Professione Veterinaria 4-2011:ok
laPROFESSIONE
VETERINARIA 4 | 2011
3-02-2011
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Attualità scientifica Vet Journal
Leishmania nelle pulci e nelle zecche dei cani infetti Parassita vitale. Possibile ma non confermato il ruolo degli ectoparassiti nella disseminazione
di MARIA GRAZIA MONZEGLIO 'esistenza di vettori di Leishmania (flebotomi) con bassi tassi di infezione così come la trasmissione autoctona del parassita nel cane in assenza del vettore naturale sono state descritte. Questi dati inaspettati suggeriscono l'ipotesi che altri artropodi possano costituire una via di trasmissione di Leishmania. Uno studio ha valutato la prevalenza di Leishmania (Leishmania) infantum nelle pulci e nelle zecche prelevate da cani affetti da leishmaniosi viscerale canina (CVL) determinando inoltre la vitalità del parassita negli ectoparassiti. La presenza di L. (L.) infantum veniva valutata mediante PCR ed ELISA negli ectoparassiti e nei campioni biologici di 73
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cani di una zona endemica in Brasile. Poiché la presenza di DNA di Leishmania è attesa nelle zecche e nelle pulci a causa del loro comportamento ematofago sull'ospite, lo studio ha verificato se i parassiti identificati nelle zecche fossero vitali. La PCR e l’ELISA confermavano che l'83% dei cani era affetto da CVL. Si prelevavano pulci e zecche (ninfe, maschi e femmine adulti) rispettivamente nel 55 e 63% dei 73 cani. Dei 60 cani affetti da CVL, l'80% ospitava ectoparassiti infettati da L. (L.) infantum. Il tasso di infezione degli ectoparassiti era del 23 e 50% rispettivamente per le pulci e per le zecche. L'analisi dell’RNA degli estratti delle zecche tenute in condizioni di laboratorio nei 7-10 giorni dopo l'asportazione dai cani affetti mostravano che i parassiti erano vivi. I risultati indicano un maggior tasso di infezione di L. (L.) infantum nelle zecche e nelle pulci ma non dimostrano conclusivamente se queste zecche possono agire quali vettori di CVL, nonostante il maggiore tasso di infezione osservato rispetto a Lutzomyia longipalpis. La presenza di L. (L.) infantum vitale nelle zecche suggerisce la possibile importanza degli ectoparassiti del cane nella disseminazione di CVL. ■
Fertilità della pecora dopo inseminazione artificiale laparoscopica Superiore con seme congelato e accoppiamento in un centro di fecondazione
no studio ha valutato la fertilità di 646 pecore sottoposte a inseminazione artificiale laparoscopica (LAI) attraverso un questionario e le registrazioni delle singole inseminazioni tenute in 13 allevamenti commerciali che utilizzavano routinariamente la LAI. Nel complesso, il tasso di gravidanza era del 66%, ma era superiore nelle pecore inseminate per la quarta volta. Alcuni aspetti tecnici della LAI influenzavano la fertilità:
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il tasso di gravidanza era del 70% per le pecore inseminate utilizzando seme congelato, rispetto al 58% di quelle inseminate con seme fresco; era inoltre pari al 74% per le pecore che venivano trasportate a un centro di inseminazione artificiale per l'accoppiamento, rispetto al 62% per le pecore che invece rimanevano nei loro allevamenti. Dosi maggiori di gonadotropina corionica equina (>400 UI) utilizzate per la sincronizzazione degli estri riducevano il tasso di gravidanza al 49%. Tuttavia, l'effetto più ampio era associato al raduno, gestione e trattamento delle pecore da riproduzione 4-6 settimane prima dell'accoppiamento; tra le pecore sottoposte a questo trattamento il tasso di gravidanza era del 54%, rispetto al 74% delle pecore non trattate in questo modo. (M.G.M.) “Some factors affecting pregnancy rate in ewes following laparoscopic artificial insemination” N. McCappin, R. D. Murray. Veterinary Record 2011; 168:99 Published Online First: 26 January 2011. ■
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Comportamenti patologici nei gatti sani e ammalati L’alterazione della routine provoca modificazioni comportamentali paragonabili nei due gruppi
n risposta a modificazioni della routine, i gatti sani e i gatti affetti da cistite interstiziale cronica hanno la stessa probabilità di manifestare comportamenti anomali, quali rifiuto del cibo, vomito frequente e minzione o defecazione al di fuori della cassetta igienica. Lo indica uno studio pubblicato su JAVMA. Quando i gatti erano esposti a "eventi esterni insoliti", come modificazioni nell'orario di alimentazione o della persona addetta alla loro cura, i soggetti sani avevano la stessa probabilità di manifestare comportamenti patologici rispetto a quelli con malattia cronica. I due gruppi mostravano lo stesso numero di comportamenti patologici in risposta agli eventi insoliti ed entrambi avevano un rischio tre volte superiore di comportarsi in maniera anomala quando la loro routine veniva alterata. Studi precedenti hanno indicato che la diagnosi di cistite interstiziale nel gatto è fortemente associata a numerosi altri problemi di salute. Il fatto che i gatti sani esibiscano alcuni di questi stessi problemi in risposta allo
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stress suggerisce che i veterinari dovrebbero considerare anche le condizioni ambientali in cui vive il gatto durante la valutazione dei problemi di salute dell'animale. Durante lo studio, i gatti affetti da malattia cronica miglioravano sia fisicamente che dal punto di vista comportamentale in seguito all’arricchimento ambientale, con una riduzione dei sintomi di cistite interstiziale fino al 7580%. L'altra osservazione dello studio è che i gatti sani manifestano comportamenti patologici in risposta a uno stress ambientale. Quando non vi erano alterazioni della routine, i gatti sani esibivano mediamente 0,4 comportamenti patologici e quelli affetti da cistite 0,7, una differenza virtualmente nulla. In seguito agli eventi esterni insoliti che alteravano la routine, si osservava un aumento a 1,9 comportamenti patologici nei gatti sani e 2,0 in quelli ammalati, con un aumento complessivo pari a 3,2 volte. I tre comportamenti patologici più comuni (vomito, minzione e defecazione fuori dalla cassetta igienica e riduzione dell’assunzione di cibo) costituivano l'88% di tutti i comportamenti anomali nei gatti sani e il 78% nei gatti ammalati. Tutti segni comuni nei gatti condotti dal veterinario. (M.G.M.) “Sickness behaviors in response to unusual external events in healthy cats and cats with feline interstitial cystitis” Judi L. Stella, Linda K. Lord, C. A., Tony Buffington. Journal of the American Veterinary Medical Association, 2011; 238 (1): 67. ■
MONITORAGGIO CONTINUO DELLA GLICEMIA NEL CAVALLO l test endovenoso combinato glucosio-insulina (CGIT) è utile per valutare la sensibilità all'insulina nel cavallo. I sistemi di monitoraggio continuo del glucosio (CGMS) riportano le variazioni del glucosio interstiziale nel momento in cui si manifestano nel sangue. L'utilizzo di un CGMS minimizza il contatto con l'animale e può essere utile quando si effettua un CGIT. I risultati ottenuti utilizzando un CGMS sono utili per la valutazione della risposta del glucosio durante la determinazione della sensibilità all'insulina nel cavallo. In uno studio si equipaggiavano 7 pony obesi maturi con un CGMS per la determinazione del glucosio interstiziale. Si somministravano glucosio (150 mg/kg, IV) e insulina (0,1 U/kg, IV) e si determinava la concentrazione ematica del glucosio a 1, 5, 15, 25, 35, 45, 60, 75, 90, 105 e 120 minuti dopo il tempo zero, mediante un glucometro manuale. Si confrontavano i risultati dell'esame ematochimico con quelli ottenuti simultaneamente utilizzando il CGMS. I coefficienti di concordanza determinati per il confronto delle concentrazioni ematiche di glucosio rilevate con un glucometro manuale e quelle ottenute con
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CGMS dopo il tempo zero erano pari a 0,623, 0,764, 0,834, 0,854 e 0,818 (per ritardi rispettivamente di 0, 5, 10, 15 e 20 minuti). La concentrazione interstiziale del glucosio ottenuta mediante CGMS si dimostrava favorevole, confrontata con la concentrazione ematica. Il CGMS può essere utile per la valutazione della dinamica del glucosio nel test CGIT, concludono gli autori. (M.G.M.) “Clinical assessment of blood glucose homeostasis in horses: comparison of a continuous glucose monitoring system with a combined intravenous glucose and insulin test protocol” Johnson PJ, Wiedmeyer CE, Lacarrubba A, Messer NT, Dingfelder HA, Cogswell AM, Amorim JR, Ganjam VK. J Vet Intern Med. 2011 Jan-Feb; 5(1): 162-5.