enrico t. de paris - Chromosoma

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ENRICO TOMMASO DE PARIS


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ENRICO TOMMASO DE PARIS Evento nell’ambito della 51. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia Spazio Thetis Arsenale Novissimo Venezia Giugno - luglio 2005

> genesis # 010105 <

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ENRICO TOMMASO DE PARIS

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STATEMENT

arlare del nostro vivere contemporaneo, parlare del mondo in continua espansione e che velocemente si trasforma davanti ai nostri occhi, cercare così di adattare la nostra psiche e la nostra anima alle trasformazioni che le migrazioni sociali la tecnologia e le biotecnologie stanno apportando alla nostra vita quotidiana e a quella dell’uomo del futuro. cercare così di documentare il cosiddetto “stato delle cose” stimoli per operare diventano così le immagini, le sensazioni, gli scritti che ruotano intorno all’uomo d’oggi per suggerire la possibilità che l’uomo si possa costruire un nuovo mondo, nuove realtà, inventando così nuove metafore per riconoscere il nuovo pianeta. il mio lavoro si realizza nella messa in opera di mobiles e strutture pittoriche parcellizzate frazionate organizzo segnali e stimoli nell’intento di costruire un lavoro con un carattere più scientifico che estetico più sociale che formale, sento che come artista questa è la mia funzione nella società. Mi preoccupo dell’uomo con tutti i suoi diritti, bisogni, sogni e della sua innata voglia di futuro. Essendo il futuro un territorio di cui non esistono mappe ed i suoi contorni vengono tracciati dalle biotecnologie e dalla multinazionali chimico - farmaceutiche ed agro alimentari diventa facile inserire una ulteriore visione , la creazione di “opere mondo” , metafore che svolgono la funzione di modello concettuale non solo descrivono ma predicono. Tutto ciò perché ogni cultura è sintesi di realtà e simulazione un fitto gioco di rimandi simbolici che si sostituiscono alle cose in se o ne completano l’essenza per renderla poi strumento all’uomo. Il mondo, oggi più di un tempo, accelerato nel suo sviluppo si modifica secondo schemi sempre più complessi che lo rendono irrappresentabile, ecco perché nasce l’esigenza di elaborare un pensiero aperto senza schemi un pensiero senza centro come le logiche non lineari tipiche dei linguaggi elettronici (flow-chart, feed-back, loop) Il messaggio vuole cosi stimolare la sensibilità con cui bisogna quotidianamente approcciare il mondo che ci circonda. L’artista contemporaneo lavora con logiche multiple, vive a contatto di più realtà sia materiali che spirituali, con più momenti, con più modi di vita, cambia il suo punto di vista in continuazione per poter aumentare l’energia che il mondo gli offre, l’artista deve esaltare nella sua immaginazione i contenuti della vita contemporanea e portare positività assoluta… segnali illuminanti, costruire così

opere in-progress strutture riconfigurabili otticamente e aperte all’interpretazione, non vi è inizio o fine ma una galassia di significati non si potrà dare una chiave di lettura univoca, definitiva, soddisfacente, non una catena casuale di messaggi ma anche, non una prospettiva ma molti punti di vista ,una messa in scena che parla di energia e positività nei confronti del potere creativo dell’evoluzione e per le potenzialità dell’essere umano del nuovo millennio. L’INSTALLAZIONE CHROMOSOMA E’ LA VISUALIZZAZIONE TRIDIMENSIONALE E POETICA DI UNO DEGLI ELEMENTI BIOLOGICI FRA I Più IMPORTANTI DEL NOSTRO CORPO, DOVE FRA GENI ATTIVI E PASSIVI SI SVILUPPA SIA A LIVELLO TEMPORALE CHE STRUTTURALE LA VITA Degli ESSERI UMANI, RICORDI DEI NOSTRI PROGENITORI (DNA) E FATTORI CONTINGENTI COSTRUIRANNO L’UOMO DEL FUTURO.

> genesis # 210505 <


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peak of our contemporary way of life, talking of a world that is continuously expanding and constantly changing before our eyes, trying in this way to adapt our minds and souls to the transformations of our daily life and that of the man of the future, changes wrought by social migrations, technology and bio-technologies. Trying in this fashion to document the so-called “state of things”; images, sensations, writings that pivot around the man of today thus become stimuli to take action, to suggest the possibility that man may construct a brave new world, a constantly-renewed reality, inventing new metaphors to recognize the new planet. My work consists in constructing mobiles and fragmented pictorial structures; I organize signals and stimuli in order to construct something with a more scientific than aesthetic, more social than formal character; I feel that, as an artist, this is my function within society. I explore all aspects of man: rights, needs, dreams and his innate desire of the future. As there are no maps of the future and its outlines are traced by bio-technologies and by the chemical-pharmaceutical and agro-food multinationals, it is easy to insert a further vision, to create “world works”, metaphors that act as conceptual model, that not only describe but also predict. All this because every culture is a synthesis of reality and simulation, a tightly-knit interplay of symbolic references that replace things or round out their essence so that they become an instrument at the service of man. Today, more than ever before, the world develops at an increasingly faster pace, is modified according to ever more complex schemes that defy representation. Hence the need for open thought, unrestricted by schemes, a “center-less” way of thinking like the non-linear logic of electronic languages (flow-chart, feed-back, loop). The messages aim to stimulate the sensitivity with which we must approach the world that surrounds us day-by-day. The contemporary artist adopts a multiple-logic approach, lives in contact with several material and spiritual realities, with several moments, ways of living, constantly changing his point of view in order to increase the energy with which the world imbues him. In his imagination, the artist must exalt the contents of contemporary life and contribute unswerving positivity .... illuminating signals, constructing

in-progress works, structures that can be optically reconfigured and which are open to various interpretations; there is no beginning or end but a galaxy of meanings; there is no definitive, satisfying univocal key to interpretation; not a random chain of messages but also, not one prospective but many points of view, a representation that speaks loudly of the energy and positivity of the creative power of evolution and of man’s potential in the new millennium. THE CHROMOSOME INSTALLATION IS THE THREE-DIMENSIONAL, POETIC REPRESENTATION OF ONE OF THE MOST IMPORTANT BIOLOGICAL ELEMENTS OF OUR BODY WHERE, BETWEEN ACTIVE AND PASSIVE GENES, THE LIFE OF HUMAN BEINGS DEVELOPS ON A TIME AND STRUCTURAL SCALE. MEMORIES OF OUR FORBEARERS (DNA) AND CONTINGENT FACTORS WILL CONSTRUCT THE MAN OF THE FUTURE.

> genesis # 300405 <


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enrico t. de paris tra circolarità, paradossi e stratificazione dei significati DI ALESSANDRO RIVA

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econdo una definizione ormai ampiamente condivisa all’interno della critica, Enrico De Paris è un artista che lavora nel solco della tradizione neopop. Tuttavia, in realtà, non si è puntata finora sufficientemente l’attenzione sul fatto che De Paris, anziché lavorare all’interno di tradizioni precedenti, col suo lavoro ha, in questi anni, scardinato ampiamente i linguaggi e le tradizioni estetiche condivise (dunque anche quelle appartenenti alla tradizione delle prime e seconde avanguardie), arrivando a elaborare un linguaggio autonomo e una propria, complessa macchina di interpretazione del reale attraverso l’uso di vere e proprie figure retoriche visive non sempre di immediata interpretazione e riconoscibilità, e tuttavia facilmente assimilabili dal punto di vista estetico, visivo, uditivo e persino tattile, secondo una lettura complessa e stratificata dell’opera, che è propria, da sempre, della grande letteratura - quella, per intenderci, che fa sì che chiunque possa leggere, a seconda delle circostanze o della disposizone d’animo, i Promessi sposi come una semplice soap-opera, piuttosto che come una complessa macchina dalle implicazioni filosofiche, poetiche e religiose -, oltre che della grande arte (prima dell’avvento di quel terribile e spaventoso retaggio che è stata l’eredità concettuale, con tutto il suo peso ideologico di livellamento e azzeramento formale, di cui l’arte contemporanea non riesce, suo malgrado, a tutt’oggi a disfarsi del tutto). Il punto da cui è necessario correttamente (ri)partire è dunque quello secondo cui il lavoro di De Paris si presenta come un vero e proprio organismo complesso e multiforme, una macchina in cui si incrociano e s’intersecano tra di loro differenti moduli e modelli interpretativi, che affondano le loro radici nell’estetica, nella scienza, nella filosofia, nel linguaggio, nella morale, rendendone insieme apparentemente facile la lettura (per il grado di leggerezza, di gioco, di riconoscibilità, di voluta “superficialità” della fruizione estetica immediata) e terribilmente complesso il lavoro interpretativo sotterraneo - per l’inestricabile intreccio di doppi, tripli, quadrupli significati riscontrabili appena si comincia a scavare sotto la crosta della lettura più semplice e immediata. Non è, ad esempio, secondario il fatto che il lavoro di De Paris si ricolleghi, nel linguaggio come nelle suggestioni estetiche e formali (nei titoli dei lavori e nei materiali, nell’uso delle ampolle di vetro o dei chip

elettronici e nelle scelte formali dalla facile riconoscibilità scientifico-biologica), così come nei contenuti, alle opzioni etico-scientifiche che stanno mettendo in discussione, a partire da almeno un decennio, le opinioni e le sicurezze condivise della nostra cultura (dalla bioingegneria alla clonazione alle radici dell’identità umana e biologica e così via). Così come non è affatto secondario il fatto che il linguaggio elaborato da De Paris si avvalga di un numero imprecisato di figure retoriche formali che servono, a un tempo, a dar forza alla lettura immediata dell’opera (attraverso i meccanismi, antichissimi, della meraviglia, dello stupore, dello “spettacolo” nel senso più ampio del termine), e allo stesso tempo a creare un sottofondo, una trama di significati complessi che vanno ad arricchirne la lettura successiva: ecco, allora, l’uso, ad esempio, di figure retoriche quali la metonimia (pensiamo all’uso del mappamondo per indicare l’umanità - il contenente per il contenuto -), la metafora (le pure forme biologiche come simbolo delle nuove incertezze biologico-scientifiche), la sinestesia (attraverso l’associazione di elementi che appartengono a sfere sensoriali diverse, dall’uditivo al visivo, in un incrocio di significati e di suggestioni discordanti che intendono “mimare” la complessità del reale), la sineddoche (pensiamo all’uso della parte - il microcosmo appunto - per il tutto - l’umanità in genere -), e ancora la similitudine, la metafora, la personificazione, l’inversione di scala, l’allitterazione visiva e sonora (medesimi suoni, colori, forme che si ripetono e si rincorrono attraverso la trama formale e sonora del lavoro), e così via. Questa stratificazione e reiterazione continua, assordante, compulsiva di colori, forme, significati che rimandano uno all’altro in un caleidoscopio visivo e mentale ininterrotto fanno sì che i lavori di De Paris appaiano, di volta in volta, come le infinite tessere di un grande, complesso e inesausto mosaico che va a costituire, nel tempo, una vera e propria macchina scenica, visiva, filosofica, etica dalle mille e mille implicazioni differenti. Una macchina giocosa, ilare, divertente e quantomai accattivamente e al contempo assolutamente serissima, che investe, di volta in volta, i campi della scienza, della morale, della sensibilità sociale, dell’estetica, della nostra più privata identità. > laboratory # 250604 <


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> frames video # 001 - luca bich con enrico t. de paris e jean claude oberto <

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l’umanità delle macchine DI anthony marasco

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olpisce come certe idee possano sopravvivere alla loro utilità, persino alla loro confutazione. Prendete l’idea di razza. Poche idee hanno saputo raccogliere più sporcizia intellettuale prima di cadere in disgrazia. Eppure, ancor oggi, c’è chi applica questo concetto, pensando che ciò che con preminenza caratterizza i loro volti manifesti una profondità. Con il tempo, le cattive idee sviluppano inerzia. Il concetto di razza di fatto porta lo sguardo a fermarsi più del necessario su aspetti inesseziali della persona, che al massimo dovrebbero interessare la cosmesi, non la genetica. L’aspetto delle persone si fa quindi portatore di insondabili ‘profondità’, che però non sono che un aspetto della superficie. Invece di ammettere che la forma di una società è aperta-plastica, modificabile, come la natura umana-chi ancora impiega il concetto di razza vuole ribadire che vi è un limite prefissato dalla natura allo sviluppo di un gruppo di persone. Una delle conseguenze più nefaste del persistere del concetto di razza è l’indisponibilità a concedere un ruolo positivo alla costruzione artificiale dell’umano. Solo a scrivere ‘costruzione artificiale dell’umano’ si percepisce uno stridio nella della lingua. L’Uomo e l’Artificiale sono due cose antitetiche e la loro unione porta all’abominio. Non è così. L’umano e l’artificiale sono da sempre mischiati in forme inestricabilmente complesse e tutt’altro che antitetiche. Continuare a definire l’Uomo in antitesi alla Macchina porta molti a posizioni di rigida negazione della condizione attuale dell’umanità, che senza le macchine non riuscirebbe più ad adattarsi all’ambiente. Vedere la machinicità dell’umano e l’umanità delle macchine è un primo passo nel riconoscimento anche di ciò che non va nella tecnologia applicata, che è un qualcosa di essenzialmente umano. Secondo l’opinione di alcuni, per sopravvivere e prosperare l’umanità dovrebbe recedere dalla sua compromissione con le macchine purgandosi dell’artificiale. Questa posizione talvolta di dimentica che, allo stato dei fatti, se l’umanità si privasse delle sue protesi machiniche perirebbe, e questo perché non possiederebbe più i mezzi per modificare a suo vantaggio l’ambiente naturale. Come specie non siamo più noi che ci adattiamo all’ambiente, ma adattiamo l’ambiente a noi. È qui che l’etica e la meccanica si combinano. Ed è per questo che dovremmo valutare attentamente sull’efficienza delle macchine a cui ci affidiamo, non alla loro eliminazione. Solo se persistiamo a concepire apparecchiature inefficienti, che riducono invece di aumentare la nostra capacità di sopravvivenza, aumenta il

rischio della nostra estinzione. Le macchine, come al solito, non sono il problema. Siamo noi il problema. L’idea di natura non deve necessariamente essere l’antitesi dell’idea di cultura. L’umanità si modifica nel tempo, e nel modificarsi riplasma la natura. Anche la natura umana, che come concetto è si è modificato più di quanto vorremmo ammettere. Ci vuole coraggio, soprattutto nelle società dove la superficie delle cose viene confusa con la loro natura ultima e primigenia. Ma per far ciò occorre vedere la macchina che è in noi e l’umanità delle macchine che ci circondano. Proteggere la purezza della razza è come proteggere la purezza dell’ambiente, termine che equivale a razza quando lo si prende per qualcosa di originale e immutabile. Ciò che si perde è la natura plastica e intermedia dell’umano, che adattandosi all’ambiente lo modifica a suo vantaggio. > laboratory # 240604 <


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> frames video # 002 - mauro calvone <

> chromosoma # 020605 <


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GENETICAMENTE IMPERFETTI DI FRANCESCA CERADINI

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on l’inizio del terzo millennio si apre una nuova era per la genetica moderna. Dopo la rivoluzione industriale, basata sulla ricerca di risorse fossili ed energetiche, che ha segnato il corso degli eventi umani negli ultimi due secoli, ci troviamo adesso di fronte ad una “rivoluzione biotecnologica” nella quale i geni sono i protagonisti. Per apprezzare la portata dell’enorme impatto culturale, economico e sociale dei recenti rapidi progressi delle scienze biologiche bisogna conoscere la storia da cui essi sono nati. La domanda “cosa è la vita?” affonda le sue radici in un passato lontano dove spiccano nomi di illustri filosofi e scienziati, partendo da Aristotele e Cartesio fino ad arrivare a Darwin, il quale indica il primo grande principio di descrizione ed ordine degli esseri viventi. Da questo fondamentale punto di partenza gli scienziati si sono rivolti alla ricerca della natura degli organismi viventi; la teoria cellulare rappresenta il primo passo in questa direzione. Nel 1600, Robert Hooke, fisico, astronomo e naturalista, descrisse per la prima volta l’organizzazione cellulare di un frammento di sughero osservato al microscopio. Ne segue un lungo periodo basato sull’osservazione e lo studio dei “mattoncini” di cui sono composti piante ed animali. E’ solo all’inizio del 1900 che la genetica moderna vede i suoi albori, quando il botanico Hugo de Vries riscoprì le leggi dell’ereditarietà studiate da Gregor Mendel. Da questo momento gli scienziati passano allo studio di meccanismi più fini, ovvero degli “ingranaggi” che regolano il funzionamento del nostro organismo. Verso la metà del secolo, il fisico Erwin Schrödinger inizia ad interessarsi dei problemi della materia organica e ripropone la classica domanda con un’opera dal titolo “cosa è la vita?” pubblicata nel 1945, la quale tratta di problemi chiave della genetica e getta le basi della biologia molecolare. Nel 1953, con la famosa scoperta della struttura a doppia elica del DNA, i premi Nobel James Watson e Francis Crick affermano di aver individuato il “segreto della vita”. La vita troverebbe la sua spiegazione in questa bizzarra struttura che racchiude in maniera organizzata i geni, ovvero la nostra essenza. Sono infatti i geni a determinare le caratteristiche di ogni individuo: i suoi tratti fisici, il funzionamento più o meno corretto del suo organismo e persino le sue capacità cognitive. Ed è proprio la peculiare struttura del DNA, formata da due catene parallele e complementari capaci di dissociarsi e duplicarsi in due doppie eliche identiche a quella originale, a permettere che questa informazione genetica sia trasmessa da padre in figlio, di generazione in generazione. Il modello della doppia elica, oltre ad essere il simbolo della biologia molecolare, è divenuto con il tempo oggetto di diverse riproduzioni

artistiche, di cui lo stesso Salvador Dalì ha a suo modo c e l e b r a t o l ’ a f fa s c i n a n t e estetica. Ma, all’interno delle nostre cellule il DNA non assume una semplice conformazione distesa, esso è infatti raggomitolato su se stesso a formare una ultrastruttura molto > chromosoma # g1 < complessa che costituisce particolare quei corpuscoli a forma di bastoncelli chiamati cromosomi. Ogni cellula del nostro corpo è costituita da 46 cromosomi suddivisi in 23 coppie: 22 coppie sono formate da cromosomi autosomali ed una coppia dai cromosomi sessuali X e Y. Questi due cromosomi hanno da sempre suscitato la curiosità dei genetisti in quanto responsabile della determinazione del sesso di un individuo: una donna presenta una coppia XX, mentre un uomo presenta una coppia XY. L’ipotesi più accreditata sull’origine dei cromosomi X e Y è che questi derivino da una coppia di cromosomi autosomali uguali che, circa 300 milioni di anni fa, cominciarono a divergere e ad accumulare differenze genetiche. In questo modo i due cromosomi avrebbero dato origine nel tempo ai due bizzarri cromosomi sessuali: da una parte un piccolo cromosoma Y che presenta un numero ristretto di geni, sufficienti però a determinare il sesso maschile dell’individuo, e dall’altra parte un cromosoma X, più grande. Il cromosoma X è stato inizialmente chiamato “X” ad indicare un’identità sconosciuta e misteriosa. Per molti decenni i genetisti hanno cercato di svelare quali peculiarità fossero nascoste in un cromosoma che è presente in due copie nelle donne ma in singola copia nell’uomo. Proprio nel 2005 le nuove tecnologie hanno permesso di decifrare l’intera sequenza genica del cromosoma X, questo evento rappresenta un importante balzo in avanti e apre le porte alla ricerca del misterioso “fattore X” che distingue le donne dagli uomini. Ancora una volta i geni appaiono come dei protagonisti nella nostra esistenza, cosi le innumerevoli piccole differenze tra il mondo femminile e quello maschile, spesso attribuite ai dosaggi ormonali o alla semplice educazione sociale, potrebbero essere in realtà racchiuse in un susseguirsi di geni nel nostro DNA.


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> frames video # 003 - Alberto Colombo con Marco Acquaviva, Bahnhof, Andrea Benetti, Gigi Oliveira, Stefano Pisano, Tommaso Pellicci e Andrea Pozzato <

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BREVE STORIA DELLA MATERIA DI VITTORIO DEL DUCA

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’idea che la materia sia formata da dei mattoncini fondamentali, che assemblati insieme in vari modi costituiscono tutti i corpi, viventi e non, fu introdotta da Democrito, che chiamò atomi (indivisibili in greco) quei mattoncini eterni e immutabili. Democrito ebbe un’intuizione geniale, ma era solo un’ipotesi. La conferma sperimentale arrivò dai chimici tra la fine del 700 e l’inizio dell’800, i quali compresero che la materia è fatta di elementi e composti, che hanno proprietà chimiche ben definite. Ciascun elemento chimico (come l’idrogeno, l’ossigeno, l’azoto, l’argento e così via) ha come mattoncino fondamentale un atomo; ciascun composto (come l’acqua) ha come mattoncino fondamentale una molecola, che è un aggregato di atomi (quella dell’acqua è fatta di due atomi d’idrogeno e uno d’ossigeno). L’atomo d’idrogeno è il più leggero di tutti. Verso la fine dell’800 si cominciò a capire che l’elettricità è trasportata da delle particelle elementari, queste furono chiamate elettroni. Nel 1897 se ne misurò la carica (negativa) e la massa (circa 1840 volte più piccola di quella dell’atomo d’idrogeno). Quindi gli atomi, che sono elettricamente neutri, non potevano essere indivisibili. Dovevano contenere almeno gli elettroni e delle particelle cariche positivamente che li neutralizzassero. Ma come sono disposte queste particelle dentro agli atomi? in altre parole qual’e’ la struttura dell’atomo? All’inizio del 900, Ernst Rutherford passò vari anni a bombardare diversi metalli con i “raggi alfa” (degli atomi d’elio privati degli elettroni, e quindi carichi positivamente), e trovò che nella stragrande maggioranza dei casi i raggi alfa passavano attraverso la materia senza interagire. Solo in pochissimi casi venivano deflessi. Ne concluse che l’atomo somiglia a un piccolo sistema solare: al centro c’è un nucleo, carico positivamente, e che contiene praticamente tutta la massa dell’atomo. Intorno, ma a grandi distanze, vi orbitano gli elettroni. Usando ancora i raggi alfa, Rutherford riuscì ad estrarre da vari nuclei delle particelle di carica positiva, ma uguale a quella dell’elettrone, e trovò che avevano circa la massa dell’atomo d’idrogeno. Le chiamò protoni, e capì quindi che un atomo d’idrogeno ha un nucleo fatto da un protone, intorno a cui ruota un elettrone. Secondo il modello di Rutherford, i raggi alfa erano dei nuclei di elio. Ora l’elio ha

due elettroni, quindi il suo nucleo deve avere due protoni. Però i nuclei d’elio risultavano avere una massa pari a circa quattro volte l’atomo d’idrogeno. Questo era l’indizio (poi confermato da Chadwick, un allievo di Rutherford, nel 1932) che in un nucleo ci sono altre particelle oltre ai protoni. Queste sono elettricamente neutre, e furono chiamate neutroni. Quindi la struttura dell’atomo era svelata: l’atomo di un dato elemento possiede un certo numero d’elettroni; perchè l’atomo sia elettricamente neutro, il suo nucleo deve avere altrettanti protoni. In più contiene un cert’altro numero di neutroni. Tutti gli elementi che formano la materia sono classificabili così. Inoltre, per tenere nel nucleo i protoni, che hanno carica elettrica positiva, e quindi si respingono, ci vuole una forza attrattiva ben più forte di quella elettrica. Questa forza fu chiamata (semplicemente) forte.

È

questa la fine della storia? No, al contrario; da questo punto in poi la storia della materia diventa più ricca, ma anche ben più complicata. Riassumiamola così: sappiamo oggi che l’elettrone è il più leggero d’un tipo di particelle chiamate leptoni, che non sono soggette alla forza forte; gli altri leptoni carichi sono il muone e il tau, che hanno carica elettrica negativa uguale a quella dell’elettrone. Elettrone, muone e tau hanno ciascuno per “parente’’ una particella sia elettricamente che fortemente neutra, che fu chiamata neutrino. Per quel che ne sappiamo oggi, i leptoni sono delle particelle elementari (cioè indivisibili). Al contrario, i protoni e i neutroni non sono indivisibili, ma composti da particelle più piccole, i quark, che hanno carica elettrica e sono soggetti alla forza forte. Ce ne sono di sei tipi diversi, e per quel che ne sappiamo, sono indivisibili (ma non isolabili, cioè non si possono estrarre i quark da protoni e neutroni). Quindi i leptoni e i quark sembrano essere (per ora) i mattoncini fondamentali sognati da Democrito.

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ENRICO T. DE PARIS intervista di Anna D'Agostino

Chiediamo subito all'artista di parlarci del progetto, dal titolo >Cromosoma<. L'installazione è la visualizzazione tridimensionale, lunga circa 30 metri, di uno degli elementi biologici più importanti degli esseri sia animali che vegetali. Come nella vita anche nei cromosomi vi sono zone attive e zone non attive ( i geni), io le ho esemplificate con luci, suoni, video, vetro, plastica, acciaio e oggetti di uso quotidiano, una installazione che sarà un percorso ricco di piccole sorprese. ho voluto fare un discorso poetico per parlare di ciò che riguarda la base stessa degli esseri, quindi un parallelo fra biologia e anima, fra realtà e simulazione, fra materiale e immateriale, fra superficialità ed essenza. C'è una critica non troppo velata nel tuo lavoro proprio rispetto ai dibattiti sorti intorno alla legittimità della ricerca scientifica, che si rivela così con un'altra chiave di lettura. Quella della denuncia sociale. Si, d'altronde la "scienza" ci pone continuamente di fronte a dubbi su cosa sia lecito, e su cosa non lo sia. Ad esempio l'uso "spregiudicato" degli animali nei laboratori è sempre così necessario? Le nuove terapie geniche dopo un attimo di moda si sono rivelate per ora devastanti. Strutture politiche economico-sociali sono diventate regole assolutamente avulse dai problemi dei popoli.Penso alla possibilità futura di un uomo nuovo nel senso più positivo: un uomo che faccia le proprie scelte sempre nel rispetto della vita. I colori, le trasparenze, i tanti piccoli elementi che compongono le tue installazioni ci trasmettono un senso di movimento. Evochi il fluire delle continuo delle cose nel cosmo e nella loro costituzione più piccola, molecolare… Vorrei mostrare la positività e la dinamicità dell'esistenza. L'elemento vitale è sempre usato per ricordare la scintilla divina che anima tutto, sia il mondo organico, che quello inorganico. Tutte le ampolle sono le metafore del nostro pensiero dove riversiamo pezzi di quotidianità, ricordi di una vita vissuta, le speranze di un avvenire migliore. Forse quello che vogliono trasmettere all'uomo di oggi per costruire il futuro è solo amore, contro le convenzioni e la mitizzata globalizzazione. Vivere una vita meravigliosa che però, come il vetro con cui costruisci le ampolle e le varie forme antropomorfe , è fragile. Sul filo del rasoio… Si, perché l'uomo è fragile, e la fragilità è da proteggere, un equilibrio instabile da salvaguardare. Siamo sulla terra un piccolo flash temporale

nel mistero dell'universo e la vita è un'energia inesauribile, che non smette mai di stupirci. Io non sono altro che un tramite dell'energia del mondo che già esiste. Per questo amo la fragilità ed auguro a tutti di sperimentarla. Credi a una funzione salvifica dell'arte, quindi? Come ha detto Dostoevskij: "la Bellezza salverà il mondo". L'arte la poesia e la musica portano a ragionare ad emozionarci e ad aprire così nuovi orizzonti di luce. Ridestare la speranza, farci vedere il mondo con occhi nuovi. Le mie opere vogliono continuamente relazionarsi con chi le guarda. Sono aperte ed ammettono tanti diversi punti di vista e diverse interpretazioni. Vorrei provocare una riflessione, un' emozione. Uso del materiale eterogeneo nello sviluppo linguistico delle mie opere proprio perché è il riflesso di ciò che attraversa la nostra società, noi siamo bombardati da molti impulsi, anche inutili, ecco che nasce un ulteriore segnale , il mio. Un segnale pieno di speranze, emozioni, dolcezza, partecipazione, comprensione, sorpresa, paura, luce… L'essenzialità come monito per evocare i richiami originari alla base di ogni esistenza. Prenderne coscienza e ascoltarli conferisce autenticità all'esistenza stessa. Mi sembra che sia questo uno dei temi presente in tutte le tue opere, realizzate con le più diverse forme espressive, del passato e del presente... Si, penso alle mie opere pittoriche nelle quali le immagini erano segnata dalla linea di contorno nero dei primi anni Novanta, che volevano rifarsi alla purezza del pensiero del bambino. Anche oggi uso il vetro e l'acciaio come materiali "puliti", così come gli oggetti estrapolati dalla quotidianità, diventano metafore. Metafore che predicono l'idea con cui dobbiamo cercare di capire la vita che ci circonda. La tensione che anima tutto il mio lavoro è sempre la medesima, dalla pittura all’installazione passando per i lavori digitali, in fondo, fare arte per me è, come pregare. > laboratory # 240105 <


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> chromosoma # p <

> chromosoma # g1 <


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ENRICO T. DE PARIS

Mostre collettive (selezione)

Nato a Mel-Belluno l’ 8 Gennaio 1960 . Vive e lavora a Torino

2004 “Lasciateci Divertire”, catalogo e mostra a cura di M. Sciaccaluga, Palazzo Comunale di Arezzo; “media.comm(unity)/comm.medium”, catalogo e mostra a cura di Gabriele perretta, Museo d’arte contemporanea MASEDU, Sassari; 2003 “Italian Factory”, mostra a cura di A. Riva, 50° Biennale di Venezia, S. Maria della Pietà, Venezia - Parlamento Europeo, Strasburgo, Francia - Palazzo della Promotrice, Torino; “Detroit International Video Festival”, Museum of New Art - MONA - Detroit, video “The Big Embrace”; “Festival International du Jardins”, Chaumont sur Loire, installazione BioWeeds, Francia; “xs”, mostra a cura di Norma Mangione e Luca Beatrice, Galleria sansalvatore, Modena; 2002 “Kids are us”, catalogo e mostra a cura di Maurizio Sciaccaluga, Galleria Civica di Arte Contemporanea di Trento, Trento; “MAU- Museo di Arte urbana”, a cura di Edoardo di Mauro, “Molecola” Via locana, Torino; “Glassway”, Museo Archeologico di Aosta, Catalogo AAVV, sezione contemporaneo a cura di Maurizio Sciaccaluga, Aosta; 2001 “Laboratorio materiale”, diverse sedi Fano, Pesaro mostra e catalogo a cura di Luca Beatrice; “ECOfficina”, Ex Officina Ferriere, Torino; 2000 “Sui Generis” PAC Pad. d’Arte Contemporanea, Milano, mostra e catalogo a cura di A. Riva; “Tra/Passato Futuro”, Spazio Vannucci, mostra e catalogo a cura di Alessandro Riva; 1999 “Arte Moltiplicata”, Museo Polivalente Bagnacavallo, mostra e catalogo a cura di R. Iannella; “Albania/Italia”, Museo Storico Nazionale, Tirana, catalogo; 1998 “Cronache Vere”, Spazio Consolo, Milano, mostra a cura di A. Riva, catalogo Marcos y Marcos; 1997 “Officina Italia”, Galleria d’Arte Moderna, Bologna, mostra a cura di Renato Barilli, catalogo Mazzotta; “Va’ Pensiero”, Promotrice delle Belle Arti, Torino a cura di Edoardo Di Mauro collaborazione di Ivana Mulatero; 1996 “Sul nostro tempo. Arte italiana los ‘90”, Centro Cultural La Beneficencia, mostra e catalogo a cura di Juan Angel Blasco Carrascosa, Valencia, Spagna; “Antologia”, Spazio Herno-In Arco, catalogo e mostra a cura di Luca Beatrice, Torino; “Artiscope expose Sandro Chia, Enrico T. De Paris, William Sweetlove”, Museum Van Bommel-Van Dam, Venlo, Olanda; “Lumiere et mouvement”, Koninklijnk Museum S.K./I.C.C., mostra e catalogo a cura di Eric Pil, Anversa, Belgio; “Collezionismo a Torino” Castello di Rivoli, a cura di Ida Gianelli Rivoli, Torino; 1995 “Nebbia. Parco dei super Eroi”, catalogo e mostra a cura di Roberto Vidali, Magazzini del Sale, Venezia; “Dodici pittori italiani”, catalogo e mostra a cura di Luca Beatrice e Cristiana Perrella, Spazio Herno-In Arco, Torino; 1994 “Art is Life”, Sierkunst Museum, Gand; Sotheby’s Londra; PMMK Museum, Ostenda; Sotheby’s, Milano; mostra e catalogo a cura di Vezio Tomasinelli e Floriana Piquè; “Paysages”, Civico Museo Revoltella, catalogo e mostra a cura di Roberto Vidali, Trieste; “Icastica”, catalogo e mostra a cura di Gabriele Perretta, Galleria d’Arte Moderna, Bologna; 1993 “Medialismo”, mostra e catalogo a cura di Gabriele Perretta, Trevi Flash Art Museum, Trevi; 1992 “Medialismi” Museo di Villa D’Este, Tivoli, Roma, mostra e catalogo a cura di Gabriele Perretta; “Proposte/Confronto”, mostra e catalogo a cura di Mirella Bandini, Palazzo Ducale, Sassari; 1990 “Carocci, Cascavilla, De Paris, Pisano”, Studio Corrado Levi, Milano; “Italia’90, Ipotesi Arte Giovane”, a cura di Flash Art, Fabbrica del Vapore, Milano.

Mostre personali 2005

2004 2003 2002 2000

“CHROMOSOMA”, installazione nell’ambito della 51.Biennale di Venezia, Spazio Thetis-Arsenale Novissimo, Venezia catalogo edizioni Cluster, AAVV “LABORATORY”, galleria Artiscope, ArtBruxelles 22st Art Fair, Bruxelles “LABORATORY”, Galleria Artiscope, Bruxelles, catalogo con testo di Alessandro Riva “E. T. DE PARIS” , Galleria Art and Arts, Torino, catalogo con testo di Luca Beatrice “MOLTE REALTA’/ A lot of reality”, CD-Rom interattivo edito da e-Gabrius, Art/31/Basel, Artissima-

Torino. 1999 “SPACE”, Galleria Artiscope II , Bruxelles, catalogo “E.T. DE PARIS”, Associazione Juliet, Trieste , catalogo-mappa 1998 “FLAG”, installazione nell’ambito dell’evento “Luci d’artista”, Torino, catalogo Electa AAVV 1997 “E.T. DE PARIS”, Galleria Zonca & Zonca, Milano 1996 “ZONE”, Galleria In Arco, Torino, catalogo con testo di Gianni Romano 1995 “PULSAR”, Galleria Artiscope, Bruxelles, Belgio 1994 “E.T.DE PARIS”, Galleria Placentia, Piacenza “LOOP”, Galleria In Arco, Torino, catalogo con testi di L. Beatrice e C. Perrella 1993 “UNITED WORLD”, Galleria Ruggerini & Zonca, Milano, catalogo con testo di G. Perretta “BLOOM”, Spazio Juliet, Trieste 1992 “E.T. DE PARIS”, Galleria Guido Carbone ,Torino “E.T DE PARIS.”, Palazzo IRV , Regione Piemonte, Torino, catalogo con testo di L. Beatrice 1991 “IMPREVISTO”, Castello di Volpaia, Siena, catalogo con testo di Floriana Piqué “E.T. DE PARIS”, Galleria Guido Carbone, Torino 1990 “E.T. DE PARIS”, Galleria Guido Carbone, Torino


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bibliografia selezionata MAURIZIO SCIACCALUGA, catalogo mostra “lasciateci divertire”, palazzo comunale di arezzo. ALESSANDRO RIVA, catalogo mostra “laboratory”, galleria artiscope, Bruxelles. ALESSANDRO RIVA, catalogo mostra “italian factory”, 50 biennale di Venezia, catalogo electa. MAURIZIO SCIACCALUGA, catalogo mostra “kids are us” galleria civica contemporanea di trento, catalogo ed. work - trento , marzo-maggio 2003. LUCA BEATRICE, “enrico t. de paris”, catalogo mostra galleria art and arts torino, novembre2002. MAURIZIO SCIACCALUGA, catalogo mostra “glassway” museo archeologico di aosta, catalogo ed. skirà, giugno 2002. GUIDO CURTO, “CITTA’”, catalogo e mostra ,Spazio Nuvole ,Palermo, marzo-aprile 2002. EDOARDO DI MAURO, “Una BABELE Postmoderna”, catalogo e mostra Palazzo Pigorini, Parma, Ed.Mazzotta, febb-marzo 2002. LUCA BEATRICE, “LABORATORIO MATERIALE”, catalogo mostra diverse sedi Fano, settembre-ottobre 2001. ALESSANDRO RIVA, “SUI GENERIS” , catalogo mostra Padiglione di Arte Contemporanea, Milano novembre-dicembre 2001. ENRICO T. DE PARIS, “MOLTE REALTà “,CDRom interattivo Ed. e-Gabrius, Milano giugno 2000. ROBERTO VIDALI, “SPACELAB”, in Juliet n.94 ottobre-novembre 1999. ENRICO T. DE PARIS, “MOLTE REALTà”, progetto di due pagine per JULIET n.94 ottobre-novembre 1999. ENRICO T. DE PARIS, “MOLTE REALTà”, in Tema Celeste n.76 ottobredicembre 1999. ALBERTO FIZ, “DE PARIS, maestro di zapping nella città del futuro”, ARTE Mondadori n.310 Giugno 1999. ENRICO T. DE PARIS, “SPACE” testo catalogo mostra personale Galleria Artiscope, Bruxelles, Aprile 1999. ALESSANDRO RIVA, “CRONACHE VERE”, Catalogo mostra Spazio Consolo, Milano, Ed. Marcos Y Marcos.Estate '98. LUCA BEATRICE e CRISTIANA PERRELLA, “NUOVA ARTE ITALIANA”, libro Ed.Castelvecchi, febbraio'98. ENRICO T. DE PARIS, “SCREEN”, progetto per TEMA CELESTE, GennaioMarzo 1998. ENRICO T. DE PARIS, “MILLENOVECENTONOVANTASETTE”, Catalogo mostra personale Galleria Zonca & Zonca, Arte Fiera di Bologna, Gennaio 1998. ENRICO T. DE PARIS, “NUOVE METAFORE”, progetto per la rivista JULIET, n° 85 del Dicembre'97-Gennaio’98. LOREDANA PARMESANI, “L’ARTE DEL SECOLO”, Ed. Skira + Gio’ Marconi. ENRICO T. DE PARIS, “PUNTO DI VISTA”, progetto di due pagine per la rivista JULIET,n° 84 del Ottobre-Novembre 1997. RENATO BARILLI, “OFFICINA ITALIA”, mostra Galleria D’arte Moderna di Bologna,Settembre-Ottobre 1997. LISA PAROLA, Catalogo mostra artisti torinesi presso BANCA DEL GOTTARDO, Principato di Monaco, Maggio- Giugno 1997. R. VIDALI- V. DEHO’, “CARTARTE ‘97”, Catalogo mostra “Museo della Carta” di Fabriano,Giugno 1997. EDOARDO DI MAURO e IVANA MULATERO, “VA’ PENSIERO-ARTE ITALIANA 1984-1996”, catalogo mostra Palazzina Promotrice delle Belle Arti, Parco del Valentino Torino. PAOLO LEVI, “IL TRICOLORE PENSATO” cat. mostra Museo del Risorgimento, Torino, febb. ‘97. ALESSANDRO RIVA, “E’ NATA LA NUOVISSIMA AVANGUARDIA”, in Arte-Mondadori n°280, Dicembre 1996. DEMETRIO PAPARONI, “FRATELLI D’ITALIA” catalogo mostra Galleria Ruggerini e Zonca, Milano, ottobre ’96. LUCIEN RAMA, “ARTE ITALIANA”, catalogo mostra Centro Vallone per l’Arte Contemporanea, Flemalle Belgio, settembre ’96. DEMETRIO

PAPARONI, “IL NIBBIO DI LEONARDO”, catalogo mostra Comune di Carpi, Modena luglio’96. JUAN ANGEL BLASCO CARRASCOSA, “SUL NOSTRO TEMPO. ARTE ITALIANA DE LOS ‘90”, catalogo mostra Centro Culturale La Beneficencia ,Valencia,Spagna. GIANNI ROMANO, “ZONE”, Catalogo mostra, Galleria In Arco, Torino, ottobre ‘96. LUCA BEATRICE, “ANTOLOGIA” catalogo mostra, Spazio Herno-Trevi Flash Art Museum, Trevi, Perugia. PAOLO LEVI, ”CALEIDOSCOPIO”; catalogo mostra ,Castello La Mandria ,Venaria Reale, Torino. LUCA BEATRICE e CRISTIANA PERRELLA, “FERMO IMMAGINE”, in Flash Art n° 197, aprile ‘96 ERIC PIL, “Lumiere et mouvement”, catalogo, Koninklijnk Museum S.K.-I.C.C, Anversa, Belgio, aprile ‘96. LUCA BEATRICE E CRISTIANA PERRELLA, “DODICI PITTORI ITALIANI”, catalogo mostra, Spazio Herno-In Arco, settembre ‘95. BETTINA CANESTRINI E GUIDO CURTO, “CHIAMATA ALLE ARTI”, catalogio mostra, Arcate dei Murazzi del Po, Torino, estate ‘95. ALBERTO FIZ, “INVESTIRE IN ARTE CONTEMPORANEA”, Edizioni Franco Angeli, Milano ‘95. MARCO MENEGUZZO, “VERSUS” catalogo mostra Ex Lanificio Bona , Carignano, Torino, maggio’95. LUCA BEATRICE E CRISTIANA PERRELLA, “LA NUOVA SCENA” ,Giorgio Mondadori Editore, 1995. ENRICO CRISPOLTI, “LA PITTURA IN ITALIA: IL NOVECENTO/3 . LE ULTIME RICERCHE. “Electa , Milano ‘95. LUCA BEATRICE E CRISTIANA PERRELLA, “LOOP” catalogo mostra , Galleria In Arco, Torino, dicembre ‘94. MARCO SENALDI, “I FATTI DEL GIORNO”, in Flash Art n° 185 giugno ‘94. GABRIELE PERRETTA, “ICASTICA” catalogo mostra Galleria d’Arte Moderna di Bologna, giugno’94. GABRIELE PERRETTA BORIS BROLLO AAVV, “COSI LONTANO COSI VICINO”, catalogo mostra Pinacoteca Provinciale di Bari, giugno ’94. ROBERTO VIDALI, “PAYSAGES” cat. mostra Civico Museo di Revoltella, Trieste marzo ‘94. LUCA BEATRICE, “ENRICO T. DE PARIS” in Tema celeste 42/43 autunno ‘93. ROBERTO VIDALI, “E. T. DE PARIS “in Juliet n°64 ottobre/novembre ‘93. GABRIELE PERRETTA, “MEDIALISMO” catalogo mostra, Trevi Flash Art Museum, ottobre ‘93. PAOLO LEVI “IN MEDIA FANNO CENTRO” in Capital n° 10 ottobre ‘93. GABRIELE PERRETTA, “UNITED WORLS”, catalogo mostra, Galleria Ruggerini e Zonca, Milano, Maggio ‘93. GABRIELE PERRETTA, “PITTURA MEDIALE” , cat. mostra, Galleria Ruggerini e Zonca, Milano, marzo ‘93. GABRIELE PERRETTA, “PITTURA MEDIALE”, in Flash Art n°173 marzo ‘93. FLORIANA PIQUE’, “ENRICO T. DE PARIS” ,in Flash Art n°173 marzo ‘93. BORIS BROLLO, “ENRICO T. DE PARIS”, in Juliet n°60 dicembre ‘93. JANUS, catalogo Biennale Roncaglia, San Felice Panaro, Modena, estate ‘92. MIRELLA BANDINI, “ENRICO T. DE PARIS” , catalogo mostra Regione Sardegna, luglio ‘92. LUCA BEATRICE, “ENRICO T. DE PARIS” , catalogo mostra Regione Piemonte, aprile ‘92. IVANA MULATERO, “IO FOTOREPORTER CON LE ALI TROVIAMOCI IN PIAZZA COSMO....CAOS”, in Taxi Art n°2 ottobre ‘91. FLORIANA PIQUE’, “IMPREVISTO” catalogo mostra Castello di Volpaia, siena, settembre ‘91. EDOARDO DI MAURO, “SOTTO OSSERVAZIONE”, catalogo mostra Comune di Gubbio , luglio’91. GABRIELE PERRETTA, “MEDIA IKOS” catalogo mostra Studio Cristofori, Bologna giugno ‘91. GABRIELE PERRETTA, “ZIPPING and ZAPPING”, in Flash Art International n° 159 estate ‘91. GABRIELE PERRETTA, “ATTRAVERSO LA PITTURA MEDIALE” in Flash Art n°161 luglio ‘91. CORRADO LEVI, “PENNELLO IN MERCURIO”, in Flash Art n° 158 ottobre ‘90.


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Catalogo stampato in occasione della mostra

Enrico Tommaso De Paris >Chromosoma< Evento nell’ambito della 51. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia Venezia, Arsenale Novissimo - Spazio Thetis 8 giugno - 23 luglio 2005 Ente promotore: Thetis Spa, Castello 2737/f, Venezia Curatore Spazio Thetis: Antonietta Grandesso Progetto ideato e realizzato da Enrico T. De Paris I lavori sono sviluppati con acciaio inox, vetro soffiato, contenitori pirex, legno, pvc, specchi, monitor, alluminio, cinghie, silicone, plastica e luci. Coordinamento Mostra: Elena Povellato Video di: 001>Luca Bich con Enrico T. De Paris e Jean-Claude oberto 002>Mauro Calvone 003>Alberto Colombo con Marco Acquaviva, Bahnhof, Andrea Benetti, Gigi Oliveira, Stefano Pisano, Tommaso Pellicci e Andrea Pozzato 004>E.T. DE PARIS 005>simone Muscolino Collaborazioni tecniche: Massimo Lunardon, Riccardo Mazza, Carlo Pedronetto, Daniele Perrone, Cristiano Pistis, Alessandro tosetti Ufficio stampa: Ilaria Gianoli Con il contributo della Regione Piemonte Con il sostegno di Ermanno Tedeschi Gallery, Torino-Milano e di Galleria Traghetto Venezia Speciali ringraziamenti: Artiscope-Gallery-Bruxelles (Zaira Mis), Walter Albertoni, Edgardo Bianco, Caterina Bima, Davide Blei, Nicola Bocca, Marco Boglione, Carlo Brignone, Federico De GIuli, Antonella e Carlo Fussotto, Marco Lombardi, Mario Minella, Ernesto Ovazza, Michele Vietti Catalogo pubblicato da Cluster on Innovation, Torino. Catalogo a cura di Mauro Calvone e Enrico T. De Paris Progetto grafico e copertina: Mauro Calvone Testi: Francesca Ceradini (biologa), Anna D'Agostino (critico d'arte), Vittorio Del Duca (fisico), Anthony Marasco (storico), Alessandro Riva (critico d'arte) "Referti poetici" di Jean-Claude Oberto Traduzioni: Alltrad, Torino Foto digitali: Claudio Franzini, Tommaso Mattina Stampa: Aktiva, Moncalieri-Torino Websites: www.etgallery.it, www.galleriatraghetto.it, www.progettocluster.com, www.thetis.it

ERMANNO TEDESCHI GALLERY Via C. Ignazio Giulio 6, 10122 Torino tel 011 4369917 - fax 011 4357632 e-mail ermanno@etgallery.it

GALLERIA TRAGHETTO VENEZIA San Marco 2543 - 30124 Venezia tel 041 5221188 - fax 041 5287984 e-mail galleria.traghetto@tin.it


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