbe quindi emanare un regolamento applicativo e la legge diverrebbe attiva.

Relativamente poi alla crudeltà o meno di questi interventi non mi sento di entrare nel merito poiché sono solo ed esclusivamente di pertinenza di ogni veterinario con la propria coscienza ed il proprio pensiero scientifico. Si potrebbe avvicinare il problema agli obbiettori di coscienza in campo medico per alcune pratiche medico chirurgiche da non tutti accettate; certo è che non dovranno essere gli Ordini professionali o la Federazione degli ordini a dare indirizzi coercitivi sulla propria professionlità finché essa sia in regola con le attuali normative statali pena la limitazione della libertà personale professionale in contrasto con la Costituzione Italiana.

Ciò detto il problema è annoso e di difficile risoluzione se non si troverà una univoca interpretazione a livello nazionale dei divieti in oggetto, che funga da vera legge valida per tutti e soprattutto dappertutto.

Ci tengo comunque ancora una volta a ricordare il punto cardine di tutta la questione rappresentato dall’assoluta necessità futura di una stretta collaborazione fra veterinari ed allevatori al fine di modificare al limite alcuni stan-

dard di alcune razze senza peraltro perdere importanti patrimoni zootecnici e genetici in relazione a mode e tendenze non sempre dettate da razionalità ma molte volte anche con una grande componente di reazione emozionale.

Antonio Donzelli Medico Veterinario, libero professionista, Parma

Pratico la conchectomia a fini estetici da tempo e non mi sento in colpa di questo.

Si tratta di uno dei tanti interventi di chirurgia estetica che tempo fa erano giustificati con motivazioni sanitarie da parte di alcuni colleghi che adducevano un significato terapeutico ad esempio all’amputazione della coda (evitare che lo scodinzolio provocasse lesioni o fratture) o alla conchectomia stessa (per arieggiare il condotto uditivo e prevenire l’otite)… Ritengo che non ci sia la necessità di approvare una legge specifica che regolamenti il taglio delle orecchie e della coda: esistono già leggi sul maltrattamento degli animali da applicare nel caso in cui queste pratiche arrechino sofferenze agli stessi. Tuttavia non mi sento eticamente scorretto nell’esecuzione della conchectomia (intervento che non limita il comportamento naturale e la vita dell’animale) più che nell’esecuzione di una orchiectomia di un gatto (intervento che limita un aspetto importante della vita dell’animale, precludendo l’attività sessuale) a fini utilitaristici in quanto la sterilizzazione rende l’animale docile, evita la marcatura del territorio e permette di tenere relegato in pochi mq un

animale che ha perso gran parte delle sue attitudini naturali.

L’espressività animale non ha bisogno delle nostre modificazioni estetiche per manifestarsi, ma si estrinseca nelle interazioni dell’animale con l’uomo e con l’ambiente circostante.

A proposito dell’arretratezza culturale vorrei qualche chiarimento…

Le problematiche che potrebbe comportare l’entrata in vigore della legge regionale estesa in

ambito nazionale si sviluppano su tre ordini di considerazioni:

A)Considerazioni riguardanti i nostri rapporti con gli allevatori relative alla riduzione di consistenza numerica di cani iscritti a razze sottoposte a conchectomia.

Molti allevatori non produrrebbero più questi soggetti o cambierebbero razza e molti clienti non comprerebbero più cani appartenenti a queste razze. Chi sceglie un ca-

Il punto di vista bioetico

Negli ultimi tempi si è discusso,spesso in modo assai animato,sull’annoso problema del taglio della coda e delle orecchie nei cani,anche perché la Commissione Sanità della Regione Lombardia ha approvato all’unanimità, proprio in queste settimane, la proibizione di tale pratica per motivi estetici. È un provvedimento che tende ad allineare il nostro Paese con le direttive già previste dai partner comunitari e che tuttavia in Italia, proprio per la complessa articolazione delle situazioni, è destinato a sollevare non poche contraddizioni. Non dimentichiamo che la cinofilia del Bel Paese esce da un lungo periodo di fermento, durato perlomeno due anni, quando la spada di Damocle delle liste di proscrizione delle cosiddette “razze pericolose” non ha rischiato di tramutarsi in dura realtà. Abbiamo lavorato con grande passione per combattere l’infondatezza scientifica ed etica di quel disegno di legge e oggi possiamo dire che l’abrogazione degli articoli che prevedevano la designazione di razze potenzialmente pericolose può essere salutata come una grande vittoria di tutta la cinofilia. Tuttavia abbiamo potuto constatare di persona come non sia facile far prevalere la correttezza scientifica davanti al dilagare di interessi politici e di rappresentanza; purtroppo anche nel mondo scientifico non furono pochi quelli che presentarono un atteggiamento dimesso, rendendosi disponibili a mediazioni di basso profilo. Ma questo è niente se pensiamo alle situazioni legate alla legge 281/91 - dove l’esclusione dei medici veterinari è più che evidente -, alla gestione a dir poco vergognosa di certi canili, alla totale assenza delle istituzioni in alcune aree del nostro Paese. Abbiamo dei “rifugi” dove gli enti protezionistici si rifiutano di dare i cani in adozione, e non solo per eccesso di tutela. Leggo che nel leccese l’Enpa ha deposto una denuncia in procura contro il canile di Nola per aver “disposto la cauterizzazione” - a opera di personale laico - delle corde vocali a duecento cani. L’agghiacciante realtà dei canili si consuma, soprattutto al Sud, nella latitanza degli organi amministrativi che non consentono ai servizi veterinari di avere gli strumenti per intervenire con efficacia sul fenomeno del randagismo e sulla gestione dei rifugi. In altri casi si deve fare i conti con una strisciante complicità con la malavita, che lucra su ogni cane denunciato con un giro d’affari di alcuni miliardi, o subire l’ingerenza pietistica, portata avanti con assoluta incompetenza, di molte realtà protezionistiche che, anche con le migliori intenzioni, malinterpretano le effettive necessità dei cani. I medici veterinari sovente sono l’anello debole di una filiera perversa di omissioni radicata nel tessuto sociale e nelle amministrazioni pubbliche. In questa bolgia di situazioni di ben altro spessore si può ben capire come la discussione sull’integrità o sul diritto all’integrità possa assumere il profilo di un mero bizantinismo. Ma tant’è. Non è forse vero che la reificazione dell’animale contribuisce a incrementare le peggiori manifestazioni di “zooantropologia ancestrale” come il combattimento tra cani? Allora è forse utile iniziare un confronto su questi temi e chiedere ai bioeticisti di riflettere sulla rilevanza etica dell’integrità. Un avvertimento è d’obbligo: non sarà un compito facile. Perché se è immediato comprendere il significato etico della “non sofferenza”- e pertanto dell’attenzione verso ogni forma di dolore “provocato senza una motivazione terapeutica” ossia non nell’interesse di chi viene esposto allo stimolo algico - molto più difficile è assegnare un ruolo di rilevanza etica all’integrità, quando nella vita quotidiana e nell’esercizio dell’attività sperimentiamo l’aleatorietà del concetto stesso. Ecco allora che si viene a creare una notevole differenza in termini bioetici fra il taglio delle orecchie, prassi accompagnata da sofferenza e da postumi di convalescenza, e il taglio della coda, che ovviamente non ha la medesima configurazione in dolore. Un altro aspetto, degno di rilevanza morale, ci viene dato dal welfare animale, in termini di frustrazione nel soddisfacimento di appetenze comportamentali e comunicative e/o deprivazione nell’ontogenesi del corretto profilo etologico. A questo riguardo la discussione scientifica è aperta, anche perché, se è indubbia la ricaduta negativa di pratiche come la laringectomia o l’onicectomia, più controverso è il significato di deprivazione zoosemiotica in esito alla caudotomia.

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ne di razza, spesso è attratto prima dall’aspetto esteriore, poi conosce il carattere specifico.

B)Considerazioni relative alle entrate per il mancato apporto economico derivante dalla conchectomia. Non sarà determinante: già stiamo correggendo portamenti non ottimali di code e orecchie integre per migliorare l’“espressività” in soggetti da esposizione…

C)Considerazioni riguardanti la selezione di queste razze. Probabilmente nella ricerca di soggetti che trasmettono caratteristiche estetiche fin ora trascurate (“orecchie piccole e ben orientate” e, coda con portamento ottimale) si perderà gran parte di patrimonio genetico favorevole a carattere o salute, perché presente in soggetti non dotati delle caratteristiche estetiche ricercate… Comunque sui ring vincerà purtroppo sempre il più bello (quello che maggiormente esprime lo standard specifico della razza) mai il più intelligente, vivace, simpatico o socievole.

Il problema del taglio delle orecchie e della coda non mi sembra che possa rientrare nei principi informatori del “Benessere animale” se questo si deve intendere come una garanzia di “buona salute”, perché l’intervento, sia pure apparentemente traumatico, è praticato solo nei primi giorni di vita del cane, quando i livelli del sensorio sono ancora poco evoluti, mentre tale intervento nel prosieguo della sua vita risulta assolutamente ininfluente sulla integrità della sua salute.

Il problema ritengo invece che debba essere esaminato con prudenza e buona volontà ma, in ogni caso, sotto il profilo principalmente zootecnico.

Difatti per le razze interessate al taglio non si dovrebbe fare a meno di riflettere su alcune ovvie considerazioni:

–la inattuabilità di una norma traumatizzante per non incorrere nella perdita di un prezioso patrimonio zootecnico;

–la necessità di una uniformità normativa su tutto il territorio nazionale al fine di evitare che difformità regionali vanifichino le eventuali disposizioni di buon senso;

–la definizione di adeguate modifiche agli standard internazionali di razza prima di procedere ad eventuali imposizioni di norme restrittive.

Il problema del taglio della coda per alcune razze può essere visto tuttavia sotto il profilo del “Benessere animale” ma in termini ribaltati perché non si sta certamente dalla parte del cane se per il lavoro a cui esso è chiamato, la sua coda deve incorrere in facili ulcerazioni, fratture e lacerazioni a causa della sua lunghezza e quindi a costanti sofferenze per tutta la sua vita.

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Le razze canine su cui si pratica la caudectomia e la conchectomia sono state allevate nel rispetto di uno standard morfologico internazionale riconosciuto ufficialmente da moltissimi anni, che ha creato nell’uomo un modello estetico, ormai consolidato attraverso il proprio sistema ricettivo, nel sistema personale di acquisizione dati. La variazione traumatica del modello acquisito porta inevitabilmente al rifiuto del modello altera-

to che equivale ad una recessione di interesse sulla razza, con la conseguente involuzione nella sua produzione, al limite, fino alla sua estinzione.

Così si sta verificando in Germania dove per la razza Dobermann la produzione di cuccioli è scesa fino ad ora del 45% dopo l’applicazione del divieto di taglio.

Non si può infine ignorare che in alcune razze tra cui l’Epagneul Breton, il Cocker, il Beagle, il Bob-

tail, il Bulldog ed altre nascono anche soggetti con la coda naturalmente corta, come se la natura si fosse sensibilizzata alle necessità operative del cane segnalando al legislatore che nell’interesse stesso del cane farebbe meglio ad istituire un programma di ricerca di contenuto genetico per studiare la possibilità di ottenere naturalmente, attraverso opportuni criteri di selezione, le code corte per quei cani che ne hanno bisogno.

A parte quindi ogni possibile indirizzo proveniente dai freddi Paesi Nordici, l’intelligenza e la sensibilità italiana dovrebbero portare il Ministero della Sanità in sinergia con quello delle Politiche Agricole e Forestali ad operare con la consulenza della Federazione Cinologica Internazionale e dell’ENCI per addivenire ad una soluzione tecnicamente producente del problema.

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Nel Regno Unito di Inghilterra e di Gran Bretagna, si sa, il taglio delle orecchie è vietato sin dalla fine del secolo scorso. Nel 1898, l’allora Principe di Galles, che nel 1901 sarebbe salito sul trono con il nome di Edoardo VII, vietò l’amputazione dei padiglioni auricolari previsto allora dagli standard di varie razze, come il boxer, l’alano, il dobermann, etc. Si disse non senza un pizzico di malizia che si era trattato del capriccio di un principe, del cui amore per i cani nessuno dubitò tanto che i sudditi ubbidirono al suo “editto”, in verità, sul piano costituzionale non corretto. Le conseguenze sull’allevamento non tardarono a farsi sentire. L’English White Terrier, per il quale lo standard prevedeva il taglio delle orecchie, non fu più allevato tanto che nei primi anni del nostro secolo gli ultimi esemplari di questa razza scomparvero dalla circolazione a tutto vantaggio del Bull Terrier il quale aveva, e ha tuttora, le orecchie erette naturalmente. Il divieto del taglio delle orecchie si estese subito dopo a tutti i Paesi del Commonwealth britannico e successivamente ai Paesi finnoscandinavi e all’Olanda. Oggi in quasi tutta l’Europa la legge vieta l’amputazione tanto delle orecchie che della coda con il rischio di trasformare alcune razze. Ad esempio, in Germania hanno descritto nello standard del boxer e dell’alano la conformazione dell’orecchio integro commettendo l’errore di copiare gli standard inglesi che prevedono un padiglione auricolare molto più leggero e sottile di

quello naturale. E poiché in ogni cane, come ben sanno gli allevatori, la forma e la consistenza delle orecchie in armonia con il disegno del cranio, oggi si vedono in Germania esemplari di boxer e di alani con crani molto stretti e, per di più, convessi invece che quasi piatti come prescrivono i relativi standard. Sempre in Germania, il club del Dobermann, con più intelligenza, non ha inserito nello standard della loro razza alcuna descrizione della conformazione delle orecchie integre.

Per la coda il problema è ancora più complesso tanto che nella stessa Inghilterra 800 veterinari hanno protestato per il relativo divieto. Il perché è chiaro. I terrier, i cani da ferma poco veloci, i cani da cerca rischiano di martirizzare quando lavorano in tana, o fra i cespugli e nel sottobosco.

Inoltre, per tutte le razze si pone il problema che la coda, mai selezionata per essere integra, rischia d’avere una conformazione del tutto fantasiosa. La prova, la offre l’ultimo standard del Rottweiler che, dopo avere descritto la forma della coda integra, procede alla squalifica degli esemplari che l’hanno naturalmente “spezzata” o rivoltata verso il dorso.

Il Consiglio regionale della Lombardia si accinge ad approvare un progetto di legge - già passato in commissione sanità - che vieta il taglio delle orecchie e della coda dei cani per motivi estetici. La proposta non mi piace. Può non essere inutile che ribadisca la mia ferma contrarietà nei

confronti di qualsivoglia intervento sugli animali più o meno chirurgico, per ragioni estetiche o per ragioni di utilità economica per gli uomini. Ciononostante non mi piace ugualmente.

Non soltanto per ragioni tecniche che tengono conto dell’interferenza della normativa proposta nella potestà dello Stato, con il richiamo alla sanzione penale a norma dell’art. 727, o per il diverso trattamento sanzionatorio nei confronti dei veterinari pubblici e privati inadempienti.

Non mi piace soprattutto perché considero un brutto segnale il ricorso a vincoli di legge, sanzioni penali ed amministrative, che dettano comportamenti che dovrebbero essere semplicemente ispirati dalla morale collettiva e dall’etica professionale di ogni veterinario.

Il veterinario che dopo un lungo corso universitario affronta la professione, utilizza un bagaglio di nozioni scientifiche e tecniche per offrire agli animali ogni possibilità per raggiungere o mantenere una soglia minima di benessere e le condizioni fisiche ottimali che possono assicurargli la dignità dovuta ad ogni essere vivente. Altri invocheranno anche ragioni utilitaristiche nella previsione di ottimi arrosti, stufati o insaccati per il piacere e la salute dei consumatori.

Non mi pare, però, che ai giovani studenti di veterinaria sia offerto un corso di etica, a meno che non si voglia esaurire la conoscenza di questa disciplina nelle nozioni relative al codice deontologico all’interno dello studio della medicina legale.

Io intendo riferirmi all’etica tout court e non solo all’etica professionale che di quella è parente

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prossima. Penso, cioè, ad un modello di comportamento generale che non riguarda certo la vita privata di cui m’importa poco o nulla. Considero, invece, I’esercizio professionale un’attività di pubblica utilità che dovrebbe, quindi, essere rispettosa della sensibilità collettiva e ad essa ispirare i comportamenti.

Mi chiedo, però, se tali ,comportamenti possano essere imposti per legge.

A parte i dubbi sull’efficacia di una norma circoscritta in un ambito regionale, resta fermo il rifiuto per questi interventi ispirati da una sorta di moralità provvisoria

Il legislatore, cioè, ritiene moralmente ripugnanti atti e comportamenti che possono colpire la pubblica opinione perché riguardano categorie di animali cosiddetti d’affezione, cui sono in misura prevalente indirizzate le attenzioni dei cittadini, ma preferisce ignorare atti, altrettanto gravi e ben più brutali, a danno di altre categorie di animali.

Il principio sembra ispirarsi ancora una volta, alla tutela di un bene piuttosto che al rispetto dell’essere vivente e dunque maggiore tutela agli animali-beni a cui l’opinione pubblica assegna un alto valore affettivo, minore o nessun rispetto per le categorie di animali di consumo.

Se il principio generale è il benessere degli animali come si giustificano e si tollerano tutti gli interventi sugli animali che quotidianamente sono praticati negli allevamenti?

In grande quantità nella stessa Lombardia dove notoriamente è molto alta la concentrazione di “lavorazione” degli animali. Dalla recisione delle corde vocali all’asportazione delle unghie e dei denti alla limatura del becco. Insomma una moralità su due livelli l’uno elettoralistico, l’altro commerciale, rigorosa su una faccia, tollerante sull'altra. Quando le logiche degli interventi legislativi sull’etica sono condizionati da interessi così contrastanti, altro non resta che rifugiarsi nella morale individuale la quale soltanto, se diventa coscienza collettiva, può risparmiarci certe pratiche riprovevoli.

Alcuni Indios dell’Amazzonia usano inserire una sorta di piattino nel labbro inferiore, le femmine umane occidentali usano colorare i capelli o siliconarsi, i maschi umani occidentali gonfiano artificialmente i bicipiti, quelli orientali considerano positivamente il ventre gonfio; in ogni caso sono canoni intra species ad uso e consumo della specie stessa. Anche tra gli altri animali troviamo livree nuziali e colori (naturali) ad esaltare determinate parti, certo noi non impazziamo per un sedere rosso fuoco come i babbuini, e

certamente un babbuino non impazzirà per un’abbronzatura da lampada. Allora perché arrogarsi il diritto di modificare l’aspetto fisico, con vere e proprie mutilazioni, dei cani, nostri compagni di strada? Certo noi umani non siamo nuovi nell’infliggere mutilazioni ai più deboli, ai più indifesi anche tra umani stessi, basta pensare alle mutilazioni sessuali imposte a migliaia di bambine nel mondo, ma questo non può essere una giustificazione, tutt’al più è una aggravante!

La pratica del taglio della coda e delle orecchie è una pratica utilitaristica: sottrarre parti deboli come l’orecchio agli attacchi dei lupi, per i cani pastore o di altri cani per i “combattenti”; facilitare il cacciatore nelle siepi o nelle paludi; infine il taglio contemporaneo di coda ed orecchie per certe razze soprattutto per far sembrare più aggressivo il cane. Dimentichiamo come è bello un boxer con coda e orecchie lunghe. Senza approfondire le tecniche adoperate, ben sapendo però che un taglio di coda mal fatto, ad esempio nel mezzo di una vertebra anziché tra le vertebre, può dare problemi per tutta la vita, va ricordato che tale pratica immora-

IL

ART. 1

È vietato il taglio delle orecchie e della coda ai cani randagi, liberi e di proprietà, fatti salvi straordinari interventi medicoveterinari, non di natura estetica, resi necessari da gravi condizioni di salute delgi animali.

ART. 2

I trasgressori dell’art. 1 della presente legge sono perseguiti a norma dell’articolo 727 del codice penale. I veterinari che violano l’art. 1 sono sospesi dalle proprie funzioni per almeno 30 giorni se dipendenti da pubblica amministrazione e viene revocata la licenza se liberi professionisti. In caso di recidiva da parte dei veterinari dipendenti da pubblica amministrazione vengono applicate le sanzioni disciplinari piùgravi fino al licenziamento.

ART. 3

Ai fini dei controlli sul rispetto della presente legge i proprietari di animali da compagnia ed i veterinari dovranno poter dimostrare, esibendo la documentazione e i referti veterinari, che le amputazioni di orecchie o coda siano avvenute in data precedente all’entrata in vigore della presente legge.

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T.N.TMONOUSO MEDICAZIONE CHIRURGICA
APPROVATA
-
02/96459711 DALLA PRIMA PAGINA LEGGE REGIONALE
NOV.
DALLA COMMISSIONE SANITÀ DELLA REGIONE LOMBARDIA
16
2000

le è spessissimo effettuata senza una specifica preparazione e sopratutto senza anestesia, è infatti ancora diffusa la credenza che nella prima settimana di vita i cuccioli non sentano dolore. Per quanto riguarda il dolore è come per i diritti, non saperli esprimere non significa non averli. Alcuni veterinari però già si rifiutano di praticare queste mutilazioni ed il loro esempio andrebbe seguito da tutti i professionisti in attesa di una normativa in materia che sancisca il divieto assoluto o di un divieto espresso nel Codice deontologico della categoria. Quantomeno questo esempio andrebbe già valorizzato all’interno dello stesso studio veterinario con un’apposita comunicazione alla clientela (non si possono dimenticare dati oggettivi di fronte ad una richiesta sempre più fuoriluogo del cliente) poiché ormai questa valutazione etica è diventata, e sempre più diventerà, un discrimine anche nella scelta del professionista cui rivolgersi. Nel frattempo si potrebbe arrivare ad un protocollo d’intesa tra veterinari, Associazioni e/o singoli, e la LAV, guardando alla legislazione degli altri Paesi che hanno già vietato il taglio della coda e delle orecchie.

Un cane “gadget” acquistato o adottato per capriccio o per snobismo, “oggetto” sociale di lusso o nuovo giocattolo per un bambino; un cane comprato per “utilità”, un manovale per cacciare, proteggere, custodire o per svolgere qualsialsi altro servizio; un cane snaturato per il piacere personale di un umano è sempre il “perdente”, avviato ad una difficile avventura, quindi sacrificato. Chi siamo per arrogarci questo diritto?

Marco Poli

Centro Comunicazione & Sviluppo - Care - Lega Nazionale per la Difesa del Cane

Tagliare la coda ad un cane significa togliergli un importante mezzo di comunicazione con i propri simili. La coda mantenuta rigida e verticale oppure tra le zampe permette non solo un potente segnale visivo, ma anche un rilevante messaggio olfattivo, in quanto incrementa od ostacola la diffusione del proprio odore da parte delle ghiandole della regione anale: senza di essa diviene più difficile manifestare gli atteggiamenti di dominanza o sottomissione così fondamentali nei rapporti intraspecifici. E impedire all’animale la possibilità di scodinzolare sarebbe un po’ come bloccare in un uomo la capacità di sorridere. Analoghe considerazioni, seppure in maniera meno marcata, valgono per le orecchie.

La natura ha impiegato migliaia di anni per selezionare code e orecchie “giuste” per ogni tipo di cane: la loro mutilazione equivale necessariamente a una menomazione etologica e fisiologica dell’individuo. Per quanto concerne le orecchie lunghe, credo poi che non sia

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da trascurare la loro funzione protettiva dai rumori assordanti della nostra società, tanto più per un apparato uditivo così sensibile come quello del cane.

Inoltre, qualunque tipo di amputazione non può non implicare vari gradi di sofferenza: dall’agitazione durante la fase preparatoria al trauma dell’intervento, dal dolore postoperatorio alle sofferenze e ai disagi durante la cicatrizzazione. Una serie di lesioni psicofisiche

effettuata per ragioni meramente estetiche, tra l’altro derivanti più da tradizioni culturali che da considerazioni oggettive: ho conosciuto numerosi proprietari di boxer, dobermann, schnauzer, ecc. che trovavano splendidi i loro cani e inorridivano al solo pensiero di immaginarli con code e orecchie mozzate.

La Lega nazionale per la difesa del cane e Care (Cooperation for animal rights in Europe) fondano

la loro azione su quei principi etici che hanno segnato il progresso civile dell’umanità e cercano di parlare a nome degli altri inquilini di questo pianeta che non hanno voce per difendersi: è dunque loro compito opporsi con fermezza alla prosecuzione di qualunque genere di comportamenti umani causanti ingiustificata sofferenza agli animali, comprese le usanze retrive del taglio di coda e orecchie. Care, emanazione della Lega per la

difesa del cane mirante a diffondere in tutta Europa i diritti degli animali, si propone di perseguire il divieto di tali pratiche a livello di Unione Europea. Nel frattempo si appella ai medici veterinari affinché, coerentemente con i principi deontologici che nobilitano la categoria e con l’autorevole esempio che costituiscono per i proprietari, svolgano un’opera di sensibilizzazione al riguardo, giungendo al rifiuto di acconsentire a simili richieste. ■

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Osservazioni sul divieto di caudectomia e conchectomia nel cane

In riferimento all’approvazione in Commissione Sanità della Regione Lombardia,in data 16.11.00, del provvedimento riguardante “divieto di taglio di orecchie e coda per motivi estetici nel cane ”, immediatamente bloccato e non approvato dal Consiglio regionale, si ritengono opportune e doverose alcune considerazioni che contribuiscano a chiarire alcuni concetti di fondamentale importanza per una disamina del divieto in oggetto condotta con il necessario rigore scientifico ed onestà intellettuale:

1.l’inserimento del divieto di caudectomia e di conchectomia (art. 10) nell’articolato della Convenzione europea (1987) per la protezione degli animali da compagnia e tutela del benessere (animalwelfare) degli stessi è da considerarsi scientificamente errato, in quanto gli interventi di caudectomia (amputazione della coda) e di conchectomia (amputazione del padiglione auricolare) in sé stessi non possono essere considerati in alcun modo invasivi, non presentano dolorabilità apprezzabile nell’animale se eseguiti da medici veterinari professionisti.

L’intervento di caudectomia nel cucciolo, al contrario, garantisce la qualità della vita (benessere) nel cane adulto per numerose razze canine con funzioni venatorie, pastorali, di utilità (difesa e compagnia). È infatti noto come in queste razze, se non caudectomizzate in età neonatale, la necessità di interventi chirurgici e medicazioni frequentemente ripetute e dolorose sono probabili nel cane adulto che presenti traumi caudali; tali interventi medicamentosi, spesso, finiscono per provocare irritazioni e disagi per il cane. Qualora si renda necessario un intervento chirurgico per l’amputazione della coda gli esiti, spesso dubbi, risultano comunque fortemente invalidanti, con gravi riflessi a livello comportamentale e deambualtorio, per il cane stesso.

L’amputazione della coda in un cucciolo, se eseguita con il sussidio delle conoscenze tecniche da medici veterinari professionisti, nei primi giorni di vita (mielinizzazione sistema nervoso cerebrale incompleta), si presenta come assolutamente indolore, non prevede decorso postoperatorio, non comporta conseguenze di sorta e nessun particolare disagio per l’animale, mentre lo stesso intervento nell’adulto risulta improponibile e sempre estremamente invasivo

a livello psico - fisico per il cane. Ancora in riferimento alla caudectomia è necessario evidenziare una riduzione, nei soggetti appartenenti alle razze tradizionalmente caudectomizzate rispetto a quelli che mantengono coda integra, della esposizione dell’appendice caudale a traumi, fratture, ulcerazioni con possibili conseguenti fenomeni di necrosi e/o automutilazione nelle razze da caccia come nelle razze da difesa, utilità, compagnia e meticci.

Per le razze da caccia l’alto rischio di traumi caudali è a tal punto accertato che in Germania, dove il Bundesrat (Consiglio del governo tedesco) ha recepito la Convenzione europea per quanto riguarda il divieto di caudectomia e conchectomia, è prevista eccezione per dette razze e/o soggetti con funzioni venatorie. Per i cani appartenenti alle razze da compagnia, difesa, utilità che convivono con l’uomo si inizia ora a parlare di eventuali rischi per l’appendice caudale.

La brevità della coda (caudectomia neonatale) inoltre non comporta alcuna deprivazione comunicazionale per il cane (falso etologico) e per i Canidi in generale (v. Hyaena hyaena) quando la coda raggiunga (4ª - 5ª vertebra caudale) la regione ano - genitale.

Personalmente ritengo che per i cani che vivono nelle abitazioni ed in città esistano vere e proprie “barriere architettoniche”, ostacoli derivanti dall’architettura degli

abitati e dall’arredamento delle abitazioni che spesso sono di impedimento per naturali esigenze fisiologiche e comportamentali dello stesso animale cane. Recentissime ricerche canadesi indicano le razze a pelo raso con coda allungata ed assottigliata (assottigliamento vertebre caudali del rachide), viventi all’interno delle abitazioni umane come maggiormente esposti al rischio di traumi caudali, stante la crescente tendenza umana ad un progressivo inserimento del cane, come animale da affezione, nella nicchia abitativa dell’uomo stesso.

Anche per le razze non adibite ad attività venatorie e non ufficialmente classificate tra le razze da caccia esistono controindicazioni al mantenimento della coda integra.

Appare chiaro, allora, come l’intervento in oggetto - assolutamente indolore - non comporti nessun tipo di violenza nei confronti del cane e non sia in alcun modo in contrasto con i principi di tutela del benessere degli animali da affezione e dei diritti degli stessi contenuti nella Convenzione (ETS 125) del Consiglio d’Europa del 1995 a Strasburgo, dalla quale il provvedimento lombardo 16.11.00 e leggi di alcuni paesi europei traggono origine. Le indicazioni zootecniche, contenute nella Convenzione europea in oggetto, riguardanti il divieto di caudectomia/conchectomia

e la pianificazione di screening per la lotta alle diverse patologie congenite e/o ereditarie,sono presentate come volte ai principi di benessere animale e tutela dell’animale stesso. I due punti ora esposti non sono compatibili, non sono accomunabili in tal direzione: mentre le indagini sanitarie nella selezione canina tendono al miglioramento igienico - sanitario (qualità della vita) dell’animale cane, rappresentando quantomeno un tentativo di indicazione statistica dell’andamento della patologia nella popolazione razziale con conseguenti applicazioni selettive, quindi in direzione dei principi di tutela di individuo, di razza, di specie, altrettanto - di certo - non è possibile affermare per quanto riguarda il divieto di caudectomia che si configura come presa di posizionepolitica, quindi non osservante norme zootecniche e rigorosi criteri scientifici. Il divieto di caudectomia provocherebbe sconquassamenti selettivi e zootecnici estremamente dannosi anche per la tutela e la salvaguardia delle razze canine arrecando notevolissimi danni al pool genetico delle diverse popolazioni razziali canine in questione, selezionate ed allevate da secoli con appendice caudale amputata.

Il divieto di caudectomia non apporta miglioramento igienico - sanitario - zootecnico alcuno, tantomeno è da intendersi come indicazione per un migliore benessere animale.

Per quanto concerne la conchectomia è doveroso ribadire il concetto, come per la caudectomia, di assente dolorabilità nella mera esecuzione dello stesso intervento se ad opera di medico veterinario professionista, ma risulta necessario un distinguo tra i due interventi per quanto riguarda la fase postoperatoria (decorso postoperatorio): nella caudectomia il decorso postoperatorio risulta praticamente inesistente, banale, ininfluente sul benessere del cucciolo, nella conchectomia il decorso postoperatorio è più complesso rispetto a quello della caudectomia, inoltre la durata, e la eventuale invasività psicologica dello stesso decorso risultano essere direttamente proporzionali al tipo di esecuzione dell’intervento (“taglio alla base” - “taglio alto”). Probabilmente per il secondo tipo di intervento (“taglio alto” da intendersi come amputazione e rimodellamento del padiglione auricolare mediante bendaggi e tecniche di sostegno del padiglione auricolare) si renderà necessaria una revisione con riduzione del margine per semplificare il decorso postoperatorio dell’intervento;

2.il provvedimento di “divieto di taglio di coda e orecchie per motivi estetici nel cane” presenta alcune inesattezze concettuali che inevitabilmente inducono in errori interpretativi forieri di delibere e conseguenze errate. I reali motivi dell’intervento di caudectomia e conchectomia sono oggi difficilmente individuabili con precisione. È corretto ritenere, in verità, che detti interventi prevedano insieme causale la cui definizione sarà tradizionale - culturale - funzionale - igienico - sanitaria - estetica - pratico - adattativa. Il complesso delle concause sopracitate probabilmente definisce la odierna reale motivazione degli interventi in questione nel cane. La caudectomia e la conchectomia sono arrivate nel sec. XXI come antico bagaglio storico - adattativo - evolutivo - culturale di numerose razze canine, in quanto tali dunque non definibili come interventi meramente estetici o di chirurgia cosmetico - plastica. Questi interventi nel Canis familiaris sono stati tramandati nel corso dei secoli come funzionali, in seguito la componente causale estetica ha senza dubbio incrementato il proprio peso specifico nell’insieme motivazionale di cui sopra senza mai assumere tuttavia valore in modo univoco e predominanza in senso assoluto. La definizione “ per motivi estetici” ri-

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L’APPROFONDIMENTO

sulta pertanto errata e rende impraticabile il provvedimento stesso che la contiene in quanto inattuabile una reale ed esatta distinzione tra le citate concause di detti interventi. In riferimento segnatamente alla caudectomia le prove dell’erroneità della individuazione motivazionale estetica sono ormai acquisite.

Una trattazione realmente esaustiva dell’argomento richiederebbe tempi e spazi diversi e dovrebbe svolgersi in termini antropologici, etologici, psicologici, estetici ed inerenti alla filosofia estetica (concetto del bello - recettori estetici nell’uomo culturale), etici e biotici, zooantropologici, sociologici, semiologici, non tralasciando l’imprescindibile esigenza di identificazione di razza(immedesimazione) e rappresentazione dell’uomo in quanto animale simbolico per eccellenza, culturali.

Il divieto della caudectomia comporterebbe una progressiva ed inarrestabile disaffezione da parte dell’uomo per le razze sottoposte a tale divieto e per motivi funzional - sanitari (forte limitazione della funzione - continue spese veterinarie a causa dei traumi caudali per le razze da caccia che sono chiamate a prestare il loro ausilio nel fitto della vegetazione alla ricerca del selvatico e, in egual misura, per le razze da difesa, utilità, compagnia che oggi vivono inserite nella nicchia sociale umana, nelle abitazioni a stretto contatto con l’uomo, condizione questa che ha come conseguenza frequenti ulcerazioni, ferite, fratture di origine traumatica) e per motivi estetici (assuefazione e difficoltà di conversione dei recettori estetici nell’essere umano). Disaffezione che causerebbe un netto rallentamento dell’allevamento ed un marcato depauperamento quantitativo e qualitativo delle razze in questione con inevitabile ed incalcolabile danno zootecnico che non può non destare serie preoccupazioni. Danno zootecnico che decreterebbe la estinzione di razze oggi allevate con successo. In alcuni Paesi le razze che hanno cominciato ad osservare questo divieto (da legge nazionale) presentano un calo di iscrizioni che rasenta il suicidio

zootecnico.

Per chiarezza è utile sottolineare come in Inghilterra la legge sul divieto di conchectomia sia in vigore da circa un secolo, mentre alcuni anni or sono l’Associazione degli Allevatori inglesi con il Kennel Club e l’RCUS (Royal College of Veterinary Surgery) si sono fortemente opposti al tentativo di ampliare tale divieto alla caudectomia adducendo chiare ed inconfutabili motivazioni funzionali e sanitarie: dunque tale divietoper una informazione correttanon è stato mai approvato in Inghilterra. Per quanto riguarda la situazione di nazioni come la Germania la legge, in verità con articolato massimamente restrittivo che vieta intervento di caudectomia e conchectomia, ha prodotto e produce disastrosi riflessi in ambito zootecnico, economico, professional - occupazionale, a dimostrazione dell’erroneità della definizione di interventi esclusivamente determinati dalla moda.

Desta perplessità il costatare come una legge che - innegabilmente e documentatamente - riduce un consistente numero di razze canine al depauperamento genetico e all’estinzione possa esser definita “per la tutela del benessere animale”.

Si ritiene ora quindi assolutamente doveroso e necessario assumere, per evitare un suicidio zootecnico ed il conseguente scempio culturale la responsabilità biologica e zootecnica della tutela di razza e di specie domestica (biodiversità) ancor prima di quella, quando immotivata ed emozionale, della tutela dell’individuo!

Considerare altresì, come ultimamente talvolta accade, gli interventi di caudectomia/conchectomia come propedeutici all’illegale pratica di combattimento tra cani e dunque condannabili risulta essere considerazione demagogica, strumentale, menzognera.

Evidenziate le inesattezze concettuali - scientifiche - storiche delle definizioni “per la tutela del benessere animale” e “per motivi estetici” contenute nelle Convenzioni europee (1987 - 1995) e nelle conseguenti proposte di leg-

ge è doveroso considerare l’assoluta impraticabilità di una legge in tal senso impositiva e proibizionista che preveda detto divieto. Una legge irrazionalmente proibizionista (è storicamente dimostrato) riesce esclusivamente ad ampliare i margini di illegalità e clandestinità della pratica che si intende reprimere. Risulta infatti assolutamente improponibile e risibile il controllo da parte della Polizia Municipale incaricata di vigilare sull’osservanza delle norme prescritte per l’integrità oto - caudale dei cani.

Dunque il concetto sopra esposto di assoluta mancanza di tutela del benessere animale compreso nella legge vietante gli interventi in oggetto si paleserebbe nella pratica improvvisata, privata, abusiva di detti interventi.

Ancora in merito alla caudectomia è utile ricordare come la Convenzione europea (ETS 125) di Strasburgo evidenzi, inoltre, alcune problematiche segnalate come “regolamenti per una revisione negli allevamenti”:

• misure minime e massime dell’altezza al garrese nel cane devono essere assolutamente rispettate

• problematiche scheletriche (ginocchio, gomito, displasia, spondilosi etc.) e altre patologie congenite e/o ereditarie nel cane

• estremismi morfo - costituzionali anticipatamente classificati “contronatura” etc..

• omissis... (specificazioni detti estremismi etc.)

Alcuni punti probabilmente meriterebbero una preparazione tecnico - scientifica e zootecnica di cui evidentemente il Consiglio d’Europa scarseggia, altre indicazioni (patologie ereditarie) conversamente sono condivisibili, ma risultano essere inconciliabili, incompatibili, nettamente contrastanti con le indicazioni inerenti il divieto di amputazione anch’esse contenute nella medesima Convenzione europea. Infatti il divieto di caudectomia, come esposto, comporta dei problemi non solo di ordine sanitario ma anche, in particolar modo, zootecnico: alcuni

paesi europei dopo aver recepito la Convenzione per ottenere l’osservanza del divieto di amputazione, altrimenti disatteso, hanno vietato il rilascio di Certificato di Iscrizione ai cani amputati, l’importazione degli stessi e l’esposizione nelle manifestazioni cinotecniche unitamente al divieto di ammissione alla riproduzione. Incondivisibili scelte che comportano la rinuncia all’impiego di riproduttori altrimenti particolarmente utili in allevamento sia per caratteristiche morfo - comportamentali sia per la lotta alle patologie ereditarie sia nel quadro della lotta alla consanguineità. Inoltre il calo quantitativo delle popolazioni razziali conseguente al divieto di conchectomia e caudectomia costituirebbe grave ostacolo per una ricerca sanitaria ampia dunque affidabile. A tal proposito è di fondamentale importanza considerare come la ricerca scientifica veterinaria (patologie congenite e/o ereditarie etc.) sia assolutamente, indissolubilmente legata alla zootecnia, affondi le proprie radici nel serbatoio della casistica fornita dal prodotto zootecnico (cane di razza standardizzata) e necessiti per il doveroso progresso scientifico, di screening possibilmente ad ampio raggio. Detta ricerca, del tutto condotta su prodotti di cinotecnia ufficiale (percentuale della popolazione di razze standardizzate riconosciute) risulta essere di fondamentale importanza affinché la funzione della professione medico - veterinaria non sia esclusivamente limitata all’ambito clinicodiagnostico dell’individuo, ma comprenda anche l’indagine sull’andamento delle patologie nelle popolazioni canine (inevitabilmente di razza standardizzata) con riferimenti ai concetti di ereditabilità genetica, familiarità e conseguenti applicazioni. Gli amici della S.C.I.V.A.C. sono testimoni di quanto con i miei scritti abbia contribuito alla sensibilizzazione della cinofilia ufficiale riguardo l’importanza della indagine sulle patologie ereditarie: certamente tale ricerca non potrà mai essere attendibile e progredire, avendo reali cognizioni sull’andamento delle patologie studiate,

se eseguita su popolazioni quantitativamente esigue, qualitativamente sfinite dalla consanguineità, geneticamente impoverite e in procinto di estinzione. A tal proposito è importante sottolineare come all’entrata in vigore di leggi che prevedano detti divieti in breve tempo conseguirebbero sensibilissime restrizioni della variabilità genetica, già peraltro decisamente e drammaticamente scarsa nelle popolazioni canine di razza standardizzata, definibili con il termine effetto del collo di bottiglia genetico (bottle neck) stante la riduzione numerica delle popolazioni razziali interessate con possibili gravi cambiamenti casuali nella frequenza degli alleli di determinato locus (deriva genetica), fluttuazioni che possono condurre alla perdita (più corretto il termine oscuramento) di un dato allele nelle popolazioni di piccole dimensioni.

Sia le razze oggi numericamente ben rappresentate sia quelle con numeri decisamente contenuti, in seguito alla selezione per nuovi caratteri genetici immessi in un assetto (quadro) genetico stabile e fissato da secoli, verrebbero esposte inevitabilmente ai rischi sopra evidenziati;

3.è di fondamentale importanza notare che nel 1987 una Convenzione del Consiglio d’Europa dava indicazioni riguardo interventi di caudectomia e conchectomia come fastidiosi, dolorosi, inutili per l’animale cane, in seguito a Strasburgo ancora il Consiglio d’Europa rinforzava dette posizioni e prevedeva ulteriori indicazioni zootecniche di cui al punto 2 con la Convenzione europea del 1995. Il Consiglio d’Europa è organo istituzionale con competenze e funzioni limitate in confronto alla Commissione Europea (Parlamento Europeo), della quale svolge attività a latere, infatti la Convenzione riguardante gli argomenti citati non contiene diktat o imposizione, bensì indicazione per i Paesi Europei, ai quali è riservata libera scelta, con i rispettivi Parlamenti Nazionali, di recepire o non recepire tale Convenzione. Questo è l’iter previsto dal Diritto Internazionale.

PROFESSIONE VETERINARIA 12/2000 11 ATTUALITÀ
L’APPROFONDIMENTO

A dimostrazione della veridicità di quanto esposto è la pratica di caudectomia e conchectomia ancora in uso in numerosissimi Paesi Europei. Il recepimento della Convenzione sostanzialmente dipende dall’orientamento politico del Governo e del Parlamento di ogni singola Nazione e quindi alcuni Paesi hanno recepito detta Convenzione, altri, forse in futuro, la recepiranno, altri ancora non accoglieranno mai la Convenzione.

Detti interventi, infatti, rientrano nella competenza del proprietario del cane, la scelta riguardo agli interventi in oggetto rientra nel libero arbitrio dello stesso soggetto umano e la potestà di azione spetta per legge al cittadino umano, il quale per i più vari motivi provvederà o meno a sottoporre all’intervento il cane.

Punto focale e risoluzione del problema è nel garantire e certificare (medico veterinario) che l’animale non abbia alcun nocumento e/o sofferenza durante l’intervento, certamente non nel proibire l’intervento stesso.

Gli Stati della U.e., in virtù della Sovranità Nazionale dello Stato di ogni Paese nelle sue attribuzioni (ambito delle potestà esercitabili), possiedono assoluta autonomia decisionale. Un comportamento, del Parlamento Europeo e di ogni singolo Stato, politicamente corretto in tal senso ovvierebbe alle incomprensioni, ai contrasti, alle contraddizioni zootecniche e legislative che scaturiscono dalla estrema, comprensibile, inevitabile disomogeneità interpretativa degli Stati d’Europa in merito alla Convenzione. Una

Convenzione intelligente che preveda, dunque, libertà di scelta per il cittadino e non proponga divieti assolverà il duplice compito di tutela zootecnica e di osservanza delle Norme del Diritto Internazionale. A tal proposito è di fondamentale importanza sottolineare come i Paesi che hanno recepito la Convenzione europea si vedano obbligati, per imporre il rispetto dei divieti di caudectomia e conchectomia nel cane, a vietare tutte le importazioni di cani amputati e, a livello di cinofilia ufficiale, la partecipazione alle manifestazioni zootecniche degli stessi nonché vietare la riproduzione ed il rilascio dei Certificati di Iscrizione per i soggetti caudectomizzati e/o conchectomizzati. Questo comportamento inaccettabile non soltanto genera un isolamento genetico (segregazione genica) che conduce all’estinzione il pool genetico delle razze interessate, ma, dal punto di vista commerciale, costituisce grave violazione del Diritto Comunitario che vieta le distorsioni di concorrenza , come da Normativa del Diritto Internazionale.

Sia in ambito regionale che in ambito nazionale ed internazionale detti divieti e conseguenti delibere costituiscono violazioni del Diritto Comunitario che vieta le distorsioni di concorrenza e delle Norme Comunitarie sulla libera circolazione delle merci (prodotto zootecnico = animale cane) in Europa e gravi deroghe alle Norme del Diritto Internazionale sulla libera circolazione dei cittadini ed esseri viventi (animale cane) in Europa e nel mondo. I riflessi in campo zootecnico - ve-

NUOVAMENTE DISPONIBILE

terinario - etico - politico - democratico - semiologico - sociologico - psicologico - culturale sono evidenti.

Ancora riguardo all’impossibilità (documentata - documentabile) di controllo dell’osservanza dei divieti in senso generale si teme che detti divieti nel tempo si tramutino in Norme parziali delle quali sarà rispettosa solo la minima percentuale delle popolazioni di razza, obbligata da variazioni di standard e dai Regolamenti ufficiali delle manifestazioni canine.

Da statistiche internazionali riguardanti tutte le razze canine riconosciute si evince chiaramente come, rispetto alle iscrizioni ai Libri Origine nei diversi Paesi, soltanto il 10% (stima arrotondata per eccesso) delle popolazioni razziali viene zootecnicamente controllato (manifestazioni zootecniche - esposizioni - selezioni - indagini sanitarie). Questa già esigua percentuale, invece di essere agevolata e quindi ampliata, viene di fatto penalizzata dal divieto, in qualche modo ghettizzata e svalorizzata. Infatti unicamente in questa percentuale verrà osservato il divieto, erroneamente imposto dallo standard, per poter partecipare alle “attività cinofile - cinotecniche”, nel restante 90%, non zootecnicamente controllato, dove risulta fondamentale l’indice di gradimento dell’acquirente (uomo) del prodotto zootecnico (cane) la caudectomia/conchectomia continuerà comunque ad essere praticata dal mercato sotterraneo del cane. Di conseguenza tutto l’allevamento, sia a livello nazionale che internazionale, sarà estremamente ostacolato, per quanto concerne gli interventi di caudectomia/conchectomia ad esempio, dal contrasto zootecnico - commerciale tra soggetti con coda/orecchie integre zootecnicamente selezionati e soggetti caudectomizzati/conchectomizzati non selezionati, ma di maggior valore commerciale perché più ricercati dagli acquirenti. Si assisterà quindi ad una crescita esponenziale dell’allevamento non selettivo, non controllato sul piano zootecnico e sanitario del cane con conseguenti comportamenti mercantili eticamente ed etologicamente inaccettabili unitamente alla pratica di caudectomia e conchectomia improvvisata e gestita non da medici veterinari;

4.come antecitato per recepire una Convenzione europea è necessario l’iter parlamentare (Camera - Senato) previsto per l’approvazione di una legge, procedimento dunque ampiamente influenzato politicamente che, come per la proposta di legge 59A, rischia di subire influenze fuorvianti.

L’assetto europeo e mondiale riguardo alla Convenzione si presenta come estremamente diso-

mogeneo e contraddittorio evidenziando e fin d’ora manifestando rischi e pericoli zootecniciveterinari - legislativi poc’anzi esposti:

Italia A livello nazionale Convenzione europea (ETS 125 Strasburgo 1995) tuttora non recepita, eccezion fatta per l’episodio regionale lombardo (16.11.00) sopra menzionato e senza alcun esito

Inghilterra Dal 1895 vietato l’intervento di conchectomia nel cane, mentre assolutamente lecito quello di caudectomia. In riferimento alla Convenzione europea dal luglio 1993 in Inghilterra l’amputazione della coda nel cane è da ritenersi illegale se non eseguita da medico veterinario professionista. L’Associazione degli Allevatori inglesi unitamente al RCVS - UK (Royal College of Veterinary Surgery del Regno Unito) ed al Kennel Club inglese hanno ottenuto dal Parlamento una legge che contempli l’intervento di caudectomia, se eseguito da veterinario, come assolutamente lecito e legittimo (07 - 1993). Ancora una volta l’Inghilterra si conferma Paese di cultura cinofila, zootecnica nonché animalista e, tra le nazioni che hanno deliberato in materia, quello inglese credo sia modello da imitare. Il K.C. inglese ha ricevuto conferma dal Parlamento della stabilità ed invariabilità della legge con l’entrata (ancora incerta) dell’Inghilterra nella U.e.

Germania Divieto del taglio delle orecchie dal 1986 con entrata in vigore 1.01.1987 e divieto del taglio di coda dal 1.06.1998 con eccezione per cani da caccia e/o casi

particolari nei quali il veterinario accerti “l’indispensabilità” dell’amputazione per attività di caccia e/o motivi gravi di salute (traumi - ferimenti - malformazioni). Da comunicato stampa da parte del Bundesrat (Consiglio del governo tedesco) 1.12.00 lo stesso si dichiara favorevole al divieto di esposizione nelle manifestazioni cinofile per cani con coda o orecchie amputate, in discussione nelle Aule Parlamentari tedesche in questi giorni unitamente al divieto di importazione in terra germanica di cani amputati.

Lo stesso Consiglio nella spiegazione/chiarimento in riferimento alla legge in difesa degli animali del BML (Ministero agricoltura tedesco) si dichiara favorevole al divieto di allevamento (accoppiamento) di diverse razze canine ritenute pericolose e consiglia di allargare numericamente tale divieto, promette inoltre di prendere in considerazione eventuale divieto di riproduzione per razze canine con difetti genetici - ereditari includendo nell’elenco dei difetti ereditari le malformazioni caudali.

Ancora una volta la Germania si dimostra Paese tendente a scelte inaccettabili, indifendibili, zootecnicamente - scientificamenteeticamente errate e, assumendomi tutte le responsabilità di quanto esposto, ritengo desti ulteriore grande perplessità il constatare come la Germania da sempre promotrice ed impositrice agli altri Paesi cinofili (Italia compresa) l’addestramento/ammaestramento delle razze di origine germanica sottoposte a prove di lavoro, stendendo regolamenti di dette prove di lavoro senza alcun fondamento etologico - comportamentale, dove addestrabilità e

ATTUALITÀ PROFESSIONE VETERINARIA 12/2000 12
L’APPROFONDIMENTO
È nuovamente disponibile la monografia SCIVAC “La Leishmaniosi Canina” a cura di Stefano Pizzirani. Il costo è di lire 35.000. I soci che desiderano farne richiesta possono inviare un fax allo 0372/45.70.91

cieca obbedienza del cane risultano essere di assoluta priorità e importanza e la preparazione degli esercizi si basa su principi di costrizione e vessazione fisica e psichica dell’animale, ora, conversamente, risibilmente deliberi in merito alla caudectomia/conchectomia con l’alibi del benessere animale.

I riflessi del divieto di cui sopra sono evidenti nei due esempi simbolici seguenti: il BK (Boxer Klub tedesco) ha dichiarato, nell’aprile 2000, che sin dal 1996 si è rilevata una netta diminuzione delle iscrizioni di cuccioli di razza boxer, nel 1999, dopo l’entrata in vigore del divieto di caudectomia, è stato raggiunto il “minimo storico” che si quantifica nella diminuzione del 30% delle iscrizioni annuali.

Per quanto riguarda la razza dobermann in Germania la diminuzione del numero di cuccioli iscritti ai Libri Genealogici, dopo l’entrata in vigore dei divieti di conchectomia/caudectomia in oggetto, risulta essere del 45% circa in confronto agli anni precedenti

Svizzera

Divieto di taglio di orecchie e coda dal 1.07.1997. L’Associazione svizzera animalista (STS) parla di migliaia di cani amputati importati. La STS propone in questi giorni il divieto di importazione e/o esposizione di cani amputati

Danimarca

Divieto di caudectomia e conchectomia in vigore dal 1.06.1996

Svezia - Norvegia Divieto di caudectomia e conchectomia in vigore dagli anni 1987/1988

Francia

Nessuna proposta in Parlamento. Nessuna intenzione di recepire la Convenzione europea (ETS 125)

Spagna - Portogallo

Nessuna proposta in parlamento. Nessuna intenzione di recepire la Convenzione europea in oggetto

Austria

Legge del Governo austriaco riguardante divieto di taglio di coda/orecchie e interventi simili (nessuna razza esclusa) - con variazioni di standard per le razze, di origine austriaca, colpite da tali divieti - giace, virtualmente in vigore, in Parlamento dal 1.01.1999. Essendo l’applicazione di assoluta competenza delle varie regioni austriache (ViennaBassa Austria - Alta AustriaSteiermark - Burgenland etc.)

mostratesi a riguardo dissenzienti, non si prevede accordo a livello nazionale nel recepire la Convenzione europea

Belgio

Nessun divieto previsto dal Parlamento nazionale.

Nessuna intenzione di recepire la

Convenzione

Olanda Divieto di conchectomia in vigore dal 1998 e divieto di caudectomia in vigore a partire da ottobre

2001

Polonia - Ungheria - Romania -

Bulgaria

Nessun divieto esistente.

Nessuna intenzione di vietare gli interventi di caudectomia/con-

chectomia nel cane. È interessante notare che entro l’anno 2005 queste nazioni con ogni probabilità entreranno a far parte della U.e.

Russia - Lituania

Netta propensione per continuare nella pratica della caudectomia/ conchectomia

U.S.A.- Canada

Nessuna proposta inerente divie-

ti di interventi nel cane

Argentina - Brasile

Dichiarata avversione al divieto degli interventi in oggetto nel cane

Conclusioni

Si tratta di un problema che a livello legislativo si presenta come estremamente complesso, sul piano interpretativo e concettuale

apre un contraddittorio infinito e di non facile risoluzione. Personalmente ritengo che, stante l’assoluta garanzia di assenza della dolorabilità negli interventi in questione se (conditio sine qua non... ) eseguiti da medico veterinario professionista, considerati i limitati studi sulla sensibilità al dolore e sulla soglia del dolore nell’animale (concetto di sogliaconcetto di dolore nell’uomo), problematica approfondita dal-

PROFESSIONE VETERINARIA 12/2000 13 ATTUALITÀ
L’APPROFONDIMENTO

l’autore nell’osservazione di numerosi casi di mutilazione nelle specie Canis lupus e Vulpes vulpes a seguito di illegale cattura per mezzo di trappola, ma comunque nel nostro caso non sussistente vista l’abolizione della sensibilità dolorifica obbligatoriamente indotta mediante anestetico, tenendo presente i vari rischi di cui una legge sul divieto sarebbe foriera, l’attuazione del Consenso informato sia assolu-

tamente da condividere e perseguire come proposta intelligente, equa, praticabile, evoluta, risolutiva e, in particolar modo, preparatoria con lo scorrere degli anni ad una meno drammatica quindi meno gravosa accettazione di eventuale, graduale cambio, omogeneo a livello internazionale, di indirizzo contemplante abolizione e disuso - non obbligato ma liberamente scelto - degli interventi di caudectomia e con-

chectomia nel cane.

Il Consenso informato (peraltro esistente ma di uso limitatissimo), come accordo cosciente, volontario e consenziente alla esecuzione degli interventi, con dettagliata modulistica del Consenso informato stesso riserverebbe all’Ordine giusta rilevanza in quanto settore professionale degli operatori direttamente chiamati in causa unitamente all’allevatore e/o proprietario nella pia-

nificazione e scelta riguardo opportunità e/o necessità dell’intervento.

Il medico veterinario, dunque, come riferimento nell’ambito del potere decisionale del proprietario del cane riguardo l’intervento e garante del benessere animale durante l’intervento stesso.

Non credo che una legge impositiva che preveda divieti in tal senso riesca a garantire il benessere dell’individuo animale

né quello della popolazione razziale che, come descritto, a causa delle conseguenze restrittivo - proibizioniste applicative di tale legge e degli innumerevoli escamotage sottrattivi probabilmente genererebbe financo una diminuzione della tutela del benessere animale.

È opportuno ora chiarire definitivamente come un intervento umano (di qualsivoglia genere) nei confronti di animali, quandanche per taluni incomprensibile, non potrà mai essere criminalizzato, proibito, vietato quando, previa verifica e accertamento, si stabilisca e definisca come non arrecante danno e/o nocumento psico - fisico - comportamentale all’animale né comportante dolorazione evidente per lo stesso animale. In caso contrario si assisterà ad una strumentalizzazione dell’inviolabile principio di tutela del benessere animale, la cui mancanza negli interventi in oggetto verrà dunque affermata e stigmatizzata esclusivamente in linea di principio, concettualmente, seguendo presupposti senza reali riscontri pratici.

La criminalizzazione di tali interventi e dell’Ordine professionale dei Veterinari risulta dunque inaccettabile!

Per quel che concerne riflessi e aspetti del problema in ambito culturale appare necessario evidenziare il dovere culturale, bioetico, ma soprattutto morale, della tutela del benessere animale individualmente inteso laddove si ravvisassero estremi di reale sofferenza inflitta ad animali (inesistente nella questione in oggetto) mai disgiunto dall’identico, di egual peso, dovere della tutela e salvaguardia di razza e specie domestica. Dovere - necessariamente, inalienabilmente, imprescindibilmente - dell’essere umano sia esso operante in ambito bioetico, animalista, medico - veterinario, zootecnico, etologico, zoologico, biologico.

La tutela del benessere animale deve essere strettamente legata alla garanzia della qualità della vita dell’animale stesso, alla salvaguardia della popolazione di razza e alla garanzia di sopravvivenza della stessa in quanto facente parte di specie domestica geneticamente definita mediante selezione artificiale umana che, dunque, proibisce ogni sorta di deresponsabilizzante esenzione umana.

Personalmente sono convinto che i comitati bioetici nazionali ed internazionali, dei quali ho profonda stima, sapranno correttamente interpretare la poliedricità di questa problematica, considerando come una rigorosa e corretta interpretazione dovrà necessariamente mantenere massima equidistanza e da assurda, miope, ascientifica, immotivata, stupidamente meccanicistica concezione cartesiana dell’animale e da infondata presa di posizione tout court emozionalisterico - pseudoanimalista. ■

PROFESSIONE VETERINARIA 12/2000 14 L’APPROFONDIMENTO

L’inseminazione artificiale nel cane

Facciamo il punto

Pur essendo l’Italia la patria dell’Abate Lazzaro Spallanzani che,all’Università di Pavia, nel 1780 riuscì ad inseminare con successo una femmina di cane, solo negli ultimi anni si è capita l’importanza dell’inseminazione artificiale in questa specie.

Cominciamo subito con il precisare che la definizione “fecondazione artificiale” non è corretta;infatti quando si depone del seme di cane in un qualsiasi distretto dell’apparato riproduttore della femmina conspecifica non si opera una fecondazione (magari fosse così semplice!), ma si tenta un’inseminazione. Per questo motivo d’ora in poi parleremo solo di INSEMINAZIONE ARTIFICIALE (I.A.)

Perché si ricorre all’I.A.?

Le necessità possono essere molteplici:eccessiva distanza tra i due soggetti, problemi caratteriali del maschio o della femmina, inesperienza comportamentale di entrambi, patologie acquisite, difetti anatomici che pur non essendo trasmissibili possono impedire una monta naturale, limitazione delle patologie veneree o comunque trasmissibili con il coito fino ad arrivare, nel caso dell’uso del seme congelato a fecondare femmine con seme di stalloni deceduti da molti anni.

Qualsiasi sia il motivo che ci spinge a mettere in pratica questa tecnica, mai e poi mai dovremo dimenticare che il maschio donatore deve essere o deve essere stato comunque in grado di generare cucciolate frutto di monte naturali, dovremo sempre tenere presente che allevando dobbiamo selezionare, conservare e migliorare.

Qualsiasi sia la tecnica di inseminazione della quale abbiamo deciso di avvalerci ricordiamoci sempre che per quanto preparati, abili o fortunati sappiamo essere NON riusciremo mai a sostituirci a Madre Natura. Vediamo quindi di essere così accorti di inseminare la femmina desiderata nel momento fisiologico più propizio e non quando rimane comodo a noi. Di fondamentale importanza sarà quindi un buon “management dell’accoppiamento”.

Con questa definizione intendiamo stabilire con la maggior precisione possibile il giorno esatto di ovulazione della femmina.

La pubertà oscilla a seconda della taglia e della razza, tra il sesto ed il ventesimo mese di età circa, (spesso le femmine appartenenti a razze giganti sono più tardive) con maggiore frequenza entro il primo anno. Normalmente dal punto di vista strettamente riproduttivo si evita di far coprire la femmina al primo od al secondo calore e non esiste menopausa. La femmina di cane è monoestra-

le stagionale, ha cioè un solo ciclo estrale per stagione e normalmente ha due stagioni riproduttive all’anno.

Sappiamo che il ciclo estrale della cagna è diviso in PROESTRO, ESTRO, DIESTRO ed ANAESTRO.

L’estro è il periodo dell’ovulazione ed è sulla ricerca esatta e sulla durata dello stesso che dovremo concentrare la nostra attenzione.

Questa si sviluppa con l’uso della citologia vaginale e con l’evidenziazione dell’ormone Progesterone.

La citologia vaginale prevede l’allestimento del cosiddetto “striscio vaginale”;questo si esegue strisciando su uno o più vetrini portaoggetto il secreto vaginale della femmina in estro. Le caratterisriche delle cellule prelevate ci indicheranno il giorno preciso dell’ovulazione. La metodica più corretta prevede che allo striscio sia abbinata la ricerca quantitativa del Progesterone ematico, ormone appunto che si innalza prima dell’ovulazione. Solo la buona conoscenza di queste metodiche ci permette l’uso dell’I.A.

Una volta stabiliti i giorni propizi all’inseminazione la nostra atten-

zione sarà rivolta alla scelta del tipo di inseminazone che più ci conviene.

I.A.con seme fresco,seme refrigerato e seme congelato

La valutazione del seme è condizione indispensabile per il raggiungimento del nostro scopo, aumentare cioè al massimo la possibilità di ottenere una gravidanza con un numero accettabile di feti.

Per valutare correttamente la qualità del seme occorre stimolare un’eiaculazione al soggetto desiderato.

L’eiaculato del maschio di cane è divisibile in tre frazioni:pre-spermatica, spermatica e prostatica.

La nostra attenzione deve essere rivolta alla frazione spermatica; di questa prenderemo in considerazione volume, aspetto generale e colore per passare poi alla valutazione numerica, morfologica e funzionale degli spermatozoi presenti.

Tenendo presente che il seme fresco è il più semplice da manipolare e che l’I.A. con seme fresco è forse la meno complicata da attuare, in questo caso possiamo anche “accontentarci” di un seme di non eccezionale qualità.

Coordinatore del Gruppo di Studio SCIVAC di Riproduzione e Segretario EVSSAR

Attualmente possiamo dire che corrette metodiche di I.A. con l’uso di seme fresco danno una possibilità di successo intorno all’80% e più, percentuali che scendono decisamente con l’uso di seme refrigerato ed ancor più congelato. Erroneamente nel parlar comune il paragone con la “fecondazione artificiale” nella specie bovina ricorre con molta frequenza; purtroppo così non è, il seme di cane è delicato, facilmente deteriorabile e soffre molto durante la procedure di refrigerazione o congelamento e durante i processi inversi. A causa di questa sensibilità qualora si decidesse di conservare del seme di un riproduttore che si giudica essere di grande importanza, bisognerebbe essere previdenti e congelare il seme dello stesso quando è ancora relativamente giovane e non ricordarsene quando il cane è anziano ed il suo seme è ormai di buona qualità per monte naturali, ma di pessima qualità per subire processi di congelamento e scongelamento. Per l’uso di seme refrigerato o congelato bisogna avvalersi dei mestrui diluitori, i cosiddetti “extenders”.

Per quanto riguarda invece l’uso del seme refrigerato ed ancor più congelato, la qualità del seme DEVE essere ottima.

Questi sono combinazioni di proteine, conservanti ed antibiotici in presentazione liquida, o comunque fluida, che miscelati in proporzioni corrette consentono la sopravvivenza degli spermatozoi o comunque della parte di eiaculato che si pensa di adoperare. Un seme di buona qualità, refrigerato, manipolato con capacità ed esperienza e miscelato con un buon mestruo diluitore può essere inseminato anche dopo alcuni giorni. Questo margine di tempo

ATTUALITÀ
PROFESSIONE VETERINARIA 12/2000 15
Cane maschio (Levriero Azawak) con pene estroflesso in seguito a raccolta del materiale seminale per valutazione dello stesso. Cagna con neonati.

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consente, affiancato ad un buon mamagement dell’accoppiamento (stabilire cioè il giorno giusto di ovulazione della femmina) e ad una buona conoscenza da parte dell’operatore delle tecniche di inseminazione, di ottenere risultati positivi in percentuale leggermente inferiore all’uso del seme fresco. I vantaggi dell’uso del seme refrigerato sono quindi quelli di avere del materiale relativamente facile da maneggiare ed un buon margine di tempo per agire con costi di trasporto non elevatissimi e possibilità di discreto successo. Questa metodica attualmente permette collegamenti anche da un continente all’altro, perché una volta avvisato il proprietario del maschio donatore di quali saranno i giorni più fecondi della femmina da inseminare il tempo utile è ancora sufficiente per raggiungere il nostro scopo. Le difficoltà aumentano con il seme congelato. Innanzitutto le tecniche di congelamento sono estrememente difficili, attualmente i centri più attrezzati hanno la possibilità di effettuare congelamenti programmati e computerizzati, ma logicamente estremamente costosi. Chi si occupa da tempo di congelamento del seme canino ha comunque messo a punto metodiche manuali che garantiscono ottimi risultati di congelamento e scongelamento. In questo caso la buona conoscenza degli extenders, della qualità del seme e delle metodiche di inseminazione sono fondamentali per il raggiungimento dello scopo. I vantaggi del seme congelato sono fondamentalmente rivolti alla possibilità di stoccare le dosi di seme preparato in “paillettes” o “pellets” suddividerle in più dosi in modo da poter eventualmente eseguire più inseminazioni e poterle poi conservare in azoto liquido a -200°circa per un periodo di tempo illimitato.

È da sapere però che una volta allestiti, i preparati possono circolare per tutto il mondo, ma con regolamentazioni estremamente rigide, costi elevati e rischi.

Le tecniche di inseminazione

Per tecnica di inseminazione si intende come deporre il prodotto dell’eiaculazione, debitamente allestito, nell’apparato riproduttore della femmina desiderata.

Come già detto in precedenza la tecnica di inseminazione dipende dal tipo di seme che si vuole adoperare.

Il seme fresco dovrebbe essere deposto in vagina il più profondamente possibile avvalendosi di cateteri urinari, cateteri specifici, cannule (anche quelle in uso nell’I.A. della specie bovina) od endoscopi rigidi. Generalmente lavorando con il “fresco” si hanno a disposizione volumi abbondanti e quindi il margine di errore nella deposizione è più ampio rispetto al “refrigerato” od addirittura al “congelato” dove i volumi sono decisamente inferiori se non minimi.

Attualmente gli strumenti più in uso sono i “cateteri norvegesi” e gli endoscopi rigidi.

I primi si chiamano così perché sono stati ideati nei paesi scandinavi, dove per altro gli studi di riproduzione nella specie canina e le pratiche di I.A. sono molto seguiti e praticati.

Questi cateteri prodotti in tre differenti misure (per poter eseguire l’inseminazione su qualsiasi razza) sono costituiti da un corpo di materiale plastico ed un mandrino cavo d’acciaio. Il principio d’uso è relativamente semplice, ma l’uso pratico richiede molta esperienza in quanto le manualità che si devono eseguire non sono scevre da rischi.

L’endoscopio rigido (a fibre ottiche) è attualmente quanto di meglio la tecnica possa mettere a disposizione, ma i costi di acquisto e di gestione non sono certo bassi. Con questi strumenti l’occhio dell’operatore “entra” direttamente in vagina facilitandone di molto il compito; anche in questo caso esperienza e conoscenze anatomiche sono basilari.

Le tecniche di inseminazione con il seme refrigerato anche se leggermente più complicate, ricalcano quelle in uso con il seme fresco, ma sono subordinate allla qualità dell’extender adoperato.

Gli extender considerati migliori sono quelli che garantiscono una buona motilità degli spermatozoi dopo aver riportato l’eiaculato ad una temperatura fisiologica, consentendo una deposizione intravaginale più o meno profonda.

Fino a pochissimo tempo fa, ma molti preferiscono ancora adesso, l’inseminazione con seme conge-

lato avveniva per via chirurgica; la messa a punto di extenders specifici consente attualmente ad alcuni operatori particolarmente abili di ottenere gravidanze in femmine inseminate con cateteri norvegesi o con l’uso degli endoscopi.

L’inseminazione chirurgica si effettua per via laparotomica, si esegue cioè un’apertura dell’addome, con una breccia che consenta di esteriorizzare il corpo dell’utero e si immette il seme debitamente scongelato. Se la tecnica è eseguita correttamente le possibilità di successo sono notevoli. Bisogna tenere presente che il professionista che manipola il seme congelato è automaticamente investito di una grande responsabilità; molte volte infatti capita di scongelare pailettes che contengono dosi fecondanti di stalloni deceduti da tempo, di inestimabile valore zootecnico od affettivo e che non lasciano certo spazio all’approssimazione.

In buona parte dei Paesi del mondo a cinofilia evoluta l’I.A. è ormai metodica acquisita, accettata e regolamentata.

Nei paesi scandinavi, che attualmente in Europa costituiscono un po’ un modello da seguire, le metodiche e le regolamentazioni sono periodicamente adeguate alle tecniche moderne. Questo ha consentito a quei Paesi di ottenere dei prodotti di altissimo livello. Non si può ancora dire lo stesso per l’Italia. Le Università (a parte un piccolissimo numero di Facoltà rispetto a tutte quelle presenti sul territorio), gli Enti ufficiali della cinofilia e gli stessi Medici Veterinari L. P., non hannno finora prestato molta attenzione all’insegnamento della riproduzione dei piccoli animali ed alla regolamentazione dell’I.A. Nelle ultime settimane però, dal punto di vista della regolamentazione qualche cosa parrebbe essersi mosso con andamento favorevole.

Va peraltro auspicato che la regolamentazione sia molto severa e che su di essa gli organi preposti vigilino con molta attenzione. È facile intuire che le metodiche descritte in questo scritto troppo facilmente prestano il fianco ad una gestione opportunistica e fraudolenta;il segnalamento dei maschi donatori di seme dovrà essere rigoroso e veritiero, le iscrizioni ai libri genealogici dovranno essere controllate con rigore, come rigoroso e sicuro dovrà essere lo stoccaggio. L’atto stesso dell’inseminazione dovrà essere certificato con estrema serietà;la stessa serietà andrà applicata al momento del controllo e della registrazione delle cucciolate nate in seguito all’I.A.

Per ottenere buoni risultati dovrà esserci sinergia tra Club Specialistici di razza, Enti della Cinofilia ufficiale, Università ed Associazioni Culturali di Veterinari L.P., solo così il nostro Paese potrà stare al passo con gli altri Paesi del Mondo per ottenere quegli scambi indispensabili al miglioramento dell’allevamento canino. ■

ATTUALITÀ PROFESSIONE VETERINARIA 12/2000 16
Materiale per colorazione dei vetrini per citologia vaginale.
Hill’s *

Cremona, 24 novembre 2000

1°Convegno Nazionale A.N.M.V.I.

Accesso alla professione e futuro degli Ordini professionali

Il 1°Convegno dell’ANMVI, patrocinato da Regione Lombardia,Provincia di Cremona, Comune di Cremona, ha visto impegnati autorevoli relatori e si è sviluppato in due sessioni: nella sessione del mattino si è affrontato il tema della Riforma degli Ordini e Riordino delle Professioni Intellettuali; nella sessione pomeridiana si sono illustrati gli aspetti e le problematiche connesse all’accesso alla Professione Veterinaria.

Chairman della mattinata il Dr. Gaetano Penocchio Presidente della Federazione Regionale degli Ordini della Lombardia, che ha introdotto i lavori evidenziando come questo Convegno sia venuto a cadere a poca distanza dalla data del 10/11 u.s. in cui, su proposta del Ministro Fassino, il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge di “Delega al Governo in materia di Professioni Intellettuali”.

Entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore di questo provvedimento il Governo è delegato a emanare uno o più Decreti Legislativi aventi come oggetto ”La disciplina delle professioni intellettuali” nel rispetto dei criteri indicati.

Il Dr.Penocchio ha sottolineato una prima considerazione relativa al metodo adottato: secondo i professionisti sarebbe stato necessario arrivare alla riforma delle professioni intellettuali mediante una legge quadro varata dal Parlamento, evitando di utilizzare lo strumento della delega a questo o a futuri Governi.

L’excursus storico dei fatti intervenuti su questo argomento nel corso della Legislatura ha registrato degli attacchi oggettivi al mondo delle professioni ed è stato intercalato da lunghi periodi dove è risultata evidente la mancanza della volontà politica di procedere alla riforma.

E ciò fino a settembre quando il Ministro Fassino, a pochi mesi dallo scioglimento delle Camere, ha annunciato di voler procedere alla riforma dicendosi disposto ad accogliere le richieste dei professionisti.

Con una modifica sul programma, a causa dell’assenza per impegni inderogabili dell’On. Marianna Li Calzi, Sottosegretario di Stato, Ministero della Giustizia, e del Dr. Gianni Boeri, Presidente CUP - Comitato Unitario Permanente Ordini e Collegi Professionali, la Dr.ssa Elisa Picaroni , Magistrato, della Direzione Generale Affari Civili e Libere Professioni, Ministero della Giustizia, ha illustrato la sua relazione dal tema: “Presupposti, con-

tenuti e significato del DdL sul Riordino delle Professioni Intellettuali, con particolare riferimento alle principali novità introdotte dalla riforma”.

La Dr.ssa Picaroni ha seguito la fase finale dei lavori relativi alla Riforma degli Ordini Professionali fino alla stesura del DdL approvato dal Governo il 10/11 u.s.

Il Magistrato ha illustrato gli aspetti più innovativi del Disegno di Legge, partendo da un raffronto tra la legislazione nazionale relativa alla professione intellettuale (di tipo codicistico) e quella comunitaria (Direttiva 92/50/CEE).

Fondamentale nella Legge Fassino del 10/11/00 è il concetto di Professione regolamentata, tale in quanto è previsto un iter definito (accesso, verifica di aggiornamento permanente) volto a garantire una qualità minima al cliente.

Aspetti innovativi della Legge sono in sostanza la possibilità di esercitare la professione, fino ad ora consentita in forma singola o associata, in forma societaria e la regolamentazione nell’utilizzo della pubblicità.

Per quanto riguarda le tariffe, nel DdL si fa menzione solo a tariffe minime da stabilirsi, quali limiti garanti di un livello minimo di qualità.

Il Dr.Gaetano Stella , Presidente CONSILP - Confederazione Sindacale Italiana Tutela Professioni, ha preso successivamente la parola sottolineando la necessità di modernizzare il sistema di regolamentazione delle professioni per renderlo più compatibile con la realtà europea, in considerazione che tutte le professioni sono esposte alla concorrenza in-

ternazionale.

Non sono mancate da parte del Dr.Stella note negative nei confronti del DdL Fassino: per esempio la nuova regolamentazione della pubblicità è stata considerata penalizzante nei confronti dei giovani all’inizio dell’attività professionale; a questo proposito CONSILP avrebbe auspicato un iter in parallelo tra la riforma dell’accesso alle professioni e la riforma dell’università, ma purtroppo così non è stato.

Altro aspetto non risolto secondo il relatore è quello spinoso degli “abusivi”, piaga di tutte le categorie; secondo il Dr. Stella al Governo è mancato il coraggio di affondare gli Ordini Professionali, ma si sta adoperando per uno svuotamento delle professioni attraverso l’allargamento indiscriminato delle competenze alle associazioni delle professioni ad oggi non regolamentate e l’introduzione delle società di capitali, aperte totalmente a soggetti terzi, finanziatori.

È seguito l’intervento del Dr. D’Addario, Presidente F.N.O.V.I., che ha ricordato ai presenti come già nel 1982 il Ministro di Grazia e Giustizia costituì una Commissione per lo studio della riforma degli Ordini Professionali.

Ha proseguito il suo excursus fino ai giorni nostri, quando il Ministro D’Alema ha ipotizzato l’eliminazione degli ordini professionali, ritenuti un ostacolo all’accesso alla professione per i giovani.

Secondo il Dr.D’Addario la mancanza di un unico tariffario professionale per la categoria dei Veterinari è da ritenersi forte-

Medico Veterinario, ASL, Brescia

COMPETENZA (come potestà e capacità) ad operare in determinati campi. Dichiarando chiaramente che gli attuali Ordini Professionali sono organi obsoleti, il Prof.Caporale ha auspicato la necessità di Ordini moderni, carichi di contenuti, organi di accreditamento della professione che eroghino prestazioni di qualità.

Criticando i corsi di laurea attuali, ritenuti troppo lunghi e inadeguati rispetto alla domanda sul piano dei contenuti, il Prof.Caporale ha concluso il suo intervento dichiarando che la partita sugli Ordini Professionali va giocata con professionalità e con regole che garantiscano la clientela (valutazione delle prestazioni da parte terza).

mente limitante la professionalità della categoria in quanto le prestazioni sottopagate non danno le necessarie garanzie di professionalità; attualmente ogni Ordine provinciale, in base alle proprie esigenze e realtà territoriali, stabilisce un proprio tariffario mentre l’emanazione di un tariffario nazionale garantirebbe la qualità della prestazione.

Il Presidente A.N.M.V.I., Dr.Marco Eleuteri ha rivolto parole piuttosto dure nei confronti del ruolo svolto attualmente dagli Ordini Professionali, pur provocando qualche reazione tra i partecipanti al dibattito conclusivo della prima sessione; ha posto l’accento sull’importanza dell’accesso all’Università quale accesso alla professione, sull’aggiornamento permanente verificato, sui tariffari minimi quali garanzia di qualità minima nei confronti del cliente, sugli aspetti assicurativi relativi alle prestazioni professionali.

La sessione pomeridiana, coordinata dal Dr.Alessandro Lombardi Presidente della Federazione Regionale Ordini del Piemonte, ha affrontato il tema inerente l’accesso alla Professione Veterinaria.

Il Prof.Vincenzo Caporale, Direttore dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo, con il suo consueto stile sagace, si è soffermato sullo specifico accesso alla Professione del Veterinario destinato ad operare negli Istituti Zooprofilattici ai quali il mondo odierno richiede prestazioni altamente specialistiche.

Secondo il Relatore, basilare è abbandonare lo schema tradizionale del Veterinario e spostare l’obiettivo sul concetto di

Il Dr.Romano Marabelli , Direttore del Dipartimento Alimenti, Nutrizione e Sanità Pubblica Veterinaria, ha esordito dichiarando che gli sbocchi professionali per i Medici Veterinari ci sono a condizione che si riesca a fornire una professionalità adeguata e si occupino determinati spazi qualificanti.

Per la Sanità Pubblica in particolare non c’è mai stato un momento come quello attuale riguardo alle competenze: la bollatura sanitaria delle carni, ad esempio, non è solo l’atto conclusivo di un atto ispettivo codificato costituito da tagli, palpazioni ecc., ma il momento conclusivo di un processo più completo, il controllo di filiera.

Una diversa professionalità, una maggior attenzione, sono gli elementi per sostenere la sfida della salute pubblica, unitamente anche ad un altro ingrediente basilare: il senso di appartenenza alla professione.

Il Prof.Carlo Girardi , Coordinatore della Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Medicina Veterinaria, ha lucidamente esaminato le problematiche che hanno afflitto la facoltà di medicina Veterinaria negli ultimi 30 anni (apertura dell’Università allo studio di massa, contestazione studentesca, apertura di nuove sedi) individuando elementi positivi per il futuro, tra i quali: la riforma dell’Università, la disponibilità di strutture adeguate, il numero programmato.

Fortemente consapevole dell’importanza che la formazione universitaria si confronti con il mondo esterno, ha illustrato l’iniziativa della facoltà di Medicina Veterinaria di Torino, che vede, nell’anno accademico 2000-2001 la collaborazione di 20 docenti a contratto provenienti dal mondo del lavoro, Servizio Sanitario Na-

PROFESSIONE VETERINARIA 12/2000 17 A.N.M.V.I.ATTUALITÀINFORMA
Sessione del mattino: Riforma degli Ordini.

zionale e Libero Professionisti. Il Dr.Carlo Pellegrino, membro della Commissione A.N.M.V.I. Giovani Veterinari ha sottolineato le difficoltà, anche economiche, che un giovane laureato deve affrontare nell’inserimento nel mondo del lavoro. Ha espresso considerazioni amare, ma non di rassegnazione; secondo il giovane collega i rimedi si individuano in interventi di riordino del numero delle persone che possono accedere al corso di laurea e nell’acquisizione di un bagaglio culturale solido e pratico, all’altezza delle richieste dei tempi con una netta impostazione già nel percorso universitario.

Direttamente collegato al precedente, l’intervento del Dr.Paolo Bossi , Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Milano, che ha illustrato i dati relativi ad un questionario sull’inserimento alla professione degli iscritti all’Ordine di Milano nell’anno 1999.

Pur considerando il numero esiguo dei giovani neoiscritti interpellati (80 di cui 70 hanno risposto) in particolare due dei quesiti formulati si ricollegano a quanto già il Prof.Girardi ha dichiarato circa la necessità del rapporto Università - Mondo del Lavoro.

Alle domande:

1) “Ritieni di aver ricevuto sufficienti informazioni sulla realtà del mondo del lavoro?”

62 intervistati (89%) hanno risposto NO

8 intervistati (11%) hanno risposto SI

2) “Ritieni utile il tirocinio svolto per la preparazione alla professione?”

16 intervistati (29%) hanno risposto SI

39 intervistati (71%) hanno risposto NO

Risposte forse di un campione circoscritto, ma sufficientemente significative.

Hill’s è lieta di presentare

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L’intervento

Riportiamo di seguito il testo integrale della relazione del Presidente ANMVI al Convegno

Considerando la mia posizione di Presidente dell’ANMVI, una Associazione che raccoglie sotto la sua bandiera quasi 10.000 medici veterinari, di cui una grande maggioranza Liberi Professionisti, sarebbe logico aspettarsi un discorso dagli alti toni corporativi, una filosofica riflessione sull’importanza della libera professione come massima espressione delle attività di tipo intellettuale, un’accorata difesa di quella libertà che è sinonimo di indipendenza da vincoli ed influenze esterne e quindi di obbiettività e serenità nel giudizio e nello svolgimento della propria attività.

Gli illustri relatori che mi hanno preceduto hanno già toccato in modo approfondito i punti salienti di una riforma che tanto ha fatto discutere e continuerà a farlo, visto che il suo iter non è ancora arrivato al capolinea.

A questo proposito permettetemi di esprimere la mia preoccupazione per l’urgenza manifestata dal governo nel voler concludere in tempi brevi questa vicenda, lasciando intravedere una neanche troppo velata impostazione politica più che tecnica nella elaborazione di questa riforma vista la sua rilevanza per le prossime scadenze elettorali.

1) Vorrei invece approfittare,per concludere questa proficua mattinata di lavoro, per fare alcune riflessioni relative alla situazione in cui versa la Veterinaria italiana da alcuni decenni e sulla posizione che l’ANMVI ha preso nei confronti della Riforma.

Durante un incontro svoltosi tempo fa a Torino, in cui erano presenti tutte le componenti libero professionali e in cui si dibattevano le conclusioni dell’Antitrust e una delle prime bozze di riforma, rimasi colpito dalla difesa del presidente dell’ordine degli Avvocati che, al di là di una capacità dialettica da vero mestierante, evidenziò una dura ma indiscutibile realtà.

Le altre categorie professionali stanno difendendo privilegi, potere e indipendenza che nei secoli si sono conquistati e che oggi amministrano con avvedutezza e capacità.

Ma noi cosa abbiamo da difendere?

Quello che gli altri difendono strenuamente noi lo dobbiamo ancora conquistare.

Perciò se questa riforma non sarà correttamente strutturata, rischia di essere per la nostra categoria il danno e la beffa insieme.

PROFESSIONE VETERINARIA 12/2000 18 A.N.M.V.I.ATTUALITÀINFORMA
Sessione pomeridiana: Accesso alla Professione. Hand Thatcher Remillard Roudebush
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4th

2) Nel fare una carrellata ad ampio respiro, che abbracci tutti i contesti principali del panorama socio-politico italiano che stanno indiscutibilmente alla base dell’evoluzione della libera professione, (per la Veterinaria in realtà si è trattato di una vera e propria involuzione) va preso atto come da una impostazione prettamente statalista si sia passati ad un graduale decentramento.

Tutto ciò è avvenuto però senza fornire delle regole, delle linee guida adeguate che permettessero al processo di cambiamento di evolvere in modo equilibrato, senza portare ad un vero e proprio Far West come è invece successo.

Il decentramento e la regionalizzazione, non corredati da precise regole, che il Governo avrebbe dovuto emanare, stabilendo i limiti entro i quali ogni organo periferico si sarebbe potuto muovere autonomamente, ha portato ad una babele sia normativa che applicativa che trova un triste riscontro nella realtà professionale quotidiana.

E questo,come tutti sapete,non è accaduto solo in tema di libera professione!

Gli Ordini Veterinari e la FNOVI hanno avuto notevoli difficoltà di tipo istituzionale e organizzativo a svolgere il loro compito di tutela della professione e sono stati messi nella condizione di concentrare e disperdere per anni gran parte delle loro energie nella gestione ordinaria delle piccole be-

Dedicato a ...vespe serpentie

Nel corso del Convegno

Nazionale A.N.M.V.I.

“Accesso alla Professione e futuro degli Ordini Professionali” abbiamo assistito ad uno scontro di cui non sentivamo la necessità. Dagli Ordini ai Sindacati ci è sembrato di tornare indietro di qualche lustro.

A tutti coloro che hanno avuto una parte nell’“incidente”, anche ad evitare di riproporre su “Professione veterinaria” situazioni rissose e contraddittori estenuanti, non più di una favola di Esopo, con dedica:

“Una vespa s’inchiodò nella testa di un serpente e lo torturava senza tregua.E quello non poteva fare niente, niente!, per liberarsi dal tormento e dalla rabbia.

Passava un carro per strada. Ammazzarsi per ammazzare, non c’era via di scampo.

Mise la testa sotto le ruote e fu finita per entrambi”.

ghe e di problematiche di secondo piano, trascurando l’impegno più importante, oserei dire vitale, per la categoria: dare maggiore visibilità e presenza alla categoria veterinaria, sia nei confronti delle istituzioni che dei mass-media, e migliorare la qualità della vita professionale degli iscritti attraverso un rigoroso controllo della qualità delle prestazioni e delle continue ingerenze delle altre categorie professionali.

Proprio la Regione Lombardia pochi giorni fa ha per l’ennesima volta dato prova di in quanta poca considerazione venga tenuta la nostra categoria, e quel che è peggio di quanto sia insostenibile un certo tipo di autonomia legislativa. Una legge nazionale che vieta gli interventi di chirurgia estetica sugli animali da compagnia, concordata nelle modalità di applicazione, sarebbe benvenuta.

Ma scoprire che una Regione, sicuramente in buona fede, emani una legge, scritta palesemente senza aver consultato almeno la Federazione Regionale degli Ordini, tra l’altro con evidenti sperequazioni tra liberi professionisti e dipendenti pubblici ed il tutto con una valenza solamente regionale, rasenta il ridicolo.

Vorrà dire che faremo come negli Stati Uniti per il gioco d’azzardo o per i matrimoni.

PROFESSIONE VETERINARIA 12/2000 19 A.N.M.V.I. INFORMA
Gaetano Penocchio Gaetano Penocchio

Venite in Liguria a far tagliare le orecchie al vostro cane!

L’Abruzzo vi aspetta per fuocare il vostro cavallo e per tagliare la code ai vostri Jack Russell!

Vedete quindi che eliminare gli ordini o snaturarli sarebbe come legittimare la più completa anarchia.

Ben venga quindi una deregulation, se però prima verranno create delle strutture di coordinamento nazionale, di controllo della qualità della prestazione professionale sia tra gli stessi colleghi, sia nei confronti dei fruitori dei nostri servizi e soprattutto se gli Enti che sovraintendono alla nostra professione avranno i mezzi ed i poteri per gestire un tale impegno organizzativo.

Oggi però non siamo ancora pronti per un tale passo.

La conseguenza sarebbe un livellamento in basso di dimensioni apocalittiche.

Una simile decisione sarebbe inoltre un insulto per tutti coloro che si sono impegnati nell’ultimo decennio per far maturare e crescere la veterinaria italiana, sia dal punto scientifico che professionale.

Perciò sarà fondamentale la gradualità con cui questi cambiamenti verranno messi in atto.

3) Permettetemi ora di fare una breve analisi dei punti salienti della riforma.

a) Un primo punto da trattare riguarda l’Università.

È proprio iscrivendosi al primo an-

no di laurea che si entra in un ciclo produttivo che durerà una vita, e nel quale si viene formati per diventare un giorno a nostra volta dei produttori e fornitori di servizi.

La veterinaria italiana soffre da anni per un sovraffollamento di tuttologi laureati, causato da una proliferazione dissennata delle Facoltà.

Una corsa al riempimento delle aule, senza badare a strutture e fondi disponibili per gestire un tale sovrannumero di studenti.

Qui lo Stato per primo deve assumersi le sue gravi responsabilità per aver collegato l’erogazione delle risorse economiche per le facoltà non alla qualità dell’insegnamento, ma al numero di studenti iscritti.

Una scelta lontana dalle reali esigenze della categoria che erano e sono tuttora il bisogno di scuole di specializzazione e aggiornamento, e non di neolaureati con la prospettiva quasi certa della disoccupazione.

Mai come in questa vicenda gli Ordini professionali sarebbero dovuti intervenire, ma non è successo e i risultati sono evidenti.

È mia convinzione però che finalmente nel mondo Universitario si stia facendo strada una componente moderata che vede nell’apertura di un dialogo e di un tavolo di concertazione tra il mondo professionale e l’Università, l’unica via per far fare alla Veterinaria italiana il salto di qualità che tutti auspichiamo.

È su questi colleghi che l’ANMVI conta per creare per la prima volta nella storia un fronte comune contro l’altrimenti inevitabile disgregazione della categoria.

In questo contesto importantissi-

mo rientrano anche due temi fondamentali della riforma:

il problema dell’accesso alla professione e dell’aggiornamento post-laurea.

L’espressione di un 50% dei Commissari da parte degli Ordini darebbe all’Esame di Stato quella capacità di esprimere in tempo reale il livello qualitativo richiesto dalla professione, e permetterebbe inoltre all’Università di avere un costante osservatorio sul mercato nel quale dovrà inserire i neo-laureati e un riscontro continuo sull’efficacia della preparazione degli studenti.

Il controllo di qualità tramite i corsi di aggiornamento post-laurea gestiti dagli Ordini permetterebbe in un’unica soluzione di assicurare la qualità delle prestazioni professionali attraverso una adeguata verifica dei requisiti a vantaggio e tutela sia della clientela (punto saliente della riforma) e sia del livello professionale di tutta la categoria.

In questo contesto, il riconoscimento della valenza delle società scientifiche nazionali e della loro possibilità di rilasciare degli attestati di competenza sarebbe una indispensabile integrazione al sistema di aggiornamento post-laurea. Alla serietà della prestazione si collega anche l’obbligatorietà dell’assicurazione per la responsabilità civile professionale che ritengo indispensabile garanzia per la tutela della qualità dell’operato del professionista.

b) Un altro punto che riveste particolare interesse è la conferma dell’esigenza dei tariffari minimi che sono i soli a poter garantire una qualità della prestazione professionale sia nei confronti del fornitore che del fruitore della pre-

Esecuzione saggio di titolazione degli anticorpi nei confronti del virus rabbia nei sieri di cani e gatti

Si reputa opportuno segnalare che il Laboratorio di Medicina Veterinaria dell’Istituto Superiore di Sanità ha comunicato allo scrivente Dipartimento che dal 1°gennaio 2001 e per un periodo determinato, a causa di urgenti e improrogabili lavori di ristrutturazione, non potrà eseguire gli accertamenti di cui all’oggetto.

Ciò premesso, in attesa di verificare la disponibilità di altri Istituti Zooprofilattici Sperimentali all’esecuzione delle prove in argomento, i sieri di cani e gatti destinati nei Paesi che richiedono tali prove, potranno essere inviati all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (30020 Legnaro – Padova).

Dr.

stazione. Il costo effettivo insinua un sicuro oggetto di contenzioso, vista la difficile quantificazione dello stesso. Anche qui dovrà essere compito degli Ordini adeguare a livello locale la congruità del tariffario nazionale, condizionandolo alle varie realtà economico-sociali.

Ma il vero punto è che fino a quando gli Ordini non avranno maggiore potere disciplinare sugli iscritti e non lo applicheranno con severità,tutto ciò non provocherà alcun cambiamento di fatto.

Lo stesso discorso vale per la pubblicità, dove la possibilità di una pubblicità informativa corretta è senz’altro auspicabile, senza però sottovalutare il rischio del fa-

cile abuso e della difficoltà oggettiva nell’individuare i limiti di tale pubblicità.

“Maurizio Costanzo Show” si, “Mezzanotte e dintorni” no”? Panorama si, Novella 2000 no? Si ripropone di nuovo l’esigenza di non delegare troppo facilmente alla periferia l’emanazione di norme che palesemente devono avere valenza nazionale

c) Non posso continuare senza soffermarmi sulla situazione della veterinaria pubblica in Italia. Il servizio sanitario nazionale non è ancora riuscito ad uscire dal modello statalista del dopo guerra. Ha solo duplicato sul territorio lo stesso modello. Invece di intraprendere la strada del rinnovamento, potenziando i servizi di prevenzione e di vigilanza in tutti i settori di sua competenza, si è ritrovato a perseguire una politica di legittimazione della concorrenza alla libera professione. Salendo sapientemente sul carrozzone dei medici nell’occasione del rinnovo del contratto nazionale, ancora una volta ha perso l’occasione per sancire nei confronti del Governo l’indipendenza, l’identità ed la dignità che spettano alla nostra categoria e che da sempre vengono ignorate. A tutt’oggi il nostro Paese è ancora relegato a spettatore o al massimo di interlocutore di secondo piano nei mutamenti della politica Comunitaria.

L’attualissima vicenda della Mucca Pazza e il tema del Benessere Animale ripropongono il problema della assenza di concertazione tra il potere politico e la componente professionale.

Chiudere le frontiere alle importazioni di carne? Bene! Così risolviamo il problema del trasporto che tanto affligge alcune componenti politiche. Senza una politica di potenziamento dell’allevamento nostrano finirà che saremo costretti ad importare solo carne macellata nei paesi di origine con conseguenze inimmaginabili sulla nostra economia.

PROFESSIONE VETERINARIA 12/2000 20 A.N.M.V.I. INFORMA
DIPARTIMENTO DEGLI ALIMENTI DELLA NUTRIZIONE E DELLA SANITÀ PUBBLICA VETERINARIA IL DIRIGENTE DELL’UFFICIO III Pier Giuseppe Facelli

Negli ultimi incontri svoltisi a Bruxelles in sede europea ho avuto la conferma della miopia con cui vengono gestite questioni di primaria importanza per la zootecnia italiana, badando solo a salvare la facciata di un sistema chiuso in se stesso e che non offre alcuna apertura alla cooperazione tra le varie componenti professionali.

Migliorare e potenziare il controllo alle frontiere, la vigilanza e la prevenzione sul territorio, magari con più omogeneità, eliminando le cosiddette isole felici?

Forse, ma intanto il denaro pubblico viene impiegato per costruire strutture cliniche, ambulatori e quant’altro per permettere ai veterinari delle ASL di fare della sana libera professione.

L’introduzione anche nel nostro paese del veterinario responsabile d’azienda darebbe al SSN un riferimento ufficiale ad ulteriore garanzia dei consumatori.

Infine anche qui va sottolineato come a fianco di realtà regionali che possono essere considerate il fiore all’occhiello della veterinaria europea, convivono situazioni di completo abbandono e senza alcun effettivo controllo, tutto ciò grazie alla lacunosità della legislazione centrale su temi di importanza nazionale.

d) Un capitolo a me oscuro rimane quello delle società di capitale tra professionisti e soci di capitale.

Anche qui mi sembra di intravedere una sorta di ipocrisia nel voler solamente salvare le apparenze in nome e per conto di una indipendenza professionale che mi suona come la castità prima del matrimonio.

La riforma è stata voluta per la tutela del consumatore, il pronuncio dell’antitrust è stato estremamente preciso in merito.

La risorsa umana è fondamentale, ma l’ausilio del capitale può essere determinante per la qualità del servizio.

Se non si vuole precludere la realizzazione di strutture in grado di competere con gli standard internazionali a tutto beneficio dell’utente finale non ci si può nascondere dietro falsi pudori.

È stato fatto molto per avvicinarsi alle esigenze del mercato ma è mancato il coraggio di concludere un’opera sicuramente valida. Le regole di un mercato oramai globale prendono sempre il sopravvento con conseguenze che già oggi possiamo prevedere di professionisti italiani ingessati nel loro lodevole status di artigiani, facile preda di realtà internazionali efficientemente strutturate come già abbiamo sentore che accada nella sanità privata.

CONCLUSIONI

Sono sicuro che a questo punto molti di voi avranno l’imbarazzante impressione che io qui voglia solo fare dell’autocritica e lanciare dei j’accuse a destra e a manca e vi starete chiedendo quale

sia il motivo di un tale convegno. In realtà il messaggio che vorrei riuscire a trasmettervi è un altro.

In questi anni pur in mezzo a tante difficoltà, vi sono molti colleghi, appartenenti a tutti i settori della veterinaria, che si sono adoperati per portare avanti delle importanti battaglie per il rinnovamento della nostra professione, ed altri che pur volendo fare qualcosa non hanno potuto, imbrigliati come erano dalle loro associazioni

di categoria o dalle Istituzioni. La nascita dell’ANMVI ha cercato di dare voce a tutti coloro che, pur continuando a sentirsi parte della loro categoria professionale ma non riconoscendosi più nelle associazioni o istituzioni che prima li rappresentavano, hanno sentito l’esigenza di guardare avanti al futuro della veterinaria nel suo complesso, rifiutandosi di continuare a coltivare solamente il proprio orticello o a trincerarsi

dietro difese di principio ormai anacronistiche.

Se siamo qui oggi, se l’ANMVI esiste è perché esiste una componente cospicua di colleghi che vuole fare qualcosa di concreto per rinnovare la nostra professione, senza vincoli “di parte”.

Il ruolo che l’ANMVI si prefigge di avere, infatti, non è quello di sostituirsi a chicchessia, come alcuni hanno cercato di insinuare, ma di coagulare le energie e le capa-

cità di tutti per permettere la creazione di programmi validi e fattibili, mediando tra gli interessi delle varie categorie, combattendo le posizioni rigide e di principio che per tanti anni hanno paralizzato non solo la veterinaria ma gli stessi governi del nostro paese.

Tutto questo in sinergia con le Istituzioni a capo della nostra professione”.

PROFESSIONE VETERINARIA 12/2000 21 A.N.M.V.I. INFORMA

Fondo Sanitario ANMVI: eletto il consiglio di amministrazione

S i è svolta in data 22 dicembre 2000 a Cremona la prima Assemblea del Fondo Sanitario ANMVI per la designazione delle cariche sociali.

I componenti del Consiglio di Amministrazione, del Collegio dei Revisori dei Conti ed i Supplenti sono stati eletti all’unanimità e sono:

Consiglio di Amministrazione

Dr Carlo Scotti, Torino Presidente

Dr Gaetano Penocchio, Brescia

Vice Presidente

Dr Pier Mario Piga, Torino

Segretario Tesoriere

Dr Alberto Casartelli, Milano Consigliere

Dr Marco Eleuteri, Torino Consigliere

Collegio dei Revisori dei Conti

Dr Giorgio Neri, Novara

Dr Gualtiero Tanturli, Genova

Dr Amato Violini, Perugia

Supplenti

Dr Andrea Dorcaratto, Milano

Dr Susanna Marchetti, Bologna

Il Consiglio di Amministrazione del Fondo Sanitario ANMVI ringrazia i 1020 soci che hanno aderito al Fondo entro il 30 novembre u.s., data di chiusura della prima sottoscrizione, e conferma la decorrenza delle coperture a partire dal 1 gennaio 2001.

Solidarietà ai colleghi alluvionati

I l Consiglio Direttivo dell’ANMVI informa i Colleghi delle zone alluvionate che volessero segnalare eventuali situazioni di danno professionale di farlo entro il 28/02/2001 mediante comunicazione scritta al fax 0372/45.70.91 o 40.35.26, oppure per email ad info@anmvi.it Sarà sufficiente indicare, oltre al proprio nome cognome e recapito, una breve descrizione del danno subito in conseguenza dell’alluvione.

Dopo la data indicata il Consiglio Direttivo ANMVI valuterà i singoli

casi segnalati e disporrà la devoluzione della somma stanziata per i risarcimenti (lire 10.000.000) e dei contributi di solidarietà elargiti dai Colleghi nei mesi scorsi (lire 9.200.000 al 31/12/2000). Chi volesse inviare il proprio contributo può ancora farlo tramite assegno o Bonifico Bancario appoggiato sulla Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza – Agenzia 3 di Cremona, c/c n. 30180174 intestato ad ANM-

VI – ABI 06230 CAB 11402.

Causale: Solidarietà ai Colleghi Alluvionati.

Stop ai farmaci per la Valle d’Aosta

“In relazione alla richiesta di farmaci veterinari dalla Valle d’Aosta per fronteggiare le conseguenze dell’alluvione si desidera rendere noto che l’emergenza è da considerarsi terminata, per cui non è più necessario inviare alcun materiale.

Si ringraziano le ditte: · Bio 98 · Fort Dodge · Pfizer · Guna · Corriere Mussino e tutti coloro che, pur nell’anonimato, hanno risposto con concretezza e sollecitudine alla richiesta di aiuto.”

Terapia del dolore: il Ministero dà ragione ai Veterinari...

Aseguito della ormai nota “vicenda Conti”(ripresa e commentata in questo stesso numero dal Collega Grazioli, ndr) in data 12 dicembre 2000, l’ANMVI aveva inviato una nota scritta a tutti i Componenti della Commissione Affari Sociali della Cameradove è stata dibattuta la questione della somministrazione degli stupefacenti da parte del Medico Veterinario - al Ministero della Sanità e al Presidente della FNOVI. In questa, il Presidente ANMVI, Marco Eleuteri, sottolineava il tono oltraggioso e lesivo della professionalità veterinaria contenuto nelle affermazioni dell’Onorevole Conti, il quale aveva dichiarato in sede istituzionale di ritenere inaffidabile il veterinario nel prescrivere medicinali stupefacenti per il trattamento del dolore negli animali. Nella sua lettera il Presidente dell’ANMVI chiedeva inoltre ai Deputati della Commissione Parlamentare di respingere gli emendamenti proposti dall’On Conti tendenti a togliere al veterinario la facoltà di prescrizione di farmaci antidolore.

Il 21 dicembre successivo il Sottosegretario alla Sanità, Senatrice Ombretta Fumagalli Carulli, rispondeva ufficialmente come segue:

Egregio Presidente, in riferimento alla sua lettera datata 12 dicembre 2000, mi sento di condividere pienamente il pensiero dell’Associazione da Lei presieduta. Il veterinario è infatti un professionista che ha compiuto studi di medicina applicata agli

animali e quindi ha tutte le conoscenze necessarie per poter decidere quali farmaci prescrivere e somministrare agli animali.

Non a caso il testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, prevede per i veterinari le stesse disposizioni riguardanti i medici.

A questo bisogna aggiungere che esisitono farmaci veterinari, autorizzati all’immissione in commercio, che rientrano nell’ambito di applicazione del DPR 309/90 e che devono essere prescritti dal veterinario.

Non da ultimo bisogna considerare le norme sul benessere degli animali tra cui, in particolare, il Decreto Legislativo 116/92 sulla protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali, che obbligano il veterinario a ridurre al massimo

le sofferenze degli animali anche utilizzando sostanze atte ad alleviare il dolore. Ciò è valido anche per i veterinari che operano in campo i quali in caso di sofferenze degli animali devono poter prescrivere e somministrare una sostanza stupefacente per il trattamento del dolore.

Cordiali saluti, Ombretta Fumagalli Carulli

...e la Camera approva la legge

Afine dicembre l’Assemblea di Montecitorio ha dettosì all’atteso provvedimento sui farmaci anti-dolore: la terapia potrà essere prescritta anche dal medico veterinario per gli animali in cura. La legge, ora al Senato, semplifica la disciplina degli stupefacenti e riduce i vincoli, anche di carattere sanzionatorio, che osta-

colavano il ricorso a questi farmaci. Le ricette potranno essere scritte a ricalco, non più a mano, in duplice copia per i farmaci non forniti dal Ssn e in triplice per quelli a carico del Servizio Sanitario nazionale. La prescrizione potrà comprendere fino a due preparazioni o dosaggi per cura di durata non superiore a trenta (oggi 10) giorni.

La ricetta dovrà contenere l’indicazione del domicilio professionale e del telefono del medico veterinario. Non c’è più il rischio di reato di spaccio: le sostanze possono essere somministrate a domicilio dai veterinari che si approvvigionano dei farmaci con autoricettazione, i quali potranno essere trasportati e detenuti nelle quantità necessarie. Un errore di prescrizione non sarebbe più condannabile ma soggetto a sanzione amministrativa fino ad 1 milione.

BSE

La FNOVI (Federazione Nazionale degli Ordini dei Veterinari Italiani), in merito alle recenti iniziative legislative adottate dall’Italia e dall’Unione Europea sulla profilassi della BSE e la tutela della salute pubblica, ritiene opportuno sottolineare quanto segue, sulla base delle competenze e delle esperienze proprie della professione veterinaria, posta a garanzia della sicurezza dei prodotti di origine animale e della tutela della salute pubblica:

1.Un’adeguata sicurezza per il consumatore può essere garantita solo mediante un attento controllo operato su tutti i punti critici della filiera. Tale sicurezza si può ottenere solo da un sistema di sorveglianza integrata che unisca all’esecuzione di test rapidi sugli animali a rischio (sorveglianza attiva) l’organizzazione di un’efficiente rete di epidemio-sorveglianza (sorveglianza passiva), basata sull’effettiva collaborazione di tutte le componenti deputate al controllo di tale malattia: veterinari-AsI, veterinari liberi professionisti (fiduciari dell’azienda zootecnica), Istituti Zooprofilattici e allevatori. A tale scopo bisogna ricordare che i test rapidi sono stati introdotti quali strumenti migliorativi della sorveglianza e non come unica garanzia del consumatore;

2.La riconquista della fiducia dei consumatori deve quindi necessariamente passare attraverso un’integrazione dei due sistemi di sorveglianza (attiva e passiva), a costo di grossi sforzi organizzativi e di comunicazione da parte dei veterinari ASL e dei veterinari liberi professionisti. Riteniamo indispensabile, quindi, la presenza di veterinari fiduciari dell’azienda, all’interno degli allevamenti, che, operando professionalmente, vengano direttamente coinvolti nella prima verifica dello stato sanitario degli animali anche attraverso la compilazione di una scheda clinica per ogni singolo animale destinato alla produzione di alimenti per l’uomo. II tutto ulteriormente coordinato e controllato dal servizio veterinario pubblico mediante controlli periodici in azienda e raccolta dei dati clinici dell’animale al macello. Tale attività garantirebbe appieno sia la salute degli animali allevati che la sicurezza dei loro prodotti. L’impiego dei test rapidi in un simile contesto di sorveglianza rappresenterebbe un’utile misura aggiuntiva di tutela della salute pubblica e si inserirebbe in un sistema adeguatamente organizzato per offrire a monte le dovute garanzie di sicurezza;

3.La decisione 200/374/CE prevede, a partire dal 1 gennaio 2001, la realizzazione in ciascun Paese membro di nuovi piani di sorveglianza attiva su un campione rappresentativo di bovini mediante l’impiego di test rapidi. Le finalità dell’impiego dei test rapidi sono di tipo eminentemente epidemiologico. L’obiettivo di riconquistare la fiducia del consumatore ha invece fatto prevalere, sia in Italia che nel resto dell’Europa, la tendenza a vedere nei test rapidi non più uno strumento di sorveglianza, ma uno strumento di garanzia sanitaria;

4.Se l’impiego dei test rapidi su tutti i bovini superiori ad una certa età vuole rappresentare una misura di massima garanzia per il consumatore, occorre, nell’ambito di una strategia coerente, prevedere la distruzione di qualsiasi materiale che possa rappresentare un rischio anche in caso di esito negativo del test;

5.La distruzione di materiali specifici a rischio e le attuali limitazioni sull’impiego delle farine animali per uso zootecnico pongono seri problemi di smaltimento. L’immediata identificazione di tutte le possibili forme di smaltimento risulta perciò un obiettivo prioritario nell’ambito delle attuali strategie di controllo e prevenzione della BSE. Questo al fine di evitare, come già accaduto in Gran Bretagna, che l’accumulo dei suddetti materiali, qualora non sottoposto alla sorveglianza dell’autorità sanitaria e in mancanza di un’idonea destinazione, determini situazioni di rischio sanitario di difficile gestione per l’uomo, gli animali e l’ambiente;

6.La recente proposta di poter escludere dai test, previo indennizzo, le vacche al termine della produzione, va inquadrata, comunque, in un’adeguata strategia di controllo veterinario.

PROFESSIONE VETERINARIA 12/2000 22
A.N.M.V.I. IN BREVE
FEDERAZIONE NAZIONALE DEGLI ORDINI DEI VETERINARI ITALIANI
21-12-2000 IL PRESIDENTE Dr.
Domenico D’Addario
COMUNICATO STAMPA

RUBRICA LEGALE

Quando il cliente non paga

“Nel caso in cui il proprietario e/o detentore dell’animale si rifiuti di pagare l’onorario al veterinario curante,quali sono le azioni esperibili a tutela del diritto del professionista di percepire il pagamento della prestazione richiesta ed eseguita?”.

In assenza di patti tra clienti e veterinario quest’ultimo ha diritto di ricevere, in denaro contante, il pagamento dell’onorario al momento dell’avvenuta prestazione.

Il veterinario avrebbe, altresì, diritto a richiedere e a ricevere l’anticipazione delle spese.

Tale richiesta, però, mentre è usuale per l’opera professionale prestata, per esempio, dall’avvocato, non viene, nella prassi, quasi mai formulata dal veterinario.

In caso di inadempimento del cliente l’ordinamento vigente riconosce al professionista il diritto di adire il giudice per ottenere la condanna al pagamento dell’onorario da parte del cliente che gli ha conferito l’incarico di curare l’animale.

Obbligato a pagare il veterinario non è necessariamente il proprietario e/o detentore dell’animale ma colui che ha richiesto la prestazione. È, pertanto, a tale soggetto che andrà richiesto il pagamento dell’onorario in presenza di inadempimento.

Nel caso in cui il cliente del professionista e il proprietario dell’animale non siano la medesima persona consiglio di richiedere il pagamento ad entrambi tali soggetti.

Il sollecito di pagamento del compenso dovrà essere formulato preferibilmente, ma non necessariamente, a mezzo lettera raccomandata con ricevuta di ritorno onde avere certezza circa la data di spedizione e di ricevimento.

La decorrenza di quindici giorni dall’invio del sollecito senza che sia avvenuto il pagamento fa insorgere in capo al veterinario creditore il diritto di esigere dal debitore l’onorario maggiorato, oltre che dagli interessi legali, anche dalla rivalutazione monetaria.

Il diritto di ottenere il pagamento della parcella si prescrive in tre anni dall’insorgenza del diritto che è individuata nel momento della conclusione dell’opera prestata.

La prescrizione del diritto ha come conseguenza il fatto che, se il veterinario chiede al giudi-

ce il pagamento di una prestazione effettuata tre anni prima dell’instaurazione della causa, può sentirsi opporre dal cliente la prescrizione del credito. Segnalo che per interrompere la prescrizione è sufficiente promuovere la causa civile per il recupero del credito professionale prima che siano decorsi i tre anni dall’eseguita prestazione medico-veterinaria o, comunque, inviare prima del termine di tre anni, una lettera di sollecito preferibilmente in forma raccomandata con ricevuta di ritorno sempre per avere la prova della data certa.

Dalla data in cui si radica il giudizio o dalla data di invio del sollecito decorre nuovamente il suddetto termine di tre anni e così di seguito.

Per meglio chiarire se un cliente non ha pagato una prestazione professionale per un incarico espletato, per esempio, il 20 dicembre 1997 è sufficiente per interrompere la prescrizione del diritto al compenso che il veterinario ne faccia richiesta inviando la lettera di sollecito entro il 19 dicembre 2000.

Da tale data decorreranno i successivi tre anni per poter recuperare giudizialmente il credito professionale.

Le azioni per recuperare il credito possono essere di due tipi:

a) azione ordinaria di cognizione, b) ricorso per l’emissione di un decreto ingiuntivo.

Competente a decidere per territorio è il giudice del luogo di residenza del debitore o del luogo in cui è sorta l’obbligazione, (e cioè del luogo in cui la prestazione medica è stata eseguita), o del luogo in cui deve essere effettuato il pagamento (art. 18 e 20 codice di procedura civile, c.p.c.).

Competente a decidere per valore è il Giudice di pace per crediti che non superano £. 5.000.000 (cinque milioni) il Tribunale per crediti superiori.

Il ricorso per decreto ingiuntivo è sempre preferibile perché la procedura è più veloce e, in presenza di una parcella opinata dall’Ordine Professionale di appartenenza , è possibile, in un arco di tempo breve (uno o due mesi) ottenere dal Giudice competente l’emissione di un decreto ingiuntivo di pagamento in danno del debitore che dovrà pagare entro quaranta giorni dalla notifica del decreto ingiuntivo. Se entro tale termine non è avvenuto il pagamento e il debitore non ha fatto opposizione, il veterinario può procedere ad esecuzione forzata, pigno-

rando i beni dell’obbligato.

L’opposizione del debitore in presenza di crediti professionali è fondata sulle contestazioni della correttezza dell’esecuzione o sull’entità del compenso richiesto.

Nella prima ipotesi occorrerà, dunque, che il professionista provi l’esecuzione ad opera d’arte del suo operato.

Con riferimento alla contestazione del quantum debeatur (l’entità del compenso) va detto che il Giudice può, anche in presenza dell’opinamento della nota da parte dell’Ordine Provinciale dei Medici Veterinari, operarne modifiche e/o riduzioni quando il compenso richiesto è superiore alle tariffe

L’opportunità di promuovere subito una causa civile di cognizione o di procedere per ottenere dal Giudice l’emissione di un decreto ingiuntivo di pagamento va valutata, sempre e comunque, caso per caso, dall’avvocato a cui il veterinario deve rivolgersi per avere tutela giurisdizionale del suo diritto al pagamento del compenso professionale.

In alcuni casi, infatti, l’inadempimento del cliente è causato da circostanze che richiedano attenta valutazione da parte dell’avvocato al fine di consigliare al meglio il veterinario creditore.

In ambito di prestazione veterinaria, fuori dai casi in cui si

tratti di prestazioni continuative (per esempio attività presso un grosso allevamento di bestiame) o di rapporti convenzionati con enti e associazioni, mi pare proprio difficile individuare azioni preventive per evitare l’inadempimento del cliente.

La predisposizione, infatti, di una modulistica da far sottoscrivere al cliente al momento del conferimento dell’incarico ove siano indicate prestazioni e tariffe potrebbe rivelarsi uno strumento che disorienta la clientela e che potrebbe inficiare, proprio sul nascere, il rapporto professionale veterinario/cliente regolato dall’intuitus personae e dalla fiducia reciproca.

È possibile iniziare a discutere di tale evenienza avendo, però, presente che nessun incarico scritto evita la contestazione da parte del cliente della mancata esecuzione “a regola d’arte” della prestazione medico veterinaria.

Onde evitare danni maggiori il veterinario deve, comunque, sempre richiedere l’onorario secondo tariffa così da non subire contestazioni sul quantum e poter agevolmente ottenere l’opinamento della nota da parte dell’Ordine di appartenenza.

Va, comunque, ricordato che il professionista ha sempre diritto a maggiorare gli onorari stabiliti nelle tariffe approvate ogniqualvolta la prestazione richiestagli

Previene ed elimina il fenomeno della coprofagia

presenti particolari difficoltà di soluzione.

In tali casi, ovviamente, il cliente potrà contestare tale maggiorazione e la risoluzione della vicenda giudiziale si risolve, generalmente con la nomina da parte del Giudice adito di un consulente d’ufficio a cui il veterinario e il cliente potranno affiancare propri consulenti. ■

La Coprofagia è un disturbo che affligge molti animali e l’eziologia è di difficile determinazione.

Tra le possibili cause vengono citate le carenze (vitaminiche,minerali,enzimatiche) e comportamentali a cui spesso sono soggetti i cuccioli.Altre cause possono essere l’aumento dell’appetito,l’insufficienza pancreatica,il diabete mellito.L’attuale opinione clinica concorda nel ritenere che la coprofagia sia riconducibile essenzialmente ad un alterato comportamento dell’animale e non a carenze alimentari specifiche come si riteneva in passato. L’approccio terapeutico deve, quindi,tendere a modificare l’atteggiamento comportamentale e a rendere le feci il meno possibile appetibili per l’animale.

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Collaboratori coordinati e continuativi dal 2001

L’articolo 34 della Legge 21 novembre 2000,n.3421, denominata “collegato fiscale alla finanziaria 2000”, ha modificato il trattamento fiscale applicabile ai redditi derivanti da rapporti di collaborazione coordinata e continuativa.

Le nuove disposizioni si applicheranno a partire dal 1°gennaio 2001.

In particolare, la modifica si è concretizzata “trasferendo” i redditi derivanti da collaborazione coordinata e continuativa, dalla categoria dei “Redditi di lavoro autonomo” alla categoria dei “Redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente”.

Quindi, a partire dal 2001 saranno inquadrati tra i redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente i seguenti redditi derivanti da collaborazione coordinata e continuativa:

■ compensi per incarichi di amministratore o sindaco o revisore di società, associazioni o altri enti;

■ compensi per collaborazioni a giornali, riviste, enciclopedie e simili;

■ compensi per la partecipazione a collegi e commissioni;

■ compensi per altri rapporti di collaborazione.

La nuova disposizione definisce quali elementi identificativi degli “altri rapporti di collaborazione”:

a) l’assenza del vincolo di subordinazione (la cui presenza farebbe rientrare il reddito nell’ambito dei redditi di lavoro dipendente);

b) la mancanza di un’organizzazione di mezzi (requisito necessario, invece, ai fini della qualificazione del reddito d’impresa);

c) la retribuzione periodica prestabilita.

La nuova norma, comunque, prevede espressamente che, qualora le collaborazioni rientrino nei compiti istituzionali compresi nell’attività di lavoro dipendente ovvero nell’oggetto dell’attività di lavoro autonomo, i compensi percepiti siano soggetti alle regole previste per tali redditi (ad esempio l’incarico di amministratore o sindaco ricoperto da un ragioniere o dottore commercialista, rientrando nell’oggetto della professione da essi esercitata rimarrà configurato come reddito di lavoro autonomo).

Possono, quindi, configurarsi delle situazioni in virtù delle quali il professionista effettua collaborazioni non rientranti nell’oggetto della professione esercitata. Tali attività non costituiranno reddito di lavoro autonomo ma rientreranno tra i redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente ai sensi dell’articolo

47 del TUIR (ad esempio l’incarico di amministratore ricoperto da un medico veterinario).

Si precisa, al riguardo, che ai fini dell’IVA tali prestazioni non risulteranno assoggettabili all’imposta in quanto, sulla base dei principi generali in materia di imposta sul valore aggiunto un’attività di lavoro dipendente o assimilata non è idonea a configurare il presupposto soggettivo di applicazione del tributo.

Pertanto, alla luce delle nuove disposizioni, resteranno assoggettate ad IVA le sole prestazioni di servizi inerenti ai rapporti di collaborazione coordinata e continuativa che rientrano nell’oggetto dell’attività svolta per professione abi-

Spese veterinari detraibili

L a Legge 21 novembre 2000,meglio nota come Collegato fiscale alla legge finanziaria 2000,ha introdotto una modifica all’articolo

13 bis del Testo Unico delle imposte sui redditi (D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917) disponendo che, a decorrere dal periodo d’imposta 2000, rientrano tra gli oneri sostenuti che danno diritto ad una detrazione d’imposta pari al 19% : “le spese veterinarie fino all’importo di lire 750.000, limitatamente alla parte che eccede lire 250.000. Con decreto del Ministero delle finanze sono individuate le tipologie di animali per le quali spetta la detraibilità delle predette spese.

La Circolare ministeriale n. 207/E del 16 novembre 2000 precisa che in virtù della nuova previsione agevolativa, ad esempio, il contribuente che documenti spese per prestazioni veterinarie per un importo totale annuo di lire 900.000 potrà detrarle nella misura del 19 per cento di lire 500.000. I documenti giustificativi della detrazione in esame sono rappresentati dalle fatture fiscali rilasciate dal professionista ai sensi dell’articolo 21 del DPR n. 633 del 1972. Secondo me la circolare ministeriale restringe l’ambito di applicazione definito dalla Legge. Infatti l’articolo 13 bis citato si riferisce a “spese veterinarie” mentre la circolare restringe la portata della norma alle “prestazioni veterinarie” precisando che “i documenti giustificativi .......sono rappresentati dalle fatture fiscali rilasciate dal professionista”.

Tenuto conto dell’orientamento restrittivo assunto dall’Amministrazione finanziaria riterrei prudente limitare la detrazione ai soli costi sostenuti per prestazioni veterinarie documentate dalle fatture emesse dal professionista.

tuale (ad esempio incarico di amministratore o sindaco ricoperto da un ragioniere o dottore commercialista o revisore contabile).

Un ulteriore elemento di novità introdotto dalle nuove disposizioni riguarda l’eliminazione, tra i caratteri essenziali della collaborazione coordinata e continuativa, della “natura intrinsecamente artistica o professionale” della prestazione stessa, con la conseguenza che potranno rientrare nell’ambito delle collaborazioni anche attività manuali ed operative Potranno quindi essere stipulati contratti di collaborazione coordinata e continuativa per mansioni quali commessi nei negozi, addetti alle pulizie, ecc.

Conseguenze ai fini delle imposte sui redditi

L’inserimento delle collaborazioni tra i redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente determina l’applicazione a tali redditi di tutte le regole dettate dall’articolo 48 del TUIR per il lavoro dipendente.

Ciò comporta, da un lato, il riconoscimento delle detrazioni previste per il lavoro dipendente, che andranno calcolate in proporzione alla durata del contratto e, dall’altro, l’abrogazione della disposizione che consentiva la deduzione forfetaria delle spese per la determinazione del reddito.

Per effetto delle nuove norme saranno assoggettate a tassazione, in base all’articolo 48 del TUIR, tutte le somme e i valori a qualunque titolo percepiti dai collaboratori, anche sotto forma di erogazioni liberali.

Troverà inoltre applicazione il comma 2 dell’articolo 48 del TUIR che prevede l’esclusione di alcuni compensi dall’imponibile quali, a titolo esemplificativo:

■ I contributi di assistenza sanitaria versati dal datore di lavoro ad enti o casse aventi esclusivamente fine assistenziale per un importo non superiore a lire 7.000.000 annui fino all’anno 2002 e a lire 6.000.000 per l’anno 2003 (successivamente gli importi saranno diminuiti di lire 500.000 all’anno fino a raggiungere un importo di contributi pari a lire 3.500.000);

■ erogazioni liberali concesse in particolari occasioni alla generalità od a categorie di dipendenti (e collaboratori coordinati) non superiori nel periodo d’imposta a lire 500.000;

■ la somministrazione di vitto da parte del datore di lavoro, nonché quelle in mense organizzate, fino all’importo complessivo giornalieri di lire 10.240.

Spese di trasferta

Si segnala, inoltre, che con l’intro-

duzione della disposizione in esame anche il trattamento fiscale dei rimborsi per spese di viaggio alloggio e vitto, sostenute dai collaboratori coordinati e continuativi, subirà sostanziali modifiche.

L’articolo 50, comma 8, del TUIR, infatti, prevedeva l’esclusione dalla base imponibile dei rimborsi per le spese in parola, se documentate, corrisposte al collaboratore per prestazioni rese fuori dal comune di residenza.

Dal 2001, invece, sarà applicabile anche ai rapporti di collaborazione coordinata e continuativa la disciplina delle trasferte contenuta nell’articolo 48, comma 5 del TUIR (redditi di lavoro dipendente), in ordine ai limiti oltre i quali le indennità di trasferta concorrono a formare il reddito imponibile.

Si precisa inoltre che le indennità di cui trattasi sono quelle corrisposte allorquando il dipendente sia chiamato a svolgere una attività fuori dalla sede naturale in cui è tenuto contrattualmente a svolgere il proprio lavoro e, pertanto, non potranno più essere escluse dal reddito imponibile del collaboratore i rimborsi delle spese sostenute per il raggiungimento della sede di lavoro.

In altre parole se con la precedente normativa il collaboratore aveva diritto a chiedere il rimborso delle spese di viaggio, vitto e alloggio per incarichi svolti fuori dal comune di propria residenza e tali spese non concorrevano a determinare il suo reddito, con la nuova normativa il collaboratore potrà ancora chiedere il rimborso delle predette spese al datore di lavoro, ma l’importo erogato concorrerà a formare il suo reddito imponibile.

Sostituti d’imposta

L’introduzione della nuova normativa determina, inoltre, l’applicazione delle disposizioni previste dall’articolo 24 del DPR n. 600 del 29 settembre 1973, in materia di ritenute sui redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente.

Ciò comporta che ai redditi percepiti dai collaboratori coordinati e continuativi non verrà più applicata la ritenuta del 20%, ma sarà operata, all’atto del pagamento del compenso, una ritenuta calcolata sulla base dell’aliquota propria degli scaglioni di reddito corrispondenti al reddito complessivo del collaboratore stesso. In base all’articolo 24 del DPR n. 600 del 1973, pertanto, il committente che effettua le ritenute dovrà entro il 28 febbraio dell’anno successivo, ovvero alla data di cessazione del rapporto, effettuare il conguaglio tra le ritenute operate e l’imposta dovuta sull’ammontare complessivo dei compensi, tenendo conto delle detrazioni spettanti. Egli dovrà quindi rilasciare una certificazione (CUD), recante, tra l’altro, l’indicazione delle detrazioni applicate sulla base della durata del rapporto di collaborazione. Si fa presente, infine, che per i redditi in commento corrisposti a soggetti non residenti continua ad essere operata una ritenuta a titolo di imposta nella misura del 30%, ai sensi del comma 1-ter, inserito nel citato articolo 24, DPR 600/73.

Contributi

Anche se le prestazioni di collaborazione coordinata e continuativa saranno inquadrate, a partire dal 2001, tra i redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente, rimane il fatto che si tratta pur sempre di prestazioni di attività svolte senza vincolo di subordinazione.

Resterà pertanto invariato il sistema contributivo Il contributo INPS sarà, come adesso avviene per tutte le collaborazioni svolte da soggetti privi di partita IVA, del 10% o del 13% e sarà ripartito tra il collaboratore ed il datore di lavoro rispettivamente nelle misure di un terzo e due terzi.

1Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 276 del 25 novembre 2000.

IVA: parlamentareInterrogazione al Ministro A

seguito dell’iniziativa dell’ANMVI per emendare il testo della Finanziaria 2000 e valutare una riduzione dell’aliquota IVA che grava sulle nostre prestazioni, il Ministro delle Finanze, durante i lavori dell’aula di Montecitorio, ha ascoltato la seguente interrogazione a risposta scritta: “(…) per sapere se siano previste iniziative legislative da parte del Ministro interrogato volte a prevedere una sensibile riduzione dell’aliquota IVA oggi applicata,nella misura del 20 per cento,alle prestazioni veterinarie.L’applicazione di un’aliquota IVA del 10 per cento alle prestazioni di cui sopra rappresenterebbe un concreto segnale d’attenzione da parte del Governo rispetto alle mutate esigenze della società,con riferimento alle molteplici relazioni zooantropologiche e alle conseguenti implicazioni sociali”.

La Finanziaria è passata. Aspettiamo comunque la risposta del Ministro...

PROFESSIONE VETERINARIA 12/2000 24
RUBRICA FISCALE

Salute e benessere del cane di razza: quale selezione oggi in Italia?

Il Convegno,organizzato dall’E.N.C.I.in collaborazione con la F.S.A.,si è svolto a Milanonella sede E.N.C.I. giovedì 30 novembre scorso, con una nutrita partecipazione di addetti ai lavori, medici veterinari, genetisti, allevatori e cinofili. Come ribadito dal Presidente E.N.C.I., Ing. Giuseppe Fiore, lo scopo del Convegno era quello di mettere a fuoco gli aspetti sanitari che devono essere considerati nella selezione del cane, sia perché la prevenzione delle malattie ereditarie è necessaria per la salvaguardia del benessere animale, sia perché è richiesta dalle norme tecniche del Libro Genealogico del cane di razza emanate dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali con D.M. 20894 del 18-4-2000.

I lavori del mattino hanno riguardato gli aspetti clinici delle malattie ereditarie del cane e sono stati coordinati dal Prof. Guidobono Cavalchini, Ordinario della Facoltà di Medicina Veterinaria, Istituto di Zootecnia, dell’Università degli Studi di Milano, Consigliere E.N.C.I. e Consigliere F.S.A. che ha messo in evidenza la moltitudine delle malattie a carattere ereditario descritte nelle varie razze canine e la necessità di individuare quelle più significative per ciascuna razza.

Il Dr. Roberto Marchesini, medico veterinario, zooantropologo e scrittore ha aperto i lavori analizzando l’impatto delle malattie ereditarie del cane sul benessere animale e sul proprietario, mettendo in risalto gli aspetti psicologici del rapporto uomo-animale e le implicazioni emotive ed etiche per il proprietario di un cane con tare ereditarie.

Diplomato EC-

In qualità di relatore, ho quindi presentato le possibilità di controllo e prevenzione oggi disponibili delle malattie ereditarie del cane, sulla base dell’incidenza nel nostro paese, delle implicazioni sulla salute del cane e della fattibilità ed affidabilità dei controlli, auspicando una proficua sinergia tra allevatori e medici veterinari. Ha poi offerto la più ampia disponibilità della F.S.A. a mettere a disposizione di veterinari ed allevatori italiani il suo supporto scientifico ed organizzativo per un piano organico di controllo delle malattie ereditarie del cane, costantemente confrontato a livello internazionale. Il Prof. Claudio Peruccio, medico veterinario, Diplomato ECVO, docente presso il Dipartimento di Patologia Animale dell’Università di Torino, Chairman della Commissione Malattie Oculari della F.S.A., ha illustrato le malattie oculari ereditarie che rivestono una maggior importanza per la qualità della vita del cane, evidenziandone i protocolli di controllo e le procedure diagnostiche. Il Dr. Claudio

VIM, medico veterinario, Chairman della Commissione Malattie Cardiovascolari della F.S.A., ha passato in rassegna le principali cardiopatie ereditarie del cane che necessitano un controllo ed una prevenzione nelle razze in cui è stata riscontrata una maggiore incidenza, come la stenosi subaortica e la stenosi della valvola polmonare e quelle invece che richiedono un’attenta indagine per capirne la diffusione nel nostro paese e le caratteristiche di predisposizione ereditaria, come la cardiopatia dilatativa. A mia volta ho poi illustrato le malattie scheletriche di tipo ereditario che richiedono un efficace controllo e prevenzione, sulla base di esperienze già acquisite nel nostro ed in altri paesi, evidenziandone gli aspetti clinici, patogenetici e diagnostici. In particolare sono state prese in considerazione la displasia dell’anca, la displasia del gomito, la lussazione della rotula e la spondilosi deformante, fornendo per ciascuna di queste malattie i protocolli di classificazione adottati a livello internazionale. Il Dr.Massimo Baroni, medico veterinario, Diplomato ECVN, Chairman della Commissione Malattie Neurologiche della F.S.A., ha preso in considerazione la malattia neurologica ereditaria più diffusa e che maggiormente richiede un’opera di controllo e di prevenzione, la sordità congenita, illustrandone gli aspetti patogenetici e la diffusione nell’ambito delle varie razze, associata alla prevalenza di mantello bianco. Ha poi evidenziato la necessità di un monitoraggio dell’epilessia idiopatica, diffusa nell’ambito di diverse razze canine e che comporta un pesante effetto sul benessere del cane. Il Prof. Geor-

ge Lubas, medico veterinario, Dipl. ECVIM, docente presso il Dipartimento di Clinica Veterinaria dell’Università di Pisa, Chairman della Commissione Malattie del Sangue della F.S.A., ha affrontato il tema delle coagulopatie erediarie del cane ponendo in evidenza la diffusione accertata anche nel nostro paese dell’emofilia A e della mancanza del fattore di von Willebrand, che riguardano diverse razze canine; in merito ai protocolli diagnostici ha illustrato sia quelli tradizionali mediante esami del sangue che quelli più recenti mediante l’individuazione a livello genetico con l’esame del DNA.

I lavori del pomeriggio hanno riguardato gli aspetti zootecnici delle malattie ereditarie del cane per evidenziarne i criteri di selezione, e sono stati coordinati dal Prof. Giovanni Bittante, Preside della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Padova, che ha sottolineato l’importanza della definizione di obiettivi chiari nella selezione a fini specifici, come quelli per la salute, e della seguente applicazione dei metodi zootecnici più opportuni per il loro conseguimento; la selezione per le malattie ereditarie assume, per l’allevatore, un impegno che va oltre il benessere del singolo animale, coinvolgendo il benessere di una intera popolazione animale.. Ha iniziato l’esposizione pomeridiana il Dr. Cesare Pareschi, medico veterinario, Direttore della Centrale di Lettura Patologie scheletriche di origine genetica e/o ereditarie del cane di Ferrara, il quale ha illustrato l’attività svolta dal proprio centro negli ultimi venti anni per il controllo della displasia dell’anca e, più recentemente, anche per la

spondilosi deformante nel boxer. Il Prof. Luigi Gallo, genetista, Docente presso il Dipartimento di Scienze Zootecniche della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Padova, ha affrontato il tema del miglioramento genetico nei confronti delle patologie ereditarie, con particolare riferimento agli aspetti genetici delle malattie ereditarie di tipo recessivo e di quelle di tipo poligenico. Il Prof. Carlo Renieri, medico veterinario, Docente presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università degli Studi di Camerino, ha presentato le applicazioni dell’analisi di segregazione semplice e complessa al controllo delle malattie genetiche, evidenziando l’importanza della valutazione genotipica di ciascun individuo, più di quella fenotipica, e della necessità di effettuare una selezione rigorosamente genotipica. Il Dr. Pietrogino Pezzano, medico chirurgo, Presidente A.I.A.D., ha descritto l’impatto delle malattie ereditarie sull’allevatore, illustrando come il puzzle della selezione debba necessariamente combinare gli aspetti morfologici, attitudinali e sanitari per poter ottenere un prodotto completo sotto tutti i punti di vista; portando la sua esperienza di allevatore di dobermann ha messo in risalto i vantaggi che derivano all’allevatore da una attenta prevenzione delle malattie ereditarie, sia in termini di immagine nei confronti del pubblico, che in termini economici per un prodotto di più elevata qualità. Il Dr. Riccardo Aleandri, Direttore Tecnico A.I.A. e Direttore Generale dell’Istituto Spallanzani di Milano ha parlato del libro genealogico come strumento di miglioramento genetico, portando anche l’esperienza maturata nella selezione genetica di altre specie animali e soffermandosi sugli obiettivi della selezione,

sui suoi criteri e sui suoi requisiti minimi. Ha anche evidenziato l’importanza, per una efficace selezione, dell’attendibilità dei dati e dei metodi per garantirla, come il controllo del DNA sulla parentela. Il Dr. Michele Polli, medico veterinario, ricercatore presso l’Istituto di Zootecnia della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Milano, ha illustrato le possibilità applicative della genetica molecolare alla selezione del cane, in grado di evidenziare, con esami selettivi del DNA, i soggetti affetti da determinate malattie ereditarie prima ancora che queste si siano manifestate. Il Dr. Guido Perosino, zootecnico e allevatore, Consigliere E.N.C.I., ha chiuso le relazioni portando la sua personale esperienza nell’analisi delle genealogie del cane Leonberger e dimostrando le utili indicazioni che ne possono derivare per la selezione di una razza.

La discussione ha riguardato diversi aspetti, come l’identificazione certa dei cani, conseguibile mediante microchip e controllo del DNA, il coinvolgimento degli allevatori e delle società di razza nella definizione degli obiettivi di selezione, una maggior collaborazione tra medici veterinari ed allevatori e la necessità di affrontare il problema delle malattie ereditarie del cane in modo costruttivo e pragmatico. Il Presidente E.N.C.I., Ing. Giuseppe Fiore, ha concluso il Convegno ringraziando tutti i convenuti ed auspicando l’attiva partecipazione delle Società Cinofile Specializzate nella definizione degli obiettivi di selezione per ciascuna razza, affinché la Commissione Tecnica Centrale, in ottemperanza al mandato ministeriale, possa definire i protocolli ed i metodi più opportuni per il conseguimento di quegli obiettivi. ■

ATTUALITÀ
PROFESSIONE VETERINARIA 12/2000 25

Ce ne sono a decine di migliaia in tutto il mondo, in tutte le lingue e per tutti i gusti.

Newsgroup: gerarchie e argomenti vari in libertà

Esistono anche quelli che trattano di veterinaria e di animali in genere

Il nostro viaggio attraverso Internet non poteva continuare senza dedicare un’interaparte di questa rubrica ai newsgroup (ng). Questi mettono in comunicazione una vera e propria marea di cibernauti che disquisiscono di un particolare argomento. Tutti, quindi, possono parlare e/o ascoltare ed hanno diritto di dire e leggere la propria opinione.

Per dare ordine alla confusione (duecento milioni di utenti in tutto il mondo) che si verrebbe a creare se non ci fossero delle regole ben precise, i newsgroup sono stati suddivisi per gerarchie e per argomenti.

Un newsgroup si basa sullo scambio di messaggi simili a e-mail, con la differenza che i messaggi dei newsgroup sono pubblici, cioè leggibili da tutti, mentre l’e-mail è destinata a un solo destinatario o a un gruppo ristretto di persone conosciute.

La similitudine per descrivere un newsgroup è quella della bacheca elettronica dove chiunque può fermarsi ad affiggere un messaggio di qualsiasi tipo o argomento e può leggere le affissioni degli altri partecipanti.

Per accedere ai newsgroup occorre un news server, cioè un sito che li ospita e un newsreader, cioè un programma che serve per collegarsi con il news server e scambiare messaggi.

Uno dei più diffusi programmi di gestione dei newsgroup è Free Agent; è facile da installare e da usare, ben protetto contro virus e soprattutto è gratuito.

Lo potete prelevare via Web dal sito http://www.forteinc.com

Anche browser come Netscape e Internet Explorer, permettono di accedere ai newsgroup, quindi, se già usate uno di questi browser per esplorare il Web e non volete installare un ennesimo programma, potete adottarlo anche come newsreader.

Dopo di ciò, il secondo passo da compiere è trovare un news server.

Il vostro fornitore d’accesso dovrebbe avervi dato il nome del suo, ma, se non è così o se volete navigare utilizzando altri mari o oceani, potete utilizzare un news server pubblico

La differenza fra un news server normale e un news server pubblico consiste nel fatto che i primi possono essere utilizzati solo dagli utenti autorizzati (cioè gli abbonati di quel fornitore), mentre quelli pubblici sono accessibili a tutti.

In genere, conviene scegliere il news server del fornitore d’accesso autorizzato, perché è più veloce di qualsiasi altro news server. Tuttavia, ci sono casi particolari in cui il news server locale non è la scelta migliore, pur essendo il più vicino e veloce, spesso perché non offre un assortimento di ng. adeguato alle vostre esigenze o ai vostri gusti personali.

In questo caso, l’unica alternativa è appunto quella di rivolgersi ad un news server pubblico. A questo proposito, il modo più completo e sicuro per scoprire i news server pubblici italiani è quello di frequentare il newsgroup italiano it.faq, dove vengono periodicamente pubblicate tutte le informazioni più aggiornate sull’universo dei newsgroup.

Ma vediamo ora, a grandi linee, co-

http://beatles.cselt.it/news-it/

I n questo sito del tutto particolare,che si collega all’argomento del mese di questa rubrica,troverete tutte le informazioni (FAQ) più importanti sui newsgroup italiani, sulla loro gestione e sulle modalità di creazione di nuovi ng. Oltre a ciò potrete consultare anche le statistiche di frequentazione, utili sia per sapere quali sono i newsgroup più attivi, sia per conoscere i gusti dei navigatori sulla Rete.

me è strutturata l’organizzazione dei newsgroup.

Al mondo, ce ne sono oltre 35.000 suddivisi per argomenti nelle lingue più disparate. I newsgroup, infatti, sono stati classificati in grandi gruppi e ordinati secondo gerarchie organizzate per argomento.

È per questo che i nomi dei newsgroup sono composti da varie sezioni unite da un punto, così come avviene per i nomi dei siti.

Lo scopo di questa organizzazione è quello di sapere di cosa tratta un newsgroup attraverso il nome e di mantenere ordinati in un elenco, tutti i newsgroup riguardanti argomenti simili tra loro.

Le sigle più diffuse che incontrate, le potete trovare in qualsiasi sezione di un nome di newsgroup, in genere con il criterio della specificazione crescente da sinistra verso destra. Tra queste si trovano: it, fr, es, ch o un’altra sigla di nazione sono in lingua locale; comp: riguardano tutto quello che concerne i computer; binaries o binari indica che nel newsgroup sono presenti file binari ossia file contenenti programmi, suoni, immagini, video, ecc., allegati a messaggi, così come avviene per gli attachment dell’e-mail. d: messo in coda al nome di un newsgroup, specifica che sono accettati soltanto messaggi di testo e che gli allegati sono vietati. La “d” indica discussione warez: in questo ng. vengono scambiati programmi pirata o illegali.

news: qui si trovano informazioni sui newsgroup, compresi gli annunci della presenza di nuovi ng. alt: in questa gerarchia si trova di tutto, specie argomenti non ufficiali, offensivi o comunque “alternativi”. misc: argomenti vari non classificabili in altre gerarchie. rec: attività ricreative come hobby e giochi.

sci: argomenti scientifici (sarebbe questa la gerarchia più consona alle categorie come la nostra). soc: argomenti di natura sociale (etnica, nazionale o internazionale). talk: politica e affini. sex: tutto, ma proprio tutto quello che riguarda sesso e dintorni. moderated o moderato: alcuni newsgroup hanno un moderatore, cioè un utente e/o un programma che si prende la briga di leggere tutti i messaggi inviati e pubblica sul news server soltanto quelli corrispondenti all’argomento in oggetto.

Una volta scelto uno o più news server, prima di accedere al ng. occorre prelevarne l’elenco. Preparatevi a un’attesa che può essere più o meno lunga a seconda della velocità del collegamento e del numero di ng offerti dal server. Se quest’ultimo è un fornitore di qualità vi deve offrire almeno nove-diecimila newsgroup, ciascuno dedicato ad un

argomento specifico. Terminato questo primo collegamento, potete specificare nel newsreader quali newsgroup volete seguire.

Per fare ciò, non occorre collegarsi a Internet: basta attivare il newsreader e dirgli quali newsgroup volete seguire e, da quel momento, ogni volta che vi collegherete a Internet vi basterà attivare il newsreader e dirgli di acquisire tutti i nuovi messaggi nei newsgroup ai quali vi siete iscritti. Terminato il collegamento, potrete leggere con calma off line tutti i messaggi prelevati e preparare le vostre risposte per il collegamento successivo.

Quando vi iscrivete a un newsgroup per la prima volta, tenete presente che è considerata buona Netiquette (codice di comportamento) starsene zitti ed “assistere” al dialogo fra gli utenti del newsgroup senza intervenire in alcun modo.

Se proprio ci tenete a far sentire da subito la vostra presenza, potete mandare un messaggio di presentazione e saluti.

Tutto questo per ricordarvi che nei newsgroup si viene giudicati in base al contenuto dei messaggi che inviamo: per tale ragione le doti essenziali sono la concisione e la personalità e lo stile nello scrivere. Basta un messaggio sbagliato o sopra le righe per farvi classificare come “rompiscatole”; infatti, tenete presente che in genere ogni newsgroup è composto da un gruppo di partecipanti assidui e ben affiatati che spesso non sono sempre disposti ad accettare di buon grado le intromissioni di coloro che già al primo collegamento dimostrano quanto meno poca prudenza se non maleducazione.

Come in tutte le cose di questo mondo, il principale punto di forza del concetto di libertà d’espressione e la partecipazione aperta a chiunque, diventa anche un limite: il fatto che tutti possano parlare, spesso significa che tutti lo fanno anche quando non è necessario, per tutta una serie di ragioni che in questa sede è meglio non approfondire. Resta il fatto però che basta che qualcuno dica qualcosa anche solo leggermente polemica perché s’inneschi una interminabile catena di messaggi di risposta ancora più polemica che difficilmente viene controllata. Il risultato di questi comportamenti è che molti newsgroup sono afflitti da quello che in gergo si chiama rumore di fondo: un brusio continuo di voci elettroniche irrazionali, sopra il quale si fa fatica a decifrare la conversazione che contiene informazioni utili.

A questo proposito i newsgroup, se da un lato costituiscono l’insieme di notizie d’ogni tipo e per tutti i gusti, dall’altro lato tali informazioni possono essere talvolta le più inattendibili e fuorvianti.

Chiunque può scrivere quello che vuole in un newsgroup ed è quindi inevitabile che vengano pubblicate notizie prive di ogni attendibilità. Attenzione però a non generalizzare: non è vero che tutto quello che si legge nei newsgroup sia una invenzione, come sempre, dipende molto dal newsgroup e dalle persone che ne fanno parte. I newsgroup tecnici (la vetlink dell’ANVI ne è un esem-

pio) sono in genere quelli dove si radunano le persone più competenti e le informazioni sono affidabili. Per altri ng., invece, occorre una cautela che impone la verifica delle notizie divulgate dai partecipanti (specie di quelli che non si conoscono). La comunità italiana di Internet è aperta ad ogni tipo di discussione e, nelle aree che iniziano con il prefisso it, le questioni morali e sociali sono ben rappresentate. Per quanto riguarda invece i ng italiani che trattano di argomenti legati agli animali ed ai loro problemi, ce ne sono davvero pochi, anche se parecchio frequentati.

I due ng più importanti per numero di partecipanti compresi nel news server della Tin è it.discussioni.animali.cani e it.discussioni.animali. gatti. Dentro a questi newsgroup si trova un po’ di tutto: dal veterinario all’allevatore, dalla pensionata alla gattara, dallo zoofilo allo zoofobo. Da qualche giorno, si è costituito il gruppo it.discussioni.animali il cui manifesto di fondazione si propone l’ambizioso compito di colmare una grave lacuna nella gerarchia it.discussioni.animali. Si tratta infatti di una cosiddetta “gerarchia orfana”. Se esistono infatti sia it.discussioni.animali.cani che it.discussioni.animali.gatti, che peraltro hanno un elevato traffico in termini di messaggi, non esiste a tutt’oggi, a distanza di molti anni un gruppo generico it.discussioni.animali. Il gruppo tratterà: di animali selvatici e dei loro habitat naturali; di animali in via di estinzione e su quanto si possa fare per proteggerli; di come si debbano rispettare gli animali e su proposte legislative in tema di protezione dei medesimi; di animali domestici (non trattati nelle gerarchie figlie it.discussioni.animali.cani ed it.discussioni.animali.gatti o in it.hobby.acquari) e sulla loro cura (cavalli, uccelli; piccoli animali domestici quali criceti, conigli nani, rettili e aracnidi) ammessi dalle vigenti normative e di terrariofilia in genere.

C’è poi una serie di newsgroup che è un vero e proprio mercatino telematico dell’usato. Se non sapete a chi vendere o dove acquistare strumenti per l’ambulatorio o altro, senza spendere una lira, provate su it.annunci.commerciali oppure su it.annunci.usato. Come potrete vedere, la merce offerta e cercata è molto stravagante e disparata, ma vale la pena di provare.

Infine, ci sono oltre sessanta newsgroup italiani dedicati all’informatica (cercate nella gerarchia it.comp) ed ai problemi ad essa connessi. Se avete dei dubbi da sciogliere in proposito, siete giunti nei newsgroup giusti.

In tutti casi, le informazioni più importanti sui newsgroup italiani, sulla loro gestione e su come crearli, sono accessibili all’indirizzo http://www.news.nic.it/news-it, lì, troverete anche le statistiche di frequentazione, utili sia per sapere quali sono i newsgroup più attivi, sia per conoscere i gusti dei navigatori sulla Rete.

IN RETE
26 PROFESSIONE VETERINARIA 12/2000

Veterinari e stupefacenti

La vicenda dell’On.Conti è nota soprattutto a chi segue le liste telematiche SCIVAC ed ANMVI. Affronto volentieri questo argomento perché ha dato modo a numerosi veterinari di coagulare le proprie forze e di fare pervenire un’opinione compatta ed omogenea nelle sedi opportune. Brevemente i fatti.

Il collega Aldo Vezzoni ci ha informati che era in discussione alla Camera, presso l’apposita commissione, la normativa sulle agevolazioni alla prescrizione degli stupefacenti per uso terapeutico.

Come è noto il ministro Veronesi, spinto anche dai segnali che venivano dall’opinione pubblica, ha fortemente voluto e praticamente imposto che ci si adeguasse finalmente ai paesi civili, in questo campo. Prescrivere, o peggio, trasportare stupefacenti per uso terapeutico rappresenta infatti un baluardo quasi insormontabile, viste le pastoie burocratiche che il sanitario è obbligato a rispettare. Si stava dunque svolgendo, in commissione, il dibattito sulle nuove normative che, per la verità, incontravano il favore di tutti i parlamentari interessati con uno schieramento questa volta realmente trasversale ai partiti. Una volta tanto l’accomunamento con i colleghi medici ci era favorevole, nel senso che la proposta in discussione prevedeva che le facilitazioni nella prescrizione e somministrazione degli stupefacenti interessassero sia i medici che i veterinari.

Non di questo avviso era l’ormai famoso On. Guido Conti, eletto da A.N. nel collegio di Macerata. Il Nostro proponeva un emendamento che cancellasse dalle nuove norme i veterinari adducendo, fra le altre motivazioni, un possibile incremento dell’uso di droghe da parte dei tossicodipendenti (sic). Si tenga conto che l’On. Conti è un medico, figlio di un veterinario.

Vi è da dire che, a parte pochissimi altri deputati, la stragrande maggioranza di chi partecipava alla commissione, compreso un collega dell’On. Conti appartenente al suo stesso collegio e al suo stesso partito, si mostrava fortemente contraria allo stolto emendamento proposto, per cui la posizione del Conti rimaneva, per fortuna, isolata e anzi lo stesso deputato veniva redarguito da altri colleghi per questa sua incredibile valutazione. La cosa che più mi ha fatto piacere è stata l’immediata reazione di numerosi veterinari, a tutti i li-

velli, che hanno inviato all’On. Conti e al Presidente della Commissione una protesta massiccia, equilibrata e soprattutto omogenea nei conte-

nuti. Io stesso ho chiesto ragione all’On. Conti di tale atteggiamento, con un articolo pubblicato su Libero, invitando il deputato a chiarire la sua po-

sizione pubblicamente. Al di là del fatto che la posizione di quello che faccio una gran fatica a definire onorevole sia isolata (e quindi speriamo di

scarso rilievo), quello che mi ha fatto piacere è stato il comportamento di una categoria solitamente frammentata su tutto. Qualcosa sta forse maturando?

PROFESSIONE VETERINARIA 12/2000 27
L’OPINIONE

Pet corner: una conquista o una sconfitta?

Si leggono ormai da diversi mesi su tutte le riviste veterinarie, articoli che pur mettendo in risalto l’opinione contraria, continuano a bombardarci con l’idea che fare i commercianti è bello e redditizio. Tutto ciò è passato anche con la solita frase, che oserei dire storica, lo fanno gli altri paesi europei, quindi non può che essere giusto! Inoltre aumenta la nostra disponibilità come servizio ai clienti e, udite udite, i proventi di alcuni veterinari inglesi e francesi sono arrivati addirittura al 40% del fatturato. A questo punto sorge spontanea una domanda “sono così ridotti male i colleghi, da essere costretti a vendere nel commercio? oppure sono alla disperata ricerca della ricchezza a tutti i costi?”. Forse hanno solo sbagliato mestiere.

Non dimentichiamoci che gli stessi paesi hanno distribuito la BSE in tutta Europa, ma la battuta è fin troppo facile e scontata.

Di certo è che se la passano male, anzi malissimo, se costoro sono costretti a vendere collarini, sabbietta, profumini e croccantini. Perché un conto è vendere prodotti farmaceutici e parafarmaci, incluso lo shampoo medicato, a cui posso ben essere d’accordo essendo già effettivamente parte del nostro “armamentario”, ed un conto è aprire una seconda partita IVA , acquistare un registratore di cassa, pagare il commercialista ancora di più per far concorrenza al negozio per animali, che fa anche lavaggio cani. Ci sono già a dir il vero, colleghi con strutture aventi il “negozio degli animali”, ma la gestione è affidata ad una terza persona a cui è intestata la partita IVA, inoltre la struttura non si può paragonare ad un pet corner essendo un negozio vero e proprio, questo è perciò una situazione commerciale a cui il veterinario è solo indirettamente coinvolto, nel senso che è il proprietario ma non il gestore, come del resto le nostre stesse strutture possono essere di chiunque purché il dir. sanit. sia un veterinario.

Il pet corner mi ricorda molto di più quei gommoni di 3-4 metri, al mare d’estate, super accessoriati quasi come panfili d’alto mare, che ti fanno subito pensare al detto “vorrei ma non posso”.

Ai miei tempi, vi era un esame all’università “Economia rurale ed agronomia”, ora non c’è più, evidentemente l’università non è al passo con i tempi, che delusione. Sono del parere che essendo l’unico paese europeo in cui la classe veterinaria è ancora (se va avanti così ancora per poco) nel Ministero della Sanità, dobbiamo copiare (e non solo quando ci fa comodo) i colleghi medici umani, a cui per ora la pediatra dei miei figli non mi ha ancora proposto l’acquisto di ciucci e biberon, né il ginecologo di mia moglie ha ancora cercato di venderci preser-

vativi ed oggetti erotici vari, ma forse non sono, come noi, svegli abbastanza! Avrei un’idea per chi ha il pronto soccorso, visto che avremmo la seconda partita IVA perché non allargare al massimo gli orizzonti offerti dalla medesima, e quindi aprire un bar tavola calda con prodotti veterinari certificati e provenienti da colture biologiche, così i clienti potrebbero nell’attesa ristorarsi diminuendo lo stress dell’attesa. Per chi ha una clinica per cavalli proporrei di aprire un maneggio con ristorante sempre con prodotti biologici che vanno alla grande in questo periodo. Mi fermo qui non vorrei creare troppa concorrenza.

Tra “amanti degli animali” e “commercianti” la classe veterinaria avrà pure qualche “medico” o sono in via di estinzione?!

So benissimo che questa mia, non otterrà niente perché i “secondi” hanno già “fiutato l’osso”, però almeno lo si dica apertamente, è solo una mera questione di SOLDI!

Dimissioni sofferte

Tempo fa, di sicuro, mai nella mente mi fosse balenata l’idea di fare un gesto come quello che in questo momento mi accingo a fare, cioè quello di dimettermi dal Comitato Centrale della Segreteria Nazionale del SIVELP. Dopo quindici anni di attività sindacale è davvero molto dura dire basta, è doloroso e molto traumatico vedere andare via persone con cui hai diviso ideali, lotte, frustrazioni per risultati che giustamente ritenevi di ottenere e che invece per un motivo o per un altro non arrivavano. Personalmente già da tempo ero latitante, perché le scelte politiche e non solo politiche fatte dal SIVELP erano sempre più lontane dai miei ideali di libero professionista.

Il rammarico più forte è quello di vedere una squadra forgiata dal Grande Vecchio, andare via, lasciare il campo libero, forse è giusto così.

Comunque con me porto tutti i ricordi sia quelli belli che quelli brutti, sia le vittorie (INAIL) che le sconfitte (la libera professione dei veterinari dipendenti del S.S.N.).

A chi resta un augurio, ma anche una forte e saggia riflessione, i pericoli per il veterinario libero professionista, al momento, sono tanti e pertanto nessuno deve perderli di vista.

Cordialmente Giovanni Petroccia o come diceva il Grande Vecchio Capoccia di Roma

Forum e aggiornamento

Ringrazio moltissimo la SCIVAC, che dà la possibilità a tutti gli studenti di medicina veterinaria

(prossimi e lontani dalla laurea), di seguire le esperienze altrui in campo clinico, sulla list.

Personalmente ho tratto un enorme beneficio in questi ultimi mesi dalla lettura delle email del forum, lo considero un prezioso mezzo coadiuvante la formazione professionale (dopo i canonici studi universitari e la frequentazione di ambulatori o cliniche) e spero che sia così anche nel futuro.

Penso che questo permetta a tutti noi (studenti e laureandi) di comprendere in anticipo le difficoltà legate alla professione in tutti i suoi aspetti, anche i più delicati, accrescendo ancora di più il rispetto e l’ammirazione verso i membri di questa (stupenda!!!) categoria (altro che E.R....). Ancora un ossequioso saluto a tutti i membri della list.

Elisabetta Venturini (da SCIVAC Forum del 04/12/2000)

Ringrazio a mia volta anche per conto della SCIVAC di questo lusinghiero intervento che ho ritenuto utile pubblicare per sottolineare la pertinenza delle osservazioni fatte: fra i vari strumenti di aggiornamento professionale non può essere trascurato il confronto aperto e critico con altri Colleghi, non solo per imparare ma anche per relativizzare le nostre difficoltà quotidiane e renderci conto che sono quelle di molti. Ricorrere ad un consulto in rete con altri Colleghi e magari esporre le proprie difficoltà significa essere sinceramente intenzionati a superare i propri limiti e quindi a crescere. È questo l’atteggiamento di fondo di chi crede nell’importanza dell’aggiornamento. A questo proposito, il primo numero del 2001 di Professione Veterinaria sarà proprio dedicato all’aggiornamento obbligatorio e ai suoi risvolti sulla nostra Categoria.

Troppisuinterventi internet

Caro Carlo, sono stato tra i primi a credere in Internet e quindi ho aderito subito alla Vetlink ed al Forum SCIVAC. Poco attivamente, ad essere sincero, ma comunque, sia pure in un ruolo di semplice spettatore, con grande attenzione ed interesse. Ho visto quindi crescere , con grande piacere, le due iniziative alle quali, via via, hanno aderito centinaia di colleghi.

Molto interessanti gli argomenti trattati e molto bella l’iniziativa per gli alluvionati ma sinceramente questi strumenti incominciano un po’ a preoccuparmi. Oggi siamo poche centinaia di iscritti e meno ancora sono quelli che vi scrivono con una certa regolarità, ma già sono molti gli interventi che mi trovo a dover leggere ogni giorno. Cosa succederà quando alla vetlink saranno iscritti i 10000 veteri-

nari ANMVI o al Forum SCIVAC i 6700 iscritti a questa associazione? A quel punto gli interventi potranno essere centinaia ogni giorno e diventa veramente pazzesco gestirli. Credo che sia necessario trovare una soluzione. Un caro saluto.

Lettera Firmata

Per favore fatemi scendere

Caro Scotti, rientrato da alcuni giorni di ferie mi sono trovato il computer intasato da decine di e-mail essendo io iscritto al Forum SCIVAC. Non ho neanche il tempo di selezionarle. Credo che sia uno strumento molto interessante ma che richieda troppo tempo. Ho quindi deciso di rinunciarvi a meno che si riesca ad avere Forum più contenuti e di maggiore specializzazione. Scusatemi ma per ora preferirei scendere. Saluti e auguri per il 2001.

Sinceramente non credo che ci siano problemi. Quando è nata la SCIVAC vi era solo questa associazione e comprendeva anche i Colleghi ippiatri. Nel tempo, accogliendo le richieste dei colleghi sono nate numerose altre associazioni, specificamente indirizzate ai diversi settori professionali. Lo stesso accadrà anche per i forum: nasceranno spazi specifici su argomenti specialistici secondo le esigenze che saranno di volta in volta espresse dai colleghi navigatori. A seconda dei propri interessi ognuno sceglierà il Forum più congeniale. Internet è un grande strumento aperto e di massima libertà, a volte può spaventare, ma basta imparare ad usarlo per rendersi conto delle infinite possibilità che ci offre. Un esempio? Nel Forum SCIVAC si continua a parlare di animali esotici: se questi argomenti si svilupperanno la SIVAE potrà partire con un proprio Forum specialistico. Dipende dall’interesse espresso dai colleghi. Noi siamo pronti!

Unperconvegno riflettere

Innanzi tutto vorrei ringraziare l’ANMVI per l’opportunità offerta. Non mi era mai capitato di partecipare ad un convegno in cui le esposizioni fossero così sintetiche, comprensive e piene di buoni propositi; tutto filava liscio, eravamo proprio partiti col piede giusto!

Ma, eccoci arrivati alla relazione del dott. Eleuteri, immediatamente si appiccava fuoco alla miccia di una mina che vagava nell’aria. Subito qualcuno non si faceva pregare nel farla esplodere anzi,

però, guarda a caso, non si ferma a vedere il risultato di tale deflagrazione.

Peccato!!! Perché poteva essere l’occasione giusta in cui ci si poteva “ scornare “ definitivamente. Come ha suggerito un collega nel suo intervento immediatamente dopo affermando che tale uscita ci aveva portato improvvisamente all’anno 0; ma magari fosse stato vero mi sono detto!

MAGARI perché, se veramente avevamo toccato il fondo, non potevamo che ricominciare a ricostruire la nuova figura del medico veterinario, insieme, senza distinzioni pubblico e privato, libero o dipendente.

Due piccole considerazioni in merito a quanto è stato detto: anch’io non vedo bene le società di capitale nella nostra professione, mentre sono d’accordo sul fatto che gli Ordini professionali siano dotati di nuovi poteri e nuove mansioni.

Si è parlato di studiare dei minimi e massimi per le prestazioni dicendo che solo con dei minimi è possibile garantire una certa qualità della prestazione stessa. Purtroppo questa affermazione non mi trova in sintonia, perché secondo il mio modesto avviso non è sempre vero che ad un certo prezzo benché minimo corrisponda una certa qualità. Allora questi minimi a cosa possono servire?

Ecco a cosa possono e devono servire: a dare una dignità professionale e personale alla figura del medico veterinario. Oggi non ci sono tanti Colleghi disoccupati, perché tale evenienza potrebbe indurre i giovani a cercare altri sbocchi senza accanirsi sulla clinica dei piccoli animali, dove ormai sempre più vediamo dei Colleghi sottoccupati, che per procurarsi un cliente fanno la corsa al ribasso delle tariffe invece che offrire maggiore professionalità e preparazione.

Ma è mai possibile che per sentire parlare di veterinari si è dovuto aspettare la sventura BSE? Non era forse possibile promuovere la nostra professione sia dei liberi che dei dipendenti?

Io sento l’esigenza di fare conoscere il Veterinario come TUTORE della salute pubblica e Medico dei nostri animali d’affezione, pertanto sono pronto ad appoggiare tutte quelle iniziative che andranno in questo senso.

Allora mi voglio assolutamente convincere che veramente venerdì 24 novembre sia stato il giorno ZERO per la nostra professione.

Cordiali saluti a tutti e buon lavoro.

PROFESSIONE VETERINARIA 12/2000 28
LETTERE AL DIRETTORE @
di Alessandria) Il giusto giova al più forte Trasimaco

DALLEATTUALITÀASSOCIAZIONI

42°congressonazionalescivac

FIERA MILANO 1-4MARZO 2001

Workshop specialistici: Errata corrige

Per un errore tipografico nel modulo di iscrizione allegato al programma del 42°Congresso Nazionale SCIVAC (Milano, 1-4 marzo 2001) sono stati omessi gli workshop specialistici previsti nella giornata di Venerdì 2 Marzo: li riportiamo qui di seguito.

Preghiamo gli interessati di aggiungere a penna, nella sezione B del modulo di iscrizione, il titolo del workshop prescelto e il relativo costo di iscrizione.

Ci scusiamo per il disguido.

Numeri telefonici diretti: un servizio per i nostri soci

Gli uffici della sede di Palazzo Trecchi a Cremona, sede di EV srl, FSA, ANMVI, SCIVAC (e Società Specialistiche di Riferimento), SIVAE, SIVAR e SIVE hanno attivato dall’inizio di quest’anno linee telefoniche preferenziali, per dare l’opportunità ai soci di mettersi direttamente in contatto con il responsabile di ciascun ufficio. Ci auguriamo in questo modo di rendere un servizio più efficiente a tutti i nostri soci e alle aziende ed organizzazioni con cui gli uffici sono in contatto. Vi preghiamo pertanto di voler prendere nota dei numeri telefonici diretti qui riportati e dei rispettivi incaricati.

AMMINISTRAZIONE E CONTABILITÀ

Fatturazioni,rimborsi

Lara Camisa 0372-403505lara@scivac.it

Milena Migliavacca 0372-403536milena@scivac.it

ASSISTENZA TECNICA

Audiovisivi e assistenza tecnica per iniziative a Cremona

Athos Ansoldi 0372-403517

MAGAZZINO Evasione ordini e spedizioni Enrico Soldi0372-403518esoldi@scivac.it

MARKETING E PUBBLICITÀ

Francesca Manfredi0372-403538fmanfredi@scivac.it

La Segreteria Congressuale

VENERDÌ 2 MARZO 2001

9.30-10.30UROLOGIA Workshop specialistico (3 ore)

11.30-13.00FLUTD o FUS o FUO: differenti opinioni nel trattamento dell’ostruzione uretrale nel gatto

14.30-16.00RADIOLOGIA Workshop Specialistico (1 1/2 ora)

17.00-19.00 ONCOLOGIA Workshop Specialistico (2 ore) Differenti

diGruppoStudio

di Medicina non Convenzionale

PROGRAMMA 2001

Palazzo Trecchi - Cremona Domenica 18febbraio - ore 9

Mattino: “La Prognosi in Omeopatia ed in Agopuntura”.

Pomeriggio: “Analisi di casi clinici non risolti con la MnC”.

Come al solito invito TUTTI a partecipare con la propria esperienza e casistica (e con la propria buona volontà!). Comunicatemi i vostri interventi per poter organizzare una scaletta.

Prima del Dopo il 25 Gennaio25 Gennaio

ORDINI Ordini libri,videocassette,materiale di supporto,disponibilità testiBiblioteca e videoteca,ricerche bibliografiche Francesca Chiari0372-403507francesca@scivac.it

Enrico Soldi0372-403518esoldi@scivac.it

RECEPTION

Sara Cazzaniga0372-460440

RIVISTE EUROPEE

EJCAP/FECAVA European Journal of Companion Animal Practice, Journal of Veterinary Cardiology

Paola Orioli0372-403539info@sivarnet.it

Sabina Pizzamiglio0372-403537info@anmvi.it

Catia Arisi0372-403506catia@scivac.it

Paola Orioli0372-403539info@sivar.net

Ludovica Bellingeri0372-403502lbellingeri@sive.it

F.S.A. Sara Cazzaniga0372-403511info@fsa-vet.org

Sabato 17 - Domenica 18 novembre

È in fase di organizzazione un seminario con la partecipazione di due colleghi stranieri, un Agopuntore e un Omeopata. Appena saranno definiti tutti i dettagli forniremo ulteriori informazioni.

Si ringrazia la Hill’s Pet Nutrition e la Kem-O-Tek per il supporto dato all’iniziativa.

Roberto Orsi, Coordinatore del GdS SCIVAC di Medicina Non Convenzionale ***

ORDINE DEI MEDICI VETERINARI DI BRESCIA In collaborazione con FONDAZIONE INIZIATIVE ZOOPROFILATTICHE E ZOOTECNICHE

VENERDÌ 20/04/2001

Lodi - Ditta INALCA V.le Europa 10 Ospedaletto Lodigiano QUALITÀ E PIANIFICAZIONE SANITARIA NELLA GRANDE MACELLAZIONE BOVINA:VISITA GUIDATA AL MACELLO INALCA

VENERDÌ 18/05/2001

Brescia - Teatro Sancarlino, C.so Matteotti 6a I CONTROLLI DI SANITÀ PUBBLICA TRA NORME GIURIDICHE E MERCATO: LIBERTÀ DI COESISTERE E QUALE CONVIVENZA?

Segreteria organizzativa ORDINE DEI MEDICI VETERINARI DELLA PROVINCIA DI BRESCIA Via Bianchi n°9 - 25124 Brescia Tel. e fax 030/2423170 e-mail ordvetbs@numerica.it ***

FONDAZIONE INIZIATIVE ZOOPROFILATTICHE E ZOOTECNICHE ORDINE DEI MEDICI VETERINARI DI BRESCIA

VENERDÌ 23/02/2001

Brescia - Teatro Sancarlino, C.so Matteotti 6a

ATTUALITÀ E ORIENTAMENTI COMUNITARI IN TEMA DI ENCEFALOPATIA SPONGIFORME BOVINA

MERCOLEDÌ 21/03/2001

Brescia - Teatro Sancarlino,C.so Matteotti 6a

I “MATERIALI A RISCHIO SPECIFICO”:SOTTOPRODOTTI DI ORIGINE ANIMALE O RIFIUTI ECOLOGICI?

Avviamento alla Buiatria

Con il patrocinio della SIVAR

Il Corso è riservato a neo-laureati;ha carattere pratico,edi Docenti sono esperti delle varie discipline. A seconda dei moduli, si svolgeranno lezioni teoriche in aula o pratiche in stalla; tutti gli allievi seguiranno poi i docenti in campo seguendo i moduli riportati:

1°modulo:patologia della mammella

2°modulo:clinica e chirurgia di base

CONGRESSI

Informazioni ai soci su attività congressuali in genere Ludovica Bellingeri0372-403502lbellingeri@sive.it

CORSI

Informazioni e iscrizioni per i corsi organizzati in sede e fuori sede Catia Arisi0372-403506catia@scivac.it

DELEGAZIONI REGIONALI

Organizzazione e informazioni sulle iniziative SCIVAC regionali Francesca Manfredi0372-403538fmanfredi@scivac.it

GRUPPI DI STUDIO

Iscrizioni,calendario delle iniziative e programmazione delle giornate Catia Arisi0372-403506catia@scivac.it

ISCRIZIONI ANNUALI SCIVAC Nuove iscrizioni e rinnovi,aggiornamento indirizzario soci Sabina Pizzamiglio0372-403537sabina@scivac.it

RIVISTE

Redazione Professione Veterinaria Sabina Pizzamiglio0372-403537info@anmvi.it

Redazione Ippologia Ludovica Bellingeri0372-403502lbellingeri@sive.it

Redazione Large Animals Review,Veterinaria,Quaderni di Dermatologia, Sisca Observer,Medicina Felina Paola Orioli0372-403539info@sivarnet.it

SEGRETERIA COMMISSIONE SCIENTIFICA

Programmazione scientifica corsi,seminari,congressi e contatti con i relatori Ludovica Bellingeri0372-403502lbellingeri@sive.it

SEGRETERIA PRESIDENZA e CONSIGLIO DIRETTIVO

Catia Arisi0372-403506catia@scivac.it

SEMINARI

Organizzazione logistica,rapporti con la sede congressuale,iscrizioni al seminario

Catia Arisi0372-403506catia@scivac.it

SOCIETÀ SPECIALISTICHE

Segreteria organizzativa SIANA,SIDEV,SINVET,SISCA,SIMEF,SIMESC, SOVI Catia Arisi0372-403506catia@scivac.it

SPAZI ESPOSITIVI

Gestione spazi espositivi per Seminari,Gruppi di Studio,Società specialistiche,Corsi organizzati in sede a Cremona e fuori sede Francesca Manfredi0372-403538fmanfredi@scivac.it

3°modulo:fecondazione artificiale,ginecologia e clinica ostetrica

4°modulo:modulo generale

5°modulo:patologia del piede

Docenti: Medici Veterinari I.Z.S. di Brescia, Medici Veterinari Liberi Professionisti (i nominativi verranno comunicati successivamente).

Le lezioni teoriche si svolgeranno presso l’Istituto Zooprofilattico di Brescia dal 19/03/01 al 30/03/01, dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle ore 12.30, dalle ore 14.00 alle ore 16.00.

Nel mese di aprile 2001, dal lunedì al venerdì, i corsisti seguiranno settimanalmente un collega occupato nei veri settori.

Per informazioni dettagliate sul programma:

Segreteria organizzativa ORDINE DEI MEDICI VETERINARI DELLA PROVINCIA DI BRESCIAVia Bianchi n°9 25124 Brescia Tel. e fax 030/2423170 e-mail ordvetbs@numerica.it

Il corso è gratuito e riservato a 15 Medici Veterinari,scelti in relazione alla cronologia della presentazione della domanda,con privilegio per gli iscritti all’Ordine organizzatore.

Le iscrizioni sono da effettuarsi mediante lettera, telefono, fax o e-mail alla Segreteria dell’Ordine entro il 12 marzo 2001. A fine Corso, a coloro che avranno partecipato ad un minimo di 4 moduli potrà essere rilasciato attestato di partecipazione e di frequenza.

COWELL

Citologia diagnostica ed ematologia del cane e del gatto, UTET Lire 105.000(Soci SCIVAC) Lire 130.000(Non Soci SCIVAC)

I controlli di Sanità pubblica tra norme giuridiche e mercato: libertà di coesistere e quale convivenza
PROFESSIONE VETERINARIA 12/2000 29
❏ LIT 80.000 ❏ LIT 100.000
Stephen Di Bartola (USA)
Diagnosi
David
❏ LIT 40.000 ❏ LIT 60.000
e riconoscimento precoce del rene policistico nel gatto
Biller (USA)
strategie terapeutiche per il linfoma Greg Ogilvie (USA) ❏ LIT 50.000 ❏ LIT 70.000
A.N.M.V.I.
Tutte le iniziative dei Gruppi di Studio SCIVAC sono sostenute dalla Hill’s Pet Nutrition Hill’s *
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