in Italia. Sarebbe interessante rinverdire la memoria leggendolo. Avevo riflettuto, leggendo e traducendo quelle pagine, sul fatto che oggi quando si dice autoriduzione si pensa, soprattutto in certi ambienti , tipo del consumo critico/commercio equo e solidale/ sviluppo sostenibile, si pensa ad autoridurre i propri consumi per un pianeta più giusto. Mentre fino a trent’anni fa la parola autoriduzione significava andarsi a prendere le cose nei negozi e autoridurre il prezzo, a piacimento. Si è persa la memoria di quando l’esperienza era una cosa sola: pensiero e azione, emozione e passione. Nel libro L’insurrection qui vients c’è un passaggio che durante il mio primo periodo a Marsiglia, a fine 2008, mi ero appuntato e ricopiato: «Chi dice che diventare autonomi non debba voler dire imparare a fare a pugni per le strade, occupare case sfitte, rubare nei negozi, amarsi follemente». Se è per questo anche Massimo Troisi, in una celebre scena di un suo film, dice a Robertino: «Robertì, tu non hai un complesso in testa, tu tieni n’orchestra, esci, vai nelle strade, vai a rubare, tocca i fimmini!».
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