Diverse specie n.12 | Magazine di Essere Animali

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DIVERSE SPECIE POSTE ITALIANE S.P.A. – Spedizione in Abbonamento Postale AUT. N°1490/2019 DEL 05.08.2019 PUBBLICAZIONE INFORMATIVA NO PROFIT

UN

S OLO

IL MAGAZINE DI ESSERE ANIMALI

PI ANE T A Anno 8 Marzo 2022

n.

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VITTORIA! Vietati gli allevamenti per pellicce INDAGINI E DENUNCE Il nostro team investigativo non si ferma

VEGANUARY Un successo senza precedenti


È il magazine di Essere Animali, associazione no confronti degli animali. Ogni giorno ci impegniamo biamenti legislativi e spingono persone e aziende a compiere scelte virtuose.

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Direttore Responsabile Marco Di Cosmo Aut. Tribunale Bologna / n° 8369 del 12/10/2015

Rivista stampata su carta riciclata


EDITORIALE

VERSO LA FINE DI OGNI ALLEVAMENTO? S IMO N E MO N T U SCHI Presidente - Essere Animali

Anche in Italia è finalmente vietato allevare e uccidere animali per farne pellicce. Una decisione storica che ci porta con la mente a un futuro che vogliamo costruire ora.

Il 2022 sarà ricordato come l’anno in cui l’Italia ha introdotto il divieto di produzione di pellicce e chiuso gli ultimi allevamenti di visoni ancora attivi, da anni in grave crisi. I motivi del rapido declino dell’industria che produceva lo status symbol per eccellenza degli anni ‘80 va ricercata nel lavoro delle ONG che, con investigazioni e campagne dirette a cittadini, aziende di moda e istituzioni, hanno prima mostrato le condizioni di sofferenza degli animali e poi lavorato instancabilmente per raggiungere un risultato pochi anni prima impensabile. Oggi, l’uccisione degli animali per la produzione di pellicce non è più accettata dalla maggioranza delle persone. La nostra idea è che ciò possa accadere anche per la produzione di carne. E, così come è stato per le pellicce, lavoriamo quotidianamente per agevolare questo cambiamento di mentalità. Lo facciamo con le investigazioni negli allevamenti, con cui mostriamo le conseguenze degli allevamenti intensivi sugli animali, e con campagne di pressione e sensibilizzazione, con cui esortiamo a una rivoluzione del sistema alimentare. La nostra strategia è riconosciuta anche da Animal Charity Evaluators, un’organizzazione indipendente che si occupa di analizzare l’impatto e l’efficacia delle associazioni in difesa degli animali e che per il secondo anno consecutivo ci raccomanda tra le migliori associazioni al mondo. Certo, la produzione e il consumo di carne non soffrono ora di quella crisi globale che ha avvolto l’industria della pelliccia, ma forse anche le prime persone che scendevano in piazza negli anni 80 per manifestare in difesa dei visoni pensavano di avere di fronte un problema più grande di loro. Probabilmente si dicevano: “Non ce la faremo mai”. Sappiamo che non è andata così e che il merito è proprio di tutte e tutti coloro che negli anni hanno continuato a manifestare, pur non vedendo vicino l’arrivo dell’obiettivo che si erano prefissati. Non resta quindi che continuare a costruire il futuro che vorremmo.


LA SCROFA BLU DEVE MORIRE

Lo vogliono i ritmi dettati dall’allevamento intensivo

INVESTIGAZIONI

Un’esperienza vissuta in prima persona ha cristallizzato in me la convinzione che il binomio animale-macchina imposto dall’allevamento intensivo è funzionale all’azzeramento delle individualità degli animali.

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ualche mese fa, mentre ero alla ricerca su Google Maps di un’azienda che ci era stata segnalata, mi sono imbattuto in uno dei più grandi allevamenti che abbia mai visto. Una struttura gigantesca, con decine e decine di capannoni ammassati l’uno all’altro. Ero sicuro: conteneva maiali. Oltre alle dimensioni, quello che mi aveva colpito era il suo aspetto ordinato: giardinetti ben curati davanti ai capanni, niente fuori posto e nessuna traccia di sporcizia. Ho visitato centinaia di allevamenti e parados-

F R A NCESCO CE CCARELLI Responsabile Investigazioni Essere Animali

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salmente, negli ultimi tempi, non sono quelli sporchi e in cattivo stato che mi colpiscono e che mi trasmettono un maggior senso di angoscia. Sono gli allevamenti puliti, quelli di nuova costruzione, tecnologici, con il prato all’inglese intorno ai capanni e i cortili ben spazzati. È in questi luoghi che vedo maniacalità e la pretesa di normalizzare qualcosa che è sbagliato in partenza. Per questo motivo mi ero ripromesso che qualora fossi passato in zona avrei visitato anche il suo interno per controllare se pulizia e ordine fossero direttamente proporzionali al benessere degli animali che rinchiudeva e se gli elementi visti dall’esterno si traducessero in maggiori spazi vitali per gli animali e l’assenza delle più comuni operazioni di mutilazione. E a qualche settimana dalla scoperta di quel colosso, succede che riesco a entrarci. Dentro trovo la conferma che sì, è più pulito rispetto alla norma, ma identico a tutti gli altri per quanto riguarda il modo in cui vengono trattati gli animali. Scrofe in gabbie “normali” che significa immobilizzazione pressoché totale dei corpi e, accanto a loro, suinetti castrati e con la coda tagliata. È un cosiddetto allevamento “da riproduzione” dove nascono maiali che, raggiunti i 30 kg, vengono trasportati in altri allevamenti per essere messi all’ingrasso. Dopo aver filmato diverse cose brutte, fra cui tanti maialini morti, un parto e un suinetto cannibalizzato dai suoi fratelli, mi accorgo che una scrofa in gabbia ha diverse righe blu sulla schiena tracciate con una bomboletta spray. In quel momento non mi domando il perché di quei segni colorati. Proseguiamo a filmare gli animali da diverse inquadrature, poi usciamo. Sulla strada del ritorno, la mia idea che gli allevamenti puliti e ordinati siano, se è possibile,


peggiori degli altri si consolida sempre di più. Dopo qualche giorno torniamo in zona. Non è più notte fonda ma una bella giornata, cielo terso e zero vento, per cui facciamo volare il drone sopra al mega allevamento. Uno, due passaggi sui capanni e mi accorgo che stanno trasportando dei grossi maiali su un carretto trainato da un trattore. Inizio a seguirlo e dopo qualche curva si dirige verso l’esterno della struttura. Guadagno quota per capire meglio la situazione e vedo un camion parcheggiato in uno spiazzo di cemento. Comprendo al volo cosa sta succedendo. Si tratta delle scrofe a fine carriera che vengono portate al macello.

I NUMERI DEL NOSTRO TEAM INVESTIGATIVO NEL 2021 Essere Animali si è distinto per il grande impegno sul campo.

7 NUOVE INDAGINI Abbiamo pubblicato ben 7 nuove indagini su diverse specie animali e mostrando sui per la produzione di carne, latte, uova e pellicce.

Continuo a seguire il carretto scarico per quel dedalo di costruzioni, fino a che parcheggia in retromarcia davanti al capannone dove avevo incontrato la scrofa blu. Così mi abbasso per riprendere più da vicino la scena: gli operai entrano nel capanno ed escono cinque maiali che salgono direttamente nel cassone. “C’è anche lei!”, esclamo tra me e me mentre seguo il carretto. Non è l’unica ad avere dei segni blu sulla schiena ma sono abbastanza sicuro di riconoscerla perché i suoi tratti sono più marcati. Prima di raggiungere la zona di carico, il carrello si ferma sulla pesa e il mio stato d’animo inizia ad appesantirsi. Conosco bene cosa accade alle scrofe, lo so che dopo 5/7 gravidanze, all’età di 3 o 4 anni vengono “riformate”, termine tecnico per mitigare una brutta cosa. Ma lei l’ho incontrata qualche sera prima, mi guardava mentre cercava, come poteva, considerato il suo corpo bloccato, di badare ai suoi cuccioli. Nonostante tutto quello che ha dovuto passare mi sembrava abbastanza serena e in forma, ma ora è su un carretto e fra pochi minuti verrà caricata su un camion per la “destinazione finale”. È la prima che scende dal carretto, spinta dai pungoli elettrici degli addetti, sale la rampa con molta calma e poi indugia, un po’ troppo secondo gli operatori che la colpiscono per farla entrare sul camion. Il carico continua ma io ho già visto abbastanza e così riporto il drone a terra. Ogni giorno migliaia di scrofe soffrono negli allevamenti e muoiono nei macelli. Solo in Italia ce ne sono 526 mila e in Europa oltre 11 milioni. Tutte queste, che vivano in un allevamento ben curato o meno, non hanno che un unico destino: diventare scrofe blu.

140 CONTROLLI un numero altissimo di controlli negli allevamenti, seguito di segnalazioni, per preparare indagini o per accompagnare reporter.

143 SEGNALAZIONI RICEVUTE Un grande successo per il nostro progetto pubblicato ad aprile, il primo in Italia per e macelli.

100 GIORNI SOTTO COPERTURA

allevamenti e macelli sottoponendosi a nei confronti degli animali.

12 MILIONI DI SPETTATORI RAGGIUNTI Le nostre indagini sono state trasmesse da Tg nazionali e regionali e programmi di

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PORTIAMO I GIORNALISTI DENTRO GLI ALLEVAMENTI INTENSIVI ITALIANI INVESTIGAZIONI

Ci serve ad uscire dalla nostra bolla

Sono tre i servizi TV a cui abbiamo contribuito negli ultimi mesi e grazie ai quali abbiamo raggiunto milioni di persone.

I

l 22 settembre siamo apparsi su #Cartabianca, un programma di approfondimento molto seguito, condotto da Bianca Berlinguer su Rai 3. In questa occasione abbiamo contribuito alla realizzazione di un reportage della giornalista Cinzia Torriglia in un allevamento di orate e branzini in Liguria, nella Riviera di Levante. Questa è stata un’occasione per mostrare ancora una volta le condizioni di vita dei pesci allevati in Italia e che finiscono nei nostri supermercati. Nello stesso mese le telecamere di Indovina chi viene a cena, il programma di Sabrina Giannini su Rai 3, hanno mostrato alcuni allevamenti intensivi di maiali che la giornalista ha visitato con Francesco Ceccarelli, il nostro responsabile investigazioni. «Pensavo di aver visto tutto in 25 anni di giornalismo, ma quando sono entrata in questi allevamenti con Essere Animali ho assistito a scene scioccanti», sono state le parole di Giannini. La puntata ha analizzato il sistema alimentare globale e ha mostrato come sia insensato parlare di benessere animale in un sistema di produzione così crudele. A dicembre è stata la volta di Rosita Rosa di Tv7, un approfondimento settimanale del TG1, che grazie al nostro team investigativo ha mostrato le condizioni di vita dei polli italiani. Il servizio si è concentrato inoltre sul ruolo degli allevamenti nella deforestazione del Sud America e sulle conseguenze del consumo di carne sulla salute umana.

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NON SOLO GIORNALISTI lo YouTuber Sascha Burci, in arte Anima, all’interno di un allevamento intensivo di maiali in Lombardia. stato pubblicato a febbraio e ha raggiunto oltre 3 milioni di persone. È stato proprio lui a contattarci durante una nostra visita notturna: voleva vedere e mezzo di follower, come viene prodotta la carne

persone possibile.


VOGLIONO METTERCI IL BAVAGLIO

Le denunce del Consorzio di tutela del Grana Padano

Dopo la diffusione di due indagini in allevamenti di mucche il cui latte viene utilizzato per la produzione del Grana Padano, nel luglio e settembre 2021, il Consorzio che tutela il formaggio DOP più venduto al mondo ha intentato un’azione legale nei confronti di Essere Animali.

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el ricorso urgente indirizzato al Tribunale di Brescia, il Consorzio chiedeva al giudice di ordinare la rimozione dal web dei filmati riferiti alle due indagini, ritenendo che fosse stato diffuso un “messaggio distorto” che avrebbe provocato lesione all’immagine e perdite economiche; chiedeva inoltre di inibire la pubblicazione e la diffusione con ogni mezzo di ulteriori contenuti contenenti il marchio del Consorzio o qualsiasi altro riferimento al Grana Padano in relazione a denunce di maltrattamenti animali.

AL E S S AN D R O R ICCIU T I Essere Animali

A fine dicembre in primo grado il Tribunale ha accolto parzialmente la richiesta cautelare, ritenendo che i contenuti diffusi potessero considerarsi in parte fuorvianti. Il giudice ha quindi ordinato a Essere Animali di rimuovere i filmati, con il divieto di diffondere ulteriori contenuti che vadano oltre la mera informazione dell’appartenenza al Consorzio dei due allevamenti oggetto di investigazione. Contro questa decisione abbiamo immediatamente proposto reclamo e il Tribunale di Brescia lo ha infine accolto, dichiarando la propria incompetenza territoriale: il Consorzio avrebbe dovuto proporre il ricorso a Bologna, come già sostenevamo fin dall’inizio. La prima ordinanza è quindi al momento annullata. Il Consorzio ha però anche agito in sede penale, presentando una denuncia-querela nei confronti del legale rappresentante e di altri membri dell’Associazione per diffamazione, sostituzione di persona, interferenze illecite nella vita privata e ricettazione. Riteniamo che questi reati non siano applicabili all’attività del nostro investigatore, e ancor meno delle altre persone da loro denunciate, come abbiamo già dimostrato in occasioni precedenti. Qualora necessario, ci difenderemo in giudizio per ribadire la correttezza delle nostre azioni. Queste cause sono ovviamente mirate a bloccare la diffusione di video che stavano raggiungendo moltissimi consumatori, e un tentativo di vietare all’associazione di nominare il marchio Grana Padano, nemmeno per comunicare l’oscuramento di questi video. Pretendono un totale silenzio. Ma come avrete capito, l’associazione non si lascia intimidire e rivendica il diritto di documentare e divulgare quanto avviene all’interno degli allevamenti intensivi, per consentire ai cittadini di maturare decisioni consapevoli e informate.

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Dieci anni di investigazioni e campagne

CAMPAGNE

Il 21 dicembre 2021 è una data storica, il giorno in cui finalmente anche l’Italia ha votato il divieto di allevamenti per la produzione di pellicce. Un grande risultato che aspettavamo fin dal primo giorno in cui abbiamo creato questa associazione, e che abbiamo raggiunto dopo anni di impegno e tantissime attività.

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opo averne bloccato le attività per un anno, fermando di fatto le riproduzioni e uccisioni per tutto il 2021 a causa del coronavirus, l’Italia ha deciso di porre fine a questa crudele pratica. Dal 30 giugno di quest’anno i cinque allevamenti di visoni ancora attivi non dovranno più avere animali nelle strutture, mentre gli allevamenti di volpi e cincillà avevano già chiuso da tempo. È la parola fine per un settore crudele, che negli anni ‘90 era arrivato a contare 125 allevamenti e uccidere ben 400.000 animali. Per noi è un risultato importantissimo, un obiettivo che ci eravamo dati fin dalla nascita di Essere Animali, quando abbiamo iniziato a documentare e filmare per la prima volta in Italia le condizioni di queste strutture, con la

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diffusione della prima indagine e il lancio della campagna Visoni Liberi nel 2013. Da quel giorno sono passati molti anni e abbiamo realizzato innumerevoli indagini, azioni legali, iniziative di protesta, sensibilizzazione e raccolta firme. Abbiamo affrontato un settore che in quel periodo si stava rilanciando, puntando all’apertura di molti nuovi allevamenti, soprattutto in Lombardia. Grazie alle nostre campagne, che hanno visto coinvolti anche cittadini, istituzioni e associazioni locali, molti non sono stati aperti e altri hanno chiuso poco dopo. A distanza di qualche anno quello che sarebbe potuto essere un settore potente, con decine di allevamenti di visoni, si è ritrovato debole, con una chiusura dopo l’altra, anche grazie al calo dei prezzi delle pelli nelle aste internazionali. E avere portato il numero di allevamenti in Italia a una manciata è stato sicuramente un fattore determinante per ottenerne il divieto. Questo è un momento da celebrare: presto nel nostro Paese non esisteranno più allevamenti di visoni, non ci saranno più animali in quelle gabbie, costretti a morire in camere a gas. Questo risultato segna un altro passo verso la fine delle pellicce in tutto il mondo.

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VITTORIA: VIETATI GLI ALLEVAMENTI PER PELLICCE!


2011-2021 BREVE CRONOLOGIA DEL NOSTRO IMPEGNO 2011

2016

In totale sono 4 gli allevamenti che siamo riusciti a non fare aprire, coinvolgendo attivisti e cittadini

Iniziano le nostre indagini negli allevamenti di visoni

2013

L’investigazione “Morire per una pelliccia” è la prima in Italia su questo settore, viene diffusa su Striscia la Notizia

Bloccata la costruzione di un nuovo allevamento da 40mila visoni,

prima in provincia di Cremona e successivamente in provincia di Modena

2017

Ancora una nuova indagine, narrata da Rosita Celentano,

2018

In occasione delle elezioni la nostra campagna “160mila visoni da salvare” porta 5 dei 6 partiti in parlamento a esprimersi a favore di un divieto

2019

2015

Occupato l’allevamento di visoni a Fossoli (MO),

con attivisti incatenati alle gabbie e sui tetti dei capanni

L’uccisione di visoni in camere a gas e numerosi maltrattamenti nascoste.

Chiude l’allevamento di Conco, uno dei più grandi in Italia, grazie a una nostra denuncia per presenza di amianto nelle strutture. Nel corso degli anni sono

2020

Filmati con un drone gli abbattimenti di visoni causa positività al Coronavirus

Indagine diffusa al Tg1

DIVIETO Divieto animali da pelliccia L’EUROPA STAANIMALI in Europa Anno 2022 CAMBIANDO DA PELLICCIA IN EUROPA totale totale

cambiamento in atto: gli allevamenti di animali da pelliccia sono infatti vietati, o normati

parziale parziale in / inapprovazione approvazione / in indiscussione discussione nessun divieto nessun divieto

così rigidamente da essere innon approvazione / realizzabili, in benin 18discussione Stati eu-

ropei. In alcuni invece i divieti nessun divieto sono parziali, solo per alcune specie o, come in Spagna, per Un divieto è inoltre in discussione in Bulgaria, Lituania, Polonia, Ucraina e Montenegro. Il prossimo obiettivo a cui puntare è un divieto totale da parte di tutta

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ABBIAMO CHIESTO DI FERMARE LE BUGIE IN ETICHETTA CAMPAGNE

Gli allevamenti intensivi non rispettano il benessere animale

A settembre dell’anno scorso ci siamo uniti assieme ad altre associazioni nella coalizione #BugieInEtichetta, per chiedere che gli standard per la certificazione di benessere animale riguardanti gli allevamenti di maiali vengano rivisti completamente.

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llo stato attuale il decreto, che potrebbe essere votato in Conferenza Stato-Regioni, permetterebbe di inserire nelle etichette dei prodotti di origine animale la dicitura “benessere animale”, anche quando questi provengono da allevamenti intensivi standard, con livelli di benessere inesistenti e che, per aspetti come il taglio della coda dei suini, operano fuori dalla legalità. In pratica verrebbe premiato e promosso tutto quello che abbiamo filmato in dieci anni di investigazioni! Questa certificazione è un inganno principalmente per due motivi: non rispecchia le reali condizioni di vita degli ani-

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mali e tradisce le promesse per un’Europa sostenibile. Utilizzare l’etichetta “benessere animale” per prodotti che provengono da allevamenti dove le scrofe vivono in gabbia e in cui è sistematico il taglio della coda è a dir poco fuorviante. Inoltre la certificazione potrebbe dare priorità di accesso a fondi PAC e PNRR agli allevamenti intensivi, inquinanti e irrispettosi dei bisogni minimi degli animali. Fondi pubblici che dovrebbero essere invece destinati a stimolare un sistema agricolo più sostenibile. Le organizzazioni che, come noi, hanno chiesto che questo decreto venga rivisto sono: CIWF Italia, Animal Equality, Animalisti Italiani, Animal Law, Confconsumatori, ENPA, Greenpeace, Federazione nazionale Pro Natura, LAV, LEIDAA, Legambiente, OIPA, LIPU e The Good Lobby. Insieme a loro abbiamo organizzato inoltre un tweetstorm, grazie al quale abbiamo riempito le pagine social dei ministri Patuanelli e Speranza con centinaia di messaggi che chiedevano di non far approvare questa certificazione ingannevole.


LE NOSTRE INDAGINI SUI PESCI AL PARLAMENTO EUROPEO Continua la nostra campagna in difesa dei più sfruttati

In questi anni il nostro impegno per i pesci è stato costante e articolato in molte attività: dalle indagini sotto copertura al lavoro di sensibilizzazione aziendale, dalle iniziative di pressione politico-istituzionale ai progetti di comunicazione on e offline.

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ell’autunno del 2021 abbiamo aggiunto un altro importante tassello al mosaico del nostro lavoro per la protezio-

ne dei pesci in allevamento. Lo scorso ottobre abbiamo presentato le nostre indagini durante la seduta plenaria del Parlamento europeo, in occasione della riunione dell’Interguppo sul benessere e la conservazione degli animali. Il tema dell’incontro è stato il benessere dei pesci in allevamento, in particolare la loro sofferenza al momento del trasporto e della macellazione. Alla luce delle nostre numerose indagini negli allevamenti ittici europei, siamo stati invitati a partecipare all’evento e illustrare il materiale investigativo raccolto in questi anni. Agli europarlamentari presenti abbiamo descritto le gravi problematiche che abbiamo documentato durante le operazioni di trasporto e macellazione, mettendo in luce l’inadeguatezza e le lacune dell’attuale normativa comunitaria in materia. Animali maneggiati come oggetti, feriti gravemente ed esposti a lunghi minuti di agonia prima che sopraggiunga la morte: queste sono solo alcune delle immagini che abbiamo mostrato ai membri del Parlamento europeo. In questo momento storico cruciale, in cui è in corso la revisione della normativa dell’UE sul benessere degli animali, abbiamo chiesto agli europarlamentari di supportare l’inclusione di disposizioni specifiche che tutelino i pesci in tutte le fasi d’allevamento.

In azione sott’acqua nei pressi di uno dei numerosi allevamenti di branzini e orate lungo le coste italiane. La vista da sotto mostra chiaramente come le gabbie siano sovraffollate.

Con la campagna #AncheiPesci continueremo a dar voce a questi animali per raggiungere dei traguardi sempre più significativi sia in termini di tutela legale che di pratiche aziendali.

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IL NOSTRO IMPEGNO IN EUROPA

Collaborazioni e campagne per un futuro migliore

CAMPAGNE

Agire sulle politiche europee è sicuramente il modo per avere maggiore impatto sul futuro di miliardi di animali, perché è proprio da queste che poi derivano le leggi nazionali e che possono arrivare cambiamenti importanti, con influenza a livello globale.

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ome abbiamo già ricordato nel precedente numero della rivista, questo è un momento cruciale per il futuro degli animali in Europa, perché per la prima volta la Commissione europea ha deciso di rivedere completamente tutte le norme riguardo l’allevamento, il trasporto e la macellazione degli animali. Entro la fine del 2023 verranno varate nuove normative, che poi dovranno essere implementate da tutti i Paesi membri, e il nostro obiettivo con la campagna No Animal Left Behind è quello di ottenere il massimo per gli animali.

FARM TO FORK, UN VOTO POSITIVO Farm to Fork è il piano agricolo che l’UE ha adottato all’interno del Green Deal, la strategia per la transizione verso un futuro più verde e sostenibile. E ad ottobre il Parlamento Europeo ha adottato quasi integralmente, e a larga maggioranza, la positiva relazione della Commissione Ambiente e Agricoltura al riguardo, che include numerosi riferimenti al benessere e alla conservazione delle specie animali e a una produzione alimentare più sostenibile. Si tratta di un voto positivo, che ha respinto le forti pressioni da parte della lobby della carne. Nel documento approvato ci sono riferimenti al collegamento tra condizioni di vita degli animali e l’emergenza di malattie zoonotiche, alla necessità di ridurre la densità negli allevamenti di pesci e a standard migliori, come un divieto di uso delle gabbie per esempio. Il documento fa riferimento poi al passaggio verso un’alimentazione più vegetale, riconoscendo il consumo di carne attuale come eccessivo e impegnandosi a promuovere prodotti vegetali e a finanziarne lo sviluppo. Un punto molto importante è che tra i propositi c’è anche quello di introdurre standard analoghi anche per i prodotti importati, influenzando le politiche del resto del mondo.

SUI TRASPORTI PARLAMENTO DELUDENTE CL AUD IO P O MO Responsabile Sviluppo Essere Animali

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Nel giugno 2020 l’UE ha istituito la Commissione d’inchiesta sulla protezione degli animali durante il trasporto (ANIT) per indagare su presunte violazioni nell’applicazione del “Regolamento sui trasporti”. Si tratta della prima inchiesta nella storia del Parlamento europeo


sul benessere degli animali. Dopo mesi di lavoro, la Commissione ha realizzato un report che descrive in maniera chiara le attuali problematiche legate al trasporto di animali vivi, alle lacune del regolamento e alla sua scarsa applicazione. E per chiedere un voto serio rispetto a questo report, il 30 novembre ho partecipato a nome di Essere Animali a un’azione organizzata da Eurogroup for Animals davanti al Parlamento europeo a Bruxelles. Ho portato la nostra testimonianza, raccolta con anni di indagini sul campo, e lo stesso hanno fatto rappresentanti di altre associazioni e anche numerosi europarlamentari.

li non svezzati e in stato di gravidanza avanzato (+40% di gestazione). Si tratta di requisiti minimi che sarebbe gravissimo non adottare nell’ottica di un’Europa interessata a tutelare davvero gli animali.

STOP A SOLDI PUBBLICI PER PROMUOVERE CARNE E LATTICINI speso circa 467 milioni di Euro per pubblicizzare

Purtroppo però, nei due voti tenutisi nei mesi seguenti, si è persa un’occasione importante per mettere al centro il benessere degli animali e non gli interessi economici. Le raccomandazioni approvate dal Parlamento Europeo a metà gennaio sono deludenti: non pongono fine a pratiche crudeli ampiamente documentate nel report ANIT, come i lunghi viaggi verso paesi terzi, mentre per altre si limitano a suggerire miglioramenti insufficienti.

carne, uova e latticini, contro i 146 milioni impie-

Non tutto è ancora perduto. Le raccomandazioni votate al Parlamento dovranno passare dalla Commissione, ed è lì che adesso agiremo per ottenere le richieste delle principali associazioni europee, che sono: il divieto di esportazione di animali vivi verso Paesi extra UE; il limite massimo di 8 ore per il trasporto di animali vivi, ossia, il divieto di trasporto di animali vivi su lunghe distanze; il divieto di trasporto di anima-

pagna #StopEUMeatAds e con altre 50 ONG, ab-

gati per promuovere frutta e verdura. In pratica per

ad andare in direzione opposta rispetto agli impegni presi con il Green Deal, tengono in considerazione il volere di oltre il 95% -

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di riformare la politica di promozione per i prodotti agricoli. E lo stesso abbiamo scritto al ministro per della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. E la nostra voce si è iniziata a far sentire. Durante il lancio della nuova politica di budget, da decidere quest’anno le richieste di fondi verranno vagliate “incoraggiando il passaggio a un’alimentazione più vegetale”. E un allegato al documento approvato di invitare a mangiare “meno carne rossa e carne

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UN MONDO SEMPRE PIÙ VEG Veganuary ha raggiunto ogni angolo del globo

PROMOZIONE VEG

Sono tre anni ormai che Essere Animali ha aderito al progetto mondiale Veganuary, diventando partner ufficiale per l’Italia. E in questo tempo abbiamo visto una grande crescita di interesse per la sfida che invita a provare un mese da vegani a gennaio.

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uesta edizione di Veganuary ha segnato un nuovo record: oltre 620mila i partecipanti, da praticamente tutti i paesi del mondo (mancano all’appello solo Tagikistan e Corea del Nord). E l’Italia si è dimostrata tra quelli con maggiore attenzione e interesse. Grazie al nostro lavoro di diffusione del progetto e alla collaborazione con numerosi influencer e creator, siamo riusciti a far iscrivere un numero altissimo di persone: in pratica 1 iscritto su 15 nel mondo era italiano! E così ci siamo anche piazzati al quinto posto nella classifica dei paesi per il numero di iscrizioni, con Milano addirittura al terzo po-

sto come città, dietro solo a Londra e Santiago del Cile. Incredibile no? Ma Veganuary non è solo un modo per far provare l’alimentazione vegetale a tante persone - oltre 2 milioni dal lancio del progetto a oggi! -, è ormai diventato un progetto che aiuta a far parlare tantissimo delle motivazioni per fare questa scelta, che coinvolge le aziende, i media e anche le istituzioni. Basti pensare che solamente nel Regno Unito, patria di Veganuary, questo gennaio sono stati lanciati 682 nuovi prodotti e nuove opzioni vegane. E non solo, sono state 75 le aziende che hanno coinvolto i propri dipendenti a iscriversi, tra cui catene di grandi magazzini, fabbriche di automobili e uffici finanziari tra i più importanti nel mondo. Insomma, gennaio sta diventando sempre più sinonimo di scelta veg, e i risultati si vedono. Noi siamo contentissimi di essere partner di un progetto di tale successo e in attesa del prossimo gennaio iniziamo già a scaldare i motori per la Settimana Veg, che quest’anno si terrà dal 13 al 19 giugno, e stiamo lavorando a tante altre novità interessanti che vi presenteremo nel corso di quest’anno.

panti

rteci 629.351 pa BR E ND A F ER RET T I Outreach manager Essere Animali

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UARY A VEGANN NEL MO DO

e l’Italia al 5° posto come numero di iscrizioni!


OLTRE 45 AZIENDE HANNO PARTECIPATO A VEGANUARY IN ITALIA

Capatoast un nuovo toast vegano

mondo della ristorazione e del food nella promozione di

Da citare inoltre Deliveroo,

lavorato a lungo per portare a bordo tanti nomi. E il

tutti i burger vegani ordinati sulla loro app nel 2021,

Sono ben 3 le catene di supermercati

Milano dal ristorante Soulgreen per il mese di gennaio.

realizzato con gli affettati vegetali di cesso ed è precursore di un menu vegan

decine di aziende Rossopomodoro con offerte sulle opzioni vegetali, e siamo

IOSCELGOVEG COMPIE UN ANNO SU INSTAGRAM! nuova pagina Instagram, tutta dedicata al mondo veg, con ricette, consigli, informazioni nutrizionali e

stato un successo oltre ogni nostra immaginazione:

i numeri fatti in così poco tempo testic’è interesse per l’argomento e per una divulgazione seria, ma

SEGUI @IOSCELGOVEG su instagram!

Ed è bellissimo vedere come si sia creata una community di persone che condividono e scambiano le loro esperienze in questo spazio. Questo risultato

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UN MONDO CHE CAMBIA Le notizie che ci hanno fatto gioire

Ecco gli avvenimenti che ci fanno ben sperare per il futuro degli animali e del Pianeta.

BUONE NOTIZIE

Questa è la nostra rubrica Buone Notizie, dove vi parliamo delle vittorie che il movimento per i diritti degli animali sta raggiungendo in ogni parte del mondo e delle iniziative che ci portano sempre più vicini al nostro obiettivo: un mondo migliore per gli animali. In questo nu-

mero ci concentreremo su un tema particolare che è stato al centro di una lunghissima campagna di cui avete già letto in un articolo nelle pagine precedenti… Vi diamo un indizio: ha a che fare con animaletti semiacquatici che d’ora in poi saranno finalmente liberi! Dall’Irlanda all’Italia, passando per Olanda e Francia: ecco i motivi per cui dobbiamo gioire.

1.

PRIMO PASSO VERSO LA FINE DELLA TRITURAZIONE DEI PULCINI MASCHI IN ITALIA In Italia, ogni anno, fino a 40 milioni di pulcini vengono triturati vivi poco dopo la nascita perché considerati uno scarto. Ma questa pratica, una delle più crudeli dell’industria zootecnica, potrebbe presto vedere la fine. A dicembre la Camera dei deputati ha approvato il divieto di uccisione dei pulcini maschi nati dalle galline per la produzione di uova. Con questo primo passo lo Stato si impegna a favorire l’introduzione di tecnologie e strumenti che permettono di riconoscere il sesso dei pulcini prima della nascita. Di conseguenza non verranno più fatti nascere pulcini maschi, così da evitarne l’abbattimento. Il divieto dovrà essere discusso e votato anche dal Senato nel corso del 2022 e dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2027. L’Italia è il terzo paese europeo a fare questa scelta, dopo Francia e Germania.

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2.

IN FRANCIA UNA LEGGE STORICA PER GLI ANIMALI A novembre la Francia ha introdotto il divieto immediato di allevamento di visoni per la produzione di pelliccia. Il governo aveva già annunciato la misura tempo prima, ma sarebbe dovuta entrare in vigore a partire dal 2025. Con una decisione storica invece ha anticipato la data, mettendo fine a questa pratica crudele. Assieme a questa misura, la Francia ha vietato la vendita di cani e gatti nei negozi, l’uso di animali nei circhi e nei delfinari e ha introdotto pene più severe per chi abbandona gli animali.


4. 3.

ANCHE IRLANDA E COLUMBIA BRITANNICA VIETANO GLI ALLEVAMENTI PER LA PRODUZIONE DI PELLICCE Negli ultimi due mesi, l’Irlanda e la Columbia Britannica (Canada) si sono unite al numero crescente di Paesi ad aver introdotto un divieto all’allevamento di visoni per la produzione di pellicce. Il governo irlandese ha approvato un divieto che porterà alla chiusura degli ultimi tre allevamenti di visoni presenti nel territorio nazionale in cui vivono al momento 120 mila animali. L’emendamento, che dovrebbe entrare in vigore a partire da quest’anno, conferma anche il divieto di allevare gatti, cincillà, cani, volpi, visoni, donnole ed ermellini per le loro pellicce. Nella British Columbia, una delle province canadesi, sarà vietato definitivamente allevare visoni entro aprile 2023.

L’OLANDA HA UN PIANO PER RIDURRE IL NUMERO DI ANIMALI NEGLI ALLEVAMENTI Il governo olandese ha annunciato un piano da 25 miliardi di euro per ridurre radicalmente il numero di animali rinchiusi negli allevamenti intensivi. La ragione? Il sovraccarico di letame diventato ingestibile. Il piano prevede di fornire incentivi economici, da qui al 2035, per gli allevatori che chiudono o spostano la propria attività in base a dei criteri ambientali. Questo farà sì che la quantità di azoto presente nei terreni diminuisca. Il piano prevede inoltre di dare supporto agli allevatori che abbandonano l’allevamento intensivo a favore di quello estensivo, con un numero inferiore di animali su una porzione maggiore di terreno. L’obiettivo finale è ridurre i capi di un terzo entro il 2035.

5.

LA MODA È SEMPRE PIÙ FUR-FREE Il marchio italiano Moncler ha annunciato che dal 2024 non farà più uso di pellicce animali. Anche altri due colossi della moda Made in Italy, Dolce e Gabbana ed Ermenegildo Zegna hanno annunciato che molto presto le loro collezioni saranno “fur-free”. Le uniche pellicce che saranno presenti nei loro capi saranno di fibra sintetica. Infine la rivista di moda Elle ha deciso di bandire le pellicce dai suoi contenuti editoriali. Ora speriamo che altri marchi e magazine decidano di seguire il loro esempio e che questo prodotto crudele non venga più promosso.

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