Energia in Rete - Power in the Grid

Page 1

7

L’età dell’energia The Age of Energy

Energia in Rete. Power in the Grid.

ARCHIVIO STORICO ENEL


Archivio Storico Enel L’Archivio Storico custodisce la documentazione relativa alla storia dell’industria elettrica italiana dalla fine dell’Ottocento e di quasi mezzo secolo di vita di Enel, da quando, con la nazionalizzazione del 1962, oltre 1.270 aziende elettriche confluirono nell’allora ente nazionale per l’energia elettrica. In principio la struttura del nuovo ente risentì dell’influenza delle più grandi e importanti imprese elettriche esistenti all’epoca e, pur ispirandosi a criteri di gestione aderenti alla sua natura di ente pubblico economico, di fatto riprese e proseguì l’attività delle precedenti imprese elettriche private di cui, naturalmente, prese in carico i relativi archivi nonché il personale altamente qualificato: ingegneri, tecnici e maestranze di prim’ordine. Nel 1992, la Soprintendenza Archivistica per il Lazio dichiarò “di notevole interesse storico” tutta la documentazione Enel, riconoscendo altresì “il complesso documentario come fonte di valore unico e di incommensurabile interesse per la storia dell’energia elettrica e per la storia economica nazionale e internazionale dagli inizi del secolo scorso in poi”. Inaugurato a settembre 2008 in una sede unica, a Napoli, l'Archivio Storico Enel promuove iniziative culturali e di studio e garantisce un'agevole consultazione sia con sistemi tradizionali che con l'ausilio dell'inventariazione digitale, valorizzando la conoscenza del patrimonio storico documentale in una visione dell'energia orientata al futuro. The Historical Archive houses documents regarding the history of the Italian electricity industry since the end of the nineteenth century, including the almost half a century that Enel has existed. Enel was established in 1962, when more than 1,270 electricity companies were nationalized to become part of what at that time was the Ente Nazionale per l’Energia Elettrica. The structure of the new entity was influenced by the largest and most important electricity companies of the time, and even though it was based on managerial criteria appropriate to its status as a governmentowned company, it actually continued the activity of the preceding private electricity firms, whose related archives it naturally took charge of, as well as their highly skilled personnel: engineers, technicians, and first-rate workers in general. In 1992, the Soprintendenza Archivistica per il Lazio – the government agency that oversees archives in the Lazio region – declared all of Enel’s documentation to be “of remarkable historical interest”, acknowledging the “collection of documents as a source of unique value and incomparable interest for the history of the electricity industry and Italian and international economic history from the beginning of the twentieth century onwards.” Brought together within a single building in Naples and inaugurated in September 2008, the Enel Historical Archive promotes cultural and scholarly initiatives and facilitates consultation with digital cataloguing as well as traditional systems, enhancing knowledge of our heritage of historical documents for a forward-looking vision of power.

“È il fare quotidiano che caratterizza l’impegno e l’identità di ogni azienda e costituisce il tratto distintivo della sua cultura. È per questa ragione che occorre dare voce alla ricchezza di conoscenze, alla professionalità, all’innovazione, alla capacità di trasformazione continua attraverso il racconto della propria storia industriale che è cultura d’impresa. Senza di questa, l’azienda stessa rischierebbe di non essere percepita nel suo reale valore di generare sviluppo per il Paese e per le generazioni future”. Fulvio Conti Amministratore Delegato e Direttore Generale Enel

“The identity of every company is characterized by its everyday operations, which are the lifeblood of any company’s corporate culture. It is important to give a voice to the wealth of knowledge, professionalism, innovation and an unceasing ability to move forwards by retelling the company’s industrial history, which is the underlying corporate culture. Without this, a company runs the risk of not being perceived for its true value: as a generator of advancement for the nation and for its future generations.” Fulvio Conti Chief Executive Officer and General Manager, Enel

ARCHIVIO STORICO ENEL via Ponte dei Granili, 24 - 80146 Napoli • tel. 081.3674213


Energia in Rete. Power in the Grid. MONOGRAFIA DELL’ARCHIVIO STORICO ENEL MONOGRAPH BY THE ENEL HISTORICAL ARCHIVE


Prefazione Paolo Andrea Colombo Presidente Enel

2

Erano gli ultimi giorni del luglio del 1882 quando, per la prima volta in Italia, vennero illuminati il ridotto della Scala, il caffè Biffi e, qualche settimana più tardi, piazza del Duomo, a Milano. Di lì a poco, l’esperimento fu esteso ai portici settentrionali e ai negozi che vi erano situati, poi al teatro Manzoni, ai magazzini Bocconi, all’Hotel Continental, al Caffè Cova e alla Società Patriottica. Il Comitato per le applicazioni dell’elettricità sistema Edison aveva infatti acquistato, per 250.000 lire, il vecchio Teatro di Santa Radegonda dove vi aveva installato quattro generatrici Jumbo dando vita alla prima centrale elettrica in Europa e seconda al mondo, dopo Menlo Park a New York, realizzando al contempo una prima rete cittadina per 500 metri nei pressi del Duomo. Il gruppo dei promotori del Comitato aveva annunciato alla cittadinanza di essere in grado di fare “illuminazioni di qualsiasi proporzione, sia per le applicazioni isolate in opifici o abitazioni, sia per stazioni centrali d’illuminazione nelle città e nei grandi centri industriali, con macchine dinamo elettriche capaci di alimentare da 30 fino a 1.200 lampade”. La storia dell’industria elettrica e delle sue applicazioni, in Italia, era cominciata. Quattro anni più tardi, nel 1886, l’elettricità faceva la sua comparsa anche per le strade di Roma, di Palermo e di Messina; nel 1888 fu illuminata Livorno e l’anno dopo Genova. Nelle città di maggiori dimensioni come Roma, Milano, Torino,

Firenze, Genova e Napoli si costruivano case di abitazione, s’installavano condotte d’acqua potabile, si stendevano tubature del gas e reti di energia elettrica. Cominciavano anche i primi tentativi di trasformare i vecchi trasporti pubblici a cavalli in linee a trazione elettrica. E anche gli allacciamenti di forza motrice a stabilimenti industriali procedevano rapidamente. Ogni città d’una qualche importanza aveva la sua azienda produttrice e distributrice d’energia elettrica; i problemi del trasporto a grande distanza cominciavano appena ad essere studiati, ma la loro applicazione pratica non era ancora stata risolta, sicché ogni azienda era un nucleo isolato e autosufficiente. Ma il consumo cresceva ormai con un ritmo che era nettamente superiore alle possibilità d’una offerta locale, in buona parte ancora fondata sulla produzione termica. Così la lotta tra le società elettriche si sviluppò sull’accaparramento delle concessioni idroelettriche di sfruttamento più conveniente e, soprattutto, sulla costruzione delle prime linee di trasporto a grande distanza. Fu un italiano, l’ingegnere Carlo Esterle, che nel 1892 gestì e realizzò la prima linea di trasporto al mondo, a carattere industriale e a corrente alternata, che dall’impianto di Tivoli con una linea di 27 chilometri a 5.000 Volt portò a Roma, nella stazione ricevitrice di Porta Pia, l’energia prodotta dalla centrale. Dunque, all’inizio del Novecento, avveniva una


Foreword Paolo Andrea Colombo Chairman, Enel

It was the last few days of July 1882 when the foyer of La Scala theatre and the Biffi café in Milan were electrically lit for the first time in Italy, followed a few weeks later by the Piazza del Duomo. Not long afterwards, the experiment was extended to the arcades in the north of the city and the shops there, followed by the Manzoni theatre, the Bocconi department stores, the Hotel Continental, the Cova café and the Società Patriottica. The committee for the Edison system electrical applications had purchased the former Santa Radegonda Theatre for 250,000 lire and had installed four Jumbo generators there, creating the first electric power station in Europe and the second in the world, after Menlo Park in New York. At the same time they created the first city network covering 500 metres as far as the La Scala theatre. The Committee’s group of promoters announced to the citizens that they were able to create “lighting of all dimensions, whether for isolated applications in factories or homes, or for central electric lighting stations in the city and in the large industrial centres, using electric dynamos capable of supplying from 30 to 1,200 lights”. The history of the electricity industry and its applications in Italy had begun. Four years later, in 1886, electric lighting also appeared on the streets of Rome, Palermo and Messina; Livorno was electrically lit in 1888 and Genoa in the following year. In the larger cities

such as Rome, Milan, Turin, Florence, Genoa and Naples, houses were being constructed and water mains, gas pipes and electricity cables installed. The first attempts were also being made to transform the old forms of public transport from horse-drawn to electrically-powered transport. The connections for motive power systems in industrial plants were also advancing rapidly. Every city of any significance had its own company for the production and distribution of electricity; the problems of long-distance transmission were just beginning to be studied but their practical application had not yet been resolved, so each company was an isolated, self-sufficient nucleus. But consumption was now growing at a rate far higher than local supply could meet, since this was still mainly based on thermal power production. So the battle between the electricity companies developed from the buying up of hydroelectric concessions which could be exploited more cheaply and, above all, from the construction of the first long-distance transmission lines. It was an Italian engineer, Carlo Esterle, who set up and constructed the first transmission line in the world in 1892, an industrial-style, alternating current power line in Rome, 27 kilometres long and capable of transmitting 5,000 volts, that carried the energy produced by the power plant at Tivoli to the power station at Porta Pia.

3


4

trasformazione nella vita sociale e in quella privata, così come nelle attività lavorative: un’illuminazione più intensa, regolare e sicura nelle abitazioni, nelle strade, nelle piazze dei centri abitati, l’avvio di trasporti pubblici elettrici nelle grandi e medie città, la prima elettrificazione delle linee ferroviarie. Si pensi che nel 1914 l’Italia deteneva un primato continentale per chilometri elettrificati. Nelle centrali di produzione la potenza installata passava da 86.000 (dato al 1895) a circa 1.000.000 di chilowattora (dato al 1914) e i comuni illuminati elettricamente passavano da 410 a circa 4.600. La Prima Guerra Mondiale fece da volano allo sviluppo dell’industria elettrica: il costo più elevato del carbone e la sua più difficile importazione promossero l’uso di energia elettrica in tutte le attività industriali a cominciare dalla siderurgia. Tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, avvenne la costruzione delle reti di grande estensione, la creazione di nuovi sistemi territoriali, la concentrazione tecnica e la razionalizzazione industriale così come la prima apparizione degli elettrodomestici nelle case degli italiani: scaldabagni, ferri da stiro, apparecchi radio. Nel 1936 gli abbonati alla radio erano circa 30.000. Alla fine della guerra, era stato distrutto circa un quarto del valore patrimoniale complessivo degli impianti di produzione, trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica, in particolare nel centro sud. Nel 1945, la producibilità di energia elettrica nel centro sud si ridusse al 15% rispetto a quella prebellica, mentre al nord la situazione era nettamente migliore rimanendo vicina al 90%. Già negli anni Cinquanta, la produzione di energia

elettrica si sviluppava a un ritmo di circa il 7% annuo e il consumo procapite di energia elettrica del Paese, fino agli inizi degli anni Sessanta, era vistoso e portava a un considerevole avvicinamento ai consumi dei paesi industrialmente più avanzati. Ma nel 1957 il 30% circa degli abitanti del Mezzogiorno era ancora privo di illuminazione domestica: e così, il 27 novembre 1962, la Camera dei Deputati approvò in via definitiva, dopo un lungo dibattito parlamentare, il provvedimento di nazionalizzazione del sistema elettrico, con l’obiettivo di utilizzare in modo ottimale le risorse, di soddisfare la crescente domanda di energia e di consentire condizioni uniformi di trattamento, cercando di ridurre, se non eliminare, quella disparità nei consumi elettrici tra nord e sud che rappresentava l’indice più evidente e preoccupante del divario economico tra settentrione e meridione d’Italia. Il 6 dicembre dello stesso anno il provvedimento diventa legge: nasce così Enel, Ente Nazionale per l’Energia Elettrica, al quale la legge riserva il compito di esercitare le attività di produzione, importazione ed esportazione, trasporto, trasformazione, distribuzione e vendita dell’energia elettrica. Oltre ai necessari adempimenti per dotarsi di un’organizzazione centrale e territoriale in grado di soddisfare le proprie esigenze funzionali, il nuovo ente deve anche mettere ordine a un sistema elettrico parcellizzato e dalle caratteristiche non omogenee. Uno degli scogli da superare nell’immediato è rappresentato proprio dalla disomogeneità della rete di distribuzione. Con il trasferimento all’Enel delle ex imprese elettriche,


So the beginning of the 20th century saw a transformation in social and private life, as well as in the world of work: brighter, safer and more constant illumination in homes, on the streets and in the piazzas of urban centres, the first electric means of public transport in the large and medium-sized cities and the first electrified railway lines. In fact, in 1914 Italy was the leading continental country in terms of kilometres of electrification. In the power plants, the installed capacity increased from 86,000 kW (in 1895) to about 1,000,000 kW (in 1914) and the number of towns with electric lighting went from 410 to about 4,600. The First World War was the driving force behind the development of the electricity industry: the higher cost of coal and greater difficulties in importing it led to the use of electric power in all industrial activities, starting with the iron and steel industry. The period between the First and Second World Wars saw the creation of the first large distribution networks and construction of new systems across the territory, as well as technological concentration and industrial rationalization, while the first electrical appliances began to appear in Italian homes: water heaters, irons and radio sets. In 1936, 30,000 people had a radio licence. By the end of the war, about a quarter of the entire asset value of Italy’s electricity production, transmission and distribution plants had been destroyed, particularly in the centre and south of the country. In 1945, the electricity generation capacity in the centre and south had fallen to 15% of its pre-war levels, while the

situation was much better in the north, remaining close to 90%. By the 1950s, the production of electricity was already growing at a rate of about 7% a year while Italy’s per capita power consumption reached an impressive level at the beginning of the 1960s, catching up significantly with the consumption of the more industrially advanced countries. However, 30% of the inhabitants of the south of Italy were still without electricity in their homes in 1957; thus, on 27 November 1962, after a long parliamentary debate, the Chamber of Deputies of the Italian parliament approved once and for all a bill for the nationalization of the electricity system, with the aim of making the most efficient use of resources, satisfying the growing demand for power and permitting uniform terms and conditions of service, in an attempt to reduce, if not eliminate, the disparity in electricity consumption between the north and south that was the most obvious and worrying indication of the economic divide between the north and south of Italy. On 6 December that year, the bill was passed into law, leading to the creation of ENEL, the Italian National Electricity Board, which was allocated powers under the law to carry out the production, import and export, transmission, transformation, distribution and sale of electrical power. In addition to taking the necessary steps to set up a central and nationwide organization that could meet its own operational requirements, the new company also had to reorganize an electricity system that was sub-divided into different segments with different characteristics. One of the obstacles that

5


6

viene infatti acquisito un sistema in cui, sulle reti a media tensione, esistono ben 30 differenti livelli di tensione. Sulle reti di bassa, poi, mentre il 90% delle utenze trasferite all’Enel è alimentato a tensioni definite per legge “normali”, il rimanente è alimentato a tensioni “consentite” o anomale. Questo soprattutto sulle reti delle imprese minori, sulle quali, altresì, la situazione è particolarmente precaria, anche dal punto di vista della sicurezza. Nasce, così, in Enel, il Centro Nazionale di Dispacciamento di Roma che ha il compito di gestire e utilizzare in maniera coordinata, su base nazionale, gli impianti di produzione, la rete di trasmissione e l’interconnessione con l’estero: in pratica, è il “cervello” dell’intero sistema elettrico italiano. A seguito di un’indagine del nuovo ente, terminata nel novembre 1965, risulta che, a quella data, 1.210.000 italiani che risiedono permanentemente nella loro abitazione sono sprovvisti di energia elettrica (2,3% del totale della popolazione residente), mentre sono 490.000 quelli residenti solo stagionalmente che non sono allacciati alla rete elettrica. Parte così la campagna di Elettrificazione Rurale inserita nel 2° Piano Verde approvato dal Parlamento. I primi cinque anni di attività dell’Enel, sono perciò contraddistinti dall’impegno nel riordino, nell’ammodernamento e sviluppo della rete di distribuzione, dall’avvio delle opere per la realizzazione delle dorsali a 380 chilovolt e dal collegamento elettrico mediante cavi sottomarini con le isole Sardegna, Elba e Ischia. Nell’arco dei primi quattro anni dall’istituzione dell’Enel, la rete

elettrica passa dai 359.533 chilometri iniziali ai 459.732; gli utenti passano da 13.030.000 a 16.380.000; la produzione da 45.745 a 61.677 gigawattora. Dopo che gli obiettivi primari di pubblica utilità assegnati originariamente all’ente erano stati raggiunti, si è aperto, trent’anni più tardi, un anno di cambiamento radicale nel settore giuridico istituzionale del settore elettrico nazionale. Con un decreto legge dell’11 luglio 1992, convertito in legge l’8 agosto, Enel diventa Società per Azioni nella prospettiva di una futura privatizzazione. Alla nuova Società vengono attribuite in concessione le medesime attività che prima erano riservate all’ente per legge e il Ministero del Tesoro diviene l’azionista unico. L’apertura del nuovo ciclo impone uno sguardo al passato e la verifica del raggiungimento di quegli obiettivi che avevano determinato la nascita dell’ente elettrico. Negli anni Novanta, in coincidenza con la progressiva liberalizzazione del mercato elettrico, si raggiungono notevoli miglioramenti sia nel campo della gestione degli impianti che nella riduzione delle perdite sulla rete di trasmissione e distribuzione, che dall’11% sono scese al 6,9%, valore tra i più bassi nei paesi industrializzati. La rete ha raggiunto i 975.084 chilometri contro gli 877.979 di inizio periodo e gli utenti sono passati da 25.988.000 a 27.710.000. La trasformazione in Società dell’Enel ha portato con sé il naturale passaggio dei cittadini dalla condizione di “utenti” a quella di “clienti”. Non è un cambiamento puramente verbale, è una modificazione soprattutto concettuale che impegna Enel a


had to be overcome straight away was the lack of uniformity in the distribution network. The transfer of the former electricity companies to ENEL meant the acquisition of a system in which there were at least 30 different voltage levels on the mediumvoltage networks. Meanwhile, on the low-voltage networks, while 90% of the consumers transferred to ENEL were supplied by lines defined under the law as “normal” voltage, the rest were supplied with “permitted” or abnormal voltage. This occurred mainly on the grids of minor companies where the situation was particularly precarious, including from the point of view of safety. This led to the creation of ENEL’s National Distribution centre in Rome, which was allotted the task of managing and using the production plants, transmission network and international connections in a coordinated way throughout Italy: basically it was the “brain” of Italy’s entire electricity system. Following an investigation by the new authority, which was concluded in November 1965, it was found that on that date 1,210,000 Italians who were permanently resident in their homes, were without electricity (2.3% of the total resident population), while 490,000 of people who were seasonally resident were not connected to the electricity system. This led to the campaign for Rural Electrification, which was inserted into the Second Green Paper approved by Parliament. So the first five years of ENEL’s activity were devoted to the reorganization, modernization and development of the distribution network, the start of work on reorganizing the 380 kV main

distributors and the setting up of connections to the islands of Sardinia, Elba and Ischia via undersea cables. During the first four years after ENEL was set up, the electrical network grew from the initial 359,533 kilometres to 459,732 kilometres; users increased from 13,030,000 to 16,380,000 and production from 45,745 GWh to 61,677 GWh. Having achieved the primary public utility objectives that had originally been set for the company, a year of radical change took place thirty years later in the judicial and institutional area of the national electricity sector. Under the legislative decree of 11 July 1992, passed into law on 8 August, ENEL became a joint-stock company with a view to future privatization. The new company was granted in concession the same activities that had formerly been reserved to the company by law and the Treasury became the sole share holder. The opening of this new cycle called for a look at the past and an evaluation of the achievement of the objectives that had led to the creation of the electricity authority. During the 1990s, with the progressive liberalization of the electricity market, there were notable improvements both in plant management and in the reduction of losses on the transmission and distribution networks which fell from 11% to 6.9%, one of the lowest rates in the industrialized countries. The network reached 975,084 kilometres compared to the 877,979 of the beginning of the period and users went from 25,988,000 to 27,710,000. The transformation of ENEL into a joint-stock company brought with it the natural transformation of the citizens from “users” to “customers”. This was not simply a

7


8

rivedere tutto il suo rapporto con il cliente, improntandolo alla massima trasparenza e alla qualità del servizio reso. Di qui l’introduzione di una serie di iniziative destinate a facilitare questo rapporto e a rendere più semplici al cliente la comprensione della bolletta, il suo pagamento, la stipula dei contratti e la segnalazione dei guasti. In particolare, l’introduzione della telegestione della rete di distribuzione è un ulteriore e innovativo passo nel miglioramento della qualità del servizio. La rete elettrica ha contribuito, più di ogni altra cosa, alla trasformazione delle città e del modo di vivere in esse. Anche oggi, a fronte di una domanda energetica sempre crescente, di risorse limitate e della necessità di individuare delle misure concrete per contrastare il cambiamento climatico, la rete, in una concezione più moderna, torna ad essere uno dei fattori chiave per le determinazione di un nuovo modello urbano. Una città sostenibile, a misura d’uomo, sensibile alle dinamiche socioeconomiche, politiche e ambientali necessita infatti di infrastrutture altrettanto intelligenti. La rete elettrica si evolve, facendo propria una logica di funzionamento simile a quella di internet, diventa intelligente e in grado di coniugare l’utilizzo di tecnologie tradizionali con soluzioni digitali innovative. Ciò che ha reso possibile la reinterpretazione del funzionamento della rete elettrica tradizionale è senza dubbio l’introduzione, a partire dal 1999 e per la prima volta al mondo, del contatore elettronico, un primato della nostra Azienda. Oggi, in Italia sono più di 36 milioni i contatori elettronici installati che, grazie ad una tecnologia tutta italiana, consentono di realizzare

rapidamente e a distanza, attraverso sistemi di gestione e lettura telematica, molte operazioni che in precedenza richiedevano più tempo e la presenza di un operatore specializzato. L’abitazione diventa una piccola centrale in grado di immettere energia nella rete e di dialogare con essa. Grazie all’installazione dei contatori elettronici, Enel ha di fatto aperto la strada alle reti del futuro: le smart grid rappresentano un nuovo paradigma per il sistema elettrico, una rete intelligente che può integrare le rinnovabili, consentire la mobilità elettrica e la differenziazione delle tariffe incentivando il consumo razionale. Ora stiamo esportando il progetto all’estero: dall’Italia, primo Paese al mondo ad adottarli, i contatori elettronici sono diventati e diventeranno presto una realtà diffusa in Spagna, Russia e altri paesi europei. Il livello di innovazione raggiunto nello sviluppo di sistemi intelligenti di gestione della rete pone l’Italia in prima linea anche nella diffusione della mobilità elettrica. L’installazione di punti di ricarica pubblici e domestici, dotati al loro interno di un contatore intelligente, personalizzati sulle esigenze di mobilità e abitative dei cittadini, l’opportunità di ricaricare in maniera semplice, veloce e sicura l’automobile rientrano anch’essi in un progetto più ampio di smart city che rispetta l’ambiente e le future generazioni. Sono convinto che la gestione efficiente e intelligente dell’energia cambierà lo sviluppo delle società future che, per essere sostenibili, dovranno necessariamente essere anche più smart.


matter of words, but was above all a conceptual change which committed ENEL to reviewing its entire relationship with its customers, placing the focus on absolute transparency and quality in the services provided. This led to the introduction of a series of initiatives designed to facilitate the relationship and make it simpler for the customer to understand their bills, payments, drawing up of the contracts and reporting faults. The introduction of telemanagement of the distribution networks, in particular, was a further innovative step in the improvement of the quality of service. The electricity network has contributed more than anything else to the transformation of cities and the urban way of life. Even today, with an everincreasing demand for energy, limited resources and the need to identify concrete measures to tackle climate change, the electricity system, in a more modern form, has again become one of the key factors in defining a new urban model. Indeed, a sustainable city on a human scale and responsive to socio-economic, political and environmental dynamics, requires an equally intelligent infrastructure. The electricity network is evolving, implementing an operating logic similar to that of the internet, and is becoming intelligent and capable of combining the use of traditional technologies with innovative digital solutions. It was without doubt the introduction of the electronic meter, starting in 1999 for the first time in the world, that made it possible to reinterpret the functioning of the traditional electricity network – a world first for our company. Today more than 36 million meters have

been installed, which, thanks to an all-Italian technology, allow many operations to be carried out speedily and from a distance, using electronic management and reading systems, that previously required more time and the presence of a trained operator. The home is becoming a small power station able to feed energy into the mains supply and to dialogue with it. Thanks to the installation of electronic meters, ENEL has opened the way to the networks of the future: the smart grid represents a new paradigm for the electricity system, an intelligent network that can integrate the renewables and allow electric mobility and differentiation of tariffs, encouraging rational consumption. We are now exporting the project abroad: after Italy, the first country in the world to adopt them, electronic meters have become or will soon become a reality in Spain, Russia and other European countries. The level of innovation achieved in the development of intelligent systems to manage the network has also made Italy a world leader in the spread of electric mobility. The installation of charging points in public and at home, equipped with internal intelligent meters and personalized to suit the needs of citizens both at home and out and about, the opportunity to recharge cars simply, quickly and safely is also part of a larger project for the smart city which has respect for the environment and for future generations. I am convinced that the efficient and intelligent management of energy will change the development of future societies which, in order to be sustainable, will also have to become smarter.

9


Lo scenario Livio Gallo Amministratore Delegato Enel Distribuzione

10

L’esponenziale evoluzione tecnologica che caratterizza la nostra realtà e l’imponente fenomeno delle mega city che si sta presentando in gran parte del mondo, costituiscono degli elementi paradigmatici della nostra attualità, sui quali vale la pena porre tutti molta attenzione. È necessario farlo perché la loro combinazione intelligente, organizzata e rispettosa dell’ambiente, può produrre un futuro per le attuali e prossime generazioni. Un futuro che passa necessariamente per le innovazioni tecnologiche, quali ad esempio le smart grids, che richiedono importanti ma necessari investimenti. Le rapidissime evoluzioni tecnologiche che contraddistinguono il periodo storico in cui viviamo ci consentono oggi di ribadire come “we live in exponential times”. Già a partire dal 1965, Gordon Moore osservò come le innovazioni dell’Information and Communication Technology che hanno caratterizzato il secondo dopoguerra sono state guidate da una legge empirica che in seguito assunse il suo nome: l’allora giovane CEO di un’altrettanto giovane Intel Corporation ebbe l’intuizione che la potenza di calcolo dei dispositivi elettronici potesse raddoppiare ogni 18 mesi e così è stato negli ultimi 50 anni, una crescita esponenziale inarrestabile. Nessuna tecnologia, tantomeno gruppo di tecnologie, nell’intera storia dell’umanità ha mai avuto una tale crescita, sviluppo e diffusione per tutto questo tempo. Di conseguenza, mentre la radio

ha impiegato 38 anni per raggiungere 50 milioni di utenti e la televisione ne ha impiegati poco più di dieci, a Facebook sono bastati solo due anni per raggiungere lo stesso risultato. I dispositivi intelligenti stanno diventando sempre più diffusi nella vita comune e da più di un decennio si parla ormai di Wireless Sensors Networks, ovvero sciami di sensori distribuiti più o meno uniformemente a livello geografico in grado di raccogliere informazioni dall’ambiente circostante, elaborate poi per generare conoscenza. Una tecnologia questa che si presta a innumerevoli applicazioni che vanno dal monitoraggio dei beni culturali alla sicurezza fisica, fino ad arrivare al monitoraggio dei consumi energetici di ogni singolo sistema, permettendo di migliorarne l’efficienza energetica. Questo concetto molto probabilmente si spingerà ancora oltre e, secondo stime di esperti, entro il 2020 ci saranno 7 trilioni di dispositivi intelligenti per 7 miliardi di persone, una media quindi di circa mille dispositivi intelligenti per ogni persona collegati a internet che creeranno quella che già da qualche anno è definita come “Internet of Things” (ovvero una realtà che acquisisce un ruolo attivo grazie al collegamento con la rete). Quale sia la portata del cambiamento rappresentato da queste tecnologie possiamo solo tentare di immaginarla se pensiamo che appena dieci anni fa non esisteva nemmeno il concetto di smartphone.


Some Context Livio Gallo Chief Executive Officer of Enel Distribuzione

The exponential development of technology that is such a feature of our times, and the striking phenomenon of the “mega cities” that are mushrooming throughout the world are issues to which we should pay close heed, because they are paradigmatic of our current situation. We must pay attention, because an intelligent combination of the two phenomena in a structured and environmentally friendly way is the best way to build a future for the next generations. The future hinges on technological innovations such as smart grids, which require investment as considerable as it is necessary. In light of the very rapid technological developments that characterise this current moment in history, we can certainly declare that “we live in exponential times”. Already in 1965, Gordon Moore observed how information and communication technology innovations, which were such a feature in the period following the Second World War, were following an empirical law that was later to be named after him. Moore, then the young CEO of the equally young Intel Corporation, realised that the computing power of electronic devices was doubling every 18 months, and “Moore’s Law” has continued to hold true over the past 50 years and resulted in exponential and unstoppable growth. No technology or group of technologies in the entire history of mankind has ever grown so fast, developed so far and

spread so wide at such an unflagging rate. Whereas the radio took 38 years to reach 50 million users, and television took a little over ten years to achieve the same, Facebook did it in just two years. Intelligent devices are becoming more common in everyday life. For more than a decade now, the talk has been of Wireless Sensors Networks, which consist of swarms of geographically disseminated sensors that are able to gather, collate and process information from the environment and turn it into knowledge. This technology lends itself to many applications, ranging from the monitoring of cultural heritage to protecting people from physical harm. It can also be deployed to log the energy consumption of any system, which opens the door to important efficiency improvements. This technology seems destined to make considerable headway and, according to expert estimates, by 2020 there will be 7 trillion intelligent devices in a world of 7 billion people. That translates into an average of about a thousand intelligent devices for each person, with each device connected to the internet, giving rise to the “Internet of Things”, to use a phrase coined a few years ago. Reality, no longer a passive state, will acquire an active role by virtue of its connection to the network. We can barely imagine the scope of the change that these technologies may bring about, especially if we remember that just ten years ago,

11


12

Un altro mega trend che sta caratterizzando gli ultimi decenni è rappresentato dal fenomeno delle mega city, il forte fenomeno di antropizzazione e urbanizzazione che porterà alla formazione di enormi conglomerati urbani con decine di milioni di abitanti. In Europa non abbiamo città come Mumbay, con più di 20 milioni di abitanti, come San Paolo o Città del Messico. Londra e Parigi non hanno queste dimensioni, ma potranno formare insieme una mega city entro qualche decennio in quanto le mega city non vanno pensate solamente come città in sé - intese come downtown – ma vanno considerate come un contesto territoriale in cui i cittadini si muovono e si muoveranno sempre di più anche grazie allo sviluppo viario e ferroviario; in tali conglomerati avranno luogo enormi quantitativi di scambi economico-culturali, rendendo questi vasti conglomerati urbani un continuum economico, sociale e culturale. All’interno di questo trend possiamo immaginare Milano e l’intera pianura padana da Torino a Verona come una mega city del futuro. Tutto questo fa pensare quindi che le città saranno sicuramente un grande elemento di rischio per quanto riguarda la qualità della vita e dei servizi ai cittadini, ma al contempo rappresenteranno anche un elemento di opportunità. A tal proposito è sicuramente positivo che nello sviluppo delle città è e sta diventando sempre più un elemento rilevante la teoria dell’ecological foot print, ovvero dell’impatto dell’uomo sull’ambiente in cui vive sviluppata da William Rees nel 1992.

In questo scenario di rapida evoluzione le infrastrutture svolgono certamente un ruolo importantissimo, diventando sempre più smart, offrendo servizi avanzati e qualitativamente migliori alla cittadinanza delle mega city e non solo. Le parole chiave sono convergenza e sinergia tra i grandi operatori di infrastrutture, tra i grandi player tecnologici del paese nonché sviluppo armonico e sinergico per raggiungere gli stessi obiettivi. Quindi una convergenza di obiettivi di qualità, priorità negli interventi e di timing, è sicuramente essenziale. Pertanto, l’infrastruttura diventerà un fattore abilitante per tutta una serie di interventi per un futuro più sostenibile. In particolare, vediamo un importante ruolo della rete elettrica che rappresenta e rappresenterà sempre più la rete nervosa delle nostre città, dotata di intelligenza distribuita e in grado di interfacciarsi con migliaia di sensori e attuatori; tale rete si sta sempre più sviluppando verso la wireless sensor network, che alimenterà hub informativi in grado di raccogliere ed elaborare dati riguardanti i flussi energetici (energia elettrica, gas e calore) e altre informazioni utili alla cittadinanza come livello di traffico, qualità dell’aria e altri parametri ambientali. In particolare, la rete elettrica diventerà sempre più intelligente seguendo il radicale mutamento che l’intero settore energetico sta affrontando, con l’introduzione della generazione distribuita da fonti rinnovabili, con la necessità di rendere partecipe il cliente e con nuovi utilizzi del vettore elettrico al fine di raggiungere i target ambientali fissati a livello comunitario. Di conseguenza si sta


even the concept of smartphones did not exist. Another major trend in recent decades is the emergence of the idea of the “megacity”, a compelling phenomenon of human settlement and urbanisation that will lead to the formation of huge urban conglomerates containing tens of millions of people. In Europe we have no cities like Mumbai, with over 20 million inhabitants, or Sao Paulo or Mexico City. London and Paris are not on this scale, but it is possible that they might merge within a few decades to form a new megacity. The megacity should not be thought of in purely urban terms as if it were a place with a single downtown. Rather, it should be seen as a large territorial area in which citizens move with increasing ease thanks to the development of advanced road and rail. These huge urban conglomerates will enable economic and cultural exchange on a massive scale. The megacity will essentially form a continuum of economic, social and cultural development. Looking forwards, we might imagine a day when Milan and the entire Po Valley from Turin to Verona become a single megacity. Megacities could, of course, jeopardise our quality of life, but, at the same time, they offer a great opportunity. Given the direction development has taken, it is certainly a good thing that greater attention and importance is being accorded to the notion of the “ecological footprint” as developed by William Rees in 1992 (referring to the impact that man has on the environment). In this rapidly changing scenario, infrastructure

becomes a matter of pre-eminent interest. As it gets “smarter”, infrastructure will become capable of guaranteeing advanced and qualityenhanced services to the future inhabitants of the megacities and beyond. Convergence and synergy are the key words here, and they refer to the coming together of interests – those of large infrastructure firms and the major technology companies – to work harmoniously towards common goals. It is therefore essential to reach a common understanding on what should be our quality objectives, what priorities need to be set and what the timescales should be. Infrastructure is destined to become the enabling force behind a variety of initiatives for the building of a more sustainable future. In particular, we foresee an important role for the electricity grid which has always been, and will continue to be, a sort of neural network of our cities. As such, it is pervaded by distributed intelligence and is capable of interfacing with thousands of sensors and actuators. The network is now making more use of “wireless sensor networks” that are capable of feeding intelligence to the IT-based hub, which takes in and processes masses of data relating to energy flows (electricity, gas and heat) and provides useful information to the citizens about traffic, air quality and other environmental parameters. In particular, the grid will become increasingly intelligent, in which respect it will simply be reflecting the changes that have taken place in the energy sector as a whole with the arrival of

13


14

superando il paradigma di esercizio della rete elettrica caratterizzato da flussi energetici monodirezionali, che partono dalle grandi centrali di generazione fino ai clienti finali attraverso la rete di trasmissione e distribuzione; tale paradigma è gradualmente sostituito da uno nuovo con flussi energetici bidirezionali che possono anche partire dai clienti finali (diventati al tempo stesso producers e consumers, ovvero prosumers). Attualmente, sulla rete di Enel, sono connessi più di 24.000 megawatt di generazione distribuita, per un totale di più di 460.000 impianti. Sette anni fa erano connessi solo qualche centinaia di impianti, mentre oggi quasi la metà della potenza di picco assorbita a livello nazionale viene generata sulle reti di distribuzione dalla generazione distribuita e non più dalle grandi centrali. Un altro aspetto su cui stiamo lavorando in modo importante è la promozione di nuove applicazioni del vettore elettrico e, in particolare, lo sviluppo della mobilità elettrica; inoltre, in aggiunta alla semplice ricarica dei veicoli elettrici, si stanno studiando una serie di applicazioni avanzate per permettere nel futuro a milioni di veicoli elettrici connessi alla rete elettrica di utilizzare le proprie batterie per fornire servizi alla rete, il cosiddetto vehicle to grid. Noi pensiamo che il modello del distributore aperto, terza parte indipendente, che si basa su una colonnina di ricarica intelligente parte della rete basata sul contatore elettronico e in grado di riconoscere il cliente, dialogare con il veicolo, e di ottimizzare i carichi elettrici senza ulteriori investimenti sulla rete, sia sicuramente un modello importante per abbattere le emissioni

all’interno delle nostre città per il trasporto delle persone e delle merci. Le infrastrutture gestite dai distributori elettrici permettono di inviare la bolletta dove e quando il guidatore lo desideri, riconoscendo il contratto di fornitura di energia del cliente indipendentemente dal luogo nel quale ricarica. All’interno del concetto di mobilità è insito il concetto di standard di interoperabilità: non è sostenibile un modello nel quale un’auto possa ricaricarsi solamente in un’area geografica e non in un’altra, così come è considerato ovvio che si possa fare il pieno di diesel in qualsiasi stazione di servizio. Una sola soluzione standard non solo per il nostro Paese ma anche per l’Europa. Un altro obiettivo cardine delle reti elettriche del futuro è il coinvolgimento attivo dei clienti che sempre più diventeranno, e in parte sono già diventati, protagonisti nel mondo dell’energia e, soprattutto, nel mercato: al giorno d’oggi in Italia ci sono più di 400.000 clienti che sono anche produttori attraverso, per esempio, piccoli impianti fotovoltaici installati sul tetto delle proprie abitazioni. In gergo tali clienti vengono indicati con il termine prosumers ovvero produttori (producers) che sono al tempo stesso anche consumatori (consumers). Che cosa comporta tutto questo? La necessità di introdurre una serie di innovazioni tecnologiche quali l’intelligenza distribuita su tutta l’infrastruttura elettrica; grazie all’intelligenza distribuita è possibile compiere previsioni di consumo e di generazione da parte delle fonti rinnovabili, modificando la configurazione della rete stessa, che oggi deve essere in grado di


distributed generation from renewable sources, along with a new form of engagement with customers and the quest to achieve the environmental targets set at Community level. Consequently, the vision of the power grid as something that carries energy from a large power station to the final customers by means of oneway transmission and distribution is outmoded. The grid is becoming bidirectional, and energy input may even come from end-customers who are at once producers and consumers. Currently, the Enel network carries more than 24,000 megawatts of distributed power generated by more than 460,000 installations. Seven years ago, the connections were just several hundred, whereas now, nearly half of the peak power consumption at the national level is dispatched from distributed generation points rather than from large power stations. Another area in which we are hard at work concerns the promotion of new ways of putting electricity to practical use and, in particular, the development of electric-powered transport. Studies are currently underway into the development of an advanced system that, rather than simply recharging electric cars, will link millions of them together in a “vehicle-to-grid” configuration so that their batteries can be used for network services. We believe that the way forward is to build open recharging points that are one third independent. Each intelligent recharging column would draw its power from the grid, meter the power dispensed, recognise the customer, interface with the vehicle and

optimise the charge delivered. No further investment in the grid would be necessary. Such a system would reduce emissions in our cities caused by the transportation of people and goods. The electricity distribution points would be based on an infrastructure capable of billing customers when and where they prefer, since the electricity contract would remain independent of where the recharging was done. Mobility automatically implies interoperability. A system that enables a vehicle to recharge in a given geographical area but not another is unviable. Recharging should be as easy as filling up with diesel at any service station, and a single standard solution is therefore required not just for Italy, but also for all Europe. Another strategic objective of the electricity networks of the future is to secure the active involvement of customers who will take on – and, to a certain extent, have already taken on – an active role in the world of energy and the market. Already in Italy, more than 400,000 customers are also electricity producers thanks to, for example, small photovoltaic systems installed on the roofs of their homes. In the jargon these customers are referred to by the portmanteau term “prosumers”, that is to say they are producers who are also consumers. Where is all this leading? It is necessary to introduce a series of technological innovations such as building distributed intelligence into the entire electrical infrastructure. Once that has been done, it will be possible to forecast the levels of consumption and generation from

15


16

gestire flussi bidirezionali di energia non solo nello spazio, ma anche nel tempo, con l’introduzione dei sistemi di accumulo. Per raggiungere questi risultati occorreranno anni di lavoro e investimenti in reti intelligenti che, a livello europeo, sino al 2020 ammonteranno a circa 60 miliardi di euro. Le diverse infrastrutture non solo si svilupperanno singolarmente, ma convergeranno l’una con l’altra in modo da creare una tela sopra la quale si svilupperanno le mega city e le smart city. Per esempio stiamo già osservando una progressiva convergenza (auspicata anche dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas) del mondo elettrico e di quello gas: a breve verranno avviati progetti di telegestione elettrico-gas che permetteranno di sfruttare le sinergie tra due infrastrutture che storicamente si trovano affiancate. Un altro esempio è rappresentato dall’infrastruttura di trasporto e dall’infrastruttura elettrica che si svilupperanno sempre più sinergicamente con l’introduzione massiva della mobilità elettrica per il trasporto di persone e di merci: basti pensare che in una recente Comunicazione della Commissione Europea sono previste più di un milione di infrastrutture di ricarica pubblicamente accessibili in Italia entro il 2020. Pensiamo che l’infrastruttura elettrica possa essere di supporto allo sviluppo della mobilità elettrica non solamente riguardo a temi di ricarica dei veicoli, ma anche per il controllo elettronico e il monitoraggio dei veicoli. Le reti di comunicazione, caratterizzate sempre più da una larga ampiezza di banda e dall’essere sempre attive (in gergo always-on), sono sempre

più necessarie per un numero crescente di applicazioni: basti pensare che al giorno d’oggi in un anno vengono generati 4 exabyte di informazioni uniche, un quantitativo ben superiore a quanto generato nei precedenti 5.000 anni di storia dell’umanità, un quantitativo di informazione che transita attraverso reti di comunicazione sempre più tecnologicamente avanzate e diffuse sul territorio nazionale; tecnologie come la banda-larga e la quarta generazione di telefonia mobile saranno necessarie non solo per le applicazioni consumer, ma supporteranno anche il monitoraggio e controllo delle altre infrastrutture che saranno e sono sempre più permeate da tecnologie Ict. Tutta l’evoluzione delle infrastrutture permettarà di reinventare le nostre città e, soprattutto le mega city che diventeranno sempre più smart, appunto smart city. Le smart city riguardano un modello di città a ridottissimo impatto ambientale, come promosso dall’Unione Europea, e che prevede che tali città tecnologiche debbano ridurre le proprie emissioni di CO2 di un 20% in più rispetto agli obiettivi nazionali, raggiungendo tassi molto elevati di sviluppo sostenibile. Inoltre, la Commissione Europea prevede la necessità di investimenti per circa 60 miliardi di euro in tecnologie smart grids entro il 2020. Questi obiettivi sono decisamente sfidanti, ma sono anche una grande opportunità di sviluppo, in termini tecnologici ed economici, che può essere strategicamente sfruttata per un rilancio dell’economia e la creazione di un mercato del lavoro di Green Jobs a livello nazionale.


renewable sources, which will alter the configuration of the grid. Already today, the grid needs to be able to handle a bidirectional flow of energy, carrying electricity not only over distances but also through time by storing and releasing it as needed. To achieve these results will take years of work and investment. Spending on intelligent networks at a European level will amount to approximately €60 billion between now and 2020. The different infrastructures will not only develop individually, but will also begin to converge to form a single substratum over which the mega city and the smart city will be built. For example, we are already witnessing an increasing convergence between electricity and gas supplies (which is in keeping with the wishes of the Electricity and Gas Authority). In the near future, projects will be developed to enable the joint remote management of electricity and gas and we shall finally be able to exploit the synergies of two infrastructures that have historically been located side by side. Another example is the transport network and electricity infrastructure, which are destined to grow with increasing synergy as the use of electric power for the transportation of persons and goods goes large scale. A recent communication from the European Commission estimated that more than one million of publicly accessible charging points would be installed in Italy by 2020. We believe the electrical infrastructure will promote electric mobility not only by facilitating the recharging of vehicles,

but also by enabling the electronic control and monitoring of the same. In the field of telecommunications, an increasing number of applications require ever broader bandwidth and always-on connections. Consider that at present, the world creates four exabytes of unique information in a year, far more than the total generated in the previous 5,000 years of human history. This mass of information passes through ever more technologically advanced communication networks stretching into every corner of the country. New technologies such as broadband and fourth-generation of mobile telephony will be needed not only for consumer applications, but also for the monitoring and control of other infrastructures, which are destined to become increasingly permeated by ICT. This general evolution of infrastructure will enable us to reinvent our cities and, especially, create increasingly smart megacities. A smart city such that the European Union is promoting will have a very low environmental impact, producing 20% less CO2 emissions than national targets. In this way, they will achieve a high level of sustainability. As I said above, the European Commission estimates that around €60 billion needs to be invested in smart grid technologies by 2020. These are very challenging targets, but they also create great opportunities for technological and economic development, and can be strategically leveraged to help reinvigorate the economy and, at a national level, create a whole new market of “green” jobs.

17



Indice 2 Prefazione di Paolo Andrea Colombo 10 Lo scenario di Livio Gallo

Table of Contents 2 Foreword by Paolo Andrea Colombo 10 Some Context by Livio Gallo

ELETTRIFICARE L’ITALIA

THE ELECTRIFICATION OF ITALY

di Giovanni Paoloni

by Giovanni Paoloni

20 Dalle reti regionali alla rete nazionale

20 From Regional Networks to a National Grid

28 Distribuzione e mercato: da utenti a clienti

28 Distribution and the Market: from Users to Clients

32 La sfida della liberalizzazione

32 The Challenges of Liberalization

ENERGIA IN RETE

POWER IN THE GRID

di Matteo Gerlini

by Matteo Gerlini

Trasmissioni e linee

Transmission and Lines

38 Un’invenzione rivoluzionaria

38 A Revolutionary Invention

49 Prendere il tram per andare al cinema

48 Taking the Tram to Go to the Pictures

Verso un Paese in rete

Towards a Networked Nation

61 Le linee in Italia: la connessione nazionale nel vortice della storia

61 Power Lines in Italy: the National Grid in the Vortex of History

73 I sistemi regionali interconnessi

73 Interconnected Regional Systems

Un futuro iniziato tanti anni fa

A Future that Began a Long Time Ago

80 La rete nazionale

80 The National Grid

89 Fine dell’esclusione elettrica

88 An End to Electrical Exclusion

95 La trasmissione attraversa ogni confine

95 Transmission Beyond All Borders

105 Note

105 Notes

19


Elettrificare l’Italia.

Dalle reti regionali alla rete nazionale Il primo inverno della nazionalizzazione (1962-1963) fu un inverno di magra. La scarsa disponibilità di energia era stata dovuta soprattutto alla scarsa idraulicità verificatasi nel periodo estate-autunno del 1962, e alla drastica riduzione delle portate invernali, per il freddo di eccezionale intensità e durata. Fu l’interconnessione fra le reti regionali a salvare l’Italia dal razionamento elettrico (che non sarebbe stato un buon biglietto da visita per

20

The Electrification of Italy.

From Regional Networks to a National Grid The first winter after nationalization (19621963) was marked by low water. The lack of available power was predominantly ascribable to low hydraulicity during the summer/autumn of 1962, followed by a drastic reduction in winter flow after a long and exceptionally intense period of cold. Italy was saved from electricity rationing (hardly an auspicious start for the newly-established Enel company) thanks to its interconnected regional networks, which



Elettrificare l’Italia The Electrification of Italy

22

l’Enel appena nato), consentendo trasferimenti massicci di energia verso le aree del Paese più colpite dalla crisi elettrica. La cosa potrebbe apparire come un’implicita smentita ad una delle motivazioni spesso richiamate dai paladini della nazionalizzazione, e cioè quella di realizzare una rete nazionale, sino ad allora assente, che coprisse tutta la penisola. In realtà non era così: l’Enel avrebbe presto dimostrato nei fatti che l’interconnessione di un “condominio” di reti regionali era cosa assai diversa da una rete nazionale. Ciascuna delle reti già esistenti era infatti articolata secondo un disegno dettato dalla necessità di massimizzare i profitti, e non da un’ottica di servizio pubblico. E del resto, alla fine del 1962 vi erano ancora circa 1.700.000 italiani che ancora vivevano in abitazioni e territori privi di energia elettrica, distribuiti in maniera geograficamente disomogenea tra le aree disagiate del meridione e le zone montane più impervie e meno popolate (tra cui l’Appennino tosco-emiliano). Portare l’energia elettrica in tutto il Paese, anche nelle aree in cui non era immediatamente remunerativo, rimaneva dunque una delle principali missioni istituzionali, anzi la principale fonte di legittimazione sociale, del nuovo ente elettrico. La situazione delle linee al momento della nazionalizzazione e la vicenda della loro formazione – oggetto della trattazione storica di questo nuovo volume della collana “L’età dell’energia” – è di fondamentale importanza per apprezzare il ruolo dell’Enel nella creazione e conformazione di un’unica rete nazionale. Ad esempio la dorsale esistente prima della nazionalizzazione, a 220 chilovolt (kV), serviva soprattutto le zone tirreniche, lasciando scoperto il versante adriatico. Inoltre, la tensione che andava affermandosi, in linea con l’esigenza di una maggiore taglia delle centrali, era quella a 380 kV. E al momento della nazionalizzazione, le

made it possible to deliver large amounts of power to parts of the country that were in the grip of an electricity crisis. This salvation may have seemed like an implicit denial of one of the reasons most often put forward by champions of nationalization: finally making it possible to build a National Grid to cover the whole of the country. In actual fact, this was not so. Enel would soon show that creating a National Grid by interconnecting “co-owned” regional networks was a very different proposition. Rather than adhering to a public service approach, each existing network had been built to maximize profits. At the end of 1962, around 1.7 million Italians still lived in homes and parts of the country that were not served by electricity, unevenly distributed across disadvantaged areas of Southern Italy and the most inaccessible and sparsely-populated mountainous areas (including the Apennine region between Tuscany and Emilia). Bringing electricity to all parts of the country, including areas where it would not be profitable immediately, was one of the new electricity company’s core missions, if not its raison d’être. The state of power lines at nationalization and the story of their development – the period of history covered in this latest volume of the “Age of Energy” collection – is vital for understanding Enel’s role in building and shaping a unified National Grid for Italy. For one thing, the pre-nationalization 220 kilovolt (kV) backbone was concentrated along the Tyrrhenian side of the country, and did not cover the Adriatic side. Furthermore, 380 kV voltage lines were beginning to proliferate in order to cater to the need for larger power stations. At the time of nationalization, Italy had just 169 km of 380 kV power lines, compared with more than ten thousand km of


linee a 380 kV si estendevano per soli centosessantanove chilometri, laddove le linee a 220 kV coprivano più di diecimila chilometri. La nazionalizzazione e la creazione dell’Enel diedero priorità assoluta a tali problemi, con soluzioni che solo in un quadro di monopolio pubblico potevano essere praticate: è in questo modo che fu compiuta l’elettrificazione di tutto il territorio nazionale. La rete fu per Enel una priorità assoluta, ed è proprio su questo segmento di attività che fu indirizzato, nei primi anni dopo la nazionalizzazione, il maggior peso degli investimenti. Nel biennio 1963-1964 la quota di investimenti destinati alla rete toccò addirittura il 14%. Il senso dell’investimento nella rete da parte dell’Enel è di immediata comprensione tenendo presenti i vantaggi delle economie di scala, e la possibilità di ottimizzare la produzione gestendo la generazione elettrica su un piano organizzativo di respiro nazionale. Gli impianti di generazione avrebbero potuto essere sfruttati in modo più conveniente rispetto alle esigenze della domanda, e le linee di trasmissione ad alta tensione avrebbero permesso di soddisfare una domanda aggregata grazie al collegamento di aree con una diversa curva di carico. Dunque gli investimenti sulla rete, nella struttura che la trasmissione e la distribuzione dell’elettricità avevano assunto con la creazione di Enel, si riflettevano positivamente sia sull’utenza sia sulla produzione. La rete elettrica, finalmente nazionale, poté allora assumere una configurazione diversa dalla risultante delle interconnessioni fra reti regionali. In primo luogo, fu possibile differenziare pienamente la rete primaria, che correva a 380 e 220 kV, dalla rete secondaria, che correva fra 60 e 150 kV. Inoltre fu possibile attuare un piano di sviluppo basato su una rete primaria a 380 kV, che univa i principali nodi e permetteva un

220 kV lines. Nationalization and the foundation of Enel made this issue a number one priority. The new company deployed solutions that were only possible within the framework of a public monopoly, paving the way for completion of the electrification of the whole of Italy’s territory. For Enel, the Grid was an absolute priority. During the first few years after nationalization, the majority of the company’s investments was earmarked for this purpose. Over the two-year period 1963-1964, as much as 14% of all investment was spent on the Grid. It is immediately clear why Enel invested so much in the Grid if we consider the benefits of economies of scale and the opportunity to optimize electricity generation by managing it on a nationwide scale. It would make it cheaper to match generating plants to demand, and high-voltage transmission lines would make it possible to cater to aggregate demand by linking up areas with different load curves. After Enel was founded, investments in the Grid, the transmission structure and electricity distribution had a positive impact both on customers and generation. A nationwide Grid could be reconfigured, which was not the case with a sum of interconnecting regional networks. To begin with, it was possible to differentiate fully between the primary Grid, running at 380 and 220 kV, and the secondary Grid, which ran between 60 and 150 kV. Furthermore, it was possible to implement a development plan based on a 380 kV primary network, linking up the main nodes and making it possible to effectively coordinate generation and consumption, alongside a secondary network with narrower links along lines that fanned out extensively, initially following routes traced out prior to nationalization. Enel’s objective was to upgrade the entire secondary

23



efficace coordinamento fra produzione e consumi, e una secondaria, a maglie più strette, che sviluppava capillarmente le linee, e che si basava inizialmente sui tracciati precedenti la nazionalizzazione. L’obiettivo dell’Enel era di portare tutta la rete secondaria a 220 kV, e di usarla per standardizzare la distribuzione. In tal modo l’Enel poté concentrare la generazione, e programmare uno sviluppo basato su impianti di taglia superiore ai 300 megawatt (MW). L’Enel realizzò inoltre l’elettrificazione rurale. Essa fu intrapresa con molta determinazione, in quanto rappresentava uno degli obiettivi qualificanti della nazionalizzazione. Non si voleva soltanto rendere possibile la piena meccanizzazione elettrica delle attività agricole, ma anche vivificare il tessuto sociale rurale, alleviandone le privazioni e arginando l’emorragia demografica dalle campagne. Tra il 1951 e il 1961, infatti, i centri e nuclei rurali non elettrificati si andavano rapidamente spopolando. La causa dell’elettrificazione rurale poté anche contare sulle numerose azioni intraprese dal Ministero dell’agricoltura e foreste in favore della realizzazione di impianti elettrici nelle campagne, incrementate ulteriormente per le aree depresse del Paese; anche la Cassa per il Mezzogiorno e il Comitato interministeriale prezzi agevolarono l’azione dell’ente di Stato, che doveva affrontare investimenti in zone scarsamente popolate e che avrebbero avuto dei consumi esigui, non certo tali da offrire una remunerazione in tempi rapidi. Il coordinamento fra gli impianti fu un imperativo per l’Enel, a maggior ragione dopo la scelta di privilegiare impianti di taglia unitaria sempre più elevata. Tale scelta causava infatti all’inizio dei “disturbi di crescita”, per i problemi che ogni disfunzione di impianti così grandi poteva provocare. La risposta a questa esigenza fu rappresentata dalla creazione già nel 1963, all’interno della Direzione produzione e trasmissione, del Centro di

network to 220 kV, and then use this to standardize distribution. This would enable Enel to focus on generation and to plan development using plants that generated in excess of 300 megawatts (MW). Enel also implemented rural electrification, a task that it pursued with great determination, given that this was one of nationalization’s qualifying goals. Here, the objective was not just to achieve the full electrical mechanization of farming, but to revive the social fabric of the countryside, mitigating its hardships and halting the demographic haemorrhage of people away from rural areas. Between 1951 and 1961, people flooded away from rural towns and villages that had no electricity. The cause of rural electrification also benefited from a number of drives undertaken by the Ministry of Agriculture and Forests to promote the building of electrical infrastructure in the countryside, particularly in the most depressed areas of the country. The Cassa per il Mezzogiorno (Fund for Southern Italy) and the Interministerial Price Committee subsidized the publicly-owned company’s work as it sunk investments into low population areas where consumption would have been minimal, certainly far too low for profitable returns over the short term. Coordinating power stations was imperative for Enel, and all the more important given its decision to focus on increasingly large-sized individual power stations. The company’s approach initially caused some “growth-related problems” as a result of the kind of dysfunctions such large power stations could cause. As early as 1963 the company moved to resolve this situation by setting up a National Despatching Centre at the Generation and Transmission Department to coordinate generation plants and the transmission and

25


Elettrificare l’Italia The Electrification of Italy

dispacciamento nazionale, per il coordinamento degli impianti di produzione e della rete di trasmissione e interconnessione, inizialmente nel solo perimetro della rete Enel, e successivamente fra la rete Enel, quella delle Ferrovie dello Stato, gli autoproduttori e le importazioni.

26

L’espansione della rete e il completamento dell’interconnessione della rete primaria avanzarono assieme all’impegno dell’Enel nella standardizzazione e nell’unificazione: standardizzazione delle forniture, che realizzò importanti economie ed abbassò i rischi di interruzione del servizio grazie alla reperibilità dei componenti di ricambio; unificazione dei rapporti con l’utenza e soprattutto delle tensioni di esercizio, che dalle venti pre-nazionalizzazione furono portate a due, permettendo l’interconnessione di tutti i rami della rete secondaria. Il contributo dell’Enel alla soluzione dell’annosa questione dei voltaggi e delle frequenze fu subito evidente, con immediato beneficio per l’utenza disseminata sul territorio nazionale, che smise di essere vittima delle disparità di servizio spesso dovute all’arretratezza tecnologica determinata dalle convenienze economiche contingenti delle società elettrocommerciali. La nazionalizzazione operò quindi una graduale attenuazione degli squilibri tra le diverse aree del Paese, completando il processo di elettrificazione, e realizzando le interconnessioni necessarie allo sviluppo di una rete elettrica davvero nazionale. Tra il 1963 e il 1973, a fronte di un aumento del 100% del consumo complessivo, l’aumento del consumo agricolo fu del 126%, e l’incremento di quello domestico del 170%: la società italiana si stava radicalmente trasformando, e questo processo di modernizzazione della produzione e degli stili di vita era accompagnato e favorito dal sistema elettrico che nel 1963 aveva visto la luce con la creazione dell’Enel.

interconnection network. Initially the Centre’s remit solely covered Enel’s network, before being extended to take in links between the Enel network, the State Railways’ network, autoproducers and imports. Network expansion and completion of primary network interconnection moved ahead hand-inhand with Enel’s commitment to standardization and unification. Standardization of supply led to major economies and reduced risks of service disruption by making spare parts easy to source. Enel also proceeded with unification of contracts with customers and, above all, operating voltages, which were reduced from twenty (prior to nationalization) to two, making it possible to interconnect all branches of the secondary network. Enel’s contribution to the thorny issue of voltages and frequencies was immediately clear, to the immediate benefit of customers across the nation who no longer had to suffer the service imbalances that in many cases were the result of the technological obsolescence caused by economic shortcuts taken by the commercial electricity companies. Nationalization gradually attenuated imbalances between different parts of the country, completing the nation’s electrification process and making the interconnections necessary to develop a truly national electricity grid. Overall consumption in Italy doubled between 1963 and 1973. Over this same period, agricultural consumption rose by 126% and domestic consumption by 170%. Italian society underwent radical change; the establishment of Enel and the electricity system that it created fostered the process of modernizing production and changing how people lived.



Elettrificare l’Italia The Electrification of Italy

28

Distribuzione e mercato: da utenti a clienti

Distribution and the Market: from Users to Clients

È noto che nei servizi di rete i fattori tecnici e quelli organizzativi interagiscono in modo costitutivo, e che spesso l’innovazione organizzativa è rilevante quanto quella tecnologica. L’organizzazione della distribuzione è stato l’elemento di maggior peso nel determinare, nelle sue diverse fasi storiche, l’organizzazione dell’Enel. La distribuzione è incentrata sul servizio, e sulla gestione delle reti che portano l’energia elettrica all’utente finale. La distribuzione era l’altro capo della linea rispetto alla produzione, e impiegava la maggior parte del personale dell’Enel (nel 1967 più del 60%). Anche in questo campo l’opera del nuovo ente elettrico fu risolutiva per la semplificazione di una varietà di regimi di erogazione all’utenza, la cui vastità può essere immaginata pensando che, delle oltre novecento imprese trasferite nei primi anni della nazionalizzazione, più del 70% superava le mille utenze servite. L’organizzazione territoriale dell’Enel fu senz’altro la spina dorsale del sistema distributivo. Questa struttura si reggeva su uffici centrali con compiti direttivi e di coordinamento, e su organi periferici con compiti operativi, specialmente nei settori della produzione e della vendita di energia elettrica. L’organizzazione centrale, strutturata per servizi, fu più volte rivista nel corso del tempo, mentre quella periferica, strutturata per dipartimenti, distretti o esercizi distrettuali, e zone, ebbe carattere più stabile. Gli otto compartimenti corrispondevano, grosso modo, alle sei zone regionali delle ex società elettrocommerciali, più le due isole maggiori; i 29 distretti (ad eccezione degli esercizi distrettuali di Torino, Milano e Palermo che avevano carattere

As is commonly known, with network services technical and organizational factors are intertwined, and organizational innovation can be just as important as technological innovation. At various times in its history, the key factor for Enel’s structure was the organization of distribution. Distribution depends on service and on the management of the networks that deliver electricity to end users. Distribution is the other end of the line from generation; it employed the majority of Enel’s personnel (over 60% in 1967). Here too, the new electricity company played a vital role in simplifying a plethora of approaches to customer supply. Indeed, there were so many that we may only imagine the total number, considering that of the nine hundred companies that were absorbed during the initial years of nationalization, more than 70% served over a thousand customers. For Enel, the backbone of the distribution system was its geographical organization. This structure was split between Head Offices responsible for management and coordination, and outlying bodies that had operational duties, particularly in the generation and electricity sales sectors. Sub-divided by service, the central organization was restructured several times over the years, whereas the outlying organizations (which were structured by department, district or district-based operations and zones) remained more stable. The eight authorities more or less corresponded to the six regional zones of the previous electricity sales companies, plus Italy’s two major islands; the 129 districts (with the exception of district operations in Turin, Milan and Palermo, which were intraregional)


infraregionale) corrispondevano alle regioni geografiche del territorio italiano, mentre le 162 zone erano le unità minori a diretto contatto con l’utenza. Per definire in dettaglio la rete territoriale fu accuratamente analizzata l’organizzazione delle maggiori imprese elettriche preesistenti. Gli impianti di media e bassa tensione già in essere furono ammodernati e se necessario rifatti, integrandoli nella nuova configurazione della rete, e se ne costruirono inoltre di nuovi; fu così infittita la “magliatura” della distribuzione.

corresponded to Italy’s geographical regions; the 162 zones were the smallest-sized units, working directly with customers. To help define the territorial network in greater detail, an in-depth survey was carried out of how the largest previously-existing electricity companies had been organized. Medium- and low-voltage plants were upgraded and, where necessary, rebuilt, before being integrated into the newly-configured network; new plants were also constructed. This had the effect of reducing the size of the distribution “mesh”.

Fu allora possibile l’unificazione delle tensioni e la razionalizzazione degli impianti, ottenuta grazie all’unificazione dei componenti e dei criteri costruttivi, frutto a sua volta della standardizzazione. A unificazione conclusa si arrivò dai diecimila impianti di distribuzione delle società elettrocommerciali ai millecinquecento dell’Enel. Nel suo primo decennio di vita, inoltre, l’Enel riuscì a ridurre le perdite di corrente di più di un quinto rispetto al servizio precedente. Di pari passo con gli interventi per semplificare e rendere più efficiente la somministrazione di energia elettrica alle utenze, furono potenziati i sistemi meccanografici per la fatturazione. Fra le eredità del periodo precedente vi era poi la doppia fornitura: molte utenze domestiche avevano una doppia tariffazione, per l’illuminazione e per gli altri usi (la cosiddetta “corrente industriale”); l’Enel realizzò invece l’unificazione delle tensioni e della tariffa. I tempi di allacciamento delle nuove utenze si ridussero drasticamente, così come la lettura dei contatori si fece adeguata ai criteri che ispiravano l’azione dell’ente elettrico, aumentando l’efficienza e favorendo l’incremento dei consumi domestici. Nel 1973 si ebbe la prima importante crisi petrolifera, che divenne, nella percezione degli

It consequently became possible to unify voltages and rationalize power plants by unifying components and construction criteria, which was another benefit of standardization. After the unification process was completed, the electricity sales companies’ ten thousand distribution installations were reduced to fifteen hundred under Enel. In its first decade, Enel also succeeded in reducing losses of current by more than one fifth compared with the previous service. As well as working to simplify and enhance the efficiency of electricity delivery to customers, the company also improved billing related data-processing systems. A two-tier supply system was another legacy from the previous period: many domestic customers were billed twice, once for lighting and then again for other uses (known as “industrial current”); Enel unified not just the voltages but also its rates. The length of time it took to hook up new customers was reduced drastically, while meter reading practices were brought into line with the criteria that inspired the electricity company’s activities, namely, enhanced efficiency and promotion of household consumption growth. The first major oil crisis in 1973 was, for people in Italy, something of a watershed between two

29



italiani, uno spartiacque fra due periodi. Le domeniche a piedi per risparmiare benzina e l’esortazione al risparmio energetico determinarono un cambiamento e diedero il senso di una crisi che incombeva minacciando uno stile di vita appena conquistato e non ancora consolidato. Anche in queste circostanze l’Enel riuscì, ancora una volta, a garantire la copertura del fabbisogno. I consumi domestici, che nel 1973 rappresentavano ormai oltre il 20% del totale dei consumi elettrici, continuarono per tutto il decennio ad accrescere la loro quota, fino a raggiungere nel 1983 quel 25% che è la quota sulla quale si sono successivamente stabilizzati. Da quel momento, i consumi elettrici di ogni tipologia hanno continuato a crescere, ma con ritmi ben lontani dal raddoppio decennale che aveva contraddistinto i periodi precedenti. I consumi domestici hanno poi seguito la tendenza generale, segno che la grande rivoluzione elettrica della vita quotidiana si era ormai stabilizzata. Con il primo decennio di vita dell’Enel si concluse anche una fase caratterizzata dalla necessità di armonizzare l’eredità delle aziende nazionalizzate nella struttura organizzativa dell’Enel. Questo obiettivo era stato raggiunto con una rapidità e un’efficacia superiori alle più ottimistiche previsioni, dando luogo a una seconda fase, nella quale – fermi restando i capisaldi organizzativi – si voleva ottenere sia un miglioramento del servizio, sia un maggior controllo dei costi e dei risultati della gestione. La complessità della gestione finanziaria era uno degli stimoli in questo senso: l’altro era invece la necessità di risolvere le disuniformità tecniche e gestionali che erano rimaste nell’attività di distribuzione, e al tempo stesso di ampliare gli spazi di decentramento. Proseguiva intanto l’espansione degli impianti di

different periods. Car-free Sundays to save petrol and calls for energy-saving changed people’s habits and fostered a sense that the crisis was threatening a way of life that had only just been achieved and had hardly had time to be consolidated. Even in these circumstances, Enel succeeded in catering to demand. Household consumption, which in 1973 accounted for more than 20% of overall electricity consumption, continued to grow throughout the decade. By 1983, it had reached a figure of 25%, a figure around which it has remained ever since. Since then, every category of electricity consumption has continued to grow, albeit at a far slower rate than the doubling every decade registered during previous periods. Household consumption has since mirrored more general trends, demonstrating that the great electricity revolution had already occurred in our everyday lives. 31 Enel’s first decade also saw the end of a period characterized by the need to harmonize the legacy of nationalized companies within Enel’s organizational structure. This objective was achieved with greater rapidity and effectiveness than the most optimistic forecasts. The company subsequently moved on to phase two: while pursuing the same underlying organizational philosophy, the company set a goal of improving service while at the same time exercising greater control over costs and operational results. One driver of this approach was the complexity of financial management; another was the need to solve the remaining distribution-related technical and managerial imbalances, while at the same time enhancing scope for decentralization. In the meantime, distribution installations continued to expand as a result of high levels of investment, particularly in the south of the country and the islands. This phase, which continued up until


Elettrificare l’Italia The Electrification of Italy

32

distribuzione, con un elevato livello di investimenti, soprattutto nel Mezzogiorno e nelle isole. Questa fase di sostanziale stabilità organizzativa, caratterizzata da molti graduali interventi ma senza trasformazioni di fondo, si protrasse fino al 1987. In quell’anno furono finalmente superati gli squilibri finanziari che avevano sempre afflitto l’Enel e che si erano aggravati nel lungo decennio delle crisi petrolifere, e fu avviata un’attività di revisione organizzativa, durata circa un decennio, che teneva conto sia dell’esperienza acquisita, sia dei nuovi strumenti gestionali disponibili, tanto per l’evoluzione dei mezzi di comunicazione, quanto per l’adozione di nuovi strumenti concettuali nella valutazione economica e qualitativa dell’attività. Le trasformazioni operate in questo periodo non toccarono ancora, comunque, l’impostazione strutturale di fondo data all’Enel negli anni Sessanta. La grande trasformazione avvenne invece tra il 1997 e il 2000, quando in coincidenza con la trasformazione in società per azioni, e con le successive disposizioni del decreto Bersani per la privatizzazione dell’Enel e la liberalizzazione del mercato elettrico, fu attuata una radicale ristrutturazione organizzativa, basata sulla impostazione divisionale del gruppo e sulla societarizzazione di molte attività operative.

1987, was characterized by substantial organizational stability; many gradual changes were introduced rather than major upheavals. In 1987, Enel finally overcame the financial imbalances that had long dogged the company, and which had worsened during the decade of oil crises. A decade-long organizational restructuring process consolidated the company’s experience, while at the same time deploying new management tools that had since become available as a result of developments in communications, as well as adopting new conceptual tools for economic and quantitative activity assessment. None of the transformations that took place during this period were to affect Enel’s underlying structure, which had been put in place in the 1960s. The major change took place between 1997 and 2000, when, after the company converted into a joint stock corporation, the so-called Bersani decree led to Enel’s privatization and liberalization of the electricity market. This prompted a radical organizational restructuring based on a divisional approach, at the same time as a spin-off of many operational activities.

La sfida della liberalizzazione

Looking specifically at the networks, the liberalization process required Enel to spin off its primary network and transfer it to a newlyformed ad hoc operational company, Terna (Trasmissione Elettrica Rete Nazionale). In 2000, Terna was transferred – for no payment – to the Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale (GRTN, an acronym standing for National Transmission Grid Operator), a company

Per quanto riguarda specificamente il tema della rete, la liberalizzazione impose all’Enel lo scorporo della rete primaria, conferita a una società operativa appositamente costituita, la Terna (Trasmissione Elettrica Rete Nazionale), che nel 2000 fu poi trasferita gratuitamente al Gestore

The Challenges of Liberalization


della Rete di Trasmissione Nazionale (GRTN), una società sotto il controllo del Ministero dell’economia (anch’essa costituita inizialmente in ambito Enel). Questo scorporo della rete di trasmissione, con permanenza della stessa in ambito pubblico, ha avuto lo scopo di garantire la neutralità del gestore di rete rispetto ai diversi operatori concorrenti sul mercato elettrico, tra i quali Enel è ancora il primo, ma con una quota di mercato pari a circa un terzo del totale. La liberalizzazione imponeva all’Enel anche la cessione delle reti di distribuzione a livello comunale, qualora fosse richiesta dalle maggiori aziende municipalizzate: non era infatti previsto il rilascio di più di una concessione di distribuzione in ciascun comune. Enel ha così dovuto cedere la propria rete di distribuzione in comuni come Torino, Milano, Roma, Verona. In prospettiva, comunque, il mercato veniva distinto in due diversi perimetri, un’area di maggior tutela, che conservava le regole del servizio pubblico amministrato, e il mercato libero, con le offerte tariffarie dei singoli gestori. Accettando la sfida della concorrenza, Enel ha scelto di mantenere aperte le proprie prospettive di sviluppo, impegnandosi in un forte processo di internazionalizzazione. Questa prospettiva ha portato anche un cambiamento culturale, verso la trasformazione dell’ “utente” del servizio pubblico in un “cliente”, che ha assunto un ruolo centrale nel servizio di distribuzione e vendita dell’energia elettrica, preliminare alla creazione di un vero e proprio mercato. Questa profonda trasformazione del contesto operativo e delle prospettive di mercato, ha portato l’Enel ad avviare, per le sue attività di distribuzione, l’elaborazione di un nuovo modello di filiera dalla produzione, alla distribuzione e al consumo di energia elettrica.

controlled by the Ministry of the Economy (and also originally established as part of Enel). Spinning off the transmission network while retaining it in the public sector was a way of ensuring network operator neutrality with regard to the various competing operators on the electricity market, of which Enel remained the largest, albeit with a market share of around one third of the total. Liberalization also required Enel to sell off its municipal-level distribution network if asked to do so by the largest municipally-owned companies: no provisions existed for issuing more than one distribution license within each municipality. Enel ended up selling off its proprietary distribution network in the municipalities of Turin, Milan, Rome and Verona. In the future, the market was to be divided into two different sectors: one with greater protection that retained the rules of the publicly-managed service, and a free market in which price plans would be set by individual operators. Enel embraced the challenge of competition and continued to view its future as growth-driven through a major drive towards internationalization. This outlook ushered in a cultural change from public service “utility users” to “customers”, as part of a customer-centric approach to the electricity distribution and sales service, paving the way towards the creation of a true market. Such a far-reaching transformation of its operational framework and market prospects prompted Enel to adopt a new template for its distribution chain, from generation to electricity distribution and consumption. Under this new system, the customer/consumer took on an active role. The new approach to the supply chain went beyond the classic view of the electricity grid as

33


Elettrificare l’Italia The Electrification of Italy

34

Un sistema nel quale il cliente-consumatore assume un ruolo attivo. Questo nuovo modello di filiera costituisce un superamento della visione classica della rete elettrica come un’infrastruttura che raccoglie le grandi quantità di energia prodotte dalle centrali e le distribuisce a un gran numero di clienti. Con l’ampliarsi della generazione distribuita da fonti rinnovabili, ad esempio, si delinea una rete di produzione aggiuntiva che deve integrarsi con quella tradizionale. È quindi necessario un controllo non più incentrato su reti passive, ma distribuito sul territorio e capace di gestire flussi bidirezionali. È la rete “intelligente”, o smart grid, una rete elettrica che si compone di tante piccole reti tra loro collegate, in grado di comunicare fra loro scambiando informazioni sui flussi di energia, gestendo con efficienza i picchi di richiesta, evitando le interruzioni e riducendo il carico se necessario. Una specie di rete internet della distribuzione elettrica, che supera lo schema “uno a molti”. Insomma, le reti elettriche sono sottoposte a un nuovo cambiamento di paradigma. Enel ha perciò avviato un’operazione di trasformazione della propria rete di distribuzione, iniettandovi una massiccia dose di strumenti informatici e telematici che permettessero a produttori e consumatori di interagire, di determinare in anticipo le esigenze e di adattare la produzione e il consumo con flessibilità. Tradizionalmente, nella rete di distribuzione, il terminale di incontro fra il distributore e il cliente è il contatore. Si è dunque deciso che il contatore doveva essere l’elemento tecnico da cui partire per rendere possibile questa trasformazione. Il nuovo contatore bi-direzionale utilizzato da Enel rende possibile, ad esempio, una fatturazione sempre aderente al consumo effettivo, e permette di

an infrastructure into which large quantities of energy produced by power stations was fed for distribution to a large number of customers. For one thing, expansion of distributed generation from renewables required a supplementary generation grid that had to be integrated into the traditional grid. It therefore became necessary for supervision no longer to focus on passive networks but rather be locally distributed and capable of handling bidirectional flows. The resulting “smart grid” is an electrical network made up of many smaller connected grids capable of communicating by exchanging information on energy flows, efficiently managing peaks in demand, avoiding blackouts and, where necessary, reducing loads. This “internet for electricity distribution” went beyond the “one-tomany” approach as electricity grids underwent a new paradigm shift. Enel began converting its proprietary distribution network by implementing a healthy dose of IT and online tools to allow generators and consumers to interact, calculating requirements in advance and flexibly adapting generation to consumption. Traditionally, the meter had been the interface terminal on the distribution network between distributor and client. A decision was taken that the meter should be the technical interface for making this transformation possible. Among other things, the new bidirectional meters adopted by Enel make it possible to invoice for actual consumption, as well as making it possible to build new tools to promote optimal energy use, notably different rates for different times of day. The meter evolved from being a simple tool for measuring consumption into a communications tool for customers as well, offering access to real-time information about consumption simply by using the new functions on offer.


realizzare nuovi strumenti per promuovere un uso ottimale dell’energia, come la tariffa differenziata per fasce orarie. Da semplice strumento di misurazione dei consumi, il contatore è divenuto uno strumento di comunicazione, anche per l’utente, che può informarsi in tempo reale di tutte le problematiche che riguardano i suoi consumi semplicemente utilizzando le nuove funzioni che esso rende disponibili. Questa operazione ha rimesso all’avanguardia la ricerca e la sperimentazione italiana sulle reti di distribuzione. L’Italia infatti è il primo Paese al mondo in cui sono stati messi in funzione, in modo diffuso, i nuovi contatori digitali. Enel ne ha installati 36 milioni, creando una componente importante dell’infrastruttura di base per le reti del futuro. Il risultato di questo impegno si concretizzerà nella realizzazione del “Telegestore”, un sistema integrato di misura, comunicazione e gestione del contratto di fornitura, che utilizza la rete elettrica per la trasmissione di dati: un nuovo paradigma per il sistema elettrico, una rete intelligente che facilita un consumo energetico più razionale, integra le fonti rinnovabili, e consentirà la mobilità elettrica. Un progetto che Enel sta esportando negli altri paesi in cui opera. Grazie all’esperienza acquisita nella modernizzazione della rete elettrica italiana, oggi Enel è il secondo operatore mondiale nella distribuzione, e uno dei più efficienti in Europa: una leadership riconosciuta recentemente anche dall’Unione Europea, dove Enel guida il progetto europeo ADDRESS per lo sviluppo delle reti intelligenti. Si sono così aperti, e sempre più si stanno ampliando, gli spazi del mercato libero, che rappresentano il vero motore di crescita per la nuova realtà dell’Enel.

This move once again put Italian distribution network-related research and experimentation at the cutting edge. Italy was the first country in the world to undertake the widespread deployment of new digital meters. The 36 million smart meters that Enel has installed are a vital building block for the networks of the future. As a result of its efforts, Enel has tangibly implemented a “remote management” system: an integrated system for metering, communications and managing supply contracts which uses the electricity network to transmit data. It is a new paradigm for the electricity system: a smart grid that fosters more rational energy consumption, integrating renewables and making electric mobility possible. Enel is now exporting this scheme to the other nations where it operates. Thanks to the experience it has garnered in modernizing Italy’s electricity grid, Enel has become the world’s second largest distributor and one of Europe’s most efficient. The company’s position of leadership has recently been acknowledged by the European Union, for which Enel is piloting the European ADDRESS project to develop smart grids. The everexpanding free market is the true driver of growth for the modern enterprise that is Enel.

35




Trasmissioni e linee.

Un’invenzione rivoluzionaria La celebre frase di Lenin, che prevedeva il comunismo come risultante dell’addizione fra i soviet e l’elettricità, potrebbe forse sembrare fuori luogo date le tragiche vicissitudini sperimentate dalla Russia sovietica; tuttavia, essa rende lo spirito dei tempi e l’attitudine che tanti dirigenti politici o economici di qualsiasi colore e credo ideologico avevano avuto verso l’energia elettrica, allorquando essa iniziò ad affermarsi sulla scena industriale1. Ben prima però che l’elettricità fosse comunemente accolta come un elemento trasformatore di intere economie, un gruppo

38

Transmission and Lines.

A Revolutionary Invention Lenin’s famous line that “communism is Soviet power plus electrification” may seem out of place given the way events unfolded tragically in Soviet Russia. However, it does show the spirit of the time and the attitude of many political and economic leaders of all colours and ideological beliefs towards electricity as it began its march into industry.1 Long before electricity was generally understood to be a transformative element for entire economies, a small group of scientists, engineers and managers decided to bet



Trasmissioni e linee Transmission and Lines

40

tutto sommato ristretto di scienziati, tecnici e dirigenti decise di scommettere sulle potenzialità che essa offriva, senza lasciarsi frenare dagli ostacoli incontrati dalle sue applicazioni. Un’avanguardia che guidò una rivoluzione tecnologica, economica e culturale enorme, destinata a creare crescita e sviluppo dove fosse arrivata la corrente elettrica: il generare l’energia elettrica era infatti inseparabile dalla capacità di trasmetterla. Una sfida a tutto tondo, nella quale il mondo “elettrico” italiano segnò vittorie e primati assieme a cocenti sconfitte, contribuendo ad unificare il Paese tramite quei fili che trasmettevano particelle subatomiche delle quali i più ignoravano il nome2. Un anno prima che Vittorio Emanuele proclamasse il regno d’Italia, Antonio Pacinotti realizzò il primo generatore di corrente continua: era il 1860, e Zenobe T. Gramme brevettò l’invenzione nel 1867. Esso venne utilizzato, con sicuro profitto, nella galvanoplastica e nella realizzazione delle prime lampade a incandescenza a filamento di carbone. Gli impianti di illuminazione aprirono il grande capitolo della trasmissione della corrente nella storia della tecnologia elettrica, con i suoi problemi e le sue rivoluzionarie potenzialità espansive. In occasione dell’esposizione universale di Vienna del 1873 venne infatti dimostrata al pubblico la prima trasmissione di energia elettrica. Era una linea in corrente continua, sul cui sviluppo Thomas Alva Edison stava lavorando alacremente negli Stati Uniti. I frutti della trasmissione della corrente elettrica vennero apprezzati a New York nel 1882, quando il sistema Edison a corrente continua alimentò qualche decina di impianti di illuminazione attorno al laboratorio dell’inventore in Pearl Street, nella Lower Manhattan. Nello stesso anno, in Europa, venne realizzata la prima

on its potential without allowing themselves to be slowed down by the obstacles that implementing electricity engendered. This advance guard led an enormous technological, economic and cultural revolution that was destined to create growth and development wherever electricity arrived: the generation of electricity was inseparable from the ability to transmit it. This became a challenge across the board. The Italian “electrical world” achieved a number of triumphs and firsts, along with stinging defeats, as those wires carrying subatomic particles that most people couldn’t even name helped to unify the nation.2 In 1860, one year before Vittorio Emanuele proclaimed the Kingdom of Italy, Antonio Pacinotti built the first generator of continuous current. Zenobe T. Gramme patented the invention in 1867. It was used to great advantage in electroplating and for making the first incandescent and carbon filament bulbs. Lighting systems opened the important chapter of the transmission of current in the story of electric technology, with all of its attendant problems and revolutionary potential for growth. The first public demonstration of electrical transmission took place at the 1873 Universal Exposition in Vienna. The demo was of a continuous current line, which Thomas Edison quickly developed further in the United States. The benefits of transmitting electrical current became tangible in New York in 1882: using continuous current, the Edison System powered close to a dozen lighting installations around the inventor’s Pearl Street laboratory in Lower Manhattan. That same year, Europe’s first overhead transmission line was built between Kiesbach and Munich. Covering a distance of 57 km, the cables carried around 1.5 kW of power at 2000 volts. Germany was the first country to


linea di trasmissione aerea fra Kiesbach e Monaco di Baviera: i cavi coprirono una distanza di cinquantasette chilometri, trasmettendo una potenza di circa un chilowatt e mezzo alla tensione di duemila volt. Dunque in Germania era stato realizzato il primo sistema di trasmissione su quella che allora era una lunga distanza, sorpassando perciò gli Stati Uniti nello sviluppo di tale tecnologia; ma la prima rete in senso proprio era stata realizzata da Edison, connettendo il vicinato con il generatore del suo laboratorio. Il primo luogo in Europa dove sbarcò il sistema Edison, brevettato dall’inventore e imprenditore statunitense, fu proprio l’Italia, sui navigli milanesi. Giuseppe Colombo (di cui si tratta diffusamente nel quarto volume di questa collana), allora professore al Politecnico di Milano, e in seguito transitorio ministro delle Finanze nel governo di Antonio Starrabba di Rudinì, aveva promosso la costituzione di un comitato per le applicazioni dell’elettricità col “sistema Edison”. Rilevato lo stabile di un vecchio teatro in via Santa Radegonda, a Milano, il comitato vi fece installare alcune dinamo Edison, e nel 1883, solo

complete a transmission system over what at the time was considered to be a long distance, leapfrogging the United States in development of this technology. However, the first true network was built by Edison, when he connected up his neighbourhood with the generator in his lab. Italy was the first country to import Edison’s system – along Milan’s navigli canal system – after the American inventor and businessmen had patented it. Giuseppe Colombo (whose story is covered at length in the fourth volume of this collection), a Professor at the Polytechnic of Milan before becoming an interim Minister of Finances in Antonio Starrabba di Rudinì’s government, called for the establishment of a committee for electric applications using the “Edison System”. After acquiring a former theatre building in Via Santa Radegonda, Milan, the committee installed a number of Edison dynamos on site. In 1883, just a year after the first lighting had been installed around Pearl Street, the old continent’s first thermoelectric power station went into service. The people of Milan admired the arcades in Piazza Duomo lit

Prima rete di distribuzione della Società generale italiana di elettricità Sistema Edison, Milano 1883. A sinistra, chiosco di distribuzione della rete trifase di Milano alimentata dall’officina di Santa Radegonda. The Società Generale Italiana di Elettricità Sistema Edison’s first distribution network, Milan 1883. Left, a three-phase distribution cabinet in Milan powered by the Santa Radegonda workshop.

41


Trasmissioni e linee Transmission and Lines

42

un anno dopo l’illuminazione dei dintorni di Pearl Street, la prima centrale termoelettrica del Vecchio mondo entrò in servizio. I milanesi poterono ammirare i portici di piazza Duomo illuminati grazie alla nuova energia, una corrente continua a 110 volt, generata da dinamo mosse da motori a vapore. L’anno successivo il comitato si sciolse per costituire la Società generale italiana di elettricità sistema Edison, con un capitale di tre milioni di lire sottoscritto da istituti bancari e da privati, che procedette speditamente ad adottare varie innovazioni tecnologiche. Vale qui richiamare questo passo compiuto dalla tecnologia italiana, poiché esso segnò anche la nascita della prima rete nel Paese. Nel 1886 infatti l’impianto fu ampliato, con l’aggiunta di due alternatori monofase che permisero la trasmissione di cento chilowatt a duecento volt di tensione sino al teatro Dal Verme. Ma in quei tre anni la concorrenza fra corrente continua e corrente alternata (con elettroni che fluiscono sempre nello stesso senso oppure con elettroni il cui verso si alterna continuamente) si era aperta

using this new form of power: 110 V continuous current generated by steam-driven dynamos. The following year, the committee was disbanded in order to form the Società Generale Italiana Di Elettricità Sistema Edison company, with a capital of 3 million lire underwritten by banks and private investors. The company wasted no time in adopting a number of technological innovations. It is worth reviewing this vital step along the technological path followed by Italy as it led to the creation of Italy’s first network. In 1886, the plant expanded following the addition of two single-phase alternators, making it possible to transmit 100 kW at 200 V as far as the Dal Verme Theatre. Over this three-year period, fierce competition developed between continuous and alternating current (electrons that always flow in the same direction versus electrons that continually alternate the direction of their flow), in a contest that would prove decisive for the first electrical grids. Galileo Ferraris – a scientist and engineer from Piedmont, whose story is covered in volume two

Tutta Milano si riversa in piazza Duomo per assistere al prodigio della luce elettrica, 1883. A destra, la sera del 18 marzo 1883 alla Scala furono accese simultaneamente 92 lampadine elettriche a incandescenza. The people of Milan flock to Piazza Duomo to witness the wonder of electric light, 1883. Right, on the evening of 18 March 1883, 92 incandescent electric bulbs were lit at once at La Scala.


in tutta la sua portata, in un serrato confronto che fu decisivo per la nascita delle reti elettriche. Galileo Ferraris – lo scienziato e ingegnere piemontese, già presentato nel secondo volume della collana, e che di buon grado dovrebbe essere noto al pubblico italiano alla stessa stregua di Edison – assistendo agli sviluppi dell’elettrotecnica presentati nelle grandi esposizioni, partecipò alla fondazione della disciplina con la risolutiva scoperta del campo magnetico rotante nel 1885. Non adeguatamente ricordato anche nel comune sentire dell’Italia odierna, il decisivo apporto di Ferraris viene talvolta ancora attribuito unicamente a Nikola Tesla, il geniale fisico nato in Croazia e poi emigrato negli Stati Uniti, che aveva studiato anch’egli il campo magnetico rotante del tutto indipendentemente da Ferraris e approdando ad analoghi risultati. Tesla realizzò industrialmente il motore asincrono e contribuì all’affermazione del sistema trifase, che si rivelò essere risolutivo nell’orientamento della trasmissione elettrica mondiale verso la corrente alternata trifase. Esso era un sistema altrettanto rivoluzionario che si basava sulla differenza di tensione in una stessa frequenza di corrente alternata, che introdusse il neutro nei circuiti elettrici3. La grande competizione fra corrente continua e corrente alternata assunse toni quasi da psicodramma nello scontro fra il maestro Edison e il suo allievo Tesla; essa si è prestata a varie

Impianti di illuminazione elettrica alimentati dalla centrale di Santa Radegonda alla fine del 1885. Electric lighting installations powered by the Santa Radegonda station, late 1885.

of this collection, and who has every right to be as well known to his compatriots as Edison – contributed to developments in electrical engineering unveiled at major expositions of his day. Indeed, Ferraris’ groundbreaking discovery of the rotary magnetic field in 1885 helped to establish the industry. Insufficiently well remembered by many in modern-day Italy, Ferraris’ key contribution is sometimes still attributed solely to Nikola Tesla, the genius physicist born in Croatia who later emigrated to the United States; Tesla investigated the rotary magnetic field independently from Ferraris and achieved similar results. Tesla industrially manufactured the induction motor and helped to foster the supremacy of the three-phase system, which proved to be vital in orienting electricity transmission around the globe towards threephase alternating current. This equally revolutionary system was based on voltage differences within the same alternating current frequency, introducing neutral into electricity circuits.3 The fierce competition between continuous current and alternating current was, in the clash between the master Edison and his pupil Tesla, a true psychodrama; indeed, so

43


Trasmissioni e linee Transmission and Lines Turbina Francis dell’impianto di St. Catharines Ontario alle cascate del Niagara, 1899. A Francis turbine at the St. Catharine’s Ontario installation, Niagara Falls, 1899.

44

riduzioni nella divulgazione televisiva, trasmesse anche in Italia, grazie al portato emotivo dello scontro fra i due scienziati e dalla campagna che Edison attuò per dimostrare i rischi delle alte tensioni che la corrente alternata raggiungeva. Nelle ipotesi, poi pienamente verificate, dei sostenitori della corrente alternata, le alte tensioni erano infatti l’unico modo per ridurre la dispersione di energia durante la trasmissione di corrente: infatti a maggior tensione, corrispondevano proporzionalmente minori dispersioni. Fa ormai parte della video letteratura l’uccisione di un elefante chiamato Topsy con scariche di corrente alternata, organizzata da Edison per dimostrare i rischi delle alte tensioni. Tale china, presa dal confronto attorno a quale fosse la migliore tecnica di trasmissione della corrente elettrica, fortunatamente si risolse nel giro di pochi anni in favore della corrente alternata. Nello stesso periodo Edison esportò un altro suo brevetto che costituiva un importante avanzamento nello sviluppo della produzione di energia elettrica, e che si sarebbe immediatamente rivelato fondamentale per l’elettrificazione dell’Italia, cioè l’impianto per la generazione idroelettrica. Già dal 1882 infatti le cascate del Niagara alimentavano la prima centrale idroelettrica del mondo; essa ovviamente produceva corrente continua, ma l’aspetto rilevante per le sorti dell’elettrificazione dell’Italia era il passaggio dalla turbina a vapore a quella ad acqua in caduta. Tale

emotionally charged was the conflict between the two scientists and the campaign Edison waged to demonstrate the risks of the high voltages reach by alternating current, that it has since served as fodder for TV drama in Italy and elsewhere. The thesis of alternating current proponents – and they were proven right – was that high voltages were the only way to reduce energy leakage during the transmission of electrical current: indeed, the higher the voltage, the proportionally lower the leakage. Edison organized the shocking to death of an elephant called Topsy with discharges of alternating current to demonstrate the risks of high voltages – an episode that is now part of televisual history. Fortunately, the battle for the best technology to carry electricity was resolved within a few years. Alternating current won the day. During this same period, Edison exported another patent that marked a major advance in the development of electricity generation, one which would immediately prove vital to the electrification of Italy: the hydroelectric generation plant. By 1882, Niagara Falls was powering the world’s first hydroelectric power station. Obviously enough, it generated continuous current, but what was important for Italy’s electrification was the move from a


realizzazione ingegneristica aveva un valore inestimabile per un paese poverissimo di riserve naturali di carbone e dunque dipendente dalle importazioni per fronteggiare il proprio fabbisogno che, allorquando questo avesse incluso le crescenti quote destinate alle turbine per la produzione di energia elettrica, sarebbe cresciuto ben oltre il consumo sino ad allora sostenibile. Fu così che l’Italia industriale scoprì nell’elettricità il “carbone bianco”, o più propriamente volle credere in una produzione di energia alternativa a quella dei combustibili fossili, una produzione di energia appena affacciatasi nel panorama tecnologico mondiale. In occasione dell’Esposizione di Torino del 1884, a pochi mesi dall’entrata in servizio della centrale milanese, Lucien Gaulard, inventore francese che realizzò i primi trasformatori, effettuò con successo la trasmissione di corrente alternata da Torino sino alla stazione ferroviaria di Lanzo Torinese, a trentaquattro chilometri di distanza, alimentandone l’impianto di illuminazione. L’investimento nella nascente tecnologia idroelettrica fu piuttosto convinto, assieme alla scelta della corrente alternata: libero dalle costrizioni entro cui la rivalità fra corrente

steam turbine to a turbine driven by falling water. This engineering implementation was of inestimable value to a nation that was exceedingly poor in natural coal deposits, and consequently dependent on imports to cater to its needs. If Italy had required more and more coal to power turbines for electricity generation, it would soon have exceeded sustainable levels of consumption. Industrial Italy regarded electricity as “white coal”, and saw energy generation as an alternative to fossil fuels, which had only just begun to forge their way into the world’s technological consciousness. Just a few months after the Milanese power station began generating electricity, at the 1884 Turin Exposition the French inventor Lucien Gaulard, who had built the first transformers, successfully sent alternating current from Turin to the railway station at Lanzo Torinese, 34 km away, to power a lighting system. There was no lack of investors in nascent hydroelectric technology, nor in the choice of alternating current: free from the constrictions of the rivalry between continuous and alternating current supported by Edison and George Westinghouse (founder of the company of the same name, responsible for the industrial development of Tesla’s theories and

Generatore secondario di Gaulard e Gibbs, 1886. Accanto, la galleria dell’elettricità all’Esposizione internazionale di Torino, 1884. The secondary Gaulard and Gibbs generator, 1886. Facing page, the Electricity Gallery at the International Exposition, Turin, 1884.

45


Trasmissioni e linee Transmission and Lines

46

continua e alternata di Edison e George Westinghouse (fondatore dell’omonima azienda, che sviluppò industrialmente le teorie di Tesla e i trasformatori di Gaulard) l’avanguardia di quello che divenne il settore elettrico italiano scelse la soluzione adottata da Edison per le cascate del Niagara, combinandola con la corrente alternata, seppure ancora monofase. Sfruttando l’energia cinetica di una delle cascate di Tivoli, la centrale idroelettrica di proprietà della Società anglo-romana iniziò nel 1886 la produzione di corrente alternata grazie a un alternatore monofase Siemens. Il 5 luglio 1892 la centrale di Tivoli fu collegata all’Urbe, con la stazione di corso Italia, che riceveva corrente a cinquemila volt trasformandola a duemila e di lì servendo sia l’illuminazione pubblica che quella privata. Le utenze private avevano installato un ulteriore trasformatore che diminuiva la tensione a cinquanta e cento volt, portando così un’apparecchiatura del fornitore di corrente sino alla soglia delle abitazioni. Fu un evento di importanza mondiale, poiché si trattava della prima linea in corrente alternata di tale tensione mai realizzata e la prima linea di trasmissione di corrente propriamente industriale4. La trasmissione di corrente fu attuata secondo le direttive tecniche della casa Ganz di Budapest, che aveva applicato con successo le potenzialità manifestate dall’esperimento di trasmissione realizzato all’esposizione di Torino. La casa ungherese fu importante per l’elettrificazione italiana soprattutto per due aspetti destinati a ricoprire il massimo rilievo nel successivo sviluppo delle reti elettriche, cioè la frequenza e la tensione delle

Gaulard’s transformers), the vanguard of what was to become Italy’s electricity industry chose the solution adopted by Edison for Niagara Falls, combining it with alternating current, albeit still in its single-phase form. Exploiting the kinetic energy of a waterfall near Tivoli, a hydroelectric power station owned by the Società Anglo-romana began generating alternating current in 1886 using a Siemens single-phase alternator. On 5 July 1892, the Tivoli power station was hooked up to the Corso Italia station in Rome, which received current at 5000 V, converted it to 2000 V, and then used it for public and private lighting. Private users installed another transformer to reduce the voltage to 50 and 100 V, making it possible to carry the supplier’s current right up to the threshold of homes. This was a development of global importance: it was the first alternating current line ever built at such a voltage, and the first truly industrial transmission line.4 Electricity transmission followed the technical specifications established by Casa Ganz of Budapest, which had successfully realized the potential of the transmission demo held at the Turin Exposition. The Hungarian company played an important role in Italian electrification, principally with regard to two elements that would be of the utmost importance in the forthcoming development of the country’s electricity networks: power line frequency and voltage. Ganz suggested a frequency of forty-two hertz for the Tivoli-toRome power line, which was raised to fortythree in 1900 to power the tram system. This



Trasmissioni e linee Transmission and Lines Entrata della linea Paderno-Milano nell’officina di Porta Volta, Milano 1898. Entrance to the Paderno-Milan line at the Porta Volta workshop, Milan, 1898.

48

linee. La Ganz infatti indicò per la linea TivoliRoma una frequenza di quarantadue hertz, portati poi a quarantatrè nel 1900 per far fronte all’alimentazione del sistema di trasporto tramviario, una frequenza comunque differente rispetto a quella su cui si stava realizzando l’elettrificazione in altre zone del Paese. Era infatti fuori dai piani e finanche dall’immaginazione dei promotori delle prime linee di trasmissione il problema di una futura interconnessione fra le singole reti, una possibilità che allora pareva più che avveniristica. Vero è che la scoperta del campo magnetico rotante di Ferraris e l’applicazione industriale di Tesla con il motore a induzione impose la corrente alternata trifase nella realizzazione di qualsiasi rete già dal 1885; fu così che in Germania venne

frequency differed from frequencies chosen to electrify other parts of the country. The issue of future interconnection between individual networks did not enter into the plans – or even the imagination – of the people who built the earliest transmission power lines; indeed, the possibility was beyond futuristic. By 1885, Ferraris’ discovery of the rotary magnetic field and Tesla’s industrial application of the induction motor made three-phase alternating current compulsory for any network under construction. Around that time, the first 25 kV three-phase alternating current transmission was successfully completed in Germany over a distance of 178 km. Italy had to wait until 1898 for its first three-phase power line, covering the 32 km from Paderno d’Adda to Milan; the city needed more electricity after starting to build its tram network,5 predominantly by accessing the first major hydroelectric plant built by the Edison company.

Taking the Tram to Go to the Pictures The tram network played an increasingly important role in the electrification of Italy’s cities, as trams pushed expansion of the urban transport network where extension of the electricity network made it possible. No longer powering just public lighting, the electricity


realizzata in quegli anni la prima trasmissione a corrente alternata trifase a venticinque chilovolt per ben 178 chilometri. L’Italia dovette attendere sino al 1898 per la prima linea trifase, la Paderno d’Adda-Milano, che copriva trentadue chilometri ma che soprattutto connetteva Milano, sempre più bisognosa di energia elettrica dopo la realizzazione della nascente rete tramviaria5, con il primo grande impianto idroelettrico della società Edison.

Prendere il tram per andare al cinema Nell’elettrificazione delle città italiane ebbe un’importanza sempre maggiore proprio il servizio tramviario, che avanzava come rete di trasporto urbano dove l’espansione della rete elettrica lo consentiva. Non più solo illuminazione pubblica, il trasporto segnava le esigenze di ampliamento della rete elettrica dopo l’arrivo in Italia del tram elettrico della Siemens, che già attraversava Berlino dal 1881: nello stesso anno in cui venne inaugurata la torre Eiffel, il 1889, i fiorentini poterono usufruire del tram elettrico per le loro passeggiate fiesolane. La linea Firenze-Fiesole era la prima linea tramviaria elettrificata d’Italia, che sostituiva la preesistente linea a vapore. Lo sviluppo delle reti di trasporto urbano elettrificato, ancorché iniziale, accentuò anche all’esterno del settore industriale il fabbisogno – dunque la trasmissione – di un’energia che si prestava ai

network expanded to power transport following the arrival in Italy of Siemens’ electric tram, which had first gone into service in Berlin in 1881. The year that the Eiffel Tower was inaugurated, 1889, the people of Florence could take the electric tram to their strolls in the Fiesole hills. The Florence-Fiesole was Italy’s first electrified tramline, replacing a previous steam-powered line. Although still in its infancy, development of electrified urban transport networks increased demand – and therefore transmission – of power beyond industry. Electricity lent itself to a great many uses and began to mould the very fabric of Italy’s cities, elbowing out gas-fired lighting and steam transport as well as powering other amenities typical of modern cities at the end of the 19th century, for example the projectors used in the earliest movie houses. Cinemas opened in Turin and Milan in 1896; the following year films began showing at the Galleria Umberto in Naples and at Vicolo del Mortaro in Rome, using power brought in over copper wires. In the late 19th century, engineers focused their attentions on transmission methods. In an attempt to span long distances using three-phase alternating current, transmission stimulated research into cables and piling, which was needed for building overhead wire networks. Cable insulation, research into piles, and cable

Copertina de “L’illustrazione italiana” dedicata ai primi tram elettrici di Milano, 1893. The cover of “L’illustrazione italiana” dedicated to Milan’s first electric trams, 1893.

49


Trasmissioni e linee Transmission and Lines

50

molteplici usi e che plasmava il tessuto stesso delle città italiane, sia scalzando l’illuminazione a gas e il trasporto a vapore, sia alimentando gli altri elementi che caratterizzavano le città moderne della fine del XIX secolo, come i proiettori delle prime sale cinematografiche: i cinema a Torino e a Milano nel 1896, quindi l’anno successivo della Galleria Umberto a Napoli e di Vicolo del Mortaro a Roma, iniziarono le proiezioni nel 1897 grazie a quell’energia che arrivava attraverso i fili di rame. Attorno al mezzo di trasmissione si concentrarono le attenzioni dei tecnici negli ultimi anni dell’Ottocento: proiettata sulle lunghe distanze grazie alla corrente alternata trifase, la trasmissione stimolò ricerche nel settore dei cavi e della palificazione, utili alla realizzazione di reti su cavi aerei. L’isolamento dei cavi, lo studio sui pali, i tracciati da seguire furono elementi utili per lo sviluppo delle reti telegrafiche e successivamente telefoniche; il processo di elettrificazione guidava lo sviluppo delle reti aeree e la loro stessa concezione. Rintracciando le origini

routes were all necessary to develop first telegraph and then telephone networks; the electrification process prompted the conception and development of overhead networks. The first ever networks date all the way back to the time of Roman aqueducts and the earliest sewer systems, in the days before topology made networks abstract and the preserve of mathematics. Networks like the ones required for electrification were a completely new departure, raising issues and opening up prospects that differed from any other kind of network on the planet. This explains why, in vintage photos of the Tivoli-Rome line, it is possible to make out telegraph wires laid just a little lower than the electric wires.6 Paraphrasing one of the laws of technology coined by US historian Melvin Kranzberg, electricity was the mother of its own necessity. In Italy’s economic and social context, electricity was the midwife for the conversion of entire sectors

Carosello tramviario in piazza Duomo a Milano. A sinistra, le linee tramviarie milanesi con le modifiche deliberate in occasione dell’adozione della trazione elettrica, 1895. Tram carousel in Piazza Duomo, Milan. Left, Milan’s tramline network showing changes after the adoption of electric power, 1895.


Regio decreto in cui si dichiarano di pubblica utilità i lavori necessari per la trasmissione dell’energia elettrica da Tivoli a Roma, 25 dicembre 1890. Sotto, insegna in legno del 1892 sul primato italiano. Royal decree declaring the public utility of works needed to transmit electricity from Tivoli to Rome, 25 December 1890. Below, a wooden plaque celebrating this Italian first, 1892.

delle reti negli acquedotti dei romani e nei primi sistemi fognari, prima che la topologia le astraesse e le formalizzasse in matematica, una rete come quella che l’elettrificazione stava sviluppando era un’assoluta novità, con problemi e prospettive pertanto differenti da qualsiasi altra rete si dipanasse a terra. Per questo, nelle foto d’epoca della linea Tivoli-Roma, è possibile scorgere i cavi del telegrafo posati poco al di sotto di quelli elettrici6. Parafrasando una delle leggi della tecnologia dello storico statunitense Melvin Kranzberg, l’elettricità fu la madre della sua necessità, e nel panorama economico e sociale italiano l’elettricità fu levatrice della conversione di settori della produzione industriale alla nuova energia. Infatti, analogamente ad altre esperienze storiche, pure in Italia la sostituzione delle materie prime mancanti con materiali di sintesi fu vista come una meta raggiungibile, oltre la quale si apriva un vasto orizzonte di crescita economica. L’energia che avrebbe permesso tale traguardo sarebbe stata quella elettrica, generata grazie alla forza dei fiumi che scendevano dai rilievi montuosi di cui il territorio italiano abbondava, forza incanalata e costretta alla generazione idroelettrica. Un’energia che poteva essere trasmessa attraverso quelle linee già realizzate con successo in Italia in misura circoscritta, e che a fronte della richiesta di corrente potevano estendersi sino a

of industrial production to this new type of energy. Indeed, analogous to other historical experiences, in Italy substituting a paucity of raw materials with man-made alternatives was viewed as an achievable goal that could open up enormous scope for economic growth. Electricity was just the type of energy that could make this a reality, generated using the force of the rivers rushing down from Italy’s many mountains – a force that was to be channelled and directed for hydroelectric generation. Power could be transmitted along the kind of lines that had already successfully been built in Italy – albeit over limited distances – which, to meet demand for electrical current, had to be extended all the way to industrial plants to carry energy generated in mountain basins. At the turn of the century, there was enormous interest in work to contain rivers, regiment waterfalls and, more generally, a host of activities to maximize the kinetic potential of mountain waters, as amply demonstrated by the dams going up in many Italian valleys.7 A famous power station was built at Gorzente to run electricity to Genoa. The

51


Trasmissioni e linee Transmission and Lines

trasmettere agli stabilimenti industriali l’energia prodotta dai bacini montani. Alla fine del secolo pertanto ebbero grande interesse le opere di contenimento dei fiumi, di irreggimentazione delle cascate e in generale tutte le azioni destinate a risolversi nella massimizzazione del potenziale cinetico delle acque montane, espresso esemplarmente nelle dighe che costellarono tante valli italiane7. Resta famosa la centrale del Gorzente, che alimentava la città di Genova, il primo impianto italiano a utilizzare un corso d’acqua nella sua totalità per la produzione idroelettrica, grazie allo sbarramento del fiume. Gli studi probabilistici sulle piene e sulle magre dei fiumi, dettati da precipitazioni assai incostanti, in particolare nel Mezzogiorno d’Italia, trassero non solo nuova linfa, ma furono strappati all’interesse sino ad allora quasi esclusivamente riservato loro dagli agricoltori. 52 La strada verso l’elettrificazione dell’industria non fu però lineare e sgombra di ostacoli. Alla fine del 1898, la forza motrice elettrica installata era tutto sommato piuttosto contenuta, e i motori elettrici per uso industriale erano impiegati principalmente nella macinatura e nei telai, quindi nei tradizionali settori alimentare e tessile. Tuttavia, la nascita del settore zuccheriero da una parte, e la realizzazione dei primi forni elettrici per la siderurgia e la chimica permise un’ampia diversificazione degli usi dell’energia elettrica. Proprio l’elettrochimica ebbe un percorso che è utile richiamare, poiché si affermò rapidamente come settore industriale lavorando a ciclo interrotto, cioè lavorando durante i “superi” di produzione degli impianti idroelettrici, laddove il ciclo veniva appunto interrotto durante i periodi di magra dei corsi d’acqua. In questo modo, si sviluppò speditamente la produzione elettrochimica del carburo di calcio, ricavato negli

first in Italy to use the entire length of a watercourse for hydroelectric generation, it exploited a barrage across the river. Probability research into rivers flooding and suffering from low water due to significant swings in precipitation, especially in the south of the country, not only received new input, they ceased to exclusively be the preserve of farmers. The road to the electrification of industry was not, however, either straight or without its setbacks. By the end of 1898, the installed electrical driving force was still rather limited. Electrical motors used in industry were principally in mills and looms, in the traditional food and textiles industries. However, the birth of the sugar industry and construction of the first electric furnaces for the iron and steel and chemicals industries led to a wider diversification of electricity use. The electrochemistry industry followed a trajectory that it is enlightening to review as it rapidly expanded to become an industrial sector operating on an “interrupted cycle”, that is to say functioning during “surpluses” in the generation of hydroelectric plants, while remaining idle during periods of low water. The electrochemical output of calcium carbide increased rapidly at the Terni plant from 1898 onwards. It was initially used in the sintering of acetylene and, later on, in calcium cyanamide, a popular fertilizer. In the iron and metal industry, electric furnaces made it possible to process previously used material and re-extract iron and steel at high levels of purity. However, the real spur for the electrochemical industry was the coal shortage during the first world war, which led to a boom in this approach, along with the manufacture of alloy. Furthermore, electric furnaces proved themselves to be particularly good for processing special steels, leading to an


Lettera circolare della Società per produzione e trasporto di energia elettrica con l’offerta di vendita dell’energia elettrica prodotta dalle forze idrauliche del fiume Tusciano, Napoli 1896. Circular from the Società per Produzione e Trasporto di Energia Elettrica offering electricity for sale from a hydro-electric generator on the Tusciano River, Naples, 1896.

stabilimenti di Terni sin dal 1898, ed impiegato prima nella sinterizzazione dell’acetilene e in seguito nella calciocianammide, noto fertilizzante. Nel settore siderurgico, i forni elettrici permisero invece di trattare i rottami per riottenere ferro ed acciaio di elevata purezza; tuttavia, il momento di passaggio fondamentale per l’industria elettrosiderurgica fu la carenza di carbone contestuale alla prima guerra mondiale, che fece crescere suddetto trattamento assieme alla produzione di ghisa. Inoltre, il forno elettrico si mostrò estremamente appropriato per le lavorazioni di acciai speciali, dando la stura a una conversione del settore che portò l’Italia ad essere fino alla seconda guerra mondiale il Paese con la maggior quota di produzione elettrificata nel settore siderurgico. L’impiego dei “superi” di produzione è di fondamentale importanza per comprendere la natura delle reti; infatti, con il ciclo interrotto si passò concettualmente dalla linea di trasmissione alla rete, e quindi a un pieno impiego della produzione idroelettrica, cioè a una riduzione dello spreco che invece regolarmente si manifestava data la differenza fra consumo e produzione. Rispondendo a consumi spesso regolari nella loro distribuzione temporale come quelli urbani, e a fronte di una produzione idroelettrica che non poteva tener conto dell’andamento di tali consumi, la rete permetteva di trasmettere la corrente che la città non poteva assorbire verso impianti industriali che mettevano a frutto ciò che altrimenti sarebbe stato sprecato. Il dato importante da considerare è l’immediato

industry-wide conversion that, until the Second World War, gave Italy the highest proportion of electrified output in the iron and metal industry. The use of “surplus” generated energy is vital to understanding the nature of networks. Indeed, the interrupted cycle made it possible to make the conceptual step change from a transmission line to a network, and therefore fully use hydroelectric output, reducing wastage that would otherwise occur on a regular basis as a result of disparities between demand and supply. Given generally regular consumption over time, for example in urban environments, and given that hydroelectric output could not be tailored to cater to this pattern of consumption, a network made it possible to send current that a city was unable to absorb to industrial plants that made use of what would otherwise have been wasted. The important thing to bear in mind is the immediate match-up between hydroelectric output and industrial needs, prompting growth in the autoproduction of energy, and therefore investments by electricity companies in the newlyelectrified chemicals and iron and steel working industries. On the one hand, demand came from electric cities; on the other, industry where consumption varied a great deal between furnaces which had more or less constant demand, and textiles or the food industry which

53


Trasmissioni e linee Transmission and Lines

54

riscontro fra la produzione idroelettrica e i bisogni industriali, che indussero la crescita dell’autoproduzione di energia e quindi gli investimenti delle società elettriche nei nuovi, elettrificati comparti, della chimica e della metallurgia. Si ebbero pertanto da una parte le esigenze delle città elettriche, dall’altra un settore industriale con consumi assai diversi al suo interno, poiché i forni presentavano un fabbisogno piuttosto costante laddove il tessile o l’alimentare segnavano dei picchi di consumo. L’illuminazione, pubblica e privata, poneva ovviamente alla rete già una ovvia differenza di consumi fra ore diurne e ore notturne, dunque tali fabbisogni investirono lo sviluppo e la ramificazione delle reti, in qualità di collegamento fra i nodi della produzione e quelli della fruizione. In generale, le necessità dell’industria segnarono la morfologia dei profili tariffari italiani, entro i quali venne privilegiato il pagamento sul volume dei consumi rispetto a quello del costo marginale del chilowattora effettivamente consumato8. Nacquero quindi le prime reti regionali, chiaramente intese come aree più o meno vaste coperte dalle linee di trasmissione, e dunque non circoscritte entro i confini geografici delle regioni italiane propriamente dette. Le reti regionali non distinguevano fra produzione, trasmissione e distribuzione, realizzando investimenti e diversificando la produzione in base alla crescita della domanda che

Accenditore di lampade, Milano 1821. A lamplighter, Milan, 1821.

experienced peaks and troughs. Public and private lighting obviously entailed different levels of consumption between daylight and nighttime, which affected the development and ramification of networks in terms of links between generation nodes and places of consumption. Generally speaking, demand from industry impacted the morphology of tariff profiles in Italy: benefits were offered for payments on consumption volumes rather than the marginal cost per kilowatt hour actually consumed.8 This resulted in the birth of the first regional networks, in the sense of areas of varying sizes covered by transmission lines rather than mirroring the geographical confines of Italy’s actual regions. Italy’s regional networks did not distinguish between generation, transmission and distribution. Investments diversified generation to cater to booming demand as soon as a network was extended into a new district. Technological innovation and economic growth, not to mention political will, spurred transmission lines to become complex territorial networks, as the legal framework struggled to keep pace with these rapid changes. The rationale behind network regulation goes all the way back to Kingdom of Italy regulations on water, which also applied to hydroelectric generation. The newly unified State of Italy aligned the public water licensing system inherited from the pre-


Trasporto di cavi elettrici in una via di Torino ai primi del Novecento. Sotto, lavori per la costruzione della linea tramviaria, Torino 1898. Transportation of electricity cables in a Turin street, early 1900s. Below, tram line construction work, Turin, 1898.

immediatamente si manifestava non appena la rete raggiungeva nuovi distretti. Innovazione tecnologica e crescita economica – e volontà politica, si dovrebbe aggiungere – spinsero le linee di trasmissione a divenire reti territoriali complesse, in un quadro normativo che cercava di tenere il passo di fronte a tali mutamenti. I razionali della regolamentazione in materia di reti vanno rintracciati nella normativa del Regno d’Italia sulle acque, che investiva quindi anche la produzione idroelettrica. Lo Stato unitario aveva uniformato i regimi di concessione delle acque pubbliche degli Stati preunitari nella legge di unificazione amministrativa sui lavori pubblici del 20 marzo 1865, n. 2248, rettificata tre anni dopo. Essa aprì una fase di confusione concettuale rispetto alle acque pubbliche, poiché queste non vennero chiaramente definite laddove si distingueva fra quelle demaniali e quelle private in modo altrettanto vago. Gli anni decisivi per il quadro normativo entro il quale si svilupparono le reti regionali furono quelli definiti nel biennio 1893-4, durante il quale vennero varati il regolamento del 26 novembre 1893, n. 710, relativo alla derivazione delle acque, e soprattutto la legge 7 giugno 1894, n. 232, sulla servitù da elettrodotto. Su tale legge si costruirono le reti elettriche, poiché a fronte di una servitù volontaria come quella che stabiliva il passaggio dei fili telefonici venne sancita una servitù

55

unitary States through the Public Works Administrative Unification Law promulgated on 20 March 1865, no. 2248, which itself was amended three years later. This marked the start of a period of confusion for public water, given that only vague definitions had been applied to public- and private-owned water. The key years for the regional network regulatory framework were 1893-4, which saw the promulgation of Law no. 710 on water diversion dated 26 November 1893 and, above all Law no. 232 of 7 June 1894 on power line easements. Electricity networks were built as a result of this law, which, rather than offering voluntary easements as was the case with telephone wires, made easements


Trasmissioni e linee Transmission and Lines

56

coattiva per le linee elettriche, che obbligava i proprietari dei fondi a ospitare pali e fili. Lo schema normativo per l’attraversamento delle linee elettriche mutuava quello degli acquedotti, e venne approvato dai due rami del Parlamento senza emendamenti, dopo lo studio di una commissione presieduta da Galileo Ferraris9. Ovviamente le proteste contro la servitù da elettrodotto non mancarono, in particolare dagli agrari e dall’influenza che essi avevano nei comuni rurali; tuttavia, l’abilità del legislatore nel seguire l’impianto della servitù degli acquedotti spuntò le armi degli oppositori, sancendo, come conseguenza, la superiorità nazionale degli elettrodotti sui localismi agrari o municipali. Ciò accelerò un processo già in atto di investimento nel settore elettrico. Dalle poche società elettriche precedenti al biennio 1893-4, si passò a una crescita sostenuta del numero di soggetti imprenditoriali del settore, che trasmisero la corrente in varie aree del Paese. Il secondo volume della presente collana fornisce un’esaustiva panoramica dei gruppi che investirono nell’elettrificazione dell’Italia e della loro dinamica concorrenziale. Valga qui menzionare i principali soggetti per area geografica, come il Gruppo Edison in Lombardia, la Società Idroelettrica Piemonte (SIP), la Società Adriatica di Elettricità (SADE) su Triveneto e parte dell’Emilia e della Romagna10, la SELT-Valdarno in Toscana11, la Società Romana di Elettricità (SRE) in Lazio, la Società Meridionale di Elettricità (SME) in Campania12. La costruzione e l’estensione delle reti regionali pose per le aree più industrializzate o urbanizzate del Paese la gestione della coesistenza fra i sistemi di rete, che spesso si sovrapponevano in talune aree, laddove nel Meridione si poneva il problema dell’insularità delle reti rispetto al territorio13, situazione

compulsory for electricity lines, obliging landowners to host poles and wires on their land. The regulatory framework for electricity lines followed in the footsteps of legislation for water mains. It was approved by both houses of Parliament without amendment, following a study by a commission chaired by Galileo Ferraris.9 There was, of course, no lack of protests against power line easements, particularly from farmers, who wielded considerable influence in rural municipalities. However, the skill with which legislators borrowed the framework of easements from legislation on water mains blunted opponents’ weapons, and succeeded in enshrining the national supremacy of power lines over local agrarian or municipal interests. Investments in the electricity industry, which were already underway, accelerated after this. From just a few electricity companies prior to 1893/4, the number of businesses in the sector grew rapidly as electricity arrived in various parts of the country. The second volume in this collection offers ample coverage of the industrial groups that invested in the electrification of Italy, and the regime of competition between them. By geographical area, the main players were the Edison Group in Lombardy, the Società Idroelettrica Piemonte (SIP) in Piedmont, la Società Adriatica di Elettricità (SADE) in the Triveneto region and part of Emilia and Romagna,10 SELT-Valdarno in Tuscany,11 Società Romana di Elettricità (SRE) in Lazio, and Società Meridionale di Elettricità (SME) in Campania.12 The construction and extension of regional networks entailed managing the coexistence of network systems in Italy’s most industrialized and urbanized areas, where networks often overlapped. Meanwhile, in the south of the country networks remained isolated.13 This



Trasmissioni e linee Transmission and Lines

58

spesso complicata dalla differenza fra le frequenze di trasmissione, sia fra le isole e il continente, sia all’interno delle stesse aree. Il problema delle frequenze, che tanta parte ebbe nella tecno-politica delle reti elettriche, fu relativizzato in Italia grazie a un altro scarto tecnologico, che si rivelò essere elemento dirimente nell’unificazione delle reti. Dopo un viaggio di studio in California, i tecnici del gruppo Edison realizzarono anche in Italia una linea ad alta tensione come quelle che già operavano nello Stato dell’Ovest americano: venne così costruita nel 1930 in Lombardia la linea a 220 kV che collegava Cardano a Cislago, prima linea di quella tensione mai realizzata in Europa, che proiettava la trasmissione della corrente elettrica ben oltre i limiti sino ad allora toccati14. La trasmissione a una terna, cioè su tre cavi, univa le capacità industriali e scientifiche che gli italiani avevano maturato nel corso degli anni ruggenti dell’elettrificazione. La capacità industriale chiama in causa il ruolo assunto nel settore dei cavi dall’azienda milanese Pirelli, che dalla sua nascita nel 1872 ad opera di

Articolo dedicato alla linea a 220 kV da Cardano a Cislago tratto da “L’Energia Elettrica”, gennaio 1930. Accanto, una veduta dell’impianto di Cislago (Varese). Article on the 220 kV Cardano to Cislago line from “L’Energia Elettrica”, January 1930. Facing page, a view of the Cislago plant (Varese).

situation was, in many cases, compounded by differences in transmission frequencies between Italy’s islands and the mainland – and sometimes even within the same areas. The issue of frequencies, which was of prime importance to the technical policies of the electric networks, became relative in Italy as a result of another technological game changer that rendered these differences unimportant during the unification of different networks. After a study trip to California, Edison Group engineers built a highvoltage line in Italy like the ones already operating in the Western American state. In 1930, they built a 220 kV line between Cardano and Cislago, the first at this voltage in Europe, taking electricity current transmission far beyond what had previously been achieved.14 Transmission over a triple cable combined the industrial and scientific capabilities Italy had accrued during the boom years of electrification. The industrial capacity to achieve this was spearheaded by Milanese cable-manufacturing company Pirelli.


Carteggio tra l’Ente Autonomo del Volturno e la Pirelli in merito a ordinativi e offerte di cavi, Napoli 1917. Correspondence between the Ente Autonomo del Volturno and Pirelli regarding orders and cables on offer, Naples 1917.

Giovan Battista Pirelli, era passata dalla produzione di gomme alla costruzione di linee telegrafiche grazie alle sollecitazioni che il Genio militare fece all’azienda meneghina affinché avviasse la produzione di cavi, utili per l’ammodernamento di quel comparto delle forze armate. Nel 1885 la Pirelli vinse il primo grande appalto per collegare le isole italiane tramite cavi telegrafici sottomarini, a cui seguì una commessa del governo spagnolo per la linea telegrafica fra le Baleari e la terraferma iberica. Nel 1896 l’azienda, investendo sempre più nella conduzione elettrica, riusciva a competere nella ricerca tecnica con le concorrenti tedesche e statunitensi, cioè le aziende più avanzate su scala mondiale. Proprio l’agone internazionale caratterizzò la Pirelli durante gli anni di Giolitti, al punto di divenire una vera e propria multinazionale con stabilimenti a Barcellona e a Southampton, oltre a partecipare alla Sociedad italo-argentina de Electricidad, che elettrificò il Paese del Cono sud, grande meta dell’emigrazione italiana15.

Founded in 1872 by Giovan Battista Pirelli, the company shifted from manufacturing tyres to building telegraph lines after receiving a commission from military engineers to manufacture cables to modernize the Armed Forces’ capabilities. In 1885, Pirelli won its first major contract to connect Italy’s islands via submarine telegraph cable. This was followed by a commission from the Spanish government to run telegraph lines between the Balearics and the Iberian mainland. After making increasingly large investments in electrical conduction, by 1896 the company’s technical research department was challenging world-class German and American competitors. Indeed, under the Giolitti government in Italy, international competition spurred Pirelli onwards. The company became a true multinational with plants in Barcelona and Southampton, and a stake in the Sociedad italo-argentina de Electricidad, the company that was electrifying Argentina, a favoured destination for Italian emigrants.15

59



Verso un Paese in rete.

Le linee in Italia: la connessione nazionale nel vortice della storia La capacità tecnica e scientifica italiana trovò luogo di dibattito e stimolo nell’Associazione elettrotecnica italiana (AEI), di cui si tratta nel terzo volume di questa collana. L’associazione, fondata nel dicembre 1896, fu fortemente voluta da Ferraris e ne rappresentò in un certo qual modo il lascito alla comunità scientifica poiché egli morì pochi mesi dopo la sua fondazione. L’importanza della Aei può essere apprezzata richiamando il “Testo definitivo delle norme per 61

Towards a Networked Nation.

Power Lines in Italy: the National Grid in the Vortex of History Italian technical and scientific ability found a forum for debate and stimulation in the Associazione Elettrotecnica Italiana (AEI), which is covered in volume three of this anthology. Founded in December 1896, the association was Ferraris’ brainchild. It was, in a way, his legacy to the scientific community, given that he passed away just a few months later. The AEI’s importance may be gauged from its “Final Text of Regulations for the Execution and Exercise of Electrical Installations


Verso un Paese in rete Towards a Networked Nation

62

l’esecuzione e l’esercizio degli impianti elettrici adottato nell’anno 1910”16, poi assurto a modello di norma tecnica per l’ordinamento italiano nel settore. Infatti, nel 1906 era stata costituita a Londra la Commissione elettrotecnica internazionale, su proposta del colonnello Rookes E.B. Crompton, ingegnere e imprenditore elettrico inglese che aveva contribuito all’illuminazione del Regno Unito con le sue lampade ad arco. Scopo della commissione era lavorare sulla standardizzazione internazionale dell’elettrotecnica, problema che per il settore elettrico italiano era a malapena avvertito sul piano interno, per i suddetti problemi di distanza fra le varie reti regionali e per la disomogeneità geografica della domanda di elettricità, essendo questa chiaramente ben concentrata a nord17. La lungimiranza della Aei fu di cogliere l’importanza della partita che si stava giocando a Londra, nella scarsa consapevolezza del mondo politico e diplomatico, assorbiti dalle manifestazioni di amicizia italo francesi espresse dopo la realizzazione del traforo del Sempione dello stesso anno o dal ben più rilevante riscatto

Adopted in the Year 1910”,16 which went on to become the template for the technical specifications of Italian industry legislation. Indeed, an International Electrotechnical Commission was founded in London in 1906 at the behest of Colonel Rookes E.B. Crompton, an English engineer and businessman whose arc lamps had helped light up the United Kingdom. The commission was established to work on the international standardization of electrical engineering, an issue that had only recently come to the notice of Italy’s electricity industry internally owing to the above-mentioned problems of distance between the different regional networks and the geographical lack of uniformity in demand for electricity, which was very much concentrated in the country’s north.17 The AEI was sufficiently farsighted to understand the importance of the game being played out in London, despite a lack of political and diplomatic awareness in Italy: that year, the country was absorbed in demonstrations of Italo-French friendship following completion of the Sempione Tunnel, as well as the far more costly State bailout of Italy’s three railway networks. There was little appetite for discussions on the standardization of electrotechnical systems. The AEI decided to step into the breach and join a debate that was to be as protracted as it

Pubblicazioni tratte dalla “Raccolta di norme e regolamenti per la sicurezza degli impianti elettrici”. Extracts from the “Raccolta di norme e regolamenti per la sicurezza degli impianti elettrici” rules.


Lettera dell’Associazione Elettrotecnica Italiana indirizzata all’Ente Autonomo del Volturno, 1926.

operato dallo Stato delle tre reti ferroviarie italiane. Poca attenzione, dunque, rimaneva per la disputa sulla standardizzazione dei sistemi elettrotecnici, perciò la Aei si sentì in dovere di entrare in un dibattito che prometteva di essere tanto prolungato nel tempo quanto determinante. Per agire con credibilità, l’associazione dovette però fronteggiare le ristrettezze economiche in cui versava rispetto alle associazioni consorelle europee, riuscendo a coinvolgere l’industria elettrica nella soluzione del problema della rappresentanza italiana nel confronto internazionale sulla standardizzazione. L’industria italiana, ovviamente sensibile al problema, stabilì un canale di aiuto per l’Aei che le permise di costituire il Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI), organo nazionale della commissione internazionale per la standardizzazione. Il Cei aprì i suoi lavori nel 1910, occupandosi dei simboli da adottare internazionalmente e delle norme sui macchinari, rinviando a un futuro non prossimo la fondamentale discussione sulla standardizzazione delle frequenze. Vari motivi indussero i membri del Cei a procrastinare la discussione; uno di essi è tutto sommato facilmente comprensibile, pensando al sostegno economico offerto dall’industria elettrotecnica al comitato. Siccome il cambio di frequenza su una linea di trasmissione comportava una serie di oneri economici, un’omogeneizzazione delle frequenze in un

Letter from the Associazione Elettrotecnica Italiana to the Ente Autonomo del Volturno, 1926.

was important. In order to act with credibility, the first thing the association had to do was solve its own economic problems compared with counterpart associations in Europe. It did this by involving the electricity industry in resolving the issue of Italy’s delegates to the international roundtable on standardization. Fully aware of the issue, Italian industry set up an aid system for the AEI that made it possible to establish the Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI), a national version of the International committee for standardization. The CEI began its operations in 1910. The first thing it investigated was potential symbols for international adoption and standards for machinery, putting off the key debate on frequency standardization to some undefined moment in the future. A number of reasons prompted CEI members to postpone this debate. One of them – the economic support offered by the electrotechnical industry to the committee – is not hard to fathom. Given that altering the frequency of a transmission line entailed a series of costs, making such a variety of different frequencies uniform across the country would necessarily have benefited some companies and

63


Verso un Paese in rete Towards a Networked Nation

Cabina di trasformazione per l’elettrificazione del cantiere del bacino di carico nell’impianto di Capovolturno (Cambobasso), 1913. Sotto, sottopassaggio in muratura che permetteva l’incrocio di due linee elettriche, San Pietro a Patierno (Napoli), primi del Novecento. Conversion cabin during electrification of the Capovolturno load basin (Cambobasso), 1913. Below, masonry underpass junction for two electricity lines, San Pietro a Patierno (Naples), early 1900s.

64

panorama nazionale così eterogeneo avrebbe giocoforza penalizzato alcune aziende, laddove altre ne sarebbero rimaste favorite a seconda della frequenza scelta come standard. L’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra pose però l’urgenza di mobilitare tutte le risorse nello sforzo bellico, e per la produzione di energia elettrica questo comportò la necessità di garantire le utenze industriali in una situazione di scarsità di approvvigionamento di carbone. Sebbene la produzione termoelettrica non fosse maggioritaria nel complessivo della generazione elettrica italiana, è evidente che il razionamento di carbone imposto dalla guerra non permettesse alle aziende elettriche di integrare con le centrali a carbone i picchi di maggior richiesta di corrente da parte delle utenze. Di conseguenza, in situazioni di sovrapposizione o contiguità territoriale fra le reti di trasmissione delle varie compagnie elettriche, venne promossa un’interconnessione fra le reti, cioè linee di collegamento fra le reti delle compagnie elettriche, con i necessari impianti di

penalized others depending upon the frequency chosen to serve as the standard. When Italy became embroiled in the First World War, it suddenly became necessary to mobilize all resources for the war effort. As far as electricity generation was concerned, this meant guaranteeing supply to industrial users at a time when coal provisions were under severe strain. Even if thermoelectric generation did not account for the lion’s share of total Italian electricity production, clearly enough, the coal rationing brought about by the war meant that electricity companies could not use coal-fired power stations to cope with peaks in demand for electricity. Consequently, interconnection between networks was promoted as a solution where there were overlaps or territorial contiguity between transmission networks owned by different electricity companies. Junction lines between different electricity companies’ networks included necessary frequency and voltage conversion equipment. If, at a given moment, a company was unable to cope with a peak in


conversione di frequenza e voltaggio. In questo modo, se una certa compagnia non poteva in un determinato momento di picco della richiesta soddisfare la domanda delle proprie utenze – domanda che magari prima della guerra poteva essere soddisfatta da un aumento della quota termoelettrica sulla produzione totale della società – tramite l’interconnessione fra le reti la domanda veniva soddisfatta dalla compagnia concorrente che operava sullo stesso territorio oppure, più frequentemente dalla compagnia che operava nell’area territoriale contigua. L’interconnessione realizzava così reti più grandi, non centralizzate ma comunque maggiormente funzionali a servire una macroarea, tendente a divenire nazionale per un processo cumulativo e magmatico che non poteva seguire un disegno organico, rispondente alla domanda nazionale. Il problema dell’interconnessione, in sedicesimi, si era già posto durante il primo decennio del XX secolo, quando il processo di accorpamento e acquisizione di precedenti società portò alla concentrazione dei grandi gruppi elettrici. Così le grandi aziende cercavano entro certi limiti di uniformare le frequenze delle reti che acquisivano o, qualora questo risultasse troppo costoso, installavano dei convertitori

Organigramma delle aziende consociate e partecipate del Gruppo idroelettrico Sip, 1922. Organizational chart of Gruppo Idroelettrico SIP associate companies and subsidiaries, 1922.

demand and supply its users – demand which, prior to the war, would have been handled by increasing the company’s overall thermoelectric output – interconnection between networks made it possible for a competitor company operating in the same area to satisfy that demand (or, more commonly, a company operating on adjacent territory). Interconnection resulted in larger networks. Although they were not centralized, they were in any event better-suited to serving macro areas. Indeed, they had begun along the path to becoming national through a cumulative process that could not, owing to its nature, follow an overall design, but nevertheless responded to national demand. The interconnection issue had already been broached in the first decade of the 20th century, when mergers and acquisitions among existing companies brought about a concentration among major electricity groups. Within certain limits, these larger enterprises sought to harmonize frequencies over the networks they acquired. If this proved too

65


Verso un Paese in rete Towards a Networked Nation Lettera indirizzata alla Società Meridionale di Elettricità riguardante il cambiamento di frequenza relativo alla corrente dello stabilimento della Rinaldo & C., Salerno 1920. Letter to the Società Meridionale di Elettricità about current frequency changes at the Rinaldo & C. plant, Salerno 1920.

66

rotanti che garantivano la comunicazione fra le reti cambiando le differenti frequenze secondo la direzione della corrente18. La Grande Guerra dunque spinse il Cei a costituire, nel novembre del 1915, una commissione che affrontasse l’unificazione delle frequenze. A guerra quasi conclusa, la commissione rilevò che il processo di omogeneizzazione intrapreso dalle società aveva portato alla costituzione di due raggruppamenti di reti debolmente interconnesse, uno sulla frequenza di quarantadue hertz e l’altro su quella di cinquanta, che grosso modo si spartivano l’Italia. La raccomandazione che l’Aei inoltrò allo Stato e alle aziende elettriche fu quella di completare l’unificazione delle frequenze nelle due

Particolari di attacchi per catena della linea di trasporto Lete-Matese-Napoli della Società Meridionale di Elettricità, 1921. Accanto, pali della linea di trasporto Lete-Matese-Napoli. Detail of links for the chain on the Lete-Matese-Naples line owned by the Società Meridionale di Elettricità, 1921. Alongside, Lete-Matese-Naples line pylons.

expensive, they installed rotary converters to ensure communication between networks, changing the frequencies depending upon the direction of current flow.18 The Great War prompted the CEI to set up a committee to tackle frequency unification in November 1915. By the time the war was almost over, the committee noted that the process undertaken by the electricity companies had led to a situation where Italy was more or less divided into two groups of weakly interconnected networks: one at a frequency of 42 Hz, the other at 50 Hz. The AEI issued a recommendation to the State and the electricity companies to complete frequency unification at these two frequencies, and then at a later date to undertake true national unification and pave the way for building increasingly high-voltage power


Sezione trasversale di una cabina standard per 60.000 volt della Società Generale Pugliese di Elettricità, 1921. A destra, particolare di palo elettrico normale della Società Generale Pugliese di Elettricità, 1921. A cross section of a standard 60,000 V cabin belonging to the Società Generale Pugliese di Elettricità, 1921. Right, detail of a Società Generale Pugliese di Elettricità standard electricity pylon, 1921.

rispettive aree, per poi giungere in un secondo momento a una vera unificazione nazionale in vista della realizzazione delle linee di tensione sempre più alta in grado di attraversare le zone scoperte e di connettere le reti non contigue. Inizialmente l’Aei propose di mirare a una frequenza unica nazionale di quarantasei hertz (in medio stat virtus); successivamente invece venne raccomandata la frequenza di cinquanta hertz, invitando pertanto le società a costruire impianti che fossero comunque in grado di operare a cinquanta anche qualora la frequenza di esercizio della rete fosse diversa. Per un assieme di elementi, non ultima la prevalenza che aveva sulle altre società del Mezzogiorno d’Italia, la Sme avviò l’unificazione delle frequenze nel 1920 e la concluse nel 1924, anno a partire dal quale tutti gli impianti del Meridione operarono su quarantacinque hertz. Bisogna però considerare che la quantità di potenza installata nell’Italia meridionale era tutto sommato piuttosto modesta, per cui i costi per la modifica dei generatori furono relativamente contenuti.

67 lines that would cross into areas without coverage and connect non-contiguous networks. Initially, the AEI suggested converging towards a single national frequency of 46 Hz (in medio stat virtus); subsequently, a frequency of 50 Hz was recommended, while inviting companies to build installations capable of operating at 50 Hz even if the network’s operating frequency differed. Owing to a series of factors, not least its predominance over the other companies in Southern Italy, SME began unifying its frequencies in 1920. It completed the process in 1924, from which point onwards all installations in Southern Italy operated at 45 Hz. It should, however, be borne in mind that the installed power base in Southern Italy was still rather modest, so it was not too expensive for the company to modify its generators. However, in Central and Northern Italy, the installed power base was almost ten times as


Verso un Paese in rete Towards a Networked Nation

68

Invece nell’Italia centrale e settentrionale la potenza installata era quasi dieci volte superiore e divisa fra quarantadue e cinquanta hertz, grazie appunto all’uniformazione bellica. Lo scalino era troppo alto perché gli operatori motu proprio riuscissero a superarlo; comprensibilmente nessuna società intendeva convertire i propri impianti, anche perché, cessate le ristrettezze della guerra, la necessità di fare fronte ai picchi di consumo si era drasticamente ridotta. Così, i dispositivi scambiatori bastavano a rispondere alle esigenze dell’interconnessione laddove i nuovi impianti venivano costruiti per operare sulle due frequenze, senza costringere nessuno a smantellare i propri macchinari ancora in esercizio. Anzi, le aziende della Valle Padana fecero lobbying contro qualsiasi disegno di legge che imponesse l’unificazione delle frequenze. Il fascismo, nel 1939, si limitò a disporre che i nuovi impianti dovessero operare sulle tre frequenze nazionali, cioè lasciando il centro e il nord operare sulle due frequenze già stabilite, ma costringendo le società elettriche a connettersi con la frequenza a quarantacinque hertz che aveva unificato il sud19. La guerra, di nuovo, spingeva a una razionalizzazione del sistema a discapito degli

great. After the unification process that took place during the war, it was split between 42 and 50 Hz. It was simply too much for operators to do this work on their own. Understandably, no company was willing to rebuild their own installations; after the lean war years, the need to cope with peaks in consumption underwent a drastic reduction. In consequence, all that was required were exchangers to cater to interconnection demands when new plants were built to work on these two frequencies, without forcing anybody to decommission any machinery still in operation. On the contrary, companies in the Po Valley lobbied against any law bill on frequency unification. In 1939, the fascist regime merely ruled that new installations would have to function at one of the three national frequencies. This left the Centre and the North able to operate on the two previously-established frequencies; in the South, it required electricity companies to connect using the 45 Hz frequency that had unified this part of the country.19 Once again, the war prompted a rationalization of the system to the detriment of operators in the electricity market. Imminent in 1939, by 7 December 1942 a draconian rationalization had been enacted: the regime


operatori del mercato elettrico: imminente nel 1939, la razionalizzazione fu draconiana nel 1942, quando il 7 dicembre il regime dispose che la frequenza di tutti gli impianti fosse portata a cinquanta hertz entro dieci anni. Nemmeno un anno sopravvisse il regime dopo l’emanazione della legge, che tuttavia escludeva dall’uniformazione gli impianti elettrici ferroviari. Proprio le ferrovie avevano intrapreso con convinzione, prima dell’avvento del fascismo, la strada dell’elettrificazione fornendo l’abbrivio all’industria delle reti per la realizzazione di opere altrimenti fuori dalla possibilità degli operatori del settore. Il decreto n. 1582 del 1919, emanato dal governo di Francesco Saverio Nitti spinse avanti il processo obbligando la trazione elettrica entro determinati requisiti di linea, e definendo i confini dell’autoproduzione delle stesse ferrovie statali. Un passaggio rilevante in tale processo fu l’elettrificazione della linea ferroviaria BolzanoBrennero, quando il Gruppo Edison, vincitore dell’appalto, promosse la costituzione della Società Anonima di Elettrificazione (SAE) imbarcandovi grossi soggetti economici. Iniziati i lavori nel 1926, la Sae realizzò novantotto chilometri di linea elettrica in due anni attraverso le Alpi, in condizioni che si possono definire a tutt’oggi estreme e sperimentando un nuovo macchinario per la tesatura dei cavi elettrici. In questo modo la Sae riuscì a rispettare i tempi previsti dalla gara d’appalto e a ridurre i

Alimentatore della linea Bolzano-Brennero e, accanto, gli scambi del lato sud della Stazione di Brennero, 1928. Power supply for the Bolzano-Brenner line and, alongside, exchangers on the south side of the Brenner Station, 1928.

ruled that all installations should be modified to 50 Hz within ten years. Fascism didn’t survive for another year after issuing the law which, in any event, excluded railway electrical installations from the harmonization process. In actual fact, before the fascist regime even took power, Italy’s railways had started along the road to electrification, paving the way for the network industry to undertake work that would otherwise have been beyond industry players’ capabilities. Decree no. 1582 of 1919, issued by Francesco Saverio Nitti’s government, moved this process forward by obliging electricity-powered trains on certain types of line, as well as setting the boundaries for autoproduction by the state railways. One important step along the way was electrification of the Bolzano-Brenner railway line. After winning the tender, the Edison Group set up the Società Anonima di Elettrificazione (SAE), a company in which it was joined by other major economic players. After work began in 1926, SAE built 98 km of electric line through the Alps in two years, under conditions that to this day would be defined as extreme, using a brand-new machine for making electrical cabling taut. SAE not only brought the project in on deadline, it came in so far below cost that the State Railways subsequently lowered its per-kilometre rate for electric line construction. After completing the link with Austria – a country crucial to Mussolini’s foreign policy before Hitler halted his aspirations in the Danube/Balkan area – SAE continued to electrify Italy’s railways with the Vezzano-Fornovo line, as well as continuing to break new ground in pole and cable-tautening development. SAE’s flagship project for Italian Railways was its electrification of the high-speed Florence-Bologna line, which it began in 1934, the same year it initiated leading-edge research into power line

69


Verso un Paese in rete Towards a Networked Nation

70

costi al punto che le Ferrovie dello Stato successivamente adeguarono al ribasso le tariffe chilometriche della realizzazione delle linee elettriche. Completato il collegamento con l’Austria, Paese che tanta importanza aveva nella politica estera mussoliniana prima che Hitler ne frustrasse le aspirazioni nell’area danubiano-balcanica, la Sae proseguì l’elettrificazione delle ferrovie realizzando la linea Vezzano-Fornovo continuando a innovare nella palificazione e la tesatura. Forse l’apice delle commesse della Sae per le Ferrovie dello Stato fu l’elettrificazione della direttissima Firenze-Bologna iniziata nel 1934, anno in cui la società inizia una ricerca d’avanguardia nella palificazione per gli elettrodotti. La Sae entrava così nel settore delle linee di trasmissione di corrente, realizzando per le società elettriche elettrodotti che sfruttavano gli acciai ad alta resistenza allora usati nelle costruzioni civili statunitensi. L’impiego di tali acciai permise di ottenere pali più sottili, con riduzioni di peso che arrivavano fino al 40%, che sebbene più costosi come materiali si rivelavano più economici sia come durata che come trasporto in sito per l’impianto dei tralicci. A guerra conclusa, di nuovo l’Austria ritornò nella vicenda della Sae, poiché le autorità del Paese, occupato dagli alleati, affidarono una commessa alla società per collegare Vienna alle centrali idroelettriche ancora attive. La capitale austriaca aveva infatti passato l’inverno del 1946-7 quasi senza corrente elettrica, dunque la richiesta dell’emissario del governo provvisorio fu di compiere il lavoro al massimo in sette mesi, dietro un compenso retribuito solo in minima parte in denaro. La maggior quota della remunerazione era prevista in merci, come d’altronde era prevedibile che pagasse un Paese sconfitto e disastrato, ma segnò l’inizio di un’espansione delle commesse della Sae – azienda di un Paese tardivamente “cobelligerante” –

piling. SAE began operating in the electricity transmission line industry, building power lines for electricity companies that exploited high resistance steel used at that time in American civil building projects. This type of steel made it possible to construct slimmer poles, reducing weight by up to 40%. Even though the material was more expensive, in the final analysis it was better value because it lasted longer and was easier to transport on site for pylon construction. After the Second World War, SAE once more turned its attention to Austria, where the authorities, occupied by the Allies, commissioned the company to connect Vienna to the hydroelectric plants that survived the war. Austria’s capital had weathered the winter of 1946-7 with almost no electricity. The provisional government’s emissary requested that work be completed within seven months. Remuneration for the commission was only partially in cash: the lion’s share of payment was in goods, as could be expected of a country that had been defeated in the war and was in a parlous state. This commission marked the beginning of SAE’s international expansion, even if the company came from a nation that had only joined the allies late in the day. SAE maintained a subsidiary in Austria, and went on to build many lines in countries across Europe, South America and Asia. Consolidated on Italian territory and with investments in various parts of the country, SAE undertook work of primary importance to Italy’s electric networks and, in general, electrification of the country, most notably the connection across the Messina Straits. As early as 1921, at an AEI meeting SME presented an initial survey for a two-cable overhead connection between Calabria and Sicily held aloft by six pairs of



Verso un Paese in rete Towards a Networked Nation

72

su scala internazionale, mantenendo una consociata in Austria e realizzando linee in vari paesi d’Europa, in America del sud e in Asia. Consolidata sul territorio nazionale italiano, con investimenti che toccavano varie zone del Paese, la Sae realizzò un’opera di grande rilievo per le reti elettriche italiane e in generale per l’elettrificazione della penisola, cioè il collegamento attraverso lo Stretto di Messina. Già nel 1921, alla riunione della Aei, la Sme aveva presentato uno studio di massima di collegamento aereo a doppia terna fra Calabria e Sicilia su sei coppie di torri strallate, una per ogni singolo conduttore. Ripresa l’idea dopo la guerra, la Sae propose uno schema diverso, con una doppia terna che riduceva il numero di sostegni necessari; la costruzione durò dal 1952 al 1955, e il 15 maggio 1956 fu inaugurato l’elettrodotto che congiungeva Scilla e Cariddi20. Era lo snodo finale di quella dorsale elettrica a 220 kV che attraversava l’Italia, una terna trifase che già nel 1945 correva lungo circa 961 chilometri. La linea scendeva dall’Italia del nord sino alle reti del Meridione, lungo il lato tirrenico della penisola laddove quello adriatico rimaneva negletto dall’espansione delle

cable-stayed towers, one for each individual conductor. Returning to the idea after the war, SAE came up with a new twin-triple cable plan that reduced the number of supports. Construction took place between 1952 and 1955. The power line linking Scylla and Charybdis officially opened on 15 May 1956.20 This was the final section of the 220 kV electric backbone running the length of Italy, a threephase triple cable that was already 961 km long in 1945. The line ran from Northern Italy to the Southern networks along the Tyrrhenian side of the peninsula; the Adriatic side was only skirted by 220 kV network expansion. With the partial exception of the Salento region and inland areas around the Ionian Sea, the first 220 kV link joining the two sides of Italy was built in Abruzzo, connecting Montorio al Vomano and Umbria, from where it hooked in to the Tyrrhenian network. After crossing the Messina Straits, Italy’s electricity grid was close to reaching a limit dictated not by any kind of technology gap with other industrialized countries for an industry


reti a 220 kV. Con la parziale eccezione del Salento e dell’entroterra ionico, il primo collegamento a 220 kV fra le due sponde dell’Italia si trovava in Abruzzo, collegando Montorio al Vomano con l’Umbria e di lì agganciando la rete tirrenica. Pur avendo attraversato lo Stretto di Messina, la rete elettrica italiana si approssimava a toccare un limite non dettato da presunti gap tecnologici con gli altri paesi industrializzati, ma dalla mancanza di convenienza economica – per un settore in oligopolio – nel collegare le zone rimaste isolate dalla grande rete interconnessa che dalla Pianura Padana scendeva attraverso l’Italia tirrenica fino al Meridione.

I sistemi regionali interconnessi È bene fare un passo indietro per comprendere meglio la consistenza dei sistemi regionali e della loro interconnessione. Dando un rapido sguardo alle mappe delle reti elettriche che si estendevano nelle

that was effectively an oligopoly, but rather the lack of economic viability to connect up areas of the country that were still off the large interconnected grid running from the Po Valley down the Tyrrhenian side of Italy to the country’s south.

Interconnected Regional Systems At this point, it is worth taking a step back in order to better understand the size of Italy’s regional systems and their interconnection. A quick glance at maps of the electricity networks covering various parts of Italy from the mid-1920s onwards shows that the majority of the country was served by electricity transmission lines. After the First World War work began to join up hydroelectric generation from the Alps and the Apennines. R. Giannetti’s overview of Italy’s regional systems provides an excellent summary of the various areas and how they were configured from the late 1920s onwards.22 A network in Piedmont carried electricity from the SIP Group, connecting to the Western Lombardy network via 60 and 120 kV lines at the Cislago substation, and to the Tridentine sub-network – in other

Particolare di un pilone dell’elettrodotto di attraversamento sullo Stretto di Messina. A sinistra, entrata in servizio del collegamento della rete elettrica della Sicilia con quella continentale, 1956. Detail of a power line pylon across the Messina Straits. Left, the connection between Sicily’s electricity grid and the mainland goes into service, 1956.

73


Verso un Paese in rete Towards a Networked Nation

74

varie aree dell’Italia dalla metà degli anni Venti, ci si rende conto di quanto la maggior parte del Paese fosse servita dalle linee di trasmissione della corrente elettrica, che già dal primo dopoguerra cercavano l’integrazione fra la produzione idroelettrica alpina con quella appenninica. La panoramica sui sistemi elettrici regionali resa da Giannetti riassume in modo esemplare le aree e la loro conformazione stabilitasi alla fine degli anni Venti21. Vi era una rete piemontese, tramite la quale trasmetteva corrente il gruppo Sip, che attraverso la sottostazione di Cislago si connetteva con la rete lombarda occidentale su linee a 60 e 120 kV e con la sottorete tridentina – cioè un sistema di collegamento fra reti – su linee a 200 kV, mentre con la sottostazione Lavagnola, presso Savona, si connetteva con la rete ligure su linee a 60 kV. La rete piemontese era collegata anche alla rete elvetica, travalicando così i confini nazionali e dimostrando la forza sovranazionale dello sviluppo elettrico, attraverso i nodi di Viverone e Veveri su cui si allacciavano gli impianti ticinesi22. Vi era una rete lombarda della Edison, che rappresentava il cuore del sistema settentrionale, connessa alla sottorete tridentina attraverso la sottostazione di Reggio nell’Emilia, alla rete ligure attraverso la sottostazione di Arquata Scrivia e alla rete lombarda occidentale della Sip tramite la citata Cislago, tutte a 140 kV. Inoltre, da Reggio, si diramava la linea che attraverso la sottostazione di Fornoli arrivava a Livorno, mentre la rete piemontese si allacciava alla rete lombarda anche nella sottostazione di Sesto San Giovanni. La sottorete Adamello faceva parte del gruppo Edison, ed era un sistema di linee che connetteva le reti del Nord con la zona ligure-toscana e toscana. La rete veneta della Sade si connetteva con la rete lombarda e la sottorete Adamello a Bologna su linee a 60 e 130 kV23. Su linee di identica

words, a linkage system between networks – over 200 kV lines. The Lavagnola substation near Savona connected to the Ligurian network at 60 kV. The Piedmont network also linked up to the Swiss network, crossing the national border and demonstrating the supranational force of electricity development, via nodes at Viverone and Veveri to which plants in Ticino were interconnected. Edison’s network in Lombardy was the heart of the Northern Italian system. It connected to the Tridentine sub-network via the Reggio substation in Emilia, to the Ligurian network via the substation at Arquata Scrivia, and to SIP’s Western Lombardy network via Cislago, all at 140 kV. At Reggio a line branched off to the Fornoli substation and on to Leghorn. The Piedmont network also hooked up to the Lombardy network at the Sesto San Giovanni substation. The Adamello sub-network, which belonged to the Edison Group, was a system of lines connecting the networks of Northern Italy with the Ligurian/Tuscan area and Tuscany. Sade’s Veneto network linked up with the Lombardy network and the Adamello subnetwork at Bologna over 60 and 130 kV lines.23 Lines at this same power connected to the Tridentine network at Marano Vicentino and Bussolengo, and once again to the Lombard system at Isola della Scala and Ostiglia. The Tridentine sub-network, belonging to the Sade Group, helped connect between the Veneto network and the Lombardy and Piedmont networks, as well as linking in to the Adamello sub-network at Reggio. Northern Italy was supplied with hydroelectric power from the Alps and from thermoelectric power stations at Genoa, Porto Marghera and elsewhere. This network was connected to Apennine hydroelectric generation in Tuscany,


Rete primaria di trasporto del Gruppo Sade, 1955. Sotto, linea a 60.000 kV Campalto-Stazione di S. Giobbe costruita dalla Sade, Venezia 1905. Sade Group primary grid, 1955. Below, 60.000 kV Campalto-Stazione di S. Giobbe line built by Sade, Venice, 1905.

75

potenza si connetteva alla rete tridentina a Marano Vicentino e a Bussolengo, e ancora al sistema lombardo a Isola della Scala e Ostiglia. La sottorete tridentina era proprietà del gruppo Sade, e contribuiva alla connessione della rete veneta con quella lombarda e quella piemontese, oltre a congiungersi con la sottorete Adamello a Reggio. Il Nord Italia, alimentato dall’idroelettrico dei bacini alpini e dalle centrali termoelettriche come quelle di Genova o di Porto Marghera, si collegava alla produzione idroelettrica appenninica in Toscana e in particolare a Firenze, dove arrivava la linea 130 kV Terni-Chiusi-Firenze. La rete toscana e quella ligure costituivano la camera di compensazione fra le due produzioni idroelettriche nazionali, alpina e appenninica, venendo alimentata alla bisogna da una o dall’altra24.

particularly Florence, which was served by the 130 kV Terni-Chiusi-Florence line. The Tuscan and Ligurian network served as a clearing house for Italy’s two hydroelectric generating regions, the Alps and the Apennines, drawing power as needed from one or the other.24 The Tuscan network connected to the Central Italian network via Chiusi and Terni, carrying power generated by different groups operating in Lazio, the Marches, Umbria and Abruzzo. The Central Network linked in to SME’s Southern Network in Naples. The Southern Network fanned out to cover this part of the country, marking the termination of Italy’s aggregated national networks. This brief summary reveals that Adriatic Italy was only really interconnected towards the North through Romagna; the electricity oligopoly did


Verso un Paese in rete Towards a Networked Nation

76

Attraverso Chiusi e Terni la rete toscana si connetteva con la rete dell’Italia centrale, su cui trasmettevano i vari gruppi operanti nell’area laziale, marchigiana, umbra e abruzzese. La rete centrale si connetteva con quella meridionale della Sme a Napoli. La rete meridionale, che si diramava nel sud della penisola, rappresentava la fine della cumulazione nazionale delle reti. Si comprende già da questa succinta rassegna quanto l’Italia adriatica si interconnettesse realmente solo dalla Romagna verso nord, perché l’investimento non era ritenuto vantaggioso dall’oligopolio elettrico. Il limite del vantaggio economico si riscontrava sul piano tecnologico nella standardizzazione quale presupposto e conseguenza dell’interconnessione fra le reti, una standardizzazione difficoltosa che poneva i problemi sopra elencati riguardanti le frequenze di esercizio a cui si aggiungevano a quelli relativi al voltaggio delle reti25. Senza standardizzazione l’interconnessione fra le reti diveniva antieconomica per gli oligopolisti, e ciò andava a detrimento delle aree del Paese rimaste fuori dalla rete interconnessa o addirittura escluse dalla distribuzione di elettricità; tuttavia, la stessa standardizzazione, come precedentemente affrontato, risultava antieconomica per talune società rispetto ad altre. Dunque il

Cartine raffiguranti gli impianti Edison nella Val d’Ossola e gli impianti della Cisalpina nella Valle del Liro-Mera, 1934. Maps of Edison installations in the Val d’Ossola and Cisalpina plants in the Valle del Liro-Mera, 1934.

not consider it a worthwhile investment. This economic benefit-based approach also had an impact at technological level. As both a precondition and consequence of network interconnection, standardization proved to be difficult because it touched upon the issues of operating frequencies and network voltages.25 Without standardization, inter-network interconnection was of no economic benefit to oligopoly holders. This had negative consequences on parts of the country that were not connected to the interconnected network, or, in some areas, had no electricity distribution at all because it was, as noted earlier, an uneconomical proposition for some companies. The problem was insoluble within the framework of Italy’s oligopoly, despite the level of technological progress achieved. In turn, this made it impossible to upgrade to higher operating voltages that would ensure more efficient interconnection between regional networks. Lines operating at 380 kV were not built until the end of the 1950s, when they gradually took over from the 220 kV line along the Tyrrhenian backbone, following the previous


Schema di sviluppo e strutturazione dei consumi di energia in Italia in parallelo con il programma economico, 1910-1960. Chart of power consumption during Italian development and organization compared with the economic plan, 1910-1960.

problema non pareva risolvibile nel quadro oligopolistico italiano, nonostante lo sviluppo tecnologico allora raggiunto, perché tale limite impediva di conseguenza il passaggio a tensioni di esercizio più elevate che interconnettessero con maggior efficacia le reti regionali. La realizzazione delle linee a 380 kV avvenne solo alla fine degli anni Cinquanta, subentrando lentamente lungo la dorsale tirrenica alla linea a 220 kV seguendone il percorso di espansione e quindi mantenendone la geografia di sviluppo, che quindi rimaneva fatalmente limitata alle esigenze dell’oligopolio anziché della domanda nazionale26. Certamente il passaggio ai 220 kV su tracciati preesistenti permise comunque di poter parlare di vera interconnessione fra le reti regionali, superando il limite dei duecento chilometri di distanza e uscendo così dalla fase della necessaria tangenza delle reti per attuare gli scambi di corrente come durante la Grande Guerra, tuttavia il passaggio al voltaggio superiore non permetteva di per sé la costituzione di vere e proprie dorsali tendenzialmente funzionali al fabbisogno del Paese. Vi fu nel corso degli anni Trenta uno scontro fra la Sip, favorevole alle linee a 220 kV, e la Edison e la Sade, contrarie, confronto che fu vinto dalle seconde che riuscirono a frenare il passaggio al voltaggio superiore. Tuttavia la connessione per contiguità era la più rispondente alle esigenze delle aziende elettriche: circuiti paralleli limitati, con alcune centrali di cerniera attive su due zone, che servivano una o l’altra a seconda delle

route. This perpetuated the developmental status quo, once again restricting development to the oligopoly’s needs as opposed to national demand.26 Most certainly, the transition to 220 kV over existing power lines at last made it possible to talk about true interconnection between regional networks, overcoming the 200 km distance limit, and leaving behind the need to cap networks to implement electricity exchanges, as had been the case during the Great War. However, the upgrade to a higher voltage did not in itself make it possible to build the true backbones the country needed. In the 1930s, SIP began pushing for 220 kV, only to be opposed by Edison and Sade, who won the battle and succeeded in blocking the upgrade to the higher voltage. Nevertheless, connection through contiguity was the best option for the electricity companies themselves: limited parallel circuits, with a few interfacing power stations working in both areas, serving one or the other depending upon demand. Edison’s 135 kV system was an emblematic example of this approach. Its Liro-Mera group of power stations

77


Verso un Paese in rete Towards a Networked Nation

78

esigenze. Il sistema Edison a 135 kV fu il massimo esempio di tale criterio: il gruppo di centrali Liro-Mera e il gruppo dell’Ossola potevano rifornire sia verso la Liguria, lungo le linee a cinquanta hertz Pallanzeno-Arquata e Mese-Arquata, sia verso Milano e l’Emilia lungo le linee a quarantadue hertz PallanzenoMilano-Brugherio, Mese-Brugherio e BrugherioBologna. Una copertura del territorio nazionale da parte della rete elettrica presentava perciò per le imprese del settore degli inconvenienti risolvibili unicamente con uno sviluppo graduale, che privilegiasse espansioni territoriali “per gemmazione” senza una conformazione unitaria che coprisse tutto il Paese27. Solo la sicura richiesta di grossi consumi rendeva economicamente conveniente il passaggio a una linea di voltaggio maggiore, pertanto la linea a 220 kV non fece che seguire i punti di tangenza fra le reti regionali, subentrando alle linee di collegamento a voltaggio inferiore. Dunque una crescita cumulativa, adeguata alla cautela negli investimenti adottata dalle imprese elettriche e che frenò ovviamente la standardizzazione e ancor di più l’unificazione. Bisogna però ricordare anche i problemi di integrazione delle reti non riconducibili alle differenti frequenze. Contro l’integrazione delle reti lavoravano anche i problemi di sicurezza e continuità dell’erogazione di corrente, poiché sovente un guasto, anche di lieve entità, faceva sentire i suoi effetti su un sistema più vasto rispetto a quello delle reti minori e non interconnesse. Gli interruttori che isolavano il corto circuito furono perciò soggetti a un progressivo miglioramento nel corso degli anni Venti, che tuttavia non riuscì a risolvere del tutto i problemi. Tali inconvenienti furono alla radice di

and the Ossola group could send power to Liguria along the 50 Hz Pallanzeno-Arquata and Mese-Arquata lines, or towards Milan and Emilia along the 42 Hz Pallanzeno-MilanBrugherio, Mese-Brugherio and BrugherioBologna lines. Without a uniform configuration covering the whole nation, the downside of national electrical grid coverage for electricity industry companies could only be resolved through gradual development and territorial expansion, “by shoots and buds”.27 Only cast-iron demand for major consumption made it economically attractive to step up to high-voltage lines. As a result, 220 kV lines simply followed points of tangency between regional networks, taking over the load where low voltage lines already existed. Growth was therefore cumulative, driven by cautious electricity company investment. Not only did this slow down standardization, it proved to be a major drag on unification. It should, however, be remembered that it was not just the matter of frequencies involved in integration that was at stake. Issues of security and electricity supply continuity also militated against network integration. Even minor breakdowns often had repercussions across a much larger system than would be the case on smaller, non-interconnected networks. Shortcircuit isolation switches gradually underwent improvement during the ’20s, but that did not resolve the issue completely. These downsides led to the popular opinion that large networks offered lower levels of security and continuity than smaller networks. Continuity and security were a peril to voltage constancy. Domestic users in particular were affected by fluctuations. They were not happy with dropouts, and even less happy with overages that could cause


Serie di interruttori dei primi del Novecento. Switches from the early 1900s.

un’opinione che si diffuse in quegli anni, secondo la quale le grandi reti offrivano un servizio peggiore come sicurezza e continuità rispetto alle piccole. Continuità e sicurezza chiamavano in causa la regolazione della tensione, le cui oscillazioni colpivano in particolare le utenze domestiche, che mal sopportavano i cali ma soprattutto gli esuberi di tensioni senza incorrere in seri danneggiamenti. L’avvento del condensatore sincrono (una macchina che stabilizzava la tensione nel nodo della rete ove era posto) risolse, per le reti fino a 130 kV, tale problema, lasciando scoperto quello della regolazione della potenza. Nella difficile ripartizione del carico fra impianti di produzione, proprio la differente frequenza delle varie reti parve facilitare il lavoro, che era di estrema difficoltà nell’esercizio in parallelo sulla stessa rete di varie stazioni di produzione. Poiché il collegamento tendeva a unire tante piccole reti a un’unica sorgente di produzione, quando più di un impianto di produzione erogava sullo stesso circuito il problema assumeva dimensioni talvolta insolubili. Si era in assenza di un dirigente unico della produzione che ricalcasse la figura già sperimentata dalla rete ferroviaria, cioè un qualcuno che avesse la visione d’assieme della rete e l’autorità per intervenire sulla produzione e gli scambi fra le reti interconnesse. Comunque, la molteplicità di impianti di produzione di piccola taglia invece di pochi ma di massima potenza costituivano già un problema difficilmente risolvibile anche qualora vi fosse stata un’autorità del genere28.

serious damage. The invention of synchronous condensers (devices for stabilizing voltage at a network node) resolved the problem for networks up to 130 kV, but did not solve the issue of power regulation. In the complicated arena of load division between generating plants, the fact that different networks operated on different frequencies appeared to make things easier, something that was extremely difficult to achieve in parallel on the same network through different generating stations. As connections tended to join together many small networks with a single generating source, when more than one generating plant supplied the same circuit, the problem could become so large that it was impossible to fix. Unlike the Italian railways, the electricity industry had no sole administrator overseeing generation, no manager with an overview of the network who had the authority to step in and act on generation and exchanges between interconnected networks. However, even if such an authority had existed, Italy had so many small generating plants, of which just a few operated at maximum power, that this was in itself an intractable problem.28

79


Un futuro iniziato tanti anni fa.

La rete nazionale

A Future that Began a Long Time Ago.

The National Grid

La nazionalizzazione e la creazione dell’Enel, del dicembre 1962, mutarono il significato di tali problemi, ponendo delle soluzioni che solo in un quadro di monopolio pubblico potevano essere percorse: esso fu il modo attraverso cui venne compiuta l’elettrificazione di tutto il territorio nazionale. Al momento della costituzione dell’Enel, le linee a 380 kV si estendevano per soli 169 chilometri, laddove le linee a 220 kV coprivano più di diecimila chilometri29. La fotografia della situazione delle linee al

80

Nationalization and Enel’s foundation, in December 1962, reframed these problems and made solutions possible that were only conceivable within a public monopoly framework, paving the way for completion of nationwide electrification. When Enel came into being, Italy had just 169 km of 380 kV lines, compared with over 10,000 km of 220 kV lines.29 This snapshot of the power line situation at the moment of nationalization is vital to understanding Enel’s role in creating and



Un futuro iniziato tanti anni fa A Future that Began a Long Time Ago Schema della rete di trasporto e interconnessione ad altissima tensione al 31 dicembre 1962, da “L’industria elettrica italiana” edito da Anidel. Chart of extremely high voltage transport and interconnection grid as at 31 December 1962, from “L’industria elettrica italiana”, published by Anidel.

82

momento della nazionalizzazione è di fondamentale importanza per apprezzare il ruolo dell’Enel nella creazione e conformazione di un’unica rete nazionale. Gli investimenti dell’Enel nella rete furono più alti nel 1963-4 rispetto ai successivi anni di attività, toccando in quel biennio il quattordici per cento del capitale investito. Tale dato è indicativo dell’importanza attribuita dall’Enel alla rete e alla sua conformazione al nuovo regime di monopolio. L’opzione strategica che l’ente scelse fu di costruire linee a 380 kV per consegnarvi tutte le funzioni di interconnessione fra le reti di minor voltaggio, lasciando alle linee a 220 kV o minori i compiti di distribuzione, cioè il collegamento dai nodi che ricevevano la corrente a 380 kV ai nodi che la smistavano negli impianti e infine alle utenze. In un anno i chilometri coperti dal trecentottanta furono più che raddoppiati, mantenendo una crescita diseguale negli anni successivi, sino ad avere nel 1990 più di ottomila chilometri di linea. Il senso dell’investimento nella rete da parte dell’Enel è di immediata comprensione tenendo presenti i vantaggi dell’economie di scala, e la possibilità di ottimizzare la produzione gestendo la generazione elettrica in un quadro di organizzazione nazionale. Gli impianti di generazione venivano perciò sfruttati in modo più conveniente rispetto alle esigenze della domanda, e le linee ad alto voltaggio permettevano di soddisfare una domanda sempre maggiore grazie al collegamento di aree con una diversa curva di carico, cioè con una diversa distribuzione del consumo nello stesso

structuring a single national grid for Italy. Enel’s investments in the grid were higher in 1963-4 than in later years, accounting for 14% of its capital investment. This was indicative of Enel’s belief in the importance of the grid and its structure under the new monopoly regime. The company chose the strategic option of building 380 kV lines and using them for all interconnection functions between low voltage networks, while reserving 220 kV or lower voltage lines for the task of distribution, that is to say, connections between nodes receiving electricity current at 380 kV and nodes routing them to power plants and, in the final analysis, to users. The number of kilometres of 380 kV power line more than doubled in a single year, and continued to grow at varying rates over the following years until it exceeded eight thousand km in 1990. It is easy to understand why Enel made this investment: the benefits of economies of scale and the opportunity to optimize output by managing


arco temporale. Era il concetto dell’impiego dei “superi”, che operava un salto qualitativo e quantitativo nella nuova rete nazionale. Dunque gli investimenti sulla rete, nella struttura che la trasmissione e la distribuzione dell’elettricità avevano assunto con la creazione dell’Enel, riversavano un effetto positivo sia sull’utenza sia sulla produzione. La prima, subitanea prova della capacità di coordinamento dell’Enel avvenne nei rigori dell’inverno 1963, quando le temperature eccezionalmente basse fecero gelare, da gennaio a febbraio, molti bacini per la produzione idroelettrica delle Alpi. In tale drammatico frangente, i vantaggi della gestione unica di tutti gli impianti nazionali permise di limitare i danni derivanti dalla ridotta produzione in una situazione di maggior richiesta di elettricità, assieme a una crescita della quota termoelettrica sulla produzione complessiva italiana. Il termoelettrico, assieme alla produzione idroelettrica appenninica permisero di alimentare il nord Italia stretto nella morsa del ghiaccio, evitando così misure di razionamento delle erogazioni che invece furono costretti ad adottare altri paesi d’Europa fra cui l’Austria, la Svizzera e il Regno Unito30. In generale il 1963 fu l’anno in cui la produzione idroelettrica

Portfolio fotografico dedicato al rigido inverno tratto da “Notiziario per il personale SME”, gennaio 1963. A portfolio of photos on the bitter winter, excerpt from “Notiziario per il personale SME”, January 1963.

electricity generation within a nationally-organized framework. Generation plants could be run more economically to meet demand; high-voltage lines made it possible to cater to growing demand by connecting to areas with different load curves, that is to say, with a different distribution of consumption over a given timeframe. The concept leveraged “surpluses”, resulting in a dramatic jump in quality and quantity on the new National Grid. With the establishment of Enel, investments in the network – the structure that carried and distributed electricity – had a positive impact on both users and generation. The first and most immediate proof of Enel’s ability to manage the system came in the freezing winter of 1963, when exceptionally low temperatures in January and February froze many Alpine hydroelectric basins. At this challenging time, the benefits of all of Italy’s installations being under the same management made it possible to limit the damage caused by reduced generation at a time of peak demand, while increasing the proportion of thermoelectric generation. Thermoelectric output and

83


Un futuro iniziato tanti anni fa A Future that Began a Long Time Ago

84

non rappresentava più la miniera del carbone bianco; l’Italia vedeva crescere una produzione termoelettrica che non era più limitata al carbone, bensì seguiva lo sfruttamento del petrolio e l’allora promettente atomo civile. Non vi erano quasi più invasi da sfruttare per la produzione idroelettrica, che rimaneva suscettibile di miglioramenti tecnici ma non vedeva davanti a sé nuove frontiere; anzi, il disastro del Vajont dell’ottobre di quell’anno – per le cui vittime e la ricostruzione del territorio l’Enel stanziò cinquecento milioni di lire prima ancora della conclusione dell’iter processuale – rappresentò un serio colpo per l’opinione pubblica, che ravvide drammaticamente i rischi derivanti dall’idroelettrico a fronte di un termoelettrico, quello da nucleare o da oli combustibili, che si presentavano ancora privi di un trascorso di incidenti. La rete, finalmente nazionale, poteva assumere una propria conformazione interna affatto diversa dalla risultante delle interconnessioni fra reti regionali. In primo luogo, essa poté

hydroelectric generation from the Apennines supplied ice-bound Northern Italy, avoiding the need to ration supply, which was necessary in many countries across Europe such as Austria, Switzerland and the United Kingdom.30 Nineteen sixty-three was also the year that hydroelectric generation ceased to be the country’s “white coal” mine. Thermoelectric use rose dramatically, limited no longer to coal but extending to oil and the then-promising civil use of atomic power. Almost no basins were available for hydroelectric generation. Although hydroelectric power continued to benefit from technical enhancements, its future was less than rosy. Indeed, the Vajont disaster that October – for which Enel set aside 500 million lire for victims and reconstruction before the case had finished going through the courts – proved to be a huge setback for public opinion, as people dramatically reassessed the risks of hydroelectric power compared with thermoelectric, nuclear or fuel oil generation, none of which had yet suffered any incidents. With a National Grid at last, the network could be configured rather than simply being the sum of interconnections among regional networks. At last, it was possible fully to develop two levels of network: a primary network running at 380

Illustrazione sulle applicazioni dell’energia elettrica nelle abitazioni rurali e nelle campagne, primi anni Settanta. Illustration of electricity applications in rural homes and the countryside, early ’70s.


Elettrificazione rurale ad Ariano Irpino (Avellino), 1964. Rural electrification at Ariano Irpino (Avellino), 1964.

sviluppare pienamente due livelli effettivi: una rete primaria che correva a 380 kV e a 220 kV, e una rete secondaria che correva fra 60 kV e i 150 kV. La prima avrebbe teso sempre di più verso la tensione di 380 kV, e univa i principali nodi permettendo la suddetta razionalizzazione della produzione e dei consumi: grazie ad essa, i gruppi di produzione che l’Enel avrebbe pianificato potevano così concentrare la generazione, con impianti superiori ai trecentomila chilowatt. La seconda, a maglie più strette, sviluppava capillarmente le linee e risentiva ovviamente dei tracciati precedenti la nazionalizzazione: l’obiettivo dell’ente era di portarla a duecentoventi per avanzare nettamente sull’uniformazione della distribuzione e sull’elettrificazione rurale31. L’elettrificazione rurale fu intrapresa con tenacia dall’Enel, che vi ravvide uno dei problemi principali dell’Italia. Non solo si doveva raggiungere la piena meccanizzazione elettrica delle attività agricole, ma si doveva vivificare il tessuto sociale rurale, alleviandone

kV and 220 kV, and a secondary network running at between 60 kV and 150 kV. The first of these networks, increasingly tending towards 380 kV, joined up the main nodes and made it possible to rationalize generation and consumption. Over this grid, Enel’s newly planned generating plants became the focus of generation, with installations exceeding 300,000 kW. The second network, which had more tightly packed links, fanned out extensively, obviously along routes traced out prior to nationalization. Enel’s goal was to raise the capacity to 220 kV and take a major step towards harmonizing distribution and completing rural electrification.31 Enel had identified rural electrification as one of Italy’s most pressing problems, and tackled it with great commitment. The goal was not just to achieve full electrical mechanization of agriculture, but to revive the rural social fabric, mitigating its hardships and halting the demographic drift of people away from the countryside. Rural electrification was also being pursued through a number of other initiatives funded by the Ministry of Agriculture and Forests designed to promote the construction of electricity infrastructure in the countryside, especially in depressed areas of the country. The Cassa per il Mezzogiorno and the Interministerial Price Committee subsidized the publicly-owned company’s work as it invested in sparsely-populated areas where consumption would only be minimal.

85


Un futuro iniziato tanti anni fa A Future that Began a Long Time Ago

le privazioni e arginando l’emorragia demografica dalle campagne alle città. La causa dell’elettrificazione rurale contava sulle numerose azioni intraprese dal Ministero dell’agricoltura e le foreste in favore della realizzazione di impianti elettrici nelle campagne, incrementate ulteriormente per le aree depresse del Paese; altresì la Cassa per il Mezzogiorno, e pure il Comitato interministeriale dei prezzi agevolarono l’azione dell’ente di Stato, che doveva affrontare investimenti in zone scarsamente popolate e che avrebbero avuto dei consumi oltremodo esigui.

86

La distribuzione, cioè l’altro capo della linea rispetto alla produzione, impiegò la maggior parte del personale dell’Enel. Vennero rafforzati i mezzi meccanografici, nella fatturazione e nei calcoli tecnici, di pari passo con l’uniformazione dei trasformatori e con la taratura e la verifica dei contatori, in vista dell’unificazione della somministrazione di energia elettrica alle utenze domestiche. Fra le varie difformità di distribuzione che naturalmente appartenevano al periodo precedente alla nazionalizzazione, vi era la doppia fornitura: molte utenze domestiche avevano infatti una doppia tariffazione, per l’illuminazione e per usi elettrodomestici; l’Enel promuoveva la tariffa unica, nel solco dell’uniformazione della selva di regole di conduzione precedenti la nazionalizzazione. Dall’avvio dell’elettrificazione, i fornitori avevano deciso le tariffe senza altre interferenze nel determinare il prezzo che non fossero la concorrenza di altre società. Con la Grande Guerra, lo Stato intervenne bloccando le tariffe dei contratti di lunga durata, provvedimento che venne rivisto dopo la fine delle ostilità e

The majority of Enel’s staff worked on distribution, that is to say, the other end of the line from generation. In the run-up to unifying electricity delivery to domestic users, data-processing for invoicing and technical calculations was improved, transformers were harmonized, and meters were configured and checked. Another distributionrelated issue that needed to be sorted out was a legacy from the period prior to nationalization: a two-tier supply system. Many domestic customers were billed twice: once for lighting and once for household appliances. Enel brought in a single rate as part of its drive to cut through the jungle of rules prior to nationalization. At the start of the electrification process, suppliers had set rates without any interference whatsoever beyond competitive market conditions. During the First World War, the State froze long-term contract rates. This freeze was reviewed after the end of hostilities, and then eliminated during the early years of fascism. The issue was addressed once more in 1936 to ensure that devaluation of the lira did not impact electricity prices. After the war, this process was stepped up once more, until in 1961 rates were harmonized for large-sized consumers nationwide. This legislation was amongst the most advanced in Europe: no other country had unified rates for industrial utility users.32 With the arrival of Enel, the geography of generation in Italy changed considerably. Given that almost all Alpine hydroelectric basins had already been exploited, the only way to increase hydroelectric output in Northern Italy entailed the additional costs of building high-voltage power lines to carry generated power to parts of the Po Valley where it was consumed, given that there was no local industrial concentration or significant consumption in and around the areas where new power plants were built. The


Provvedimenti del Comitato interministeriale dei prezzi sull’unificazione delle tariffe per l’azienda elettrica in tutto il territorio nazionale, da “Collezione legislativa dell’Anidel”, 1961. Interministerial Price Committee provisions on the nationwide unification of electricity rates, from “Collezione legislativa dell’Anidel”, 1961.

infine annullato durante i primi anni del fascismo. La materia venne ripresa nel 1936, per evitare che la svalutazione della lira si riflettesse sul prezzo della corrente, e dopo la guerra l’intervento si fece più consistente, sino a giungere nel 1961 all’unificazione delle tariffe per le grandi utenze su tutto il territorio nazionale. Tale legislazione fu tra le più avanzate d’Europa, poiché nessun altro Paese aveva unificato le tariffe per le utenze industriali32. Alla nascita dell’Enel la geografia della produzione elettrica era sensibilmente mutata. Essendo ormai sfruttati quasi tutti i bacini alpini, l’unico incremento di produzione idroelettrica possibile al Settentrione presentava il costo aggiuntivo della costruzione contestuale di un elettrodotto di alta tensione che trasmettesse l’energia prodotta nelle aree di consumo della Valle Padana, poiché nelle immediate vicinanze dei siti dove fossero stati costruiti i nuovi impianti non vi erano concentrazioni industriali o comunque di consumo rilevanti. I sistemi di pompaggio che ammortizzavano i picchi di produzione dell’idroelettrico alpino già installati

previously-installed pumping systems that offset peaks in Alpine hydroelectric generation partially offset this issue, which was principally tackled by augmenting thermoelectric generation to cater to higher consumption. Thermoelectric infrastructure was not immune to localization issues either, given its need for large quantities of water for cooling, hence its location near Italy’s coastline. Coordinating various plants through generation scheduled to coincide with times of day when plants could be activated at the lowest generating costs was one of Enel’s priorities, particularly after the company chose to build larger and larger generating facilities. This gradually pushed plants with the highest operating costs to the margins of normal demand for electricity. Growth in the size of individual power stations during these early years led to “growth-related problems” caused by difficulties arising from the response to networkrelated problems and the various dysfunctions from which such plants could suffer. High voltage interconnection proved to be the only way to tackle issues associated with a reduction in hydroelectric

87


Un futuro iniziato tanti anni fa A Future that Began a Long Time Ago

88

compensavano parzialmente tale problema, che dunque veniva affrontato principalmente con la crescita del termoelettrico al passo con l’incremento dei consumi. Anche gli impianti termoelettrici risentivano a loro volta dei vincoli di localizzazione derivanti dalla necessità di grandi quantità di acqua di raffreddamento, da cui la collocazione degli stabilimenti vicino alle coste della penisola. Il coordinamento fra gli impianti, cioè una gestione della produzione pianificata in base alla fascia temporale in cui attivare gli impianti con i costi di produzione più alti, fu un imperativo dell’Enel, che si imponeva a maggior ragione dopo la scelta dell’ente di privilegiare impianti di mole sempre più elevata. In questo modo, gli impianti col maggior costo d’esercizio sarebbero stati spinti al margine della normale richiesta di corrente. Tale crescita nella taglia unitaria causò nei primi anni i cosiddetti “disturbi di crescita”, derivanti dalle difficoltà che poneva la risposta ai problemi che si verificano sulla rete per ogni disfunzione che impianti così grandi potevano incontrare. La risposta dell’interconnessione sulle alte tensioni dunque era l’unica soluzione che permettesse di affrontare i problemi del calo della produzione idroelettrica assieme alla gestione dei grandi impianti. L’investimento organizzativo dell’Enel fu notevole, poiché un’interconnessione di tale genere non sarebbe stata possibile, né voluta, nel precedente oligopolio. Tre Direzioni del neonato Ente vennero investite nella soluzione di tali problemi, e in particolare all’interno della Direzione produzione e trasmissione si costituì nel giro di pochi mesi dall’istituzione dell’Enel il “dispacciatore nazionale”. Esso ebbe il compito di coordinare la trasmissione di energia su tutta la rete Enel, a cui si

output, along with the management of large power plants. Enel invested heavily in organization: under the previous oligopoly, interconnection of this type had been neither possible nor desirable. Three departments at the newly-founded company were involved in solving these problems. Just a few months after Enel came into being, a “National Grid Dispatcher” unit was set up at the Generation and Transmission Department. This unit’s brief was to coordinate power transmission throughout Enel’s grid. Subsequently, the unit became responsible for coordination between Enel’s grid, the State Railways’ network, autoproducers and, above all, foreign generators, who at that time accounted for around two percent of consumption.

An End to Electrical Exclusion By the end of February 1964, forty new transmission lines covering a total of 900 km had gone into service, of which one third were running at 320 kV, and a small proportion at 380 kV. Future connections were being planned around this voltage: a super grid linking up Northern Italy’s new thermoelectric power-plants to the 220 kV grid, which was the mainstay of transmission to areas of consumption. The main lines were La Spezia-Baggio, Latina-Garigliano, and Chivasso-Sangone. A San Dalmazio-Florence line was also planned, allowing a connection to Sardinia via submarine cable, a prototype of which was laid in 1966. The development plans drafted in 1963-4 were implemented subsequently. In 1965, close to 700 km of triple cables were laid, of which 72 km at 380 kV. The National Grid Dispatcher unit had sufficient resources to undertake effective remote transmission, and above all remote metering,


Visione panoramica raffigurante il nuovo Centro di Controllo Enel conosciuto come “dispacciatore nazionale”, anni Ottanta. Bird’s Eye view of the new Enel Control Centre, known as the “national grid dispatcher”, 1980s.

aggiunsero successivamente i compiti di coordinamento fra la rete Enel, la rete delle Ferrovie dello Stato, gli autoproduttori e soprattutto i produttori esteri, che allora supplivano a circa il due per cento del consumo.

Fine dell’esclusione elettrica Alla fine del febbraio 1964 erano entrate in servizio quaranta nuove linee di trasmissione per novecento chilometri di lunghezza, di cui un terzo a 320 kV e una minor parte a 380 kV. Proprio su tale voltaggio venne previsto il futuro della connessione, una super rete che avrebbe connesso le nuove centrali termoelettriche del nord dell’Italia con la rete a 220 kV, colonna della trasmissione ai centri di

which made it possible to route generating requirements more and more rapidly. That year, the La Spezia/Piacenza ring – passing through Baggio, Bovisio and Verderio – was upgraded, while an initial stretch of the 220 kV Ravenna-Ferrara line was laid; this would eventually serve the entire Adriatic side of the country. Lines at 220 kV reached their greatest extension in 1972; investments in 380 kV lines continued, and they overtook 220 kV lines in extension by 1968. The decision to extend highvoltage lines to Southern Italy played a key role in this achievement. The Rome-Naples line was upgraded to 380 kV, while the nuclear power station at Garigliano was connected to Salerno and, above all, Brindisi. The problems Enel had to tackle were well in evidence during the 1971 breakdown of two transformers – both recently installed – at Poggio a Caiano, reducing power transmission from the North to South by 50 MW and forcing Enel to ask its users to reduce their consumption. Continental

89


Un futuro iniziato tanti anni fa A Future that Began a Long Time Ago

Articolo dedicato alla linea La Spezia- Baggio tratto da “Illustrazione Enel”, gennaio 1965. Article on the La Spezia- Baggio line, from “Illustrazione Enel”, January 1965.

90

consumo. Le linee principali furono la La Spezia-Baggio, la LatinaGarigliano, la ChivassoSangone. Venne altresì pianificata la San Dalmazio-Firenze, che avrebbe consentito il collegamento con la Sardegna via cavo sottomarino, il cui prototipo venne steso nel 1966. I piani di sviluppo approntati nel biennio 1963-4 furono seguiti nel periodo successivo. Nel 1965 vennero tesi quasi settecento chilometri di terne di cui settantadue a trecentottanta, mentre le risorse tecniche a disposizione del “dispacciatore nazionale” permisero all’ufficio efficaci teletrasmissioni e soprattutto telemisure sulla base delle quali tenere la rotta delle necessità produttive su tempi sempre più ridotti. Inoltre, in quell’anno venne potenziato l’anello che univa La Spezia a Piacenza passando per Baggio, Bovisio e Verderio, mentre venne posto il primo tratto, Ravenna-Ferrara, della linea a 220 kV che avrebbe finalmente servito tutto il versante adriatico. Tuttavia le linee a 220 kV toccarono la loro estensione massima nel 1972, mentre gli investimenti nella rete a 380 kV proseguirono sorpassando quelli sulla 220 kV già nel 1968. Non poco influì su tale dato la decisione di estendere l’alto voltaggio al Meridione, facendo passare a 380 kV la linea

interconnection over 380 kV triple cables, which was achieved just a few years later, warded off dangers that, on the contrary, were a good gauge of the direction and quantity of electricity being sent to the South of the country over the Italian network, passing through the key Poggio a Caiano-Roma nord node. Complete continental interconnection at 380 kV was achieved on 6 November 1974, with the Alps linked to Puglia and Campania via the Ostiglia-Poggio line at Caiano-Roma nord, allowing Enel to achieve this long-held target. Planned in 1968 and scheduled to go into service in 1972, the project remained on ice until 1973 when Enel finally received transit permits. As soon as it had these permits, Enel opened up eight construction sites simultaneously, implementing the project in half of the time that had originally been scheduled. Italy at last had its National Grid, rather than a sum total of regional networks. Since then, electricity transmission in Italy has responded to demand in any part of the country in exactly the


Roma-Napoli e collegando la centrale elettronucleare del Garigliano con Salerno e soprattutto con Brindisi. I problemi a cui l’Enel doveva rispondere furono ben rappresentati dal guasto occorso nel 1971 a due trasformatori – peraltro di nuova installazione – a Poggio a Caiano, che ridusse la potenza di trasmissione dal Nord al Sud di cinquecento megawatt, costringendo l’Ente a chiedere all’utenza una riduzione dei consumi. L’interconnessione continentale, raggiunta pochi anni dopo, su terna a 380 kV scongiurò il ripetersi di tali incidenti, che però davano bene la misura della direzione e della quantità di corrente che ormai transitava verso il Meridione sulla rete italiana che passava attraverso il fondamentale snodo Poggio a Caiano-Roma nord. La completa interconnessione continentale sui 380 kV fu raggiunta il 6 novembre 1974, connettendo le Alpi alla Puglia e alla Campania tramite la linea Ostiglia-Poggio a CaianoRoma nord, e realizzando l’obiettivo che l’Enel si era proposto. Pianificato nel 1968 con un’entrata in servizio allora prevista per il 1972, rimase bloccato sinché nel 1973 l’Enel non ottenne le autorizzazioni al transito. Non appena furono ottenute, l’Ente aprì otto cantieri contemporaneamente, realizzando l’opera nella metà del tempo previsto.

same way, that is, in a way that truly caters to national rather than local needs. Enel was subsequently able to move on to its islands network, improving transmission systems in these vital outlying areas and interconnecting with foreign networks. Interconnection with foreign networks was already underway prior to nationalization. In the post-war years it took a different tack, until key agreements were struck in 1967 with France (two new lines at 220 kV and 380 kV); with Switzerland (over the 380 kV Mese-Soazza line and a new line at this voltage between Lago Delio and Razzino); and with Austria (a 220 kV line built with Austrian investment). Foreign networks carried around 2% of Italy’s requirements, but this corresponded to 11% of peak load availability. While work continued on provisioning from abroad, links to Italy’s islands underwent upgrades at a time when the major islands and indeed the whole South of the country was ramping up its electricity consumption. The nations on the far side of the Alps provided a supply of power at an attractive cost that could be dispatched to Southern Italy at 380 kV. In 1975, network upgrades

Vignette pubblicate su “Illustrazione Enel”, 1965. Cartoons from “Illustrazione Enel”, 1965.

91


Un futuro iniziato tanti anni fa A Future that Began a Long Time Ago

92

Una rete nazionale, infine, e non una sommatoria di reti regionali: da allora la trasmissione della corrente in Italia avrebbe risposto alle esigenze di qualunque zona coperta in modo analogo e quindi veramente adeguato alle esigenze di un’utenza nazionale e non zonale. L’Enel si poté quindi concentrare da una parte sulla rete insulare, onde migliorare i sistemi di trasmissione in tali fondamentali periferiche, dall’altra sull’interconnessione con le reti estere. Quest’ultima, iniziata come abbiamo visto già prima della nazionalizzazione, aveva assunto una fisionomia affatto diversa negli anni del dopoguerra, giungendo nel 1967 a registrare dei fondamentali accordi: con la Francia, con la costruzione di due nuove linee a 220 kV e a 380 kV; con la Svizzera, tramite il passaggio a trecentottanta della linea Mese-Soazza e di una nuova linea di identico voltaggio sul tratto Lago Delio-Razzino; con l’Austria, a 220 kV su investimento austriaco. Le reti estere trasmettevano circa il due per cento del fabbisogno, tuttavia rispetto al carico massimo la disponibilità che queste fornivano era dell’undici per cento. Le forniture dall’estero si intersecavano con il rafforzamento dei collegamenti con l’Italia insulare, poiché le grandi isole e il sud in generale manifestavano consumi crescenti di corrente; i paesi transalpini offrivano così una fornitura di energia a costi favorevoli che veniva trasmessa nel Mezzogiorno grazie al 380 kV. Perciò, nel 1975 il potenziamento della rete fu

Linea a 220 kV Avise-Gran San Bernardo di interconnessione con la rete della Svizzera, 1969. 220 kV Avise-Gran San Bernardo interconnection line with the Swiss network, 1969.

focused on this. The Patria-Santa SofiaMontecorvino-Rossano Calabro line was built, connecting the backbone along the Tyrrhenian side of the country with the Ionian coast. This line was doubled in 1976 along its final stretch in Calabria. After completion of the 1974 continental link, the Adriatic backbone became a tangible goal. Work began on this the following year when the line delivering power to the Marches, which had suffered chronic current deficits, was upgraded to 380 kV. Enel expanded the network and completed primary network interconnection at the same time as it standardized provisioning and unified voltages. Provisioning standardization resulted in major savings and reduced the risks of service interruptions by making it easy to source spare


Nave posacavi per l’elettrodotto sottomarino di collegamento dell’isola di Ischia con la rete dell’area napoletana, 1967. Copertina di “Illustrazione Enel” dedicata alla posa del cavo sottomarino di collegamento con l’isola d’Elba, 1966. Cable-laying ship at work on the submarine powerline linking the island of Ischia and the Naples area, 1967. Cover of “Illustrazione Enel” dedicated to laying the submarine cable link to the island of Elba, 1966.

concentrato in quell’aerea, con la realizzazione della Patria-Santa Sofia-Montecorvino-Rossano Calabro, che congiungeva la dorsale tirrenica con lo Ionio, raddoppiata nel 1976 per il suo ultimo tratto calabro. Inoltre, dopo la connessione continentale del 1974 la dorsale adriatica divenne un obiettivo concreto, iniziando sin dall’anno successivo con il passaggio a trecentottanta della linea che alimentava le Marche, cronicamente in deficit di corrente. L’espansione della rete e il completamento dell’interconnessione della rete primaria avanzarono assieme all’impegno dell’Enel nella standardizzazione delle forniture e nell’unificazione dei voltaggi. La standardizzazione delle forniture, che realizzò importanti economie e abbassò i rischi di interruzione del servizio grazie alla reperibilità dei componenti di ricambio validi per tutta la rete nazionale. L’unificazione delle tensioni di esercizio, che dalle venti prenazionalizzazione furono portate a due, permise l’interconnessione di tutti i rami della rete secondaria. Il contributo dell’Enel all’annosa questione dei voltaggi (e ovviamente delle frequenze) fu evidente, con immediato beneficio di un’utenza che era veramente disseminata sul territorio nazionale secondo le

parts for the entire national grid. Unifying operating voltages, reduced from twenty prior to nationalization to just two, made it possible to interconnect all of the branches of the secondary network. Enel made a major contribution to the thorny issue of voltages (and, obviously enough, frequencies). This was of immediate benefit to users up and down the country depending upon generation-, work- and demographic concentration-related requirements, as they no longer suffered unbridgeable technology gaps for the contingent benefit of oligopoly holders.33 At distribution level, Enel’s efforts were equally successful in streamlining a variety of user supply terms and conditions. It is worth remembering that of the 930 companies that were merged to form Enel, more than 70% served fewer than a thousand customers.34 Enel’s territorial structure, which served as the backbone for the company’s distribution system, was designed after analysing how the largest pre-existing electricity companies had been organized. The primary distribution network was modernized, with the low- and medium-voltage infrastructure upgraded and finally integrated

93


Un futuro iniziato tanti anni fa A Future that Began a Long Time Ago

94

esigenze della produzione, del lavoro e della concentrazione demografica, e non più vittima di scarti tecnologici insuperabili per convenienza contingente degli oligopolisti33. Sul piano della distribuzione, l’opera dell’Enel fu altrettanto risolutiva di una varietà di regimi di erogazione all’utenza la cui vastità può essere compresa pensando che, delle circa 930 imprese trasferite all’Ente, più del settanta per cento non arrivava sopra le mille utenze servite34. L’organizzazione territoriale stabilita dall’Enel fu senz’altro la spina dorsale del sistema distributivo posto in essere dall’Ente, per la definizione del quale esso analizzò le organizzazioni delle maggiori imprese elettriche preesistenti. Venne così definita la rete primaria di distribuzione, riammodernando e costruendo gli impianti di media e bassa tensione finalmente integrati nella rete primaria nazionale, costruendone di nuovi e infittendo così la “magliatura” della rete di distribuzione. Ovviamente, anche in questo caso si proseguì verso un’unificazione delle tensioni e verso una riduzione degli impianti di distribuzione, ottenuta grazie all’unificazione dei componenti e dei criteri costruttivi a sua volta frutto della standardizzazione: da

Raddoppio dell’elettrodotto sullo Stretto di Messina, 1969. Doubling the powerline over the Messina Straits, 1969.

into the primary National Grid; at the same time, new plants were constructed to provide better distribution network coverage. Obviously enough, here too the trend was towards unifying voltages and reducing the number of distribution installations. This was achieved by harmonizing components and construction criteria, which in turn was possible as a result of standardization. On completion of this unification process, Enel had a thousand distribution installations (compared with the previous electricity companies’ ten thousand). During its first decade of operations, Enel managed to reduce current loss by more than a fifth compared with the pre-nationalization networks. This was achieved by working on interconnection, primary networks and


diecimila impianti di distribuzione delle varie società elettriche si arrivò ai millecinquecento dell’Enel a unificazione conclusa. Nel suo primo decennio di vita, l’Enel riuscì a ridurre le perdite di corrente di più di un quinto rispetto a quelle delle reti precedenti alla nazionalizzazione, grazie agli interventi sull’interconnessione, sulle reti primarie e sulla distribuzione. I tempi di allacciamento delle nuove utenze si ridussero drasticamente, così come la lettura dei contatori si fece adeguata ai criteri che ispiravano l’azione dell’Enel, aumentando l’efficienza e, di conseguenza, quell’elettrificazione della vita domestica altrimenti ridotta e frammentata dalle varie situazioni gestionali.

La trasmissione attraversa ogni confine L’importazione di corrente elettrica da uno Stato all’altro ebbe uno dei suoi primi esempi nella linea di trasmissione che congiunse la rete svizzera con quella lombarda nei primi anni del ventesimo secolo, un’interconnessione che permise al sistema elettrico italiano di superare la crisi del 1922, quando a un’estate eccezionalmente calda seguì un inverno altrettanto eccezionalmente secco. Gli impianti idroelettrici della pianura padana si ritrovarono con i bacini a secco, e il razionamento che avrebbe alla fine frenato la produzione industriale fu contenuto grazie all’importazione dalla Confederazione elvetica. In generale, gli scambi transfrontalieri di elettricità furono una presenza nel panorama elettrico europeo a partire dagli anni Trenta, ma fu solo col secondo dopoguerra che gli europei iniziarono a discutere la gestione comune della trasmissione di elettricità fra gli Stati dell’Europa

distribution. The length of time it took to activate new users was reduced drastically, as was the time between meter readings. Both of these achievements were inspired by Enel’s guiding criteria: enhanced efficiency and, in consequence, electrification of domestic life, which had been reduced and fragmented by too many managerial complications.

Transmission Beyond All Borders One of the first examples of importing electricity from another country was the transmission line linking the Swiss and Lombard networks in the early 20th century, which helped Italy’s electrical system to tackle the crisis of 1922 when an exceptionally hot summer followed an exceptionally dry winter. The hydroelectric installations on the Po Valley dried up. Rationing, which would have put a halt to industrial production, was only limited through imports from the Swiss confederation. Generally speaking, cross-border trade in electricity began in Europe in the 1930s, but it was not until many years after the Second World War that Europeans began to talk about the common management of electricity transmission among Western European States. Allied bombings carefully avoided destroying electricity infrastructure, networks in particular. Where this had occurred, the administrators of occupied territories and investments in the liberated countries made reconstructing power lines a priority. An April 1949 trip by European engineers to the United States – the vast majority electricity engineers – had a major impact on the

95


Un futuro iniziato tanti anni fa A Future that Began a Long Time Ago

96

occidentale. I bombardamenti alleati avevano accuratamente evitato di distruggere le infrastrutture elettriche, in particolare le reti; dove ciò era accaduto, la priorità di ricostruzione delle linee si impose de plano nell’amministrazione delle zone occupate o negli investimenti nei paesi liberati. La missione di tecnici europei negli Stati Uniti, composta per la maggior parte da ingegneri del settore elettrico, dell’aprile 1949, ebbe grande rilievo nella conformazione del blocco di programmi di elettrificazione posti in essere nelle corde dell’European Recovery Program (ERP), meglio noto come Piano Marshall. L’obiettivo era quello di costituire una “Power Pool” dell’Europa occidentale, che avrebbe costituito una delle principali risorse per la ricostruzione dei Paesi disastrati dalla guerra: il modo per raggiungere tale scopo passava anche attraverso la crescita della cooperazione delle reti dei Paesi europei. Nel quadro di attuazione dell’Erp, il Committee of European Economic Co-Operation (CEEC) del Piano Marshall35 propose un International Power Program che prevedeva un bacino di nove impianti di produzione: due termici a lignite (Goldenberg e Weisweiler, in Germania occidentale), sei idroelettrici (Fessenham, al confine franco-tedesco, Upper Inn, in Austria e gli impianti sulla Dora, sull’Adige e sul Piave) e uno geotermico (Larderello). La quota di impianti italiani era quindi maggioritaria in tale gruppo di stabilimenti che, finanziati e gestiti internazionalmente, avrebbero garantito la

Raccolta di documenti sul Piano Marshall nel primo anno di attuazione, 1949. Anthology of Marshall Plan documents from its first year of implementation, 1949.

configuration of the electrification programmes put forward under the European Recovery Program (ERP), better known as the Marshall Plan. The objective was to build a “Power Pool” in Western Europe, to serve as one of the main resources for reconstruction in nations that had suffered major war damage. The best way to achieve this was through greater cooperation among the networks of different European nations. To implement the ERP, the Marshall Plan Committee of European Economic Co-Operation (CEEC)35 proposed an International Power Program consisting of a basin of six generating plants: two lignite-fuelled thermal plants (Goldenberg and Weisweiler in West Germany); nine hydroelectric plants (Fessenham, on the French/German border, Upper Inn in Austria, and plants on the Dora, the Adige and the Piave); plus one geothermal plant (Larderello). Italian installations accounted for the majority of this group of internationally financed and managed plants, which were to be built to ensure electricity generation for all of Western Europe during winter shortfalls. The plan was never put into effect, even if the desire did remain to create a common area for electricity, something that continued to fire up experts on electricityrelated commissions. One of the main problems was the lack of interconnections between national networks, which made it impossible to cope with


produzione elettrica per tutta l’Europa occidentale durante le carenze dell’inverno. Il piano venne lasciato cadere, ma non l’intento di creare un’area comune di scambio di corrente, che continuò ad animare gli esperti delle commissioni per l’energia elettrica. Uno dei principali problemi che vennero rintracciati fu la mancanza di interconnessioni fra le reti nazionali; essa impediva di rispondere ai picchi di consumo di un Paese quando il vicino invece aveva un’abbondanza di disponibilità. Perciò, fra l’aprile e il maggio del 1949, un gruppo di venticinque ingegneri elettrici dell’Europa occidentale visitò gli Stati Uniti per studiare i gruppi di produzione interconnessi e il loro regime di lavoro. I tecnici erano quasi tutti operanti nella gestione del carico delle reti, ed ebbero modo di osservare le modalità di interconnessione della South Atlantic & Central Area Groups e della Pennsylvania-New Jersey Interconnection. La prima era un sistema di reti interconnesse tramite una dorsale a 220 kV che disegnava un anello il cui centro gestionale era

Elettrodotto a 220 kV di collegamento tra l’Italia e l’Austria della Società Adriatica di Elettricità. A destra, schema dei collegamenti elettrici con i paesi confinanti con l’Italia, 1953. The Società Adriatica di Elettricità’s 220 kV powerline linking Italy and Austria. Right, diagram of electricity links between Italy and neighbouring countries, 1953.

consumption peaks even if neighbouring countries had abundant supply. As a result of this, in April and May 1949, a group of twenty-five electrical engineers from Western Europe visited the United States to study interconnected generating units and how they functioned. Almost all the engineers were involved in network load management. They observed the South Atlantic & Central Area Groups, and the Pennsylvania-New Jersey Interconnection. The first of these was a system of interconnected networks via a ring-shaped 220 kV backbone. It was managed from the hub of Philadelphia, which established operating loads, the plants to go into operation, and the operating frequency. The latter, the world’s largest interconnected network running from the Great Lakes to the Gulf of Mexico, had no true managerial hub; it was the sum of interchange relations between contiguous networks. The Europeans considered the second of these networks to be a closer fit to the disparate situation on the Old Continent. The visit had a degree of impact on work at the first postwar

97



a Philadelphia, che stabiliva il carico di esercizio, quale impianto dovesse entrare in funzione e su quale frequenza operare. La seconda era la più grande rete interconnessa al mondo, che dai Grandi Laghi scendeva sino al Golfo del Messico senza un vero e proprio centro regolatore, bensì con una sommatoria di rapporti di interscambio fra le reti contigue. Gli europei ritennero quest’ultimo il più appropriato alla disomogenea realtà del Vecchio Continente, ed una certa eco della missione si fece sentire nei lavori della prima riunione postbellica dell’Unione internazionale dei produttori e distributori di energia elettrica (Unipede), svoltasi a Bruxelles nel settembre del 194936. Nel corso della conferenza, di cui si tratta nel sesto volume di questa collana, furono presentati vari paper fra cui due da parte degli italiani che ricevettero estrema attenzione. Il primo era a firma di Amilcare Berni, e proponeva una griglia di interconnessione a 380 kV che dai piedi delle Alpi incoronava il confine settentrionale dell’Italia aprendosi a maglia larga sino a Praga, Berlino, Bruxelles e Parigi. Il progetto venne criticato duramente dai francesi perché non teneva conto dei problemi di costruzione e di costi che tale rete avrebbe avuto, mentre il secondo paper ricevette un’accoglienza apparentemente più favorevole. Presentato da Luigi Selmo, questo figurava un grappolo di interconnessioni a 220 kV che si concentrava nelle zone di maggior produzione idroelettrica, appoggiandosi sulle linee esistenti di tale voltaggio man mano che ci si allontanava dal centro montano del continente. Il piano riprendeva l’uso della corrente continua nei centri di smistamento, poiché così si risolveva il problema delle frequenze di esercizio

meeting of the International Union of Electrical Power Generators and Distributors (UNIPEDE), which was held in Brussels in September 1949.36 During the conference – which is covered in volume six of this collection – a number of papers were presented, including two by Italians, both of which were closely followed. The first paper, given by Amilcare Berni, proposed a 380 kV interconnection running from the foothills of the Alps across Italy’s northern border before branching out as far as Prague, Berlin, Brussels and Paris. The French strongly criticized the plan for failing to take into account the construction- and cost-related problems of such a network. The second paper appeared to be more favourably received. Presented by Luigi Selmo, the paper envisaged a series of 220 kV interconnections concentrated in areas where major hydroelectric generation was located, using existing lines at this same voltage as it branched out from the continent’s mountainous heart. The plan called for continuous current at routing hubs in order to resolve the problem of operating frequencies, even if this did raise the costs of interconnection. However, the plan that was deemed to be the most effective at the Congress was presented by Rene Hochreutiner of Switzerland, who proposed to shift load from contiguous networks by sending excess production towards peaks in consumption as, in a de facto sense, the Italian networks under the oligopoly already did. In the eyes of Europe’s electricity companies, this plan had the advantage of not having to build new lines for interconnection: their position was similar to opposition from within the majority of Italy’s electricity industry to high-voltage backbones. In November 1950, UNIPEDE recommended setting up a

99


Un futuro iniziato tanti anni fa A Future that Began a Long Time Ago

100

rendendo però maggiormente costosa l’interconnessione. Il progetto ritenuto più efficace dal congresso fu invece quello dello svizzero Rene Hochreutiner, che propose di spostare il carico fra reti contigue indirizzando le eccedenze verso i picchi di consumo, come, nei fatti, avevano funzionato le reti italiane in oligopolio. Il progetto offriva agli occhi degli elettrici europei il vantaggio di non costruire nuove linee per l’interconnessione, e anche tale aspetto era analogo all’opposizione che la parte maggioritaria del settore elettrico italiano opponeva alle dorsali ad alti voltaggi. L’Unipede raccomandò nel novembre del 1950 la creazione di un comitato che presiedesse al coordinamento della produzione e della trasmissione in vista della “power pool” europea al servizio degli Stati dell’Oece, auspicio che prese forma con l’istituzione della Union pour la Coordination de la Production et du Transport de l’Électricité (UCPTE) nel maggio dell’anno successivo. Al primo posto degli obiettivi dell’istituzione stava l’incoraggiamento degli scambi di corrente fra i Paesi dell’Europa occidentale, dunque un sostegno alla crescita delle interconnessioni fra le reti, per realizzare il quale l’Ucpte favoriva l’aumento delle comunicazioni fra le compagnie nazionali e, ovviamente, si impegnava altresì nella standardizzazione delle trasmissioni. Inoltre, l’Ucpte si sarebbe spesa per liberalizzare gli scambi di corrente, raccogliendo un certo consenso su tale strada, dacché il volume degli scambi iniziò a crescere sin dal 1954. Nel 1963, un apposito gruppo di studio costituito dall’Organizzazione del trattato dell’Atlantico del nord (Nato), concluse i suoi lavori rilevando

committee to oversee the coordination of generation and transmission and to pave the way for the European “power pool” serving the OEEC States. This resulted in the establishment of the Union pour la Coordination de la Production et du Transport de l’Électricité (UCPTE) the following May. The institution’s top priority was to foster electricity exchange among the nations of Western Europe. To encourage growth in network interconnection, the UCPTE enhanced communications between domestic companies and, obviously enough, also made efforts to standardize transmission. Moreover, the UCPTE also worked towards the liberalization of electricity exchanges. It garnered some agreement and, from 1954 onwards, prompted a rise in the volume of exchanges. In 1963, an ad hoc study group set up by the North Atlantic Treaty Organization (NATO) stated the strategic importance to the Alliance of interconnections among electricity networks. Electricity had first become a Cold War bone of contention during the 1948/9 Berlin blockade,37 although East/West electricity exchange cooperation was not initially excluded from the Western blockade. This was the start of tensions that were to last throughout the Cold War regarding interconnections between networks that crossed the Iron Curtain. Italy was involved in the two most significant cases, concerning Austria and

Articolo dedicato all’alimentazione elettrica della zona di Trieste, da “Illustrazione Enel”, gennaio 1976. Article on electric power in the Trieste area, from “Illustrazione Enel”, January 1976.


l’importanza strategica per l’Alleanza delle interconnessioni fra le reti elettriche. L’elettricità era già entrata nella dialettica della Guerra Fredda durante il blocco di Berlino del 1948-937, sebbene la cooperazione est-ovest nello scambio elettrico non fosse stata a priori esclusa dal blocco occidentale. Iniziò a verificarsi una tensione che attraversò tutta la Guerra Fredda, relativa alle interconnessioni fra reti trans cortina di ferro, e che ebbe nell’Italia un soggetto presente nei due casi più consistenti, quello austriaco e quello jugoslavo. L’importazione di corrente della Repubblica austriaca da parte degli stabilimenti termoelettrici boemi, accompagnò la peculiare neutralizzazione dello Stato rispetto ai due schieramenti; ciò che preme qui richiamare è l’esistenza di questo canale che per contiguità chiamava in causa anche gli scambi del Paese mitteleuropeo con l’Italia, che avvenivano attraverso le linee costruite dopo la guerra. La rete jugoslava invece era direttamente connessa con quella italiana, attraverso il comune confine, e garantì all’Italia l’importazione dell’energia prodotta dal settore idroelettrico e da quello elettronucleare del Paese adriatico, un’interconnessione che attraversò indenne le evoluzioni politiche dell’area balcanica negli anni della Guerra Fredda. Il canale sopravvisse non solo alla fine del blocco sovietico ma pure alla dissoluzione della Repubblica federale, dimostrando che l’elettricità ha conosciuto minori confini rispetto alla politica internazionale. Tali esempi rendono ancor più sorprendente la difficoltà delle comunità europee nell’espandere la loro azione anche al settore elettrico, anche soltanto nel ramo della trasmissione. Sino agli anni Novanta e alla nascita dell’Unione europea, le reti non furono oggetto di una politica organica da parte delle istituzioni comunitarie, e quando i primi tentativi di integrazione nel quadro sovranazionale

Yugoslavia. Electricity imports from the Austrian Republic by thermoelectric plants in Bohemia went hand-in-hand with a peculiar neutralization of the State on both sides. It is worth remembering that this channel existed as a result of contiguity, calling into question exchanges between Austria and Italy, which used lines built after the war. The Yugoslavian network, on the other hand, was directly connected to the Italian network across a common border, guaranteeing Italian imports of energy from the hydroelectric and nuclear industries in the Adriatic country. This interconnection was unaffected by political brinkmanship in the Balkans during the Cold War years. The route survived not just the end of the Soviet blockade but even the breakup of the Federal Republic, proving that electricity is subject to fewer borders than international politics. These examples make the difficulties experienced by European communities in expanding their actions to the electricity industry, albeit solely in the arena of transmission, even harder to comprehend. Until the 1990s and the birth of the European Union, Community institutions lacked an organic networks policy. By the time initial efforts at integration within the European supranational framework gathered pace, distribution technology had undergone major advances with the introduction of electronic metering, making it possible to diversify price plans, promote rationalization of consumption and, at Community policy level, move towards European standardization in distribution.38 As we come to the end of our investigation of networks, it is worth remembering that despite the rows following an incident that affected lines on the Italian/Swiss border on 28 September 2003, causing a major blackout across Italy, Enel’s introduction of its smart grid in 2005 put Italian

101


Un futuro iniziato tanti anni fa A Future that Began a Long Time Ago

102

europeo divennero più consistenti, la tecnologia di distribuzione aveva registrato un importante avanzamento con l’introduzione del contatore elettronico, che ha permesso di diversificare i profili tariffari, di incentivare una razionalizzazione dei consumi e, per ciò che concerne la politica comunitaria di avanzare verso una standardizzazione europea della distribuzione38. A conclusione di questo viaggio nelle reti, vale la pena ricordare che, a fronte delle polemiche seguite all’incidente occorso alle linee sul confine italoelvetico del 28 settembre 2003, causa di un serio black-out di tutto il Paese, l’introduzione delle smartgrid da parte dell’Enel nel 2005 ha rimesso all’avanguardia la ricerca e la sperimentazione italiana delle reti di distribuzione. Nuova frontiera delle linee elettriche ad alta informatizzazione, le smart-grid permettono di distribuire la corrente in modo “intelligente”, spostando il carico dove si verifica il maggior consumo grazie a una produzione integrata dai vari nodi della rete. In tal modo, gli utenti che sono anche produttori grazie al fotovoltaico o ad altri impianti di autoproduzione, erogano una corrente sulla rete monitorata dai contatori elettronici, che permettono alle smart-grid di gestire un flusso di corrente proveniente sia dalle stazioni di smistamento che dagli utenti. Un Paese in rete, è quello che si è cercato di restituire in queste pagine, con le sue vittorie e le sue sconfitte nelle grandi sfide per l’elettrificazione, che hanno permesso di trasformare non solo la vita economica, ma anche quella sociale e culturale e contribuendo, anche attraverso i fili di rame, a quel “fare gli italiani” di risorgimentale memoria.

distribution network research and experimentation at the cutting edge. The new frontier of smart grids, consisting of highlycomputerized power lines, allows “intelligent” electricity distribution, shifting load to places with the highest demand using integrated generation that leverages various network nodes. Consumers who also happen to be generators via photovoltaics or other autoproduction installations feed power onto the network monitored by electronic meters, allowing smart grids to manage power flows from routing stations and consumers alike. What we have attempted to show in this book is a networked nation. We have reconstructed the victories and losses that have taken place along the way during the great challenge of electrification. This challenge has transformed not just our economic lives, but our social and cultural lives too, as copper wires have “made the people of Italy one” through a unification that has and continues to merit all of this ongoing effort.

Brochure di Enel dedicata alle Smart Grids, le linee elettriche ad alta informatizzazione. Enel brochure on its highly computerized Smart Grid powerlines.




Note/Notes Cfr. Hughes, T. P. Networks of Power. Electrification in Western Society, 1880-1930. The Johns Hopkins University Press, Baltimore and London 1983 2 È un riferimento imprescindibile la Storia dell’industria elettrica in Italia. (5 Voll.) Laterza, Roma-Bari 1992-94, dove le linee di trasmissione, le reti e la distribuzione sono temi ricorrenti nei vari saggi. 3 Cantoni, V. e Silvestri, A. (a cura di ) Storia della tecnica elettrica. Cisalpino, Milano 2009 4 L’illuminazione di Roma. “L’elettricista”, 1905; 20 mila cavalli a Roma. “L’elettricista”, 1905 5 L’illuminazione pubblica municipale a Milano. “L’elettricista”, 1904 6 Acea-anno cinquanta, Roma 1959, pp. 289-325 7 Impianto idroelettrico del Cellina (e linee di distribuzione a Venezia, ndr). “L’elettricista”, 1904 8 L’energia elettrica nello sviluppo economico della Lombardia orientale. Nel cinquantenario della fondazione della Seb, 1905-1955. Milano 1955, pp. 189-205 9 Manetti, D. Per l’elettrificazione delle città. Normativa e giurisprudenza dagli anni Ottanta del XIX secolo alla vigilia del conflitto mondiale in Giuntini, A. e Paoloni, G. La città elettrica. Esperienze di elettrificazione urbana in Italia e in Europa fra Ottocento e Novecento. Laterza, Roma-Bari 2004 10 Il Gruppo Società Adriatica di Elettricità e la sua attività tecnica dalle origini al 1934. Milano 1934 11 50° della Selt-Valdarno. Firenze 1956 12 Gli impianti di Produzione del gruppo Società meridionale di Elettricità. Napoli MCMLIV 13 Il gruppo elettrico sardo e gli impianti dell’alto Flumendosa. “L’elettrotecnica”, 1950 14 Le linee a 220 kV della STE. “L’energia elettrica”, 1954; Pedone, A. La rete a 220 kV della Società Edison. “L’energia elettrica”, 1954; Linea elettrica a 220 kV Cislago-Turbigo. “L’elettrotecnica”, vol. XXIV, n. 12, gennaio 1937 15 Cento anni di economia italiana (1861-1960). ed.speciale di “Mondo economico”, 1961 16 Pubblicato in “Atti dell’Associazione elettrotecnica italiana”, vol XIV, Terzo fascicolo, 1910, pp. 449-83 17 Geografia dell’energia elettrica in Italia lezioni di geografia economica del Prof. Dino Gribaudi, G. Giappichelli editore, Torino 1953 18 Berni, A. L’interconnessione europea nel quadro dei futuri fabbisogni e delle disponibilità di energia dell’intero continente. “L’elettrotecnica”, 1950 19 Castellani, C. Concetti autarchici nel progetto e nella costruzione degli elettrodotti. “L’elettrotecnica”, vol. XXVII, n. 5, marzo 1940; Il contributo della “Scac” di Trento nell’elettrificazione del Salento. “L’elettrotecnica”, vol. XVIII (XXXV degli atti), giugno 1931 20 L’arco accavalca lo Stretto. “Elettricità e vita moderna”, 19541

See Hughes, T. P. Networks of Power. Electrification in Western Society, 1880-1930. The Johns Hopkins University Press, Baltimore and London, 1983 2 This is of course a reference to the five-volume Storia dell’industria elettrica in Italia. Laterza, Rome-Bari 1992-94, in which transmission lines, grids and distribution are a recurring topic in many of the essays. 3 Cantoni, V. and Silvestri, A. (editors) Storia della tecnica elettrica. Cisalpino, Milan 2009 4 L’illuminazione di Roma. “L’elettricista”, 1905; 20 mila cavalli a Roma. “L’elettricista”, 1905 5 L’illuminazione pubblica municipale a Milano. “L’elettricista”, 1904 6 Acea-anno cinquanta, Rome 1959, pp. 289-325 7 Impianto idroelettrico del Cellina (and distribution lines in Venice, editors’ note). “L’elettricista”, 1904 8 L’energia elettrica nello sviluppo economico della Lombardia orientale. Nel cinquantenario della fondazione della Seb, 1905-1955. Milan 1955, pp. 189-205 9 Manetti, D. Per l’elettrificazione delle città. Normativa e giurisprudenza dagli anni Ottanta del XIX secolo alla vigilia del conflitto mondiale in Giuntini, A. and Paoloni, G. La città elettrica. Esperienze di elettrificazione urbana in Italia e in Europa fra Ottocento e Novecento. Laterza, Rome-Bari 2004 10 Il Gruppo Società Adriatica di Elettricità e la sua attività tecnica dalle origini al 1934. Milan 1934 11 50° della Selt-Valdarno. Florence 1956 12 Gli impianti di Produzione del gruppo Società meridionale di Elettricità. Naples MCMLIV 13 The Sardinian electricity group and plants on the Upper Flumendosa. L’elettrotecnica”, 1950 14 Le linee a 220 kV della STE. “L’energia elettrica”, 1954; Pedone, A. La rete a 220 kV della Società Edison. “L’energia elettrica”, 1954; Linea elettrica a 220 kV Cislago-Turbigo. “L’elettrotecnica”, Vol. XXIV, no. 12, January 1937 15 Cento anni di economia italiana (1861-1960), a special edition of “Mondo economico”, 1961 16 Published in “Atti dell’Associazione elettrotecnica italiana”, Vol. XIV, Terzo fascicolo, 1910, pp. 449-83 17 Geografia dell’energia elettrica in Italia (lezioni di geografia economica del Prof. Dino Gribaudi), G. Giappichelli editore, Turin 1953 18 Berni, A. L’interconnessione europea nel quadro dei futuri fabbisogni e delle disponibilità di energia dell’intero continente. “L’elettrotecnica”, 1950 19 Castellani, C. Concetti autarchici nel progetto e nella costruzione degli elettrodotti. “L’elettrotecnica”, Vol. XXVII, no. 5, March 1940; Il contributo della “Scac” di Trento nell’elettrificazione del Salento. “L’elettrotecnica”, Vol. XVIII (XXXV degli atti), June 1931 1

105


106

1956; Tra Scilla e Cariddi passa l’elettricità. “Elettricità e vita moderna”, 1954-1956 21 Giannetti, R. Vecchi e nuovi sistemi territoriali. in De Rosa, L. (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia. vol. II, Il potenziamento tecnico e finanziario 1914-1925, Laterza, Roma-Bari 1993, pp. 217-256 22 Avise-Torino il più alto elettrodotto d’Europa. “Elettricità e vita moderna”, 1954-1956 23 Cinquantenario della Società Adriatica di Elettricità. “Elettricità e vita moderna”, 1954-1956 24 Silva, G. La linea Tavarnuzze-Terni a 220 kV. “L’energia elettrica”, vol. XXIX, n. 7, luglio 1952; Associazione nazionale imprese distributrici di energia elettrica ANIDEL. Relazione del Consiglio direttivo all’Assemblea dei soci, Roma 23 maggio 1952. “L’energia elettrica”, vol. XXIX, n. 10, ottobre 1952 25 Selmo, L. Reti di connessione: problema generale per l’Italia. Relazione presentata alla XLIX riunione Annuale dell’AEI. s.d. (1948?) 26 Una dorsale che proseguiva connettendosi oltralpe: Segue la via delle Gallie. La linea elettrica fra l’Italia e la Francia. “Elettricità e vita moderna”, 1954-1956; sullo stato delle reti alla vigilia della nazionalizzazione cfr. L’industria elettrica italiana nel 1962. ed. Anidel, Roma 1963 27 Nel mondo la popolazione è raddoppiata in un secolo. Il consumo di energia può raddoppiare in dieci anni. “Elettricità e vita moderna”, 1954-1956; Elettricità metro della civiltà moderna. “Elettricità e vita moderna”, 1954-1956; Il fabbisogno energetico dell’Europa nel 1975. “Elettricità e vita moderna”, 1954-1956 28 La produzione di energia idroelettrica nell’economia elettrica italiana. “Elettricità e vita moderna”, 1954-1956; Dieci anni di attività dell’industria elettrica italiana (1945-1954). “Elettricità e vita moderna”, 1954-1956 29 Reports of the board of directors/auditors and balance sheet at 31 december 1963 – ed. Enel 30 Ente nazionale energia elettrica. Relazione sul primo anno di attività e programmi dell’ENEL. Roma, aprile 1964 31 Ente nazionale energia elettrica. Relazione del direttore generale al consiglio di amministrazione sull’attività dell’ente nel 1964, Roma, aprile 1965 32 Iliceto, F. Indagini su nuove strutture per gli impianti elettrici di distribuzione nelle grandi città. “L’elettrotecnica”, vol. LV, n. 4, aprile 1968, pp. 296-309. 33 LXIX riunione annuale AEI. Riassunti delle memorie presentate. Tema A: distribuzione dell’energia. “L’elettrotecnica”, vol. LV n. 8 bis, agosto 1968, pp. 583-623; Poggi, J. Distribuzione dell’energia elettrica. “L’elettrotecnica”, vol. LV n. 11, novembre 1968, pp. 791-795 34 50 anni di industria elettrica in Italia. Appendice ed. Enel, s.d.; Mezzo secolo della SES. “L’elettrotecnica”, 1962

L’arco accavalca lo Stretto. “Elettricità e vita moderna”, 19541956; Tra Scilla e Cariddi passa l’elettricità. “Elettricità e vita moderna”, 1954-1956 21 Giannetti, R. Vecchi e nuovi sistemi territoriali. in De Rosa, L. (editor), Storia dell’industria elettrica in Italia. Vol. II, Il potenziamento tecnico e finanziario 1914-1925, Laterza, Rome-Bari 1993, pp. 217-256 22 Avise-Torino il più alto elettrodotto d’Europa. “Elettricità e vita moderna”, 1954-1956 23 Cinquantenario della Società Adriatica di Elettricità. “Elettricità e vita moderna”, 1954-1956 24 Silva, G. La linea Tavarnuzze-Terni a 220 kV. “L’energia elettrica”, Vol. XXIX, no. 7, July 1952; Associazione nazionale imprese distributrici di energia elettrica ANIDEL. Relazione del Consiglio direttivo all’Assemblea dei soci, Roma 23 maggio 1952. “L’energia elettrica”, Vol. XXIX, no. 10, October 1952 25 Selmo, L. Reti di connessione: problema generale per l’Italia. Relazione presentata alla XLIX riunione Annuale dell’AEI. Undated (1948?). 26 However, the backbone continued to move forwards by connecting to France: Segue la via delle Gallie. La linea elettrica fra l’Italia e la Francia. “Elettricità e vita moderna”, 1954-1956; on the state of networks just before nationalization, see L’industria elettrica italiana nel 1962. ed. Anidel, Rome 1963 27 Nel mondo la popolazione è raddoppiata in un secolo. Il consumo di energia può raddoppiare in dieci anni. “Elettricità e vita moderna”, 1954-1956; Elettricità metro della civiltà moderna. “Elettricità e vita moderna”, 1954-1956; Il fabbisogno energetico dell’Europa nel 1975. “Elettricità e vita moderna”, 1954-1956 28 La produzione di energia idroelettrica nell’economia elettrica italiana. “Elettricità e vita moderna”, 1954-1956; Dieci anni di attività dell’industria elettrica italiana (1945-1954). “Elettricità e vita moderna”, 1954-1956 29 Reports of the Board of Directors/auditors and balance sheet at 31 December 1963 – ed. Enel 30 Ente nazionale energia elettrica. Relazione sul primo anno di attività e programmi dell’ENEL. Rome, April 1964 31 Ente nazionale energia elettrica. Director General’s report to the Board of Directors on the company’s activities during 1964, Rome, April 1965 32 Iliceto, F. Indagini su nuove strutture per gli impianti elettrici di distribuzione nelle grandi città. “L’elettrotecnica”, Vol. LV, no. 4, April 1968, pp. 296-309. 33 LXIX riunione annuale AEI. Riassunti delle memorie presentate. Tema A: distribuzione dell’energia. “L’elettrotecnica”, Vol. LV no. 8 bis, August 1968, pp. 583-623; Poggi, J. Distribuzione dell’energia elettrica. “L’elettrotecnica”, Vol. LV no. 11, November 1968, pp. 791-795 34 50 anni di industria elettrica in Italia. Annex ed. Enel, undated; Mezzo secolo della SES. “L’elettrotecnica”, 1962 20


Campus, M. L’Italia, gli Stati Uniti e il Piano Marshall. Laterza, Roma-Bari 2008 36 Lagendijk, V. Electrifying Europe. The power of Europe in the construction of electricity networks. Amsterdam University Press, Amsterdam 2008 37 Di Nolfo, E. Dagli imperi militari agli imperi tecnologici. Laterza, Roma-Bari 2007 38 Attività regolatoria e autorità indipendenti. L’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Atti del Convegno di studi tenuto a Roma il 2-3 febbraio 1996. Quaderni della Rassegna giuridica dell’energia elettrica, Giuffré editore, Milano 1996 35

Campus, M. L’italia, gli Stati Uniti e il Piano Marshall. Laterza, Rome-Bari 2008 36 Lagendijk, V. Electrifying Europe. The power of Europe in the construction of electricity networks. Amsterdam University Press, Amsterdam 2008 37 Di Nolfo, E. Dagli imperi militari agli imperi tecnologici. Laterza, Rome-Bari 20072 38 Attività regolatoria e autorità indipendenti. L’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Atti del Convegno di studi tenuto a Roma il 2-3 febbraio 1996. Quaderni della Rassegna giuridica dell’energia elettrica, Giuffré editore, Milan 1996 35

107





Matteo Gerlini Matteo Gerlini è assegnista di ricerca per il Centro Interuniversitario “Machiavelli”, nell’Università di Firenze. È autore di numerosi saggi di storia internazionale attorno a molteplici soggetti, fra cui la politica della tecnologia. Tra le sue recenti pubblicazioni Il Mediterraneo attuale fra storia e politica (con Ennio Di Nolfo, Marsilio, Venezia 2012), International History of Science and Technology (Humana.Èmente n. 16, ETS, Pisa 2011), Sansone e la Guerra Fredda. Il programma nucleare israeliano fra le due superpotenze (FUP, Firenze 2011). Partecipa come accademico alle attività dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, oltre che a vari progetti di ricerca internazionali in ambito storico e politico. È su twitter @mgerlini. Matteo Gerlini is a research fellow at the “Machiavelli” Inter-University Centre at the University of Florence. He has written many essays on international history on many different subjects, including technology policy. His recent publications include Il Mediterraneo attuale fra storia e politica (with Ennio Di Nolfo, Marsilio, Venice 2012), International History of Science and Technology (Humana.Èmente no. 16, ETS, Pisa 2011), and Sansone e la Guerra Fredda. Il programma nucleare israeliano fra le due superpotenze (FUP, Florence 2011). As an academic, he is involved in the International Atomic Energy Agency, and is working on a number of international history and politics research projects. He may be found on twitter as @mgerlini.


Testo di Written by Matteo Gerlini Progetto grafico, coordinamento editoriale, impaginazione Design, editing services and layout PRC s.r.l. - Roma Tutte le foto provengono dall’Archivio Storico Enel All photographs are from the Enel Archive Stampa Printed by Eccigraphica - Roma Finito di stampare nel mese di Dicembre 2012 Printed in December 2012 Tiratura 2.000 copie 2,000 copies printed Pubblicazione fuori commercio Publication not for sale A cura della Direzione Relazioni Esterne Edited by the External Relations Department Š Enel 2012


Nella stessa collana/In the same series:

Il Nucleare in Italia/Nuclear Power in Italy Storia dell’Energia Verde/A History of Green Power Invenzioni & Brevetti/Inventions & Patents Protagonisti dell’Energia/Energy Leaders Oggetti Elettrici/Electric Devices Energia Oltre i Confini/Energy Beyond Borders

Se disponibile, per ricevere copia gratuita di questo volume o dei precedenti scrivere a To receive a free copy of this, or previous volumes, if still available, email archiviostoricoenel@enel.com


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.