Edgar Allan Poe - Eureka

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EUREKA

Edgar Allan Poe

senza sbagliare di molto si può dire che nessuna nebbia mentale è maggiore di quella che estendendosi fino ai confini del dominio mentale preclude anche quei confini stessi alla comprensione. Sarà ora chiaro che usando l'espressione "Infinito Spaziale" non desidero affatto forzare il lettore ad accettare il concetto impossibile di un infinito ASSOLUTO, ma che mi riferisco semplicemente alla "più grande estensione concepibile" dello spazio, un regno oscuro e fluttuante, che si stringe e si espande secondo le mutevoli energie dell'immaginazione. Sino a oggi, l'Universo Siderale è stato sempre considerato come coincidente con l'Universo propriamente detto, come io l'ho definito all'inizio del presente Studio. Si è sempre ammesso, in modo diretto o indiretto, almeno a partire dalla nascita dell'Astronomia scientifica, che ove ci fosse possibile raggiungere qualsiasi punto nello spazio, noi troveremmo sempre, da ogni parte, un'interminabile serie di stelle. Questa fu l'insostenibile idea di Pascal, che forse stava compiendo invece il più importante tentativo mai compiuto di rendere con una perifrasi il concetto tanto discusso della parola "Universo". "Si tratta di una sfera - egli scrive - il cui centro è ovunque, e la circonferenza in nessun luogo". Ma per quanto questa proposta di definizione sia di fatto una NON-definizione dell'universo siderale, possiamo accettarla, sia pure con qualche riserva mentale, come una definizione(sufficientemente rigorosa per ogni scopo pratico) dell'Universo PROPRIAMENTE DETTO, vale a dire dell'Universo SPAZIALE. Considereremo dunque quest'ultimo come "una sfera il cui centro è ovunque, e la circonferenza in nessun luogo". Mentre ci riesce infatti impossibile immaginare una fine dello spazio, non abbiamo difficoltà a rappresentarci una serie infinita di inizi. Adotteremo dunque, quale punto di partenza, la MENTE DIVINA. Non è empio, né è sciocco solo colui che di questa Mente Divina in sé non afferma nulla. "Nous ne connaissons rien", dice il barone di Bielefeld, "nous ne connaissons rien de la nature ou de l'essence de Dieu: pour savoir ce qu'il est, il faut être Dieu même". "Non sappiamo assolutamente nulla della natura o dell'essenza di Dio; per sapere ciò che è dovremmo essere Dio stesso". "Dovremmo essere Dio stesso!". Nonostante il fatto che una frase tremenda come questa ancora risuoni nelle mie orecchie, mi avventuro a chiedere se questa nostra attuale ignoranza della Divinità sia un'ignoranza cui l'anima è condannata PER L'ETERNITA'. Da LUI, L'Incomprensibile, PER ORA almeno, da Lui, considerandolo come SPIRITO, cioè come NON-Materia, distinzione che per ogni proposito comprensibile sostituirà adeguatamente una definizione, da Lui, dunque, esistente come Spirito, accontentiamoci di supporre di essere stati CREATI,

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