Era Superba #58

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INCHIESTA// terzo valico

INCHIESTA//

acquifere, in una zona ricca di sorgenti. «Appena hanno cominciato a scavare, la talpa ha impattato la prima sorgente - spiegano i No Tav - Noi abbiamo individuato almeno tre punti di impatto con le falde. Uno all’esterno della galleria, causato dalla trivella impegnata nel carotaggio trasversale. Per una decina di giorni una notevole quantità di acqua ha continuato a fuoriuscire dalla parete. Poi probabilmente si è un po’ abbassato il livello della falda, allora sono intervenuti tamponando la fuoriuscita. Gli altri due punti di impatto sono all’interno della galleria, li ha individuati Valentina Armirotti, in qualità di consigliere del Comune di Campomorone dotata di delega per visitare il cantiere». La stessa Armirotti spiega «Quando ho percorso la galleria, che allora raggiungeva una lunghezza di 150 metri (mentre oggi sarebbe arrivata a quota 300 metri, ndr), erano presenti due perdite, una dinanzi all’altra. Poi hanno posizionato delle pompe per intercettare le fuoriuscite. Acqua comunque ne usano tantissima: per abbattere le polveri, lavare i mezzi, ecc. Dopo la prima alluvione di ottobre 2014 in galleria proprio non si poteva entrare, l’acqua fuoriusciva da tutte le parti. Francamente non sono a conoscenza di quante falde siano state intercettate. Il problema è che neanche il Cociv lo sa, e purtroppo neppure il Comune di Campomorone. Infatti, non esiste una mappatura aggiornata delle falde acquifere. Questa è una responsabilità anche dell’amministrazione locale. Comunque, il Cociv non ha approntato alcuno studio a riguardo». Il general contractor risponde così alle accuse «Per quanto riguarda Cravasco esisteva un’indicazione del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) sull’eventuale impatto dello scavo in galleria sulle falde. Sono stati eseguiti i dovuti accertamenti, ed i risultati sono stati inviati al Ministero. Il programma di cantierizzazione, approvato dal Ministero, prevede tutte le necessarie opere di regimentazione delle acque, e la realizzazione viene, di prassi, fatta contestualmente all’apertura del cantiere». Ricostruzione contestata dal movimento No Tav che sottolinea «Il cantiere è tuttora in fase di allestimento. A luglio-agosto 2014 hanno cominciato lo scavo, e

Appena hanno iniziato a scavare, la talpa ha impattato la prima sorgente. A Cravasco ci sono almeno tre punti di impatto con le falde. Dopo la prima alluvione di ottobre in galleria non si poteva entrare, fuoriusciva acqua da tutte le parti” soltanto da un mese (novembre 2014) si sono preoccupati di regimentare le acque di scarico e di servizio per le lavorazioni. Liquidi che dovrebbero subire un processo di depurazione e successivamente, una volta ripuliti, finire nel sottostante torrente Verde. Fino ad un mese fa le acque uscivano dall’area di cantiere, attraversavano la strada, si incanalavano a lato della carreggiata, e poi lungo un tombino defluivano nel fiume. Adesso, invece, vengono raccolte da un’apposita tubatura che le indirizza nel torrente. Ultimamente, però, abbiamo visto che il corso d’acqua rilascia un limo strano, pesante, che potrebbe consistere in residui dei lavaggi di cantiere. Domenica 21 dicembre il torrente era di un colore bianco ed emanava un forte odore, di conseguenza qualcuno ha avvisato l’Arpal. I tecnici dell’agenzia regionale hanno eseguito i prelievi nel pozzetto fiscale del cantiere. Ma non si sono recati a fare prelievi nel fiume, perchè a dir loro mancavano le condizioni di sicurezza. Secondo noi si è persa un’occasione per controllare l’impatto ambientale dell’opera». Il consigliere comunale Valentina Armirotti era presente in tale occasione, e racconta «All’interno del pozzetto fiscale l’acqua era schiumosa ma limpida (anche se ancora non conosco i risultati delle analisi). Arpal, però, non è riuscita a realizzare prelievi nel pozzetto esterno posizionato a fianco del torrente, per altro impraticabile perchè protetto da un cancello con tanto di lucchetto. Prelievi che invece sono stati effettuati da addetti del Comune di Campomorone, ma non ho avuto modo di sapere se i campioni prelevati sono stati successivamente analizzati dagli organi competenti. L’acqua nelle foto che ho visto appariva melmosa, di colore grigio, come se contenesse residui delle lavorazioni. Il Comune, comunque, dovrebbe sollecitare una maggiore vigilanza sul fronte ambientale». Secondo il Cociv «I controlli vengono effettuati in tutti i cantieri in via prioritaria da Arpal Liguria. I

dati delle attività richieste da soggetti esterni (Osservatorio, Arpal, ecc.) sono di proprietà di tali enti, pertanto devono essere richiesti a loro». Tra Fegino e Trasta, in Val Polcevera, sono diverse le aree di cantiere del Terzo Valico. Innanzitutto il campo base di via Polonio a Trasta, che oggi ospita già alcuni operai, ma in numero decisamente inferiore rispetto alle previsioni. Gli abitanti delle vicinanze spiegano che ormai il peggio è passato «I disagi li abbiamo avuti soprattutto in fase di costruzione, adesso la situazione è tranquilla, anche se è sorta una cittadella con circa 900 unità abitative, il livello del terreno si è alzato di tre metri, hanno costruito una nuova rete fognaria, ecc.». I disagi legati al transito dei mezzi pesanti, invece, permangono a carico sia dei residenti di via Castel Morrone - accesso al cantiere principale “Fegino” - sia dei residenti delle vie Trasta e Adda - dove sono avviate le opere di cantierizzazione per la realizzazione della paratia di imbocco della galleria di Valico - mentre i contestuali interventi di adeguamento viario tutt’oggi non hanno visto la luce. Il Cociv in tal senso precisa «Sono in corso gli spostamenti dei sottoservizi, attività che normalmente precedono le opere di miglioramento della viabilità. Stiamo procedendo come da programma-progetto». Spostandoci poco più in là, precisamente in via Inferiore Rocca dei Corvi, troviamo una porzione di cantiere in cui verrà installato un impianto di betonaggio che alimenterà i lavori del cantiere “Fegino”. Al termine dell’opera tale spazio rimarrà a servizio di RFI come area di triage con piazzola di atterraggio elicotteri. Curiosamente la strada, che prima della cantierizzazione conduceva direttamente in aperta campagna, è stata chiusa in occasione del deragliamento del treno Freccia Bianca, avvenuto sulla linea Milano-Genova il 10 ottobre 2014, proprio nelle immediate vicinanze di un’altra porzione di cantiere,


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