Rappresentare le reti

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per se stessa può essere assunta e viene sempre assunta come vera e ciò in conseguenza del suo essere per molti versi sempre e solo falsa (…). L’impossibilità di decidere se è vero o se è falso quanto rappresentato (…) ci porta ad usare frequentemente, a cercare, a leggere con avidità, la didascalia che accompagna l’immagine (…). Ma l’uso della didascalia ci rassicura perché contribuisce a far rientrare i dati percettivi acquisiti nella meccanica di una logica conseguente (…). Così l’immagine che può sempre e solo essere una presentazione, un’evidenza e mai un giudizio, attraverso la didascalia rientra nel campo del giudicabile e quindi del comprensibile oltre quindi a quello del riconoscibile”73 Spesso, tuttavia, nella didascalia compare solo il titolo della rappresentazione, essa ci rassicura nel riconoscimento di ciò che stiamo osservando. A volte, però, abbiamo bisogno di altro. La nostra interpretazione di ciò che vediamo non basta, è limitata dalla nostra conoscenza: ci serve una spiegazione della rappresentazione che ci dia gli strumenti per addentrarci all’interno di essa. Abbiamo bisogno di informazioni che contestualizzino la mappa dal punto di vista concettuale e narrativo: cosa veramente sta mostrando la raffigurazione? Su cosa pone l’accento? Quanto neutra vuole sembrare la mappa che stiamo osservando? La didascalia ci conduce per mano all’interno della mappa, descrivendo a volte persino alcune scelte stilistiche, la selezione 73 Massironi, cit., pp.95-96

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