De Zani_imp:ok
15-04-2013
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❚ Diagnostica per immagini
Sindrome da tunnel carpale nel cavallo: reperti di risonanza magnetica in tre casi Donatella De Zani DVM, PhD, Via dell’Università 6, 26900 Lodi, Università degli studi di Milano Azienda “Polo Veterinario di Lodi”, Reparto di Radiologia
Davide Danilo Zani DVM, PhD, Via dell’Università 6, 26900 Lodi, Università degli studi di Milano Azienda “Polo Veterinario di Lodi”, Reparto di Radiologia
Giulia Gardin DVM, Via dell’Università 6, 26900 Lodi, Università degli studi di Milano Azienda “Polo Veterinario di Lodi”, Reparto di Radiologia
Mauro Di Giancamillo DVM, Via dell’Università 6, 26900 Lodi, Università degli studi di Milano Azienda “Polo Veterinario di Lodi”, Reparto di Radiologia
INTRODUZIONE RIASSUNTO La sindrome da tunnel carpale nel cavallo, così come in altre specie animali e nell’uomo, viene considerata una sindrome compartimentale riconducibile all’aumento di volume di una o più strutture comprese nel canale carpale, che provoca una compressione a livello di strutture vascolo-nervose. Le cause della sindrome possono essere svariate, pertanto una precisa diagnosi è conditio sine qua non per la scelta dell’opzione terapeutica più appropriata, nonché per l’emissione di una corretta prognosi. Nel presente lavoro vengono descritti i segni clinici ed i reperti di Risonanza Magnetica in tre casi di sindrome da tunnel carpale.
La sindrome da tunnel carpale nel cavallo deve essere considerata a tutti gli effetti una “sindrome compartimentale”. Tra le differenti cause rientrano infatti tutte quelle patologie che possano indurre un aumento di volume delle strutture contenute all’interno del canale carpale (Rantanen 2007) e conseguente compressione a livello di tronco vascolo-nervoso. Il canale del carpo comprende la guaina sinoviale del carpo, che avvolge i tendini flessore superficiale del dito (SDFT) e flessore profondo del dito (DDFT). La parete dorsale è costituita nella sua porzione prossimale dal legamento palmare del carpo che si continua distalmente nel legamento accessorio del tendine flessore profondo del dito (ALDDFT). L’osso accessorio del carpo (pisiforme) e i legamenti accessorio-quartale e accessorio-metacarpale delimitano l’aspetto laterale del canale, mentre quello mediale risulta delimitato dal legamento accessorio del SDFT (ALSDFT). Infine, la parete palmare del canale risulta formata, procedendo in senso prossimo-distale, dalla fascia antibrachiale caudale, dal retinacolo dei flessori e dalla fascia metacarpale palmare (Dyson 2011). Tra le differenti patologie più comuni ritenute alla base dell’insorgenza di tale sindrome sono da ricordare le tendinopatie del DDFT, le desmopatie dell’ALDDFT, le fratture del pisiforme e gli osteocondromi (Bertone 2002, Rantanen 2007, Byron et al. 2010). I cavalli affetti da tale sindrome possono presentare differenti gradi di zoppia con insorgenza sia acuta che a carattere ingravescente (Rantanen 2007, Dyson 2011) e solitamente rispondono positivamente alla flessione del carpo. In alcuni soggetti può essere osservata una lieve tumefazione a livello di superficie carpale/metacarpale prossimale palmare, riconducibile alla presenza di una moderata distensione della guaina tendinea (Dyson 2011). Per quanto riguarda le tecniche d’imaging di I livello, l’esame ultrosonografico costituisce indubbiamente un importante strumento diagnostico. Alcuni autori sostengono, tuttavia, che l’indagine della regione antibrachiale possa presentare per tale tecnica diagnostica alcune limitazioni che non sempre consentono di rilevare alterazioni clinicamente significative (Brokken et al. 2007, Powell et al. 2009). L’esame radiografico, invece, può evidenziare reperti significativi solo se nell’eziopatogenesi del-
“Articolo ricevuto dal Comitato di Redazione il 24/05/2012 ed accettato per la pubblicazione dopo revisione il 27/02/2013”.
Ippologia, Anno 24, n. 1, Marzo 2013
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