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Come tante volte succede il nostro coro nasce “per caso”: ad un certo punto alcune persone (a volte poche, a volte tante) si trovano in una certa situazione… magari si conoscono da decenni, si vedono tutte le settimane; altre volte sono persone che si sono conosciute da poco, o sono anni che ci si sfiora senza vedersi. Succede però che qualcosa di esterno ti dà quella spinta che trasforma una possibilità in una realtà. Per noi è stato così: elementi presenti da anni – ma ognuno autonomo - si sono combinati perché c’era bisogno di un coro così: un qualcosa che dimostrasse in pratica che cose nuove possono essere fatte combinando elementi fino ad allora distanti fra loro; e parlasse con e agli ascoltatori senza usare parole, ma un linguaggio universale che supera fin dall’inizio le barriere e parla direttamente ai cuori ed ai corpi: la musica.

As so often happens our choir is born “by chance”: at some point some people (sometimes few, sometimes many) are in a certain situation ... maybe they have known each other for decades, they see each other every week; other times they are people who have just met, or are years that we touch each other without seeing each other. It happens, however, that something external gives you that drive that transforms a possibility into a reality. For us it was like this: elements present for years - but each one autonomous - were combined because there was a need for a chorus: something that would demonstrate in practice that new things can be done by combining elements that were so far apart; and speak to the listeners without using words, but a universal language that overcomes barriers from the beginning and speaks directly to hearts and bodies: music.


Adesso che ci conosciamo non abbiamo piĂš paura Now that we know each other we are not afraid any more


La canzone è tratta dall’album omonimo del 1988 di Dawood Sarkhos poeta, cantante e musicista afghano dell’etnia Hazara. Nato nel 1971 a Daykundi è emigrato prima in Pakistan e poi in Austria dove vive. Sarkhosh canta e compone canzoni ispirate alla sofferenza e nostalgia legate all’esilio e alla vita dei rifugiati dispersi in tutto il mondo. Andarono ai suoi concerti a migliaia, segnando l’ascesa di Sarkhosh come cantante. Questo è il suo sito http://dawoodsarkhosh.com/

Due canzoni del coro

Hej Sokoły è una canzone della tradizione polacco-ucraina. Le sue esatte origini sono sconosciute, ma si pensa sia stata scritta dal poeta Tomasz Padura nella prima metà del XIX sec. Esempio della scuola ucraina della letteratura polacca, la canzone si diffuse anche in Ucraina, ma con un testo leggermente differente. Parla di un soldato (ulano o cosacco a seconda della versione) che saluta teneramente la sua ragazza e dei ricordi della lontana Ucraina. Considerata una delle più importanti canzoni popolari polacche


at e d t n a ca

ZAK IKA


‫نم نیمزرس‬ ‫ییافج زا هتسخ هتسخ‬ ‫نم نیمزرس‬ ‫ییادص یب و دورس یب‬ ‫نم نیمزرس‬ ‫ییاود یب دنمدرد‬ ‫نم نیمزرس‬

‫نم نیمزرس‬ ‫؟هدورس ار وت مغ یک‬ ‫نم نیمزرس‬ ‫؟هدوشگ ار وت هر یک‬ ‫نم نیمزرس‬ ‫؟هدومن افو وت هب یک‬ ‫نم نیمزرس‬ ‫نم هراتس و هام‬ ‫نم هرابود هار‬ ‫هشیمن اج همه رد‬ ‫نم هرازگ وت یب‬

‫دندوبر ار وت جنگ‬ ‫دوخ فرشا رب زا‬ ‫هتسکش ار وت بلق‬ ‫دوخ تبون هب هک ره‬

‫نم نیمزرس‬ ‫ییافج زا هتسخ هتسخ‬ ‫نم نیمزرس‬ ‫ییادص یب و دورس یب‬ ‫نم نیمزرس‬ ‫ییاود یب دنمدرد‬ ‫نم نیمزرس‬

‫نم نیمزرس‬ ‫هراتس نیا مشچ لثم‬ ‫نم نیمزرس‬ ‫هرابغ رپ تشد لثم‬ ‫نم نیمزرس‬ ‫هرادغاد بلق لثم‬ ‫نم نیمزرس‬

Ishqe yagana-e man Az tu neshana-e man Be tu namak nadarad Sheher o tarana-e man Sar zamin-e man Khasta khasta az jafaye Sar zamin-e man Be sorood o be sadaye Sar zamin-e man Dardmand be dawaye Sar zamin-e man Sar zamin-e man Ki ghame tu ra soroda? Sar zamin-e man Ki rahe tura goshoda? Sar zamin-e man Ki ba tu wafa namoda? Sar zamin-e man Mah o setara-e man Rahe dubara-e man Dar hama jaa namesha Be tu gozara-e man Ganj tura rabodand Az bahre ashrat khod Qalbe tura shekasta Har ke ba nobat-e khod Sar zamin-e man…. Khasta khasta az jafaye Sar zamin-e man Be sorood o be sadaye Sar zamin-e man Dardmand be dawaye Sar zamin-e man Sar zamin-e man Mesle chashem in setara Sar zamin-e man Mesle dasht por ghobara Sar zamin-e man Mesle qalb daghdara Sar zamin-e man

Terra mia Ho vagato senza rifugio Casa per casa Senza di te ho vagato con la sola Angoscia come compagna di viaggio Mio unico amore In te ho le mie radici Senza di te né il mio canto Né le mie poesie Hanno più sapore

traduzione

‫نم هناگی قشع‬ ‫نم هناشن وت زا‬ ‫درادن کمن وت یب‬ ‫نم هنارت و رعش‬

Be ashyana gashtam Khana ba khana gashtam Be tu hamesha ba gham Shana ba shana gashtam

Terra mia

Maryam Aayam Khavarian

‫ما هتشگ هنایشآ یب‬ ‫ما هتشگ هناخ هب هناخ‬ ‫مغ اب هشیمه وت یب‬ ‫ما هتشگ هناش هب هناش‬

Sar zamin-e man

traslitterazione in dari

‫نم نیمزرس‬

Terra mia Sei stanca,stanca Della tua miseria Sei senza inno e senza voce Terra mia Sei un malato senza cura Terra mia Chi ha cantato il tuo dolore? Chi ha intrapreso la tua strada? Terra mia Chi ti è rimasto fedele? Mia luna e stella Tu sei la strada del mio ritorno Senza di te nessun luogo mi è più sopportabile Hanno trafugato i tuoi tesori per aumentare la loro opulenza Hanno strappato a turno il tuo cuore Terra mia Sei stanca ,stanca Della tua miseria Sei senza inno e senza voce Terra mia Sei un malato senza cura erra mia Sei come un occhio in attesa Come un deserto di polvere Come un cuore colmo di dolore


Hej sokoły

Hey sokoue

Ehi falconi

Hej tam gdzieś znad czarnej wody siada na koń kozak młody czule żegna się z dziewczyną jeszcze czulej z Ukrainą

Hey tam g-gesc snad ciarney vode shada na koñ kosak muode ciule žegna sce s gevcinon yesh-ce ciuley s Ukrainon

Ehi là vicino le acque nere Monta a cavallo un giovane cosacco Teneramente saluta la sua ragazza E ancor più teneramente l’Ucraina

Hej hej hej sokoły Omijajcie góry lasy doły Dzwoń dzwoń dzwoń dzwoneczku Mój stepowy skowroneczku

Hey hey hey sokoue omiyaice gure lase doue Zvoñ zvoñ zvoñ zvonečku mui stepove skovronečku

Ehi ehi ehi falconi evitate le montagne le foreste le valli Suona suona suona campanellino mia piccola allodola della steppa

Hey hey hey sokoue omiyaice gure lase doue Zvoñ zvoñ zvoñ zvonečku mui stepove zvoñ zvoñ zvoñ

Ehi ehi ehi falconi evitate le montagne le foreste le valli Suona suona suona campanellino mia allodola suona suona suona

Hej hej hej sokoły Omijajcie góry lasy doły Dzwoń dzwoń dzwoń dzwoneczku Mój stepowy dzwoń dzwoń dzwoń Żal żal za dziewczyną za zieloną Ukrainą żal żal serce płacze już cię nigdy nie zobaczę Ona jedna tam została jaskółeczka moja mała a ja tutaj w obcej stronie dniem i nocą tęsknię do niej Wina wina wina dajcie A jak umrę pochowajcie na zielonej Ukrainie przy kochanej mej dziewczynie

Žal žal za gevcinon za žielono Ukrainon ža, žal serze puace iush cie nigdi ñe zobace Ona iedna tam zostaua iasku-uečka moia maua a ia tutai vopzei stroñe dñem i nozon tenskñe do ñei Vina vina vina daicie a iak umre pohovaicie na želonei Ucraiñe pshi cohanei mei gevciñe

Il rimpianto rimpianto per la ragazza per la verde Ucraina Il rimpianto il cuore piange non ti vedrò mai più Lei è rimasta là tutta sola la mia piccola rondinella ed io qui, in un paese straniero ogni giorno ed ogni notte penso a lei Datemi del vino del vino del vino e quando sarò morto seppellitemi nella verde Ucraina accanto alla mia cara ragazza

traslitterazione

polacco


INTERVISTE INTERVIEWS Perché hai accettato di dirigere il coro Canto Sconfinato?

Perché questo coro a differenza di altri mi dà l’opportunità, mettendo in cam po l’esperienza nell’ambito del canto solistico, di canto corale e di musica d’insieme, di concretizzare un’esperienza di lavoro insieme: cittadini italiani, nuovi cittadini, cittadini stranieri e può essere un’occasione per vivere un’esperienza insieme e mostrare che è possibile stare insieme lavorare assieme all’interno di un progetto, contaminarsi culturalmente cioè cantare la propria musica la musica della propria cultura, imparare i canti di altre culture, mescolarli insieme… quindi per me in buona sostanza è un’occasione per lavorare musicalmente all’interno di contenuti sociali e inevitabilmente anche politici attraverso il canto e la voce che è lo strumento che io conosco meglio. Ho accettato di dirigerlo perché per un anno io ho sono stata corista del coro perché avevo e in mente ancora ho turtta una serie di elementi per migliorare la qualità delle performances vocali e strumentali del coro. Da ultimo, ma in realtà è il motivo principale, è che quello di questo coro è per me un luogo che mi dà la possibilità di fare quello che mi piace di più, cioè cantare con gli altri, e intendo con questo ‘altri’ un’accezione molto ampia.

Qual è la tua esperienza con il nostro coro? È un’esperienza inaspettatamente molto jazz nel senso che c’è un aspetto improvvisativo nell’arrangiamento dei brani, nella scelta del repertorio... Spero anche, più avanti, che per alcune parti di brani - per chi può, chi è capace - possiamo proprio affrontare anche l’aspetto dell’improvvisazione melodica. Questa cosa, dell’aspetto jazz, è inaspettata perché pensavo che la direzione di un coro di canto popolare dovesse già stabilire tutto fin dall’inizio: le tonalità, la melodia, gli arrangiamenti e che tutto fosse un po’ uguale a se stesso. In realtà per il tipo di composizione molto eterogena delle persone all’interno del coro, ma anche per il tipo di impostazione che Beppa ha dato alla fondazione del coro, la direzione è molto dettata anche dal momento. Personalmente mi piace che quello che, casualmente o meno, viene fuori da un brano ad esempio durante le prove, lo posso prendere e lo uso come elemento di arrangiamento.

Cose belle del coro... La cosa più bella del coro è di sicuro aver a che fare con persone molto diverse fra loro, di provenienza culturale diversa, di provenienza linguistica e musicale diversa. L’altra è il livello collaborativo che c’è in questo coro e cioè ognuno si è in qualche modo ritagliato uno spazio di intervento non solo necessariamente musicale (il percussionista dice ok io sono il basso, l’altro io sono il djembé, oppure io canto) ma anche dal punto di vista organizzativo. Ognuno si è proposto e ritagliato uno spazio di intervento che fa del coro un organismo molto attivo, molto proficuo dal punto di vista per esempio anche del verificare le situazioni dei concerti che vengono proposti mano a mano e altro. Questo mi piace molto anche perché a me, personalmente, consente di concentrarmi quasi esclusivamente sull’aspetto musicale e di questo ringrazio appunto i vari elementi del coro.

LAURA Direttrice coro


Le cose più difficili La cosa in assoluto più difficile è l’andirivieni dei coristi alle varie sessioni di prove: c’è chi viene una volta e poi per quattro volte non lo si vede più, uno che viene una volta sì e due no, uno che viene mezz’ora e poi va, uno che viene dopo un’ora e mezza... questo andirivieni costante di tanti elementi, di troppi elementi del coro crea da un lato una grande discontinuità nel lavoro e nell’apprendimento anche dei brani vecchi e magari ri-arrangiati o nuovi. È vero che questo stesso aspetto che considero negativo da un certo punto di vista, con l’idea che si fa con chi si ha presente, personalmente mi ha fatto scoprire comunque degli elementi e delle energie e delle capacità positive inaspettate. Quindi come sempre non tutto ciò che è negativo è solo negativo. L’altra cosa secondo me veramente molto importante, ed è una difficoltà appunto che trovo in diverse persone del coro, è che ciò che si canta debba essere facile, debba essere appreso in due minuti e debba essere talmente facile che però personalmente considero anche banale, da un punto di vista musicale ma anche da quello dei contenuti che si passano attraverso i brani. Questa banalizzazione, questa eccessiva richiesta di facilitare, ad esempio attraverso la lingua in cui si canta un brano, ad esempio la lingua inglese, ma può essere anche un dialetto del Pakistan, oppure l’urdu... ecco, spesso, anche in italiano o in friulano, la difficoltà di imparare “Sciarazule Marazule” dopo un anno e più che lo cantiamo, ecco, questo aspetto della richiesta di fare delle cose facili, facili da imparare, da memorizzare, anche negli accordi, solo due accordi, armonie facili, melodie facili, ecco, questa è una cosa che francamente abbassa il livello del coro, dove invece in fondo il mio compito è quello di migliorare anche e soprattutto il livello musicale del coro. Questo aspetto tende ad abbassare invece il livello del coro e a scoraggiare alcune persone che magari con un po’ di impegno in più possono imparare alcune cose che all’inizio possono sembrare difficili. D’altra parte la musica non deve essere né facile né difficile, deve essere bella, mi deve piacere. Normalmente ciò che mi piace e ciò che piace non è mai così semplice, per cui la mia è una richiesta di un po’ più di impegno da parte dei coristi. E da ultimo, la difficoltà di far concentrare i coristi solo sulla musica anche per pochi minuti perché la concentrazione va su altro, si comincia a parlare, a chiedere come sta questo, come va il lavoro, ecc... che va benissimo prima delle prove, benissimo dopo le prove, ma durante le prove bisogna stare concentrati su quello che si sta facendo e farlo meglio per divertirci anche di più e per trasmettere meglio i contenuti che questo coro si è dato fin dall’inizio.

Il futuro del coro. Il futuro del coro, spero sia un lungo e florido. Io personalmente a fine agosto dello scorso anno, 2018, ho accettato la proposta di dirigerlo mettendo al condizionale che l’avrei diretto per un anno quindi porterò a termine il mio compito alla fine di agosto, inizi di settembre 2019 e poi si rivaluterà insieme la situazione. Quindi, con me o senza di me, spero che questa esperienza sia lunga e anche divertente.


Come sei arrivato nel coro? Avevo già fatto 3, 4 concerti con Michela Grena quando Elisa della coop Nuovi Vicini mi ha chiesto se volevo venire al Coro. Hai già cantato o suonato prima? Mia nonna mi cantava le ninne nanne. Il problema è che io sono un po’ timido a cantare. La tua canzone preferita? A me piace moltissimo la Tammurriata e quando Mafu ed Elisa ballano è stato davvero bellissimo. Mi piace tanto anche Bella ciao che abbiamo fatto tante volte a Roma. Il concerto che ti è piaciuto di più Tutti i concerti mi piacciono e anche le gite che abbiamo fatto a Tramonti e a Roma. Perché una persona dovrebbe venire nel coro? Perché è bello e si sta bene e tutti sono gentili. Qualcosa che non ti piace del coro? A me piace tutto. Siamo forti. Anche quando la maestra ci “sgrida”?? :-D :-D un po’ no. How did you arrive in the choir? I had already done 3, 4 concerts with Michela Grena when Elisa of coop Nuovi Vicini asked me if I wanted to come to the Choir. Have you already sung or played before? My grandmother used to sing to me the lullabies. The problem is that I am a bit shy to sing. Your favourite song? I really like the Tammurriata and when Mafu and Elisa dance it was really beautiful. I also really like Bella hello that we have done so many times in Rome. The concert that you liked the most All the concerts I like and also the trips we did in Tramonti and Rome. Why should a person come to the choir? Because it’s beautiful and it feels good and everyone is kind. Something you do not like about the choir? I like everything. We are strong. Even when the teacher “scolds” us? :-D :-D a little ‘no.

LAMIN percussioni


Come hai saputo del coro “Canto sconfinato”? Tramite la Caritas. È stata Monica [del Caritas] a parlarci del coro. Hai già cantato prima? Si, canto nel tempio tutte le domeniche e ogni volta quando c’è una festa religiosa. Suono l’harmonium. Mi piaciono anche altre canzoni. Sopratutto quelle inglesi, le ascolto ogni volta che ho tempo, è il mio hobby. È una buona esperienza. Nella nostra religione la musica è molto importante. La classica musica indiana è diversa a seconda della stagione. Abbiamo moltissime Rāga, sono delle melodie classiche, ne esistono minimo 300. Due cose positive nel coro? Tutto. Non c’è niente che vorresti cambiare? No, non cambierei nulla. Hai partecipato a qualche concerto? Si, a uno. Mi è piaciuto tanto. Perché, secondo te, una persona dovrebbe venire a cantare nel coro? Per come la vedo io, qui si possono imparare molti tipi di musica, si può incontrare gente nuova. Impari come affrontare le persone, esci, ti senti meno solo perché stai insieme agli altri, sei connesso a loro. How did you come to know about the choir “Canto sconfinato”? Through Caritas. It was Monica [from Caritas] who told us about the choir. Have you sung before? Yes, I sing in the temple on Sunday and during religious holidays. I play harmonium. I also like to sing and listen to other songs. Mostly, English songs, I listen to them whenever I have time, it’s my hobby. It’s a good experience. In our religion music is very important. Indian classical music is played according to seasons. We have many Raags in India, they are kind of notations, and classical Indian music has almost 300 of them. Two positive things about the choir? Everything. Is there anything you would like to change? No, nothing to change. Have you taken part in any concert? Yes, one, so far. I liked it very much. What is the reason one should sing in a choir like this? According to my thinking, here you learn many types of music, you meet new people, you learn how to deal with people, you go outside, you’re less alone because we come together,

RAJI

voce e harmonium

we get connected.


Perché sei nel coro Canto Sconfinato? Sono nel coro perche’ e’ da troppo tempo che non cantavo, non sapevo di preciso a che genere di progetto avrei aderito ma avevo tanta voglia di incontrare in una situazione diversa ed inedita i NUOVI CITTADINI di questa comunita’ del nord est. Quando sono arrivata il primo giorno pensavo solo di dare un occhiata ma mi sono ritrovata cantare dopo pochi minuti che ero entrata in sala prove e l’energia mi e’ sembrata quella giusta, e la possibilita’ di incontro ….bhe c’era, l’ho sentita e allora perche’ no.... Hai già cantato prima? Ho cantato per diverso tempo, dai 23 fino ai 27 o forse 28. Ho suonato quasi sempre con gli stessi compagni d’avventura, siamo passati dal grunge alla worldmusic, dalla bossa all’elettronica. Ho collaborato con un paio di DJ come vocalist e dopo un bel po’ di tempo ho scoperto che la parte che mi piaceva di piu’ era quella di “gestazione”, quando una canzone nasce o quando un pezzo non l’hai ancora risolto perche’ sei in fase di ricerca, sperimenti, sei libero. Poi ho smesso, ho indagato in un altro modo cosa vuol dire cantare, essere strumento. Ho incontrato il metodo Gisela Rohmert, studiato Tomatis, sentito cose nuove....

ELISA

voce


Due cose positive del coro... Scoprire nuovi brani, soprattutto quelli portati in dono da chi e’ un nuovo europeo. Vedere come la bravura nell’eseguire un pezzo va di pari passo alla sicurezza ed all’amor proprio che crescono. E’ stato bello vedere trasformarsi alcuni cantanti da timidi a sicuri o semplicemente vedere come la voce veste un’altra persona quando quella persona e’ sul palco o quando quella persona ha un pubblico che l’ascolta. Cosa cambieresti? Mmmmmm....difficile dirlo, sarebbe bello essere un po’ piu’ disciplinati ma confesso che mi piacciono troppo i progetti imperfetti, sono piu’ vicini alla realta’. La mia canzone preferita Quella di Samba su tutte perche’ e’ magica. Il mio concerto preferito Troppo difficile rispondere perche’ non ne ho solo uno di preferito ma 3: Il primo alla casa del popolo, perche’ eravamo emozionatissimi, e’ stato un parto, eravamo davvero tutti assieme con la stessa idea di rispetto, opportunita’ e gioia in testa. Mi ricordo che ci siamo abbracciati forte, io di alcuni non sapevo ancora il nome, me e’ stato proprio magico. Quello di Tramonti, perche’ tra mille imprevisti e una notte insonne (almeno io) siamo riusciti a coinvolgere il pubblico e ad infischiarcene dei cambi location, della pioggia, dei microfoni che non c’erano, e poi eravamo in gita, tutti assieme....atmosfera magica. E al terzo posto il concerto di Francenigo, perche’ mi e’ piaciuto sentirmi accarezzare la schiena da tre super musicisti che ci hanno coccolato, e hanno disegnato per noi una bellissima cornice, dentro alla quale risplendevamo ancora di piu’. Perché una persona dovrebbe venire nel coro a cantare? Una persona dovrebbe venire nel coro a cantare perche’: cantare fa bene, mantiene giovani, in buona salute e fa passare le rughe, e il detto “...canta che ti passa...” vince sempre. Oltre a questi motivi, cantare in questo coro e’ un’importante azione politica.



Abbiamo cantato e suonato Lu furastiero (Matteo Salvatore) Ma se ghe pensu (Cappello-Margutti) Ue esse bebè (“Benin” Nigeriana) S’ciarazule marazule (popolare friulana) Abi lelé (canto tradizionale africano) Ninna nanna senegalese Sdrindulaile (ninna nanna friulana) Maremma amara (popolare toscana) Amara terra mia (Modugno - Bonaccorti) Tammuriata nera (Nicolardi-Mario) Clandestino (Manu Chao) Hallelujah (Leonard Cohen) Oghené (”Urhobo” Nigeriana) Jemba (tradizionale africana) Sarzamine man (afghana) Giamaica Farewell (Harry Belafonte) Se Tu És o Meu Amor (portoghese - Vitorino) Nan dem Cagior (senegalese) Hej Sokoły (trad. polacca-ucraina)

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Emma

Gabriella Ira

Maria Grazia

Miriam

Valeria Lara

Bruna

Patrizia

Monica

Rebecca

Maria Pia

Giuseppina

Amaia

Debora


Rita

Mafalda Ika

Clementina

Luigina

Cristina

Carla

Annalisa

Elisabetta

Elisa

Maria Teresa

Paola

Speranza

Laura Anna

Elena

Italia, Bosnia, Polonia, Portogallo, Sierra Leone, Paesi Baschi


Pakistan, Nigeria, Italia, Afghanistan, Senegal, Costa D’Avorio, Biafra, Palestina, Punjabi, Gambia

GLI UOMINI DEL CORO


fo c

us

SAM

voce

A Sam piace molto cantare e ballare. È sempre venuto a tutte le prove fin dall’inizio e ha partecipato a tutti i concerti con grandissimo entusiasmo. Ha proposto e interpretato diverse canzoni - tutte a carattere religioso - perché è molto religioso. Lui dice che Gesù gli dà la forza in una vita che non è per niente facile. Sarà Gesù o sarà la sua personalità gioiosa certo è che questa felicità la manifesta in continuazione contagiando tutto il coro e anche i concerti. Sam loves singing and dancing. He has always come to the rehersals, from the very beginning. And he partecipated to all the concerts with great enthusiasm. He suggested and sang several songs - all of them religious - because Sam is very religious. He says that Jesus gives him strengh in life that is not easy at all. Is it for Jesus or is it for his joyful personality, one thing is certain: his joy shows all the time and is contagious during the rehearsals and the concerts.


Giornalino del coro Canto Sconfinato Redazione e composizione di Elisabetta, Ika, Precious. Foto di Andrea Gaspardo, Elisabetta Masi, Stefano Raspa. Pordenone, Italy, Mondo ringraziamo per la stampa la coop ITACA :-) facebook/cantosconfinato

Il coro multietnico Canto sconfinato nasce in aprile 2018: un percorso alla scoperta di una presenza culturale dei migranti come artisti e come portatori di culture, di saperi e di bellezza che appartengono oggi al sound nascosto delle città in cui viviamo. I partecipanti al coro Canto Sconfinato sono sia “vecchi cittadini”, da sempre impegnati in progetti di accoglienza e di scambi interculturali nel rispetto delle diversità e nella consapevolezza che queste sono un arricchimento ; sia “nuovi” cittadini provenienti dal Senegal, dal Ghana, dalla Nigeria, dal Gambia, dalla Palestina, dall’Afganistan, dal Pakistan, dal Portogallo, dalla Polonia. Il progetto, nato in collaborazione con Giuseppina Casarin, nota ricercatrice canora e animatrice culturale di Venezia, è diretto oggi da Laura Scomparcini, musicista jazz e direttrice corale locale, con noi fin dall’inizio, affiancata da strumentisti italiani e immigrati. Il lavoro è poi stato continuato da Laura Scomparcini nuova direttrice del coro. Da aprile a dicembre 2018 Canto Sconfinato ha tenuto 8 concerti in quartieri e paesi della provincia di Pordenone: per il pubblico è stato un incontro con le diversità, con canti e musiche che evocano luoghi lontani e sono allo stesso tempo capaci di risvegliare modi espressivi e di comunicazione per noi nuovi; patrimoni culturali diversi che si innestano nella nostra cultura, che muovono la creatività e che aprono al cambiamento e alla crescita culturale.


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