Era Superba 36

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ENRICO

MUSSO Genovese, professore ordinario di economia urbana e dei trasporti presso l’Università di Genova. Nel 1990 è professore ospite presso il Department of Land Economy dell’Università di Cambridge, e dal 1992 professore associato in Politica Economica. Autore di vari volumi e pubblicazioni internazionali è presidente della Società Italiana di Economia dei Trasporti. Nel 2007 è stato sconfitto alle elezioni amministrative di Genova da Marta Vincenzi. Nel 2008 è eletto in Parlamento Senatore della Repubblica per il Pdl. Appassionato di musica antica, è organista e nel 1997 ha pubblicato un disco. Nel 2009 ha anche pubblicato un romanzo dal titolo “Amaurosi”. Con quali strumenti il sindaco può favorire l’utilizzo del territorio a scopi produttivi considerando che oggi accade il contrario e spesso le imprese appena possono scappano dalla nostra città? In primis le scelte d’uso del territorio: le aree dismesse devono essere destinate ad attività economiche ed industriali esportabili e che aumentino la ricchezza della città anche in termini di occupazione. Quindi non centri commerciali o speculazioni edilizie che forniscono lavoro per qualche tempo e poi lasciano il territorio privo di eccellenze produttive. Infine un altro fattore cruciale è la sicurezza delle scelte pubbliche. Se l’amministrazione comunale dà il via libera ad un progetto questo si deve portare a termine. Non è più concepibile rimanere in balia di un singolo comitato di cittadini che manifesta la propria contrarietà rispetto ad una decisione del Comune. Lei afferma che è necessario puntare sull’economia della cultura, della conoscenza, ricerca, creatività, arte. In che maniera il Sindaco può far sì che siano valorizzate queste risorse? Se pensiamo dove Genova può essere ancora eccellente, competitiva, attrattiva dobbiamo guardare ai settori dell’innovazione. Non penso esclusivamente all’high tech o alle nanotecnologie. Mi riferisco anche alla cantieristica navale. Occorre rilanciare

il polo di eccellenze culturali, quali l’Università, i centri di ricerca, le realtà legate all’economia e alle scienze del mare, che Genova già possiede e che devono continuare a svolgere il loro ruolo. Per quanto riguarda il patrimonio storico – artistico – architettonico è un’incredibile risorsa che deve esser resa fruibile il più possibile, puntando sul turismo. Il centro storico è una concentrazione senza eguali di siti di interesse, ma è assente una regia capace di promuovere l’intero patrimonio e dunque tutta la città. Molti visitatori si recano all’Acquario e poi non compiono quei 300 metri che li separano dai vicoli. Mancano le indicazioni necessarie, le strade sono insicure, non c’è la necessaria manutenzione dei luoghi. Ci vuole uno sforzo coordinato, anche nel campo della promozione di eventi. I turisti devono trovare un’offerta turistico commerciale degna di questo nome e non una città chiusa, come accade spesso. Inoltre dice ancora che per trattenere i giovani invece di farli fuggire e addirittura attirarli, occorre attuare una sistematica collaborazione con università. Mi può fare un esempio di collaborazione fattibile che lei ha in mente? Sono numerosi i temi in cui il Comune – un ente che rispetto ai propri compiti gode di sempre minori risorse finanziarie – potrebbe puntare sulle competenze che in seno all’ Università si sviluppano naturalmente.

Ad esempio partendo dal proprio patrimonio immobiliare, il Comune potrebbe diventare l’apripista di buone pratiche in campo di energie rinnovabili, sfruttando il supporto scientifico/tecnologico dell’Università. Per quanto riguarda invece la questione della gestione della macchina comunale, stretta nella morsa tra tagli e debiti, quali strumenti si potrebbero utilizzare per razionalizzare la spesa? Il problema sta nell’organizzazione di questa grande forza lavoro – 6000 dipendenti comunali e 5000 nelle aziende partecipate - che dovrebbe essere una risorsa al servizio della città ma purtroppo non è così. Molti lavoratori sono frustrati, non sono valorizzati e neppure formati adeguatamente. Manca una capacità di indirizzo. Abbiamo un sovradimensionamento? Cerchiamo almeno di sfruttarlo attraverso una valorizzazione.


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