racconto di andrea Bocconi illustrazione di Elisa Pellacani
‘NON HO TEMPO’
Evariste Galois era un genio matematico e aveva una bella fidanzata. L’Altro lo attirò in una trappola: lo provocò fino a farsi sfidare a duello. Sapeva che avrebbe vinto. Evariste aveva venti anni e passò la notte prima del duello a scrivere furiosamente le sue teorie. Di notte
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Cosa si pensa la notte prima del duello, quando si dormirà – se si dormirà – abbracciati alla morte, e non sappiamo se ci è amica o nemica? E come la vogliamo passare questa notte? Facendo l’amore con una donna che frena le lacrime e spera di restare incinta? Pregando? Studiando la strategia per uccidere l’altro? Ripensando a ciò che non si è fatto, a ciò che non si è detto? Scrivendo il testamento, anche se si è un povero studente? Evariste Galois, precocissimo genio matematico, allievo del grande Poincarè, rivoluzionario, aveva le sue idee, originali sempre, difficili da capire spesso: volle lasciare un testamento scientifico e passò la notte a scrivere teorie matematiche, cercando di fissare
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AndreA Bocconi 65 anni, lucchese, vive nelle campagne aretine. Sa di parole e di duelli. A dieci anni cominciò a tirare di scherma e non ha mai smesso. Nella vita fa lo psicoterapeuta. E poi scrive. Sui labirinti della mente e sul viaggiare: con Guanda ha pubblicato, fra l’altro: “Viaggiare e non partire” (2002), “Di buon passo” (2007), “In viaggio con l'asino” (2009), “L'India formato famiglia" (2011). Presso Trasciatti, “La mente e oltre. Scritti di psicosintesi” (2011). è responsabile dei laboratori di scrittura creativa della Scuola del Viaggio (www.scuoladelviaggio.it ) elisA PellAcAni di Reggio Emilia, 40 anni, ha cominciato a disegnare da bambina e non ha più smesso. Realizza libri d'artista e gioielli, esposti in gallerie a Barcellona, sua città d'adozione, organizza da dieci anni con l'associazione ILDE il ‘Festival del libro d'artista e della piccola edizione’.
per sempre le sue intuizioni, furiosamente. Nelle foga scrisse: ‘salto la dimostrazione, perché non c’è tempo’. Del suo avversario non diremo il nome, che d’altronde nessuno ricorda; lo chiameremo ‘l’Altro’. Aveva attirato Evariste in una trappola, provocandolo fino a farsi sfidare. La vera ragione? Politica, ma anche la bella fidanzata di lui non gli era indifferente: da sfidato aveva la scelta dell’arma e, valente spadaccino, non aveva esitato a prendersi il vantaggio che gli assicurava la vittoria. Era fortissimo in parata, aveva gambe veloci e un polso così potente che con un trasporto da terza in prima aveva disarmato più di un avversario: un colpo spettacolare che gli permetteva il gusto dell’umiliazione dell’altro, mentre magnanimo gli concedeva la vita.
Al mattino
Faceva freddo, una nebbia bassa inumidiva tutto. Fallito il tentativo di conciliazione, i padrini si disposero sul campo, pronti ad arrestare il duello, che era ‘al primo sangue’, appena uno dei due fosse stato ferito Non fecero in tempo: all’A Voi!, Evariste si avventò come un cavallo imbizzarrito, più che come uno schermitore. L’altro indietreggiò scomposto, quasi scivolò. Per non cadere dovette mettere la mano a terra. I padrini si misero in mezzo: peccato, se lo avesse anche solo graffiato in quell’attacco, sarebbe finita lì. Invece l’Altro si fermò, prese il suo tempo per ripulirsi, pensò e cambiò strategia. Alla ripresa cominciò a fintare attacchi: avanzava prendendo l’iniziativa, poi si fermava minacciando il bersaglio col braccio disteso. Evariste non ebbe voglia di giocare a gatto e topo e attaccò di nuovo, mulinando il braccio per scostare la lama, ma era come acchiappare la mosca con le mani. L’altro andava a nozze con quei movimenti larghi, e svincolava abilmente il ferro: avanzò col braccio disteso ed Evariste, invece di parare, attaccò, con un’irruenza che cercava la