Erasuperba 05

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03/04/2009

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“L

’uomo e' un animale politico!” Cosi' ha pronunciato Aristotele, volendo affermare che l’uomo ha bi

sogno di circondarsi di altri uomini, colleghi, nell’opera di rendersi la vita piu' congeniale e facile. Ma oggi, vale ancora la massima del grande filosofo? e' ancora il caso di considerare valido questo precetto nella nostra era “post moderna”, in cui la societa', gia' da sola, ci impone con assiduita' l’incontro costante e ininterrotto di persone di ogni genere, che ci piacciano o no? In molti casi, sembrerebbe che il tempo a nostra disposizione, quello libero da impegni vincolanti e routine, sarebbe meglio dedicarlo al distacco da tutto, alla solitudine e al nostro essere interiore. Si sottopone all’uomo moderno un discorso di scelta. L’uomo Aristotele poteva, forse, ancora selezionare i propri rapporti e contatti. L’uomo moderno e' costan

temente sommerso dagli incontri, occasionali, previsti, imprevisti. Si fa parte della societa', una societa' sca

tenata, e non se ne puo' fare a meno. Stare da soli e' impossibile. Cosi' compare una prima dissonanza con l’affermazione aristotelica: ai tempi dell’antica Grecia, l’uomo doveva lottare per far parte della societa'; non per astrarsene. Oggi slegarsi dal modello a cui apparteniamo e' impensabile, cio' sconvolgerebbe l’intero mondo che ci gira attorno e nel quale, soprattutto, noi giriamo. La verita' e' che dobbiamo stare attenti a te

nerci sempre ai margini della societa', se vogliamo, veramente muoverci abilmente all’interno di essa e, senza difficolta', passare attraverso ogni suo settore. Al contrario, definendo il nostro ruolo all’interno di essa, fini

remo per esserne inghiottiti e manovrati da essa stessa. Funziona che, una volta indossato l’abito che sembra addirsi di piu' alle nostre caratteristiche, non possiamo piu' svestirlo. In parole spicciole, anche se non riu

scissimo a raggiungere quello che vogliamo, o non fossimo in grado di mantenere una condizione raggiunta, gli altri ci vorrebbero vedere sempre come gli avevamo mostrato di essere. Il segreto a questo punto do

vrebbe essere avere tante facce intercambiabili e non esporsi mai abbastanza da essere decifrati. In realta' Aristotele non si sbagliava e la situazione odierna lo dimostra: sebbene molti, in cuor loro o a parole cerchino la solitudine (parziale), ciascun uomo, senza gli altri simili tutti attorno, si sente sperduto. Persino il misantropo avrebbe grossi problemi, poiche' non saprebbe piu' chi criticare, ne' a chi rivolgere le proprie accuse, per il suo stato di malessere. Ognuno di noi, anche il piu' burbero del pianeta, ha necessita' di confrontarsi di chie

dere consigli, e non importa, poi, se gli ascoltera' o meno. Quando ho iniziato questa lettera, volevo trovare una falla nell’assunto del grande filosofo greco, eppure, in conclusione, credo di dover dichiarare la mia scon

fitta. L’uomo e' ancora un animale politico, di branco, se non altro, perche' ha bisogno di lamentarsi della pro

pria condizione e, quindi, di soggetti da demolire e altri a cui rivolgere le proprie pene. Certamente sono cambiate le modalita' di comportamento alle quali si attiene la nostra specie e i modi di interagire e i tempi di comunicazione e i ruoli, ma non si potra' mai dire che l’uomo possa fare a meno del prossimo. Questo almeno e' quanto ritengo.

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