5 minute read

CERTIFICARE UN'IPPOVIA

DI TINO NICOLOSI

Ci troviamo nel 2009 quando già si parlava di fantomatici percorsi collaudati da “gente del mestiere”, in Italia nascevano nuove associazioni di settore ed il libero associazionismo sportivo equestre iniziava ad avere un forte impulso dettato dalla voglia di condividere sempre più un mondo con regole e visioni sempre più estensive. Si dormiva nei fuori strada, si seguiva un programma dettagliato, si cercava insomma di raggiungere l’obbiettivo, quello di far vivere agli appassionati trekkers un viaggio da ricordare e suscitare in loro la voglia di rifarlo.

Advertisement

Ma quante erano le realtà che si cimentavano in questi progetti?

In realtà poche e con risultati fallimentari. Tutto dipendeva dal finanziamento o meno del progetto, il resto era poi abbozzato da “trekkers” che univano dei puntini su una mappa comprata in edicola unitamente alle conoscenze di base del territorio.

I costi preventivati per realizzare le ippovie di quegli anni erano esorbitanti e a dire il vero sovrastimati, e portavano alla consegna di un progetto che lasciava a desiderare e per la cui fruibilità bisognava contattare chi lo avesse progettato altrimenti si trasformava in una avventura. La svolta avvenne con ENGEA che cosciente di tale realtà e modus operandi volle fortemente studiare un sistema che garantisse non solo la percorribilità delle ippovie ma soprattutto la la vendibilità sul mercato. Nascono così le “Ippovie Italiane Certificate” che ENGEA negli anni ha sempre più perfezionato nel percorso di realizzazione e certificazione.

Dal 2009 al 2018 il sistema era concentrato prevalentemente sulle fasi di collaudo e rilascio della certificazione, dal 2018 ad oggi, si è cresciuti con un sistema di certificazione basato su uno studio più approfondito delle fasi di Raid e studi correlati unitamente a criteri di valutazione come l’impatto ambientale, sforzo fisico animale e integrazione di siti di interesse culturale ed ambientale da visitare, abbreviando di poco le ore a cavallo ed ottenendo cosi due risultati importanti: il primo, creare ippovie che possano essere fruibili anche a neo trekkers ed il secondo, dare l’opportunità di poter vivere l’ippovia come un viaggio culturale, enogastronomico e affascinante, alla ricerca di siti nascosti ed unici nel loro genere.

Chi sono i trekkers che percorrono questi sentieri e come si muove il mercato in tal senso?

La domanda principale che molte amministrazioni chiedono è la seguente: perché fare un’Ippovia? C’è un mercato definito ma l’unico indice che ci suggerisce che esiste questo mercato sono i numeri di amatori e trekkers che ne fanno parte, numeri stimati inferiori alla realtà. Mediante dei sondaggi e studiando come si muove oggi il mercato turistico equestre è possibile fare una classificazione di massima riconoscendo tre categorie coincidenti a tre fette di mercato:

La prima, il “trekkers” del territorio, cioè l’utente con proprio cavallo, scuderizzato presso un circolo ippico o propria abitazione, conoscitore del territorio e che predilige passeggiate domenicali in gruppi di amici prevalentemente relegate al territorio circostante e che occasionalmente partecipa a trekking fuori sede.

La seconda categoria, il trekkers appassionato che spesso non possedendo un proprio cavallo partecipa ai trekking a cavallo organizzati spostandosi nei vari territori e compie viaggi in tutto il mondo ammirando i paesaggi ad altezza di cavallo.

La terza, il trekkers esperto con cavallo di proprietà e che si sposta sia nel proprio territorio che al di fuori in solitaria o in trekking organizzati.

Sulla base di queste categorie di analisi gli utenti della seconda e della terza categoria sono i candidati ad essere i destinatari delle ippovie italiane certificate.

Ovvio precisare che sono categorie di massima ma che rappresentano le realtà principali che muovono il turismo equestre.

Qual è il fallimento di un Ippovia?

Lo descrivo in una chiamata avvenuta nel 2022 a chiusura di un progetto finanziato dall’unione europea per svariate centinaia di euro.

Trekkers: Buongiorno

Ente Parco: Mi dica?

Trekkers: ho visto l’ippovia che promuovete posso avere maggiori informazioni?

Ente Parco: mi dica pure

Trekkers: siamo un gruppo di appassionati e volevamo fare le tappe del versante nord del parco, chi devo contattare

?Ente Parco: l’ippovia è ad oggi ferma, ci sono alcuni tratti impraticabili, se vuole posso darle qualche struttura ricettiva?

Trekkers: quindi con i nostri cavalli dove dobbiamo andare per fare l’ippovia?

Ente parco: Le ripeto, l’ippovia è incompleta

Trekkers: ma ho visto che la promuovete

Ente parco: non so che dirle

Trekkers: buona Gionata

Oggi ENGEA è concretamente sul mercato europeo nella certificazione di questi percorsi garantendone la percorribilità, la sicurezza, l’assistenza e soprattutto la pubblicizzazione nel settore, garantendo la gestione e la spendibilità del progetto finale agli enti territoriali.

A fronte delle cifre esorbitanti percepite da fondi pubblici in realtà i costi per la realizzazione sono irrisori ed il risultato negli ultimi 5 anni ha raccolto entusiasmo e grande soddisfazione da chi ha commissionato l’ippovia nel proprio territorio. I criteri principali sono:

Nessun impatto ambientale

Nessun opere in cemento o infrastrutture (i sentieri li scopriamo attraverso la natura che ce li suggerisce)

Nessun cartellonistica fatiscente (bastano le cartellonistiche nei punti tappa e guide esperte del territorio)

Una moltitudine di professionisti del settore impegnati a monitorare, collaudare e percorrere i sentieri per ottenere un percorso che va a sviluppare, promuovere e vendere il territorio ai trekkers provenienti da tutto il mondo valorizzandone prevalentemente le peculiarità paesaggistiche, enogastronomiche e culturali.

Quanto ci vuole per certificare un’Ippovia?

Dipende molto dal territorio stesso ma ad oggi su 100 km di percorrenza dai 6 ai 12 mesi e con un costo che si aggira tra i 25 ai 30 mila euro.

Sei un circolo ippico, comune, ente parco oppure una fondazione? Oggi abbiamo la possibilità di regalare al territorio un progetto funzionale e di grande sviluppo economico-sociale attraverso le ippovie italiane certificate che come duplice utilità hanno quello di essere fruibili anche per il turismo in Bike ed a piedi.

This article is from: