Erodoto108 n°16

Page 84

chete assieme alla moglie Bettina, figlia dell'ambasciatore portoghese a Kinshasa. Per anni i due vissero fuori dal mondo, in simbiosi con la giungla e con le popolazioni indigene. Nelle loro piantagioni davano lavoro a un migliaio di persone, il caffè viaggiava sul fiume Congo fino alla costa, dove veniva imbarcato per l’Europa. L'incantesimo si spezzò a metà degli anni Novanta con lo scoppio della guerra civile. Violenze e saccheggi imperversavano ovunque. Corallo fu costretto a fuggire dalla foresta in piroga per 1650 chilometri. Assieme alla moglie e ai tre figli trovò rifugio nell'arcipelago vulcanico di São Tomé e Príncipe. Qui cominciò una nuova sfida: in pochi anni è diventato uno dei più rinomati produttori di cioccolato al mondo. ‘Non ho concorrenti’, spiega. Baffi e capelli grigi, fisico asciutto, un paio di occhiali a velare lo sguardo stanco, Claudio parla con voce sommessa: ‘Sono l'unico a produrre il cioccolato nello stesso luogo in cui coltivo il cacao – chiarisce - Curo scrupolosamente l'intero processo di trasformazione. Nelle mie piantagioni non faccio uso di fertilizzanti o pesticidi, in laboratorio non impiego additivi né aromi. Scelgo solo gli ingredienti migliori e, a differenza dei produttori industriali, non altero né nascondo sapori e colori naturali… Il mio cioccolato mantiene, freschi e vivi, i profumi del cacao appena raccolto’. A São Tomé e Príncipe il cacao sbarcò nel 1819 con alcuni marinai portoghesi provenienti dal Brasile. Gli alberi attecchirono nel terreno vulcanico e prosperarono grazie al clima caldo e piovoso. All'inizio del Novecento l'arcipelago africano era il maggior produttore al mondo di cacao. I magazzini dei coloni venivano riempiti e svuotati in continuazione da ventimila braccianti ridotti in schiavitù. A rompere il monopolio dei portoghesi nel mercato del cacao fu la prepotente ascesa delle colonie britanniche e francesi in Africa occidentale (il Ghana, la Costa d’Avorio). La minuscola São Tomé venne tagliata fuori dalle nuove rotte commerciali. Una dopo l'altra le piantagioni furono abbandonate e inghiottite dalla selva. ‘Quando arrivai sull'isola di Príncipe ritrovai disperse nella foresta le discendenti delle antiche piante portate dai conquistadores - racconta Claudio - Gli arbusti si erano riprodotti naturalmente grazie alle 84

scimmie locali che, cibandosi dei frutti più buoni e sputando a terra i semi, avevano incredibilmente contribuito a selezionare gli alberi migliori’. Claudio acquistò sulle colline di Príncipe una vecchia tenuta coloniale, Terreiro Velho, e si diede da fare per recuperare la piantagione. Benché la varietà locale di cacao (chiamata forasteros) non fosse delle più pregiate, Corallo impiegò cure meticolose con l'ambizione di creare artigianalmente un cioccolato di qualità eccelsa. Oggi il prodotto che porta il suo nome


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.