Professione Veterinaria 4-2011:ok
3-02-2011
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laPROFESSIONE
Sanità animale Info Regioni
VETERINARIA 4| 2011
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Leishmaniosi in Lazio, la nuova delibera fa discutere Obbligo del veterinario curante a comunicare all’Asl, ogni caso confermato di Leishmaniosi canina l via il ciclo di incontri tecnico-divulgativi sulla innovativa Deliberazione della Giunta Regionale del Lazio in materia di Leishmaniosi ("Approvazione delle procedure sanitarie e misure da adottare nei casi sospetti e/o confermati di Leishmaniosi canina nella Regione Lazio"). La norma, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione, trova applicazione quale integrazione delle linee guida allegate alla deliberazione n. 920 del 21 dicembre 2006. Per questa ragione, l'Istituto Zooprofilattico sperimentale di Lazio e Toscana, assieme alla Regione Lazio ed agli Ordini dei Medici Veterinari delle cinque province della regione, hanno organizzato nei giorni scorsi una serie di eventi formativi, destinati a Medici Veterinari pubblici e liberi professionisti, allo scopo di informare sui contenuti della nuova delibera e di trasmettere i corretti strumenti di applicazione della norma.
A
"Le novità introdotte dalla norma riguardano per lo più il veterinario libero professionistadichiara Maurizia Pallante - ormai divenuto parte integrante nella realizzazione della sorveglianza epidemiologica per la salute pubblica. Il cambiamento che avrà maggiori ripercussioni sull'attività libero-professionale è l'obbligo, scaturito dalla delibera, che vincola il veterinario curante a comunicare alla Asl, competente per territorio sul domicilio di custodia del cane, ogni caso confermato di Leishmaniosi canina. Vedremo nel prossimo anno quali saranno i risultati di una norma forse troppo coercitiva. Vedremo - conclude - che impatto avrà sul randagismo e se influenzerà o meno il tasso annuale di abbandono". La norma ha il grande merito di avere integrato la componente medico veterinaria privata nel sistema epidemiologico regionale, prefigurando un innalzamento del libero professionista al rango di "medico di base", benché le procedure e l'onere diagnostico e di regi-
strazione siano suscettibili di ulteriori affinamenti e miglioramenti. La medicina veterinaria privata, proprio perché indispensabile alla sanità pubblica, dovrà sempre di più essere integrata, non a condizioni utilitaristiche di servizio, ma attraverso l'investitura di uno status riconosciuto e regolamentato a tutti gli effetti.
GLI OBBLIGHI PER I LLPP Le nuove procedure integrano gli adempimenti dei medici veterinari liberi professionisti. La deliberazione laziale ritiene infatti di dover "disporre in modo coordinato ed uniforme di strumenti operativi contro la Leishmaniosi canina" e "necessario controllare l'andamento del fenomeno infettivo su tutto il territorio regionale anche attraverso la registrazione dei casi positivi" all'interno della Anagrafe Regionale Canina. I veterinari liberi professionisti iscritti all'Ordine professionale, accreditati presso le aziende sanitarie locali, accedono alle funzionalità
dedicate del sistema dell'anagrafe canina regionale necessarie all'espletamento delle Procedure approvate. Gli stessi liberi professionisti "devono registrare la morte dell'animale avvenuta per qualsiasi causa all'interno del sistema informatico dell'anagrafe canina. Rimane comunque l'obbligo da parte del proprietario di cane di inviare alla ASL di competenza copia del certificato di morte dell'animale entro quindici giorni dalla data del decesso". Le Procedure danno la definizione di caso "sospetto" (da sottoporre a ripetizione dell'esame sierologico) e caso "confermato" di Leishmaniosi canina (che il veterinario curante anche se non accreditato - è tenuto a comunicare alla ASL competente per territorio sul domicilio di custodia del cane). In caso di decesso a seguito di conferma, il veterinario curante accreditato dovrà registrarlo in Anagrafe canina regionale; se non accreditato dovrà trasmettere la notizia di decesso tramite certificato cartaceo alla ASL. ■
Trichinella a Sassari sotto controllo Secondo l’Unità di crisi “nessun allarme in provincia”
“I
l problema trichinellosi al momento non sembra interessare la provincia di Sassari e le carni suine controllate dai veterinari possono essere consumate senza il rischio per l'uomo di contrarre la malattia". Questa la valutazione dell'Unità di crisi locale per la sicurezza alimentare, convocata nei giorni scorsi dal responsabile del dipartimento di prevenzione dell'Asl di Sassari, Francesco Sgarangella.
OBIETTIVI L'Unità di crisi si è posta anche un obiettivo: triplicare in tre anni i controlli veterinari per la trichinella sulle macellazioni uso famiglia di suini nelle circa 3.300 aziende presenti nella provincia di Sassari. La riunione si è svolta alla presenza dei direttori e dei componenti dei quattro servizi del dipartimento interessati: Servizio igiene ali-
menti origine animale (Siaoa), Servizio igiene allevamenti produzioni zootecniche (Siapz), Servizio sanità animale (Ssa) e Servizio igiene alimenti e nutrizione (Sian).
macellazione. Inoltre sono stati fatti controlli su oltre 1.600 suini macellati per uso famiglia.
MACELLAZIONI RISULTATI
TRICHINELLOSI Il problema della trichinellosi, patologia che ha colpito di recente diverse persone nel nuorese, è stato la questione che ha catalizzato l'attenzione degli esperti. «Una prima valutazione del rischio - hanno fatto sapere dal dipartimento di prevenzione - fa ritenere che la situazione epidemiologica nel nostro territorio sia favorevole».
CONTROLLI Nel 2010 i controlli fatti dal Servizio igiene alimenti origine animale per la ricerca della trichina nelle carni suinicole sono stati oltre 22mila e si sono svolti negli stabilimenti di
I risultati forniti dall'Istituto zooprofilattico di Sassari, che esegue le analisi, sono stati tutti favorevoli. Inoltre su circa 200 cinghiali cacciati durante la passata stagione venatoria, e controllati dal Servizio sanità animale, non sono state riscontrate larve di trichina. Durante la riunione è emersa l'esigenza di intensificare le macellazioni dei suini uso famiglia, che avvengono sotto il controllo veterinario, dietro un corrispettivo di 5 euro. I veterinari del Servizio igiene alimenti origine animale sottopongono a visita la carcassa ed eseguono i campionamenti per la trichinella ed altre patologie dei suini.
"Negli ultimi anni, in diversi territori della provincia di Sassari, si sono ridotte drasticamente le richieste di macellazioni uso famiglia hanno detto dal dipartimento di prevenzione - e quindi il consumo di queste carni, non sottoposte a controllo veterinario, costituisce un rischio per il consumatore". Per invertire la tendenza, l'Unità di crisi locale ha deciso di avviare una campagna di sensibilizzazione in tutti i Comuni della Asl, coinvolgendo i consumatori e i proprietari degli allevamenti suini. Sarà quindi varato un piano straordinario che interesserà soprattutto i sindaci che emaneranno apposite ordinanze e faranno da filtro tra gli utenti e i servizi veterinari. (Fonte: Sassari Notizie) ■
MANTOVA, UOVA ALLA DIOSSINA: VIETATI IL CONSUMO E LA VENDITA ono state riscontrate nel mantovano in sei aziende agricole su nove, concentrazioni di diossina, pcb e altre sostanze cancerogene al di sopra dei limiti di legge. I controlli sono stati disposti dall’Asl di Mantova in aree prossime a impianti industriali. L’Asl ha già emesso i primi divieti di consumo e di commercializzazione delle uova, degli ovoderivati e delle galline negli allevamenti rurali contaminati. I campioni erano stati prelevati negli allevamenti rurali nel corso di una campagna straordinaria di indagine partita ad ottobre e che ha coinvolto anche allevamenti bovini. Negativi, finora, i riscontri per il latte. Non rientrava nell’indagine il controllo sugli allevamenti industriali, che vengono costantemente monitorati e che sarebbero esenti dalla presenza delle sostanze cancerogene. Lo scorso 27 gennaio, il dirigente del dipartimento di vete-
S
rinaria Loris Zaghini in una conferenza stampa ha fatto il punto della situazione, confermando i risultati delle analisi ma anche evitando di creare allarmismi tra la popolazione. “Alle sei aziende agricole interessate - si legge in una nota ANSA - abbiamo già comunicato che le uova e le carni degli animali da cortile allevati non possono essere né consumate né commercializzate”, precisando che “l’autoconsumo di quelle uova e di quelle galline riguarda cinque o sei famiglie”. Gli allevamenti avicoli in cui sono state riscontrate contaminazioni si trovano dei Comuni di Sustinente, San Giorgio, Castiglione delle Stiviere, San Martino dall’Argine, Viadana e Dosolo. “Al momento - ha detto Zaghini - non è possibile stabilire che cosa abbia provocato la contaminazione di uova e pollame. Per questo a breve partirà la seconda fase dello screenig sui campioni prelevati che sarà eseguita dall’Isti-
tuto zooprofilattico di Bologna, dopo che nella prima fase le analisi erano state effettuate da quello di Brescia. Contemporaneamente, scenderanno in campo i carabinieri del Nas per capire come i polli di quelle aziende agricole sono stati allevati, in che condizioni e con che mangimi. Zaghini, ha concluso dicendo di essere a conoscenza che “il Ministero della salute sarebbe intenzionato ad estendere a livello nazionale l'indagine che abbiamo fatto sugli allevamenti avicoli e bovini per l'autoconsumo”.