Secundum Flumen

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bile ad essere sfruttata e una modalità di mettere in contatto luoghi geograficamente distanti, basti pensare alla Repubblica di Venezia che dai boschi del Cansiglio trasportava in laguna il legname necessario alla costruzione della sua flotta attraverso le acque del Piave. Non è un caso che molte delle riflessioni compiute in anni recenti portino ad intravedere nei fiumi dei veri e propri strumenti di riqualificazione, delle “infrastrutture culturali”1 che, se riletti con un adeguato approccio progettuale, possono divenire una preziosa risorsa per i territori che li accolgono. Essi si configurano come elementi strategici in aree caratterizzate da dispersione urbana, fornendo un margine di azione in territori nei quali la possibilità di concepire un progetto unitario è altrimenti difficoltosa. La “filigrana” storica di questi territori, che in molti casi si trova minacciata dalla pervasività dello spazio urbanizzato, è una qualità che se “stimolata” e valorizzata attraverso il progetto può ambire ad essere una vera e propria risorsa per il futuro della “città diffusa”.

2.2 L’area di studio La scelta di un elemento che potesse guidare il processo di riqualificazione territoriale è quindi ricaduta sul corso di un fiume di risorgiva. La ricorrenza di tale elemento nelle aree più problematiche suggerisce la possibilità di compiere delle riflessioni che si1 (Farinella 2005)

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