Energia Oltre i Confini - Energy Beyond Borders

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Energia Oltre i Confini. Energy Beyond Borders.

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L’età dell’energia The Age of Energy

Energia Oltre i Confini. Energy Beyond Borders.

ARCHIVIO STORICO ENEL


Archivio Storico Enel L’Archivio Storico custodisce la documentazione relativa alla storia dell’industria elettrica italiana dalla fine dell’Ottocento e di quasi mezzo secolo di vita di Enel, da quando, con la nazionalizzazione del 1962, oltre 1.270 aziende elettriche confluirono nell’allora ente nazionale per l’energia elettrica. In principio la struttura del nuovo ente risentì dell’influenza delle più grandi e importanti imprese elettriche esistenti all’epoca e, pur ispirandosi a criteri di gestione aderenti alla sua natura di ente pubblico economico, di fatto riprese e proseguì l’attività delle precedenti imprese elettriche private di cui, naturalmente, prese in carico i relativi archivi nonché il personale altamente qualificato: ingegneri, tecnici e maestranze di prim’ordine. Nel 1992, la Soprintendenza Archivistica per il Lazio dichiarò “di notevole interesse storico” tutta la documentazione Enel, riconoscendo altresì “il complesso documentario come fonte di valore unico e di incommensurabile interesse per la storia dell’energia elettrica e per la storia economica nazionale e internazionale dagli inizi del secolo scorso in poi”. Inaugurato a settembre 2008 in una sede unica, a Napoli, l'Archivio Storico Enel promuove iniziative culturali e di studio e garantisce un'agevole consultazione sia con sistemi tradizionali che con l'ausilio dell'inventariazione digitale, valorizzando la conoscenza del patrimonio storico documentale in una visione dell'energia orientata al futuro. The Historical Archive houses documents regarding the history of the Italian electricity industry since the end of the nineteenth century, including the almost half a century of Enel’s existence. Enel was established in 1962, when more than 1,270 electricity companies were nationalized and became part of what at that time was the Ente Nazionale per l’Energia Elettrica. The structure of the new entity was influenced by the largest and most important electricity companies of the time, and even though it was based on managerial criteria appropriate to its status as a governmentowned company, it actually continued the activity of the preceding private electricity firms, whose related archives it naturally took charge of, as well as their highly skilled personnel: engineers, technicians, and first-rate workers in general. In 1992, the Soprintendenza Archivistica per il Lazio – the government agency that oversees archives in the Lazio region – declared all of Enel’s documentation to be “of remarkable historical interest”, acknowledging the “collection of documents as a source of unique value and incomparable interest for the history of the electricity industry and Italian and international economic history from the beginning of the twentieth century onwards.” Brought together within a single building in Naples and inaugurated in September 2008, the Enel Historical Archive promotes cultural and scholarly initiatives and facilitates consultation with digital cataloguing as well as traditional systems, enhancing knowledge of our heritage of historical documents in a forward-looking vision of power.

“È il fare quotidiano che caratterizza l’impegno e l’identità di ogni azienda e costituisce il tratto distintivo della sua cultura. È per questa ragione che occorre dare voce alla ricchezza di conoscenze, alla professionalità, all’innovazione, alla capacità di trasformazione continua attraverso il racconto della propria storia industriale che è cultura d’impresa. Senza di questa, l’azienda stessa rischierebbe di non essere percepita nel suo reale valore di generare sviluppo per il Paese e per le generazioni future”. Fulvio Conti Amministratore Delegato e Direttore Generale Enel

“The identity of every company is characterized by its everyday operations, which are the lifeblood of any company’s corporate culture. It is important to give a voice to the wealth of knowledge, professionalism, innovation and an unceasing ability to move forwards by retelling the company’s industrial history, which is the underlying corporate culture. Without this, a company runs the risk of not being perceived for its true value: as a generator of advancement for the nation and for its future generations.” Fulvio Conti Chief Executive Officer and General Manager, Enel

ARCHIVIO STORICO ENEL via Ponte dei Granili, 24 - 80146 Napoli • tel. 081.3674213


Energia Oltre i Confini. Energy Beyond Borders. MONOGRAFIA DELL’ARCHIVIO STORICO ENEL MONOGRAPH BY THE ENEL HISTORICAL ARCHIVE


Prefazione Paolo Andrea Colombo Presidente Enel

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«Verrà giorno in cui le forze delle nostre cadute alpine saranno trasportate al piano e distribuite di casa in casa come si distribuisce l’acqua potabile ed il gas». Sono parole dell’ingegner Giuseppe Colombo. Entusiaste ma anche realiste. Per merito suo, l’Italia inaugurò, il 28 giugno 1883, la centrale termoelettrica di Santa Radegonda, a Milano: la prima centrale per la produzione di energia elettrica in Europa e la seconda al mondo, dopo quella di Thomas Alva Edison del 1882 a Menlo Park, New York. Un primato tutto italiano, dunque. E altresì importante, considerando anche il grado di “pionierismo” in cui si caratterizzarono i tecnici italiani rispetto a quelli delle altre nazioni europee già allora favorite dalla ricchezza dei loro sottosuoli. Un primato, preceduto dalle sperimentazioni in campo elettrico di Giovanni Branca che, nel 1629, sostituendo alla sfera una normale ruota a pale, gettò le basi dell’evoluzione tecnica della turbina a vapore. E, sul finire del XVIII secolo, da quelle di Alessandro Volta che, ottenendo l’energia elettrica mediante pile ad azione chimica, realizza il primo “elettromotore” con il quale si passa dalla forma statica dell’elettricità a quella dinamica. E nel 1799 è sempre il nostro Volta che dà al mondo la corrente continua. Ma l’Italia continua, nel tempo, a scrivere sul libro d’oro delle scienze i nomi di propri scienziati e tecnici. Come Antonio Pacinotti che,

nella seconda metà dell’Ottocento e dopo aver ideato il primo indotto ad anello (e dall’unione di questo con commutatore e segmenti, ottenendo corrente continua di valore praticamente costante) costruisce il primo motore elettrico a corrente continua con possibilità di funzionamento anche come generatore. E così, anche nel nostro Paese, il secolo del vapore e dell’acciaio si appresta a essere succeduto da quello dell’elettricità. Dopo la centrale di Santa Radegonda, sempre nel 1883, in Italia viene portata a compimento la prima diga a sbarramento, a Lavezze sul torrente Gorzente (Liguria), rifatta e completata poi in anni successivi. E per citare un altro importante primato dell’industria elettrica italiana, viene realizzata la prima centrale idroelettrica mediante lo sfruttamento delle cascate di Tivoli che, per la prima volta al mondo, dopo un percorso di 30 chilometri e una linea aerea a 2.500 Volt, viene collegata con la rete della città di Roma. Una distanza notevole, per quei tempi. Ma i programmi delle nuove aziende, sorte per la produzione e la distribuzione di energia elettrica, impegnano tecnici e imprenditori in un lavoro complesso per molti impedimenti di carattere naturale e per i non pochi imprevisti di carattere tecnico, oltre che legislativo. Non bisogna poi dimenticare che si è solo agli inizi di un’attività del tutto nuova e sostenuta quasi esclusivamente dal coraggio pioneristico. E si delinea anche, in quegli anni, l’indirizzo dei “grandi” impianti


Foreword Paolo Andrea Colombo Chairman, Enel

“The day will come when the force of our Alpine waterfalls will be carried down to the plains and distributed house-to-house just like drinking water and gas.” This quote, from engineer Giuseppe Colombo, was both enthusiastic and realistic. It was thanks to Colombo that on 28 June 1883, Italy inaugurated a thermoelectric power station at Santa Radegonda, Milan, Europe’s first electricity generating power station and the second in the world after Thomas Alva Edison’s power station at Menlo Park, New York, which began operating in 1882. A true Italian first. The event was equally important as an example of the “pioneering spirit” that characterized Italy’s engineers compared with other European nations which, even back then, had the advantage of belowground deposits. This first was preceded by experiments in electricity conducted in 1629 by Giovanni Branca, who by replacing a sphere with a normal wheel with blades paved the way for technical developments that would in time lead to development of the steam turbine. This first was followed in the late 18th century by Alessandro Volta’s firsts: generating electric energy through chemically-driven batteries, building the first “electric motor” and marking the transition from static to dynamic electricity. In 1799, it was Volta once again who gave the world continuous current.

Italy has, ever since, continued to write the names of its scientists and engineers in the book of science. In the second half of the 19th century, Antonio Pacinotti invented the first ring armature (which he combined with a switcher and piston rings) to successfully generate continuous current at a practically constant value. He also built the first continuous current electric motor that could potentially function as a generator. In Italy as elsewhere, the steam and steel-driven century was poised to be followed by the century of electricity. Immediately after the Santa Radegonda power station in 1883, the first barrage dam was built in Italy at Lavezze on the Gorzente river (in Liguria); it was to be rebuilt and completed in later years. Another important first for Italy’s electricity industry was Italy’s first hydroelectric power station, powered by the waterfalls at Tivoli, and, another world first, its connection to the Rome city grid 30 km away via a 2500 Volt overhead line – quite some distance for those days. The new companies planning to generate and distribute electricity set their engineers and entrepreneurs complex tasks as a result of the country’s many natural barriers and a not insignificant number of unexpected technical and legislative challenges. Lest we forget, this was the start-up of a completely new business, driven almost exclusively by the courage of pioneers. It was during these years that a blueprint was

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idroelettrici che trascina dietro di sé anche l’impegno per il trasporto dell’energia elettrica in grandi quantità e su grandi distanze. In questo breve excursus, va anche segnalato, nel campo delle ricerche delle fonti energetiche, il primo esperimento al mondo di produzione geotermica con l’impiego di gas naturali caldi provenienti dal sottosuolo. Ed è del 1894 l’utilizzazione meccanica, a scopo sperimentale, di essi con l’azionamento di una macchina a stantuffo della potenza di 6,5 cavalli vapore, a Larderello (Pisa), per merito del principe Piero Ginori Conti. Nasce in Italia l’energia geotermica. Agli inizi del Novecento, le 322 società elettriche per azioni, come maggioranza di capitale estero, sentono il bisogno di organizzarsi in un’associazione che abbia programmi precisi che rendano possibili i necessari svolgimenti. Nasce così, per iniziativa dell’ingegner Carlo Esterle, la “Associazione Esercenti Imprese Elettriche”, che pubblica anche la rivista “Impresa Elettrica”, offrendo un importante strumento di diffusione della conoscenza dei risultati raggiunti in campo internazionale, oltre che nazionale. E va anche ricordata la notorietà e la fiducia di alcuni nostri tecnici all’estero: fra tutti, l’ingegner Angelo Omodeo che fu invitato dalla Russia di Stalin affinché si occupasse di alcune opere di elettrificazione previste nell’ambito di due successivi piani quinquennali varati dal Cremlino. Assieme al suo staff, l’ingegnere provvide a elaborare e a

dirigere la progettazione di vari impianti idroelettrici, nonché di alcuni sistemi di irrigazione e bonifica. Alla Conferenza Internazionale di Ginevra, promossa nel novembre 1923 dalla Società delle Nazioni e con l’adesione di 42 paesi, fu ampia la partecipazione della delegazione italiana, che conferma la stima della quale hanno sempre goduto i nostri tecnici e imprenditori connazionali. Proprio da queste radici storiche e da questi stessi “pionieri” dell’industria elettrica trae vita Enel, l’Ente Nazionale per l’Energia Elettrica. La legge del 6 dicembre 1962, che sancisce la unificazione e nazionalizzazione della produzione, trasporto e distribuzione dell’energia elettrica, è il risultato di un dibattito politico durato oltre 15 anni. Nell’immediato dopoguerra, infatti, e con un bisogno di energia in continuo aumento, l’industria elettrica si trova primariamente a ricostruire e ridimensionare gli impianti danneggiati e parallelamente a proseguire nella costruzione degli impianti a serbatoio invernale, ma soltanto di quelli già in stato sufficientemente avanzato; mentre la realizzazione di nuovi impianti viene giudicata come inopportuna, pur ammettendo la necessità di provvedere a un’avveduta progettazione di futuri bacini. Come in Francia e in Inghilterra si arriva dunque, anche in Italia, all’istituzione di un Ente Pubblico, quale strumento fondamentale per realizzare una politica di sviluppo di tutte le attività economiche, per risollevare l’economia delle aree depresse, in


developed for “large-scale” hydroelectric plants that, in turn, generated a need to carry large quantities of electricity over long distances. Any brief excursus into the quest for sources of electricity must also include the first experiment in geothermal generation using hot natural gas that bubbled up from below ground. In 1894, Prince Piero Ginori Conti developed an experimental mechanical device powered by a piston-driven 6.5 hp steam machine at Larderello, near Pisa. Geothermal power came into this world in Italy. At the start of the 20th century, Italy’s 322 private electricity companies, the majority of which had foreign capital, decided to set up an association for the specific purpose of fostering industry growth. The brainchild of engineer Carlo Esterle, the “Association of Electricity Company Traders” proved to be a useful tool for raising international and domestic awareness about the results achieved in Italy. The fame and reputation of a number of Italian engineers spread beyond the country’s borders: first and foremost, engineer Angelo Omodeo was invited by Stalin’s Russia to oversee electrification works in two successive Kremlin five-year plans. Along with his staff, he designed and oversaw planning of a number of hydroelectric plants, as well as several irrigation and drainage systems. Italy sent a large delegation to the International Geneva Conference in November 1923,

promoted by the Society of Nations and attended by forty-two nations. The Italian delegation confirmed the long-standing high levels of esteem reserved for Italian engineers and businessmen. Enel, an acronym for Ente Nazionale per l’Energia Elettrica, developed out of these historical roots and the achievements of these electricity industry pioneers. At the end of a fifteen-year political debate, a law promulgated on 6 December 1962 ratified the unification and nationalization of electricity generation, transport and distribution in Italy. Immediately after the war, as demand for energy continued to rise, the Italian electricity industry focused predominantly on rebuilding and expanding war-damaged powerplants, as well as expanding capacity for peak winter use (solely at sufficiently advanced power stations). Despite the need to make plans for future growth, it was deemed imprudent to build new power stations. As had already occurred in France and England, Italy established a Public Body to act as a vital tool for implementing development policy in all areas of economic activity, boosting the economy in depressed areas, particularly the country’s south, and fostering active partnership with foreign electricity companies through foundation of the MEC, to which Italy made a valid contribution. Nationalization of Italy’s electricity industry was a

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particolare del Mezzogiorno, ma anche per favorire una collaborazione fattiva con le imprese elettriche straniere grazie alla nascita del MEC, alla cui costituzione l’Italia ha dato un valido contributo. Un processo di nazionalizzazione, quello dell’energia elettrica in Italia, “unico al mondo” per integrazione dei sistemi di ben 1.271 società, unificazione tecnica, formazione, sfida manageriale. Enel nasce in un momento in cui l’Italia è in pieno “boom” economico. Sono gli anni in cui il benessere diventa per il Paese uno strumento di emancipazione e sviluppo sociale, nonché il motore della crescita economica. Enel ha altresì favorito la creazione di un mercato elettrico altamente competitivo che, a partire dal Decreto Bersani del 1999, si è aperto a un centinaio di concorrenti italiani e stranieri. Un mercato nel quale il cliente è libero di scegliere il proprio fornitore e, grazie alle nuove tecnologie, scegliere come meglio consumare l’energia. Con i suoi cinquant’anni di storia, Enel oggi è un grande Gruppo internazionale presente in 40 paesi di quattro continenti e che partecipa, con lo stesso impegno che ha garantito per la storia italiana a una delle grandi sfide dell’umanità: quella di produrre energia abbondante, competitiva e sostenibile per soddisfare i bisogni di una domanda in continuo aumento, soprattutto in paesi emergenti e in via di sviluppo. Una multinazionale efficiente e affidabile, solida e salda sui propri valori condivisi,

che opera in uno scenario economico, sociale e politico globale che sta subendo profondi cambiamenti. Un nuovo concetto di globalizzazione si va delineando: il potere economico non è più incentrato su pochi Stati, bensì viene a crearsi una sempre crescente interconnessione fra blocchi geografici, in cui ognuno contribuisce a una parte fondamentale dell’economia. Ed Enel è protagonista di questo nuovo modello di governance globale. Siamo stati coinvolti, come interlocutore attivo, negli ultimi tre G20 (Seul, Cannes e Los Cabos), nel Global Compact delle Nazioni Unite, alle Conferenze di Cancún e Durban sul clima e al Summit della Terra “RIO+20”. L’accresciuta importanza di Enel è valsa la nomina a Presidente di turno di Eurelectric, l’associazione, nata proprio dall’attività internazionale promossa da Enel già alla fine degli anni Ottanta, che riunisce le aziende elettriche d’Europa e dialoga alla pari con le istituzioni europee. Restiamo dei protagonisti soprattutto perché sappiamo far bene il nostro lavoro, quello di produrre, distribuire e vendere energia elettrica e gas, attraverso la presenza integrata in numerosi mercati, il know how tecnico abbinato a una forte tensione al miglioramento delle performance dei nostri impianti e la ricerca continua dell’eccellenza operativa e, soprattutto, attraverso un management sempre più internazionale. Un’energia che va oltre i confini.


unique undertaking: the systems of 1271 different companies had to be merged together, requiring technical unification, training and an enormous managerial challenge. Enel came into being at a time when Italy was in the midst of an economic boom. During these years, affluence emerged as a tool of social emancipation and development, not to mention a driver of economic growth. Enel went on to promote the creation of a highly competitive electricity market, which, since the 1999 “Bersani” Decree, is open to hundreds of Italian and international competitors. In this market, customers are free to choose their own suppliers and, by leveraging new technologies, decide how best to consume power. With fifty years of heritage behind it, Enel is today a major international group operating in forty countries on four continents. Deploying the same commitment it has demonstrated in its Italian operations, the group is involved in one of the great challenges facing humanity: the generation of abundant, competitive and sustainable energy to cater to constantly rising demand, particularly in emerging and developing nations. Enel is an efficient and reliable multinational, solid and steadfast in its core values, operating in a global economic, social and political climate that is undergoing far-reaching change. A new approach to globalization is gaining headway:

one in which economic power is no longer based on a handful of states, but on the development of increasing interconnection between geographical blocks; one in which everybody contributes to key sectors of the economy. Enel is a key player in this new model of global policy-making. We have been invited along as an active participant to the three most recent G20 summits (Seoul, Cannes and Los Cabos), the United Nations Global Compact, the Climate Conferences at Cancun and Durban, and the “RIO+20” Earth Summit. Enel’s heightened importance has earned the company its current role as Chairman of Eurelectric, the association of European electricity companies founded in part through Enel’s international efforts from the late ’80s onwards. Eurelectric is in dialogue with the European institutions on an equal footing. Enel remains at the forefront above all because we are good at what we do: generating, distributing and selling electricity and gas through an integrated presence on multiple markets; technological expertise combined with an approach oriented towards enhancing the performance of our installations; an ongoing quest for operational excellence; and, most importantly, management that is increasingly international in its outlook. Energy beyond borders.

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Lo scenario Alessandro Ortis Già Presidente Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas

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Oltre i confini, geografici e di tempo; così si pone il divenire dello scenario energetico del nostro pianeta e del suo ruolo nello sviluppo dell’umanità, con le sue vicende sociali e culturali, le sue espressioni economiche e politiche, la sua tensione verso un miglioramento continuo della qualità della vita. A queste dimensioni del progresso, in una prospettiva da “sviluppo sostenibile”, l’energia ha sempre assicurato e continuerà ad assicurare un contributo portante, anche attraverso il “vettore” evoluto rappresentato dall’energia elettrica e dagli operatori che alla “penetrazione” dei suoi servizi si sono dedicati e si dedicheranno. Scienziati, tecnici, risorse umane, capitali, aziende, istituzioni che, anche in Italia, hanno segnato l’evoluzione dei sistemi energetici ed elettrici, guardando ad orizzonti geografici senza barriere e ad orizzonti temporali che comprendono: le esperienze passate e i progetti per il futuro; le esigenze dei singoli cittadini; le dimensioni complessive, nazionale, europea, internazionale o globale. Appunto uno scenario dell’energia oltre ogni confine, assecondando opportunamente alcuni “drivers” di fondo: la globalizzazione, con l’interdipendenza e l’interconnessione sempre più complessa dei sistemi naturali ed umani; gli sviluppi tecnologici; la tutela dell’ambiente e della salute; l’evoluzione qualitativa e quantitativa della domanda energetica; il continuo, necessario progresso in termini di “efficienza energetica”; la

collaborazione e la cooperazione internazionale; le integrazioni e l’efficienza dei mercati; le liberalizzazioni e la sana, benefica, competizione concorrenziale sugli scacchieri “domestici” ed internazionali; le economie di scala; i necessari progressi come competitività di servizi ed aziende. A questi stessi “drivers” vanno riferiti anche la storia ed il futuro del “sistema energia Italia” e, sua parte rilevante, l’attività nazionale ed internazionale, senza confini, delle sue imprese. D’altra parte il nostro Paese può far leva su una lunga, solida e positiva tradizione, su una storia che ha sempre visto l’Italia nelle posizioni avanzate dello sviluppo dei sistemi energetici, elettrici in particolare. Di tali “credenziali” questa pubblicazione dà ricco ed ampio conto, grazie anche al pregevole Archivio Storico curato da Enel; perciò, per questo mio contributo introduttivo credo sia sufficiente menzionare solo alcuni dei più importanti “passaggi di scenario”. Innanzitutto la significativa partecipazione, decisa dal Governo italiano, al primo Congresso internazionale sull’elettricità del 1881, anche per onorare il ruolo fondante di Volta e Galvani per l’elettrologia, nonché l’impegno di tanti altri scienziati italiani dell’Ottocento. Fra questi, merita evidenza la figura di Giuseppe Colombo, a cui si deve la prima centrale elettrica europea collegata ad una, seppur limitata, rete di illuminazione a Milano nel 1883. Seguirono rapidamente altri sistemi elettrici, via via più complessi ed in varie parti geografiche, per l’illuminazione e per


Some Context Alessandro Ortis Former Chairman of the Italian Electricity and Gas Authority

The future of our planet’s energy scenario and its role in human development – with its social and cultural impact, its economic and political repercussions, its tension towards the ongoing enhancement of quality of life – extends beyond geographical and temporal borders. In these realms of progress, from a “sustainable development” perspective, energy has had and will continue to have a key role to play, in part through the advanced “vector” of electricity and industry players who past, present and future dedicate themselves to the “penetration” of their services. Scientists, technicians, human resources, capital, enterprises and institutions have, in Italy and elsewhere, been responsible for the evolution of energy and the electricity system. They are now facing open geographical horizons and time horizons that embrace past experience, future plans and individual citizens’ needs at overall, domestic, European, international and global level. Today’s energy scenario knows no borders. It is characterized by a number of underlying drivers: globalization and the increasingly complex interdependence and interconnection of natural and human systems; technological development; protection of the environment and health; evolving demand for energy in terms of quantity and quality; necessary and continuous progress in terms of “energy efficiency”; international partnerships and co-operation; market integration and

efficiencies; liberalization and healthy, beneficial competition on domestic and international markets; economies of scale; and necessary progress in competitive services and enterprise. The history and future of the “Italian energy system” leverage these drivers, as do, to a large extent, the domestic and international beyond-borders activities of its enterprises. Indeed, Italy has a long, solid and positive tradition on which to draw. The country has always occupied advanced positions in the development of energy systems, most notably electricity. This book offers a rich and ample account of these “credentials”, to a great extent referencing Enel’s valuable Historical Archive. I shall therefore confine my introductory contribution to mentioning a “number of ‘game changers’”. The first of these was the Italian government’s significant decision to participate at the first International Electrical Congress in 1881, among other things to honour Volta and Galvani’s vital role in electrology, as well as the endeavours of many other 19th-century Italian scientists. Of these, we must recall Giuseppe Colombo, the man responsible for Europe’s first electricity power station connected to an (albeit limited) lighting network in Milan in 1883. Other electrical systems followed rapidly in various locations around the world, gradually providing more complex lighting and

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l’elettrificazione di trasporti e processi produttivi; si passò così da dimensioni prettamente locali, attraverso interconnessioni e “maglie” via via sviluppate, a sistemi elettrici integrati sempre più allargati. Si sostenne così una “penetrazione elettrica” sempre più avanzata nelle attività produttive, nei servizi e nella vita civile. Si protesero pure oltre i confini nazionali i collegamenti elettrici transfrontalieri, consentendo economie di scala e “sicurezze” internazionali crescenti. Il mettere a fattor comune capacità produttive e “riserve” alimentò anche uno spirito di “integrazione” istituzionale ed imprenditoriale, che promosse rapporti a carattere collaborativo ed associativo fra gli operatori di vari paesi europei. Così, fin dal 1925 e su impulso iniziale di Italia, Francia e Belgio, nacque l’Unipede (l’Unione internazionale dei produttori e distributori di energia elettrica) la cui presidenza venne subito affidata ad un italiano, Gian Giacomo Ponti; in seguito, all’inizio degli anni Ottanta e in una delicata fase della “costruzione europea”, alla stessa presidenza venne chiamato di nuovo un italiano, Arnaldo Maria Angelini allora Presidente di Enel. Le aziende elettriche europee, così associativamente impegnate, collaborarono proattivamente con le Istituzioni nella promozione del “mercato unico”; ciò focalizzando via via la stessa Unipede sui temi riguardanti il processo di integrazione continentale ed affidando infine la loro rappresentanza comunitaria ad un nuovo

organismo associativo, Eurelectric, di cui ebbi l’onore di assumere nel 1990 la prima presidenza; una presidenza che, in un felice ritorno di leadership italiana, è stata ultimamente affidata a Fulvio Conti, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Enel. Tutto questo è pure testimonianza del valore, della tradizione professionale e del ruolo internazionale, sempre “senza confini”, del sistema industriale elettrico del nostro Paese; un sistema che è chiamato ad assicurare il proprio contributo anche di fronte a tre sfide di maggior rilievo, sempre senza confini geografici e di tempo: • il superamento delle ”crisi” economiche e sociali correnti a livello nazionale, europeo ed internazionale; • la “fame energetica” del mondo, specie quella delle popolazioni del pianeta ancora prive di servizi energetici più evoluti ed ancora condannate a semplici, preistorici focolari a legna; • la costruzione di intese internazionali per l’applicazione di meccanismi e di soluzioni tecnico-operative efficaci ed in grado di affrontare efficientemente il problema “globale” rappresentato dalle emissioni clima-alteranti; un problema “globale”, oltre ogni confine, che esige soluzioni altrettanto “globali”. In questo scenario, senza confini, sarà irrinunciabile un ruolo crescente del “vettore” virtuoso rappresentato dall’energia elettrica. Essa è una “chiave” fondamentale e “sopra a ogni confine” per lo sviluppo della qualità della vita.


electrifying transport and manufacturing, as part of a transition from the strictly local – through interconnections and increasingly welldeveloped “links” – to more and more extensive integrated electrical systems. This process provided the support for increasingly advanced “electrical penetration” into productive activities, services and civil life. Cross-border electrical links transcended national borders, enabling economies of scale and greater international security. The sharing of generating capacity and “reserves” also helped to generate a spirit of institutional and entrepreneurial “integration”, fostering collaborative and collective relationships between electricity companies in various European nations. As early as 1925, initial members Italy, France and Belgium founded Unipede (the International Union of Electrical Energy Generators and Distributors), whose first chairman was an Italian, Gian Giacomo Ponti. Another Italian, the then Chairman of Enel Arnaldo Maria Angelini, followed in his footsteps as Unipede Chairman in the early ’80s, during a delicate phase of “European construction”. Europe’s electrical companies proactively worked together with the institutions to promote the Single Market, as Unipede increasingly focused on topics associated with the continental integration process. Those same companies established a new trade organization, Eurelectric, to look after their

interests in the Community. In 1990, I had the honour of being that body’s first Chairman. More recently, in a felicitous return to Italian leadership, the post has been filled by Fulvio Conti, CEO and Managing Director of Enel. All of this is a testament to the value, professional tradition and international “beyond borders” vocation of Italy’s electric-industrial system: a system that must now make its contribution to the three most important challenges of our day, all of which extend beyond geographical and temporal borders: • Overcoming the current domestic, European and international economic and social “crises”; • The world’s “hunger for energy”, especially people on the planet who remain deprived of the most advanced energy services, and are still condemned to simple, prehistoric wood-fuelled fires; • Forging international agreements for the application of efficient technical and operational mechanisms and solutions capable of efficiently tackling the “global” problem of climatechanging emissions; a “global” problem beyond all borders that requires equally “global” solutions. The virtuous “vector” of electricity has an increasingly vital role to play in this beyondborders scenario. Electricity is a fundamental “key” that “transcends all borders” in development and quality of life.

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Indice

Table of Contents

2 Prefazione di Paolo Andrea Colombo

3 Foreword by Paolo Andrea Colombo

8 Lo scenario di Alessandro Ortis

9 Some Context by Alessandro Ortis

14 TRA CRONACA E STORIA

14 HERITAGE AND HISTORY

di Giovanni Paoloni

by Giovanni Paoloni

ENERGIA OLTRE I CONFINI

ENERGY BEYOND BORDERS

di Silvio Labbate

by Silvio Labbate

Le origini

Origins

34 L’internazionalizzazione del mercato elettrico globale 37 I primi incontri internazionali 39 L’elettrotecnica made in Italy agli inizi del Novecento 45 Il primo dopoguerra 48 Le collaborazioni italo-americane degli anni Venti 52 Le conferenze internazionali sull’energia

34 Internationalization of the Global Electricity Market 37 Initial International Encounters 39 Italian Electrical Engineering at the Start of the 20th Century 45 The Inter-War Years

63 Le eccellenze italiane degli anni Trenta

48 Italo-American Partnership in the Nineteen Twenties 52 International Conferences on Power

70 Dalle cooperazioni americane alla politica autarchica

63 Italian Excellence in the Nineteen Thirties

Dal secondo dopoguerra alla nazionalizzazione 79 La ricostruzione

70 From American Cooperation to the Autarky Policy From the Post-War Period to Nationalization

81 I primi investimenti nel settore nucleare

79 Reconstruction

83 La ripresa degli incontri internazionali

81 Initial Investments in the Nuclear Sector

86 Dalla cooperazione europea agli “Atoms for peace”

83 International Meetings Resumed

92 Gli effetti dello spirito di Ginevra 96 L’Italia e la collaborazione energetica comunitaria 100 I collegamenti internazionali delle imprese italiane Le relazioni internazionali di Enel

86 From European Cooperation to “Atoms for Peace” 92 The Effects of the Geneva Spirit 95 Italy and Community Energy Cooperation 100 Italian Firms and their International Connections Enel’s International Relations

102 La post-nazionalizzazione 106 L’avvio della collaborazione internazionale di Enel

102 The Post-Nationalization Period

109 Il progetto Enel-Edf-Rwe

106 Enel’s Early International Cooperation Efforts

112 Le altre cooperazioni sopranazionali

109 The Enel-Edf-Rwe Project

115 La crisi petrolifera del 1973 119 Gli orientamenti successivi

112 Other Examples of Supranational Cooperation

122 Note

115 The 1973 Oil Crisis 119 Subsequent Policy 122 Notes

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Tra cronaca e storia.

Un grande gruppo multinazionale A mezzo secolo dalla nazionalizzazione Enel è diventato un grande gruppo energetico internazionale. Sono cambiate molte cose: da monopolista elettrico in Italia, dopo aver raccolto le sfide delle liberalizzazioni in Italia e all’estero, Enel è oggi uno dei giganti mondiali nel campo dell’energia, con un milione e mezzo di azionisti, più di 61 milioni di clienti e 81.000 addetti in Italia e in altri quaranta paesi di quattro continenti. Nella generazione elettrica è il primo operatore in Spagna,

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Heritage and History.

A Major Multinational Group Half a century after nationalization, Enel has evolved into a major international power enterprise. Much has changed in that time. Italy’s former electricity monopoly-holder has risen to meet the challenges of liberalization in Italy and abroad, and become a world giant in the energy industry with one and a half million shareholders, more than 61 million customers, and 81,000 employees in Italy and forty other nations on four different



Tra cronaca e storia Heritage and History

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Slovacchia, Colombia, Argentina, Cile, Perù; nella distribuzione è il primo operatore in Spagna e Cile, e il secondo in Romania, Colombia, Argentina e Perù. È il primo operatore straniero verticalmente integrato (dall’upstream gas alla generazione, alla vendita) in Russia dove, nell’aprile 2012, ha avviato, insieme all’Eni, la produzione di idrocarburi in Siberia, con un giacimento artico a 3.000 chilometri da Mosca. Questa nuova attività si sta sviluppando nell’ambito del consorzio Severenergia (facente capo a Gazprom), nel quale il gruppo elettrico italiano detiene il 19,6% del capitale e utilizza il gas estratto per alimentare tre delle quattro centrali della sua società russa OGK-5, delle quali coprirà a regime oltre metà del fabbisogno. Sono questi i risultati più recenti di un impegno per l’internazionalizzazione del gruppo che ha visto un investimento crescente, certo di risorse finanziarie, ma anche di risorse umane e di cultura manageriale, nel primo decennio del XXI secolo. Questa fase di internazionalizzazione ha mosso i suoi primi passi dopo i provvedimenti legislativi che nel 1992 avevano previsto la trasformazione dei maggiori enti pubblici economici e di aziende autonome italiani in società per azioni possedute dal Tesoro: si trattava di un passaggio preliminare per la successiva cessione di quote azionarie, con modalità e obiettivi diversi a seconda della loro natura e oggetto sociale. In alcuni casi, come quello dei servizi di rete nel campo dell’energia e delle telecomunicazioni, alla cessione doveva accompagnarsi una graduale liberalizzazione del mercato, in sintonia con gli orientamenti che stavano maturando nell’Unione Europea. Successivamente, tra il 1998 e il 1999, in previsione della liberalizzazione del mercato elettrico prevista dalla direttiva comunitaria n. 96/92 del dicembre 1996, Enel realizzò lo scorporo delle varie attività (generazione, distribuzione, ecc.) precedentemente integrate, come previsto dalla direttiva, e riorganizzò

continents. Enel is the number-one electricity generator in Spain, Slovakia, Columbia, Argentina, Chile and Peru. It is the number one distributor in Spain and Chile, and number two in Romania, Columbia, Argentina and Peru. In Russia, Enel is the leading vertically-integrated foreign operator (from upstream gas to generation and sales). In April 2012, together with Eni it began hydrocarbon production in Siberia, at an Arctic deposit three thousand kilometres from Moscow. The company is developing this new operation as part of the Severenergia consortium (led by Gazprom), in which the Italian electricity group has a 19.6% stake. Enel uses this gas to run three of the four power stations at its Russian company OGK-5, where it will provide more than half of the fuel requirement at full capacity. These are the most recent achievements of the Group’s commitment to internationalization. In the first decade of the 21 st century, Enel dedicated greater and greater investments to this commitment in terms of financial resources, human resources and managerial culture. The company took its first steps along the path to internationalization following 1992 legislative provisions in Italy, paving the way for the conversion of Italy’s largest publiclyowned businesses and independent companies into joint stock companies, and the subsequent public sale of shares, with varying terms and conditions and to achieve a variety of goals. In some cases – for instance power and telecommunications industry network services – this transfer from public to private would be accompanied by gradual market liberalization, in compliance with European Union guidelines. In 1998 and 1999, in the run-up to liberalization of the electricity


la propria struttura societaria. L’azienda si riarticolò su un modello organizzativo “divisionale”, e successivamente si strutturò come gruppo, demandando le attività operative scorporate a specifiche società controllate. La liberalizzazione del settore elettrico fu poi regolata dal cosiddetto “decreto Bersani”, che fra l’altro portò al collocamento sul mercato di una prima tranche di azioni Enel. Tra gli adempimenti previsti vi era anche l’abbandono da parte di Enel della posizione di monopolista del servizio elettrico, attraverso la cessione di una parte delle proprie attività. Nel campo della generazione elettrica, questo significava la vendita obbligatoria di circa 15.100 MW di potenza installata. Per bilanciare l’effetto della dismissione di questa rilevante quota di produzione, Enel decise di rilanciarsi in una prospettiva multi-utility, entrando nel settore delle telecomunicazioni e sviluppando le proprie attività nel settore idrico e in quello del gas. L’idea era quella di beneficiare delle misure di liberalizzazione che avrebbero dovuto essere applicate, come nel caso del servizio elettrico, anche a questi mercati. Enel costituì Wind, che si aggiudicò la gara per il terzo gestore di telefonia mobile, e acquisì il controllo di Infostrada, gestore di telefonia fissa nato in ambito Olivetti, e passato poi sotto il controllo della tedesca Mannesmann, che lo cedette a Enel. Nel settore gas, invece, dove operava come ex monopolista pubblico l’Eni, Enel riuscì a consolidare in un’unica piattaforma di distribuzione una trentina di società piccole e medie, divenendo il secondo operatore a livello nazionale. Questa strategia fu seguita per alcuni anni, dando vita ad attività molto competitive sul piano industriale, specialmente per quel che riguarda le telecomunicazioni, e stimolando l’azienda a intensificare alcune esperienze e collaborazioni internazionali già presenti nelle sue

market under Community Directive no. 96/92 of December 1996, Enel spun off its previously-integrated businesses (generation, distribution, etc.), as required under the directive, and restructured its corporate organization. The company adopted a divisional organizational approach as a group, delegating the unbundled operational activities to ad hoc subsidiaries. Electricity industry liberalization in Italy was regulated by a law known as the “Bersani decree”. This law ultimately led to an initial public offering of shares in Enel. As part of this process, Enel was required to give up its position as the monopoly provider of electricity services and sell off some of its operations. In the electricity generation sector, the company was required to sell around 15,100 MW of power capacity. In order to offset the repercussions of disposing of this significant proportion of its output, Enel converted into a multi-utility by entering the telecommunications industry and developing its own operations in the hydro and gas sectors. The company wished to benefit from liberalization not just of the electricity service but of these other markets too. Enel founded the Wind company, which bid for and won Italy’s third mobile telephony licence, and took control of Infostrada, a fixedline telephony operator founded by Olivetti that had been sold to the German company Mannesmann, from which Enel acquired the company. In Italy’s gas industry, dominated by former public monopoly incumbent Eni, Enel set up a unified distribution platform from thirty or so small- and medium-sized companies and became Italy’s number two nationwide player. The company pursued this strategy for a number of years, creating highly competitive

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attività. Minori soddisfazioni Enel ebbe invece nel settore dell’acqua: la decisione di uscire da questo ambito di attività fu formalizzata nel 2001, con la rinuncia all’acquisizione dell’Acquedotto Pugliese. In pratica, a partire dal 2000, benché Enel sia tuttora il primo operatore del mercato elettrico italiano, ebbe fine quel processo di identificazione fra le strategie di produzione di Enel e la politica elettrica italiana, che aveva segnato l’evoluzione della questione energetica a partire dalla nazionalizzazione, e che era divenuta particolarmente stretta a metà degli anni Settanta, in conseguenza della crisi petrolifera. La trasformazione di Enel in gruppo multinazionale conobbe un’importante accelerazione a partire dal 2002, in seguito alla nomina di Paolo Scaroni ad Amministratore Delegato e di Piero Gnudi a Presidente. Con il loro ingresso prese infatti il via un programma volto alla rifocalizzazione delle risorse aziendali su energia e gas, i due settori in cui la società poteva valorizzare appieno le competenze acquisite in Italia nelle precedenti fasi di attività, per rafforzare la propria leadership nel settore energetico e crescere al di fuori dei confini nazionali, trasformandosi in gruppo multinazionale, valorizzando pure una storica tradizione aziendale di collaborazioni e cooperazioni internazionali ed istituzionali. Nel 2004, con il collocamento sul mercato internazionale della terza tranche di azioni Enel, il gruppo era divenuto una public company con una base di investitori globali, dato che il 75% degli investitori istituzionali era fuori dall’Italia e più del 50% era costituito da investitori residenti in Gran Bretagna o statunitensi. Nel 2005, Scaroni fu nominato Amministratore Delegato di Eni, e il suo posto fu preso da Fulvio Conti, che era già in Enel con l’incarico di Chief Financial Officer, ed era stato un protagonista della riorganizzazione societaria. Oltre a puntare sul consolidamento delle posizioni raggiunte sui mercati europei, e in particolare nei

industrial assets, particularly in the telecommunications industry. As part of this process, Enel developed its existing international ventures and partnerships. Enel was less successful in the Hydro industry, and in 2001 took the decision to pull out of this business when it resolved not to proceed with acquisition of Acquedotto Pugliese. With the advent of the new millennium, although Enel remained the number one player on Italy’s electricity market, its generating strategy decoupled from Italian electricity policy, spelling the end of what had been a mainstay of the Italian energy industry since the company’s nationalization, a process that reached its zenith during the 1970s oil crisis. Enel’s transformation into a multinational group gathered pace in 2002, when Paolo Scaroni was appointed Managing Director and Piero Gnudi Chairman. Their arrival spelled the start of a programme that refocused the company’s resources onto energy and gas, the two sectors in which the company could fully leverage competencies developed in previous years in Italy. The company set a target of strengthening its energy industry leadership and expanding beyond Italy’s borders to become a multinational group, drawing on the company’s long-standing tradition of international and institutional partnership and cooperation. After the placement on the international market of a third tranche of Enel shares in 2004, the group became a public company with a global investor base: 75% of its institutional investors were based outside Italy, and more than 50% were investors resident in Great Britain or the United States. In 2005, Scaroni was appointed Managing Director at Eni. He was replaced by Fulvio Conti, who in his role as Enel’s Chief Financial Officer had played a key role in the company’s reorganization.


paesi dell’Europa centro-orientale, e sullo sviluppo delle attività avviate in Russia, Conti aveva puntato con decisione sull’ampliamento della presenza di Enel in America Latina (dove l’azienda era già presente in Brasile e in Cile), e sull’estensione della sua presenza in Spagna e nell’America centrosettentrionale (dove già dagli anni precedenti si occupava di energie rinnovabili) per raggiungere nuovi mercati in grado di offrire consistenti opportunità di sviluppo e di crescita. Il collocamento sul mercato di una nuova tranche di azioni, e la cessione delle telecomunicazioni con la vendita di Wind, contribuirono a questo sviluppo apportandovi importanti risorse finanziarie. La chiave di volta nell’attuazione di questa strategia, che ha portato Enel ad assumere la sua attuale fisionomia di multinazionale, è stata l’acquisizione di Endesa, primo operatore elettrico in Spagna, principale operatore privato nel subcontinente latinoamericano, e tra i primi in Europa, con una capacità installata per il 50% nella penisola iberica, per il 30% in America Latina, e per il 20% nel resto del vecchio continente. Questa operazione è stata il più grande investimento all’estero mai fatto da un’azienda italiana e ha impresso una forte accelerazione al percorso iniziato da Enel nel 2004 sulla strada dell’internazionalizzazione.

Da Unipede a Eurelectric Enel, che nel settembre 2006 aveva dovuto rinunciare all’acquisizione di Suez Electrabel in seguito al veto del governo francese, si trova ora a misurarsi in Italia con nuove sfide anche internazionali, tra cui quella rappresentata dalla nuova Edison, passata sotto il totale controllo della Edf, e dalla conglomerata costituitasi nel maggio 2012 fra A2A e Iren, che insieme annoverano una capacità pari a più di 30.000 megawatt, rispetto ai

As well as aiming to consolidate positions won on European markets, particularly in Central and Eastern European nations, and developing start-up operations in Russia, Conti focused on extending Enel’s reach into Latin America (the company already had a presence in Brazil and Chile), as well as establishing a presence in Spain and Central/South America (where it was already running renewable energy operations) in order to reach new markets offering significant growth and development opportunities. Placement of a new tranche of Enel shares on the market and disposal of its telecommunications business following the sale of Wind helped accelerate this development by bringing in significant financial resources. The acquisition of Endesa was the key to implementing this strategy – a strategy that has made Enel the multinational it is today. Spain’s number one electricity operator, Endesa was the largest private operator on the Latin American subcontinent and one of the largest in Europe, with 50% of its power capacity on the Iberian Peninsula, 30% in Latin America, and 20% across the rest of the old continent. This operation was the largest foreign investment ever made by an Italian company, and took the internationalization process that Enel had embarked upon in 2004 to another level.

From Unipede to Eurelectric In September 2006, Enel was forced to abandon its acquisition of Suez Electrabel following the exercise of a French government veto. In Italy, the company has faced up to

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40.000 a disposizione di Enel. Sono dunque cambiate molte cose, negli ultimi cinque anni, da quando si è giunti alla totale liberalizzazione del mercato elettrico. Una liberalizzazione che Enel non solo non ha subìto, ma alla cui realizzazione ha contribuito già dalla fine degli anni Ottanta, con le posizioni assunte negli organismi internazionali di rappresentanza dell’industria elettrica, in ambito europeo. La liberalizzazione del mercato elettrico ha infatti un retroterra storico-politico che risale agli anni Ottanta, e che ha visto una profonda trasformazione anche degli organismi tecnici ed economico-imprenditoriali che a partire dagli anni Venti avevano favorito la collaborazione internazionale in questo settore industriale.

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Il penultimo decennio del XX secolo si era aperto nel segno di una doppia sfida: il secondo shock petrolifero, iniziato nel 1979 a causa della crisi politica iraniana, aveva causato una nuova fase economica recessiva, in cui nel contesto politico europeo avevano ripreso forza le tendenze nazionaliste e l’ottica del breve periodo; inoltre il progetto europeo doveva fare i conti con una fase di pronunciata aggressività economica statunitense, legata alle politiche messe in campo nel primo mandato presidenziale di Ronald Reagan, in risonanza con le tendenze già manifestate in Europa dal primo ministro inglese Margaret Thatcher. A quest’ultima si doveva anche la situazione di stallo del progetto di integrazione europea, focalizzato attorno a dispute di basso profilo sul riallineamento del bilancio e sul contributo inglese, oltre che sulle politiche agricole. Thatcher e Reagan attuarono una marcata deregolamentazione sia delle attività finanziarie che dei servizi pubblici, che nel Regno Unito fu pure accompagnata dalla privatizzazione delle principali società pubbliche, e in particolare di quelle che avevano gestito il servizio elettrico e quello delle

new international challenges, including the new Edison company (now a wholly-owned EdF subsidiary), and more recently the conglomerate established in May 2012 by A2A and Iren, which together have a power capacity in excess of 30,000 MW, compared with Enel’s 40,000 MW. Many things have changed over the last five years, since the electricity market was completely liberalized. Enel has not only coped with liberalization, it paved the way for the process starting in the late 1980s through its stance at European international electricity industry representative bodies. Electricity market liberalization has its own historical and political backdrop dating back to the 1980s. Liberalization, as a process, profoundly transformed the technical, economic and business organizations that, from the 1920s onwards, fostered international collaboration in this industry. The penultimate decade of the 20th century began with two challenges: the second oil crisis, starting in 1979 following the political crisis in Iran, triggering a new period of recession; and within Europe’s political framework, Nationalist leanings and a shorttermist approach. The pro-Europe project had to contend with aggressive US economic expansion, as a result of policies implemented under Ronald Reagan’s first presidential mandate, much like the policies deployed in Europe by British Prime Minister Margaret Thatcher. Margaret Thatcher was also responsible for the stalemate in European integration, carrying on a series of simmering disputes on budget realignment, the British contribution, and agricultural policy. Thatcher and Reagan were responsible for wide-scale deregulation of financial activities and public


telecomunicazioni. A partire dalla metà degli anni Ottanta, grazie alla leadership del nuovo cancelliere tedesco Helmut Kohl, e del presidente francese François Mitterrand, fu avviato un significativo rilancio del progetto europeo, con Jacques Delors alla presidenza della Commissione europea. Nel quindicennio successivo, con l’ingresso di Spagna e Portogallo nel 1986, l’Atto unico europeo entrato in vigore nel 1987, il Trattato di Maastricht del 1993 e il Trattato di Amsterdam del 1999, si ebbe un forte rilancio dell’Unione Europea. Dal punto di vista delle politiche economiche e industriali, si giunse a un vero abbattimento delle barriere nazionali tra gli Stati membri, e a un calendario impegnativo di liberalizzazioni, provvedimenti in difesa dell’ambiente, riconoscimento di obiettivi di coesione regionale e sociale, rilancio e ampliamento delle partnership coi Paesi terzi. Si trattava di politiche che avevano un forte impatto sull’industria elettrica, sia in termini tecnici che in termini economico-politici, e che spinsero le imprese elettriche europee, in gran parte di proprietà pubblica e comunque tutte operanti sotto forme di controllo governativo fortemente centralizzate, a cercare nuovi strumenti di dialogo con i vertici dell’Europa comunitaria. È in questo contesto che furono adottate dalla Commissione europea sia la direttiva del 1991 sulla trasmissione elettrica, sia quella del 1996 sulla liberalizzazione del mercato. Questi sviluppi hanno reso centrali, nella prospettiva europea, sia la questione della tutela dell’ambiente rispetto all’impatto degli impianti di generazione e delle infrastrutture di trasmissione e distribuzione, sia la necessità di dare vita a un mercato elettrico unico su scala continentale. Il nuovo contesto operativo ha provocato una radicale trasformazione della rappresentanza associativa delle imprese elettriche europee. Fin dal 1925 queste erano associate nell’Unipede, di cui

services. In the United Kingdom, Thatcher privatized the nation’s main public companies, starting with the companies that had run the electricity and telecommunications services. In the mid-1980s, with new German Chancellor Helmut Kohl and French President François Mitterrand at the helm, the European project found renewed impetus, at a time when Jacques Delors was President of the European Commission. Over the following fifteen years, Spain and Portugal joined the European project (1986), the Single European Act went into force (1987), the Maastricht Treaty was signed (1993), and the Amsterdam Treaty was signed (1999). All of these events strengthened the European Union. In terms of economic and industrial policy, national barriers were dismantled between member states, while there was a busy calendar of liberalization measures, environmental protection provisions, acknowledgement of regional and social cohesion goals, and renewed input to and extension of partnerships with other nations. All of these policies had a strong impact on the electricity industry in technical, economic and political terms, prompting Europe’s electricity companies, most of which were publiclyowned and therefore operating under one form or other of highly centralized governmental control, to seek new ways of communicating with European Community leadership. It was within this framework that in 1991 the European Commission adopted its electricity transmission directive, and in 1996 a market liberalization directive. These moves put the issue of environmental protection and the impact of generation plants and transmission/distribution infrastructure at the heart of debate in Europe, alongside the need

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l’Italia, la Francia e il Belgio erano stati i paesi fondatori, l’italiano Gian Giacomo Ponti il primo presidente e il segretariato basato a Parigi. All’inizio degli anni Ottanta, nella delicata fase europea di cui si è detto, presidente di Unipede era di nuovo un italiano, Arnaldo Maria Angelini, presidente di Enel. Accanto alle attività in favore della cooperazione internazionale tecnico-professionale sviluppate tradizionalmente in un’ottica mondiale (fra i membri dell’Unipede c’erano molti paesi extraeuropei), le aziende elettriche dei paesi membri della Comunità europea decisero di creare uno specifico gruppo di contatto con la Commissione europea. Nel Congresso di Sorrento dell’Unipede (1988) fu quindi formalizzata la costituzione di tale gruppo di aziende elettriche della Comunità europea all’interno di Unipede, sotto la presidenza del vicepresidente di Unipede e vicepresidente di Enel, Alessandro Ortis. Nacque così Eurelectric, che divenne pienamente operativo con l’attivazione di un segretariato a Bruxelles nel 1990. Sotto la presidenza di Ortis (1990-1992), con Angelika Riedl segretario generale, Eurelectric iniziò ad agire come rappresentante delle imprese europee nel dialogo con la Commissione, il Parlamento e le altre Istituzioni comunitarie. Così Eurelectric innescò da subito e sviluppò un intenso dialogo istituzionale che contribuì alla definizione di indirizzi e direttive alla base del lungo percorso verso il mercato unico europeo dell’energia. Nel tempo, si determinarono poi ampi margini di sovrapposizione fra le attività di Unipede ed Eurelectric; maturò così l’esigenza di unificare le attività dei due rispettivi segretariati in quello di Eurelectric a Bruxelles. A seguire, nel 2000, le due organizzazioni (Unipede ed Eurelectric) si fusero sotto la sigla di Unaeurelectric nel frattempo ampliatasi, con l’ingresso di imprese dei nuovi paesi aderenti all’Unione europea. Lo sviluppo delle energie rinnovabili, la sfida della decarbonizzazione

to initiate a single continent-wide electricity market. The new operational context also radically transformed Europe’s electricity company representative associations. In 1925, Italy, France and Belgium founded the Unipede association, of which Italian Gian Giacomo Ponti was the first Chairman, based in Paris. At the start of the 1980s, during what was a delicate phase in the European process, Unipede once again had an Italian Chairman: Arnaldo Maria Angelini, Chairman of Enel. In addition to working towards global technical and professional international cooperation (Unipede numbered many non-European nation members), European Union member nation electricity companies decided to set up a specific European Commission Contact Group. At its 1988 Congress in Sorrento, Unipede officially sanctioned the creation of a European Community electricity company group within Unipede, chaired by Unipede Deputy Chairman and Enel Deputy Chairman Alessandro Ortis. In 1990, Eurelectric began operations from its secretariat in Brussels. Chaired by Ortis (19901992), and with Angelika Riedl as Secretary General, Eurelectric began representing Europe’s companies in their dialogue with the Commission, Parliament and other Community institutions. Eurelectric immediately initiated and conducted intense institutional exchanges that helped define the orientations and directives that were to pave the way towards a single European energy market. A significant overlap developed between Unipede and Eurelectric’s activities, and ultimately a decision was taken to unify their respective secretariats under the direction of Eurelectric in Brussels. In 2000, the two bodies (Unipede and Eurelectric) merged to form


della generazione elettrica entro il 2050 e il definitivo decollo del mercato unico dell’elettricità a livello europeo sono gli obiettivi per la cui realizzazione si è mossa Eurelectric, con significativi risultati. Si tratta di una strada impegnativa, mentre alla presidenza è tornato un italiano, l’Amministratore Delegato e Direttore Generale di Enel Fulvio Conti, già vicepresidente di Eurelectric dal 2008, con l’olandese Hans ten Berge, segretario generale dal 2007.

I primi passi dell’Italia elettrica Senza voler risalire alla pila di Volta, che ebbe il merito di trasformare un fenomeno osservato fin dai tempi dei greci, ma che era considerato una curiosità o al massimo un gioco, in una tecnologia manipolabile dall’uomo, per dare un’idea della partecipazione italiana allo sviluppo dell’industria elettrica si dovranno almeno ricordare Antonio Pacinotti e Galileo Ferraris, ai quali si devono invenzioni fondamentali per lo sviluppo dei sistemi elettrici. La prima forma di utilizzazione su vasta scala dell’elettricità fu nel campo delle telecomunicazioni, con lo sviluppo del telegrafo elettrico a partire dagli anni Trenta e Quaranta del XIX secolo. Altri settori dove la nuova forma di energia trovò presto utilizzazione, fino a rendersi indispensabile, furono l’illuminazione (pubblica e in seguito privata, prima con le lampade ad arco, poi con le lampadine a filamento di carbone inventate da Thomas Alva Edison nel 1879) e i trasporti pubblici locali. I primi impianti erano costruiti per utenze definite, industriali o civili; a ciascuna utenza corrispondeva in genere un impianto, anche se l’idea di vendere a utenze differenti l’energia prodotta da una “stazione

Unaeurelectric. The organization subsequently grew following the arrival of new European union nations. Eurelectric achieved significant results in its pursuit of the development of renewables, the challenge of decarbonizing electricity generation by 2050, and the effective start-up of the European single electricity market. It has been a challenging path. Once again, Eurelectric has an Italian Chairman: Enel Chief Executive Officer and General Manager Fulvio Conti (Eurelectric Deputy Chairman from 2008 onwards, with Hans ten Berge as Secretary-General from 2007).

Electricity in Italy: the Early Years 23 There is no need to go all the way back to Volta – who had the merit of converting a phenomenon known since Ancient Greek times, when it was considered a curio or at best a game, into a technology that man could manipulate – to give some idea of Italy’s contribution to the development of the electricity industry. Antonio Pacinotti and Galileo Ferraris were also responsible for inventions vital to electricity system development. The first widescale use of electricity occurred in the telecommunications industry with the advent of the electric telegraph in the 1830s and 1840s. This new form of power soon became indispensable to the development of lighting (public and subsequently private, first powering arc lamps and then carbon filament bulbs invented by Thomas Alva Edison in 1879) and local public transport. The first power infrastructure was built for


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centrale” (così venivano chiamate all’inizio le centrali elettriche) si fece strada presto. La possibilità di applicazioni economicamente remunerative stimolò le ricerche sui vari aspetti della produzione e della trasmissione dell’elettricità: fu ancora Edison a brevettare il primo sistema di distribuzione della corrente. Combinato con la diffusione della lampada a incandescenza esso aprì la strada alla costruzione di reti per la produzione centralizzata e la vendita dell’energia elettrica, dapprima per l’illuminazione, e poi anche per l’uso come forza motrice. La prima centrale per l’illuminazione elettrica basata sui suoi brevetti fu realizzata da Edison a New York, in Pearl Street, nel 1882. Edison brevettò il suo sistema di distribuzione nel 1881, e lo presentò insieme alla lampada a incandescenza all’Esposizione parigina di quello stesso anno, colpendo l’immaginario collettivo europeo. La prima centrale elettrica del vecchio continente fu costruita a Milano nel 1883, sotto l’egida di un Comitato promosso da Giuseppe Colombo (il grande ingegnere lombardo fondatore del Politecnico), cui fece seguito nel gennaio 1884 la costituzione di una società, in cui intervennero soprattutto capitali italiani, che aveva come finalità l’utilizzazione industriale del “sistema Edison”. La centrale di Milano si trovava in via Santa Radegonda, e riutilizzava uno stabile precedentemente usato come teatro: essa alimentava l’illuminazione elettrica all’interno della cerchia dei Navigli, coprendo distanze non superiori ai 1.000 metri; in particolare, partiva da qui l’energia che illuminava i portici di piazza del Duomo. La produzione avveniva utilizzando motori a vapore, e la distribuzione era effettuata con il sistema Edison, in corrente continua a tre fili. Di qui il nome assunto dall’azienda, Società generale italiana di elettricità sistema Edison, subito nota semplicemente come “Edison”, e destinata a divenire la principale industria elettrica italiana, fino

specific industrial and civil customers. Each customer had their own infrastructure, although there were soon moves afoot to try and sell energy generated at a “central station” to multiple customers. The prospect of economically-viable applications encouraged research into the various aspects of electricity generation and transmission. Once again, Edison was the first to patent a distribution system for electric current. Alongside the takeup of incandescent lamps, this paved the way for the construction of centralized networks for generating and selling electricity, first for lighting, and then as power for motion. The first power station for electric lighting, based on Edison’s patents, was built in Pearl Street, New York, in 1882. Edison had patented his distribution system in 1881. He presented it and the incandescent bulb at the Paris Exposition that year, prompting great collective excitement in Europe. The old continent’s first power station was built in Milan in 1883 by a Committee led by great Lombard engineer and Milan Polytechnic founder Giuseppe Colombo. This was followed in January 1884 by the foundation of a company funded by Italian capital to promote industrial use of the “Edison system”. The Milan power station in Via Santa Radegonda was built in a former theatre to provide electric lighting to Milan’s Navigli district, over a distance of less than a thousand metres, as well as providing power to light up the arcades in Piazza del Duomo. The steam-generated electricity was distributed over the Edison system as three-wire continuous current. Società Generale Italiana di Elettricità Sistema Edison, which was soon simply known as “Edison”, was destined to become Italy’s leading electricity company right up to nationalization in 1962. As its official


alla nazionalizzazione del 1962. All’inizio, come dice la ragione sociale, la società operò come licenziataria italiana dei brevetti Edison, ma presto raggiunse l’obiettivo di svincolarsi da obblighi nella scelta dei fornitori e delle tecnologie.

name indicated, the company began its operations as the Italian licensee of Edison patents. Before long, it managed to disengage itself from supplier and technology-related obligations.

La domanda si sviluppò rapidamente e in modo assai vivace, spingendo la società a impiantare nel 1889 un’altra centrale in via Giambattista Vico. Un altro impianto, anch’esso basato su motori a vapore ma con distribuzione a corrente alternata, fu realizzato dalla Edison a Venezia nel 1890, per l’illuminazione del Teatro Malibran e di alcuni esercizi privati vicini, e fu ampliato nel 1893 per l’illuminazione del Teatro La Fenice. Al nome di Edison, e a quello dell’udinese Arturo Malignani, è legata l’illuminazione pubblica, nel 1889, della città di Udine, terza in Europa dopo Milano e Londra. Personalità oggi poco nota al grande pubblico in relazione allo sviluppo dell’industria elettrica italiana, Malignani si segnalò in particolare per i suoi brevetti nel campo dell’illuminotecnica, tra i quali fu molto significativo quello di un metodo chimico per creare il vuoto nel bulbo della lampada, da lui ceduto nel 1896 allo stesso Edison, e ancora oggi impiegato nella produzione di lampade a vuoto e di quelle a gas rarefatti, nelle quali è necessario togliere tutti i gas atmosferici prima di introdurre l’argon o l’azoto. La cessione di questo brevetto fece di Malignani il più ricco imprenditore di Udine, e la somma ottenuta fu da lui reinvestita in iniziative locali in campo idroelettrico. Non meno significativa è stata l’attività di innovazione e ricerca svolta negli anni del secondo Novecento. Le sfide del secondo dopoguerra avevano infatti stimolato la ricerca industriale italiana, anche nel settore elettrico. Se ne occupavano non solo i laboratori interni delle maggiori aziende del settore elettrocommerciale

Demand grew rapidly and suddenly, and in 1889 the company built a second power station in Via Giambattista Vico. Edison built this new power station, which also used steam-driven engines, but this time alternating current for distribution, in Venice in 1890 to light the Malibran Theatre and a number of nearby private businesses. It expanded in 1893 to provide lighting to the La Fenice Theatre. Edison and local businessman Arturo Malignani were responsible in 1889 for bringing public lighting to the city of Udine, which became the third town in Europe after Milan and London. Although relatively unknown even in his own country, Malignani played an important role in developing Italy’s electricity industry, including a number of lighting-related technical patents, such as a chemical method for creating vacuums in light bulbs that, in 1896, he sold to Edison himself. His technique is still in use today in vacuum and rare gas bulb manufacture, where it is necessary to extract all atmospheric gas before pumping in argon or nitrogen. Sale of his patent made Malignani the richest businessman in town. He reinvested the money in local hydroelectric ventures. Italian innovation and research in the latter half of the 20th century maintained the same high standard. The challenges facing the country after the Second World War stimulated Italian industrial research, including in the electricity industry. Research was undertaken not just by in-house laboratories at leading consumer appliance and electrotechnical companies, but

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ed elettrotecnico, ma anche alcuni consorzi tra le società del settore, costituiti con la forma delle società per azioni. Questa dei consorzi, che sfociano poi nella costituzione di vere e proprie società di ricerca, è un’esperienza molto importante, abbastanza insolita per l’Italia. Il più antico era il Cise (Centro Informazioni, Studi, Esperienze), fondato nel 1946 per seguire lo sviluppo dell’energia nucleare. L’iniziativa era partita da tre giovani, due fisici nucleari (Carlo Salvetti e Giorgio Salvini) e un ingegnere appena assunto dalla Edison (Mario Silvestri), che avevano convinto un loro professore (Giuseppe Bolla) e uno dei due amministratori delegati della Edison (Vittorio De Biasi, l’altro era Giorgio Valerio). Il Cise svolse un ruolo di primo piano nella nascita del nucleare civile italiano, le cui vicende avrebbero condizionato fortemente lo sviluppo del comparto elettrico prima e dopo la nazionalizzazione. Sarà proprio il Cise, fra l’altro, a realizzare negli anni Ottanta sotto la guida di Mario Silvestri un prototipo di reattore italiano, che non potrà entrare in attività a causa del referendum: il CIRENE (CIse REattore a NEbbia). Alla fine degli anni Quaranta era nato anche l’Istituto Sperimentale Modelli e Strutture (ISMES), che si occupava dei problemi posti dalla progettazione delle dighe e della loro realizzazione in sicurezza: in queste strutture, sempre più costose e complesse per la necessità di operare su bacini idroelettrici che presentavano difficoltà crescenti, la qualità dei materiali utilizzati e la capacità di tenuta dei manufatti acquistavano infatti un’importanza cruciale. La spinta iniziale venne nel 1947 da Arturo Danusso del Politecnico di Milano e dal suo assistente Guido Oberti: i fondatori furono in questo caso la Sade, la Torno e la Italcementi; quando l’Ismes si costituì in Spa nel 1951 vi aderirono comunque tutte le maggiori società elettriche e le maggiori imprese di

also at a number of consortia uniting industry companies in joint stock-organized ventures. The consortia approach, which led to the establishment of a number of pure research companies, was both very important to and rather unusual in Italy. The first of these consortia, CISE (Centro Informazioni, Studi, Esperienze), was initially founded in 1946 to promote nuclear energy development. The venture was the brainchild of three young researchers: nuclear physicists Carlo Salvetti and Giorgio Salvini, and an engineer who was a new hiree at Edison (Mario Silvestri). The three of them persuaded one of their professors (Giuseppe Bolla) and one of the two Managing Directors at Edison (Vittorio De Biasi, the other being Giorgio Valerio) to back them. CISE played a leading role in the birth of Italy’s civil nuclear industry, the development of which had a very strong impact on the country’s electricity industry before and after nationalization. It would be CISE, in the 1980s, under the stewardship of Mario Silvestri, that would build CIRENE (CIse REattore a NEbbia), a prototype Italian reactor that never went into service as a result of a referendum against nuclear power. In the late 1940s, the Istituto Sperimentale Modelli e Strutture (ISMES) begin investigating issues to do with dam design and safety, as these increasingly expensive and complex structures were being built in ever-more challenging hydroelectric basins, where the use of high quality materials and item resistance was vital. Arturo Danusso of the Milan Polytechnic and his assistant Guido Oberti were the driving force behind setting up the organization in 1947. ISMES’s founder members were the SADE, Torno and Italcementi companies. When ISMES


costruzione dell’Italia settentrionale. I lavori dell’Ismes non si limitavano al settore elettrico: fra i suoi contributi più importanti vi fu anche quello per le strutture del grattacielo Pirelli a Milano. Agli inizi del 1950, infine, si evidenziò la necessità di dare un deciso impulso al rinnovamento e all’ampliamento della rete di trasmissione elettrica: allo scopo era necessario svolgere un’attività di ricerca che le aziende elettriche ed elettromeccaniche coinvolte decisero di condividere. Per iniziativa di Ercole Bottani del Politecnico di Milano, e di Leonardo Maggi della Edison, esse si riunirono per dare vita a un laboratorio consortile, che nel 1956 si costituì in società per azioni e prese il nome di Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano (CESI). Accanto alla Edison, stavolta, vi erano la Sade e la Pirelli Cavi. Tra le realizzazioni più significative progettate con l’ausilio dei laboratori del Cesi vi furono, prima della nazionalizzazione, l’attraversamento dello Stretto di Messina e lo sviluppo del primo sistema di trasmissione a 380 kV in Italia. La nazionalizzazione elettrica portò diversi cambiamenti in questo panorama. Nel paniere delle ex società elettrocommerciali, infatti, Enel aveva trovato anche le società di ricerca, e dopo qualche perplessità iniziale era stata autorizzata all’acquisizione del loro controllo. Le relative partecipazioni azionarie si trovavano fra le “pertinenze elettriche” delle imprese nazionalizzate, e a causa del divieto per Enel di partecipare in società terze fu necessaria un’apposita leggina per permettere ai tre centri di continuare a esistere nella forma di società per azioni. Enel inoltre diede vita a una grande organizzazione di ricerca costituendo la Direzione Centrale Studi e Ricerche (DSR): confluirono in questa struttura vari centri di ricerca interni all’ente, “reclutati” dalle preesistenti società o istituiti ex novo, che furono subito irrobustiti con il

converted into a limited company in 1951, all of the largest electricity companies and construction companies in Northern Italy joined. ISMES also operated outside the electricity industry, and made an important contribution to the structure for the Pirelli skyscraper in Milan. In the early 1950s, Italy needed to accelerate the renewal and extension of the national electricity transmission grid, requiring research that the country’s electricity and electromechanical companies decided to undertake together. Prompted by Ercole Bottani of the Milan Polytechnic and Leonardo Maggi of Edison, a consortium laboratory was set up that in 1956 became a joint stock company, at which point it was renamed the Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano (CESI). The Edison company joined, as did SADE and Pirelli Cavi. Prior to nationalization, the CESI laboratories worked on bridging the Messina Straits and developing Italy’s first 380 kV transmission system. Electricity industry nationalization led to a number of changes in Italian research. As well as taking over the operations of formerly private commercial electricity companies, Enel took over these research companies, in a process that was only finalized after specific government authorization. Shareholdings in these companies were among the “electricity assets” of the companies under nationalization, but because Enel was legally prohibited from holding equity in external companies, Parliament had to pass an ad hoc law to allow these three research centres to continue operating as joint stock companies. Enel set up its own major research organization, the Direzione Centrale Studi e Ricerche (DSR),

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reclutamento di personale giovane e qualificato. Nel 1986, poi, Enel costituì a Catania, un’area dove esiste un importante insediamento di ricerca sulle tecnologie elettroniche e sulle tecnologie per l’energia, la Conphoebus – Istituto di ricerche per le energie rinnovabili e il risparmio energetico. La nuova società di ricerca era il risultato della fusione fra due precedenti realtà la Phoebus, creata nel 1978, ed un’omonima Conphoebus nata nel 1980. In essa intervenivano altre due società di ricerca Enel, il Cesi e il Cise. Compito della Conphoebus era l’esecuzione di ricerche e di prove tecniche nel campo delle fonti rinnovabili, in particolare per la caratterizzazione dei componenti e dei sistemi solari, termici e fotovoltaici. La società operava anche nel settore del risparmio energetico e della progettazione bioclimatica. 28

Innovazione: un’impresa internazionale Dopo la trasformazione di Enel in società per azioni e con i successivi provvedimenti di revisione dell’organizzazione aziendale, anche l’organizzazione delle attività di ricerca e sviluppo ha avuto un’evoluzione. Dal 1995, infatti, tutte le attività di ricerca iniziarono a operare in regime di budget, attraverso una valutazione dei progetti e delle ricerche in corso in termini di rapporto costi/benefici. L’attenzione si è poi focalizzata anche sulla possibilità di ottenere finanziamenti e cofinanziamenti internazionali, in particolare nell’ambito dell’Unione europea, e di stipulare accordi per ricerca con altre imprese europee. Già nel primo periodo si rese possibile in tal modo ottenere cospicui cofinanziamenti e investimenti condivisi, per quote complessive dell’80% circa del costo dei progetti (5 milioni di ecu – l’unità di

which took over operations from various inhouse research facilities “recruited” from the previous companies or set up ex novo, which were immediately bolstered through the recruitment of young, skilled employees. In 1986, Enel founded Conphoebus – a research institute for renewables and energy saving – in Catania, a city with a great electronic technology and biotechnology research pedigree. This new research company combined two previous organizations: Phoebus, created in 1978, and a previous incarnation of Conphoebus, which was founded in 1980. Two other Enel research companies, CESI and CISE, were also participants in the project. Conphoebus was responsible for undertaking research and field tests of renewable energy, especially the behaviour of solar, thermal and photovoltaic systems. The company also operated in the energy savings and bioclimatic design sectors.

Innovation: an International Undertaking After Enel became a joint stock company and restructured, its research and development activities underwent further evolution. Starting in 1995, all research operations were required to work to budget, after a cost/benefit analysis of projects and research. The company shifted its focus to seeking international financing and co-financing, particularly under a European Union framework, and entered into research agreements with other European enterprises. Right from the start, the company landed major cofinancing and shared investments, which accounted for around 80% of project


conto europea pre-euro – a carico di Enel su 27 milioni di investimento). Peraltro, le linee di ricerca non erano cambiate, essendo stabilmente al centro della ricerca Enel i temi dell’innovazione tecnologica degli impianti, specialmente nelle fonti rinnovabili, per migliorarne efficienza e affidabilità, la salvaguardia dell’ambiente e del territorio, la qualità del servizio e l’uso razionale dell’energia. Nel 1997-1998, in vista della diversificazione del business per la trasformazione in multi-utility, seguita all’avvio della liberalizzazione del settore elettrico, Enel decise di affidare all’Ismes, in ragione delle sue competenze tecniche nel settore, la gestione del nuovo polo idrico. Furono conferite a Ismes le competenze in materia di ricerca idraulica prima facenti capo al Settore ricerca interno a Enel, e quelle della Struttura di ingegneria. Queste competenze avrebbero dovuto facilitare l’ingresso della società nel business dell’acqua, in una fase successiva, con competenze operative. Questo sviluppo tuttavia non si è mai verificato, avendo Enel successivamente costituito Enel.Hydro come società operativa per il business dell’acqua, mentre Ismes fu acquisito dal Cesi, come si vedrà. Nello stesso periodo venne riesaminata la situazione del Cise: le attività delle due controllate Cise e Cesi presentavano infatti problemi di sovrapposizione, e si decise di integrare i due organismi attraverso un’operazione di fusione attuata nel maggiogiugno 1998. Rimanevano quindi attivi nel settore ricerca e sviluppo il Cesi, per le ricerche in campo elettrotecnico-componentistico, e la Conphoebus, per il settore delle fonti rinnovabili, mentre le linee di ricerca nei settori più legati alla produzione, trasmissione e distribuzione, venivano conferite alle rispettive aree di attività, con un processo di internalizzazione. Il Cesi, inoltre, nonostante un significativo miglioramento dei costi, contabilizzava già dal 1997 un rilevante passivo economico. Nel

costs (5 million ECUs, the pre-Euro European currency, was all Enel had to find for a 27 million investment). This did not, however, entail any change to Enel’s research goals: the company continued to focus its research on technological innovation for plants, especially in renewables, enhancing efficiency and reliability, protecting the environment and local areas, quality of service, and rational energy use. In 1997-1998, as the company was about to become a multi-utility following electricity industry liberalization, Enel selected ISMES to manage its new hydro hub. ISMES was given responsibility for hydro research previously led by Enel’s in-house research unit and engineering structure. The company’s plan was that these competencies would facilitate the company’s entrance into the hydro industry at a later date, when it would roll out its own operational competencies. However, the plan never reached fruition. Enel subsequently established Enel.Hydro as its operational hydro arm, and ISMES was acquired by CESI. CISE also underwent review. Operations carried out by Enel’s two subsidiaries, CISE and CESI, suffered from a degree of overlap, and the decision was taken to merge the two bodies in May/June 1998. CESI continued to perform research and development in the electrotechnical and componentry field, while Conphoebus worked in the renewables sector. Generation, transmission and distribution-related research was transferred to the company’s corresponding internal units. Despite significant cost improvements, by 1997 CESI had racked up a significant deficit. Following the spin-off of Enel going concerns in 2000 in compliance with the Bersani Decree, in 2000

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2000, sempre in seguito allo scorporo delle attività di Enel previsto dal decreto Bersani, al Cesi fu conferita l’attività di “ricerca di sistema” per l’intero sistema elettrico italiano, finanziata dal Ministero dell’industria su un fondo alimentato da un’apposita componente tariffaria. Successivamente il Cesi ha acquisito l’Ismes, attraverso il quale opera nelle linee di attività legate all’ingegneria dei grandi impianti, e le società di ricerca tedesche IPH di Berlino e FGH di Mannheim. Attualmente, il Cesi è rimasto una società collegata ad Enel, che ha conservato una quota di partecipazione del 41%, trasformandosi in una società di ricerca e consulenza internazionale nel campo dei servizi e dell’ingegneria elettrica. Dal 2001, dunque, le attività di ricerca di Enel sono state differenziate in due aree: un’area di “ricerca di sistema”, affidata al Cesi, che si finanzia attraverso le commesse nazionali e internazionali di ricerca e consulenza e attraverso il Fondo per il finanziamento della ricerca della Cassa conguaglio elettrica; e la ricerca competitiva, che si svolge all’interno delle società operative, impegnando le risorse qualificate presenti in Enel Produzione, per quanto attiene al miglioramento degli impianti e alla minimizzazione dell’impatto ambientale della generazione elettrica, ed Enel Green Power, per quanto attiene alle fonti rinnovabili e al risparmio energetico. Nel 2007 è stata costituita la Divisione Ingegneria e Innovazione, per gestire le attività di ingegneria e realizzazione degli impianti di generazione del gruppo Enel, garantendo l’attuazione del piano di ammodernamento del parco di produzione italiano e i programmi di sviluppo delle società estere. La Divisione Ingegneria e Innovazione ha anche il compito di integrare tutte le attività di ricerca del Gruppo, per garantire la valorizzazione dei progetti innovativi nelle diverse aree di business, privilegiando le linee a forte valenza

CESI took over “system research” for the entire Italian electrical system, funded by the Ministry of Industry through an ad hoc surcharge on bills. CESI went on to acquire ISMES, through which it operates in major plant engineering-associated activities, and German research companies IPH of Berlin and FGH of Mannheim. CESI has remained associated with Enel (which retains a 41% stake), and has become an international electricity engineering services research facility and consultancy. Since 2001, Enel’s researchrelated activities have been divided into two spheres: a “system research” area, for which CESI is responsible, funded by domestic and international research and consulting commissions and by the Electricity Compensation Fund research grant; and competitive research undertaken by operational companies, drawing on Enel Produzione’s highly-skilled employees, improving installations and minimizing the environmental impact of electricity generation, as well as through Enel Green Power for renewables and energy saving. In 2007, the company set up its Engineering and Innovation Division to manage engineering activities and Enel Group generating plant construction. The Division is responsible for ensuring implementation of the Italian generation modernization plan and development programmes for non-Italian companies. The Engineering and Innovation Division is also responsible for integrating all Group research activities, ensuring maximum leverage of groundbreaking projects throughout the business, with a preference for environment-led projects in the hydrogen industry, leading-edge solar, and carbon


ambientale: il settore dell’idrogeno, il solare innovativo, e la cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica. In tal modo le competenze tecniche di Enel, e in particolare quelle maturate nel processo di trasformazione delle vecchie centrali a olio combustibile negli attuali impianti a ciclo combinato, e nei processi di conversione a carbone pulito, verranno messi al servizio di tutto il Gruppo, in Italia e all’estero. Fra le attività gestite dalla Divisione Ingegneria e Innovazione nell’ultimo triennio vi sono anche le sperimentazioni legate al carbone pulito, la collaborazione con EdF allo sviluppo del reattore EPR di terza generazione per la centrale nucleare di Flamanville, le attività sperimentali sugli impianti a idrogeno per la centrale di Fusina, e lo sviluppo del solare termodinamico per l’impianto “Archimede”, integrato alla centrale di Priolo Gargallo in provincia di Siracusa. La Divisione inoltre, nell’ambito di una collaborazione con Daimler-Mercedes, ha lanciato il progetto E-mobility, che è entrato nella fase operativa nel 2010, per sviluppare a Pisa, Roma e Milano una rete sperimentale per la ricarica di automobili a trazione elettrica. Attualmente le attività di ricerca della Divisione Ingegneria e Innovazione, oltre a quelle specifiche svolte su impianti, sono articolate in Italia su tre centri e due aree di ricerca, a Pisa, Brindisi, Catania, Livorno e Sesta. Le risorse impiegate comprendono 210 ricercatori e numerosi tirocinanti, con un finanziamento complessivo di 97 milioni di euro. La ricerca ha fatto ottenere al gruppo Enel una quarantina di brevetti nei settori d’interesse. Al 2011 Enel persegue tre grandi linee di ricerca: riduzione degli impatti della generazione fossile (che assorbe il 63,9% delle risorse finanziarie), lo sviluppo delle fonti rinnovabili (al quale va il 19,6%), e le attività per l’efficienza energetica,

dioxide capture and storage. This approach ensures that Enel’s technical competencies, particularly its skills in converting old fuel oil power stations into modern combined cycle plants, and in the clean coal conversion process, will be put at the entire Group’s disposal in Italy and internationally. Over the last three years the Engineering and Innovation Division has been working on clean coal trials, has partnered with EdF on developing the third-generation EPR reactor for the Flamanville nuclear power station, run trials on hydrogen plants for the Fusina power station, and developed thermodynamic solar power for the “Archimedes” plant, integrated into the Priolo Gargallo power station in the Sicilian province of Syracuse. The Division’s Emobility project, which it is running in partnership with Daimler-Mercedes, became operational in 2010 with the development of a pilot electric car recharging network in Pisa, Rome and Milan. In addition to specific installation-related projects, Engineering and Innovation Division research is currently undertaken at three research centres and two research areas in Italy, located in Pisa, Brindisi, Catania, Leghorn and Sesta. Research resources include 210 researchers, a great many interns, and total funding of €97 million. Through its research, the Enel Group has obtained around forty patents in areas of interest. In 2011, Enel continued to pursue three major lines of research: reducing the impact of fossil fuel generation (which absorbed 63.9% of financial resources), development of renewables (19.6%), and activities regarding energy efficiency, electric mobility and distributed generation associated with building a Smart Grid (accounting for 16.5% of resources).

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Tra cronaca e storia Heritage and History

la mobilità elettrica e la generazione distribuita collegata alla realizzazione della Smart Grid (che assorbe il 16,5% delle risorse). L’attività sulle smart grid si connette alla generazione distribuita (progetto europeo ADDRESS), e ai progetti di mobilità elettrica. Sono allo studio tecnologie innovative di monitoraggio e controllo delle reti di distribuzione, perché la progressiva diffusione della generazione distribuita richiede alla rete un bilanciamento a livello locale, per gestire i flussi di energia garantendo la massima sicurezza della qualità del servizio. Sulla rete italiana vengono sviluppate alcune esperienze pilota, per dimostrare nei fatti che la progressiva diffusione dei punti di produzione di energia è compatibile con la qualità del servizio e il rispetto dell’ambiente. 32

In conclusione Il contributo italiano alle varie fasi di questa impresa competitiva su scala internazionale che è lo sviluppo della produzione e dell’impiego dell’energia elettrica merita di essere conosciuto. Benché fortemente innovativi, infatti, i risultati fin qui descritti traggono le loro origini dalla tradizione storica di Enel, che raccoglie anche quella delle oltre 1.270 aziende elettriche precedenti alla nazionalizzazione, che ha integrato con successo dopo la nazionalizzazione, e delle quali ha ereditato e messo a frutto le esperienze e il patrimonio di know-how, managerialità, integrazione, e cooperazione internazionale. Per questo è sembrato necessario ripercorrerne con maggior dettaglio la storia, attraverso i documenti dell’Archivio Storico.

Smart Grid activities cover distributed generation (the European ADDRESS Project) and electric mobility projects. Leading-edge distribution network monitoring and control technologies are currently being developed because take-up of distributed generation requires network energy flows to be locally balanced in order to ensure the utmost security and quality of service. A number of pilot projects are currently underway on the Italian network, demonstrating the feasibility of gradually spreading power generation points while at the same time ensuring quality of service and respecting the environment.

In Conclusion Italy’s contribution to the various different stages of the internationally-competitive business of developing electricity generation and usage deserves to be more widely known. Groundbreaking as they may be, these achievements have solid roots in Enel’s longstanding tradition, carrying on the work of more than 1270 electricity companies that operated in the country in the years before nationalization. After nationalization, building on the heritage it inherited, the company has leveraged this experience, knowledge, managerial acumen, integration and international cooperation, which is why we have attempted to provide greater detail on the company’s history, using documents from its Archives.



Le origini.

L’internazionalizzazione del mercato elettrico globale Uno dei caratteri fondamentali dei primi sviluppi di internazionalizzazione nell’industria elettrica, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, è il coinvolgimento di flussi di investimenti diretti esteri che interessano alcuni paesi avanzati (gli Stati Uniti e, in Europa, soprattutto la Germania e la Svizzera) e alcune nazioni allora relativamente arretrate ma considerate promettenti (tra cui l’Italia) come sviluppo futuro. Si tratta di un processo di diffusione

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Origins.

Internationalization of the Global Electricity Market One of the defining characteristics of the electricity industry’s first period of internationalization in the late 19th and early 20th centuries was the involvement of significant flows of direct foreign investment from a number of advanced countries (in Europe, particularly Germany and Switzerland; worldwide, the United States) towards nations that at that time were relatively backwards but considered promising. Italy was one such nation.



Le origini Origins

Alessandro Volta presenta a Napoleone il condensatore da lui inventato, Parigi 1801. Alessandro Volta presents the condenser he invented to Napoleon, Paris, 1801.

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internazionale dell’industria elettrica che prende il via nel momenti immediatamente successivi alla sua fase di sviluppo iniziale, dopo la comparsa di alcuni soggetti in grado di esercitare una forte pressione competitiva sulla debole e ristretta concorrenza. Più che la tecnologia, in questa fase risulta particolarmente importante la disponibilità di capitali finanziari e, quindi, di fondi per gli investimenti iniziali. L’assenza o l’inconsistenza di uno di questi due fattori (il capitale finanziario più della tecnologia) costituisce un pesante limite. L’iniziale fase di internazionalizzazione è caratterizzata dunque da flussi di investimenti esteri da paesi in cui era già esistente un’industria elettrica nazionale verso nazioni in cui era solo agli albori o limitata in quegli ambiti tecnologici dove risulta maggiormente rilevante l’incidenza specifica di risorse locali (in Italia, ad esempio, l’idroelettrico e il geotermico). Il caso italiano è però, per certi versi, atipico. In molti altri paesi non esiste infatti né un rilevante supporto tecnologico di base, né la disponibilità di risorse, per cui la diffusione internazionale delle imprese elettriche non solo si confronta con mercati al tempo molto ampi dove è possibile operare in assenza di una reale concorrenza interna, ma è in vari modi supportata e incentivata dai governi locali. Solo l’apporto tecnologico e finanziario fornito dalle imprese estere consente a questi paesi (tra cui, dunque, l’Italia) di accedere a livello industriale a una

The electricity industry began to grow internationally immediately after its initial development period, when a number of technology leaders emerged, alongside stakeholders capable of exercising significant competitive pressure over weak and limited competition. At this stage, the availability of financial capital and, in consequence, funds for initial investments proved to be particularly important (indeed, more important than the technology itself). A lack of or a mismatch between these two factors (financial capital more than technology) proved to be a serious impediment. The initial period of internationalization was characterized by flows of foreign investments from countries that already had a domestic electricity industry towards nations where the industry was taking its first steps, or was limited to technological environments where the specific impact of local resources was particularly significant (i.e., in Italy’s case hydroelectric and geothermal power). The situation in Italy was, however, in many ways atypical. Many other nations had neither a significant technological base nor access to financing, which meant that the international growth of electricity companies could rely on very


tecnologia chiave come l’energia elettrica. Questo trend inizia a modificarsi dopo il primo conflitto mondiale e, soprattutto, a partire dagli anni Trenta. Nelle nazioni dove già esiste una capacità produttiva locale, quasi sempre grazie al supporto di capitale e tecnologia esteri, i governi procedono a un maggiore controllo su un’industria nazionale considerata strategica, erigendo barriere all’entrata nei confronti dei potenziali nuovi investitori esteri; ciò diviene ancora più evidente dopo la seconda guerra mondiale, con le prime vere e proprie nazionalizzazioni.

I primi incontri internazionali Da un punto di vista prettamente tecnologico, la prassi internazionale relativa al settore elettrico è caratterizzata invece da una forte tendenza alla cooperazione. Uno dei primi esempi è certamente l’Esposizione e il Congresso internazionale di Parigi di studi sull’elettricità del 1881 che rappresenta un momento di confronto sullo sviluppo a cui si è giunti nei diversi settori elettrici, dall’illuminazione con le lampade a

large markets on which they were able to operate without any real local competition, as well as benefiting from local government support and encouragement in a variety of ways. Technological and financial support from foreign countries was the only way for these countries (Italy included) to obtain industrial-level access to a key technology like electricity. The situation began to change after the First World War, as part of a trend that gathered pace from the 1930s onwards. In nations that already had local generating capacity, almost always supported by foreign capital and technology, governments began acquiring greater control over domestic industries that were considered strategic, and erected barriers to entry against potential new foreign investors. This process accelerated even further after the Second World War, when the first in a series of out-andout nationalizations took place.

Initial International Encounters From a purely technological point of view, electricity industry international practice was based on a strong propensity for partnership. Partecipanti al Congresso di elettronica, in occasione della Fiera mondiale di Chicago del 1893, al quale presero parte numerosi scienziati fra i quali Galileo Ferraris (primo a sinistra nella foto). Participants at the Electronics Congress during the 1893 Chicago World’s Fair, which was attended by a great many scientists including Galileo Ferraris (first on the left in the photograph).

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Le origini Origins

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incandescenza di Swan e di Edison nel 1878, alla trazione con la prima ferrovia elettrica sperimentale Siemens nel 1879, dal campo della registrazione e riproduzione dei suoni con il fonografo dello stesso Edison nel 1877, all’elettrometallurgia con il forno di Wilhelm Siemens nel 1878. Per l’Italia, invitata a partecipare, non è possibile presentare risultati di grande rilievo, ma l’importante tradizione legata alla fondazione stessa dell’elettrologia con Alessandro Volta e Luigi Galvani oltre a tutta la schiera di scienziati dell’Ottocento, impongono al Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio di prendere parte all’iniziativa. L’evento parigino costituisce un’occasione unica per acquisire conoscenze e cogliere opportunità industrialmente interessanti; la grande ricchezza di stimoli offerti fa da sprono per i tecnologi e gli imprenditori italiani che ritornano in patria con un bagaglio di conoscenze nuove e con una visione diversa sulle enormi potenzialità che offre l’intero settore elettrico. Decisamente importante per le sue conseguenze si rivela anche il Congresso internazionale di elettricità di Ginevra dell’agosto del 1896, promosso dalle associazioni elettrotecniche già esistenti in altri paesi.

Membri della Institution of Electrical Engineers di Londra in visita all’impianto di Vizzola, 10 aprile 1903. Membri della Institution of Electrical Engineers di Londra in visita all’impianto di Vizzola, 10 aprile 1903.

The 1881 Paris International Exposition and Congress was an early example of this approach, providing an opportunity to compare levels of development reached in various sectors of the electricity industry, from incandescent bulb lighting by Swan and Edison in 1878, to electrically-powered vehicles with Siemens’ first experimental electric railway in 1879, the recording and reproduction of sound via Edison’s 1877 phonograph, and electrical metallurgy in the form of the 1878 Wilhelm Siemens oven. Italy was invited to take part in the exposition, despite not having significant results to present: the significant heritage associated with Volta and Galvani’s foundation of electrophysics, and the nation’s strong cohort of 19th-century scientists meant that the Ministry of Agriculture, Industry and Trade had to take part in the initiative. The Paris event was a unique opportunity to gain knowledge and seize industrially-attractive opportunities. The great wealth of stimuli on offer opened the way for Italian technologists and entrepreneurs, who


Nonostante il gruppo italiano che vi prende parte non sia particolarmente numeroso, al suo interno nasce l’idea di costituire una commissione, presieduta da Galileo Ferraris, allo scopo di studiare l’istituzione di un’associazione nazionale sulle applicazioni elettriche1. Da questi primi confronti sorge l’Associazione Elettrotecnica Italiana (AEI) che, a partire dal 1897, mette in contatto l’intero mondo scientifico italiano delle applicazioni elettriche. Nel 1907 l’Aei aderisce alla Commissione Elettrotecnica Internazionale (IEC - International Electrotechnical Commission), sorta l’anno precedente con il compito di sviluppare e distribuire gli standard in materia di elettricità, elettronica e tecnologie correlate.

L’elettrotecnica made in Italy agli inizi del Novecento Lo sviluppo internazionale dell’industria elettrotecnica, cioè di quel settore che fornisce le apparecchiature per la produzione e la distribuzione dell’energia elettrica, si caratterizza, almeno fino allo scoppio del primo conflitto mondiale, per il monopolio di Stati Uniti (General Electric e Westinghouse) e Germania (Siemens e AEG). Sono soprattutto le imprese tedesche a conquistare il mercato italiano, anche se esiste una grande varietà di piccole aziende locali del settore specializzate però solo nella fabbricazione di singoli macchinari. Un caso a parte è rappresentato dalla Marelli. Nel 1891 Ercole Marelli dà vita a una società che, appena cinque anni più tardi, si dedica alla produzione, su campioni americani, di ventilatori e di motori elettrici ad essi collegati. Accanto a una efficiente organizzazione del lavoro d’officina, che porta l’azienda a espandersi

returned home with a wealth of new knowledge and a new understanding of the enormous potential offered by the electricity industry as a whole. The August 1896 Geneva International Electricity Congress – another highly important event – was promoted by electrical engineering associations from a number of countries. Although the Italian delegation was not particularly numerous, it fostered the establishment of a committee chaired by Galileo Ferraris to study setting up a national electrical applications association.1 Initial meetings of this group led to the establishment of the AEI (Associazione Elettrotecnica Italiana or Italian Electrotechnical Association) to disseminate knowledge about electrical applications throughout the entire Italian scientific community. In 1907, the AEI joined the IEC (International Electrotechnical Commission), which had been founded a year earlier to develop and distribute standards for electricity, electronics and related technologies.

Italian Electrical Engineering at the Start of the 20th Century International development of the electrotechnical industry, which was responsible for making devices to generate and distribute electricity, was, at least until the outbreak of the First World War monopolized by the United States (General Electric and Westinghouse) and Germany (Siemens and AEG). German firms in particular colonized the Italian market, despite a great variety of small local companies in the industry, most of which specialized in the manufacture of individual machine types. The Marelli company

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Le origini Origins

Guglielmo Marconi (primo a destra) mentre inaugura con i principi di Inghilterra uno dei più grandi trasmettitori inglesi. Sotto, una delle frequenti spedizioni di macchine elettriche della Ercole Marelli per il porto di Genova, destinazione oltremare, 1916. Guglielmo Marconi (first on the right) inaugurating one of England’s largest transmitters with England’s princes. Below, one of many Ercole Marelli-manufactured electrical machines being delivered to the port in Genoa for export, 1916.

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fortemente nel mercato interno (favorita anche dalla produzione di un bene non di alto contenuto tecnologico e quindi non in concorrenza con i prodotti esteri), si accompagna un’efficace rete di distribuzione commerciale che le permette di far conoscere ed esportare i suoi beni al di fuori dell’Italia: Spagna, Brasile, Argentina, Francia, Gran Bretagna, Svizzera e Russia2. Tra il 1897 e il 1912 realizza all’estero circa il 60% del suo fatturato. Durante il primo conflitto mondiale si dedica anche alla produzione di magneti per aerei e, successivamente, affianca alla produzione in serie di materiali elettrici di taglia medio-piccola quella di macchinari di maggiori dimensioni tra cui trasformatori, generatori, elettromotrici,

was an exception to this rule. In 1891, Ercole Marelli founded a company that five years later began manufacturing fans and the electrical motors on which the fans were based, to an American design. Marelli’s efficient approach to organizing operations on the factory floor, which allowed the company to expand significantly on the domestic Italian market (thanks in part to its focus on manufacturing an item that was not high-tech, and therefore did not compete with highly competitive high-tech foreign companies), combined with an efficient sales distribution network that allowed the company to raise the profile of its products and export them beyond Italy to Spain, Brazil, Argentina, France, Great Britain, Switzerland and Russia.2 Between 1897 and 1912, Marelli generated roughly 60% of its turnover outside Italy. During the First World War the company began manufacturing magnets for airplanes. Subsequently, Marelli added the manufacture of larger machinery to its mediumand small-sized electrical material output, including transformers, generators, electrical motors, turboalternators and large pumps for hydroelectric and thermoelectric plants around the globe.


turboalternatori e grandi pompe destinati alle centrali idroelettriche e termoelettriche di tutto il mondo. Nel settore elettrotecnico è presente anche un’altra importante impresa meccanica e cantieristica genovese, l’Ansaldo3, che nel 1899 apre uno stabilimento per la produzione di elettromeccanismi navali e di altre apparecchiature destinate ai cantieri, soprattutto gru elettriche. Le difficoltà riscontrate nei primi anni di attività si trasformano pian piano in successi nel mercato interno, soprattutto grazie al “programma elettrosiderurgico valdostano” e nel 1920, forte delle esperienze acquisite con la costruzione di grandi macchinari per le centrali della Valle d’Aosta, l’Ansaldo si aggiudica alcune importanti commesse per la fornitura di grandi alternatori ai danni della Siemens e della AEG. Il contratto più importante, dal punto di vista economico, viene però stipulato proprio all’estero, con la centrale della Compañia General de Electricidad Industrial di Santiago del Cile. In questo settore operano anche le Officine Galileo che, a partire dal 1873, producono strumenti elettrici e di illuminazione; dal 1904 realizzano telemetri, strumenti per misure elettriche, congegni per la manovra di cannoni e di timoni e, soprattutto, unici in Italia, “proiettori di luce elettrica”. La Galileo avvia poi vari rapporti con imprese estere allo scopo di acquisire maggiori conoscenze tecnologiche. Nel 1910, ad esempio, stipula un’intesa con la Submarine Co. di Boston per la costruzione di apparecchi di segnalazione sottomarina con relativo acquisto di brevetti; nel 1911-12 fa un accordo con la Wireless Telegraph Co. Ltd (e con lo stesso Guglielmo Marconi) per la produzione nel campo della radiotelegrafia; nel 1915 instaura un rapporto di collaborazione con

The Ansaldo company of Genoa was another Italian company with a significant mechanics and building materials industry presence.3 In 1899, the company opened a factory to manufacture electrical devices for ships and other machinery for building sites, particularly electrical cranes. After an initially challenging period, the company achieved success on the domestic market, particularly as a result of its “Valle d’Aosta Electrical and Metal Production Programme”. Building on the experience acquired from manufacturing large-sized machinery for electricity plants in the Valle d’Aosta, in 1920 Ansaldo beat Siemens and AEG to win a number of major tenders to supply large alternators. The company won its most valuable contract outside Italy to build an electricity plant for the Compañia General de Electricidad Industrial in Santiago, Chile. Another Italian company in this field was Officine Galileo, which began manufacturing electrical and lighting instruments in 1873. In 1904, the company started to manufacture telemetry, electrical measurement instruments, and cannon and rudder-moving devices, as well as becoming Italy’s sole manufacturer of “electrical floodlights”. Galileo developed relations with companies outside Italy to acquire greater technological knowledge. In 1910, the company struck an agreement with the Submarine Co. of Boston to build submarine signalling devices, including the purchase of associated patents. In 1911-12, the company entered an agreement with the Wireless Telegraph Co. Ltd (and with Guglielmo Marconi) to start working in the radio telegraphy industry. In 1915, the company struck a partnership agreement with Weston America to manufacture electrical measurement instruments. Galileo filed a large number of patents and exported around the globe. By 1914, the company had sales agreements in Russia, Greece,

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la Weston America per la produzione in serie di strumenti elettrici di misura. Molti sono i brevetti che vengono registrati dalla Galileo, che possono così essere esportati in tutto il mondo. Nel 1914 la società ha contatti di vendita in Russia, Grecia, Svezia, Norvegia, Danimarca e Brasile. Tra le aziende che, pur non operando direttamente nel settore dell’elettrotecnica, si sono comunque occupate dei comparti ad esso connessi, un ruolo importante viene svolto dalla milanese Riva. Fondata nel 1889 dall’ingegnere Alberto Riva, l’azienda subisce in qualche modo la sua influenza verso i mercati stranieri. Egli è infatti rappresentante per l’Italia di aziende meccaniche estere, tra cui l’elvetica Socin & Wich di Basilea che fabbrica turbine idrauliche. Grazie alla collaborazione con l’ingegnere Ugo Monneret de Villard, esperto di turbine idrauliche, la società Riva-Monneret (rinominata in tal modo nel 1894) ottiene importanti risultati, acquistando notorietà anche a livello internazionale. Notevole, in proposito, la fornitura nel 1899 delle turbine per la centrale del Niagara della canadese Hamilton Electric Light & Cataract Power Co. Ltd. All’interno dei settori collegati all’elettrotecnica, particolare rilievo va riconosciuto anche a un’altra azienda milanese, la Pirelli. Costituita nel 1872 dall’ingegnere Giovan Battista Pirelli e operante nel settore della gomma, nel 1881 inizia a intraprendere, dietro pressioni del Genio militare, la produzione di cavo telegrafico isolato e di fili elettrici. Quattro anni più tardi ottiene dallo Stato italiano la

Turbina della società Costruzioni Meccaniche Riva utlizzata per l’impianto sul Niagara, 1900. A Costruzioni Meccaniche Riva turbine used for the Niagara power station, 1900.

Sweden, Norway, Denmark and Brazil. Without operating directly in the industry itself, the Riva company of Milan played a significant role in the electrical engineering industry. Established in 1889 by engineer Alberto Riva, the company reflected its founder’s focus on foreign markets prompted by the fact that Riva had formerly worked as the Italian representative for non-Italian mechanical companies including Swiss water turbine manufacturer Socin & Wich of Basle. After entering into partnership with water turbine expert Ugo Monneret, in 1894, the company changed its name to Riva-Monneret, and went on to achieve significant international success, the largest of which was its 1899 contract to supply turbines to the Niagara power station operated by the Hamilton Electric Light & Cataract Power Co. Ltd. of Canada. Another Milan-based company, Pirelli, was also a significant player in electrical engineeringrelated industries.13 Founded in 1872 by engineer Giovan Battista Pirelli to operate in the rubber industry after requests from the Italian military engineering corps, by 1881 the company began manufacturing insulated telegraphy cables and electric wires. Four years


Guglielmo Marconi, alla presenza dell’ammiraglio Aubry, esegue prove sulle stazioni radiotrasmittenti da campo a Tobruk. Guglielmo Marconi with Admiral Aubry testing field broadcasting stations in Tobruck.

commessa per la fabbricazione e la posa in opera di cavi telegrafici per collegare la rete nazionale a varie isole. Nel gennaio 1887, invece, in seguito al tragico episodio dell’eccidio di Dogali, la tremenda sconfitta subita dalle truppe del Regno d’Italia da parte delle forze abissine durante la prima fase di espansione italiana in Eritrea4, la Pirelli viene incaricata dal Parlamento di allacciare la linea telegrafica della penisola a quella sottomarina inglese che congiunge il Mar Rosso con il Mediterraneo, in modo da permettere le comunicazioni con i possedimenti africani. Il credito guadagnato sul campo consente all’azienda milanese di ottenere due importanti incarichi anche da parte del governo spagnolo: il collegamento tra la terraferma e le isole Baleari (111 chilometri di cavo tra Javea e Ibiza) nel 1888 e, due anni più tardi, la costruzione di tutta la rete fra la Spagna e il Marocco per una complessiva lunghezza di 615 chilometri vincendo anche la forte concorrenza delle fabbriche inglesi. A partire dal 1896 la Pirelli conosce un’ulteriore fase di crescita grazie alla produzione di cavi per le reti elettriche e telefoniche. Nello stesso anno ottiene una commessa uruguayana per la città di Montevideo, mentre significativo risulta l’affidamento dell’incarico da parte della Eastern Telegraph Co., al tempo la più grande società inglese nel mondo

later, the company won a commission from the Italian State to manufacture and lay telegraph cables to link up the national network with a number of Italian islands. In January 1887, in the wake of the Dogali massacre when Kingdom of Italy troops were soundly defeated by Abyssinian forces during Italy’s initial expansion into Eritrea,4 Pirelli was commissioned by the Italian parliament to connect the national telegraphy line with the English submarine line linking the Red Sea with the Mediterranean to enable communications with Italy’s African colonies. After successfully completing these jobs, the Milan-based company won two major commissions from the Spanish government: in 1888, the company connected the Spanish mainland and the Balearic Islands (111 km of cable between Javea and Ibiza); two years later, the company beat strong competition from English manufacturers to build the entire 615 km network between Spain and Morocco. Pirelli achieved another important landmark in its growth in 1896, when it began manufacturing cables for electrical and telephony networks. That same year, the company won a Uruguayan tender for the city of Montevideo. It also won a major commission from the Eastern Telegraph

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per le linee telegrafiche, per la riparazione di vari cavi nell’arcipelago greco e di altri di sua proprietà nello Stretto di Messina e in Spagna. Il potenziale competitivo dimostrato dalla Pirelli la portano a divenire una multinazionale e, all’inizio del Novecento, entra in funzione lo stabilimento in provincia di Barcellona (a Villanueva y Geltrù). La Eastern Telegraph Co. decide di affidare all’azienda milanese anche le riparazioni dei cavi Perim-Obok nel Mar Rosso e Aden-Bombay, mentre nel 1909 ottiene la commessa per i cavi destinati alla centrale elettrica della Ontario Power per il trasporto di energia dalle cascate del Niagara; nel 1911 partecipa con Brown Boveri e la Ditta Franco Tosi alla costituzione della Sociedad italo-argentina de electricidad5. Inoltre, nel 1914, in accordo con la General Electric Co. London, viene fondata la Pirelli General Cable Works Ltd. con stabilimento a Southampton. Nel 1920, infine, il gruppo consolida la propria struttura internazionale con la costituzione della holding Compagnie Internationale Pirelli, con sede prima a Bruxelles e poi a Basilea. Grazie a queste realtà industriali, seppur tra mille difficoltà e limiti, l’elettrotecnica italiana è in grado di soddisfare, alla vigilia del primo conflitto mondiale, una buona parte della domanda interna. Tuttavia, i prodotti ad alta tecnologia (quali generatori e trasformatori), che richiedono capacità di progettazione e realizzazioni possibili solo grazie a investimenti ingenti, sono costruiti quasi esclusivamente da aziende straniere (Tecnomasio e AEG Thomson-Houston in primis); le imprese italiane producono beni a contenuto tecnologico medio-basso, oppure operano in particolari nicchie di mercato. Il grosso dell’esportazione made in Italy è caratterizzato da fili e cavi elettrici; altri prodotti, come motori, generatori e trasformatori, iniziano ad essere venduti all’estero con una certa frequenza solo

Co. (at that time the largest English telegraph line company anywhere in the world) to repair its cables in the Greek archipelago, and cables owned by the company in the Messina Straits and Spain. Pirelli’s competitiveness turned the company into a multinational. By the start of the 20th century, it had opened a factory in the province of Barcelona (at Villanueva y Geltrù). The Eastern Telegraph Co. subsequently hired the company to repair its Perim-Obok cables in the Red Sea, and its AdenBombay cables. In 1909, Pirelli won a commission to build cables for the Ontario Power Station to carry electricity from Niagara Falls. In 1911, Pirelli teamed up with Brown Boveri and the Franco Tosi Company to establish the Sociedad ItaloArgentina de Electricidad.5 In 1914, in agreement with the General Electric Co. London, the company established the Pirelli General Cable Works Ltd. factory in Southampton. In 1920, the Group consolidated its international structure by setting up the Compagnie Internationale Pirelli. The new company was initially headquartered in Brussels, before moving to Basle. Despite many difficulties and limitations, by the outset of the First World War these Italian electrical engineering industrial companies were capable of satisfying a large proportion of Italy’s internal demand. Nevertheless, hightechnology products such as generators and transformers, which required significant investments for design and manufacture, were made exclusively by non-Italian companies (led by Tecnomasio and AEG Thomson-Houston). Italian companies solely produced medium-tolow-technology items, or operated in specific market niches. Italian-made exports consisted principally of electric wire and cable. Italy only began exporting other products such as motors, generators and transformers (to South


Veduta dell’officina principale “Pedro Mendoza” e, sotto, interno dell’officina di commutazione “Moreno” della Compagnia italo-argentina di elettricità, 1930. A view of the Compagnia italo-argentina di elettricità’s main “Pedro Mendoza” workshop and, below, inside the “Moreno” switching workshop, 1930.

negli anni immediatamente precedenti allo scoppio del conflitto e riguardano, soprattutto, il Sud America. Un salto di qualità avviene con la prima guerra mondiale grazie alla scomparsa della concorrenza tedesca e alle cospicue commesse di materiale bellico che favoriscono l’accumulo di capitali e investimenti, accrescendo la capacità produttiva delle imprese.

Il primo dopoguerra Il passaggio da un’economia di guerra a una di pace non si dimostra per nulla semplice per l’industria elettrica italiana che, in un primo momento, sembra non risentire della minore attività produttiva in risposta al costante aumento della domanda di energia degli anni precedenti. La situazione cambia radicalmente nei mesi successivi. La riduzione dei consumi conseguente alla crisi industriale, unita alla grave siccità subita dall’Italia nell’inverno 1920-1921, spinge il governo a prendere provvedimenti in funzione di un risparmio energetico. Tuttavia, a partire dal 1922, la crisi cede nuovamente il passo a una favorevole congiuntura economica con una ripresa della domanda interna che porta le società elettriche italiane ad adottare iniziative volte a creare le condizioni e gli strumenti operativi più idonei per far affluire verso questo settore tutte le risorse

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America) in the years leading up to the war. Everything changed with the First World War, which swept German competitors from the market and resulted in major orders for warrelated materials that facilitated the accumulation of capital and investments, and led to an increase in Italian companies’ production capacity.

The Inter-War Years The Italian electricity industry had a difficult time transitioning from a war economy to a peace economy. Although the industry initially did not seem to suffer from lower output as a result of


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economiche necessarie, rivolgendosi soprattutto all’estero. Questo periodo, del resto, si caratterizza proprio per il posizionamente dell’industria elettrica italiana in un ruolo di primo piano tra tutti i settori produttivi nazionali. Le vicende del primo conflitto mondiale contribuiscono infatti a ridefinire in modo sostanziale gli equilibri dell’economia della penisola: i grandi gruppi industriali della siderurgia e della metalmeccanica patiscono l’inevitabile interruzione delle commesse belliche, creando le condizioni per un cambiamento considerevole delle strategie produttive nazionali. Un esempio è caratterizzato dalla comparsa dello Stato imprenditore, contraddistinta soprattutto con la nascita dell’Iri nel 1933; l’azione governativa risale però al periodo dell’immediato primo dopoguerra, con il tentativo diretto di accedere, accanto alle industrie elettriche italiane, al mercato finanziario americano per ottenere investimenti in Italia.

constantly rising demand for energy in previous years, things were to change radically in the following months. Reduced consumption as a result of the industrial downturn, along with the severe drought that Italy suffered in the winter of 1920/21, prompted the government to adopt energy-saving measures. By 1922, this period of crisis gave way to an upturn in domestic demand. In order to take advantage of the positive climate, Italy’s electricity companies endeavoured to create conditions and optimal operating instruments to attract all of the resources that the industry needed, particularly from foreign sources. It was during this period that Italy’s electricity industry acquired its status as one of the country’s most promising. The relative importance of Italy’s industries changed substantially as a result of the First World War. Major iron and steel and metals engineering enterprises suffered from the inevitable contraction of war-related orders, paving the way for a significant change in the country’s production strategies. One major change was the State’s emergence as a business force, particularly following the foundation of IRI in 1933. However, the government began moving in this direction in the immediate aftermath of the war, when it joined Lettere di referenze di clienti esteri ricevute dalla ditta Antonello Orlandi produttrice di forni elettrici da pasticceria. Letters of reference from international clients received by the Antonello Orlandi company, a manufacturer of electric ovens for pastry making.


Pubblicità della CGS comparsa su “Le vie d’Italia e dell’America Latina”, maggio 1929.

La grande quantità di denaro disponibile a Wall Street è motivo di interesse di tutto il mondo economico europeo. In molti, non solo in Italia, cercano di ottenere finanziamenti attratti, oltre che dai tassi di interesse più bassi, anche da un numero considerevole di banchieri favorevolmente propensi a concludere buoni affari per i propri clienti. Il governo italiano, che già durante il conflitto avvia i primi contatti grazie alle iniziative del ministro del Tesoro, Francesco Saverio Nitti, alla fine della guerra decide di offrire il suo sostegno, almeno nella fase iniziale, alle trattative tra le imprese italiane del settore elettrico e il mercato dei capitali statunitensi. Figura chiave di questo periodo è l’ambasciatore italiano a Washington, Bernardo Attolico, che assumendo informazioni, mette in contatto diretto gli imprenditori della penisola con le banche americane. Un volta stabiliti i primi rapporti diretti, l’intervento del governo si configura sotto forma di incentivi fiscali per i prestiti esteri (1922) e per i redditi da capitale per favorire l’afflusso di valuta (1923). Nel 1925 Roma decide invece di agire direttamente, dapprima mediante il progetto di costituzione dell’Italian American Public Service, una società di intermediazione tra finanza americana e industria elettrica italiana, in secondo luogo assumendosi l’onere di creare l’Istituto di credito per le imprese di pubblica utilità (Icipu) allo scopo di favorire il deflusso di risorse verso il settore elettrico e per fare da garante per i prestiti sul mercato statunitense a favore delle aziende italiane.

Advertising by CGS in “Le vie d’Italia e dell’America Latina”, May 1929.

forces with Italy’s electricity companies in an attempt to tap21 the American finance market and source investments for Italy. All of Europe’s economies were attracted by the incredible amount of money available on Wall Street. Many countries – not just Italy – sought to obtain funding, attracted by low interest rates and a considerable number of bankers keen on striking deals on behalf of their clients. After initiating contacts during the war through the offices of Treasury Minister Francesco Saverio Nitti, after the war the Italian government decided to offer its support, at least initially, to negotiations between Italian electricity industry companies and the US capital markets. Italy’s ambassador to Washington, Bernardo Attolico, was a key figure in this process, gathering information and fostering direct contacts between Italy’s electricity entrepreneurs and US banks. Once direct contact had been established, the Italian government intervened by offering tax breaks for foreign loans (1922) and for capital gains in order to boost the influx of money (1923). In 1925, the government decided to take direct action, first by setting up the Italian American Public Service (a company established to act as an intermediary between American finance and the Italian electricity industry), and then by funding the establishment of the Credit Institute for Companies of Public Utility (ICIPU – Istituto di Credito per le Imprese di Pubblica

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Le collaborazioni italo-americane degli anni Venti

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Il primo tentativo messo in atto dagli americani è quello capitanato da René Lepestre, un personaggio collegato all’ambiente degli elettromeccanici e soprattutto alla Westinghouse, che entra in contatto con diversi gruppi elettrici italiani proponendosi come il punto di riferimento di un fantomatico sindacato statunitense. Il progetto viene però bloccato per via delle valutazioni negative su Lepestre in possesso delle banche americane, rese note in Italia proprio grazie al lavoro di Attolico. Decisamente più fortunati si sono invece rivelati i rapporti stabiliti dalla delegazione italiana alla Conferenza internazionale per il commercio, tenutasi il 22 ottobre 1919 ad Atlantic City, a cui partecipano oltre quaranta fra i più importanti istituti finanziari statunitensi. Capeggiata sempre da Bernardo Attolico, la rappresentanza italiana si rende conto delle difficoltà nell’ottenere prestiti diretti e della forte sfiducia esistente nei confronti dell’Italia, soprattutto per via dell’instabilità

Utilità) to facilitate the inflow of resources into the electricity industry, and to act as a guarantor for loans sourced on the US market for Italian companies.

Italo-American Partnerships in the Nineteen Twenties The first attempt to set up a partnership with America was led by a man called René Lepestre, who had links to the electrical engineering industry and, above all with Westinghouse. Lepestre contacted a number of Italian electricity industry enterprises as a broker for a putative US syndicate. The project came to nothing as a result of the American banks’ negative opinions of Lepestre, which Attolico made public in Italy. Contacts initiated by the Italian delegation to the Atlantic City International Trade Conference on 22 October 1919 were to prove far more successful. The Conference attracted more than forty of America’s biggest financial institutions. Led once again by Attolico, the Italian delegation soon became aware of the obstacles standing in the way of obtaining direct loans, and a distinct lack of faith towards Lettera autografa di Maurizio Capuano, amministratore delegato della Società Meridionale di Elettricità, inviata alla Société Anonyme Westinghouse, 1904. A letter signed by Maurizio Capuano, Managing Director of the Società Meridionale di Elettricità, sent to Société Anonyme Westinghouse, 1904.


Giuseppe Volpi, presidente e amministratore delegato della Sade. Giuseppe Volpi, Chairman and Managing Director of Sade.

politica. In questo scenario risulta fondamentale l’intuizione di Giuseppe Volpi6, presidente della Sade, sull’opportunità dei gruppi idroelettrici italiani di unirsi per discutere, da una posizione più forte e di parità, con gli investitori americani potenzialmente interessati al mercato della penisola. Da questa percezione nasce, nel giugno 1920, la Compagnia italo-americana di elettricità, con un capitale di un milione di lire sottoscritto da tutte le maggiori imprese del settore tra cui Sade, Edison, Sme, Ligure-Toscana e Sip. Nel 1921, ad esempio, la nuova Compagnia organizza un viaggio tecnico-conoscitivo negli Stati Uniti per prendere contatto con le aziende di elettricità non ottenendo tuttavia risultati di rilievo. Giuseppe Volpi, dunque, prima e più di altri mostra interesse per il mercato finanziario americano, rendendosi conto della sua importanza per gli sviluppi del settore elettrico italiano. Grazie ai suoi incarichi istituzionali cerca di convincere le banche statunitensi e il governo di Washington ad assicurare all’industria elettrica italiana consistenti prestiti a lunga scadenza per il potenziamento delle attività. Se nel 1923-1924 questi tentativi si rivelano fallimentari, con la messa in liquidazione della Compagnia italoamericana di elettricità e il sostanziale immobilismo dell’Icipu (attuato proprio da Volpi con la guida effettiva di Alberto Beneduce), in qualità di ministro delle Finanze, Volpi conclude un accordo favorevole con gli Stati Uniti sul regolamento dei debiti di guerra. In conseguenza di ciò, un sindacato di banche capeggiato dalla Morgan & Company di New York, concede un importante prestito di stabilizzazione al governo italiano, aprendo così la strada alle imprese industriali italiane ad altri investimenti simili, soprattutto nel settore dell’industria elettrica e con la Sade in prima fila.

Italy, mainly as a result of its political instability. Giuseppe Volpi,6 Chairman of SADE, had the bright idea of getting Italy’s hydroelectric groups to join forces and present a stronger position, on an equal footing with US investors potentially interested in the Italian market. This insight led to the establishment – in June 1920 – of the Italo American Electricity Company with share capital of 1 million lire, in which all of the major Italian industry companies took a stake (including SADE, Edison, SME, Ligure-Toscana and SIP). In 1921, the company organized a technical/factfinding mission to electricity companies in the United States. The trip did not achieve any significant results. Giuseppe Volpi was the first man to show significant interest in the US financial markets. He realized how important these markets could be to the development of Italy’s electricity industry. Volpi took advantage of his government position to try and persuade the US banks and the government in Washington to make large, longterm loans to Italy’s electricity industry in order to boost its operations. His attempts met with failure in 1923 and 1924. After the Italo American Electricity Company was wound up, and ICIPU (which had been implemented by

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I contatti con il mercato americano non si esauriscono con queste iniziative; anche prima del 1925 sono infatti molti i tentativi con lo stesso fine. Nel 1921, ad esempio, si raggiunge un accordo di massima tra la General Electric, la Sip, l’Adriatica e l’Adamello che prevede cospicui investimenti nel settore elettrico italiano; tuttavia, le richieste del gruppo statunitense vengono al momento giudicate troppo vincolanti. Il progetto viene ripreso l’anno successivo da Giuseppe Toeplitz della Banca Commerciale Italiana, vero promotore del piano assieme a Gian Giacomo Ponti7 della Sip, prevedendo la costituzione di due società finanziarie d’intermediazione: la London Italian Power (LIP) e l’American Italian Power (AIP). Anche in questo caso, però, le resistenze alla conclusione dell’affare si rivelano decisive per il suo fallimento definitivo. 50

Un’altra personalità di spicco durante queste fasi di contatto con il mercato statunitense è Giacinto Motta8, probabilmente il più importante managerimprenditore dell’industria elettrica italiana del XX secolo. Già nel 1919 Motta, direttore generale della Edison, crea le condizioni per la costituzione di una Società italo-americana di forze idrauliche, con la partecipazione di un importante gruppo statunitense (molto probabilmente la National City Bank) e dei principali amici azionisti italiani (le banche Sconto, Feltrinelli e Zaccaria Pisa). Il progetto non decolla per una serie di cause riconducibili sia a fattori interni (tra cui le difficoltà della Banca di Sconto), che a questioni di carattere internazionale (soprattutto per le notevoli divergenze che si profilano tra le due delegazioni – italiana e statunitense – alla Conferenza di pace di Parigi). Giacinto Motta partecipa direttamente, insieme a Giuseppe Volpi, alla creazione della Compagnia italo-americana ma rispetto a quest’ultimo rimane molto scettico

Volpi, though the organization was actually led by Alberto Beneduce) failed to make much headway, as Minister of Finance he struck a favourable agreement with the United States regarding the settlement of war debts. In the wake of this, a syndicate of US banks led by Morgan & Company of New York granted a major stabilization loan to the Italian government, paving the way for similar investments to Italian industrial companies, particularly in the electricity industry, starting of course with SADE. Contacts with the US market did not end there; prior to 1925, a number of other unsuccessful attempts had been made. In 1921, a framework agreement was reached between General Electric, SIP, Adriatica and Adamello for significant investments in Italy’s electricity industry. However, when it came to signature the demands made by the US group were considered to be excessively onerous. The same project was put forward the following year by Giuseppe Toeplitz from the Banca Commerciale Italiana – the true promoter of the plan, along with Gian Giacomo Ponti7 of the SIP company – via the establishment of two intermediary finance companies: London Italian Power (LIP) and American Italian Power (AIP). Once again, the deal was scuppered by insurmountable resistance to its completion. Another leading Italian figure during these contacts with the US market, Giacinto Motta,8 was defined by Luciano Segreto as the most important Italian electricity industry manager of the 20th century. As early as 1919, when he was general manager of Edison, he did the groundwork to set up an Italo American hydro power company, bringing together a major US concern (in all likelihood the National City Bank) and leading Italian shareholder friends (the


Articolo con la notizia della consegna a Guglielmo Marconi della medaglia d’oro John Fritz destinata a coloro che eccellevano nella scienza o nell’industria, tratto da “L’Elettrotecnica”, agosto 1922. An article about Guglielmo Marconi being awarded the John Fritz Gold medal for people who excel in science or industry, from “L’Elettrotecnica”, August 1922.

sulla possibilità di attingere al mercato internazionale dei capitali. In effetti lo scenario inizia a subire modifiche importanti solo grazie alle novità introdotte dal governo italiano nel dicembre 1922 per facilitare l’afflusso di finanziamenti esteri. Mussolini, appena nominato a capo dell’esecutivo, e soprattutto il ministro delle Finanze, Alberto De’ Stefani, si adoperano per facilitare i contatti tra gli operatori economici italiani e gli ambienti finanziari statunitensi. Fondamentale in questo senso è il ruolo svolto dalla dirigenza della Edison, con Giacinto Motta tra i protagonisti delle forti pressioni esercitate sulle istituzioni governative, sostenute ufficialmente dall’Aeie. Il gabinetto italiano interviene nello specifico sia con misure fiscali di apertura verso l’afflusso di capitali, che con l’azione dell’ambasciatore italiano a Washington, Gelasio Caetani, e del suo consulente finanziario G. Jung. Dopo alcuni mesi di studio, il primo vero contatto con il mercato Usa è proprio della Edison con l’Italian Power Company, una società finanziaria americana fondata nel 1923 con diverse società industriali del settore elettrico ed

Sconto, Feltrinelli and Zaccaria Pisa banks). The project failed to take off for a number of reasons, both internal (notably, difficulties with the Banca di Sconto) and external international issues (significant differences of opinion between the Italian and US delegations at the Paris Peace Conference). Motta worked with Giuseppe Volpi to found the Italo American Company, although he always remained far more sceptical about the chance of raising funds on international capital markets. The situation only began to change significantly after the Italian government altered its policy in December 1922 and began to foster inwards foreign funding. As soon as he was appointed the head of government, Mussolini and, more significantly, Minister of Finance Alberto De’ Stefani took steps to develop contacts between Italian enterprises and US financial players. Senior management at Edison played a key role: Giacinto Motta took a leading position and exercised strong pressure on government bodies, supported officially by the AEIE. The Italian Cabinet responded by passing tax breaks to attract capital, and instructed the Italian ambassador in Washington, Gelasio Caetani, and his financial adviser G. Jung, to redouble their efforts. After a few months of groundwork, the first real contact with the US market saw Edison linking up with the Italian Power Company, an American financial company established in 1923 whose shareholders included a number of electricity and electrical engineering industry companies (General Electric among them). Giacinto Motta managed to overcome the previous stumbling blocks and land a

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elettromeccanico tra gli azionisti (tra cui la General Electric). Superando le perplessità espresse, Motta riesce a ottenere un prestito di 2.650.000 dollari. L’importanza di questo accordo non risiede tanto nell’importo, seppure notevole, ma nel fatto che rappresenta il primo vero contatto con il mercato finanziario di New York. La Edison svolge così la parte da protagonista per l’ottenimento di investimenti americani, a cui seguono una serie di singole iniziative delle imprese italiane del settore elettrico, abbandonando definitivamente il sogno di un’organizzazione unitaria che il progetto della Compagnia italoamericana di elettricità si proponeva di fare. Molti di questi tentativi non ottengono tuttavia successo per una serie di motivazioni. Lo scenario inizia a modificarsi parzialmente con la nomina di Giuseppe Volpi a ministro delle Finanze e con il già citato accordo con gli Stati Uniti del novembre 1925 sulla questione dei debiti di guerra. La risoluzione di questo problema, che aveva condizionato molto gli insuccessi degli anni precedenti, è considerata dall’amministrazione statunitense quale condizione preliminare a ogni possibile esportazione di capitali. In questi anni, grazie anche ad altre iniziative del governo italiano volte a favorire i prestiti sul mercato americano, i rapporti economici tra l’Italia e gli Stati Uniti in ambito industriale e finanziario risultano infatti molteplici.

Le conferenze internazionali sull’energia Dopo la prima guerra mondiale nasce una nuova consapevolezza universale sull’importanza del settore dell’industria elettrica. Agli anni che Luciano Segreto definisce «degli entusiasmi

loan of US$2,650,000. This deal proved to be less significant in terms of the actual amount of funding (which was nevertheless large), but for the fact that it represented the first real contact with the New York finance market. The Edison company acted as a trailblazer for attracting US investment. It was followed by a series of individual initiatives from Italian electricity industry companies, which proved to be the final nail in the coffin of the dream of an industry-wide approach – the underlying idea behind the Italo American Electricity Company. These attempts failed for a number of different reasons. The situation began to change when Giuseppe Volpi was appointed Minister of Finance, and the above-mentioned agreement on war debt was signed with the United States in November 1925. Resolution of these issues had been considered by the US administration as a pre-condition for any export of capital. These and a host of other initiatives by the Italian government to encourage loans on the American market improved economic relations between Italy and the United States in both industry and finance.

International Conferences on Power Universal awareness of the importance of the electricity industry gained ground after the First World War. The years that Luciano Segreto defined as “those of pioneering enthusiasm by the leaders of the first wave of electrification and emulation, initially between cities, then between countries”9 were followed by a period of international cooperation generated by difficulties in sourcing carbon-based fuels, which occurred for the first time during the First World War.


pioneristici dei protagonisti della prima ondata di elettrificazione e dell’emulazione, prima tra le varie città e poi tra i vari paesi»9, segue infatti una stagione di sviluppo per così dire condiviso a livello internazionale che nasce dalle difficoltà di approvvigionamento carbonifero incontrate per la prima volta durante il conflitto mondiale dai belligeranti, che decidono così di adottare una serie di provvedimenti per congelare le risorse esistenti e per favorire lo sviluppo di fonti alternative. Non si può chiaramente parlare di avvio delle prime politiche energetiche, ma le scelte fatte in questo settore non vengono

Nations involved in the war adopted a series of provisions to freeze existing resources in order to foster the development of alternative sources of fuel. Although not strictly appropriate to talk of the first energy policies, strategies adopted at this time were not cast aside after hostilities ceased. Indeed, they prompted a desire for greater co-operation between nations, starting in Europe, where a number of nations sought to strongly diversify their sources of energy. This required investments to develop alternatives to coal, whether they be fossil fuels or, more significantly, the exploitation of hydroelectric resources.

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Gruppo di delegati della Commissione Elettrotecnica Internazionale alla Conferenza di Ginevra, 1922. A group of International Electrotechnical Commission delegates at the Geneva Conference, 1922.


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abbandonate all’indomani della fine delle ostilità ma fanno nascere la necessità di una maggiore cooperazione fra i vari paesi, a partire da quelli europei. Il punto di partenza è il bisogno condiviso di una forte diversificazione delle fonti energetiche, con investimenti nello sviluppo di alternative al carbone come i combustibili fossili e, soprattutto, nello sfruttamento delle risorse idroelettriche. I protagonisti assoluti di questa nuova fase sono, in Europa come negli Stati Uniti, proprio alcuni grandi industriali del settore elettrico che, grazie alle conoscenze tecniche possedute, possono concorrere a risolvere, assieme alla politica, i problemi economici e industriali sorti con il primo conflitto mondiale. Una dimostrazione di ciò è la grande partecipazione di personaggi appartenenti a questa industria in alcuni ruoli chiave delle istituzioni politiche. Nella Repubblica di Weimar ad esempio, Walter Rathenau, presidente della Allgemeine Elektrizitäts-Gesellschaft (AEG), viene nominato ministro degli Esteri e nel 1923, Owen D. Young, presidente della General Electric Company, viene chiamato a far parte del comitato di esperti internazionali incaricato di studiare il problema del pagamento delle riparazioni di guerra della Germania. Il primo passo è la decisione di divulgare e condividere le conoscenze tecniche possedute. La libera circolazione delle informazioni viene vista come la strada maestra per evitare il ripetersi degli errori passati e per costruire una cooperazione in grado di far progredire l’ingegneria mondiale. In questo quadro nasce in Francia, nel marzo 1921, l’International Council on Large Electric Systems (CIGRE), un’associazione internazionale il cui scopo principale è la promozione e la diffusione della cultura tecnologica nel campo della generazione

In Europe and the United States, a number of major electricity industry companies acted as prime movers. Drawing on their expertise, they worked alongside politicians and resolved the economic and industrial problems generated by the First World War. Proof of this was the significant participation of electricity industry figures in a number of key political and institutional roles. For instance, in the Weimar Republic, Walter Rathenau, the Chairman of Allgemeine Elektrizitäts-Gesellschaft (AEG), was named Foreign Minister; in 1923, Owen D. Young, Chairman of the General Electric Company, was invited to sit on the committee of international experts commissioned to study issues surrounding German war reparation payments.44 The first step was the decision to disseminate and share existing technical knowledge. The free circulation of information was considered the best way of avoiding the repetition of past errors, and of building a spirit of cooperation that would propel world engineering forwards. As part of this approach, the International Council on Large Electric Systems (CIGRE) was established in France in March 1921. CIGRE was an international association set up to promote and disseminate technological culture in high-voltage electricity generation and distribution.45 Over the years, the Association’s biannual sessions became an opportunity for the world’s electricity industry to meet, compare notes, and discover and disseminate technical advances, bringing the most eminent specialists from each nation into contact. Association members consisted of individuals and companies, rather than a federation of States. Three hundred and eleven delegates (either active members or accompanying parties) from twelve different


Relazione presentata da Emirico Vismara alla Conferenza Mondiale sull’Energia a Londra, 1924. Sotto, un grafico illustrativo della relazione. Report presented by Emirico Vismara to the World Conference on Power, London, 1924. Below, an illustrative graph from the report.

e della distribuzione dell’elettricità ad alta tensione. Le sue sessioni biennali diventano, nel corso degli anni, il momento di confronto periodico di tutto il mondo elettrico mondiale, consentendo così di diffondere i progressi della tecnica e mettendo in contatto gli specialisti più eminenti di ciascun paese. È un’organizzazione di persone fisiche e giuridiche, non dunque una federazione di Stati, che già nella prima riunione di Parigi vede la partecipazione di ben 311 membri (tra quelli attivi e gli accompagnatori), provenienti da dodici nazioni differenti10. La seconda e più intensa Conferenza internazionale, dedicata allo studio dei problemi relativi alle reti ad altissima tensione, tenutasi a Parigi dal 26 novembre al 1° dicembre del 1923, secondo il giudizio della redazione de “L’Elettrotecnica” – il giornale dell’Associazione Elettrotecnica Italiana – «ha avuto un grande successo dal punto di vista del concorso ed una indubbia utilità indiretta, per aver posto in contatto, per alcuni giorni, elettrotecnici eminenti di differenti paesi e per aver dato occasione a molti di essi di considerare questioni e problemi di cui probabilmente, nonostante la grande diffusione della stampa tecnica, non avrebbero potuto conoscere od apprezzare l’importanza»11. Nel 1922, invece, la British Electrical and Allied Manufacturers’ Association (BEAMA), dietro iniziativa del suo presidente Daniel Nicol Dunlop, avanza la proposta di organizzare a Londra, nel 1924, la prima Conferenza mondiale sull’energia. L’obiettivo è quello di riunire periodicamente tecnici, industriali e scienziati di tutto il mondo

nations attended the first session in Paris.10 A second – and more intense – International Conference was held in 1923. On the agenda this time was research into issues associated with extremely high voltage networks. In its editorial, the Italian Electrotechnical Association’s newsletter “L’Elettrotecnica” described the Paris conference between 26 November and 1 December as “a great success for its competition, and of undoubted indirect benefit for having assembled eminent electrotechnical engineers from different countries for a few days, providing an opportunity for many of them to mull over issues and problems that in all likelihood, despite the widespread availability of technical publications, they would not otherwise have been able to find out about or appreciate their importance.”11 Acting on a suggestion by its then Chairman Daniel Nicol Dunlop, in 1922 the British Electrical and Allied Manufacturers’ Association (BEAMA) proposed holding the first World Conference on Power in London during 1924. The Association was keen to assemble engineers, industrialists and scientists from all over the world on a regular basis to examine and debate general and

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per esaminare e discutere i problemi generali e particolari, specie quelli di carattere tecnico ed economico, ma anche legale, relativi alla produzione e all’utilizzazione dell’energia, comunque prodotta, in modo da portare un efficace contributo allo sviluppo e al perfezionamento delle sue varie utilizzazioni possibili, sia nell’interesse delle singole nazioni che in quello generale dei diversi paesi del mondo. L’incontro si tiene dal 30 giugno al 12 luglio, in occasione dell’Esposizione dell’impero britannico, ed ottiene un grande apprezzamento. Vi partecipano quasi duemila ingegneri provenienti da diverse parti del mondo: Europa, Stati Uniti, Sud America, Giappone, colonie inglesi. Si discutono ben 335 relazioni, la maggior parte delle quali, nonostante i propositi di includere tutte le forme energetiche, si concentrano sul settore elettrico e, in particolare, sull’idroelettrico. Per quanto concerne l’Italia, ad esempio, l’ingegnere Emirico Vismara, fondatore nel 1907 della Società della Sicilia Orientale (SESO), trasformata dopo il primo conflitto mondiale in Società Generale Elettrica della Sicilia (SGES), presenta un rapporto dal titolo “Hydroelectric Plants in Italy and their Contribution to National Economy” in cui illustra i risultati ottenuti dall’Italia in questo settore per lo sfruttamento delle risorse idrologiche esistenti. Anzi, secondo l’interpretazione di Vismara, la tecnica idroelettrica sarebbe nata proprio in Italia perché, sebbene i primi

specific issues, particularly technical, economic (and legal) issues regarding the generation and use of power generated in whatever way, in order to make an effective contribution to the development and enhancement of the various potential ways power could be used, in the interest of individual nations and overarching worldwide interest. The event ran between 30 June and 12 July, under the auspices of the British Empire Exposition. It was a great success, attracting close to two thousand engineers from all over the world: Europe, the United States, South America, Japan and the British colonies. A total of 335 papers were debated. Despite an initial intention to cover all forms of power, the majority of these papers focused on the electricity industry, and, in particular, on hydroelectricity. Italian delegates included engineer Emirico Vismara – founder in 1907 of the Società della Sicilia Orientale (SESO), which after the First World War was reincorporated as the Società Generale Elettrica della Sicilia (SGES). Vismara presented a paper entitled Hydroelectric Plants in Italy and their contribution to National Economy, in which he illustrated Italy’s results in exploiting existing hydrological resources. According to Vismara, hydroelectric techniques were developed in Italy first of all. Although it is

Annuncio di pubblicazione dei Verbali della prima Conferenza Mondiale sull’Energia, 1924. Notice announcing publication of the minutes from the first World Conference on Power, 1924.


esperimenti nell’utilizzare la forza dell’acqua per generare elettricità si svolgano contemporaneamente anche in Svizzera e in Germania, è nella penisola che nasce l’idea di trasmettere quantità considerevoli di questa energia a grandi distanze dai luoghi di produzione come accade per l’impianto di Tivoli che collega Roma (26 km), oppure quello di Paderno per Milano (32 km)12. Anche gli interventi del professore Giulio De Marchi, seppure generali sulla disponibilità e sull’utilizzazione delle energie del paese, si concentrano in particolar modo sullo stato dello sfruttamento delle risorse idriche13. L’Italia, inoltre, al pari di altri dieci paesi, si presenta all’appuntamento di Londra creando un comitato nazionale il cui presidente è il professore Orso Mario Corbino, senatore del Regno e presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Una delle raccomandazioni decise durante questa prima Conferenza mondiale sull’energia riguarda proprio l’invito a creare degli organi statali in vista dell’istituzione di una struttura permanente a livello internazionale. Quest’ultima ipotesi viene però accantonata nell’agosto del 1925 da parte del comitato esecutivo internazionale, rappresentato per l’Italia da Guido Semenza, al fine di preservare la natura specifica della conferenza ed evitare di confonderla tra le numerose organizzazioni esistenti; si decide invece di fissare un secondo incontro internazionale sull’energia, da tenersi nel 1930, e di procedere nel frattempo con alcune sessioni speciali dedicate a singoli argomenti. Nell’estate del 1926 si svolge infatti a Basilea un meeting incentrato sugli scambi di energia tra i vari paesi, sulle relazioni tra idroelettricità e termoelettricità e sull’elettrificazione dell’agricoltura e delle ferrovie. Nel ’29, a Barcellona, si discute invece dello sfruttamento

true that the earliest experiments in using the strength of water to generate electricity took place around the same time in Italy, Switzerland and Germany, it was in Italy that the idea first emerged of transporting large amounts of this power significant distances from where it was generated: a power station in Tivoli was linked to Rome (26 km away), and a plant at Paderno with Milan (32 km away).12 Professor Giulio De Marchi’s more general paper on the availability and use of power in Italy focused in particular on the exploitation of hydro resources.13 As did the other ten participating nations, Italy set up a national committee for the London event. The Italian committee was chaired by Prof. Orso Mario Corbino, a Senator of the Kingdom and Chairman of the Superior Public Works Council.51 One of the recommendations made during the first World Conference on Power was to set up national bodies prior to establishing a permanent international body. However, in August 1925, the international executive committee, on which Guido Semenza sat for Italy, resolved not to pursue this objective. The decision was taken to preserve the specific nature of the conference, and to avoid confusion with the large number of existing organizations. A resolution was taken to hold a second international conference on power in 1930, and in the meantime to organize a number of special sessions dedicated to specific issues.52 A meeting was held in Basle in the summer of 1926 to discuss power transfers between different nations, relationships between hydroelectricity and thermal electricity, and electrification of agriculture and the railways. A meeting held in Barcelona in 1929 debated how to fully exploit water;53 that autumn, the first session of the International Conference on Power took place in Japan, in concomitance with a world engineering event in Tokyo.

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integrale delle acque, mentre nell’autunno dello stesso anno si svolge in Giappone la prima sessione della seconda Conferenza internazionale dell’energia, in concomitanza con il raduno mondiale dell’ingegneria di Tokyo. Tuttavia, le occasioni di confronto tra i vari Stati sulle questioni energetiche prima dell’importante incontro del 1930 sono diverse: dal 16 al 23 aprile 1925, ad esempio, si tiene all’Aia la riunione dei Comitati di studio della Commissione Elettrotecnica Internazionale presieduta in quel momento proprio dall’ingegnere italiano Guido Semenza, a cui partecipano, oltre all’Italia, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Norvegia, Olanda, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Svizzera14. Dal 16 al 25 giugno dello stesso anno si svolge a Parigi la terza sessione della Conferenza internazionale delle grandi reti elettriche ad alta tensione, con la delegazione italiana fra le più numerose e più attive per quanto concerne la presentazione di rapporti e la partecipazione alle discussioni15. Nel 1926 ha luogo a Roma il primo simposio dell’Unione internazionale dei produttori e distributori di energia elettrica (Unipede), nata per fornire uno strumento informativo a tutte le imprese operanti nel settore. Sotto la direzione di Gian Giacomo Ponti, presidente dell’Aeie e amministratore delegato della Sip, vi partecipano i delegati delle imprese elettriche di Italia, Francia, Belgio, Jugoslavia e Polonia. Le sue sessioni biennali diventano uno dei momenti più importanti di scambio di informazioni per il settore elettrico, al punto che l’Unipede riesce a dotarsi di una struttura permanente, con sede a Parigi, con il compito di raccogliere e diffondere tutte le notizie ritenute interessanti per i soci. Il secondo congresso dell’associazione si tiene a Parigi dal 5 al 10 luglio del 1928 e istituzionalizza in un certo

Before the major 1930 meeting, various nations had a number of opportunities to discuss powerrelated issues. One such opportunity was between 16 and 23 April 1925 at the International Electrotechnical Commission’s research committee meeting in the Hague, chaired by Italian engineer Guido Semenza, and attended by Italy, Belgium, Canada, Denmark, France, Great Britain, Holland, Norway, Spain, Sweden, Switzerland, and the United States.14 Between 16 and 25 June 1925, the third session of the International Conference on Major High-Voltage Electrical Systems was held in Paris. The Italian delegation was one of the most numerous and most active in presenting papers and taking part in debate.15 In 1926, an inaugural symposium was held in Rome by the International Union of Electrical Power Generators and Distributors (Unipede), which was established to foster the exchange of information between all industry companies. Chaired by Gian Giacomo Ponti (Chairman of the AEIE and Managing Director of SIP), the symposium was attended by delegates from electricity companies in Italy, France, Belgium, Yugoslavia and Poland. The organization’s biannual sessions provided an opportunity for the electricity industry to share important information, and led to Unipede adopting a permanent office, based in Paris, where it gathered and disseminated information on all developments considered to be of interest to its members. The Association held its second Congress in Paris between 5 and 10 July 1928, demonstrating its importance by attracting delegates from fifteen nations: Belgium, Czechoslovakia, Denmark, France, Great Britain, Italy, Japan, Netherlands, Poland, Romania, Russia, Spain, Switzerland, Tunisia and the United States.16 More than five hundred delegates attended the third symposium in Brussels, held between 4 and 14 September


Due momenti del primo Congresso Unipede a Roma, 1926. Two moments from the first Unipede Congress in Rome, 1926.

qual modo la sua importanza; vi partecipano ben 15 nazioni: Belgio, Cecoslovacchia, Danimarca, Francia, Giappone, Gran Bretagna, Italia Olanda, Polonia, Romania, Russia, Spagna, Stati Uniti, Svizzera e Tunisia16. Al terzo simposio, infine, tenutosi a Bruxelles dal 4 al 14 settembre 1930, il numero dei partecipanti supera i 500, con la rappresentanza italiana, capeggiata da Giacinto Motta della Edison, terza per numero17. Lo svolgimento del primo simposio Unipede a Roma dimostra il peso di cui l’Italia gode nel mondo in questo settore e il comitato esecutivo internazionale della Conferenza mondiale sull’energia decide, nel 1925, che anche l’importante summit del 1930 si dovrà tenere nella capitale italiana. Tuttavia, circostanze poco chiare determinano un cambio di programma: l’evento si svolge invece a Berlino dal 16 al 25 giugno; probabilmente questa modifica è connessa proprio alla decisione di tenere il primo congresso Unipede a Roma, dando così maggiori argomenti a favore dei sostenitori della scelta tedesca, o deriva piuttosto da motivazioni geopolitiche. Questo quadro non cambia però il ruolo primario detenuto dall’Italia nel settore energetico internazionale. Tra gli studi presentati durante la già citata riunione sezionale di Tokyo, a cui partecipano oltre 1.300 membri, in vista del secondo incontro plenario della Conferenza mondiale di Berlino, uno dei più interessanti riguarda infatti quello del principe di Trevignano Piero Ginori Conti18, presidente e amministratore delegato della Società Boracifera di Larderello, famosa in tutto il mondo per i notevoli risultati ottenuti mediante lo sfruttamento termodinamico del vapore naturale dei soffioni per la produzione di energia elettrica. Forte della sua lunga esperienza personale, Ginori Conti presenta ufficialmente al mondo i risultati brillanti ottenuti in Toscana, suscitando grande interesse tra i

1930. The Italian delegation – the third largest – was led by Giacinto Motta of Edison.17 Italy’s importance in the field was demonstrated by the decision to hold the first Unipede symposium in Rome in 1930 – a decision taken by the International Executive Committee at the World Conference on Power in 1925. However, as a result of behind-the-scenes wheeling and dealing, the original plan changed, and the event was held in Berlin between 16 and 25 June 1930. In all likelihood the change of plans was linked to the decision to hold the first Unipede Congress in Rome, which gave more ammunition to supporters of the German capital; alternately, it may have been the result of geopolitical reasons. However, it did nothing to alter Italy’s leading role in the international energy panorama. At the previously-mention Tokyo event, attended by more than 1,300 members in the run-up to the second plenary session of the World Conference in Berlin, one of the most interesting papers of all was given by the Prince of Trevignano, Piero Ginori Conti,18 Chairman and Managing Director

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delegati dell’Estremo Oriente, soprattutto del Giappone e dell’isola di Giava19. Durante l’appuntamento di Berlino, invece, accanto ad alcuni problemi tecnici relativi alla produzione, vengono trattate in modo particolare anche numerose questioni tecniche ed economiche inerenti i diversi modi di utilizzo dell’energia, la cooperazione razionale dei vari tipi di impianti e gli scambi internazionali dell’elettricità. Vi partecipano quasi 4.000 delegati di 48 paesi, di cui 65 italiani20; le relazioni presentate sono oltre 400, mentre la conferenza stessa, a dimostrazione ulteriore della sua imponenza, viene suddivisa in 34 sezioni. La rappresentanze di Germania e Stati Uniti presentano il numero maggiore di memorie, seguite da quelle di Gran Bretagna e Austria; l’Italia, al settimo posto per quantità di relazioni, ne espone diciassette suddivise per argomento in quattro gruppi21. Le discussioni si svolgono in un clima molto cordiale e cooperativo, concentrandosi anche sugli studi più avveniristici presentati da Albert Einstein e Arthur S. Eddington sui possibili sviluppi dell’energia subatomica. Tra i progetti più interessanti, infine, c’è quello di Oskar Oliven, amministratore delegato della Loewe & Co. e consigliere d’amministrazione della Sofina, una delle holding elettriche più potenti del tempo, con un azionariato composto da capitali belgi, francesi, inglesi, olandesi tedeschi e americani. Questo prevede la costruzione di

Rapporti italiani presentati alla terza Conferenza Mondiale sull’energia a Washington, settembre 1936. Italian reports presented at the third World Conference on Power, Washington, September 1936.

of the Società Boracifera di Larderello. His company had earned worldwide renown for impressive results in the thermodynamic exploitation of natural steam from boreholes to generate electrical power. Drawing on his lengthy personal experience, Piero Ginori Conti officially presented the brilliant results achieved in Tuscany to the world, triggering a great deal of interest among delegates from the Far East, especially Japan, and the island of Java.19 The Berlin event addressed a number of technical generation-related topics and economic issues regarding different ways of utilizing power, rational organization of different power station types, and international electricity transfers. Almost four thousand delegates attended from 48 countries around the world. The Italian contingent numbered 65.20 More than four hundred papers were presented. Such was the size of the conference that it had to be subdivided into 34 different sections. The German and US delegations presented the highest number of papers, followed by Great Britain and Austria. Italy came seventh in the table of reports, presenting seventeen in four different sub-topics.21 Debate took place in a highly cordial and cooperative atmosphere,


una rete elettrica europea a 200 chilovolt, con la possibilità tecnica di operare in futuro a 400 kV, composta da tre grandi linee longitudinali (OsloBerlino-Genova-Roma, Calais-Parigi-Lisbona e Varsavia-Vienna-Dalmazia) e da altre due grandi congiunzioni per unire il continente da est a ovest (Katowice-Parigi e Rostov-Lione) per una lunghezza totale pari a 10.000 chilometri. La terza Conferenza internazionale sull’energia, preceduta da una prima sessione specifica a Stoccolma nel 1933, viene organizzata invece a Washington dal 7 al 12 settembre del 1936. Anche se il numero dei partecipanti è inferiore rispetto a quello di Berlino, la gran parte delle discussioni anche in questo caso si concentra sugli aspetti economici e sociali della produzione di energia anziché su quelli tecnici22. La contemporanea campagna presidenziale statunitense influisce notevolmente sul clima generale dei dibattiti. Lo scontro politico si incentra infatti proprio sulla questione del ruolo dello Stato e dell’iniziativa privata nella fornitura di energia: da una parte, il presidente uscente e ricandidato, Franklin Delano Roosevelt, e i suoi propositi di uno Stato interventista e imprenditore anche nel campo energetico con il progetto simbolo della Tennessee Valley Authority, dall’altra, le holding e le compagnie elettriche. Del resto, si ripercuotono sulle discussioni della conferenza anche le crescenti tensioni di politica internazionale del periodo, compromettendo notevolmente lo spirito stesso con cui scienziati, ingegneri, tecnici e manager dell’industria elettrica si ritrovano in occasione di queste riunioni internazionali23. Uno scenario che diventa ancora più evidente durante la sessione di Vienna del 1938 dedicata ad alcuni problemi tecnici: la quasi contemporanea Conferenza di Monaco, che apre di fatto la porta all’espansione della Germania di

focusing on the most forward-looking research presented by Albert Einstein and Arthur S. Eddington regarding the potential development of subatomic power. One of the most interesting projects was presented by Oskar Oliven, Managing Director of Loewe & Co. and a director of Sofina, one of the most powerful electricity holding companies of the day with Belgian, French, English, Dutch, German and American shareholders. The project was to build a ten thousand kilometre 200 kilovolt European electricity grid built to operate in future at 400 kV, consisting of three major longitudinal lines (Oslo-Berlin-Genoa-Rome, Calais-Paris-Lisbon and Warsaw-Vienna-Dalmatia) and another two major links joining the continent from East to West (Katowice-Paris and Rostov-Lyon). The third International Conference on Power was preceded by an initial preparatory session in Stockholm in 1933. The conference proper took place in Washington between 7 and 12 September 1936. Fewer delegates attended than in Berlin, and most of the debate revolved around economic and social aspects associated with power generation rather than technical issues.22 The general tone of the debate was very much influenced by the US presidential election campaign taking place at that time. Political debate focused on the role played by the State and private enterprise in energy provision. Franklin Delano Roosevelt, the outgoing president seeking re-election, was in favour of active state intervention in the electricity industry, and held up the Tennessee Valley Authority project as a symbol of this approach. His views were contested by the electricity holding and generation companies. Increasing international political tensions also impacted conference debate, significantly compromising the spirit of

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Hitler in Europa, determina la fine momentanea della cooperazione anche nel settore energetico. Oltre alle conferenze sull’energia, prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale si svolgono tante altre riunioni internazionali a testimonianza che il settore elettrico in questo periodo storico raggiunge, oltre che un notevole livello di collaborazione, anche un’elevata capacità di influire negli ambienti politici e governativi. Un esempio è rappresentato dal Convegno internazionale di Fisica nucleare che si tiene a Roma dal 12 al 17 ottobre del 1931. Organizzato dalla Fondazione Volta, creata l’anno precedente dalla Società Generale Edison di Elettricità e posta sotto il patrocinio della Reale Accademia d’Italia, vi partecipano circa cinquanta tra i più insigni cultori stranieri delle scienze fisiche tra i quali i Premi Nobel Niels Bohr, Robert Millikan, Francis William Aston, Robert Coleman Richardson, Arthur Compton e Marie Curie24.

Le eccellenze italiane degli anni Trenta Uno dei settori industriali destinati ad assicurare all’Italia il primato, è sicuramente quello dell’energia geotermica sviluppata grazie allo sfruttamento dei vapori che fuoriescono ad alta pressione dal sottosuolo della zona di Larderello. Gli straordinari risultati raggiunti in questo campo si devono sia al grande intuito e all’intraprendenza di Piero Ginori Conti sia alla stretta collaborazione instauratasi con il mondo della ricerca scientifica. Il rapporto che si stabilisce con il chimico Raffaello Nasini e la sua scuola fa dell’Istituto di Chimica dell’Università di Pisa e della Società de Larderel (che poi diviene Boracifera di Larderello) uno dei rari esempi di collaborazione di successo tra mondo

these international electricity industry meetings of scientists, engineers, technicians and managers.23 This was even more apparent at the 1938 Vienna session, which was dedicated to a number of technical issues. The Munich Conference, which took place almost concurrently, paved the way for the expansion of Hitler’s Germany in Europe, and heralded the beginning of a temporary hiatus for power industry cooperation. A number of other international meetings ran alongside the power conferences prior to the outbreak of the Second World War, marking the importance of the electricity industry during this period, along with a significant degree of cooperation and the industry’s significant ability to influence political and government circles. One such event was the International Nuclear Physics Congress held in Rome between 12 and 17 October 1931, organized by the Fondazione Volta, which had been founded a year earlier by the Società Generale Edison di Elettricità, under the patronage of the Royal Academy of Italy. Fifty of the world’s leading international physical scientists attended, including Nobel prize winners Bohr, Millikan, Aston, Richardson, Compton and Curie.24

Italian Excellence in the Nineteen Thirties Geothermal power was one of the industrial areas in which Italy took a lead, exploiting steam issuing at high pressure to generate electricity in the Larderello area. Extraordinary achievements in this field were made through Piero Ginori Conti’s great insight and entrepreneurial capacity, allied to significantly close collaboration among research scientists. Relations with chemist Raffaello Nasini

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universitario e industria. L’utilizzo delle forze endogene presenti nel sottosuolo della vasta area al confine tra le province di Pisa, Siena e Grosseto risale alla fine del Settecento con la scoperta dell’acido borico nei “soffioni” e nei “lagoni”. Il protagonista dello sfruttamento di queste scoperte è però un cittadino francese trasferitosi a Livorno nel 1814, Francesco de Larderel, che avvia la produzione di acido borico e poi di borace su scala industriale, creando un’impresa che opera per qualche decennio in un regime di monopolio in tutta Europa.

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La situazione muta radicalmente a partire dall’inizio degli anni Ottanta dell’Ottocento a seguito della scoperta di grandi giacimenti di borace nella Death Valley californiana. Tuttavia, con gli inizi del Novecento, l’impresa De Larderel conosce una nuova fase espansiva grazie proprio alla nomina di Ginori Conti a direttore generale (1904). La sua azione, in collaborazione con Raffaello Nasini, si svolge su un duplice piano: rinnovamento delle tradizionali lavorazioni chimiche e sfruttamento termodinamico del vapore naturale dei soffioni per la produzione di energia elettrica. Già nel 1905 viene messa in funzione la prima dinamo sperimentale in grado di produrre energia elettrica all’interno dello stabilimento di Larderello. Nel 1912 la ditta De Larderel viene posta in liquidazione e le sue attività passano alla nuova Società Boracifera di Larderello di cui Ginori Conti diviene presidente e amministratore delegato. Completata la precedente fase di studio e di sperimentazione, in concomitanza con l’avvio del nuovo assetto societario, Ginori Conti decide di realizzare una vera e propria centrale elettrica con motrice a vapore per la produzione dell’energia necessaria alla vasta zona di Larderello, Pomarance, Saline e Volterra. L’impianto entra in

and his school turned the University of Pisa Chemicals Institute and the Larderel company (later renamed Boracifera di Larderello) into a rare example of a successful partnership between academia and industry. Exploitation of endogenous subterranean energy in a vast area along the borders of the provinces of Pisa, Siena and Grosseto began at the end of the 18th century following the discovery of boric acid in local boreholes and pools. A Frenchman who moved to Leghorn in 1814, Francesco De Larderel, was the first to start industrial-scale production of boric acid and later borax, establishing a company that created and maintained a European monopoly for several decades. This situation changed radically in the 1880s, following the discovery of large borax deposits in Death Valley, California. At the turn of the 20th century, the Larderel company enjoyed a new period of expansion when Ginori Conti became its general manager in 1904. Ginori Conti worked with Raffaello Nasini in two new directions: modernization of the old chemical processing methods, and the thermodynamic exploitation of natural steam from boreholes to generate electricity. The first experimental dynamo capable of generating electricity at the Larderello plant was already up and running by 1905. In 1912, the Larderel company was wound up and its assets transferred to the new Società Boracifera di Larderello; at this time, Ginori Conti became Chairman and Managing Director of the new company. After completing his research and experiments, through the new company Ginori Conti embarked upon building a steam-powered electricity power station to supply the extensive Larderello, Pomarance, Saline and Volterra area with power. The plant commenced generation in 1913, followed immediately by the construction


Raffaele Nasini e Marie Curie in occasione della visita della scienziata francese a Larderello (Pisa), 1918. Raffaele Nasini and Marie Curie during the French scientist’s visit to Larderello (Pisa), 1918.

funzione nel corso del 1913 e viene seguito dalla realizzazione di una nuova centrale a Larderello nel 191625. Lo sviluppo del settore elettrico subisce un rallentamento durante la guerra ma nel 1922, a seguito di importanti perforazioni nell’area di Serrazzano, viene aperto un soffione di elevata potenza con una pressione del vapore in uscita decisamente superiore rispetto a quella degli altri fino ad allora scoperti. Questo ritrovamento induce la Società Boracifera a sperimentare con successo una turbina ad azione e contropressione alimentata direttamente dal vapore dei soffioni, portando a compimento le intuizioni a riguardo dello stesso Ginori Conti. Alla fine degli anni Venti la Boracifera dispone di ben quattro centrali elettriche: Larderello, Castelnuovo Val di Cecina, Serrazzano e Lago Boracifero. Gli importanti risultati raggiunti dall’impresa toscana rappresentano un esempio, unico nel suo genere, di eccellenza italiana. La partecipazione stessa di Ginori Conti a organismi scientifici esteri e a conferenze internazionali favorisce la diffusione mondiale di questi traguardi nel campo dello sfruttamento termodinamico del vapore naturale dei soffioni per la produzione di energia elettrica. Nel 1923, ad esempio, il suo intervento alla XII riunione della Società Italiana per il Progresso delle Scienze di Catania, dal titolo “La utilizzazione industriale delle manifestazioni termiche terrestri”, viene riportata sia dagli “Annali di Chimica Applicata” che dalla rivista francese “Chimie & Industrie”. L’anno seguente partecipa alla prima Conferenza mondiale sull’energia di Londra con una dissertazione intitolata “The Natural Steam Power Plant of Larderello”; altri suoi contributi appaiono tra il 1925 e il 1927 su riviste in lingua inglese lette in tutto il mondo. Successivamente prende parte

of a new power station at Larderello in 1916.25 Electricity industry growth suffered a slow-down during the war. However, in 1922, after major new boreholes were drilled around Serrazzano, a high-power borehole opened where steam issued at significantly higher pressure than previouslydiscovered boreholes. This new find prompted Società Boracifera to run successful trials of a counter pressure turbine powered directly by steam issuing from boreholes, completing the process initiated by Ginori Conti. By the end of the 1920s, the Boracifera company had four power stations up and running at Larderello, Castelnuovo Val di Cecina, Serrazzano and Lago Boracifero. The significant results achieved by the Tuscan company were a unique example of Italian preeminence. Ginori Conti’s inclusion on foreign scientific boards and invitations to international conferences fostered the worldwide dissemination of his achievements in the thermodynamic exploitation of naturally-occurring steam from boreholes for electricity generating purposes. In 1923, Ginori Conti’s speech to the XII meeting of the Catania Italian Society for Scientific Progress, entitled The Industrial Use of the Earth’s Thermal Manifestations, was covered in the “Annali di Chimica Applicata” and the French

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Le origini Origins

alla già citata riunione sezionale di Tokyo, suscitando un grande interesse internazionale. A partire dal 1931 anche le Ferrovie dello Stato iniziano a interessarsi agli sviluppi dell’energia geotermica nel quadro del processo di elettrificazione della rete e puntando a ridurre la dipendenza dal carbone. I contatti tra la Società Boracifera e le Ferrovie si intensificano finché, nel febbraio del 1939, si costituisce la Società Larderello per lo sfruttamento delle forze endogene, controllata dalle Ferrovie dello Stato e che rileva tutti gli impianti della vecchia Società Boracifera. Ai Ginori Conti, protagonisti per due generazioni dell’energia geotermica, viene concessa solo una partecipazione di minoranza.

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Un altro caso di eccellenza italiana nel mondo, negli anni Trenta è sicuramente rappresentato dalla Pirelli. Il gruppo sviluppa infatti una diversificazione delle varie attività produttive, tra cui quella gestita dal giovane ingegnere Emanuele Jona per lo sviluppo e la realizzazione di cavi telegrafici e telefonici, in particolare quelli sottomarini, e di quelli per l’alta tensione. Come già visto, nel 1909 la Pirelli ottiene la commessa per le condutture destinate alla centrale elettrica della Ontario Power per il trasporto di energia dalle cascate del Niagara. Dieci anni più tardi, però, Jona muore nel naufragio della nave posacavi “Città di Milano”, affondata a Filicudi durante un’operazione di manutenzione; al suo posto viene chiamato il figlio di un collaboratore diretto di Jona, Luigi Emanueli, che perde la vita con l’inabissamento dello stesso natante. A quest’ultimo si deve la realizzazione del famoso cavo a olio fluido Pirelli, ribattezzato proprio “cavo Emanueli”26, capace di trasportare corrente ad alta tensione (superiore al milione di volt), consentendo di illuminare i grandi centri urbani. L’importante invenzione del giovane ingegnere

review “Chimie & Industrie”. In 1924 he attended the First World Conference on Energy in London, where he presented a lecture on The Natural Steam Power Plant of Larderello. Between 1925 and 1927, he wrote articles for English-language magazines with a worldwide readership. He also attended the previously-mentioned section meeting in Tokyo, in an appearance that generated a great deal of international interest. Back in Italy, from 1931 the Ferrovie dello Stato State Railways began looking into developing geothermal power as part of the process of electrifying its network and reducing its dependence on coal. Negotiations continued between the Società Boracifera and the State Railways until February 1939, when the Ferrovie dello Stato-controlled Società Larderello per lo Sfruttamento Delle Forze Endogene was founded. The new company took over all of the power stations previously owned by the Società Boracifera company. After two generations at the forefront of geothermal power, Ginori Conti was reduced to a minority stake. Pirelli cables was another example of Italian worldwide excellence during the 1930s. The company diversified its output, some of which was managed by a young engineer called Emanuele Jona, who developed and manufactured telegraph and telephone cables, especially for submarine links, alongside the company’s high-voltage lines. As we saw earlier, in 1909 Pirelli won a contract to build cables for the Ontario Power powerstation, to carry electricity from the Niagara Falls. Ten years later, Jona was killed when the “Città di Milano” cable-laying ship sank off the island of Filicudi during cable maintenance. A young man called Luigi Emanueli – whose father had worked with Jona and gone down on the same ship – was promoted to take his place.


Nello stabilimento Pirelli a La Spezia il cavo in polietilene S. Vincente-Recife passa direttamente a bordo della posacavi Monarch. A sinistra, l’ingegnere Luigi Emanueli fotografato alla Bicocca davanti all’impianto a impulsi secondo lo schema Marks. At the Pirelli factory in La Spezia, the S. Vincente-Recife polyethylene cable being reeled aboard the Monarch cable laying ship. Left, Luigi Emanueli photographed in front of a Marks pulse-based machine.

Emanueli viene sperimentata nel 1923 a Brugherio, presso Milano, in una stazione sulle reti della Società Interregionale Cisalpina a 132.000 volt. Il successo è straordinario. Durante gli anni Venti e Trenta, oltre alle forniture italiane, la Pirelli vende all’estero centinaia di chilometri del suo nuovo prodotto. Nel 1927, ad esempio, il cavo Emanueli a 132.000 volt illumina New York e Chicago. Nel 1936 è la volta di Parigi con una potenza di 220.000 volt e, negli anni successivi, si hanno il collegamento tra Buenos Aires e La Plata e gli impianti Pirelli a 275.000 volt in Inghilterra, a 300.000 volt in Canada e a 330.000 volt in Australia. Per comprendere meglio la rilevanza mondiale di questa invenzione, appare interessante aggiungere che dal giorno in cui si realizzano i primi impianti negli Stati Uniti «Emanueli e i suoi discepoli hanno girato l’Europa, l’America e l’Asia, per insegnare agli elettrotecnici di tutti i paesi quello che solo la voce umana e il gesto

Emanueli developed Pirelli’s famous fluid oil cable, which quickly became known as the “Emanueli cable”.26 His cable was capable of carrying high-voltage current (more than a million volts) and could be used to light up major cities. Young engineer Emanueli’s important new invention was trialled in 1923 at Brugherio, near Milan, at a station on the Società Interregionale Cisalpina’s 132,000 volt network. It was an enormous success. During the 1920s and 1930s, Pirelli supplied hundreds of kilometres of its new product around the globe, not just in Italy. In 1927, 132,000 volt Emanueli cabling was used to light up New York and Chicago. In 1936, 220,000 volt cables were switched on in Paris. Soon afterwards, cables linked Buenos Aires with La Plata; 275,000 volt Pirelli cable was laid in England, 300,000 volt cable in Canada and 330,000 volt cable in Australia. To understand the worldwide significance of this invention, as soon as the first installations were deployed in the United States, “Emanueli and his disciples travelled around Europe, America and Asia, teaching electrical engineers in all of these nations what only the human voice and precise gestures may convey.” Quite rightly, Luigi Emanueli is considered the founding father of modern electrical engineering. In 1944, Emanueli became General Manager of the Pirelli company.

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Le origini Origins Pubblicità della Pirelli con l’indicazione di sedi e stabilimenti all’estero, 1925. Pirelli offices and factories outside Italy, 1925.

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preciso possono ben comunicare». Non a torto, dunque, Luigi Emanueli viene considerato il padre dell’elettrotecnica moderna e nel 1944 viene nominato direttore generale della Pirelli. Tra gli esempi di eccellenza italiana degli anni Trenta bisogna annoverare anche l’operato dell’ingegnere Angelo Omodeo27, a lungo uno dei massimi esperti in Europa di costruzioni idrauliche e idroelettriche. Già nel 1902, a soli ventisei anni, delinea un piano di utilizzazione delle risorse idrauliche della colonia italiana di Eritrea. Da una non meglio identificata società di Milano, Omodeo riceve infatti l’incarico di studiare un serbatoio di ritenuta allo scopo di fornire acqua potabile ed elettricità alla città di Asmara e irrigarne il territorio. Il suo nome ancora oggi rimane legato a opere che, al tempo della loro realizzazione, rappresentano un momento rilevante, se non un primato, della tecnica idraulica: gli impianti del Brasimone e del Corfino, le due prime dighe importanti costruite in Italia; gli impianti idroelettrici della Sila del 1906; i laghi artificiali del Tirso e di Coghinas, il primo dei quali, completato e inaugurato nel 1924, origina il più grande lago artificiale d’Europa di quel tempo e porta anche il suo nome (Lago Omodeo); gli impianti del Lys, del Moncenisio, della Bormida e del Valla in Piemonte; dell’AvetoTrebbia in Liguria, del Serchio in Toscana e del Tronto nelle Marche; del Belice in Sicilia e molti altri tra i quali un progetto per la regolazione del Lago Maggiore del 1922. Di rilievo è anche la sua attività all’estero, soprattutto dopo la prima guerra mondiale. In Scozia, ad esempio, partecipa allo schema di

An engineer called Angelo Omodeo was another example of Italian preeminence in the 1930s.27 For many years, Omodeo had been one of Europe’s leading hydro and hydroelectric construction experts. As early as 1902, when he was just 26 years old, Omodeo drafted a plan for exploiting water resources in the Italian colony of Eritrea, after a Milanese company commissioned him to design a reservoir to provide drinking water and electricity for the city of Asmara and irrigate the surrounding area. Omodeo remains best known for projects that at the time they were built were significant – and in some cases record-breaking – deployments of hydro-engineering: installations at Brasimone and Corfino, the first two major dams built in Italy; hydroelectric plants in the Sila region in 1906; man-made lakes at Tirso and Coghinas, the first of which, when it was completed and inaugurated in 1924, was Europe’s largest man-made lake, and was named after the engineer (Lake Omodeo); plants at Lys, Moncenisio, Bormida and Valla in Piedmont; at Aveto-Trebbia in Liguria, Serchio in Tuscany and Tronto in the Marches; Belice in Sicily, and a host of others, including a 1922 design to regulate Lake Maggiore. Omodeo was very busy beyond Italy’s borders, especially after the First World War. In Scotland, he was involved in the Grampian hydro exploitation scheme; in Belgium, he worked on the Malmedy plant; in France, on the Ardèche plant, the large-scale power station at Truyère, and a major plant in the Pyrenees; in Spain, he worked on the system of installations on the Rio


utilizzazione idraulica dei Grampiani; in Belgio agli impianti di Malmedy; in Francia a quelli di Ardèche, alla grande centrale del Truyère e a un importante impianto nei Pirenei; in Spagna al sistema di impianti sul Rio Segre e del Noguera Pallaresa e all’impianto del Rio Mijares; in Portogallo ai sistemi sul Rio Zezere. E poi, ancora, in Egitto per l’utilizzazione delle acque del Nilo, uno dei più importanti progetti a cui si è dedicato; in Albania, in India, in Cina e nel Bengala. Ma la sua fama internazionale si deve anche e soprattutto alla collaborazione fortemente voluta dall’Unione Sovietica. Con la nomina nel 1930 di Maksim Maksimovi Litvinov a ministro degli Esteri, infatti, l’Urss di Stalin, condividendo gli interessi strategici antifrancesi di Mussolini, avvia una nuova fase di cooperazione sia economica che politica con l’Italia, che sfocia nel settembre 1933 in un patto di amicizia, neutralità e non aggressione. All’interno dell’evoluzione di questo scenario, nell’agosto del 1930 viene concluso un accordo commerciale, rinnovato nell’aprile dell’anno seguente, mediante il quale l’Italia concede un credito annuo di duecento milioni di lire all’Urss e quest’ultima si impegna in cambio ad acquistare merci italiane. A partire da questa intesa si avviano una serie di contatti con le imprese della penisola. Nel 1931, ad esempio, Confindustria invia in Russia una delegazione per studiare forme di collaborazione economica fra i due paesi, a cui partecipa direttamente Angelo Omodeo. Egli viene incaricato, dietro esplicito invito del governo sovietico, di organizzare una

Gruppo di ingegneri italiani mentre risale la Valle del Sullac in Daghestan (Caucaso), 1933. A Group of Italian engineers travelling up the Sulak Valley in Dagestan (Caucasus), 1933.

Segre and Noguera Pallaresa, as well as on the Rio Mijares plant; in Portugal, he was involved in the Rio Zezere system. Farther afield, he worked in Egypt on using the waters of the Nile – one of his highest profile projects – as well as in Albania, India, China and Bengala. However, Omodeo’s international renown was sealed through a long-standing collaboration with the Soviet Union. After Maksim Maksimovi Litvinov was appointed Foreign Minister in 1930, Stalin’s Soviet Union, which shared Mussolini’s anti-French strategic interests, initiated a new phase of economic and political partnership with Italy that led to a friendship, neutrality and nonaggression pact being signed in September 1933. The two countries also signed a trade agreement in August 1930 – renewed in April 1931 – whereby Italy granted the Soviet Union a 200 million lire annual loan that the Soviet Union pledged to spend on the acquisition of Italian goods. This concordat led to a series of relationships between the USSR and Italian business. In 1931, the Italian Confederation of Business (Confindustria) sent a delegation to the USSR to develop forms of economic cooperation between the two countries. Angelo Omodeo was specifically invited by the Soviet government as part of the delegation to organize and lead a technical mission. The

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Le origini Origins Bollettino settimanale della Camera di Commercio italiana a New York, ottobre 1926. A weekly bulletin from the Italian Chamber of Commerce in New York, October 1926.

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missione tecnica che si insedierà presso l’Energocentro e il Narkomzem, due enti interessati a cooperare con consulenti italiani nell’ambito dei piani quinquennali varati dal Cremlino che prevedono diverse opere di elettrificazione. Alla direzione di questo ufficio tecnico viene posto Claudio Marcello, genero di Omodeo e futuro direttore generale tecnico della Edison, ma è lo stesso Omodeo che ne dirige e controlla direttamente l’esecuzione dei lavori. L’ufficio tecnico opera per sei anni, fino all’adesione italiana del 6 novembre 1937 al patto Anticomintern tra il governo del Terzo Reich tedesco e l’Impero giapponese; in quel periodo i consulenti italiani diretti da Omodeo e Marcello collaborano allo studio e alla realizzazione della maggior parte degli impianti idroelettrici e dei sistemi di irrigazione e di bonifica previsti in Unione Sovietica, apportando uno dei maggiori contributi dell’Italia nel campo dell’industria elettrica mondiale.

Dalle cooperazioni americane alla politica autarchica Come già accennato, uno dei primi interventi di Mussolini quale capo di governo è il tentativo di incrementare la cooperazione italiana con gli ambienti finanziari statunitensi e, grazie anche

mission was based at Energocentro and Narkomzem, two bodies keen on working with Italian consultants as part of the Kremlin’s five-year plans, which, among other things, included a number of electrification projects. Claudio Marcello (Omodeo’s son-in-law and a future Edison technical manager) was placed in charge of this technical office. However, Omodeo personally ran and supervised execution of work. The technical office operated for six years, until 6 November 1937 when Italy signed up to the Anticomintern pact between the government of the German Third Reich and the Japanese empire. During that period, Italian consultants led by Omodeo and Marcello designed and implemented most of the Soviet Union’s hydroelectric installations and irrigation and drainage projects – effectively one of Italy’s most important contributions to the international electricity industry.

From American Cooperation to the Autarky Policy As already noted, one of the first things Mussolini did when he became head of the Italian government was to foster Italian links with American finance. After the appointment of Giuseppe Volpi as Minister of Finance, and the November 1925 war debt agreement with the United States, economic relations boomed between the two countries in industry and finance. However, growing inflationary pressures in Italy severely


alla nomina di Giuseppe Volpi a ministro delle Finanze e all’accordo del novembre 1925 con gli Stati Uniti sulla questione dei debiti di guerra, i rapporti economici tra i due paesi sia in ambito industriale che finanziario si moltiplicano. Tuttavia, in questo periodo il fenomeno dell’inflazione in Italia è in continua crescita e contribuisce fortemente a scoraggiare investimenti americani più consistenti anche in settori diversi da quello elettrico. L’intervento diretto del Duce porta alla formulazione della cosiddetta “quota novanta”: un progetto di rivalutazione della moneta italiana che mira a raggiungere il valore di cambio pari a novanta lire per una sterlina inglese. Questa misura, fortemente osteggiata dallo stesso ministro Volpi, che preferisce una quotazione più alta della lira per non far perdere competitività alle imprese italiane che esportano all’estero e per non innalzare troppo il costo del denaro, porta conseguenze sia positive che negative per le principali società elettriche. Da un lato, permette di ripercorrere con successo la politica di collocamento dei propri titoli azionari sul mercato statunitense, dall’altro fa scontare il conseguente e generale aumento dei tassi di interesse e degli interventi anti-inflazione posti in essere dal governo.

Mappa della distribuzione delle linee e delle stazioni di generazione in cui l’Italian Superpower Corporation aveva interessi di minoranza, 1928. Map showing distribution of power lines and stations in which the Italia Superpower Corporation held a minority interest, 1928.

discouraged large-scale American investments in the electricity and other industries. Mussolini’s direct intervention led to the so-called “ninety plan”, a project to revalue the Italian currency until it reached an exchange rate corresponding to 90 lire per pound sterling. The measure – which was strongly opposed by Minister Volpi, who preferred a higher exchange rate for the lire so that Italian exporters didn’t lose competitiveness, and so that interest rates did not rise too high – had positive and negative repercussions on Italy’s largest electricity companies. On one hand, it enabled them to successfully place their shares on the US

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Uno dei risultati più evidenti degli effetti benefici della “quota novanta” è sicuramente la creazione dell’Italian Superpower Corporation, una holding americana per titoli elettrici italiani costituita il 13 gennaio 1928 a Dover (Delaware), su iniziativa dello stesso Volpi, con un capitale sociale stabilito in trenta milioni di dollari. Il consiglio di amministrazione, composto da dodici membri italiani e undici statunitensi, comprende, da parte americana i rappresentanti di Marshall Field, Glore & Co., Bonbright, General Electric, da parte italiana alcuni dei più importanti uomini del settore elettrico e bancario tra cui Giuseppe Toeplitz, Giuseppe Volpi, Ettore Conti e Achille Gaggia (vicepresidente della Sade). Le potenzialità e i benefici in termini di finanziamenti statunitensi nel mercato italiano vengono però attenuati notevolmente per effetto della violenta crisi del 1929. Gli effetti della recessione economica mondiale che, soprattutto a partire dalla seconda metà del 1930, si fanno sentire con particolare veemenza anche in Italia, non risparmiano infatti un settore come quello elettrico. Le difficoltà economiche e l’acuirsi delle tensioni del mercato internazionale spingono il governo Mussolini a trovare soluzioni alternative che si concretizzano in un’attenzione rinnovata per il tema della valorizzazione delle risorse nazionali nel tentativo di risollevare l’economia italiana con lo sfruttamento delle potenzialità interne. Si tratta di un indirizzo programmatico lungo e complesso che, arricchito dal clima culturale e politico del tempo, porta all’emanazione di misure volte alla sempre più completa autosufficienza economica. Non si è ancora alla politica autarchica vera e propria del 1935, ma la strategia scelta dal governo si incanala verso questa direzione anche nel settore elettrico.

stock market; on the other, they suffered from the general consequent increase in interest rates, and from the anti-inflation provisions implemented by the government. One of the most obvious positive repercussions of the “ninety plan” was, without doubt, at Volpi’s initiative the establishment of the Italian Superpower Corporation, an American holding company for Italian electricity company shares established on 13 generally 1928 in Dover (Delaware) with share capital of $30 million. Twelve Italians and eleven Americans sat on the company’s Board: on the American side, representatives from Marshall Field, Glore & Co., Bonbright, and General Electric; the Italian representatives included some of the country’s leading figures from the electricity and banking industries, including Giuseppe Toeplitz, Giuseppe Volpi, Ettore Conti and Achille Gaggia (Deputy Chairman of SADE). However, the potential benefits of US funding on the Italian market were significantly diminished following the deep financial crisis of 1929. From the second half of 1930 onwards, the effects of the worldwide recession hit Italy and elsewhere hard, across all industries, electricity included. Economic difficulties and increasing tensions on the international markets prompted the Mussolini government to seek alternative solutions and refocus on leveraging the nation’s domestic resources, in an attempt to refloat the Italian economy by fully exploiting the country’s domestic potential. This complex, long-term plan dovetailed with the country’s cultural and political climate, and led to the ratification of provisions designed to make Italy more and more economically self-sufficient. Italy did not adopt out-and-out autarky as a policy until 1935, but the government’s strategic orientation evolved in

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Le origini Origins

L’evento che determina la svolta definitiva è invece la guerra d’Etiopia. L’11 ottobre 1935, una settimana dopo l’avvio del conflitto in Africa, l’Assemblea della Società delle Nazioni dichiara l’Italia quale Stato aggressore, infliggendo sanzioni economiche che comprendono, come stabilito da un apposito comitato il 2 novembre successivo, l’embargo sulle armi e le munizioni, il divieto di dare prestiti e aprire crediti, l’interdizione di importare merci italiane e di esportare in Italia beni ritenuti necessari all’industria di guerra.

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Entrate in vigore il 18 novembre, le misure decise dal massimo organo internazionale danno vita in Italia a un periodo di particolare mobilitazione. Il consenso al regime tocca il suo punto più alto grazie alla reazione degli italiani a quella che la propaganda fascista riesce a presentare come una palese ingiustizia subita. Il primo risultato è proprio la realizzazione della politica autarchica. Si cerca di perseguire una strategia economica indipendente e ciò nonostante le evidenti difficoltà della Società delle Nazioni ad attuare un vero e proprio blocco e l’ampia possibilità di rivolgersi ad altri paesi non aderenti alle cosiddette “inique sanzioni”. In campo energetico, il problema principale di una politica di autosufficienza per l’Italia è la sostituzione degli approvvigionamenti di materie prime. Si tratta soprattutto di combustibili fossili di cui l’Italia importa dall’estero circa dodici milioni di tonnellate all’anno. Oltre a una serie di iniziative messe in atto in questo senso dal governo Mussolini, è parere di molti al tempo che la strada principale da intraprendere per svincolarsi dagli approvvigionamenti energetici esterni sia lo sviluppo proprio del settore elettrico. Tale energia può infatti sostituire quella termica in

this direction in the electricity industry and elsewhere. Italy’s war in Ethiopia proved to be the turning point. On 11 October 1935, one week after war broke out in Africa, the Assembly of the Society of Nations declared Italy to be an Aggressor State. An ad hoc committee inflicted economic sanctions on 2 November that included an arms and ammunition embargo, a prohibition on granting loans and credit lines, and a prohibition against importing Italian goods and exporting into Italy any items deemed to be necessary for the war effort. The provisions implemented by the world’s loftiest international body came into force on 18 November that year. They triggered widespread mobilization in Italy: support for the regime peaked as the people of Italy reacted to what fascist propaganda had framed as an evident injustice. The first repercussion was implementation of the government’s autarky policy. Attempts were made to pursue an independent economic strategy, despite the Society of Nations’ evident difficulty in implementing a true blockade, and significant opportunities to trade with countries that were not required to adhere to the so-called “unfair sanctions”. In the power industry, the biggest conundrum for Italian self-sufficiency was how to replace the supply of raw materials. At that time, Italy imported around 12,000,000 tonnes of fossil fuels annually. In addition to a number of initiatives implemented by the Mussolini government to achieve this, many people believed that the best way to free Italy from having to import raw materials to generate energy was by developing its electricity industry. Home-produced energy could be used to replace thermic energy in almost


Articolo sulle possibilità di utilizzazioni idroelettriche nell’Africa Orientale italiana e, a sinistra, cartina dove sono raffigurati i bacini idrografici, da “L’Energia Elettrica”, 1936. An article on potential hydroelectric exploitation in Italian Eastern Africa; left, a map of hydrographic basins, from “L’Energia Elettrica”, 1936.

quasi ogni campo: nelle officine, nei processi industriali, nel trasporto urbano, nelle ferrovie, in agricoltura, nelle case. Si giunge anche a preconizzare l’elettrificazione di strade e autostrade, ma gli entusiasmi vengono ben presto smorzati dagli stessi industriali elettrici, con in prima fila Giacinto Motta della Edison. Tuttavia, se è innegabile che la politica autarchica, anche se attuata solo in parte, abbia prodotto risultati positivi favorendo, ad esempio, una maggiore diversificazione della produzione industriale, è anche vero che il notevole incremento della fabbricazione di beni in alcuni settori, come quello dei combustibili, viene pagato mediante costi economici generali molto alti. La percentuale produttiva delle nuove industrie create in funzione autarchica, infatti, non supera mai il punto percentuale del sistema industriale italiano complessivo. In aggiunta a ciò, è del tutto assente ogni reale interesse del capitale straniero, anche per via dell’indirizzo politico bellicista che Mussolini va

all applications: workshops, industrial processes, urban transport, railways, farming and people’s homes. Initial plans were even drawn up to electrify roads and highways, conceivable at that time because the majority of Italy’s existing power stations were hydroelectric. However, the initial fires of enthusiasm were soon doused by top electricity company managers, starting with Giacinto Motta of Edison. Although the only-ever-partially implemented autarky policy did generate some positive results, notably by fostering greater diversification of industrial output in Italy, it is also true that the significant boost in output of goods in certain sectors, including fuels, came at very high overall economic cost. The percentage produced by companies conjured into being by autarky never exceeded the percentage produced by the Italian industrial system as a whole. In addition to this, there was no real interest from foreign capital, in part because of Mussolini’s increasingly bellicose posturings.

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Le origini Origins Ricerche petrolifere Agip in Tripolitana, anni Quaranta. Agip prospects for oil in Tripolitana, Age Forty.

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progressivamente assumendo. Questo scenario, anche se non esistono prove tangibili a sostegno di questa tesi, ha sicuramente influenzato le collaborazioni internazionali di tutte le imprese italiane, compreso quelle del settore elettrico, penalizzando soprattutto le società dedite alle esportazioni. Dopo il 1935 la politica autarchica viene applicata anche nei territori colonizzati. All’indomani della conquista etiopica, ad esempio, le autorità italiane si preoccupano di dotare questo territorio, privo quasi del tutto di ogni servizio elettrico, di un adeguato sistema di produzione e distribuzione di energia. Un indirizzo programmatico che viene applicato nel più vasto contesto dell’Africa orientale italiana, partendo dalla volontà, per quanto possibile, di utilizzare le risorse idriche presenti per la produzione di energia. Il 2 ottobre 1936, con la partecipazione delle maggiori società del settore e quella proporzionale della Unfiel, viene costituita la Compagnia nazionale imprese elettriche (Coniel) sia per risolvere alcuni problemi centrali della questione energetica italiana, sia con l’obiettivo

Obviously, the situation impacted on international cooperation by Italian companies, electricity industry companies included, with the greatest impact on export-led companies. Post-1935, Italy’s policy of autarky was also applied to the nation’s colonies. Immediately after taking Ethiopia, the Italian authorities began equipping the country with an appropriate electrical power generation and distribution system – prior to this, there had been next to no electricity provision at all. This approach was repeated across Italian


Copertina di “Somalia Oggi”, numero speciale della “Rassegna della ricostruzione italiana”. The cover of “Somalia d’oggi”, a special issue of “Rassegna della ricostruzione italiana”.

specifico della “costruzione e l’esercizio di impianti per la produzione e la distribuzione di energia elettrica nel territorio dell’Africa orientale italiana, e l’accertamento delle possibilità idroelettriche attuali e future, nel medesimo territorio”28. Alla fine del 1940 la Coniel, grazie all’invio di numerose missioni di tecnici specializzati al fine di esaminare il problema della produzione e distribuzione di energia elettrica in tutto il territorio dell’Impero e per merito della stipula con le autorità locali di molti accordi e convenzioni, realizza in Africa orientale impianti per un totale di circa 10.000 CV. Oltre alla più grande centrale idroelettrica a serbatoio sull’Acachi, entrano in funzione gli impianti termici di Addis Abeba, Harar, Dire Daua, Gimma, Gondar, Dessiè e quelli di Eritrea. Anche nell’altra colonia italiana, l’Albania, dopo l’occupazione del 1939 gli investimenti e i finanziamenti dello Stato assumono proporzioni ingenti. In questo caso, però, le vicende belliche impediscono una realizzazione, anche parziale, dei propositi della politica autarchica e imperiale. Ad ogni modo, il secondo conflitto mondiale, a causa del massiccio bombardamento subito dall’Italia e per via del drammatico esito finale, rappresenta complessivamente una grave battuta d’arresto per tutta la politica energetica nazionale.

Eastern Africa, as Italy sought to leverage any potential hydro-electric resources. On 2 October 1936, Italy’s largest electricity industry companies and UNFIEL took stakes in the newly-founded Compagnia Nazionale Imprese Elettriche (CONIEL). The company was created to resolve a number of key Italian energy problems, and for the specific objective of “building and running plants to generate and distribute electrical power in Italian East African territories, while investigating current and future hydroelectric potential in these territories.”28 After conducting a number of specialist technical missions to investigate electricity generation and distribution in all of the Empire’s territories, and after entering into many contracts and agreements with local authorities, by the end of 1940 CONIEL had built power stations generating a total of around 10,000 CV in East Africa. As well as its largest reservoir-fed hydroelectric power station on the Acachi, it had thermic plants up and running in Addis Abeba, Harar, Dire Daua, Gimma, Gondar, Dessiè and Eritrea. Subsequent to its occupation in 1939, Italy’s other colony, Albania, also attracted significant Italian state investment and funding. Here, on the contrary, the impending war prevented even partial implementation of Italy’s autarky and empire-building policies. The Second World War brought widespread bombing of Italy and dramatic events in the closing stages of the war, and proved to be an enormous setback for Italy’s entire national energy policy.

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La ricostruzione Uno dei settori maggiormente colpiti a seguito dei bombardamenti della guerra è proprio quello elettrico, dove si registra la distruzione di ben un quarto della potenza installata precedentemente. A farne le spese è principalmente l’energia termoelettrica in quanto i relativi impianti sono situati nei pressi di zone portuali e industriali e, quindi, vicino ai principali obiettivi bellici. I primi anni del dopoguerra vengono impiegati per la ricostruzione di tutto ciò che è danneggiato, nel tentativo di riportare la 79

From the Post-War Period to Nationalization.

Reconstruction Few industries were more gravely hit by Second World War bombs than the electricity industry. Fully one quarter of the previously installed power capacity was destroyed. Thermoelectric power was particularly hard hit, as power stations of this type were located close to ports and industrial areas, in other words, close to primary war targets. In the immediate aftermath of the war, everything that had been damaged was rebuilt as Italy strived to restore the prewar status quo.98


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situazione al periodo prebellico. Ciononostante, il grosso del patrimonio delle centrali di produzione, soprattutto idroelettriche, risulta salvo, anche se ai danni di guerra si aggiungono le perdite, conseguenti alle disposizioni del trattato di pace del 1947, degli impianti che si trovano in territorio straniero: quelli dell’Alto Roia, quello di Gran Scala del Moncenisio e quello di Doblari e Plava sull’Isonzo. L’uso dei massicci aiuti internazionali risulta determinante per la ripresa del comparto elettrico, mediante la graduale conversione delle industrie nazionali belliche in imprese varie che iniziano a produrre, tra l’altro, componenti tecnologici per la produzione di elettricità. Tutti gli sforzi si concentrano dunque in questa direzione, lasciando poco spazio alle collaborazioni internazionali. Inoltre, superata la fase più critica della ricostruzione, la cooperazione stessa del settore energetico cambia gradualmente le sue caratteristiche. Il ruolo degli organismi nazionali, piuttosto che, come per l’Italia, di alcuni comitati o centri (anche privati) in qualche modo rappresentativi degli interessi nazionali, diventa sempre maggiore soppiantando di fatto le prerogative in questo senso possedute negli anni precedenti dalle singole imprese. In diversi paesi europei si avviano fin da subito processi di riforma degli interi rami energetici che sfociano in statalizzazioni. La Francia è la prima, nel 1946, a operare la nazionalizzazione dell’industria elettrica istituendo la società Électricité de France per la produzione e la distribuzione di questa energia. Nel 1947 la Gran Bretagna dà vita alla British Electricity Authority a capo di quattordici enti pubblici regionali ciascuno con la propria area di competenza per la produzione e la distribuzione. In Italia, nonostante una cospicua partecipazione

Despite the damage, the majority of Italy’s power stations, especially its hydroelectric plants, survived the war intact. Italy had to contend not just with war damage but with losses of territory sustained through the 1947 peace treaty – power stations at Alto Roia, Gran Scala at Moncenisio, and Doblari and Plava on the Isonzo now all lay outside Italian territory. Widespread access to international aid proved vital to restoring Italy’s electricity industry, as its war-related companies were gradually reconverted into enterprises manufacturing, among other things, technological components for electricity generation. Indeed, all efforts were focused in this direction, leaving little scope for international cooperation. After the critical reconstruction phase was complete, international cooperation in the energy industry gradually took off once more. This time round, the role played by national bodies and, in Italy’s case, specific facilities or hubs, including private consortia representing the national interest, grew in stature to substitute the influence previously wielded by individual firms. Several European countries immediately began reforming entire sectors of the energy industry through nationalization, France being the first to nationalize its electricity industry in 1946, when it established Électricité de France to generate and distribute power. Great Britain set the ball rolling in 1947 by setting up the British Electricity Authority, to which fourteen regional public bodies reported, each with its own area of electricity generation and distribution competence. Notwithstanding the significant power of IRI, which was responsible for around 25% of Italy’s domestic electricity generation, passionate debate raged in Italy about potential nationalization of the


Stazione elettrica di Astroni (Napoli), della Società Meridionale di Elettricità, distrutta dagli eventi bellici. A Società Meridionale di Elettricità power station at Astroni (Naples) destroyed during the war.

dell’Iri, pari a circa il 25% della produzione di energia elettrica interna, il dibattito su una possibile nazionalizzazione, fin da subito molto acceso, viene bloccato di pari passo con l’emarginazione dal governo dei partiti di sinistra.

industry immediately after the war, gradually dying down as the parties of the left relinquished their hold on government.

I primi investimenti nel settore nucleare

Initial Investments in the Nuclear Sector

All’indomani del conflitto si profila all’orizzonte anche un’altra ipotesi energetica: la possibilità di utilizzare la devastante forza esplosiva del nucleare per applicazioni pacifiche. La tradizione scientifica italiana ha già espresso diverse personalità importanti che si sono distinte a livello internazionale per i promettenti studi sulla fisica dell’atomo. Anche se in questi anni le risorse disponibili da investire nella ricerca risultano praticamente inesistenti, quelle relative al settore nucleare ricevono un impulso notevole proprio con l’uso dell’arma atomica; diviene perciò praticamente impossibile non continuare sulla strada precedentemente intrapresa. D’altra parte, in Italia inizia a circolare in tempi rapidi il cosiddetto “Rapporto Smith”, cioè il libro bianco americano sul programma nucleare militare che comprende un’analisi sull’ipotesi di utilizzazione dell’uranio anche a scopi civili. Il primo problema che gli studiosi italiani devono affrontare risiede nell’eventualità che nel trattato

After the war, a new avenue for energy generation appeared on the horizon: the potential of using devastating nuclear force for peacetime applications. Italian science had already produced a number of major figures who distinguished themselves internationally for their promising research into atomic physics. Although at this time there was practically no funding available for investment in research in Italy, the use of nuclear weapons triggered widespread nuclear industry research, making it practically impossible for Italy to continue where it had left off before the war. Not long after the war, the “Smith Report” began circulating in Italy. This American White Paper on the military nuclear programme included an analysis on the potential of using uranium for civilian purposes. The first issue facing Italian scientists was that the peace treaty imposed on the country might prohibit the use of atomic energy for

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di pace imposto al paese si proibisca l’uso dell’energia atomica anche per fini pacifici. Fortunatamente questo si evita anche grazie alle pressioni degli scienziati del gruppo milanese (Giuseppe Bolla, Giorgio Salvini, Carlo Salvetti, e Mario Silvestri) che, per merito di un finanziamento ottenuto dalla Edison – tra le prime aziende a preoccuparsi dei possibili utilizzi civili del nucleare – si reca di persona a Parigi29. L’intervento di diverse industrie private interessate alla possibilità di sfruttare questa nuova fonte di energia per produrre principalmente elettricità risulta quindi determinante. Oltre alla Edison, figurano anche, con tempistiche e finanziamenti diversi, la Fiat, la Cogne, la Montecatini, la Sade, la Falck, la Terni, l’Olivetti e la Pirelli. La ricerca nucleare italiana non è però immune dalle influenze esercitate dal sistema internazionale della seconda metà degli anni Quaranta. Innanzitutto, le scoperte in questo settore sono protette dal segreto militare e nell’agosto del 1946 gli Stati Uniti approvano il McMahon Act con il quale sospendono ogni scambio di informazione in materia nucleare con tutti i paesi stranieri. Le possibilità di riuscire ad ottenere approvvigionamenti di uranio risultano poi decisamente limitate. Il notevole gap tecnologico nei confronti delle

Laboratorio del Testa Grigia al Plateau Rosà (Cervinia) in Valle d’Aosta, inaugurato l’11 gennaio 1948 dal Centro studio della fisica elementare e delle particelle elementari. Accanto, Edoardo Amaldi, Gilberto Bernardini ed Ettore Pacini in visita al laboratorio. The lab/observatory at Testa Grigia on the Plateau Rosà (Cervinia), Valle d’Aosta, opened on 11 January 1948 by the Centre for Research into Elementary Physics and Elementary Particles. Facing page, Edoardo Amaldi, Gilberto Bernardini and Ettore Pancini visiting the lab.

both military and civilian purposes. To Italy’s good fortune, this was avoided, in part thanks to lobbying undertaken by a Milan-based group of scientists (Giuseppe Bolla, Giorgio Salvini, Carlo Salvetti and Mario Silvestri) who, after receiving funding from Edison – one of the first companies in Italy to look into possible civilian uses of nuclear energy – travelled personally to Paris.29 A number of private Italian companies were keen on potentially exploiting this new source of energy, predominantly to generate electricity: not just Edison but FIAT, Cogne, Montecatini, SADE, Falck, Terni, Olivetti and Pirelli, all of which showed interest at varying times, and all of which set aside in funding. Italian nuclear research was, in any event, highly conditioned by international developments in the late ’40s. First and foremost, discoveries in this sector were covered by military secrecy. In August 1946, the United States passed the McMahon Act, which blocked the transfer of all nuclear knowledge to foreign countries. Moreover, the chances of sourcing supplies of uranium were slim indeed. Not just Italy but all of Europe’s nations suffered a significant technology lag behind America and


avanzatissime ricerche americane sull’atomo, che non riguarda dunque solo l’Italia ma tutti i paesi europei, determina un interessante dibattito sulla possibilità di unire le forze del vecchio continente per rispondere alla sfida proveniente d’oltreoceano. L’ipotesi di una cooperazione europea nel settore nucleare viene formulata in Italia per la prima volta intorno al 1948 da Edoardo Amaldi e Gilberto Bernardini che rappresentano la punta di diamante della fisica nucleare nel nostro paese. Queste discussioni sono il preludio alla cooperazione comunitaria nel settore dell’energia atomica e quindi all’istituzionalizzazione dell’Euratom e del più grande laboratorio al mondo per lo studio della fisica delle particelle: il Cern (Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire)30.

La ripresa degli incontri internazionali Sospesa durante il periodo bellico, la prassi delle riunioni di tecnici ed esperti del settore elettrico dei vari Stati ricomincia dopo la fine del conflitto. Nel 1946 è la volta dell’undicesima sessione della Conferenza internazionale delle grandi reti elettriche (Cigre) che si tiene a Parigi, dal 27 giugno al 7 luglio, dopo sette anni di interruzione. Nonostante la velocità nell’organizzare l’evento da parte dei promotori francesi, esso si dimostra un successo: 900 gli iscritti, 26 le nazioni rappresentate e oltre cento i rapporti presentati. L’Italia invia nove relazioni tra cui quella dell’ingegnere e professore di elettrotecnica, Arnaldo Maria Angelini, non discussa durante la conferenza per mancanza di tempo ma inserita nei volumi dei rendiconti31. Destinato a divenire uno dei protagonisti in

its highly advanced atomic research. A highly interesting debate ensued on whether or not it would be worth uniting the old continent’s power to respond to the challenge from across the Atlantic. Edoardo Amaldi and Gilberto Bernardini, Italy’s pre-eminent nuclear physicists, were the first to suggest European nuclear industry cooperation sometime during 1948. These discussions were a prelude to Communitywide atomic energy industry cooperation and the foundation of EURATOM, which in time was followed by the world’s largest particle physics research laboratory, CERN (Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire).30

International Meetings Resumed 83 Meetings of electricity industry engineers and experts from different nations resumed after the war. After a seven-year hiatus, the eleventh session was held of the International Council on Large Electric Systems (CIGRE) in Paris between 27 June and 7 July 1946. Despite a lack of time to organize the event, it was a huge success with 900 attendees from 26 nations, and over a hundred papers presented. Italy sent nine papers, including one by electrical engineer Professor Arnaldo Maria Angelini; although it was not debated at the conference owing to a lack of time, the paper was included in the conference report.31 Angelini, who was soon to become a key figure in Italian energy policy, attended the 12th CIGRE session, held in Paris between 24 June and 3 July 1948, where he presented a lecture titled General Topogram for Synchronous Machines. Thanks to the high number of attendees (much higher than any previous session, with almost thirteen hundred


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assoluto della storia della politica energetica italiana, Angelini partecipa anche alla dodicesima sessione Cigre, tenutasi sempre a Parigi dal 24 giugno al 3 luglio 1948, con una dissertazione dal titolo General Topogram for Synchronous Machines. Grazie al numero degli iscritti che supera largamente tutte le sessioni passate (raggiungendo quasi i 1.300 provenienti da trenta paesi diversi) e per merito del valore dei rapporti presentati, l’evento rappresenta l’assise scientifica più importante dal punto di vista della collaborazione internazionale nel settore energetico32. Dopo tredici anni di interruzione, riprendono anche le riunioni dell’Unipede con l’ottavo Congresso che si tiene a Bruxelles dal 19 al 24 settembre 1949. Tra le varie sedute, particolare 84

delegates in attendance from thirty different nations) and the high standard of papers presented, this event proved to be the most important energy industry scientific event in international collaboration terms.32 After a thirteen-year break, Unipede also resumed its work, holding the eighth Congress in Brussels between 19 and 24 September 1949. Of particular importance were sessions on hydroelectric generation (13 papers, of which six were from Italy) and, above all, international links (12 presentations, of which four were Italian). Moderated by CONIEL Chairman Professor Giovanni Silva, this research session generated a great deal of interest in a paper given by Montecatini engineer Amilcare Berni, in which his technical and economic observations demonstrated the feasibility of building a European grid and effectively interconnecting different nations.33 It was perhaps no coincidence that a decision was taken in Brussels to hold the next Unipede Congress in Rome, as a sign of Italy’s renewed prominence in the European electricity industry. This Congress was staged between 15 and 23 September 1952, and attracted almost 500 participants from 18 different nations. The event

Bollettino di informazione e scheda di iscrizione alla dodicesima sessione del Cigre, Parigi, 1948. An information sheet and application form for attending the 12th session of Cigré, Paris, 1948.


Due momenti del nono Congresso Unipede a Roma, 1952. Two moments from the ninth Unipede Congress in Rome, 1952.

rilevanza assumono quelle dedicate sia alla produzione idroelettrica (con tredici rapporti, di cui sei provenienti dall’Italia) sia, soprattutto, alle interconnessioni internazionali (con dodici memorie, di cui quattro italiane). Nell’ultima sessione di studi, coordinata dal professore Giovanni Silva, presidente della Coniel, suscita molto interesse la relazione dell’ingegnere Amilcare Berni della Montecatini che, in base a considerazioni tecniche ed economiche, dimostra la possibilità di costruire una rete europea capace di assicurare un’efficace interconnessione fra i vari paesi33. Forse non è un caso se a Bruxelles si decide che il successivo Congresso Unipede si debba tenere a Roma, a dimostrazione di una ritrovata centralità dell’Italia nel quadro del settore elettrico europeo. Svoltosi tra il 15 e il 23 settembre 1952, il congresso di Roma vede la presenza di quasi 500 partecipanti di 18 nazioni e coincide con l’assunzione della presidenza dell’Unione internazionale dei produttori e distributori di energia elettrica, per il triennio successivo, da parte del presidente dell’Anidel, Piero Ferrerio. Le memorie presentate alla riunione romana sono 117, di cui ben 40 italiane, compresa quella dell’ingegnere Giuseppe Cenzato, presidente della Società Meridionale di Elettricità, dal titolo “Variazioni sul criterio marginalista nella gestione delle aziende elettriche”34.

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coincided with ANIDEL Chairman Piero Ferrerio taking over the chair of the International Union of Electrical Energy Generators and Distributors. One hundred and seventeen different papers were presented at the Rome event, of which forty were Italian, including one by engineer Giuseppe Cenzato, Chairman of the Società Meridionale di Elettricità, entitled: Variations on the Marginalistic Criterion of Managing Electricity Companies.34 Nearly fourteen years after the last time it had been held, the fourth World Conference on Energy was staged – as it had been in 1924 – in London (between 10 and 15 July). Around fifteen


Dal secondo dopoguerra alla nazionalizzazione From the Post-War Period To Nationalization Cartina raffigurante il deficit di energia elettrica in Europa nel 1948-49. A map of Europe’s electricity deficit in 1948-49.

Nel 1950, inoltre, viene organizzata, a quasi quattordici anni di distanza dall’ultimo appuntamento, la quarta Conferenza mondiale sull’energia che si tiene nuovamente, come nel 1924, a Londra (dal 10 al 15 luglio). Vi partecipano circa 1.500 rappresentanti di quasi 50 stati diversi e le discussioni si incentrano sul tema “Le risorse mondiali e la produzione dell’energia”. Delle oltre 150 memorie presentate, sei sono italiane e, per la prima volta in assoluto, viene dedicata una sessione intera all’energia atomica35.

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Dalla cooperazione europea agli “Atoms for peace” Il clima che si crea nel vecchio continente all’indomani del secondo conflitto mondiale sulla necessità di unire gli sforzi per avviare una cooperazione europea, sia politica che economica, pervade dunque anche il settore energetico. Il primissimo passo in questa direzione viene compiuto il 15 febbraio 1951 mediante l’istituzione a Parigi, dietro una specifica raccomandazione del Consiglio dell’Oece, dell’Union pour la Coordination de la Production et du Transport de l’Électricité (UCPTE), con lo scopo di ricercare la migliore utilizzazione tecnica ed economica degli impianti di produzione e trasmissione dell’elettricità esistenti e futuri. paesi fondatori sono l’Austria, l’Italia, la Francia, la Germania occidentale, il Belgio, l’Olanda, il Lussemburgo e la Svizzera. Il primo presidente è il francese Crescent che ricopre contemporaneamente la medesima carica nel

hundred representatives from almost 50 different nations took part. Debate focused on the topic “World Energy Resources and Production”. Six of the more than 500 papers presented were Italian. For the first time ever, an entire session was dedicated to atomic energy.35

From European Cooperation to “Atoms for Peace” In the aftermath of the Second World War, feelings on the Old Continent regarding the need to pool efforts and initiate European political and economic cooperation extended to the energy industry. The very first step to make this a tangible reality was taken on 15 February 1951,


Comitato Energia Elettrica dell’Oece, mentre vicepresidente è l’ingegnere Piero Ferrerio (presidente dell’Anidel). Inoltre, dopo aver firmato il 18 aprile 1951 a Parigi il Trattato istitutivo della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca), mediante il quale Francia, Germania Occidentale, Italia, Belgio, Lussemburgo e paesi Bassi decidono di mettere in comune le produzioni di queste due materie prime, nel luglio del 1953, durante un meeting tenuto nella capitale francese, alcuni stati europei si impegnano per la costituzione di

in implementation of a specific recommendation by the OEEC Council, regarding the establishment of the Union pour la Coordination de la Production et du Transport de l’Électricité (UCPTE). This body’s remit was to seek out the best possible technical and economic use of existing and future electricity generating and transportation infrastructure. Austria, Italy, France, West Germany, Belgium, Holland, Luxembourg and Switzerland were all founder members. The body’s first Chairman was M. Crescent of France, who also held the same position on the OEEC’s Electrical Energy Committee. Engineer Piero Ferrerio (Chairman of ANIDEL) was appointed Deputy Chairman. After signing the Treaty that established the European Coal and Steel Community (ECSC) on 18 April 1951 – in which France, West Germany, Italy, Belgium, Luxembourg and the Netherlands decided to pool output of these two raw materials – in July 1953, at a meeting in the French capital, a number of European nations pledged to

Grafico di scambio di energia alle frontiere tratto dal Rapporto Annuale 1952-1953 dell’Union pour la Coordination de la Production et du Transport de l’Élctricité, 1952. A graph of cross-border energy trade from the 1952-1953 Union pour la Coordination de la Production et du Transport dell’Eléctricité’s Annual Report, 1952.

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un altro organismo, a cui assegnano il nome convenzionale di Euratom (Comunità europea dell’energia atomica o Ceea), allo scopo di coordinare i programmi di ricerca comunitari relativi all’energia nucleare. Nello stesso anno, dopo la notizia pubblicata il 12 agosto dagli organi di stampa secondo cui l’Unione Sovietica fa esplodere la sua prima bomba all’idrogeno, il presidente americano Eisenhower, nel discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dell’8 dicembre, propone la creazione di un’organizzazione sovranazionale per promuovere l’uso pacifico dell’energia nucleare, invitando tutti gli stati a compiere uno sforzo comune per scongiurare nuovi impieghi militari dell’atomo. In particolare, il capo della Casa Bianca suggerisce l’istituzionalizzazione di una conferenza mondiale, denominata “Atoms for peace”, con il compito di creare un’agenzia internazionale per la collaborazione sull’utilizzazione pacifica dell’energia atomica. Nell’estate del 1954, inoltre, si tiene ad Ann Arbor (Michigan) un convegno mondiale di ingegneria nucleare a cui partecipano anche esperti del Centro informazioni studi ed esperienze (Cise), istituito il 19 novembre del 1946 grazie all’intervento finanziario diretto dei maggiori gruppi industriali del nord e considerato il primo passo verso lo sviluppo dell’energia nucleare in Italia. In questo incontro americano si preannunciano una serie di innovazioni tecniche importanti e la sua stessa organizzazione dimostra che i tempi sono cambiati e che, quindi, una cooperazione internazionale nel campo dell’uso pacifico dell’energia atomica può realmente concretizzarsi. Un primo passo in questo senso viene fatto proprio dal governo statunitense che nell’agosto dello stesso anno

establish a new body to be known as EURATOM (European Atomic Energy Community, or EAEC) to coordinate research into nuclear energy. That same year, after newspapers published the news on 12 August that the Soviet Union had detonated its first hydrogen bomb, in a speech to the General Assembly of the United Nations on 8 December, US President Eisenhower proposed the creation of a supranational organization to promote the peaceful use of nuclear energy. Eisenhower invited all nations to work together in order to avert future military use of the atom. The US President suggested a world conference under the title “Atoms for Peace”, which would be tasked with creating an international agency for cooperation on the peaceful use of atomic energy. In the summer of 1954, a world nuclear engineering conference held in Ann Arbor (Michigan) was attended by experts from Italy’s Centro Informazioni Studi Ed Esperienze (CISE), which had been founded on 19 November 1946 with direct funding from major industrial groups in northern Italy. The CISE was initially conceived as a first step towards developing nuclear energy in Italy. A series of major technological developments were announced at the US event. Indeed, the very existence of the event was proof that times were changing, and there was a real chance for international cooperation on the peaceful use of atomic energy. The US government took the first step in August that year by amending restrictive existing legislation. The Atomic Energy Act Amendments reduced the limitations imposed under the 1946 McMahon Act on freedom of information regarding non-military atomic research. In this climate of international cooperation, in August 1955, it was announced



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modifica la restrittiva legislazione vigente, emanando l’Atomic Energy Act Amendments, mediante il quale si diminuiscono i limiti precedentemente imposti con il McMahon Act del 1946 sulla liberalizzazione delle informazioni riguardanti le ricerche atomiche non militari. In questo clima di cooperazione internazionale viene annunciata, nell’agosto del 1955, l’organizzazione ad opera delle Nazioni Unite della prima Conferenza di Ginevra. In vista dell’importante appuntamento, Francesco Giordani, presidente del Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari (Cnrn), istituito il 26 giugno 1952, propone l’invio negli Stati Uniti di un gruppo di tecnici con il compito di “prendere contatti con la Commissione atomica americana per la stipula di un accordo di collaborazione nello spirito della dichiarazione del presidente Eisenhower del dicembre 1953 per la collaborazione atomica per usi pacifici”36. Questa scelta entra però in contrasto con il Cise, impegnato nel tentativo di sviluppare un reattore con tecnologie tutte italiane: un progetto certamente ambizioso (date soprattutto le ridotte disponibilità finanziarie) ma che, se realizzato, può dare all’Italia quel know-how indispensabile per padroneggiare in toto la complessa tecnologia alla base dell’energia nucleare. L’idea del Cnrn e del presidente Giordani, ovviamente più burocratica e statalista per via della composizione stessa del Comitato, mira invece ad acquisire all’estero quei prodotti avanzati già sviluppati e necessari per costruire fin da subito un reattore, evitando i lunghi e fondamentali stadi intermedi che una

that the United Nations would put on the first Geneva Conference. In the run-up to this major event, Francesco Giordani, Chairman of Italy’s Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari (CNRN) – which had been founded on 26 June 1952 – suggested sending a team of technicians to the United States to “establish contacts with the American atomic commission and draw up a cooperation agreement in the spirit of President Eisenhower’s December 1953 declaration on atomic cooperation for peaceful uses.”36 This approach was opposed in Italy by the CISE, which was developing a reactor using wholly Italian-developed technology. This was a highly ambitious project, especially given the limited available funding, and if it had been completed it would have given Italy the expertise indispensable for full control over the complex technology that underpinned nuclear power. The CNRN and its Chairman Giordani, whose approach was obviously more bureaucratic and state-oriented given the committee’s background, were hoping to acquire previously-developed advanced products from abroad necessary to build a reactor immediately, thereby avoiding the long but unavoidable intermediate stages that

Delegazione del CNRN in partenza per l’America in occasione del primo accordo nucleare bilaterale tra Italia e Stati Uniti. Da sinistra: Carlo Salvetti, Bruno Ferretti, Francesco Giordani ed Edoardo Amaldi, febbraio 1955. A CNRN delegation departs for America for the first bilateral nuclear accord between Italy and the United States. From left to right: Carlo Salvetti, Bruno Ferretti, Francesco Giordani and Edoardo Amaldi, February 1955.


Copertina del numero di “Energia Nucleare” dedicato interamente alla prima Conferenza di Ginevra, 1955. Accanto, alcuni rappresentanti italiani a Ginevra: da sinistra, Vittorio Valletta, Felice Ippolito, Carrobbio, Mario Silvestri, Aldo Silvestri Amari. The cover of an issue of “Energia Nucleare” dedicated wholly to the first Geneva Conference, 1955. Facing page, some of Italy’s representatives in Geneva: from left to right, Vittorio Valletta, Felice Ippolito, Carrobbio, Mario Silvestri, and Aldo Silvestri AmariAmari.

siffatta ricerca scientifica nazionale impone. Entrambe le strategie hanno evidentemente risvolti sia di natura politica che militare. La creazione in Italia di un reattore di tipo americano a uranio arricchito, inevitabilmente determina l’appoggio definitivo al blocco politico-militare statunitense in piena guerra fredda, permettendo anche l’importazione di know-how e di prodotti americani. Al contrario, l’investimento in una filiera a uranio naturale come quelle francesi o inglesi, può prevedere anche un utilizzo delle ricerche atomiche in campo militare. Tuttavia, la maggior parte dei protagonisti del momento, Giordani in primis, propendono per la collaborazione statunitense, almeno nella prima fase, anche perché l’Italia, per ovvie motivazioni di tipo storico-politico, è interessata solo alle utilizzazioni pacifiche dell’energia nucleare. Superando le opposizioni e i dubbi del Cise, dunque, il Cnrn porta avanti l’indirizzo programmatico avviato dal suo presidente raggiungendo un accordo bilaterale con gli Stati Uniti che entra in vigore nel luglio 1955 e che è alla base delle successive intese fra i due paesi dopo Ginevra. In questa sede, dall’8 al 20 agosto 1955 si svolge la prima Conferenza internazionale sull’uso pacifico dell’energia atomica che rappresenta il più grande convegno di scienziati e di ingegneri nella storia. Vi partecipano circa 1.400 delegati provenienti da tutto il mondo (73 paesi), compresi gli scienziati sovietici che, per la prima volta, prendono parte a un convegno organizzato fuori dai confini del blocco orientale. Particolarmente numerosa è la delegazione

domestic scientific research would have to traverse. Each of these strategies had obvious political and military repercussions. Building an American-type enriched uranium reactor in Italy inevitably entailed signing up fully to the US political/military block in the middle of the Cold War, in order to import American know-how and products into the country. On the contrary, investing in the entire natural uranium chain, as the French and English were doing, would also make it possible to undertake atomic research for military purposes. The prevailing view at the time, as espoused by Giordani, was to choose the path of cooperation with the US, at least initially, in part because, for obvious historical and political reasons, Italy was only interested in peaceful uses of nuclear energy. Having persuaded the CISE, the CNRN put into force the strategy initiated by its Chairman and struck a bilateral agreement with the United States that went into effect in July 1955. This agreement paved the way for later accords between the two nations after the Geneva Conference. Held between 8 and 20 August 1955, the Geneva Conference was the first international conference on peaceful uses of atomic energy, and the single largest conference of scientists and engineers ever. Some fourteen hundred delegates attended from every corner of the globe (73 nations), including Soviet scientists who, for the first time, took part at a conference held outside the Eastern bloc’s boundaries.

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italiana, capeggiata da Giordani e costituita da 5 delegati e ben 91 consiglieri tecnici, tra i quali molti dei maggiori esponenti dell’industria elettrica italiana37. Il presidente del Cnrn, ad esempio, presenta una dissertazione dal titolo “Richiesta di energia in Italia nel 1975 e nel 2000. Ruolo che potrà giocare in Italia l’energia nucleare, come fonte di energia, nei prossimi cinquant’anni” e il geologo napoletano Felice Ippolito, destinato a svolgere un ruolo chiave nella politica energetica del nostro paese, illustra un lavoro intitolato “Stato attuale delle ricerche d’uranio in Italia”. L’incontro suscita un grande ottimismo al punto che i principali segreti che caratterizzano la ricerca nucleare fin dai suoi albori iniziano a essere rivelati. Alla pubblicazione degli atti del convegno si affiancano infatti oltre mille pubblicazioni scientifiche tra cui, ad esempio, quella riguardante la tecnologia francese per processare il combustibile nucleare e ricavarne plutonio. Fra il 1957 e il 1958 anche la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e l’Urss rendono pubbliche le ricerche nazionali nel settore, ma solo con la successiva Conferenza di Ginevra tutti i segreti verranno divulgati.

Italy sent a particularly large delegation. Led by Giordani, it featured five delegates and as many as 91 technical advisors, many of whom were leading figures from the Italian electricity industry.37 The CNRN Chairman presented a lecture entitled “Energy Demand in Italy in 1975 and 2000. The Role Nuclear Energy Might Play in Italy As a Source of Energy over the Next 50 Years”. Neapolitan geologist Felice Ippolito, who was to later play a key role in Italy’s energy policy, presented a paper entitled “The Current Situation regarding Uranium Research in Italy”. The event generated enormous optimism, as the main secrets underlying nuclear research from first principles began to be revealed. Over a thousand scientific publications were published as an annex to the conference minutes, including one on French technology for processing nuclear fuel in order to make plutonium. Between 1957 and 1958, Great Britain, the United States and the USSR also published their nuclear research, although it would not be until the next Geneva Conference that they revealed all of their secrets.

Gli effetti dello spirito di Ginevra

The Effects of the Geneva Spirit

L’entusiasmo generale prodotto dalla Conferenza del 1955 si diffonde anche in Italia. Nell’ottobre successivo la Edison decide di promuovere il progetto per la costruzione di una centrale nucleare nel nord del paese; gli scopi della società italiana sono, in realtà, strettamente politici e si possono ricondurre all’intensificazione dei dibattiti interni sulla nazionalizzazione del settore elettrico che godeva di vasti consensi fra la maggioranza dei membri del Cnrn. Invero, in

The general enthusiasm generated by the 1955 Conference spread to Italy. The following October, the Edison company began lobbying for its plans to build a nuclear power station in northern Italy. In reality, the Italian company’s end goals were highly political because they were closely focused on the intensifying domestic debate on nationalizing Italy’s electricity industry – a policy that was strongly supported by the majority of CNRN’s committee members.


Salone della sezione commerciale della prima Mostra dell’atomo per la pace a Ginevra. Sotto, l’interno del reattore atomico esposto dagli Stati Uniti e costruito dalla Carbide Union Co. per conto della Atomic Energy Commission (disegni di Roberto Fasola). The trade hall at the first Atoms for Peace Exhibition in Geneva. Below, the inside of an atomic reactor exhibited by the United States, built by Carbide Union Co. on behalf of the Atomic Energy Commission (drawings by Roberto Fasola).

maniera del tutto paradossale rispetto ai propositi fino a quel momento enunciati (costruire cioè una filiera con tecnologie tutte italiane), per la realizzazione di questo impianto la stessa Edison ipotizza di acquistare il reattore negli Stati Uniti. Dietro le pressioni del direttore della divisione affari internazionali della United States Atomic Energy Commission (USAEC), John A. Hall38, il Cnrn conferisce al Cise l’incarico di uno studio per installare un reattore di tipo sperimentale da acquistare da Washington; viene anche stipulata una convenzione con l’American Car & Foundry per la sua fornitura e affidato al Centro informazioni studi ed esperienze il compito di acquistare il terreno presso Ispra, nel varesotto. Ma nonostante il clima ottimistico profuso dallo “spirito” di Ginevra, le diffidenze internazionali

In actual fact, going against all of its previouslyannounced intentions (in other words, to build a fully Italian-developed technology chain), the Edison company announced that it wished to buy its reactor from the United States. Under pressure from the Head of the United States Atomic Energy Commission’s (USAEC) International Affairs Division, John A. Hall,38 the CNRN commissioned the CISE to conduct research into the installation of an experimental reactor which would be purchased from Washington. A provisioning agreement was drawn up with American Car & Foundry, and the CISE was instructed to acquire the necessary land at Ispra, near the Northern Italian town of Varese. Despite the optimistic climate spread by the “Geneva Spirit”, international diffidence about potential military uses of atomic energy was never dispelled. The United States decided to insert a clause in all agreements under negotiation at the time requiring all counterparties – Italy included – to pledge that they would use their new nuclear knowledge solely for industrial purposes, and to accept regular US inspection checks on the materials and installation supplied. A special agency under the auspices of the United Nations was planned to convert this procedure into a supranational monitoring system. At the February 1956

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Dal secondo dopoguerra alla nazionalizzazione From the Post-War Period To Nationalization

Seconda Conferenza di Ginevra, 1958. Accanto, grafico con alcune previsioni nazionali sulla potenza elettronucleare installata nel 1965. The second Geneva Conference, 1958. Facing page, a graph of the domestic forecast for electro-nuclear installed power capacity in 1965.

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circa le possibili utilizzazioni dell’energia atomica in chiave militare non vengono superate. Gli Stati Uniti decidono infatti di introdurre una clausola in tutti gli accordi in fase di trattativa, con la quale i contraenti, tra cui l’Italia, si impegnano a utilizzare le nuove conoscenze nucleari solo per usi industriali e accettano l’invio sistematico di ispettori statunitensi per il controllo dei materiali e degli impianti forniti. Per trasformare questa procedura in un sistema di controllo sopranazionale si pensa alla creazione di un’apposita agenzia all’interno delle Nazioni Unite. Durante la Conferenza di Washington del febbraio del 1956 si giunge, non senza problemi, alla costituzione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA)39. L’organizzazione, fondata ufficialmente il 29 luglio del 1957 con sede a Vienna, ha lo scopo di promuovere l’utilizzazione pacifica dell’energia nucleare e di impedirne l’utilizzo per scopi militari mediante il sistema di controllo internazionale già sperimentato dagli Stati Uniti negli accordi sottoscritti in precedenza. In questo scenario si registrano due importanti accordi ufficiali per l’Italia: con il governo statunitense il 3 luglio 195740 e con la Gran

Washington Conference, agreement was finally reached regarding establishment of the International Atomic Energy Agency (IAEA).39 The organization was officially founded on 29 July 1957. Based in Vienna, its remit was to promote the peaceful use of nuclear energy and prevent the use of nuclear energy for military purposes via an international control system established by the United States in previously-signed agreements. Italy was a signatory to two major official agreements as part of this process: the first was with the US government on 3 July 1957;40 the second was with Great Britain on 28 December 1957.41 Officially ratified the following year, these agreements envisaged the exchange of information, the supply of materials and fuel, inspections, personnel training, and a waiver of supplier nation liability. The second International Geneva Conference on peaceful uses of nuclear energy was held between 1 and 13 September 1958, and was chaired by Francis Perrin, the French High Commissioner for Atomic Energy. This conference was as eagerly awaited as the previous one: around five thousand delegates and observers attended from 66 different nations, despite the


Bretagna il 28 dicembre dello stesso anno41. Ratificate ufficialmente l’anno seguente, tali intese prevedono scambi di informazioni, forniture di materiali e di combustibili, controlli, addestramento del personale, nonché l’esclusione di responsabilità per gli Stati fornitori. Dal 1° al 13 settembre 1958 si svolge la seconda Conferenza internazionale di Ginevra sulle utilizzazioni pacifiche dell’energia nucleare, sotto la presidenza di Francis Perrin, Alto Commissario francese per l’energia atomica. L’interesse manifestato per questo convegno non è minore rispetto al precedente: vi partecipano circa 5.000 delegati e osservatori di 66 nazioni diverse, nonostante la conferenza avesse un contenuto quasi esclusivamente tecnico. Nella delegazione italiana, comprendente 128 consiglieri e oltre 250 osservatori, sono rappresentati tutti i più importanti gruppi industriali (soprattutto dell’indotto elettrico) e scientifici del paese. Vi prendono parte, tra gli altri, Edoardo Amaldi, Arnaldo Maria Angelini, Guido Giorgi (membro del Cnrn e direttore generale del Ministero dell’Industria e Commercio), Felice Ippolito e Roberto Ducci (consigliere d’Ambasciata e vicedirettore generale degli Affari Economici del Ministero degli Affari Esteri)42. In totale vengono presentate circa 2.500 relazioni, di cui oltre 700 esposte oralmente; quelle italiane sono 49 in tutto e 17 quelle discusse, tra cui le dissertazioni di Angelini sullo sviluppo del programma nazionale nucleare e di Ippolito sul progetto Energia Nucleare Sud Italia (ENSI). Rispetto a quella del 1955, la nuova Conferenza di Ginevra ha certamente un impatto minore a livello internazionale, ma rappresenta comunque uno dei momenti più importanti di cooperazione, soprattutto tecnica, nel settore delle applicazioni pacifiche dell’energia nucleare.

fact that the conference focused almost exclusively on technical matters. The Italian delegation of 128 advisers and more than 250 observers included representatives from all of the country’s largest industrial groups (electricity industry groups in particular) and scientific organizations, including Edoardo Amaldi, Arnaldo Maria Angelini, Guido Giorgi (a member of the CNRN and Director-General of the Ministry of Industry and Trade), Felice Ippolito and Roberto Ducci (Embassy adviser and deputy general manager of economic affairs at the Ministry of Foreign Affairs).42 A total of two thousand five hundred papers were presented, of which over 700 were delivered orally. Italy presented a total of 49 papers, of which 17 were debated, including lectures by Angelini on developments in Italy’s domestic nuclear programme, and a lecture by Ippolito on the Energia Nucleare Sud Italia (ENSI) project. Compared with the original 1955 event, the second Geneva Conference had less international impact, although it remained a key platform for cooperation – particularly technical cooperation – on peaceful uses of nuclear energy.

Italy and Community Energy Cooperation The idea of establishing a European Community for exploiting peaceful applications of nuclear research emerged from the need to resolve a general paucity of so-called “traditional” energy in the 1950s. The atom held out the promise of energy independence for the continent. The Community’s founding treaty envisaged

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Dal secondo dopoguerra alla nazionalizzazione From the Post-War Period To Nationalization

L’Italia e la collaborazione energetica comunitaria

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L’idea di dar vita a una Comunità europea per lo sfruttamento delle applicazioni pacifiche degli studi nucleari parte dalla necessità di combattere la carenza generalizzata di energia cosiddetta “tradizionale” degli anni Cinquanta, servendosi dell’atomo per conseguire l’indipendenza energetica del continente. Il trattato istitutivo mira infatti a contribuire alla formazione e allo sviluppo di industrie nucleari europee al fine di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti. Tuttavia, malgrado le premesse condivise, anche nel corso dei negoziati per l’Euratom non mancano le difficoltà. Dopo una prima intesa raggiunta alla Conferenza di Venezia del 1956, l’istituzione definitiva arriva solo il 25 marzo dell’anno seguente a Roma, contestualmente a quella per il Mercato Comune. Ad ogni modo, il problema principale per i paesi europei concerne la sicurezza e l’indipendenza energetica in rapporto alle condizioni geografiche e politiche. Già a partire dal 1955 vengono infatti presentati numerosi studi sul tema dell’approvvigionamento, della dipendenza e della scarsità di materie prime in Europa, ma solo in seguito alla crisi di Suez le trattative ricevono un’improvvisa accelerazione. Il rischio di un eventuale blocco delle forniture energetiche provenienti dalle rotte navali del Medio Oriente impone agli europei di trovare al più presto soluzioni alternative. A questa necessità la nomina di un Comitato composto da tre

contributing to training and developing European nuclear industrial companies in order to guarantee supply security. However, despite all parties sharing the same initial starting point, negotiations for the establishment of EURATOM did not run smoothly. After an initial agreement was reached at the 1956 Venice Conference, it was not until 25 March 1957 that a final agreement was reached, in concomitance with an agreement to establish the Common Market. The main sticking point for European nations was energy security and independence in terms of their individual geographical and political situations. By 1955, there were many research papers in circulation regarding European provisioning, dependence and scarcity of raw materials. However, it was only in the wake of the Suez crisis that negotiations really hit top gear. The risk of a potential blockade of energy supplies via sea from the Middle East focused European minds on rapidly finding an alternative solution. A highlevel Committee was established to present a programme for the installation of electro nuclearpower stations in Europe, combining the need for secure energy supplies with sustainable costs for European nations. French Professor Louis Armand, German lecturer Franz Etzel and Francesco Lettera indirizzata a Giuseppe Cenzato dall’Union Internationale des Producteurs et Distributeurs d’Énergie Électrique - Unipede. Parigi, 1956. A letter addressed to Giuseppe Cenzato from the Union Internationale des Producteurs et Distributeurs d’Énergie Électrique - UNIPEDE. Paris, 1956.


esperti di altissimo livello, il professore francese Louis Armand, il docente tedesco Franz Etzel e l’italiano Francesco Giordani, i cosiddetti “tre saggi dell’Euratom”, incaricati di presentare un programma per l’installazione di centrali elettronucleari in Europa, quale punto d’incontro fra l’esigenza di un approvvigionamento energetico sicuro e un costo sostenibile per i paesi europei. Si avviano pertanto una serie di consultazioni sia all’interno dei Sei che con gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, il Canada e, nel maggio del 1957, il Comitato presenta un rapporto, dal titolo “Un obiettivo per l’Euratom”, che rappresenta un vero e proprio manifesto programmatico del nuovo istituto atomico della Comunità. Il documento stabilisce che la potenza elettronucleare da installare in Europa entro il 1967 deve raggiungere i 15.000 MW, attraverso la costruzione di circa cento nuovi impianti nucleari di medie dimensioni.

Giordani, known as the “Three Wise Men of EURATOM” sat on the Committee.The six founder nations of the Common Market began a series of consultations, alongside talks with the United States, Great Britain and Canada. In May 1957, the Committee presented its report, “An Objective for EURATOM”, laying out planning guidelines for the Community’s newlyminted atomic body. The document stated that by 1967, Europe should have an installed electronuclear power base of 15,000 MW, which could be achieved by building roughly one hundred new medium-sized nuclear plants. The cooperation process involved another body founded under the auspices of the OEEC in 1957: the European Agency for Nuclear Energy (ENEA), whose remit was to establish nuclear companies open to all members, and to coordinate existing projects. The nuclear industry lay at the heart of Community-wide cooperation at this time.

Rassegna stampa relativa all’interesse internazionale per la costruzione in Italia di una centrale nucleare, marzo 1958. A press roundup of international interest in building a nuclear power station in Italy, March 1958.

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Dal secondo dopoguerra alla nazionalizzazione From the Post-War Period To Nationalization Firma al Foreign Office dell’accordo per la Cooperazone negli usi pacifici dell’energia atomica tra Inghilterra ed Euratom. Da sinistra: Selwyn Lloyd, Enrico Medi, Paul de Groute, 4 febbraio 1959. The Foreign Office’s signature on the agreement between England and Euratom for cooperation in the peaceful use of atomic energy. From left to right: Selwyn Lloyd, Enrico Medi, and Paul de Groute, 4 February 1959.

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Il processo di cooperazione si avvale inoltre di un altro organismo nato in ambito OECE sempre nel 1957: l’Agenzia Europea per l’Energia Nucleare (AEEN) che si propone la costituzione di aziende nucleari comuni aperte a tutti i membri e il coordinamento dei progetti esistenti. Il settore nucleare, dunque, è al centro delle collaborazioni comunitarie di questo periodo; un’ulteriore dimostrazione di ciò è rappresentata dall’accordo per gli usi pacifici dell’energia atomica stipulato direttamente fra l’Euratom e gli Stati Uniti nel maggio-giugno 195843. Inoltre, il 3 e 4 novembre del 1959 si tiene a Londra una tavola rotonda sui problemi energetici dell’Europa alla quale partecipa Felice Ippolito, in qualità di nuovo segretario generale del Cnrn, che presenta un’interessante relazione dal titolo “Il ruolo dell’energia nucleare nella coordinazione delle politiche energetiche europee”44. Il contributo italiano all’evoluzione del processo di collaborazione energetica comunitaria, sia dal punto di vista organizzativo che materiale, è notevole. Personalità importanti, provenienti soprattutto dal settore dell’industria elettrica, sono protagonisti di colloqui, conferenze, comitati e organismi che gestiscono in prima persona il tentativo di creare una reale politica energetica comunitaria, nonostante la forte riluttanza dei governi nazionali a

Further proof came in May/June 1958, with the signature of an agreement for specific atomic energy uses between EURATOM and the United States.43 A roundtable was held in London on Europe’s energy problems on 3/4 November 1959. Felice Ippolito attended the event in his role as the newly-appointed Secretary General of CNRN, and presented an interesting report entitled “The Role of Nuclear Energy in the Coordination of European Energy Policies”.44 From both an organizational and material point of view, Italy made a significant contribution to Community energy cooperation developments. Important figures, notably from the electricity industry, filled key roles at meetings and conferences, and on committees and bodies that directly oversaw the development of this attempt to forge a true Community energy policy, despite significant reluctance among national governments to devolve decisions to Community institutions in such a strategically important sphere.

Etienne Hirsch, presidente dell’Euratom, con Giorgio Salvini e Italo Federico Quercia nei laboratori del Centro Ricerche Nucleari di Frascati, 1959. Etienne Hirsch, Chairman of Euratom, with Giorgio Salvini and Italo Federico Quercia at the Centro Ricerche Nucleari di Frascati labs, 1959.


Tabella tratta dal “Rapporto sulla Missione Euratom negli USA” di Arnaldo Maria Angelini, 1958.

demandare alle istituzioni comunitarie decisioni relative a un settore così importante dal punto di vista strategico. Oltre agli esempi già precedentemente indicati (Piero Ferrerio primo vicepresidente dell’UCPTE, Francesco Giordani membro dei Tre Saggi dell’Euratom, ecc.), ci sono molte altre circostanze che vedono in ruoli di primo piano rappresentanti del settore elettrico italiano come, ad esempio, nel luglio del 1956 quando il Consiglio ministeriale dell’Oece istituisce due gruppi di studio per l’impostazione di iniziative di interesse comune nel campo dell’energia nucleare e a presiederne uno sarà Franco Castelli, direttore della Sezione Centrali Termiche della Edison. Un’altra circostanza importante da sottolineare è il ruolo di Arnaldo Maria Angelini, futuro direttore generale e poi presidente di Enel e già direttore generale della Terni e vicepresidente di Finelettrica (finanziaria pubblica per il settore elettrico). A seguito della decisione del Consiglio dell’OECD (Organisation for Economic Cooperation and Development) nel novembre 1956 di creare un gruppo permanente di esperti qualificati per seguire e riferire sui problemi relativi all’energia in Europa, Angelini viene chiamato a far parte dell’Advisory Commission e, successivamente, assume anche l’incarico di direttore del comitato scientifico e tecnico dell’Euratom, apportando il suo contributo importante ai programmi comunitari del settore nucleare.

A table from Arnaldo Maria Angelini’s “Report on the Euratom Mission to the USA”, 1958.

As well as the individuals cited above (Piero Ferrerio, who was the first Deputy Chairman of the UCPTE, and Francesco Giordani, who was one of the “Three Wise Men of EURATOM”, to name but two), many other notables from the Italian electricity industry are worthy of mention for the important roles that they played. In July 1956, the OEEC’s Ministerial Council set up two research groups to coordinate nuclear energy industry ventures of common interest. The first of these groups was chaired by Franco Castelli, the manager in charge of Edison’s Thermic Powerstation Section. An important role was played by Arnaldo Maria Angelini, a man who was later to become the General Manager and subsequently Chairman of Enel, and who by this time had already served as General Manager of Terni and Deputy Chairman of Finelettrica (a publicly-owned financial holding company for the electricity industry), when in November 1956 the Council of the OECD (Organisation for Economic Cooperation and Development) established a permanent group of high-level experts to constantly monitor and report on European energy-related issues. Mr. Angelini was called to sit on the Advisory Commission, before later becoming Director of the EURATOM Scientific and Technical Committee, through which he made a major contribution to the Community’s nuclear industry programmes.

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I collegamenti internazionali delle imprese italiane

Italian Firms and their International Connections

Oltre al progetto del reattore di tipo sperimentale acquistato dagli Stati Uniti, con la creazione del Centro ricerche nucleari di Ispra ultimato nel 1959 e ceduto quasi subito all’Euratom per divenire uno dei centri comuni di ricerca previsti dagli accordi costitutivi del 1957, tutti i programmi atomici italiani avviati in questo periodo per costruire centrali termonucleari prevedono la fornitura dall’estero del loro reattore. Quello dell’impianto di Trino Vercellese, voluto sempre dalla Edison nel 1954, ad esempio, è di provenienza americana (Westinghouse); stessa origine, ma da società diversa (General Electric), ha il reattore della centrale di Punta Fiume, sul Garigliano; di derivazione britannica (Nuclear Plant Power Company) è invece quello dell’impianto di Foce Verde, presso Latina, voluto fortemente dal presidente dell’Eni, Enrico Mattei. Questa contingenza non significa però che le imprese italiane non esportano più i loro prodotti e la loro tecnologia all’estero. Anche se ridimensionato rispetto al periodo precedente, infatti, il made in Italy, soprattutto nel settore elettrotecnico, continua a diffondersi in tutto il mondo. Accanto alle eccellenze degli anni Trenta, si sviluppano infatti nuove opportunità e collaborazioni per le aziende della penisola. Il caso sicuramente più interessante è quello dell’AnsaldoSan Giorgio, nata nell’ambito della generale ristrutturazione dell’Ansaldo nel corso del 1949. Lo

In addition to the project involving the experimental reactor acquired from the United States, establishment of the Nuclear Research Centre at Ispra, which was completed in 1959, and then almost immediately transferred to EURATOM to become one of the common research centres envisaged under the 1957 initial agreement, all of the Italian atomic programmes begun at this time to build nuclear power stations were based on plans to purchase the reactors abroad. For example, the Trino Vercellese plan initially proposed by Edison in 1954, came from America (Westinghouse), as did the reactor at the Punta Fiume power station on the Garigliano (General Electric); the reactor at the Foce Verde plant, near Latina, which was championed by ENI Chairman, Enrico Mattei, came from Great Britain (Nuclear Plant Power Company). This did not, however, mean that Italian firms ceased exporting products and technology outside Italy. Although exports were down on earlier periods, Italian-made products, particularly in the electrical engineering field, continued to find buyers around the world. New opportunities and partnerships beckoned for Italian companies, in addition to the nation’s areas of excellence from the 1930s. The biggest area was without doubt Ansaldo-San Giorgio, which came into being as part of the general restructuring of the Ansaldo company in 1949, Etienne Hirsch, presidente dell’Euratom, firma l’accordo stipulato con il Governo italiano in base al quale il Centro Nucleare di Ispra viene messo a disposizione dell’Euratom. Roma, 22 luglio 1959. Etienne Hirsch, Chairman of Euratom, signs an agreement with the Italian government that puts the Centro Nucleare di Ispra at the disposal of Euratom. Rome, 22 July 1959.


Documento della General Electric sul programma di sviluppo della Centrale sul Garigliano, giugno 1960. A General Electric document on the plan to build a nuclear power station at Garigliano, June 1960.

Stabilimento Elettrotecnico viene infatti separato dall’impresa e fuso con la San Giorgio, la società elettromeccanica genovese creata nel 1905, dando origine il 1° gennaio 1950 all’Ansaldo-San Giorgio, Stabilimenti elettromeccanici riuniti (ASGSERAS). Dopo un primo periodo di riorganizzazione, nel 1951 le esportazioni raggiungono già il 20% della produzione complessiva, mentre l’anno successivo gli ordini per l’estero sfiorano il 40% del loro totale, mantenendosi per tutti gli anni Cinquanta e fino al 1963 fra il 25 e il 45%. I prodotti maggiormente richiesti sono macchinari per trazione, turbine, apparecchi per centrali e trasformatori; mentre tra i mercati principali di destinazione ci sono America Latina (Argentina, Brasile, Cile e Messico), Europa orientale (Jugoslavia), Vicino Oriente (Turchia ed Egitto) ed Estremo Oriente (India, Pakistan e Taiwan). Nella seconda metà degli anni Cinquanta, quando cioè iniziano a concretizzarsi le prospettive di realizzare una produzione di energia nucleare per scopi civili, l’Ansaldo si interessa anche della costruzione di questi impianti. Nel 1956, infatti, sottoscrive il 10% del capitale della Società Elettronucleare Nazionale (Senn), che fa capo a Finelettrica, e grazie a un accordo con la General Electric si aggiudica la commessa per partecipare alla realizzazione della centrale sul Garigliano. Da questo momento in poi l’azienda genovese risulta costantemente presente nello sviluppo dell’energia nucleare in Italia. Fino alla vigilia della nazionalizzazione dell’intero comparto elettrico, dunque, l’opera svolta dalle singole personalità italiane e dalle aziende private di questo settore è notevole, sia nel mercato nazionale che in quello estero. Una situazione che è destinata a mutare strutturalmente dopo il 6 dicembre 1962.

when the company’s electrical engineering plant was hived off and merged with San Giorgio, an electromechanical company in Genoa founded in 1905. The new Ansaldo-San Giorgio Stabilimenti Elettromeccanici Riuniti (ASG-SERAS) company began trading on 1 January 1950. After an initial startup period following the restructuring, by 1951 exports accounted for 20% of overall output. The following year foreign orders were up to close to 40% of total output. Throughout the 1950s and all the way through to 1963, exports were between 25% and 45% of overall output. The highest levels of demand were recorded for powered vehicles, turbines, and devices for power stations including transformers. The company’s largest foreign markets were in Latin America (Argentina, Brazil, Chile and Mexico), Eastern Europe (Yugoslavia), the Near East (Turkey and Egypt) and the Far East (India, Pakistan and Taiwan). In the second half of the 1950s, when the prospects of generating nuclear energy for civil purposes became a reality, Ansaldo also began work on building nuclear power stations. In 1956, the company subscribed 10% of Finelettrica Group company Società Elettronucleare Nazionale (SENN)’s share capital. After signing an agreement with General Electric, the company won a tender to help build the Garigliano power station. The Genoa-based company was consistently involved in Italian nuclear energy development from this time onwards. Until Italy’s entire electricity industry was nationalized, individuals and Italian private enterprise in the industry played a significant role on both domestic and international fronts. This situation was set to change radically on 6 December 1962.

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Le relazioni internazionali di Enel.

La post-nazionalizzazione

Enel’s International Relations.

The Post-Nationalization Period

All’indomani dell’istituzionalizzazione di Enel, con il relativo trasferimento graduale di tutte le imprese che svolgono attività di produzione, trasporto, trasformazione e distribuzione dell’energia elettrica (inclusi, ad esempio, gli impianti elettronucleari e lo stesso Cise), si ha un periodo di transizione e riorganizzazione che non permette al nuovo ente di operare immediatamente sul mercato internazionale. Tuttavia, già nel gennaio 1963 si presenta l’occasione di avviare una collaborazione più

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After Enel was officially established and all of the nation’s electricity generating, transport, conversion and distribution companies were gradually absorbed (including CISE’s thermonuclear installations), the industry underwent a transitional period of reorganization during which the new body did not immediately begin conducting international operations. In January 1963, an opportunity arose to work more closely with Great Britain in the nuclear energy industry. Italy’s ambassador to London,



Le relazioni internazionali di Enel Enel’s International Relations

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stretta con la Gran Bretagna nel settore dell’energia nucleare. L’iniziativa parte dall’ambasciatore italiano a Londra, Pietro Quaroni, che suggerisce al ministro dell’Industria, Commercio e Artigianato, Emilio Colombo, “di inviare una missione tecnico-politica a Londra per conversazioni con le autorità inglesi interessate nello sviluppo della energia atomica” (essenzialmente United Kingdom Atomic Energy Authority e Central Electricity Generating Board)45. Colombo sembra concordare sull’opportunità del contatto, anche perché l’Italia è in questo momento la prima e anche l’unica cliente estera della Gran Bretagna dopo l’accordo per la costruzione della centrale di Latina. Il periodo sembra dunque propizio “per stringere vieppiù i legami di collaborazione esistenti tra le autorità atomiche britanniche ed italiane”46. Un rapporto diretto con Londra può determinare infatti la maturazione definitiva del settore nucleare della penisola, con risvolti positivi anche e soprattutto nel campo della ricerca. Nonostante ciò, lo sviluppo di questa promettente ipotesi non prosegue sulla strada indicata dall’ambasciatore Quaroni. Le difficoltà economiche e organizzative, unite alle crescenti instabilità politiche italiane, non concorrono infatti a creare un clima favorevole per iniziative simili, incidendo negativamente anche sulla continuazione degli investimenti nel settore nucleare. Ciononostante, all’appuntamento della prima settimana di settembre 1964 con la terza Conferenza internazionale di Ginevra sugli usi pacifici dell’energia atomica promossa dalle Nazioni Unite, l’Italia si presenta come il terzo paese occidentale, alle spalle di Stati Uniti e Gran Bretagna, per la potenza complessiva delle centrali in esercizio: 546 MW degli impianti di

Pietro Quaroni, suggested that the Minister for Industry, Trade and Crafts Emilio Colombo “dispatch a technical/political mission to London to talk with English authorities interested in developing atomic energy” (essentially the United Kingdom Atomic Energy Authority and the Central Electricity Generating Board).45 Colombo was in agreement, in part because at this time Italy was Great Britain’s only foreign client, in the wake of the agreement to build a power station at Latina. The time appeared to be right “to further strengthen the existing working relationship between the British and Italian atomic authorities”.46 Direct relations with London would have brought maturity for Italy’s nuclear industry, and had positive repercussions in a number of areas, most notably research. However, the promising avenue indicated by Ambassador Quaroni was not, in the end, pursued. Economic and organizational difficulties – and increasing political instability in Italy – were less than propitious to creating a climate for initiatives of this nature, and negatively impacted future nuclear industry investment. Nevertheless, Italy sat down to the Third International Geneva Conference on the peaceful uses of atomic energy (promoted by the United Nations and held in the first week of September 1964) as the West’s number three nation in terms of overall operating nuclear output, after the United States and Great Britain, with 546 MW generated at power plants in Latina, Garigliano and Trino Vercellese. The event bore out American and European scientists’ optimistic forecasts of transitioning over the course of just a few years to the industrial-scale exploitation of nuclear energy.


Veduta della centrale di Trino Vercellese, 1963. A view of the Trino Vercellese power station, 1963.

Latina, Garigliano e Trino Vercellese. L’incontro conferma le ottimistiche previsioni degli ambienti scientifici americani ed europei sulla possibilità di passare nel giro di pochi anni allo sfruttamento su scala industriale dell’energia nucleare. Tuttavia, questo scenario si scontra notevolmente con l’effettiva situazione interna. Rivolgendo la priorità alle difficili questioni organizzative della post-nazionalizzazione e agli squilibri dell’offerta energetica presenti sul territorio, Enel decide, al pari di quanto viene fatto nello stesso periodo nella maggior parte dei paesi industrializzati, di bloccare temporaneamente ulteriori nuovi investimenti nel settore nucleare. Si dispone per convenienza di far funzionare gli impianti atomici già esistenti al massimo delle loro possibilità, avvantaggiandosi dei minori costi di gestione che ne derivano rispetto a una centrale a olio combustibile. Come indicato ufficialmente nella relazione del Consiglio di amministrazione del collegio dei revisori e bilancio al 31 dicembre 1963: “L’Ente non ritiene, anche per ragioni di ordine finanziario, che sia per il momento il caso di impostare altri programmi di centrali nucleari”47. La situazione italiana degli anni Sessanta appare però decisamente sui generis. Una serie di contingenze storico-economiche rendono infatti possibile nei paesi più industrializzati, e soprattutto negli Stati Uniti, un’enorme disponibilità finanziaria da destinare alla ricerca nucleare, contribuendo a creare un divario netto con le altre nazioni. Motivazioni differenti spingono l’Unione Sovietica a fare altrettanto, determinando una situazione per cui, come accadeva per gli altri casi occidentali, è lo Stato a

This outlook, however, clashed significantly with Italy’s domestic reality. Enel prioritized resolution of thorny post-nationalization organizational issues and imbalances in energy supply across the nation, and followed the lead of the majority of the world’s industrialized nations by placing a temporary freeze on new investment in the nuclear industry. In order to save money, it was decided to run existing atomic plants flat out, taking advantage of their lower running costs compared with fuel oil-fired power stations. As noted officially in the report by the Board of Directors and Board of Auditors in the company’s 1963 accounts: “The Body does not, for financial and other reasons, consider this to be the right time to embark upon other nuclear power station programmes.”47 The Italian situation during the ’60s was unique. A series of historical and economic factors made it possible for the most industrialized countries, led by the United States, to dedicate vast amounts of funding to nuclear research, the result of which was the creation of a huge lead over other nations. A different set of motives prompted the Soviet Union to follow a similar course; as in the West, the State intervened directly to provide the necessary funding. In Italy, on the contrary, this function was devolved to

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intervenire direttamente mediante la fornitura dei mezzi finanziari necessari. In Italia, invece, questa funzione è demandata agli organismi propri di ricerca (tra cui il Cnen, il Comitato nazionale energia nucleare sorto nel 1960 in sostituzione del Cnrn) e all’industria privata, mentre sembra mancare un impegno massiccio del governo. Ciò determina in definitiva la mancanza di unità di intenti e la dispersione delle poche risorse disponibili. D’altro canto, proprio questa scarsità di fondi finisce per spingere il paese verso la necessità ineluttabile di una collaborazione internazionale che, senza una rinuncia preventiva a uno sviluppo nucleare autonomo, può permettere di colmare in parte il gap con l’estero.

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L’avvio della collaborazione internazionale di Enel Nonostante i difficili e complicati problemi della post-nazionalizzazione assorbano molte energie, la dirigenza del nuovo Ente elettrico italiano si preoccupa di continuare le relazioni internazionali già esistenti tra gli organismi e le imprese ora facenti parte di Enel e di coltivarne delle nuove. Questo indirizzo è reso pubblico anche all’interno della sopracitata relazione del Consiglio di amministrazione del collegio dei revisori e bilancio al 31 dicembre 1963: “Regolari contratti vengono intrattenuti con la Electricité de France e con il Central Electricity Generating Board di Londra per il reciproco scambio di informazioni, sia sulla questione nucleare, che sulle altre di carattere generale. Una stretta collaborazione viene anche mantenuta con l’Euratom e con gli Enti di vari paesi che si occupano della utilizzazione della energia nucleare»48.

research bodies (such as the CNEN – Comitato Nazionale Energia Nucleare established in 1960 to replace the CNRN), and to private enterprise. The government did not seem prepared to make a similar major commitment. This meant that not only was there no unified approach, but what limited resources were available ended up being dispersed. The lack of available funding ultimately forced Italy into the inevitable choice of international cooperation, which was the only way to at least partially close the gap with other nations without giving up on independent nuclear development.

Enel’s Early International Cooperation Efforts Although the thorny and complex problems that arose after nationalization absorbed a great deal of energy, senior management at Italy’s new electricity organization were keen to continue with international relationships initiated by bodies and companies that were now part of Enel, while at the same time forging new relations. This approach was publicly stated in the abovementioned Board of Directors and Board of Auditors report on the company’s 1963 accounts: “Regular contact is kept up with Electricité de France and the Central Electricity Generating Board of London, for the purpose of the mutual sharing of information on nuclear and other, more general, topics. A close working relationship is also maintained with EURATOM and with organizations in various nations involved in the use of nuclear energy.”48 The most intense international relations revolved around nuclear research. An initial contract, regarding the Garigliano power


Il settore in cui si instaurano maggiori collegamenti internazionali è proprio quello della ricerca nucleare. Un primo contratto, riguardante la centrale del Garigliano e nel quale subentra Enel, viene firmato nel novembre 1963 tra l’Euratom e la Senn all’interno delle disposizioni previste dal già citato accordo di cooperazione tra la Comunità europea e il governo degli Stati Uniti del maggio-giugno 1958. Altri accordi interessanti si stipulano, sempre nel campo della ricerca nucleare, tra la Commissione dell’organismo atomico europeo ed Enel e, poi, tra questi e la società francese Indatom. Diversa è invece la questione che riguarda il ritrattamento o, in alternativa, lo stoccaggio del combustibile irradiato della centrale di Latina. Fino dal 1964 si prospettano ad Enel due opzioni: vendere il combustibile irradiato all’Ukaea (United Kingdom Atomic Energy Authority) oppure riprocessarlo in vista dell’estrazione e della conservazione del plutonio in esso contenuto per arricchire l’uranio naturale e ottenere quindi combustibile nucleare per gli altri due reattori ad acqua (Garigliano e Trino Vercellese). Enel avvia contatti con la stessa Ukaea, il Cea (Commissariat à l’Énergie Atomique) di Parigi e l’Eurochemic di Bruxelles, ma solo la società britannica si dichiara disposta a effettuare il riprocessamento nei termini e alle condizioni desiderate

Promemoria sul “Contributo Euratom ai sensi del Contratto di Partecipazione stipulato il 20 dicembre 1961”, dicembre 1965. A memo entitled “Euratom’s contribution pursuant to the 20 December 1961 Participation Agreement”, December 1965.

station taken over by Enel, was signed in November 1963 by EURATOM and SENN, under the framework of measures included in the above-mentioned May/June 1958 cooperation agreement between the European Community and the US government. Other major nuclear research agreements were signed between the European Atomic Organization Commission and Enel, and between Enel and the French company Indatom. The issue of reprocessing or, alternatively, storing irradiated fuel at the Latina power station was handled differently. By 1964, Enel was faced with two options: either to sell the irradiated fuel to the UKAEA (United Kingdom Atomic Energy Authority), or reprocess it to extract and store the plutonium it contained, which could be used to enrich natural uranium and make nuclear fuel for the other two water-cooled reactors (at Garigliano and Trino Vercellese). Enel initiated contacts with the UKAEA, the CEA (Commissariat à l’Énergie Atomique) in Paris, and Eurochemic in Brussels. The British organization was the only one prepared to undertake reprocessing pursuant to the terms and conditions set by Enel. The two organizations signed a contract on 2 November 1964. The Italian electricity organization’s nuclear activities involved increasingly close working relationships with bodies in Italy and abroad. As well as the above-mentioned agreements with EURATOM and the UKAEA, by 1964 there was a busy exchange of information regarding the operation and technological

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da Enel, firmando un contratto il 2 novembre 1964. L’attività svolta dall’Ente elettrico italiano in campo nucleare comporta pertanto rapporti e collaborazioni sempre più estesi con organismi sia nazionali che esteri. Oltre agli accennati accordi con l’Euratom e con l’Ukaea, già nel 1964 si instaurano floridi scambi di informazione sull’esercizio e sullo sviluppo tecnologico dei reattori con gli enti elettrici nazionalizzati di Gran Bretagna e Francia - Central Electricity Generating Board ed Électricité de France - e con l’Atomic Energy of Canada Limited (AECL). Questa tendenza alla cooperazione si conferma anche nei mesi successivi. Nel corso del 1965 si svolgono infatti numerose riunioni tecniche e diversi contatti con società straniere quali l’Usaec, l’Ukaea, il Cea e l’Aecl. Tali contatti, uniti alla forte crescita dei consumi energetici interni che spinge la penisola a dipendere sempre più dalle importazioni petrolifere, inducono Enel a programmare la realizzazione di un nuovo impianto elettronucleare di ultima generazione, il quarto e più grande in Italia, la cui entrata in servizio è prevista per il 1971-72. Del resto, l’episodio del famoso blackout elettrico di New York, quando il 9 novembre del 1965 l’intera città assieme a ben sette Stati della costa occidentale e a una parte del Canada restano al buio per diverse ore, accelera in tutto il mondo la corsa alle ordinazioni di nuove centrali elettriche e, in particolare, di quelle nucleari. Nel 1967, la guerra dei Sei giorni accelera maggiormente questa tendenza in seguito alla decisione dei paesi arabi di ricorrere, mediante l’Opec, all’embargo petrolifero per mettere in difficoltà gli Stati considerati amici di Israele attraverso la chiusura del canale di Suez. Se, da un lato, questo primo tentativo nella storia di utilizzare l’arma petrolifera per condizionare le scelte dell’Occidente non comporta gravi

Veduta della centrale nucleare del Garigliano, 1965. View of the Garigliano nuclear power plant, 1965.

development of reactors with the nationalized electricity boards of Great Britain and France – the Central Electricity Generating Board and Électricité de France – and with the Atomic Energy of Canada Limited (AECL) company. Additional international links were forged over the next few months. A number of technical meetings were held in 1965, and links were maintained with non-Italian bodies such as the USAEC, UKAEA, CEA and AECL. These contacts, alongside strong demand for domestic energy consumption, forced Italy to rely increasingly on oil imports, and prompted Enel to draw up plans for a next generation electro-nuclear power station – Italy’s fourth and largest – which was scheduled to commence operating in 1971-72. The infamous electricity blackout that struck New York on 9 November 1965, along with seven states on the West Coast and part of Canada, plunging these areas into darkness for several hours, boosted orders for new power stations around the world, especially nuclear power stations. The 1967 Six-Day War boosted orders yet again, after Arab countries decided to impose an oil embargo through OPEC by closing the Suez Canal, creating problems for States considered to be allies of Israel. Although this first ever attempt to deploy oil as a weapon to


conseguenze (data la breve durata e il fatto che gli Stati Uniti, principali destinatari di questa azione, dispongono di abbondanti riserve nazionali), dall’altro avvia una serie di riflessioni circa l’opportunità di un cambio di strategia in merito alle politiche energetiche adottate fino a quel momento. Proprio nello stesso anno, infatti, Enel inserisce nella programmazione del settore nucleare la costruzione di un ulteriore nuovo impianto, il quinto in Italia. Contemporaneamente si intensificano i contatti e la cooperazione con diversi organismi di ricerca nazionali e internazionali e con aziende ed enti elettrici stranieri tra cui la Conferenza internazionale delle grandi reti elettriche (Cigre), l’Unione internazionale dei produttori e distributori di energia elettrica (Unipede), l’Électricité de France (Edf), la Central Electricity Generating Board (Cegb) e la Verband Deutscher Elektrizitätswerke. Nel 1968, inoltre, le collaborazioni internazionali di Enel aumentano, includendo, oltre agli enti già citati, anche la European Nuclear Energy Agency, l’Aiea, l’Usaec, l’Aecle il Cea.

Il progetto Enel-Edf-Rwe Gli eventi connessi alla guerra dei Sei giorni determinano anche l’avvio di nuove interessanti cooperazioni nel settore dell’energia nucleare. Nel 1969, ad esempio, Gran Bretagna, Repubblica Federale Tedesca e Olanda si accordano separatamente per la costruzione di un impianto per la produzione di uranio arricchito mediante il procedimento dell’ultracentrifugazione. Su iniziativa del Commissariat à l’Énergie Atomique francese, inoltre, il 25 febbraio 1972 si costituisce una Association d’études tra Francia, Germania

focus Western minds did not cause major problems (given that it did not last long, and that the United States, which was the main target of the move, had abundant domestic reserves), it did trigger a period of reflection as nations debated whether or not to rethink their energy policy strategies. That same year, Enel added the construction of an additional nuclear power station, Italy’s fifth, to its plans. Contacts and working relations with a number of Italian and international bodies and foreign electricity companies and boards intensified, notably with the International Council on Large Electric Systems (CIGRE), the International Union of Electrical Energy Generators and Distributors (Unipede), Électricité de France (EDF), the Central Electricity Generating Board (CEGB), and the Verband Deutscher Elektrizitätswerke. In 1968, Enel further bolstered its international working relations, liaising with the European Nuclear Energy Agency, the AIEA, USAEC, AECL and CEA.

The Enel-Edf-Rwe Project Events engendered by the Six-Day War led to the start of new major cooperation projects across the nuclear energy industry. In 1969, Great Britain, the German Federal Republic and Holland all agreed to build their own plants to produce enriched uranium via ultracentrifugation. At the French Commissariat à l’Énergie Atomique’s initiative, on 25 February 1972 France, West Germany, Italy, Belgium, Great Britain and the Netherlands established an “Association d’études” to undertake preliminary economic and technical research into the

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Federale, Italia, Belgio, Gran Bretagna e paesi Bassi allo scopo di effettuare studi economicotecnici preliminari in vista della realizzazione di un impianto di arricchimento dell’uranio con il metodo della diffusione gassosa.

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Per quanto concerne Enel, invece, viene ufficializzata l’iniziativa dell’Unipede che si propone la costruzione e la gestione di una centrale prototipo di grande potenza, equipaggiata con un reattore autofertilizzante raffreddato a sodio. L’idea di un programma europeo per la realizzazione di siffatti impianti nucleari viene presentata per la prima volta proprio dal direttore generale di Enel, Arnaldo Maria Angelini, il 19 settembre 1968, nell’ambito del Comitato scientifico e tecnico dell’Euratom. Successivamente, il 27 e 28 febbraio 1969, il dirigente dell’ente elettrico italiano espone il suo progetto alla Commissione per la ricerca e l’energia del Parlamento europeo; tuttavia, solo il 9 giugno dello stesso anno l’Unipede decide di fare propria questa proposta, approvando un ordine del giorno nel quale si auspica un’unione degli sforzi nell’ambito della Comunità. Durante il 1970 si prendono dunque contatti con i tre maggiori produttori di energia elettrica della Comunità, Electricité de France (Edf), Enel e la tedesca Rheinisch-Westfälisches Elektrizitätswerk (Rwe); accertata l’esistenza dei presupposti per un accordo, viene quindi redatta una dichiarazione di intenti: “[…] preso atto dei programmi in corso di attuazione in Francia, in Germania e in Italia per la realizzazione dei reattori prototipi Phénix, SNR (Schnell Natrium Reaktor) e PEC (Prova Elementi Combustibili), nonché delle considerevoli capacità potenziali dei reattori autofertilizzanti, si prevede la costruzione, a distanza di quattro-cinque anni una dall’altra, di due centrali nucleari da 1.000 MWe,

realization of a uranium enrichment plant using the gas diffusion method. For its part, Enel officially joined a Unipede initiative to build and run a prototype high-power station equipped with a sodium-cooled breeder reactor. Enel’s General Manager Arnaldo Maria Angelini first floated the idea of a European programme to build nuclear plants of this type on 19 September 1968, during a EURATOM Scientific and Technical Committee session. On 27 and 28 February 1969, the Italian electricity organization’s most senior manager presented his project to the European Parliament’s Commission for Research and Energy. However, it was not until 9 June 1969 that Unipede decided to adopt this proposal as its own, approving an agenda that called for a Community-wide joint effort. Contacts were initiated in 1970 among the Community’s three largest electricity generators: Electricité de France (EDF), Enel and the Rheinisch-Westfälisches Elektrizitätswerk (RWE) of Germany. A declaration of intent was drafted after initial groundwork was laid for a potential agreement: “… Having noted programmes currently being implemented in France, Germany and Italy to build Phénix, SNR (Schnell Natrium Reaktor) and PEC (Prova Elementi Combustibili) prototype reactors, and the considerable potential capacity of breeder reactors, it is hereby planned to build two 1,000 MWe nuclear-power stations at an interval of four or five years, equipped with a fast neutron and sodium breeder reactor. The first of these reactors is scheduled to use a reactor designed along the lines of the Phénix project, with construction scheduled to begin in 1974-75, in other words, around one year after the French 250 MWe Phénix goes into operation. The second will have an SNR-type reactor, with construction scheduled to begin in 1978-79, that


Veduta della centrale Superphénix a Creys Malville, in Francia, realizzata nell’ambito della collaborazione europea per i reattori nucleari. View of the Superphénix power station at Creys Malville, in France, built under the framework of European cooperation on nuclear reactors.

equipaggiate con un reattore autofertilizzante a neutroni veloci e a sodio; la prima avrebbe un reattore progettato secondo la linea Phénix e la sua costruzione dovrebbe avere inizio nel 1974-75, vale a dire circa un anno dopo l’entrata in funzione del prototipo francese Phénix da 250 MWe; la seconda avrebbe un reattore progettato secondo la linea SNR e la sua costruzione dovrebbe avere inizio nel 1978-79, vale a dire circa un anno dopo l’entrata in funzione del prototipo tedesco SNR da 300 MWe. La prima centrale verrebbe ubicata in Francia, la seconda in Germania. I due impianti verrebbero realizzati da due società, alle quali parteciperebbero i tre produttori di energia elettrica, la prima di diritto francese, la seconda di diritto tedesco. Ciascuno dei tre partecipanti deterrebbe complessivamente un terzo della somma dei capitali delle due società, permettendo tuttavia alla Edf e alla Rwe di avere la maggioranza, rispettivamente, nella società francese e in quella tedesca. In ogni caso, le decisioni di rilievo potrebbero essere prese solamente con l’accordo unanime dei partecipanti”49. L’opportunità per l’Italia è davvero importante e, nel giugno del 1971, superando alcune resistenze interne al Cnen, il Cipe approva in linea di massima la partecipazione di Enel all’iniziativa Unipede, permettendo al paese di far parte di uno dei progetti nucleari europei più promettenti. In conseguenza di ciò, il 16 luglio, le tre società firmano la suddetta dichiarazione di intenti, dando

is to say around one year after the German 300 MWe SNR prototype goes into operation. The first power station is scheduled to be built in France, the second in Germany. The two plants are to be built by two companies, in which the three electricity generating companies hold stakes – the first under French law, the second under German law. Each of the three stakeholders shall hold one third of the overall capital in the two companies, an arrangement that will nevertheless allow EDF and RWE to hold majority stakes respectively in the French and German companies. In any event, important decisions may only be taken by unanimous stakeholder agreement.”49 This was a major opportunity for Italy. In June 1971, after placating opposition within the CNEN, the CIPE issued its preliminary approval for Enel’s participation in the Unipede venture, making Italy part of one of Europe’s most promising nuclear projects. As a result of this, on 16 July the three companies signed the so-called declaration of intent, implementing a longhoped-for European-wide concentration of efforts, and fostering partnership agreements between companies in the three nations involved. Conditions were in place for Italian industry to play an active and significant role in a highlyadvanced technological field, promising enormously attractive commercial prospects. The venture was subsequently extended to electricity generating bodies in other Community nations, in order to foster the formation of multinational construction groups capable of building these installations, and offering a major opportunity for

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corso alla tanto auspicata concentrazione degli sforzi in ambito europeo e agevolando gli accordi di collaborazione fra le imprese delle tre nazioni. Si creano così le premesse per assicurare all’industria italiana una partecipazione attiva e significativa in un settore tecnologicamente molto avanzato, caratterizzato da prospettive commerciali di estremo interesse. In seguito l’iniziativa viene estesa anche ai produttori di energia elettrica degli altri paesi della Comunità, con lo scopo di favorire la costituzione di gruppi multinazionali di costruttori cui poter affidare la realizzazione degli impianti, offrendo così una valida occasione per la promozione di industrie in grado di acquisire nel settore nucleare un respiro europeo. Inoltre, la validità del progetto Enel-EdfRwe si discute anche nell’ambito del Comitato di coordinamento per i reattori veloci, istituito dal Consiglio dei ministri della Comunità europea, al quale, a partire dal 1972, partecipano anche rappresentanti del Regno Unito che apportarono un considerevole know-how.

Le altre cooperazioni sopranazionali L’Italia partecipa dunque in prima linea alle più importanti cooperazioni energetiche del periodo. Una condizione che si rafforza ancora di più con lo svolgimento a Pisa, nel settembre del 1970, del primo Simposio internazionale sullo sviluppo e utilizzazione delle risorse geotermiche, patrocinato dalle Nazioni Unite e predisposto dal governo italiano con l’apporto organizzativo e tecnico del Cnr e di Enel. L’incontro è fortemente voluto dal Consiglio sociale ed economico dell’Onu che, in attuazione della risoluzione del 26 maggio 1967 sulle nuove sorgenti di energia, raccomanda agli

industrial groups to acquire Europe-wide nuclear industry experience. The potential of the EnelEDF-RWE project was also discussed by the Fast Breeder Reactor Coordination Committee established by the European Community Council of Ministers. From 1972 onwards, the committee benefited from significant know-how brought by new representatives from the UK.

Other Examples of Supranational Cooperation Italy was in the forefront of major energy-related cooperation projects during this period. This was especially true after the First International Symposium on the Development and Use of Geothermal Resources, held in Pisa in September 1970 under the patronage of the United Nations, and organized by the Italian government, with organizational and technical assistance from the CNR and Enel. The event had been championed by the UN’s Social and Economic Council, which, in implementation of its 26 May 1967 resolution on new sources of energy, recommended that member states take steps to facilitate the exchange of news and information in this specific sector. The United Nations’ information office press release highlighted the importance that the world’s top international body ascribed to the Pisa event, and acknowledged Italy as one of the first nations where geothermal energy was widely adopted.50 Three hundred and fifty scientists and technicians attended the event from 45 different nations. One hundred and eighty-five papers were presented, of which 27 by Italian speakers. The symposium’s stated objective was to seek to transfer geothermal industry experience to


Articoli sulla cooperazione internazionale tratti da “Illustrazione Enel” di ottobre 1973 e, sotto, di settembre-ottobre 1976. Articles on international cooperation from “Illustrazione Enel”, October 1973, and, below, September/October 1976.

Stati membri di adoperarsi allo scopo di facilitare lo scambio di notizie e di informazioni in questo specifico settore. Già nel comunicato stampa prodotto dall’ufficio informazioni delle Nazioni Unite traspare sia l’importanza riposta dal massimo organismo internazionale all’evento pisano, sia il riconoscimento dato all’Italia quale uno dei primi paesi in cui l’energia geotermica trova una notevole applicazione50. All’appuntamento giungono 350 scienziati e tecnici di 45 nazioni; le relazioni presentate sono 185, di cui ben 27 italiane. L’obiettivo dichiarato del simposio è cercare di trasferire l’esperienza del settore geotermico anche ai paesi in via di sviluppo quale ulteriore occasione di progresso. Il successo dell’incontro pisano viene stigmatizzato dal discorso del rappresentante ufficiale delle Nazioni Unite, il professore J. Barnea, che con le sue parole rende direttamente omaggio alle esperienze italiane svolte nel settore sin dai primi del secolo51. Nel 1971 si tiene la quarta Conferenza internazionale di Ginevra sull’impiego pacifico dell’energia nucleare, con la partecipazione di oltre 4.000 scienziati, tecnici e ricercatori dell’atomo provenienti da 70 paesi. Gli scopi dell’incontro, organizzato dalle Nazioni Unite e presieduto dal premio Nobel Glenn Seaborg, sono principalmente tre: fare un bilancio di quanto realizzato nel settore delle utilizzazioni pacifiche dell’energia nucleare; stabilire scelte e direttrici per i prossimi quindici anni nel settore della produzione energetica mediante la fissione; continuare gli studi sui sistemi nucleari più elaborati come quello dei reattori autofertilizzanti, in attesa che le ricerche in questo

developing nations as an additional driver of progress. The success of the Pisa event was highlighted in the address given by United Nations’ official representative Professor J. Barnea, who specifically lauded Italian expertise in this sector acquired since the start of the century.51 The Fourth Geneva Conference on the Peaceful Use of Nuclear Energy also took place in 1971. It was attended by more than four thousand scientists, technicians and atomic researchers from over seventy different nations. Organized by the United Nations and chaired by Nobel Prize winner Glenn Seaborg, the event had three main goals: to assess what had been achieved thus far in the field of peaceful uses of nuclear energy; to establish strategies and orientations for the following fifteen years regarding energy generation through fission; and to continue research into the most advanced nuclear systems, such as breeder reactors, in the expectation that research in this field would lead to new practical implementations. The event was characterized by

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campo aprano la via alle realizzazioni pratiche. L’evento è caratterizzato da una comunità scientifica internazionale molto più matura rispetto al passato nei confronti del problema dell’energia nucleare; ciò porta inevitabilmente a una politica più aperta alla collaborazione internazionale e quindi vantaggiosa per tutti. Tra le memorie presentate (circa 500 in totale), Angelini e Franco Marinone, direttore generale per le fonti di energia del Ministero dell’Industria, firmano un rapporto congiunto che conferma il programma di massima di Enel di ordinare, previo reperimento dei capitali necessari, una unità nucleare all’anno di 800-1.000 MW, così da pervenire nel 1980 a una potenza di centrali nucleari compresa tra 5.500 e 6.500 MW. Nel 1972 Enel stipula invece un accordo con l’Edison Electric Institute, un’associazione che raggruppa le società elettriche degli Stati Uniti, avente per oggetto lo scambio di informazioni sulle performance del combustibile nucleare nelle tre centrali italiane e in sette impianti statunitensi. Un altro contratto rilevante per l’ente italiano si realizza con le società elettriche jugoslave ElektroprivredaZagabria, Savske ElektrarneLubiana e Elektrarna-Sostanj per la collaborazione e l’assistenza tecnica finalizzate alla realizzazione dell’impianto elettronucleare jugoslavo di Krsko. Oltre a queste intese, Enel consolida i rapporti con gli enti esteri e gli organismi internazionali con cui già coopera: l’inglese Cegb, la francese Edf, la Rwe tedesca, la canadese Aecl, il Cea, l’Ukaea, l’Usaec,

a very mature international scientific community compared with the past, as it tackled the issue of nuclear power. To everybody’s advantage, this inevitably led to a more open approach to international cooperation. Around five hundred papers were presented overall, including a joint paper by Angelini and Franco Marinone, General Manager of Sources of Energy at the Ministry of Industry, confirming Enel’s framework programme to order one 800-1000 MW nuclear unit per year, provided that sufficient capital was raised, in order to achieve total nuclear power capacity of between 5,500 and 6,500 MW by 1980. In 1972, Enel entered into an agreement with the Edison Electric Institute, an association of US electricity companies, regarding the exchange of information on nuclear fuel performance at three Italian and seven American power stations. The Italian body struck another important agreement with the Elektroprivreda-Zagabria, Savske Elektrarne-Lubiana and Elektrarna-Sostanj

Trasmissione del comunicato stampa inviato dalla rappresentanza italiana del Ministero degli Affari Esteri presso le Nazioni Unite relativo al simposio sui problemi e le prospettve dell’energia geotermica, 1970. Broadcast of the press release sent by the Italian Ministry of Foreign Affairs’ delegation to the United Nations for the symposium on the problems and prospects of geothermal power, 1970.


l’Euratom, la European Nuclear Energy Agency, l’Aiea e l’Unipede.

La crisi petrolifera del 1973 Il 6 ottobre 1973, giorno di Yom Kippur (espiazione, la festa più solenne del calendario ebraico) ha inizio il quarto conflitto araboisraeliano; come già tentato durante la guerra dei Sei giorni, contemporaneamente all’evolversi delle ostilità i paesi arabi produttori utilizzano, ottenendo maggior successo, l’arma petrolifera per influenzare a proprio vantaggio i rapporti degli Stati occidentali con Israele. La quasi completa dipendenza italiana dalle importazioni di greggio mediorientale pone l’Italia in una condizione molto difficile; la risposta che prova a dare Enel, sotto l’impulso del governo, è duplice. Da una parte l’avvio di nuovi e più imponenti investimenti interni nel settore nucleare, dall’altra l’accelerazione dei progetti di cooperazione europea e internazionale già improntati negli anni precedenti e lo sviluppo di nuove opportunità. Questa linea strategica, che parte dal riconoscimento dell’importanza assoluta dell’energia atomica, viene espressa con chiarezza da Arnaldo Maria Angelini – divenuto nel frattempo presidente dell’ente elettrico italiano – al congresso Foratom di ottobre. Secondo quanto riportato nella sua relazione, la produzione di energia elettrica di origine nucleare gradualmente sostituirà gli altri metodi utilizzati, fino a raggiungere quote dell’80-90% del totale complessivo nell’anno duemila. Questo sviluppo è principalmente imputabile – secondo le parole di Angelini – alla nuova competitività economica dell’energia atomica, alla buona disponibilità e sicurezza di approvvigionamento di uranio

electricity companies regarding cooperation and technical assistance for the purpose of realizing the Yugoslav nuclear power station at Krsko. In addition to these accords, Enel consolidated relations with foreign boards and international organizations with which it already had working relationships: the CEGB in England, EDF in France, RWE in Germany, AECL in Canada, the CEA, UKAEA, USAEC, EURATOM, the European Nuclear Energy Agency, the AIEA and Unipede.

The 1973 Oil Crisis The fourth Arab/Israeli war began on 6 October 1973, the day of Yom Kippur (the day of expiation, the most solemn feast day in the Jewish calendar). As the conflict unfolded, Arab oil-producing countries returned to the tactic used during the Six Days War and deployed oil as a weapon, this time to greater effect, in order to influence Western countries’ relations with Israel to their advantage. Italy’s almost complete reliance on imports of crude oil from the Middle East placed the country in a very difficult position. At the government’s behest, Enel attempted a twin-track approach to resolving the problem: on the one hand, it initiated major new domestic investments in the nuclear industry, while on the other it accelerated European and international cooperation projects that had already begun, and sought to develop new opportunities. This strategic approach, which acknowledged the absolute importance of atomic energy, was clearly expressed by Arnaldo Maria Angelini – who had since become Chairman of Italy’s Electricity Body – at the Foratom Congress in October that year. In his paper, Angelini stated that electricity generated by nuclear power plants would

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naturale, alla favorevole distribuzione geografica dei giacimenti di quest’ultimo, alla sua facilità di trasporto e di immagazzinamento e alla compatibilità degli impianti nucleari con l’ambiente, senza dubbio migliore di quella degli impianti termoelettrici tradizionali52.

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Sul fronte della cooperazione atomica europea, dopo lo scoppio della crisi petrolifera si perseguono con forza sia il progetto della diffusione gassosa che quello dell’ultracentrifugazione. Inoltre, i produttori di energia elettrica di Belgio, Francia, Repubblica Federale Tedesca, Italia, Spagna e Svizzera, nell’intento di trovare una soluzione comune ai problemi relativi all’approvvigionamento di uranio arricchito, decidono di costituire un comitato di studio per definire, a partire dal 1978, i fabbisogni di tale combustibile per le imprese e gli enti interessati. Nasce pertanto la Open (Organisation des Producteurs d’Energie Nucléaire) che rappresenta essenzialmente un’associazione di interessi economici della quale sono soci a pieno titolo 17 produttori elettrici di Belgio, Francia, Spagna e Svizzera, mentre quelli di Austria, paesi Bassi e Italia (tra cui Enel) hanno la qualifica di associati. Anche il progetto Enel-Edf-Rwe compie progressi importanti. Per permetterne la partecipazione attiva dell’ente italiano si procede con la rimozione, mediante la legge n. 856 del 18 dicembre 1973, degli ostacoli legislativi posti dalla norma istitutiva del 1962, consentendo ad Enel la costituzione di società con organismi o società straniere, o l’assunzione di partecipazioni, che hanno per oggetto l’esportazione o l’importazione di energia elettrica, la realizzazione o l’esercizio di impianti elettronucleari e la progettazione, costruzione ed esercizio dei relativi impianti di trasporto. Il 28 dicembre si procede

gradually replace other methods until it accounted for 80% or 90% of overall output by the year 2000. According to Angelini, this would be principally ascribable to the new economic competitiveness of atomic energy, the widespread availability and security of natural uranium, the favourable geographic distribution of uranium deposits, ease of transport and storage, and the environmentally-friendly nature of nuclear power plants, which without doubt were more environmentally friendly than traditional thermoelectric power stations.52 After the start of the oil crisis, European atomic cooperation moved forcefully ahead on both gas diffusion and ultracentrifugation projects. Meanwhile, electricity generating companies in Belgium, France, the German Federal Republic, Italy, Spain and Switzerland sought a common solution to the problem of sourcing enriched uranium by setting up a research committee to establish fuel requirements for companies and bodies, starting from 1978. OPEN (the Organisation des Producteurs d’Energie Nucléaire) was essentially an economic interest group. Seventeen electricity generating companies in Belgium, France, Spain and Switzerland were full members; electricity producers in Austria, the Netherlands and Italy (including Enel) were associate members. The Enel-EDF-RWE project was also progressing. In order to actively take part in the initiative, law no. 856 of 18 December 1973 freed the Italian electricity board from legislative obstacles contained in its 1962 foundation charter, allowing Enel to go into business with foreign bodies or companies, and to take on shareholdings regarding the export or import of electricity, the building or exercise of electronuclear power stations, and the planning,


Articolo sul programma nucleare di Enel tratto da “Illustrazione Enel”, aprile 1976.

pertanto alla firma della convenzione per la regolazione dei rapporti fra le tre società partecipanti. L’importanza dei reattori autofertilizzanti a neutroni veloci deriva dal fatto che essi producono, secondo gli studi del tempo, più combustibile nucleare, o meglio più plutonio, di quello che consumano per produrre energia e, pertanto, sono in grado di utilizzare in maniera pressoché totale il contenuto energetico dell’uranio naturale. L’affermazione su scala industriale di questo tipo di reattori può dunque condurre alla fine della dipendenza esterna per l’approvvigionamento del combustibile nucleare. Il nuovo sistema appare inoltre in grado di offrire una soluzione al problema dell’arricchimento dell’uranio in quanto il combustibile necessario è costituito da uranio naturale e plutonio, prodotto sia dagli stessi reattori che, sebbene in quantità più limitate, dalle centrali nucleari già in servizio. Si tratta però di un progetto tutto da sperimentare che, secondo le previsioni, può essere sviluppato e utilizzato efficacemente solo verso la fine degli anni Ottanta. Nel 1974 all’interno del progetto Enel-Edf-Rwe vengono costituite due società incaricate di realizzare le due centrali nucleari preventivate fin dalla dichiarazione di intenti del 1970. In entrambi i consorzi i rappresentanti negli organi direttivi sono proporzionali alle quote di partecipazione. Enel, nella fattispecie, prende parte all’iniziativa per un terzo e viene rappresentata rispettivamente da un membro nel direttorio (composto da tre partecipanti) e da quattro rappresentanti nel consiglio di sorveglianza (formato da dodici). La prima società, la Nersa (Nucléaire Européenne à Neutrons Rapides S. A.), i

Article on Enel’s nuclear program, excerpted from “Illustrazione Enel”, April 1976.

construction and operation of associated transport infrastructure. The three shareholder companies signed an agreement regulating relations between them on 28 December. The importance of fast neutron breeder reactors was due to the fact that, according to research at that time, they produced more nuclear fuel or, rather, more plutonium, than they consumed to generate energy, meaning that they were capable of almost completely using up the energy contained in natural uranium. Take-up of this type of reactor on an industrial scale would therefore spell an end to external reliance on the provisioning of nuclear fuel. The new system also appeared to provide a solution to the issue of enriching uranium, given that the fuel required consisted of natural uranium and plutonium, which were produced both by the reactors themselves and, albeit in more limited quantities, by existing nuclear power stations. It was, however, a completely experimental project scheduled to be developed and effectively viable no earlier than the late 1980s. In 1974, two companies were established as part of the Enel-EDF-RWE project to build the two nuclear power stations designated in the 1970 declaration of intent. The number of administrative body representatives on both consortia was proportional to the stake held. In this instance, Enel held a one third stake, and was therefore represented respectively by one member on the Board of Directors (on which three members sat), and by four representatives

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Le relazioni internazionali di Enel Enel’s International Relations Firma dell’accordo di collaborazione geotermica con il rappresentante dell’ERDA-Energy Research and Development Administration. Da sinistra, John Manniello, consigliere scientifico e tecnico dell’ambasciata americana a Roma, il presidente di Enel, Arnaldo Maria Angelini, e il presidente del Cnr, Alessandro Faedo. Signature of the geothermal partnership agreement with the ERDA (Energy Research and Development Administration) representative. From left to right, John Manniello, a scientific adviser and engineer at the American Embassy in Rome, Enel Chairman Arnaldo Maria Angelini, and Chairman of the CNR Alessandro Faedo.

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cui uffici si stabiliscono a Lione, ha il compito di realizzare a Creys-Malville, lungo il corso del Rodano, un impianto dimostrativo da 1.200 MW, equipaggiato con un reattore derivato dal prototipo francese Phénix già in esercizio. La seconda, la Esk (Europäische SchnellbrüterKernkraftwerkgesellschaft) è incaricata di avviare la costruzione di un secondo impianto dimostrativo equipaggiato con un reattore autofertilizzante veloce, un anno dopo l’entrata in funzione del prototipo tedesco-belga-olandese SNR-300, prevista per il 1980. La collaborazione tra Enel, Edf e Rwe per l’impostazione e la progettazione della centrale di Creys-Malville inizia fin da subito e, parallelamente, dà il via alla sottoscrizione di accordi tecnici tra diverse industrie e enti di ricerca dei paesi interessati. Per quanto concerne l’Italia, le cooperazioni più importanti riguardano la Nira (Nucleare Italiana Reattori Avanzati) e alcune industrie costruttrici francesi e, soprattutto, il Commissariat à l’Energie Atomique, creatore dello stesso prototipo Phénix. In febbraio, infine, si tiene il vertice internazionale promosso dal presidente degli Stati Uniti Nixon per discutere dei problemi energetici internazionali. Alla conferenza partecipano i ministri degli Esteri, delle Finanze e quelli aventi competenze nei settori dell’economia, della scienza e della tecnologia di

on the 12-person Supervisory Board. The first of these companies, NERSA (Nucléaire Européenne à Neutrons Rapides S. A.), whose offices were set up in Lyon, was tasked with building a demo 1,200 MW power station at CreysMalville, along the Rhone, equipped with a reactor derived from the already-operating French Phénix prototype. The second company, ESK (Europäische SchnellbrüterKernkraftwerkgesellschaft), was tasked with building a second demo powerplant equipped with a fast breeder reactor one year after the German/Belgian/Dutch SNR-300 prototype went into operation, which was scheduled for 1980. Enel, EDF and RWE began working together immediately on specifying and designing the Creys-Malville power station. At the same time, the three companies and research bodies in the countries concerned began signing technical agreements. As far as Italy was concerned, the most significant cooperation projects were with NIRA (Nucleare Italiana Reattori Avanzati) and a number of French construction companies and, above all, with the Commissariat à l’Energie Atomique, which was in charge of creating the Phénix prototype.


Italia, Belgio, Danimarca, Repubblica Federale Tedesca, Francia, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Gran Bretagna, Irlanda, Giappone, Canada e Stati Uniti. La delegazione italiana che accompagna il ministro Aldo Moro è composta, tra gli altri, anche da Arnaldo Maria Angelini e Franco Castelli, direttore centrale delle costruzioni tecniche e nucleari di Enel. Nonostante l’evento stigmatizzi ufficialmente le divergenze tra la politica francese e quella statunitense, facendo definitivamente fallire le speranze della Comunità europea di parlare a una sola voce, da esso prende corpo il cosiddetto “Gruppo dei dodici” (con l’esclusione appunto della Francia). A quest’ultima si deve la creazione, durante la riunione del 15 novembre 1974 del Consiglio dell’Oecd (ovvero dell’Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), dell’International Energy Agency (Iea) che ha il compito di realizzare un programma di cooperazione globale seguendo le linee guida espresse nell’incontro di Washington. Ancora oggi l’Iea rappresenta uno dei maggiori successi sotto il profilo della cooperazione tra le maggiori democrazie industrializzate, facilitando il coordinamento delle politiche energetiche dei paesi membri per assicurare la stabilità degli approvvigionamenti energetici (principalmente petrolio) al fine di sostenere la crescita economica.

Gli orientamenti successivi All’indomani della prima crisi petrolifera, quindi, le cooperazioni internazionali nel settore energetico si moltiplicano. Enel si pone al centro di molte iniziative che interessano enti e società stranieri, partecipando direttamente anche a progetti all’estero che, come già visto, sono resi

In February, an international summit promoted by President Nixon of the United States discussed an agenda on international energy issues. The summit was attended by foreign ministers, finance ministers and ministers responsible for the economy, science and technology from Italy, Belgium, Denmark, the German Federal Republic, France, Luxembourg, Netherlands, Norway, Great Britain, Ireland, Japan, Canada and the United States. The Italian delegation accompanying Minister Aldo Moro included Arnaldo Maria Angelini and Franco Castelli, Enel’s Chief Manager of Technical and Nuclear Constructions. Although the event officially highlighted differences of opinion between French and US policy, dooming hopes of the European Community speaking with one voice, it did lead to the foundation of the socalled “Group of 12” (excluding France). At the 15 November 1974 meeting of the OECD Council, the “Group of 12” set up the IEA International Energy Agency to implement a global cooperation programme pursuant to the guidelines established at the Washington summit. The IEA continues to be one of the biggest success stories of cooperation between major industrialized democracies, fostering the coordination of member state energy policies to ensure energy supply stability (predominantly oil) in support of economic growth.

Subsequent Policy Energy sector international cooperation burgeoned in the wake of the oil crisis. Enel played a central role in many ventures involving foreign bodies and companies, participating directly in projects outside Italy, which, as we

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Le relazioni internazionali di Enel Enel’s International Relations

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possibili grazie alla legge n. 856 del 18 dicembre 1973. Nel 1974, ad esempio, con la società svizzera Aluminium Suisse SA de Zurich si da vita al gruppo Nuclear Enel Alusuisse (Nea); nel marzo 1975 viene invece sottoscritta un’intesa con l’Ente elettrico brasiliano (Eletrobras) per una consulenza generale nei vari settori dell’energia elettrica e in particolare per lo sviluppo degli impianti idroelettrici di pompaggio; nell’aprile dello stesso anno si stipula un accordo con il Ministero dell’Energia iraniano per l’avvio di un programma di ricerche geotermiche in Iran. Nel corso del 1976 le collaborazioni estere di Enel si moltiplicano: a febbraio si raggiunge una convenzione tra la Nea e l’Ente elettrico di Stato Venezuelano (Cadafe) per l’assistenza tecnica su tutte le attività concernenti l’attuazione di un programma di sviluppo dell’energia nucleare nello stato sudamericano; un altro accordo riguarda la Commissione pakistana per l’energia atomica (Paek) e prevede l’assistenza tecnica di Enel nelle fasi di programmazione, preparazione ed esercizio

saw earlier, had become possible following promulgation of law no. 856 of 18 December 1973. The Nuclear Enel Alusuisse (NEA) group was founded in 1974 with Swiss company Aluminium Suisse SA de Zurich; in March 1975, the company signed an agreement with the Brazilian electricity board (ELETROBRAS) for general consulting across various electrical energy sectors, particularly the development of pumped hydroelectric plants; in April that year, an agreement was signed with the Iranian Ministry of Energy to start up a geothermal research programme in Iran. Enel was even more actively involved in foreign partnerships in 1976. To cite just a few, in February the NEA and the Venezuelan State Electricity Board (CADAFE) struck a technical assistance deal covering all activities concerning the implementation of a nuclear energy programme in the South American nation; an agreement was reached with the Pakistani Atomic Energy Commission (PAEK) for Enel technical assistance to plan and prepare for nuclear power station operations; the Iranian Nuclear Energy Organization (AEOI) also expressed an interest in the Italian electricity company initiating a partnership with the Motor Columbus A. G.

Vivas Casanova, presidente dell’Ente elettrico venezuelano, con il presidente di Enel, Arnaldo Maria Angelini, e il direttore, Massimo Moretti. Roma, 1975. Vivas Casanova, Chairman of the Venezuelan Electricity Board, with Enel Chairman Arnaldo Maria Angelini and CEO Massimo Moretti. Rome, 1975.


Cartina raffigurante i paesi interessati dalle attività di Enel fino al 1983. Map of countries in which Enel undertook international activities up to 1983.

di centrali nucleari; viene inoltre manifestato l’interesse da parte dell’Organizzazione Iraniana per l’Energia Nucleare (Aeoi) affinché l’ente elettrico italiano effettui una collaborazione con la Motor Columbus A. G. di Baden per lo studio e l’individuazione di siti nucleari nell’area nordoccidentale del paese. Altri contatti si instaurano con rappresentanti delle aziende elettriche jugoslave incaricate della realizzazione della centrale nucleare di Krsko per la fornitura di assistenza tecnica in merito ad alcuni specifici problemi e con rappresentanti della Elektroprivreda Dalmacije per la realizzazione a Zadar di un impianto nucleare; si avviano infine trattative di consulenza con autorità maltesi, algerine e boliviane. Anche se con modalità e forme diverse, questa tendenza alla cooperazione mondiale dell’ente elettrico italiano, all’interno di un processo di internazionalizzazione che interessa tutte le imprese del settore energetico dei principali paesi industrializzati, si consolida negli anni successivi. Oggi il gruppo Enel opera ed è presente in Argentina, Brasile, Bulgaria, Canada, Cile, Colombia, Costarica, El Salvador, Francia, Grecia, Guatemala, Irlanda, Marocco, Messico, Panama, Perù, Portogallo, Romania, Russia, Slovacchia, Spagna e negli Stati Uniti, oltre che naturalmente in Italia.

company of Baden to scout and locate nuclear sites in the north west of the nation; additional contacts were undertaken with representatives from Yugoslav electricity companies regarding the realization of a nuclear power station at Krsko, for the provision of technical assistance to resolve certain specific issues, and with representatives from Elektroprivreda Dalmacije regarding the realization of a nuclear plant at Zadar; lastly, consultation negotiations were initiated with authorities in Malta, Algeria and Bolivia. In various ways and forms, the trend of the Italian electricity board embarking on worldwide partnerships was part of a process of internationalization that affected all energy industry companies in the world’s main industrialized nations. This trend was to consolidate over the following years. Today, the Enel Group operates and maintains a presence in Argentina, Brazil, Bulgaria, Canada, Chile, Colombia, Costa Rica, El Salvador, France, Greece, Guatemala, Ireland, Morocco, Mexico, Panama, Peru, Portugal, Romania, Russia, Slovakia, Spain and the United States, in addition to its domestic Italian operations.

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Note/Notes 1

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Cfr. L’A.E.I. dal 1897 al 1922, articolo non firmato in “L’Elettrotecnica”, IX(1922), pp. 625-651. 2 Importante in proposito il ruolo svolto dal settore commerciale della Ditta Marelli che traduce in lingue differenti il catalogo della società, corredandolo di illustrazioni accattivanti, per conquistare i mercati esteri; cfr. Un esempio da imitarsi: il nuovo catalogo Russo della Ditta Marelli e C., articolo non firmato in “L’Elettrotecnica”, II(1915), p. 616. 3 Sulle attività dell’Ansaldo nel settore elettrotecnico-elettromeccanico si rimanda ai volumi AA.VV., Storia dell’Ansaldo, Roma-Bari, Laterza, 1998-2003, voll. 2-9. 4 Nella colonia eritrea, inoltre, nel 1911 si avvia il progetto per creare una centrale idroelettrica vicino ad Asmara [cfr. L’impianto idroelettrico di Belesa (Eritrea) ed una sua prima utilizzazione, articolo non firmato in “L’Energia Elettrica”, V(1928), fasc. VII, pp. 853-854; G. Rossi, Gli impianti elettrici nelle colonie italiane, in G. Galasso (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 3, Espansione e oligopolio. 1926-1945, tomo II, Roma-Bari, Laterza, 1993, pp. 1029-1030]. 5 Cfr. Un interessante omaggio argentino ad Alessandro Volta. Lo sviluppo degli impianti di produzione di energia elettrica in Argentina, articolo non firmato in “L’Energia Elettrica”, IV(1927), fasc. XII, pp. 1350-1352; M. Torres, La Compagnia italo-argentina di elettricità, in “Le via d’Italia e dell’America Latina”, XXXVI(1930), n. 1, pp. 151-155. 6 Sulla figura di Giuseppe Volpi si vedano, tra gli altri, F. Sarzani, L’ultimo doge: vita di Giuseppe Volpi di Misurata, Milano, Edizioni del Borghese, 1972; C. Sartori, Un aspetto del capitale finanziario italiano durante la grande crisi: il caso del gruppo Volpi-Sade, in G. Toniolo (a cura di), Industria e banca nella grande crisi 1929-1934, Milano, ETAS, 1978, pp. 134184; S. Romano, Giuseppe Volpi. Industria e finanza fra Giolitti e Mussolini, Milano, Bompiani, 1979; Id., Giuseppe Volpi, Venezia, Marsilio, 1979; R. Sarti, Giuseppe Volpi, in AA.VV., Uomini e volti del fascismo, a cura di F. Cordova, Roma, Bulzoni, 1980; R. Petri-M. Reberschak, La Sade di Giuseppe Volpi e la “nuova Venezia industriale”, in L. De Rosa, (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 2, Il potenziamento tecnico e finanziario. 1914-1925, Roma-Bari, Laterza, 1993, pp. 317-346. 7 Su Gian Giacomo Ponti si vedano, tra gli altri, F. Grappini, Gente di nostra stirpe. La storia attraverso gli uomini, vol. I, Torino, Edizioni Moderne G. Mantovani, 1930, pp. 159-163; G. Calligaris, All’origine dell’industria elettrica in Piemonte. Dalla Società Industriale Elettrochimica di Pont Saint-Martin alla Società Idroelettrica Piemonte (1899-1922), in “Studi Piemontesi”, XV(1986), fasc. 1; A. Castagnoli, Il passaggio della SIP all’IRI, in G. Galasso (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 3, cit., tomo II, p. 595 e ss.

See L’A.E.I. dal 1897 al 1922, article without byline in “L’Elettrotecnica”, IX (1922), pp. 625-651. 2 The Marelli company sales department played an important role, translating the company’s catalogue into many languages and commissioning highly-polished illustrations to win foreign markets; See Un esempio da imitarsi: il nuovo catalogo Russo della Ditta Marelli e C., article without byline in “L’Elettrotecnica”, II (1915), p. 616. 3 Ansaldo’s electrical engineering and electro mechanical industry operations are documented in the multi-volume Storia dell’Ansaldo, Various Authors, Rome-Bari, Laterza, 1998-2003, vols. 2-9. 4 In Italy’s colony of Eritrea, a project began in 1911 to build a hydroelectric power station near Asmara [See L’impianto idroelettrico di Belesa (Eritrea) ed una sua prima utilizzazione, article without byline in “L’Energia Elettrica”, V (1928), file no. VII, pp. 853-854; G. Rossi, Gli impianti elettrici nelle colonie italiane, in G. Galasso (Editor), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 3, Espansione e oligopolio. 1926-1945, volume II, Rome-Bari, Laterza, 1993, pp. 1029-1030]. 5 See Un interessante omaggio argentino ad Alessandro Volta. Lo sviluppo degli impianti di produzione di energia elettrica in Argentina, article without byline in “L’Energia Elettrica”, IV (1927), file no. XII, pp. 1350-1352; M. Torres, La Compagnia italo-argentina di elettricità, in “Le via d’Italia e dell’America Latina”, XXXVI (1930), no. 1, pp. 151-155. 6 For more on Giuseppe Volpi please see (among others) F. Sarzani, L’ultimo doge: vita di Giuseppe Volpi di Misurata, Milan, Edizioni del Borghese, 1972; C. Sartori, Un aspetto del capitale finanziario italiano durante la grande crisi: il caso del gruppo Volpi-Sade, in G. Toniolo (Editor), Industria e banca nella grande crisi 1929-1934, Milan, ETAS, 1978, pp. 134-184; and S. Romano, Giuseppe Volpi. Industria e finanza fra Giolitti e Mussolini, Milan, Bompiani, 1979; Idem., Giuseppe Volpi, Venice, Marsilio, 1979; R. Sarti, Giuseppe Volpi, in Various Authors, Uomini e volti del fascismo, Editor F. Cordova, Rome, Bulzoni, 1980; R. Petri-M. Reberschak, La Sade di Giuseppe Volpi e la “nuova Venezia industriale”, in L. De Rosa, (Editor), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 2, Il potenziamento tecnico e finanziario. 1914-1925, Rome-Bari, Laterza, 1993, pp. 317-346. 7 On Gian Giacomo Ponti, please consult (among others), F. Grappini, Gente di nostra stirpe. La storia attraverso gli uomini, vol. I, Turin, Edizioni Moderne G. Mantovani, 1930, pp. 159-163; G. Calligaris, All’origine dell’industria elettrica in Piemonte. Dalla Società Industriale Elettrochimica di Pont Saint-Martin alla Società Idroelettrica Piemonte (1899-1922), in “Studi Piemontesi”, XV(1986), file no. 1; A. Castagnoli, Il passaggio della SIP all’IRI, in G. Galasso (Editor), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 3, op cit., volume II, p. 595 and ff. 1


Sulla figura di Giacinto Motta si vedano, tra gli altri, G. Mori, Le guerre parallele. L’industria elettrica in Italia nel periodo fra le due guerre 1914-1919, Bologna, Istituto Gramsci editore, 1973, pp. 190-192; C. Pavese, Le origini della Società Edison e il suo sviluppo fino alla costituzione del “gruppo” (1861-1919), in AA. VV., Energia e sviluppo. L’industria elettrica italiana e la società Edison, a cura di B. Bezza, Torino, Einaudi, 1986, p. 23 e ss.; A. Vitiello, La grande famiglia degli elettrici, in G. Galasso (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 3, cit., tomo I, pp. 404-407; L. Segreto, Giacinto Motta. Un ingegnere alla testa del capitalismo industriale italiano, RomaBari, Laterza, 2005. 9 L. Segreto, Aspetti e problemi dell’industria elettrica in Europa tra le due guerre, in G. Galasso (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 3, cit., p. 335. 10 Cfr. Conférence Internationale des Grands Réseaux Électriques a Haute Tension, Compte-rendu des travaux de la 13ª Session, 29 juin – 8 juillet 1950, Tome I, Paris, 1951, pp. 1-8. 11 La recente Conferenza di Parigi, articolo redazionale in “L’Elettrotecnica”, X(1923), fasc. 35, p. 837. Per un resoconto completo di tutta la conferenza cfr. La seconda Conferenza internazionale sulle reti ad alta tensione, articolo non firmato in ivi, pp. 848-853. 12 Cfr. E. Vismara, Hydroelectric Plants in Italy and their contribution to National Economy. The regularisation of the Hydrology of a Country by Hydroelectricity, World Power Conference, London June-July 1924, Milano, Turati Lombardi, 1924, pp. 1-12. 13 Cfr. The TraCfr. The Transactions of the First World Power Conference, London June 30th to July 12th 1924, Vol. I, Power Resources of the World Available and Utilised, London, Percy Lund Humphries & Co Ltd Three Amen Corner, 1924, pp. 944-980. 14 Cfr. La riunione all’Aia dei Comitati di studio della Commissione Elettrotecnica Internazionale, articolo non firmato in “L’Energia Elettrica”, II(1925), fasc. VIII, pp. 597-599. 15 Cfr. Conferenza internazionale delle grandi reti elettriche ad alta tensione, articolo non firmato in “L’Energia Elettrica”, II(1925), fasc. VII, pp. 704-706. 16 Cfr. Il Congresso di Parigi della “Union Internationale des producteurs et distributeurs d’énergie électrique”, articolo non firmato in “L’Energia Elettrica”, V(1928), fasc. VII, p. 855. 17 Per approfondimenti cfr. Il Terzo Congresso dell’“Union Internationale des producteurs et distributeurs d’énergie électrique”, articolo non firmato in “L’Energia Elettrica”, VII(1930), fasc. X, pp. 893-869 e ivi, fasc. XI, pp. 958-963. 18 Sulla figura di Piero Ginori Conti si vedano, tra gli altri, M. Lungonelli-M. Migliorini, Piero Ginori Conti, Collana Cultura e Industria di Enel, vol. 6, Roma-Bari, Laterza, 2002. 19 Cfr. L. Lombardi, Conferenza mondiale dell’energia. Riunione sezionale di Tokyo, in “L’Energia Elettrica”, VII(1930), fasc. VI, p. 508. 8

On Giacinto Motta please consult (among others) G. Mori, Le guerre parallele. L’industria elettrica in Italia nel periodo fra le due guerre 1914-1919, Bologna, Istituto Gramsci editore, 1973, pp. 190-192; C. Pavese, Le origini della Società Edison e il suo sviluppo fino alla costituzione del “gruppo” (1861-1919), in Various Authors, Energia e sviluppo. L’industria elettrica italiana e la società Edison, Editor B. Bezza, Turin, Einaudi, 1986, p. 23 and ff.; A. Vitiello, La grande famiglia degli elettrici, in G. Galasso (Editor), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 3, op cit., volume I, pp. 404-407; L. Segreto, Giacinto Motta. Un ingegnere alla testa del capitalismo industriale italiano, Rome-Bari, Laterza, 2005. 9 L. Segreto, Aspetti e problemi dell’industria elettrica in Europa tra le due guerre, in G. Galasso (Editor), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 3, op cit., p. 335. 10 See Conférence Internationale des Grands Réseaux Électriques a Haute Tension, Compte-rendu des travaux de la 13ª Session, 29 juin – 8 juillet 1950, Tome I, Paris, 1951, pp. 1-8. 11 La recente Conferenza di Parigi, editorial article in “L’Elettrotecnica”, X (1923), file no. 35, p. 837. For a full report on the whole conference, see La seconda Conferenza internazionale sulle reti ad alta tensione, article without byline in ibid, pp. 848853. 12 See E. Vismara, Hydroelectric Plants in Italy and their contribution to National Economy. The regularisation of the Hydrology of a Country by Hydroelectricity, World Power Conference, London June-July 1924, Milan, Turati Lombardi, 1924, pp. 1-12, collection of Società Meridionale di Elettricità. 13 See The Transactions of the First World Power Conference, London June 30th to July 12th 1924, Vol. I, Power Resources of the World Available and Utilised, London, Percy Lund Humphries & Co Ltd Three Amen Corner, 1924, pp. 944-980. 14 See La riunione all’Aia dei Comitati di studio della Commissione Elettrotecnica Internazionale, article without byline in “L’Energia Elettrica”, II (1925), file no. VIII, pp. 597-599. 15 See Conferenza internazionale delle grandi reti elettriche ad alta tensione, article without byline in “L’Energia Elettrica”, II (1925), file no. VII, pp. 704-706. 16 See Il Congresso di Parigi della “Union Internationale des producteurs et distributeurs d’énergie électrique”, article without byline in “L’Energia Elettrica”, V (1928), file no. VII, p. 855. 17 To find out more, see Il Terzo Congresso dell’”Union Internationale des producteurs et distributeurs d’énergie électrique”, article without byline in “L’Energia Elettrica”, VII (1930), file no. X, pp. 893-869, and ibid, file no. XI, pp. 958-963. 18 On Piero Ginori Conti please consult (among others) M. LungonelliM. Migliorini, Piero Ginori Conti, Collana Cultura e Industria di Enel, vol. 6, Rome-Bari, Laterza, 2002. 19 See L. Lombardi, Conferenza mondiale dell’energia. Riunione 8

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Cfr. La II Conferenza mondiale dell’energia, articolo non firmato in “L’Energia Elettrica”, VII(1930), fasc. VII, pp. 632-635. 21 Cfr. I lavori della IIª “Conferenza mondiale dell’Energia”, articoli non firmati in ivi, fasc. VIII, p. 710 e ss. e fasc. IX, pp. 808-826). 22 Cfr. La terza Conferenza mondiale dell’energia ed il secondo Congresso della commissione internazionale delle grandi dighe, articolo non firmato in “L’Energia Elettrica”, XIII(1936), fasc. XI, p. 707. 23 Per Cfr. Third World Power Conference and Second Congress on Large Dams, Washington – September 7-12 1936, Italian National Report, fondo Società Meridionale di Elettricità. 24 Cfr. Il Convegno Internazionale di Fisica nucleare a Roma, articolo non firmato in “L’Elettrotecnica”, XVIII(1931), n. 32, p. 817. 25 Cfr. P. Ginori Conti, L’impianto di Larderello, in “L’Elettrotecnica”, IV(1917), n. 26-27. 26 Cfr. P.E. Gennarini, Il cavo respira olio, in “Pirelli-Rivista di informazione e di tecnica”, I(1948), n. 1. 27 Sulla figura di Angelo Omodeo si vedano, tra gli altri, A. Omodeo, Nuovi orizzonti dell’idraulica. La Sardegna in “Problemi italiani”, II(1923), fasc. 4; M. Cadoni, La Società elettrica sarda dalla sua fondazione alla crisi degli anni Trenta, Bari, Laterza, 2000, p. 32 e ss.; P. Pili, Note sul bacino del Tirso e sulla sua funzione di regolatore delle piene, Oristano, Pascutti, 1934, p. 132; M. Nagari, L’ingegnere Angelo Omodeo: il mago delle acque, Novara, La Cupola, 1941; G. Barone, Capitale finanziario e bonifica. La tecnocrazia riformista e il Mezzogiorno fra le due guerre, Catania, C.U.L.C., 1984, pp. 375-376; A.F. Saba (a cura di), Angelo Omodeo. Vita, progetti, opere per la modernizzazione, Roma-Bari, Laterza 2005; L. Putzu, Angelo Omodeo e l’isola delle acque: un archivio racconta, Dolianova, Grafica del Parteolla, 2008. 28 Articolo 2 dello Statuto della Compagnia Nazionale Imprese Elettriche “CONIEL”, Archivio Centrale di Stato (d’ora in poi ACS), Ministero dell’Africa Italiana, Direzione Generale Affari Civili, b. 137, citato in G. Rossi, Gli impianti elettrici nelle colonie italiane, cit., p. 1035. 29 Cfr. G. Battimelli (a cura di), L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia di una comunità scientifica, Roma-Bari, Laterza, 2002, p. 63; M. Silvestri, Il costo della menzogna: l’Italia nucleare (1945-1968), Torino, Einaudi, 1968, pp. 29-30; P. Fornaciari, Il petrolio, l’atomo e il metano: l’Italia nucleare, 1946-1997. Dallo sviluppo a un’irragionevole rinuncia, Milano, 21mo secolo, 1997, p. 30 Cfr. L. Belloni, Sulla genesi del CERN, in “Storia contemporanea”, XVII (1986), n. 4, pp. 615-663. 31 Cfr. La ripresa delle riunioni tecniche internazionali, I. Undicesima Sessione della Conferenza delle grandi reti elettriche (CIGRE), articolo non firmato in “L’Elettrotecnica”, XXXIII(1946), pp. 225-226. 32 Cfr. La 12ª Sessione della Conférence Internationale des Grands Réseaux Électriques, articolo non firmato in “L’Elettrotecnica”, XXXV(1948), pp. 346-349. 20

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sezionale di Tokyo, in “L’Energia Elettrica”, VII (1930), file no. VI, p. 508. 20 See La II Conferenza mondiale dell’energia, article without byline in “L’Energia Elettrica”, VII (1930), file no. VII, pp. 632-635. 21 See I lavori della IIª “Conferenza mondiale dell’Energia”, articles without bylines in ibid, file no. VIII, p. 710 and ff. and file no. IX, pp. 808-826. 22 See La terza Conferenza mondiale dell’energia ed il secondo Congresso della commissione internazionale delle grandi dighe, article without byline in “L’Energia Elettrica”, XIII (1936), file no. XI, p. 707. 23 See Third World Power Conference and Second Congress on Large Dams, Washington – September 7-12 1936, Italian National Report, collection of Società Meridionale di Elettricità. 24 See Il Convegno Internazionale di Fisica nucleare a Rome, article without byline in “L’Elettrotecnica”, XVIII (1931), no. 32, p. 817. 25 See P. Ginori Conti, L’impianto di Larderello, in “L’Elettrotecnica”, IV (1917), no. 26-27. 26 See P. E. Gennarini, Il cavo respira olio, in “Pirelli-Rivista di informazione e di tecnica”, I (1948), no. 1. 27 On Angelo Omodeo please consult (among others) A. Omodeo, Nuovi orizzonti dell’idraulica. La Sardegna in “Problemi italiani”, II (1923), file no. 4; M. Cadoni, La Società elettrica sarda dalla sua fondazione alla crisi degli anni Trenta, Bari, Laterza, 2000, p. 32 and ff.; P. Pili, Note sul bacino del Tirso e sulla sua funzione di regolatore delle piene, Oristano, Pascutti, 1934, p. 132; M. Nagari, L’ingegnere Angelo Omodeo: il mago delle acque, Novara, La Cupola, 1941; G. Barone, Capitale finanziario e bonifica. La tecnocrazia riformista e il Mezzogiorno fra le due guerre, Catania, C.U.L.C., 1984, pp. 375-376; A. F. Saba (Editor), Angelo Omodeo. Vita, progetti, opere per la modernizzazione, Rome-Bari, Laterza 2005; L. Putzu, Angelo Omodeo e l’isola delle acque: un archivio racconta, Dolianova, Grafica del Parteolla, 2008. 28 Article 2 of the Statuto della Compagnia Nazionale Imprese Elettriche “CONIEL”, Archivio Centrale di Stato (hereafter referred to as ACS), Ministero dell’Africa Italiana, Direzione Generale Affari Civili, b. 137, quoted in G. Rossi, Gli impianti elettrici nelle colonie italiane, op cit., p. 1035. 29 See G. Battimelli (Editor), L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia di una comunità scientifica, Rome-Bari, Laterza, 2002, p. 63; M. Silvestri, Il costo della menzogna: l’Italia nucleare (19451968), Turin, Einaudi, 1968, pp. 29-30; P. Fornaciari, Il petrolio, l’atomo e il metano: l’Italia nucleare, 1946-1997. Dallo sviluppo a un’irragionevole rinuncia, Milan, 21mo secolo, 1997, p. 12. 30 See L. Belloni, Sulla genesi del CERN, in “Storia contemporanea”, XVII (1986), no. 4, pp. 615-663. 31 See La ripresa delle riunioni tecniche internazionali, I. Undicesima Sessione della Conferenza delle grandi reti elettriche (CIGRE), article without byline in “L’Elettrotecnica”, XXXIII (1946), pp. 225-226.


Cfr. VIII Congresso Unipede: Bruxelles 19-24 settembre 1949, articolo redazionale, in “L’Energia Elettrica”, XXVI(1949), pp. 740742. 34 Cfr. G. Cenzato, Considérations sur le Critérium dans la gestion des Enterprises d’Électricité, Union Internationale des producteurs et distributeurs d’énergie électrique, Comité d’Études de la tarification, fondo Società Meridionale di Elettricità, Unipede. 35 Cfr. La quarta Conferenza Mondiale dell’Energia, articolo non firmato, in “L’Energia Elettrica”, XXVII(19509), pp. 566-568. 36 Verbale del Comitato Nazionale Ricerche Nucleari, Roma, 9 marzo 1955. 37 Cfr. La Conferenza internazionale di Ginevra sugli impieghi pacifici dell’energia nucleare, articolo non firmato in “L’Energia Elettrica”, XXXII(1955), fasc. 9, pp. 813-816. 38 Cfr. Verbale del Comitato Nazionale Ricerche Nucleari, Roma, 15 novembre 1955. 39 Per il testo costitutivo dell’AIEA si veda Statut de l’Agence internazionale de l’énergie atomique, New York, 26 ottobre 1956, Historical Archives of the European Union, Fondo Jules Guéron, n. 112. 40 Cfr. Accordo tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America sugli usi pacifici dell’energia atomica, Washington, 3 luglio 1957, ACS, Fondo Ministero Pubblica Istruzione, Direzione generale per l’istruzione universitaria, Ispettorato generale per la ricerca scientifica, Divisione X, Busta 93. 41 Cfr. Accordo di cooperazione tra il governo della Repubblica italiana ed il governo del Regno Unito di Gran Bretagna e d’Irlanda del Nord nel campo degli usi pacifici dell’energia nucleare, Roma, 28 dicembre 1957. 42 Cfr. La seconda Conferenza di Ginevra sulle applicazioni pacifiche dell’energia nucleare, articolo non firmato in “L’Energia Elettrica”, XXXV(1958), fasc. 10, pp. 1011-1016. 43 Cfr. Accord de coopération entre la Communauté Européenne de l’Énergie Atomique (EURATOM) et le gouvernement des États-Unis d’Amérique concernant les utilisations pacifiques de l’énergie atomique, Bruxelles, 29 maggio 1958, Washington, 19 giugno 1958, in “Journal Officiel des Communautés Européennes”, II(1959), fasc. 17. 44 Cfr. Il ruolo dell’energia nucleare nella coordinazione delle politiche energetiche europee, rapporto del prof. Felice Ippolito, Londra, 34 novembre 1959. 45 Appunti di Aldo Cassuto per il dott. Di Falco (Capo di Gabinetto del ministro La Malfa), Roma, 29 gennaio 1963, ACS, Carte Ugo La Malfa, Serie 3, Cariche di Governo, Sottoserie 4, Ministro del Bilancio (IV Governo Fanfani), busta 27. Aldo Cassutto è un giornalista italiano residente a Londra e “public-relationship man” delle industrie nucleari inglesi. 46 Appunto per S. E. il Ministro La Malfa, Roma, 29 gennaio 1963, ibidem. 33

See La 12ª Sessione della Conférence Internationale des Grands Réseaux Électriques, article without byline in “L’Elettrotecnica”, XXXV (1948), pp. 346-349. 33 See VIII Congresso Unipede: Bruxelles 19-24 settembre 1949, editors’ article, in “L’Energia Elettrica”, XXVI (1949), pp. 740-742. 34 See G. Cenzato, Considérations sur le Critérium dans la gestion des Enterprises d’Électricité, Union Internationale des producteurs et distributeurs d’énergie électrique, Comité d’Études de la tarification, collection of Società Meridionale di Elettricità, Unipede. 35 See La quarta Conferenza Mondiale dell’Energia, article without byline, in “L’Energia Elettrica”, XXVII (19509), pp. 566-568. 36 Verbale del Comitato Nazionale Ricerche Nucleari, Rome, 9 March 1955. 37 See La Conferenza internazionale di Ginevra sugli impieghi pacifici dell’energia nucleare, article without byline in “L’Energia Elettrica”, XXXII (1955), file no. 9, pp. 813-816. 38 See Verbale del Comitato Nazionale Ricerche Nucleari, Rome, 15 November 1955, ASENEA. 39 For the AIEA founding charter, please see the Statut de l’Agence internazionale de l’énergie atomique, New York, 26 October 1956, Historical Archives of the European Union (hereafter referred to as HAEU), Jules Guéron Archive, no. 112. 40 See Accordo tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America sugli usi pacifici dell’energia atomica, Washington, 3 July 1957, ACS, Fondo Ministero Pubblica Istruzione, Direzione generale per l’istruzione universitaria, Ispettorato generale per la ricerca scientifica, Division X, Envelope 93. 41 See Accordo di cooperazione tra il governo della Repubblica italiana ed il governo del Regno Unito di Gran Bretagna e d’Irlanda del Nord nel campo degli usi pacifici dell’energia nucleare, Rome, 28 December 1957. 42 See La seconda Conferenza di Ginevra sulle applicazioni pacifiche dell’energia nucleare, article without byline in “L’Energia Elettrica”, XXXV (1958), file no. 10, pp. 10111016. 43 See Accord de coopération entre la Communauté Européenne de l’Énergie Atomique (EURATOM) et le gouvernement des ÉtatsUnis d’Amérique concernant les utilisations pacifiques de l’énergie atomique, Bruxelles, 29 May 1958, Washington, 19 June 1958, in “Journal Officiel des Communautés Européennes”, II (1959), file no. 17. 44 See Il ruolo dell’energia nucleare nella coordinazione delle politiche energetiche europee, report by Prof. Felice Ippolito, London, 3-4 November 1959. 45 Appunti di Aldo Cassuto per il dott. Di Falco (Chief of the Cabinet for Minister La Malfa), Rome, 29 January 1963, ACS, Carte Ugo La Malfa, Serie 3, Cariche di Governo, Sottoserie 4, Ministro del Bilancio (IV Fanfani government), envelope 27. Aldo Cassutto was 32

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Ente Nazionale Energia Elettrica, Relazioni del Consiglio di amministrazione del Collegio dei revisori e bilancio al 31 dicembre 1963, Roma, 1964, p. 35. 48 Ivi, p. 36. 49 Ente Nazionale Energia Elettrica, Relazioni del Consiglio di amministrazione del Collegio dei revisori e bilancio al 31 dicembre 1970, Roma, 1971, pp. 129-130, ibidem. 50 Cfr. Field Experts to Discuss Problems and Prospects of UNDP Geothermal Surveys - United Nations Symposium at Pisa, Press Release DEV/538, 21 settembre 1970, allegato a Simposio delle Nazioni Unite sui problemi e le prospettive dell’energia geotermica. Pisa, settembre 1970, Telespresso n. 19747 del Ministero degli Affari Esteri, Direzione Generale Affari Esteri, Uff. VIII, ibidem. 51 Cfr. Congresso internazionale a Pisa. Le forze sotterranee risorsa per il futuro, (articolo non firmato), “La Stampa”, 23 settembre 1970. 52 Cfr. L’intervento dell’ing. Angelini al congresso Foratom. Dalle centrali nucleari l’elettricità del 2000, (articolo non firmato), “Avanti”, 18 ottobre 1973. 47

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an Italian journalist living in London, and a “PR man” for British nuclear companies. 46 Appunto per S. E. il Ministro La Malfa, Rome, 29 January 1963, ibidem. 47 Ente Nazionale Energia Elettrica, Relazioni del Consiglio di amministrazione del Collegio dei revisori e bilancio al 31 dicembre 1963, Rome, 1964, p. 35. 48 Ibid, p. 36. 49 Ente Nazionale Energia Elettrica, Relazioni del Consiglio di amministrazione del Collegio dei revisori e bilancio al 31 dicembre 1970, Rome, 1971, pp. 129-130, ibidem. 50 See Field Experts to Discuss Problems and Prospects of UNDP Geothermal Surveys - United Nations Symposium at Pisa, Press Release DEV/538, 21 September 1970, annex to Simposio delle Nazioni Unite sui problemi e le prospettive dell’energia geotermica. Pisa, settembre 1970, Telespresso no. 19747 del Ministero degli Affari Esteri, Direzione Generale Affari Esteri, Uff. VIII, ibidem. 51 See Congresso internazionale a Pisa. Le forze sotterranee risorsa per il futuro, (article without byline), “La Stampa”, 23 September 1970. 52 See L’intervento dell’ing. Angelini al congresso Foratom. Dalle centrali nucleari l’elettricità del 2000, (article without byline), “Avanti”, 18 October 1973.


Silvio Labbate Silvio Labbate (Taranto, 1977) è professore a contratto presso la Facoltà di Scienze Sociali, Politiche e del Territorio dell’Università del Salento (sede di Brindisi); dottore di ricerca in Storia delle Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università “Sapienza”; assegnista di ricerca in Storia delle Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche della “LUSPIO” di Roma. Si è occupato di guerra fredda in Medio Oriente, con particolare riferimento alla questione dei petroldollari e alla politica petrolifera italiana. È autore del volume Il governo dell’energia. L’Italia dal petrolio al nucleare (1945-1975), Firenze, Le Monnier-Mondadori Education, 2010; ha scritto saggi e recensioni per diverse riviste di ricerca storica tra cui “Clio”, “Ventunesimo Secolo” e “Nuova Rivista Storica”. Silvio Labbate (Taranto, 1977) is a contract professor at the Faculty of Social, Political and Territorial Sciences at the University of Salento (Brindisi), a Ph.D. in the History of International Relations at the Faculty of Political Sciences at the “La Sapienza” University of Rome, and a research assistant in the History of International Relations at the “LUSPIO” Faculty of Political Sciences of Rome. He specializes in the Cold War in the Middle East, particularly the issue of petrodollars and Italy’s oil policy. He is the author of the book Il governo dell’energia. L’Italia dal petrolio al nucleare (1945-1975), Florence, Le Monnier-Mondadori Education, 2010; he has written essays and reviews for a number of historical research reviews including “Clio”, “Ventunesimo Secolo” and “Nuova Rivista Storica”.


Testo di Written by Silvio Labbate Progetto grafico, coordinamento editoriale, impaginazione Design, editing services and layout PRC s.r.l. - Roma Tutte le foto provengono dall’Archivio Storico Enel All photographs are from the Enel Archive Stampa Printed by Eccigraphica - Roma Finito di stampare nel mese di Novembre 2012 Printed in November 2012 Tiratura 2.000 copie 2,000 copies printed Pubblicazione fuori commercio Publication not for sale A cura della Direzione Relazioni Esterne Edited by the External Relations Department Š Enel 2012


Nella stessa collana/In the same series: Il Nucleare in Italia/Nuclear Power in Italy Storia dell’Energia Verde/A History of Green Power Invenzioni & Brevetti/Inventions & Patents Protagonisti dell’Energia/Energy Leaders Oggetti Elettrici/Electric Devices

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