Oggetti Elettrici - Electric Devices

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L’età dell’energia The Age of Energy

Oggetti Elettrici. Electric Devices.

ARCHIVIO STORICO ENEL


Archivio Storico Enel L’Archivio Storico custodisce la documentazione relativa alla storia dell’industria elettrica italiana dalla fine dell’Ottocento e di quasi mezzo secolo di vita di Enel, da quando, con la nazionalizzazione del 1962, oltre 1.270 aziende elettriche confluirono nell’allora ente nazionale per l’energia elettrica. In principio la struttura del nuovo ente risentì dell’influenza delle più grandi e importanti imprese elettriche esistenti all’epoca e, pur ispirandosi a criteri di gestione aderenti alla sua natura di ente pubblico economico, di fatto riprese e proseguì l’attività delle precedenti imprese elettriche private di cui, naturalmente, prese in carico i relativi archivi nonché il personale altamente qualificato: ingegneri, tecnici e maestranze di prim’ordine. Nel 1992, la Soprintendenza Archivistica per il Lazio dichiarò “di notevole interesse storico” tutta la documentazione Enel, riconoscendo altresì “il complesso documentario come fonte di valore unico e di incommensurabile interesse per la storia dell’energia elettrica e per la storia economica nazionale e internazionale dagli inizi del secolo scorso in poi”. Inaugurato a settembre 2008 in una sede unica, a Napoli, l'Archivio Storico Enel promuove iniziative culturali e di studio e garantisce un'agevole consultazione sia con sistemi tradizionali che con l'ausilio dell'inventariazione digitale, valorizzando la conoscenza del patrimonio storico documentale in una visione dell'energia orientata al futuro. The Historical Archive houses documents regarding the history of the Italian electricity industry since the end of the nineteenth century, including the almost half a century of Enel’s existence. Enel was established in 1962, when more than 1,270 electricity companies were nationalized and became part of what at that time was the Ente Nazionale per l’Energia Elettrica. The structure of the new entity was influenced by the largest and most important electricity companies of the time, and even though it was based on managerial criteria appropriate to its status as a governmentowned company, it actually continued the activity of the preceding private electricity firms, whose related archives it naturally took charge of, as well as their highly skilled personnel: engineers, technicians, and first-rate workers in general. In 1992, the Soprintendenza Archivistica per il Lazio – the government agency that oversees archives in the Lazio region – declared all of Enel’s documentation to be “of remarkable historical interest”, acknowledging the “collection of documents as a source of unique value and incomparable interest for the history of the electricity industry and Italian and international economic history from the beginning of the twentieth century onwards.” Brought together within a single building in Naples and inaugurated in September 2008, the Enel Historical Archive promotes cultural and scholarly initiatives and facilitates consultation with digital cataloguing as well as traditional systems, enhancing knowledge of our heritage of historical documents in a forward-looking vision of power.

“È il fare quotidiano che caratterizza l’impegno e l’identità di ogni azienda e costituisce il tratto distintivo della sua cultura. È per questa ragione che occorre dare voce alla ricchezza di conoscenze, alla professionalità, all’innovazione, alla capacità di trasformazione continua attraverso il racconto della propria storia industriale che è cultura d’impresa. Senza di questa, l’azienda stessa rischierebbe di non essere percepita nel suo reale valore di generare sviluppo per il Paese e per le generazioni future”. Fulvio Conti Amministratore Delegato e Direttore Generale Enel

“The identity of every company is characterized by its everyday operations, which are the lifeblood of any company’s corporate culture. It is important to give a voice to the wealth of knowledge, professionalism, innovation and an unceasing ability to move forwards by retelling the company’s industrial history, which is the underlying corporate culture. Without this, a company runs the risk of not being perceived for its true value: as a generator of advancement for the nation and for its future generations.” Fulvio Conti Chief Executive Officer and General Manager, Enel

ARCHIVIO STORICO ENEL via Ponte dei Granili, 24 - 80146 Napoli • tel. 081.3674213


Oggetti Elettrici. Electric Devices. MONOGRAFIA DELL’ARCHIVIO STORICO ENEL MONOGRAPH BY THE ENEL HISTORICAL ARCHIVE


Prefazione Paolo Andrea Colombo Presidente Enel

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L’energia elettrica è stata una delle scoperte scientifiche che più hanno modificato l’assetto dell’economia e del nostro vivere quotidiano. Questa rivoluzione ha molti padri e una lunga storia, ma almeno un italiano va ricordato per il contributo fondamentale dato alla nascita delle moderne reti elettriche e al conseguente sviluppo degli “oggetti elettrici” che popolano la nostra vita e che hanno trasformato le nostre case: Galileo Ferraris. Primo a comprendere e calcolare il funzionamento dei trasformatori, inventore del motore a campo rotante (1885), Ferraris creò le condizioni tecniche per il passaggio dalla corrente continua alla corrente alternata, aprendo la strada alla realizzazione del motore elettrico asincrono, quello che ancora oggi fa funzionare i nostri frigoriferi, lavatrici, condizionatori, lavastoviglie, asciugacapelli, forni. Ma la vera “rivoluzione degli oggetti elettrici” si è avuta negli anni Sessanta anche grazie alla nascita di un sistema elettrico nazionale che ha consentito di disporre di elettricità in tutte le abitazioni del Paese, migliorandone le condizioni di vita e favorendo lo sviluppo economico e sociale. Uno sviluppo al quale la nostra Azienda – che proprio quest’anno si appresta a festeggiare i suoi 50 anni – ha dato un contributo fondamentale. Nel 1951 la media nazionale italiana delle

abitazioni non servite dalla rete elettrica era ancora molto elevata soprattutto al sud; Enel ha realizzato una rete nazionale, rendendo così possibile la graduale attenuazione degli squilibri tra Nord e Sud Italia. Negli anni Sessanta a fronte di un aumento del 100% del consumo complessivo di energia elettrica, l’incremento di quello domestico è del 170%. Sono gli anni del boom economico in cui l’avvento degli elettrodomestici nelle case degli italiani diviene il segno tangibile di un benessere costruito con passione e fatica. Negli anni Settanta nonostante l’austerity, le domeniche a piedi dovute alla crisi petrolifera e il senso di una crisi che minaccia lo stile di vita appena conquistato, i consumi domestici continuano a crescere sia pure con ritmi meno sostenuti. Ed è proprio tra il finire degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta che, con l’avvento della domotica, la scienza segna il passaggio dalla “casa elettrica” alla “casa elettronica”. Negli anni Novanta, Enel si avvia ad operare nel quadro della liberalizzazione del mercato. In un contesto che favorisce lo sviluppo della concorrenza anche nei consumi elettrici, si realizza la possibilità di scegliere tra diversi fornitori: da utenti del servizio elettrico, gli italiani si trasformano in clienti di un mercato dell’energia che si apre.


Foreword Paolo Andrea Colombo Chairman, Enel

Electricity is one of the scientific discoveries that has had the greatest impact on how the economy is structured and the way we lead our daily lives. Although this revolution has many fathers and a long history, at least one Italian deserves to be remembered for his key contribution to the birth of modern electricity networks and the consequent development of the “electrical objects” that have filled our lives and transformed our homes: Galileo Ferraris. The first to understand and calculate how transformers worked, Ferraris invented the rotating field motor (1885), laying the technical foundations for the transition from continuous current to alternating current, and paving the way for the creation of the asynchronous electric motor, which to this day powers our refrigerators, washing machines, air conditioners, dishwashers, hairdryers and ovens. However, the true “electrical object revolution” took place in the Sixties, driven as much as anything else by the implementation of a national electrical grid that brought electricity to every home in Italy, improving living conditions and fostering economic and social development. Our company, which this year is preparing to celebrate its fiftieth birthday, made a key contribution to this development. In 1951, the number of Italian homes not served by

the electrical grid remained very high, particularly in the South. Enel built a national grid that made it possible to gradually diminish imbalances between the country’s North and South. In the Sixties, while overall electricity consumption increased by 100%, domestic consumption rose by 170%. These were the years of the Italian economic boom, in which the arrival of appliances in Italian homes was a tangible sign of affluence created through passion and hard work. In the Seventies, despite a period of austerity, car-free Sundays during the oil crisis and a sense that this newly-won lifestyle was under threat, domestic electricity consumption in Italy continued to grow, albeit at a slower pace. Between the late Seventies and the early Eighties, the advent of home automation saw science trigger a transition from the “electric home” to the “electronic home”. In the Nineties, Enel began preparations to operate in a liberalized market. As competition spread through the economy, including the market for electricity consumption, Italians were able to choose between different suppliers, ceasing to be utility users and becoming customers in a liberalized energy market. For its clients, Enel planned and built the world’s first ever electronic meter, transforming what had been a simple tool for measuring consumption

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E, proprio per i nostri clienti, Enel progetta e realizza il primo contatore elettronico al mondo, che, da semplice strumento di misurazione dei consumi, diviene uno strumento di comunicazione cambiando in semplicità, trasparenza e rapidità il rapporto che Enel ha con i suoi clienti. Ma non solo. Il contatore elettronico si concentra sulla funzionalità di elettrodomestici e luci, aumentando sicurezza e risparmio energetico. Il contatore intelligente insieme all’infrastruttura di telegestione, di cui Enel è il precursore nel mondo, costituisce anche il tassello fondamentale delle reti intelligenti, necessari per un adeguato sviluppo delle energie rinnovabili. Tutto ciò abilita lo sviluppo di nuovi servizi per aiutare i consumatori a gestire al meglio l’energia nelle proprie abitazioni contribuendo in tal modo a rispondere alle sfide globali dell’efficienza energetica e della sostenibilità ambientale, sfide che dovremo affrontare come cittadini e come Azienda nel futuro più immediato. La necessità di razionalizzazione e riequilibrio che investe tutte le economie avanzate costringe infatti le società industriali e riflettere su un nuovo modello di crescita economica che sia in primo luogo sostenibile. Un modello di crescita in cui la generazione sarà

pulita e più diffusa sul territorio, le emissioni di CO2 saranno azzerate dalla tecnologia, e la mobilità elettrica renderà più efficienti i trasporti e più respirabile l’aria delle città. Un’era in cui le reti elettriche intelligenti, proprio come internet, convoglieranno informazioni sul consumo e renderanno i cittadini protagonisti della sostenibilità. Ed è su questo modello di crescita che il Gruppo Enel – presente ormai in 40 Paesi di 4 continenti – con i suoi 97,000 MW di potenza installata e 61 milioni di clienti, sta lavorando con la stessa passione e lo stesso impegno che nel 1962 animarono la nostra Azienda nel progetto di elettrificazione nazionale. Enel, che ha reso disponibile l’elettricità per la crescita dell’Italia, sta partecipando oggi da protagonista a una delle grandi sfide dell’umanità: la lotta alla povertà energetica accogliendo l’appello delle Nazioni Unite che ha dichiarato il 2012 “International Year of Sustainable Energy for All”. Attraverso il programma “ENabling ELectricity” ci siamo impegnati a fornire, nei Paesi dove siamo presenti, energia sostenibile ed economicamente accessibile. Per assicurare sviluppo e benessere a un mondo che cresce.


into a communications instrument that brought simplicity, transparency and rapidity to the relationship between Enel and its customers. But that’s just part of the story. The electronic meter became a hub for appliance and lighting functionalities, enhancing security and energy-saving. Intelligent meters, allied to the remotely-managed infrastructure for which Enel was a world trailblazer, have proven to be key building blocks for the intelligent networks vital to the adequate development of renewables. These factors have enabled the development of new services to help consumers optimally manage energy in their homes, in response to the global challenges of energy efficiency and environmental sustainability – challenges that, in the immediate future, we must face as citizens and as a company. The need to rationalize and rebalance that is sweeping through all advanced economies is prompting industrial societies to think about a new model of economic growth based first and foremost on sustainability: a model for growth in which generation is clean and more locally distributed, technology reduces CO2 emissions to zero, and electric mobility makes transport more efficient and the air in our cities better to breathe. This is an age in which, much like the

internet, intelligent electricity grids will carry data on consumption and allow people to play a leading role in achieving sustainability. Present in forty different nations across four continents, with 97,000 MW of installed power and 61 million clients, the Enel Group is working towards this model of growth with the same passion and commitment that, back in 1962, prompted our company to plan Italy’s National Grid. Enel supplied electricity so that Italy could grow. Today, the company is playing a lead role in one of the major challenges facing humanity – the fight against energy poverty – by rallying to the United Nations appeal, following its declaration of 2012 as the “International Year of Sustainable Energy for All”. Through our “ENabling ELectricity” programme, we are committed to providing sustainable and economically accessible energy in the nations where we operate. Our goal is to ensure development and well-being in a growing world.

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Indice 2 Prefazione di Paolo Andrea Colombo 8 Lo scenario di Gianfilippo Mancini

Table of Contents 2 Foreword by Paolo Andrea Colombo 8 Some Context by Gianfilippo Mancini

OGGETTI ELETTRICI

ELECTRIC OBJECTS

di Giovanni Paoloni e Margherita Martelli

by Giovanni Paoloni and Margherita Martelli

Dalla fantasia alla realtà

From Fantasy to Reality

12 Il sogno della casa elettrica 20 Per molti, ma non per tutti

12 Dreams of an Electric Home 20 For Many But Not All

33 Parole e musica

29 From the Telegraph to the Telephone 33 Words and Music

38 Araldi telefonici e giornali parlanti

38 Telephone Heralds and Talking Newspapers

29 Dal telegrafo al telefono

L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti 45 Dal telegrafo senza fili alla radiofonia 54 Verso la radiodiffusione 63 Fatiche quotidiane 71 Alla ricerca del comfort Elettricità e nuovi consumi 84 Parlare e divertirsi 92 Un (grande) piccolo schermo 98 L’America in casa 106 Da artigiani a industriali 113 Nuove identità e nuovi consumi 116 Energia, consumi e sviluppo 122 Sboom! Dall’austerità al consumo responsabile 127 Tra crisi e nuove opportunità

Energy and the General Public: Lifestyles on Two Continents 45 From the Wireless Telegraph to Radio Telephony 54 On the Road to Broadcasting 63 Daily Toil 72 The Quest for Comfort Electricity and New Consumption Patterns 84 Talking and Having Fun 92 The (Big) Small Screen 99 America at Home 106 From Artisans to Industrialists 114 New Identities, New Patterns of Consumption 117 Energy, Consumption and Development 123 After the Boom: From Austerity to Responsible Consumption 128 Crises and New Opportunities

135 Note 135 Notes

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Lo scenario Gianfilippo Mancini Direttore Divisioni Gem e Mercato, Enel

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Per quanto nel parlare di “evoluzione” nell’utilizzo dell’elettricità dovrei prendere a riferimento un largo numero di fisici e ingegneri, da Ampere a Ohm passando per Volta e Galvani, che con le loro intuizioni e scoperte hanno fatto sì che oggi l’elettricità sia uno strumento a disposizione di quasi tutta l’umanità, credo, forse per una sorta di “bias” professionale, che la vera rivoluzione sia iniziata con Thomas Alva Edison (il primo uomo a lanciare la vendita della lampadina elettrica sul mercato di massa), che in poco più di 130 anni ha portato l’uomo moderno a non trascorrere alcun istante della propria vita senza l’utilizzo, diretto o indiretto, dell’energia elettrica. L’energia elettrica ha accompagnato la storia del progresso umano in ogni sua dimensione a partire dalla lampadina a incandescenza fino all’I-Pad. Attraverso la capacità di produrre, trasportare, accumulare e utilizzare energia elettrica in un numero crescente di situazioni, l’uomo ha potuto elevare la qualità della sua vita, annullare le distanze, moltiplicare la sua forza e la sua capacità di produrre. Estremizzando un po’ il concetto possiamo dire che, oggi, l’economia dei paesi industrializzati è fondamentalmente legata a segnali elettrici che percorrono milioni di circuiti. Questa sorta di dominio dell’uomo su quello che era stato per anni un fenomeno solo osservabile con i fulmini di un temporale ha ovviamente generato una evoluzione nelle aspettative da parte degli utilizzatori. Ci siamo abituati ad avere in casa frigoriferi in grado di conservare quintali di cibo, generare

temperature degne dei Poli, vedere film attraverso schermi di dimensioni da multisala cinematografica, ascoltare musica con precisione e potenza di suono degne di un concerto alla Scala. Perfino sciare di notte con una pista illuminata a giorno o pattinare nel centro della città ad agosto è diventata una esperienza alla portata di ognuno di noi. E l’aspetto più interessante di questo progresso tecnologico è che l’elettricità, nonostante le classiche lamentele all’arrivo della bolletta, è uno strumento di trasporto dell’energia storicamente poco costoso e per questo in tutti questi anni non le abbiamo quasi mai dedicato il rispetto e la cura che meriterebbe. Facendo elementari conti scopriremmo che il consumo di un anno di televisione ci costa meno di 35 euro, stare on line con il nostro PC ci costa poco più di 7 euro all’anno, per ascoltare la radio paghiamo meno di 2,5 euro! Negli anni ci siamo abituati a considerare l’energia elettrica come un bene di pronto utilizzo e a buon mercato. Talmente a buon mercato che i concetti di risparmio ed efficienza si sono fatti largo solo negli ultimi tempi, dopo anni in cui era diventata per molti una abitudine mangiare con la TV accesa o lasciare accesa la luce usciti da una stanza. L’energia elettrica ha un impatto reale così ridotto sulla spesa degli italiani che, nonostante questi ultimi anni siano particolarmente duri per le famiglie, la prospettiva di risparmiare 50-100 euro all’anno (che pure rappresentano una percentuale molto importante sul totale della bolletta media


Some Context Gianfilippo Mancini Director of the Gem and Market Divisions, Enel

When addressing the topic of “evolution” in our use of electricity, I could start naming a list of physicists and engineers, from Ampere to Ohm, Volta and Galvani, all of whose brainwaves and discoveries have ensured that electricity is available to almost the entirety of humanity today as a tool. It is my belief, however, perhaps as a result of my own particular professional bias, that the true revolution began with Thomas Alva Edison, the first man to start selling electric bulbs on the mass market. In a little more than a hundred and thirty years, modern man has welcomed the use of electricity, either directly or indirectly, into every instant of his life. Electricity has accompanied the history of human progress every step of the way, from the incandescent light bulb to the iPad. By learning to generate, transport, store and use electricity in an increasing number of situations, we have improved our quality of life, wiped out distance, multiplied our strength and become far more productive. It would hardly be an exaggeration to say that the modern-day industrialized economy is fundamentally based on electric signals travelling along millions of circuits. Man’s dominion over a phenomenon that until not long ago was only observable as lightning during a storm, has obviously triggered enormous evolution in end-user expectations. In our homes, we are used to having refrigerators that can hold hundreds of kilos of food, pump out temperatures you would only expect to find at the poles, watch movies on screens as big as a multiplex, and listen to music with accu-

racy and sound output worthy of a concert at the Scala, not to mention skiing by night on a piste lit up as if it was daytime, or ice skating in the centre of town in mid-August… things that any of us can do. The most interesting thing about this technological progress is that despite the customary groans when the electricity bill hits the doormat, electricity is historically an inexpensive method of transporting energy. This, perhaps is the reason why we never really give electricity the respect and attention it might otherwise deserve. It’s not difficult to tot up all the figures and see that the cost of a year’s TV watching is less than €35; websurfing on a PC for a year costs a little more than seven euros per year, and we spend less than €2.50 per year on electricity listening to the radio! Over the years, we have grown accustomed to considering electricity to be a cheap, accessible good. So cheap that the concept of savings and efficiency have only recently gained headway, after years when people thought nothing of eating while leaving the TV on, or leaving lights burning even if they’re no longer in the room. The real impact of electricity costs on spending by Italians is sufficiently marginal that despite the fact that times are hard for many households, the prospect of saving €50 to €100 per year (a significant proportion of the overall average electricity bill in Italy) is not on its own sufficient to overcome the hassle of switching suppliers. Incentives and savings associated with investing in electricity efficiency are insufficient to persuade end users

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degli italiani) non è di per sé una leva tale da vincere l’inerzia a cambiare fornitore. Né gli incentivi e i risparmi legati agli investimenti in efficienza energetica sono a oggi del tutto sufficienti a modificare le abitudini e gli stili di consumo degli utilizzatori finali. Il cliente “elettrico” è dunque un cliente molto speciale. Come tutti i clienti è ormai consapevole del suo potere, ha imparato a far valere le sue ragioni, a comunicare le sue lamentele, a prendere informazioni attingendole dalla rete. Non vuole perdere il suo prezioso tempo, né vuole essere disturbato. Al tempo stesso però considera il bene “elettricità” alla stessa stregua dell’aria, dell’acqua o del fuoco: un elemento naturale imprescindibile che nessuno può permettersi di fargli mancare e che vuole poter consumare a piacimento. È chiaro quindi come il nostro sia un ruolo delicatissimo e molto difficile: noi vendiamo un bene a cui il cliente non riconosce il valore tecnologico realmente associato (ah, se i nostri clienti sapessero cosa c’è davvero dietro l’interruttore della luce …) né riconosce alcun valore emotivo (avere la luce in casa ormai non è ragione di vanto con i vicini da oltre 60 anni …). Siamo insomma afflitti dalla famosa sindrome del primo della classe, del quale passano inosservati i successi e si analizzano solo le eventuali difficoltà. Ecco quindi che in questi anni è diventato cruciale per raggiungere la soddisfazione dei nostri clienti ridurre al minimo le occasioni in cui devono investire il loro tempo per interagire con noi. Non

solo riduzione drastica del numero di problematiche, ma anche tempi di attesa ai call center misurati in secondi, risposte chiare, cortesi e rapide, soluzioni tempestive: il tutto a un prezzo che deve sempre essere accessibile alle tasche di tutti. Solo così oggi possiamo ambire a tenere i livelli di customer satisfaction sempre alti, come deve essere l’obiettivo di una grande azienda commerciale. A noi non è concesso mettere in commercio una linea di I-Phone che tenuti in mano perdono il segnale di connessione, oppure sarebbe impensabile avere dei clienti soddisfatti se dovessero riavviare più o meno due volte al giorno il loro contatore di casa o installare periodicamente nuovi componenti per avere la luce... Sappiamo che il nostro obiettivo è, più che per altre industrie, quello della qualità totale e in ogni caso quella del totale successo nel risolvere le eventuali difettosità. Perché l’energia elettrica è un bene talmente fondamentale per ogni cliente che ogni problema legato a essa diventa immediatamente vitale. Ci onora sapere che ciò che produciamo e vendiamo è imprescindibile per i nostri clienti, così come siamo ben consci della responsabilità che dobbiamo avere nel rapporto con loro. È la nostra sfida per i prossimi anni ed è anche quello che il cliente “elettrico” pretende da noi: mantenere prezzi contenuti, battere ogni record in termini di precisione e, quando l’immancabile e umano errore si presenta, saperlo risolvere alla velocità, come ovvio, della luce.


to change their habits and consumption patterns. “Electric customers” are very particular customers. Like everyone else, electricity consumers are aware of their power. They have learned to make themselves heard, convey their dissatisfaction, and gather information about the grid. They neither want to waste their precious time nor be disturbed. At the same time, electricity is viewed as being akin to air, water or fire: a wholly necessary natural element that nobody can live without, that people want to be able to consume to their heart’s content. Clearly, ours is a very delicate and complex role: we sell a good for which the customer does not acknowledge its true technological value (ah, if our customers only knew what really lies behind the light switch…). Nor do they associate any emotional value with it (for sixty years at least, having electricity in the home has been nothing to boast to the neighbours about…). In other words, we are afflicted by the famous “top-ofthe-class” syndrome: we don’t notice things that go right and only pick up on things that might go wrong. This is why, in recent years, it has become crucial to minimize the amount of time customers spend interacting with us to ensure customer satisfaction. This in turn means not just drastically reducing the number of problems but bringing down wait times for our call centres to seconds, providing clear, courteous and rapid answers, and delivering rapid solutions: and all of this at a cost that must remain accessible to all budgets.

There is no other way we can hope to keep customer satisfaction levels high, and that is the ultimate objective of any major commercial enterprise. We would not be allowed to do something like market a line of iPhones that drop the connection if held in a certain way. It is unthinkable that our customers would be satisfied if they had to restart their electricity meters a couple of times a day, or periodically install new components to make sure that they continue getting electricity... We are fully aware that, more than in other industries, our goal must be total quality, and in every single case to completely resolve any problems that may occur. Electricity is such a basic good for every customer that any problems become an instant top priority. We are honoured to know that what we generate and sell is something our customers cannot do without. We are fully aware of the responsibility we have to our customers. This is indeed our challenge in forthcoming years. It’s what “electric customers” expect of us: to maintain low prices, keep setting new records for reliability and, when unavoidable and human error does intervene, to be able to fix the problem at, if you will pardon the pun, the speed of light.

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Dalla fantasia alla realtà.

Il sogno della casa elettrica

From Fantasy to Reality.

Dreams of an Electric Home

“La vista della sua stanza, inondata di chiarità e dovunque adornata da schiere di bottoni elettrici, valse a rinfrancarla. Bottoni e interruttori dovunque: il bottone del cibo, quello della musica, l’altro del vestiario. Vi era il bottone del bagno caldo, premendo il quale affiorava dal pavimento una vasca di marmo (imitazione) rosa, colma fino all’orlo di un liquido caldo, perfettamente deodorato. Vi era anche il bottone del bagno freddo; e quello che emanava la letteratura. Poi, naturalmente, aveva i suoi bravi bottoni per comunicare con gli amici. Pur non

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“Then she generated the light, and the sight of her room, flooded with radiance and studded with electric buttons, revived her. There were buttons and switches everywhere - buttons to call for food for music, for clothing. There was the hot-bath button, by pressure of which a basin of (imitation) marble rose out of the floor, filled to the brim with a warm deodorized liquid. There was the cold-bath button. There was the button that produced literature. And there were of course the buttons by which she communicated



Dalla fantasia alla realtà From Fantasy to Reality

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contenendo nulla, quella stanza era in perpetuo contatto con le cose che per lei contavano al mondo”1. Così Edward M. Forster immagina nel 1909 la stanza in cui vive Vashti, una donna cinquantenne, raffinata intellettuale e madre del ribelle Kuno, protagonista del racconto “The Machine Stops”.

with her friends. The room, though it contained nothing, was in touch with all that she cared for in the world.”1 Thus did Edward M. Forster imagine the room that was home to 50-year-old Vashti, a refined intellectual and mother of the rebellious Kuno, the hero of his short story The Machine Stops.

L’autore di “Camera con vista” e “Passaggio in India” si cimenta in una profetica storia di fantascienza catastrofista, preoccupato dalla prospettiva di un’eccessiva dipendenza dell’uomo dalla tecnologia. Vashti vive in un mondo dove le tecnologie elettriche liberano l’uomo dalle incombenze pratiche della vita quotidiana e gli permettono di dedicarsi interamente a coltivare il proprio spirito: ma la vita di questa donna immaginaria si rivela al lettore come un incubo, di cui la protagonista non si rende conto; dopo vari segnali di malfunzionamento, la Macchina che permette alla civiltà di esistere si fermerà, trasformando il mondo in una trappola mortale per gli uomini che non sanno più fare a meno dell’elettricità. Le applicazioni elettriche immaginate da Forster sono lo specchio del desiderio moderno nei primi anni del XX secolo. È lo stesso romanziere inglese a dire che il tema, davvero singolare nella sua produzione letteraria, gli è venuto in mente per reazione ai paradisi tecnologici immaginati da Herbert G. Wells. Si potrebbero aggiungere, qualche decennio prima, le fantasie di Jules Verne: senza l’elettricità e le sue applicazioni sarebbe impossibile la vita a bordo del sommergibile Nautilus, in “Ventimila leghe sotto i mari” (1870) e poi nell’”Isola misteriosa” (1874); così come Phileas Fogg, il protagonista del “Giro del mondo in ottanta giorni” (1873), dedica grandi cure agli orologi elettrici che scandiscono i ritmi della sua vita e della sua casa.

The author of A Room with a View and A Passage to India also penned this prophetic, doom-laden science-fiction story, concerned by the prospect of excessive human dependency on technology. Vashti lives in a world where electrical technologies free man from the practical burdens of everyday life, making it possible to dedicate oneself solely to cultivating one’s spirit. But the life that this imaginary woman leads strikes the reader as being nightmarish, even though she does not realize this herself. After various signals that things are going wrong, the Machine that allows civilization to function grinds to a halt, turning the world into a death trap for men unable to survive without electricity. The electrical applications spawned by Forster’s imagination mirror early 20th Century desires for modernity. The English novelist admitted that this subject matter, which was a one-off in his literary output, came to him as a reaction to the technological paradise imagined by H. G. Wells. He could just as well have cited Jules Verne’s fantasies from a few decades earlier: without electricity and its applications, life would have been impossible aboard the submergible Nautilus in 20,000 Leagues Under the Sea (1870), or on The Mysterious Island (1874); similarly, Phileas Fogg, the hero of Around the World in 80 Days (1873), was most fastidious about the electric timepieces that cadenced the rhythm of his life and home. There is, however, a prefiguration of reality behind these future-set stories by Verne, Forster,


C’è però una trama di realtà dietro le storie proiettate nel futuro da Verne, da Forster, da Wells e da altri autori. Negli anni Settanta dell’Ottocento il telegrafo ha ormai ampiamente dimostrato le potenzialità della nuova forma di energia e le ha messe a disposizione di tutti sotto forma di servizio pubblico, che fa parte della vita quotidiana e del sistema economico. Se gli uomini possono solo immaginare di fare il giro del mondo in ottanta giorni, i messaggi possono già farlo in poche ore grazie al telegrafo, e la copertura dell’intero globo con una rete capillare di comunicazioni elettriche, anche se non è ancora realizzata, è già in corso ed è solo questione di tempo e di soldi. Stupisce allora che qualcuno, nella Francia di quegli anni, chiami “Ministère de l’Electricité” il ministero delle Poste e telegrafi2? Scrive Peppino Ortoleva che l’elettrificazione, contrariamente ad altre rivoluzioni tecnologiche, sembra imporsi nell’immagine che la società ha di sé, prima ancora di affermarsi nell’uso pratico: “Siamo di fronte a un peculiare cambiamento di ritmo nel rapporto tra tecnologia e società, che può essere spiegato attribuendo all’elettricità in sé caratteristiche diverse rispetto a tutte le altre tecnologie (è quanto proponeva Marshall McLuhan quando sosteneva che l’elettricità è

Wells and others. In the 1870s, the telegraph had clearly demonstrated the potential of this new type of power, making it available as a public service and part of everyday life in the economic system. Although at that time man could only imagine being able to travel around the world in 80 days, messages took just a few hours to travel the globe by telegraph. The planet was not yet encircled by an extensive electrical communications network, but it was being built, and it was only a matter of time and money. Strange as it may seem to us now, back then, in France, the Ministry of the Postal and Telegraph Service was commonly referred to as the “Ministère de l’Electricité”.2 Peppino Ortoleva writes that, unlike with other technological revolutions, electrification exerted a grip on society’s image of itself long before it became a practical reality: “What we have here is a peculiar change in the pace of the relationship between technology and society, which may be explained by attributing to Apparato telegrafico Morse composto da ricevitore scrivente, tasto manipolatore, bussola telegrafica e commutatore, 1860. Morse telegraph equipment: a writing receiving set, lever key, telegraphic box and switcher, 1860.

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“informazione allo stato puro”), oppure in termini più propriamente storici, soffermandoci da un lato sulle peculiarità del processo di penetrazione dell’elettricità e dei suoi usi nella vita delle persone, dall’altro sui diversi giudizi di valore che sul processo di elettrificazione vennero formulati in quella fase”. Sul telegrafo si forma la prima generazione di tecnici dell’elettricità, dagli inventori come Thomas A. Edison e Werner von Siemens ai primi ingegneri elettrotecnici usciti dalle scuole di telegrafia istituite in Francia e negli Stati Uniti. La trasmissione elettrica della voce, intanto, è uno sviluppo imminente, e diventa realtà nel 1878, con il telefono di Meucci e Bell. Nello stesso anno nasce la lampadina elettrica di Edison, che dà vita a una rivoluzione nell’illuminazione pubblica e privata, e stimola la nascita delle prime reti di trasporto dell’energia elettrica. L’alba del nuovo decennio, invece, è salutata da Siemens con la locomotiva a trazione elettrica, presentata nella famosa Esposizione di Parigi del 1881, organizzata dal ministero delle Poste francese (il Ministère de l’Electricité, appunto). Ce n’è ormai abbastanza perché nel 1886 un altro romanziere, Villiers de l’Isle-Adam, immagini il primo “androide” (la parola risale proprio a lui) nel suo “Eva futura”: Lord Ewald, nobile raffinato e sensibile, si innamora di una donna perfetta nell’aspetto ma La lampada che segnò il successo di Edison. A destra, la prima ordinazione di lampade, 1880. The lightbulb that was such a huge success for Edison. Right, the first order for bulbs, 1880.

electricity per se characteristics that differ from all other technologies (as Marshall McLuhan suggested when he said that electricity is ‘pure information’), or in more properly historical terms, by looking at one of the peculiarities of the process of electricity’s penetration and its adoption in people’s everyday lives, as well as the range of value-based judgements about the electrification process at that time.” The first generation of electrical engineers – inventors like Thomas A. Edison and Werner von Siemens, and the first electrical engineers to graduate from telegraphy schools established in France and the United States – cut their teeth on the telegraph. The electrical transmission of the human voice lay just around the corner. Indeed, it was achieved in 1878 thanks to Meucci and Bell’s telephone. That same year brought Edison’s


irrimediabilmente mediocre; coprotagonista del romanzo è Edison, che all’epoca della pubblicazione è ancora vivente e attivo ma già mitico. Villiers de l’Isle-Adam immagina che Edison, per restituire il favore di un aiuto economico passato, decida di aiutare il giovane disperato e pronto al suicidio realizzando per lui una replica elettrica della sua amata, in cui infondere l’intelligenza e l’essenza spirituale, per sostituire con una donna ideale quella reale e imperfetta. L’androide del romanziere francese completa così il repertorio immaginario dell’elettrificazione quotidiana, mentre le applicazioni elettriche reali muovono i loro primi passi. Il sogno elettrico è dunque, al suo apparire, anche un sogno di classe: bisogna essere ricchi come il capitano Nemo di Verne per potersi permettere di vivere con l’elettricità al proprio servizio. E c’è una dose di esibizionismo sociale nella prima dimora elettrificata (chiamarla casa sarebbe riduttivo) di cui si ha notizia: la residenza di Sir William Armstrong a Cragside, nel Northumberland3. Il nobile inglese è un grande imprenditore nel settore della meccanica e degli armamenti: è sua la società Armstrong di Newcastle upon Tyne, che ha varie filiali estere, fra cui gli stabilimenti omonimi di Pozzuoli. Non ha dunque difficoltà a dotare la sua residenza, nel 1880, di un impianto autonomo di illuminazione elettrica, alimentato dalle turbine che usano l’acqua di un lago vicino. All’illuminazione si aggiungono nel tempo altri servizi: un ascensore idraulico, una cucina con lo spiedo, un sistema di riscaldamento, un

Alla fine dell’Ottocento la luce è disponibile con una sorgente di dimensione e potenza contenute, adatta perciò all’impiego domestico. By the end of the 1800s, electric lighting sources and lower power made lighting suitable for home use.

electric light bulb, which triggered a revolution in public and private lighting and stimulated construction of the earliest electricity transport networks. Siemens greeted the dawn of the new decade with the electrically-powered locomotive, which it unveiled at the landmark 1881 Paris Expo, staged by the French Ministry of Postal Services (yes, the “Ministère de l’Electricité”). By 1886, novelist Villiers de l’Isle-Adam was imagining the first “android” (he coined the word) in his book Tomorrow’s Eve, in which a refined and sensitive aristocrat called Lord Ewald falls in love with a woman who is externally perfect but irremediably mediocre. Edison, who at the time the book came out was still going strong and already a legend, is one of the lead characters in the book. Villiers de l’Isle-Adam imagines that to return a favour of past financial assistance, Edison decides to help the young, suicidal man by building an electrical replica of his beloved, a receptacle for intelligence and spiritual essence, replacing the real and imperfect woman with an ideal woman. The French novelist’s android completes this imaginary inventory of everyday electrification just as the first electrical applications were beginning to appear. Initially, the electric dream was very much an upper-class affair. To live with electricity at your beck and call you needed to be as rich as Verne’s Captain Nemo. The first documented electrified

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Il “Ballo Excelsior” di Luigi Manzotti durante l’Esposizione italiana di Milano, 1881. Accanto, “La Fée Electricitée” di Raoul Dufy, Padiglione dell’elettricità e della luce all’Esposizione universale di Parigi, 1937. Luigi Manzotti’s “Excelsior Dance” at the Italian Exposition, Milan, 1881. Alongside, Raoul Dufy’s “La Fée Electricitée”, the Electricity and Light Pavilion at the Paris Universal Expo, 1937.

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meccanismo per spostare i vasi all’interno della serra, un collegamento telefonico fra le varie stanze, una macchina da cucire elettrica, un sistema di gong e campanelli. “La luce che guizzava dalle numerose finestre di Cragside dava ai vicini l’impressione che qualcosa di straordinario e di magico si svolgesse all’interno della casa, definita nelle cronache di un contemporaneo ‘il palazzo di un mago moderno’”. L’altro celebre pioniere dell’elettrificazione domestica è un inventore di Troyes, in Francia, antesignano della moderna domotica: Gëorgia Knap. La sua “Villa Féria Electra”, scrive con ammirazione un inviato dell’”Evening Post”, “indica chiaramente la parte che l’elettricità è destinata a svolgere nella casa del futuro”. È il 22 aprile 1908. Da fuori non si nota nulla di insolito, “a parte l’assenza di un camino”. Le meraviglie iniziano con il cancello, la cui apertura è comandata elettricamente; una spazzola rollante pulisce la suola delle scarpe del visitatore, prima di lasciarlo entrare in un ambiente dotato di stufe elettriche, scaldabagno, innumerevoli applicazioni elettriche per la cucina, dotata anche di un montacarichi che porta i piatti direttamente ai posti dei commensali, e infine un portiere elettrico che comunica l’arrivo della posta e di eventuali

residence (it hardly qualifies as a mere house) was Sir William Armstrong’s residence at Cragside, Northumberland. It smacked of exhibitionism.3 The English nobleman was a successful mechanics and armaments industry businessman, and the head of the Armstrong company at Newcastle upon Tyne. The firm had a number of foreign outposts, including a factory in Italy, at Pozzuoli. In 1880, Armstrong had no difficulty fitting out his house with an independent electric lighting system powered by turbines fed by water from a nearby lake. As time went by, he added other services to the lighting: a hydraulic lift, a kitchen with a spit roast, a heating system, a mechanism for rotating pots in the greenhouse, telephone links between the various rooms, an electrical sewing machine, and a system of gongs and bells. “The light that beamed out of Cragside’s many windows led neighbours to believe that something extraordinary and magical was going on inside the house, which news reports of the


visitatori. Il costo energetico della casa è in parte compensato dall’assenza di personale di servizio, che si riduce a una sola unità: un tecnico elettricista. Knap, al quale si devono anche studi di risvolto sociale sui metodi per combattere l’invecchiamento e sulla realizzazione di “case economiche”, oltre che alcuni modelli di motocicletta e di automobile, continuerà a sviluppare la sua idea fino a presentare il suo ultimo modello di “casa elettrica” all’Esposizione universale di Parigi del 1937. Nel 1907, intanto, l’americano Henry Adams, in una pagina della sua “Educazione”, contrappone la dinamo, principio della vita moderna, alla Vergine, centro della religiosità medievale. L’opera, che all’epoca non ebbe molti lettori, suscita oggi l’attenzione di alcuni studiosi che la considerano una lucida profezia di inizio secolo. Quella di Adams è certo un’affermazione estrema, che si colloca oltre la linea della “religione laica” della scienza messa in scena venticinque anni prima da Luigi Manzotti nel “Ballo Excelsior” (1881), ma

time dubbed ‘the Palace of the modern day magician’.” The other famous pioneer of home electrification was an inventor from Troyes in France, a precursor of modern home automation called Gëorgia Knap. A correspondent from the “Evening Post” glowingly wrote that “Villa Féria Electra clearly shows the role electricity is going to play in the house of the future.” The article was dated 22 April 1908. Nothing looked untoward from the outside, “apart from the lack of a chimney”. However, the wonders began at the electricallyopened gate. A revolving brush cleaned the soles of visitors’ shoes before they entered a house kitted out with electric stoves, water heaters, countless electrical appliances in the kitchen, and even a dumb waiter that brought dishes directly to where the diners were sitting, as well as an electric butler who announced the arrival of post and visitors alike. The cost of powering the house was partly offset by the absence of serving staff, which had been reduced to just one electrical

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non è così lontana dalla magia tecnologica che fa vivere la “Eva futura” di Villiers de l’Isle-Adam. Noi non sappiamo se Forster avesse letto Adams, ma nel suo racconto del 1909 l’inizio della fine coincide con l’avvento di una religione della Macchina. E dopo questa panoramica di fantasie e realizzazioni elettriche il suo narrare sembra meno immaginario e più legato a uno sguardo indagatore sulla realtà contemporanea.

Per molti, ma non per tutti

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Ai suoi esordi l’elettricità quotidiana riguarda, come ogni consumo nuovo, gli strati alti della società4. Solo in un secondo momento essa si diffonde ai ceti medi e agli strati socialmente più disagiati: in Italia questo si verifica più o meno nell’arco di tempo di una generazione, e si allunga ulteriormente nelle aree più arretrate del Paese. La diffusione dell’elettricità avviene ovunque secondo gli stessi schemi, e comincia con l’illuminazione di qualche luogo privilegiato (come la Scala a Milano). Essa trova una vetrina nelle esposizioni nazionali e internazionali: per tecnici e imprenditori esse sono un’occasione per la condivisione di informazioni e di progetti, anche in concorrenza; per il grande pubblico esse sono invece il luogo dove si manifesta la “fata elettricità” e si afferma il prestigio nazionale, attraverso la presentazione di oggetti tecnologici che la maggior parte delle persone considera giocattoli di lusso. La luce elettrica, il campanello elettrico e il telefono suscitano soprattutto meraviglia: per gran parte della popolazione i concetti scientifici e tecnici che sono alla base dei congegni elettrici, e la stessa natura dell’energia che li fa funzionare, sono incomprensibili. L’elettromagnetismo è tutt’altro che

engineer. Knap was also responsible for sociallyimportant studies on methods for combating ageing, the construction of “budget housing”, as well as a number of motorbike and car models. He continued to develop his idea until his final model of an “electric home”, which he presented at the 1937 Paris Universal Expo. In his 1907 book The Education of Henry Adams, the American author juxtaposed the dynamo, a symbol of modernity, with the Virgin Mary, a representative of mediaeval religiousness. Although it was far from a bestseller when it first came out, the book has since received plaudits from a number of scholars who consider it to be a lucid early 20th century prophecy. Adams’s thesis is unashamedly extreme, and goes beyond the idea of science as a “secular religion” proposed 25 years earlier by Luigi Manzotti in his book Ballo Excelsior (1881). Ultimately, his thesis is not a million miles away from the technological magic that animated Villiers de l’Isle-Adam’s Tomorrow’s Eve. There is no way of knowing whether or not Forster read Adams. However, in his 1909 story, the beginning of the end occurs when the Machine gets religion. After this overview of electrical imaginings and implementations, his storytelling was less fantasy-based and more closely tied to scrutinizing contemporary life.

For Many But Not All Initially, like any new consumption item, electricity in daily life was reserved for the upper echelons of society.4 Only later did it spread to the middle classes and socially less well-off. In Italy, the process took more or less a generation to



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intuitivo, rispetto alla comprensibilità ormai acquisita della macchina a vapore. Ma già dagli anni Settanta dell’Ottocento, tra i manuali pubblicati dalla casa milanese Hoepli, che è specializzata in questo tipo di prodotto editoriale, ve ne sono diversi sulle applicazioni dell’elettricità, destinati a ingegneri e tecnici: dopo i primi titoli scritti o tradotti da Rinaldo Ferrini, docente del Politecnico di Milano, comparirà nel 1891 il fortunato “Manuale dell’elettricista di Giuseppe Colombo”, seguito nel 1892 da un volumetto che reca il significativo titolo “Apparecchi elettrici. Norme pratiche per la loro costruzione”, opera di G. Pardini. A metà degli anni Novanta, dopo circa un decennio dalla prima affermazione del sistema Edison, l’energia elettrica si afferma anche come strumento di trazione, grazie alle innovazioni nel campo dei motori. Già all’inizio degli anni Ottanta Werner von Siemens aveva dimostrato la possibilità di impiegare l’elettricità nel trasporto, con la sperimentazione dei primi tram elettrici, adottati in numerose città europee. Il problema da risolvere per l’affermazione del tram elettrico è

complete – a little longer in more backwards parts of the country. Electricity made inroads the same way everywhere: first, through lighting at a high-profile venue (such as La Scala in Milan). Electricity was showcased at national and international expos. For engineers and businessmen, these fairs provided an ideal opportunity to share information and compare projects, including among their competition. For the public, such events offered an opportunity to get up close to the “electricity fairy” and assert national pride by presenting technological objects that the majority of the populace viewed as luxury toys. Electric light, the electric bell and the telephone aroused wonder. For the majority of the population, the scientific and technical concepts that underpinned these electrical contraptions, not to mention the nature of the power that drove them, were incomprehensible. Electromagnetism was hardly intuitive, especially compared to the by then widespread understanding of steam-powered machinery. However, by the 1870s, the Hoepli publishing house of Milan was specializing in publications on different types of electrical application for engineers and technicians. After its initial publications written or translated by Polytechnic of Milan Professor Rinaldo Ferrini, in 1891 the company published Giuseppe Colombo’s bestselling Manuale dell’elettricista, followed in 1892 by a slim volume with the interesting title: Apparecchi elettrici. Norme pratiche per la loro costruzione, by G. Pardini. By the mid-90s, a decade or so after the Edison system was first launched, electricity began to emerge as a means of powering vehicles thanks

Lettera del Comitato per le applicazioni dell’elettricità “Sistema Edison” in Italia. Milano, 24 luglio 1882. Letter from the “Edison System” Electricity Application in Italy Committee, Milan, 24 July 1882.


Una strada di Halle percorsa da una tramvia elettrica della Allgemein ElektrizitättsGesellschaft e, sotto, una vettura elettrica con trolley a doppia conduttura, 1898. A street in Halle with an Allgemein ElektrizitättsGesellschaft electric tram. Below, an electric carriage powered by a two-wire trolley, 1898.

la distribuzione dell’energia: come alimentare ininterrottamente il veicolo in movimento? Vengono proposte tre possibili soluzioni: il cavo sotterraneo, la batteria, il cavo aereo collegato al tram attraverso un trolley. Prevale quest’ultima, benché antiestetica e non priva di inconvenienti, perché meno pericolosa e meno costosa del cavo sotterraneo. Quanto alla batteria, manca una tecnologia in grado di garantire l’autonomia necessaria a coprire distanze significative5. L’elettricità si rivela preziosa anche per un’altra modalità del trasporto urbano: la ferrovia metropolitana elevata o sotterranea. Le città che se ne stanno dotando (negli Stati Uniti Chicago e New York, in Europa Londra, Parigi e Berlino) trovano nella trasformazione elettrica la chiave per un loro capillare sviluppo, grazie agli evidenti vantaggi che la nuova forma di energia presenta in questa specifica applicazione. In Italia si dovranno attendere ancora decenni per l’avvio della metropolitana di Roma e poi per quella di Milano. Le reti di trasporto elettrico, in questa fase, sono comunque confinate all’interno delle singole città, e del resto la stessa rete elettrica ha in questo momento una dimensione urbana; al massimo, essa si estende al territorio metropolitano. Un ulteriore effetto dell’elettricità sulla vita quotidiana è legato alla sua versatilità e trasportabilità: man mano che si sviluppano tecnologie adeguate, la “forza motrice” elettrica entra in fabbrica, come componente indispensabile di quella che viene chiamata “organizzazione scientifica del lavoro”; essa rende inoltre possibile la redistribuzione delle fabbriche sul territorio, poiché le svincola dall’obbligo di vicinanza alle fonti di energia. I risultati sono descritti da Henry Ford in persona, nelle sue note biografiche su Edison:

to developments in motors. In the early 1880s, Werner von Siemens showed that it was possible to use electricity in transportation through trials of the first electric trams, which were soon up and running in many European cities. The problem that needed to be solved for electric trams was providing the energy: how could a vehicle be powered on the move without cease? Three potential solutions were considered: underground cables, batteries, and overhead cables connected to the tram via a “trolley.” Despite an ungainly appearance and a number of problems that needed to be solved, the trolley system was preferred because it was less dangerous and less costly than underground cables. As for batteries, no available technology had sufficient capacity to make meaningful distances feasible.5 Electricity also proved to be a boon for another form of urban transport: the elevated or underground metropolitan railway. The cities that

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“L’introduzione di un sistema completamente nuovo di generazione elettrica emancipò l’industria dalla trasmissione a cinghia e ad alberi, perché finalmente divenne possibile dotare ogni macchina utensile del suo proprio motore elettrico. Il motore consente di disporre il macchinario in rapporto alla successione del lavoro [...]. Le macchine utensili ad alta velocità erano irrealizzabili nelle antiche condizioni poiché né pulegge né cinghie potrebbero sopportare le velocità moderne [...]. Questo significa che [senza l’aiuto del motore elettrico] non potremmo avere l’attuale combinazione di alti salari e merci a basso prezzo”. Per il grande pubblico, comunque, la manifestazione più visibile della diffusione dell’elettricità è l’elettrificazione rapida e massiccia dell’illuminazione stradale e del trasporto pubblico, che investe direttamente la vita quotidiana. Anche questa trasformazione riguarda in una prima fase solo i quartieri più ricchi, ma presto si estende a quelli del ceto medio. Essa si inquadra peraltro in un grande processo di evoluzione del tessuto urbano, che riguarda tutti i comuni anche se investe più

at that time were building such systems (Chicago and New York in the US; London, Paris and Berlin in Europe) leveraged the electricity revolution as a spur for widespread development, receiving evident benefits from this new form of power in this specific application. It would still be decades before work began in Italy on a metropolitan railway, first in Rome, and then in Milan. During this stage of development, electricity transport networks were limited to individual cities. Indeed, the electricity grid was a strictly urban phenomenon, at most extending into the surrounding metropolitan area. Another repercussion of electricity on everyday life was its versatility and the fact that it could be transported. As the necessary technologies were developed, the “driving force” of electricity began to be harnessed in factories as a key component of what was dubbed “the scientific organization of labour.” Electricity also made it possible to relocated factories geographically, as they no longer needed to be built next to power sources. Henry Ford himself described the results in his biographical notes on Edison: “The introduction of a completely new system of generating electricity emancipated industry from belt- and shaft-driven transmission, because at last it was possible to equip every machine tool with its own electric motor. The motor makes it possible to deploy machines on the basis of the various stages of work.... Before this, it was impossible to build high-speed machine tools because neither

Uno dei primi esperimenti di luce elettrica a Brescia in occasione della visita di Re Umberto I, 1878. One of Italy’s earliest trials of electric lighting in Brescia, to mark a visit by King Umberto I, 1878.


Vettura automotrice della Società anonima elettricità Alta Italia in servizio a Torino nel 1898. A destra, cartolina ripresa dal manifesto pubblicitario di Leopoldo Metlicovitz, 1900. A Società Anonima Elettricità Alta Italia locomotive in service in Turin, 1898. Right, a postcard version of a poster by Leopoldo Metlicovitz, 1900.

potentemente i centri maggiori. A partire dagli anni Ottanta dell’Ottocento, infatti, lo sviluppo industriale e lo slancio delle attività edilizie attirano una nuova e numerosa popolazione di lavoratori, determinando la crescita di vaste periferie dove prevalgono condizioni di affollamento e degrado abitativo. Questo preoccupa le autorità per ragioni politiche e di ordine pubblico, ma preoccupa anche le organizzazioni sindacali e il nascente movimento socialista, per la concorrenza tra i lavoratori e la tendenza all’impiego di manodopera dequalificata, con il conseguente peggioramento dei salari e delle condizioni di vita. L’ammodernamento dei servizi e dell’arredo urbano nelle zone privilegiate rende sempre più stridente questa contraddizione, né vale a sanarla lo sviluppo di arterie di collegamento, dotate di trasporti e illuminazione elettrificati, fra centro e periferie. Al contrario, gli impieghi dell’energia elettrica nel processo di trasformazione urbana, per il loro significato simbolico e in quanto realizzazioni particolarmente avanzate, rendono ancora più evidente il contrasto con le condizioni di vita di gran parte della popolazione. In questo contesto, l’elettrificazione urbana diviene uno

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pulleys nor belts were capable of handling modern speeds.... What this means is that [without the assistance of the electric motor] we would not have today’s combination of high wages and low-cost merchandise.” As far as the general public was concerned, the most obvious sign of the take-up of electricity was the rapid electrification and widespread deployment of street lighting and public transportation, which was something that affected their everyday lives. Once again, this phenomenon initially occurred in richer districts, before extending to middle-class areas. The whole exercise was part of a general evolution of urban fabric within municipalities, starting with the largest towns and trickling down. From the 1880s onwards, industrial development and the construction boom attracted a massive influx of


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degli obiettivi del riformismo socialista, sull’esempio di quanto teorizzato dal movimento fabiano in Inghilterra e delle iniziative prese dalle amministrazioni comunali socialiste in altri Paesi europei. “Critica sociale”, la rivista di Filippo Turati, ne parla frequentemente nella rubrica “Notiziario municipale”. L’elettricità è un argomento importante del movimento d’opinione che nel 1903 porta al varo della legge per le municipalizzazioni. Nel primo decennio del Novecento il consumo di elettricità si diffonde ampiamente nel ceto medio: tra i segnali di questa tendenza vi è la stampa di numerosi testi divulgativi destinati a diffondere le opportune nozioni a chi per la prima volta accede a questo genere di consumo. Il canale primario di questa diffusione è l’illuminazione elettrica delle abitazioni private. I mezzi più comuni di illuminazione domestica nel corso dell’Ottocento erano le lampade a petrolio e a gas, che presentavano molti limiti. Oltre al pericolo di incendi, esse comportavano rischi sia per la salute, perché sono poco congeniali alle esigenze della vista e consumano l’ossigeno dell’aria, sia per la casa, in quanto provocano un più rapido invecchiamento delle decorazioni e dell’arredamento. L’illuminazione elettrica delle case assume dunque i connotati positivi della pulizia, della convenienza e della versatilità. Il nuovo sistema, che cambia completamente la percezione serale dell’ambiente domestico e della città, è un fattore trainante di trasformazione sociale. La maggiore intensità della luce elettrica, la sua

Bracci da parete di fabbricazione inglese, 1898. English-made wall mounts, 1898.

workers and triggered the development of large suburban areas characterized by overcrowding and poor living conditions. The authorities were concerned about the situation for political reasons and public order implications. Equally concerned were the unions and the nascent socialist movement, as competition between workers and the common use of deskilled labour drove down wages and living conditions. Modernization of services and the urban environment in wealthier areas made this contradiction all the more strident. One way of improving the situation was to develop arteries with transportation and electrified lighting that linked the city centre with its outlying districts. On the contrary, the use of electricity as a driver of urban transformation, particularly owing to its symbolic significance and particularly advanced applications, made the contrast with the living conditions of the vast majority of the population all the more jarring. Urban electrification became one of the goals of socialist reformism, as theorized by the Fabian movement in England, and as implemented in ventures undertaken by socialist municipal authorities in other parts of Europe. “Critica Sociale”, the magazine founded by Filippo Turati, referred to it on a regular basis in the Notiziario municipale column. Electricity was a key part of the popular groundswell that led to a law on municipalization being passed in 1903. In the first decade of the 20th century, electricity take-up spread rapidly among the middle class. One side-effect of this was the publication of a number of popular


Manifesti pubblicitari, inizio Novecento. Adverts from the early 1900s.

semplicità d’uso, la sua capacità di illuminazione cambiano gradualmente le scansioni della vita quotidiana tra giorno e notte, rendono vivibili locali privi di luce naturale, e in ultima analisi allungano la giornata. Scompaiono alcuni rituali, come l’accensione serale dei lampioni per le strade, e ne nascono di nuovi, come l’arrivo periodico della “bolletta della luce” e la lettura dei contatori. L’arredo domestico si arricchisce di nuovi oggetti, simboli della “modernità”: lampadine, interruttori, prese elettriche, spine. Anche la pubblicità riflette questo entusiasmo, moltiplicando i messaggi che promuovono l’uso dell’illuminazione elettrica, e portando all’attenzione del grande pubblico i principali marchi dei produttori di lampadine. Con la diffusione dell’elettricità si diffondono anche gli incidenti, legati in genere alla scarsa conoscenza della nuova forma di energia. Talvolta le vittime sono dei ladri maldestri: “All’alba di venerdì 28 settembre – racconta il cronista del “Mattino” di Napoli – da alcuni operai dello stabilimento Pattison fu rinvenuto in via Breccia, dietro il molino Feola, un individuo morto ed ancora avvinghiato ad una colonna di ferro dove

writings that explained the basics of electricity consumption to new consumers. Electric lighting in private homes was the principal way in which electricity spread. In the 19th century, the most common forms of domestic lighting were petrol and gas lamps, both of which presented a number of issues. As well as the danger of fire, they were a health hazard dangerous to eye health, they depleted oxygen, and they also sped up the rate at which decorations and furnishings wore out. Electrical lighting in the home offered the fringe benefits of cleanliness, low cost and versatility. The new system completely revolutionized people’s idea of the home and the city during nocturnal hours, and was a major driver of social change. Because electric light was more intense and easier to use, its ability to light gradually changed the division of daily life between day and night. Rooms that lacked natural light became habitable, and in the final analysis, electricity added more hours to the day. Old rituals such as the evening lighting of the gas lamps along the street petered out. New rituals were born like the regular arrival of the “light bill” and meter reading. Homes gained a number of new objects redolent of “modernity” – lamps, switches, electricity sockets and plugs. Advertising reflected this enthusiasm, propagating messages that promoted the use of electric lighting, and raising the public profile of the main bulb manufacturing companies.

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poggiano i fili della corrente elettrica della Società napoletana. Dalle prime indagini fatte si intuì facilmente che il disgraziato era un ladro il quale nel rubare i fili elettrici senza le debite precauzioni rimase folgorato dalla corrente elettrica della forza di cinquemila volt. Aveva in tasca una lima per tagliare i fili”6. Uno sciopero improvviso degli operai elettrici provoca, la sera tra il 7 e l’8 marzo 1907, il primo black-out nella storia di Parigi. Commenta Peppino Ortoleva: “‘Eclisse su Parigi’, fu il titolo di un quotidiano il giorno dopo: la luce delle lampade a incandescenza ormai non evocava più, come ai tempi del Ballo Excelsior, la simbolica luce del progresso, ma appariva naturale e indispensabile come la luce del sole”. Durante la prima guerra mondiale le difficoltà di approvvigionamento del petrolio e la propaganda delle società elettriche contribuiscono in maniera determinante alla definitiva affermazione della lampadina anche in Italia. Si diffonde la nozione che la luce elettrica, più comoda e utile rispetto agli altri sistemi di illuminazione, offre una possibilità di utilizzazione più ampia e garantisce la possibilità di avere una intensità luminosa maggiore e meglio ripartita. Anche il fisco si accorge dell’importanza assunta

Accidents followed as electricity arrived, more often than not the result of a lack of knowledge about this new form of energy. Occasionally, a clumsy thief suffered the consequences: “At dawn on Friday 28 September,” ran a piece in the ‘Mattino’ newspaper in Naples, “workers at the Pattison factory on Via Breccia, behind the Feola mill, came across the body of a man who was dead and still clutching an iron pillar to which electricity wires from the Società napoletana are connected. Initial investigations led to the discovery that the victim was a thief who had been electrified by 5000V of electrical current when he tried to steal the electric wire without taking due precautions. He was found with a file for cutting the wires in his pocket.”6 A wildcat strike by electricity workers caused the first blackout in Paris’s history on the night of 7/8 March 1907. Peppino Ortoleva writes: “Eclipse over Paris ran the title in the newspaper the following day: no longer did incandescent light bulbs evoke the symbolic light of progress, as they had during the days of the Ballo Excelsior; it was as natural and indispensable as daylight.” During the First World War, difficulties in securing oil supplies and advertising campaigns by electric companies provided the final breakthrough for light bulbs in Italy. Italians realized that electric lighting was more convenient and more useful than other systems of lighting, not just because it could be

Disegni di lampioni per il progetto di illuminazione di Trento realizzato dalla ditta Siemens Schuckert, 1909. Siemens Schuckert streetlamp designs for the plan to light Trento, 1909.


dall’elettricità: a partire dagli anni Novanta dell’Ottocento la nuova energia è gravata dall’imposta di consumo, dal dazio comunale, dalle tasse di bollo sulle fatture e quietanze per la somministrazione di energia elettrica. La più singolare è però l’imposta sugli organi illuminanti, cioè la tassa sulle lampadine, che dal 1918-1919 vengono incluse per qualche anno tra i generi di monopolio, innescando anche una complicata normativa per evitare le frodi fiscali.

Dal telegrafo al telefono Alla fine degli anni Ottanta dell’Ottocento la frontiera tecnologica e organizzativa delle telecomunicazioni si sposta dal messaggio scritto alla voce: se il volume del traffico di informazioni è in costante e veloce incremento, la sua ripartizione fra i diversi strumenti di comunicazione tende a mutare7. Il riferimento per comprendere le dimensioni e i termini di questa trasformazione sono gli Stati Uniti, patria del telefono di Bell e dei primi sviluppi industriali della nuova invenzione8: qui nell’ultimo quarto del XIX secolo la diffusione del telefono è di 2,3 apparecchi ogni cento abitanti e lo scambio di informazioni avviene prevalentemente per telefono; nel Vecchio Continente invece i telefoni sono 0,3 ogni cento abitanti, e la comunicazione passa in prevalenza attraverso il telegrafo e la posta. La comunicazione privata più avanzata è considerata la posta pneumatica: anche Vashti e Kuno, i protagonisti del racconto di Forster, la utilizzano. La nuova sfida da vincere è dunque la creazione della rete telefonica. Le due sponde dell’Atlantico affrontano il nuovo scenario in maniera diversa:

used in a broader range of circumstances, but because it guaranteed brighter, more evenly distributed lighting. The tax authorities were aware of electricity’s new importance from the 1890s onwards, when the new source of power was liable to consumption tax, municipal levies, stamp duty on invoices, and receipts for electric power provision. The most singular levy was a tax on “lit bodies”... in other words, a tax on light bulbs, which from 1918/19 were classified as a government monopoly, triggering a whole complicated set of regulations to avoid tax fraud for the few years that the situation persisted.

From the Telegraph to the Telephone By the end of the 1880s, the cutting-edge of telecommunications technology and organization had shifted from the written message to the human voice. The volume of information-based traffic may have been on a constant rise, but the way it was divided between the different communications media had begun to change.7 Our point of reference for understanding the size and detail of this transformation is the United States, home to the Bell telephone and initial industrial development of the new invention.8 In the last quarter of the 19th century, the US had 2.3 telephones per hundred inhabitants, and the majority of information travelled by telephone. On the old continent, the corresponding figure was 0.3 telephones per hundred inhabitants, with communications generally travelling over the telegraph and by mail. The most advanced form of private communication was pneumatic mail (the system used by Vashti and Kuno in Forster’s tale). Building the telephone network would be the next

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negli Stati Uniti l’investimento telefonico viene affrontato totalmente dall’impresa privata, con la costruzione e l’esercizio di reti locali, e con l’avvio in breve tempo di processi di fusione e concentrazione oligopolistica che portano all’assorbimento delle compagnie locali e al predominio del cosiddetto Bell System. In Europa, invece, anche il nuovo strumento ricade sotto il principio del monopolio statale, benché lo sviluppo iniziale della nuova infrastruttura sia in molti casi affidato ai privati, in regime di concessione. La telefonia, nel periodo che va dagli anni Novanta dell’Ottocento alla fine della prima guerra mondiale, deve affrontare e risolvere problemi di enorme rilevanza tecnica e finanziaria, in particolare per quanto riguarda le tecnologie di commutazione e la trasmissione del segnale sulla lunga distanza. In Germania il servizio telefonico è a gestione statale sin dall’inizio; in Inghilterra un intenso dibattito politico accompagna la graduale nazionalizzazione del servizio, tra il 1892 e il 1911; in Francia la gestione statale dei telefoni inizia nel 1889 con il riscatto degli impianti della Société Générale des Téléphones; in Svizzera e in Svezia lo Stato prende il servizio in gestione diretta già nel 1885 (ad eccezione della rete urbana di

challenge. The approach to the new scenario differed on either side of the Atlantic. In the US, investments in the telephone was entirely a matter for private enterprise; private companies built and ran the local networks before mergers and oligopoly-led concentrations led to local companies being absorbed and the so-called Bell System establishing prominence. In Europe, the new device fell under the sway of state monopolies, though new infrastructure development was in many instances undertaken by private enterprise under licence. Between the 1890s and the end of the First World War, enormous technical and financial problems had to be solved for the telephone, most notably switching technologies and long-distance signal transmission. In Germany, the telephone service was State-run from the start. In England, intense political debate accompanied a gradual nationalization of the service between 1892 and 1911. In France, state management of telephones began in 1889 when installations belonging to the Société Générale des Téléphones were taken over by the government. In Switzerland and Sweden, the State took over the direct running of the service as early as 1885 (with the exception of the urban network in Stockholm, which was owned by Ericsson), while in Belgium and Austria nationalization took place in 1895. In Italy, a monopoly initially appeared to be a good way of boosting the national balance sheet through licence fees. Indeed, the government was so worried about “defending the

Graham Bell parla dentro il microfono trasmettitore da lui ideato, 1876. Graham Bell talking into the microphone transmitter of his own invention, 1876.


Manifesto pubblicitario della Société Anonyme de Téléphonie Privée, fine Ottocento. Sotto, la sala delle telegrafiste al ministero delle Poste francesi, 1883. Société Anonyme de Téléphonie Privée Advertising poster, late 1800s. Below, the Telegraphists’ Hall at the French Postal Ministry, 1883.

Stoccolma, di proprietà della Ericsson), mentre in Belgio e in Austria questo accadrà nel 1895. In Italia il monopolio si presenta inizialmente soprattutto come un modo per lucrare attraverso le concessioni qualche entrata in favore del bilancio statale. Anzi, il governo si preoccupa per la “difesa del telegrafo”, e pone una serie di ostacoli allo sviluppo delle comunicazioni interurbane. Nel 1891 si delinea infine un sistema di gestione misto, tra pubblico e privato. Non stupisce allora che in Italia lo sviluppo del telefono segni il passo, finché nel 1892 la riduzione degli oneri statali su concessionari e consumatori non avvia un processo di lenta crescita del servizio, che accelera nel 1900, quando cadono gli ostacoli allo sviluppo delle linee intercomunali. Di fatto, il ritardo accumulato dall’Italia rispetto agli altri Paesi europei è impressionante: nel 1903, la densità telefonica in Italia è di un apparecchio ogni 2.243 abitanti, contro uno ogni 690 in Francia, ogni 200 in

telegraph” that it set up a number of hurdles to the development of long-distance communications. In 1891, the government announced the outlines of a mixed public/private management system. Given this situation, it is not surprising that in Italy, telephone development was more or less at a standstill until 1892, when State levies on licence holders and consumers were reduced, triggering a process of slow growth in the service. The situation improved in 1900, when obstacles to building lines between municipalities were removed. Italy had fallen significantly behind other European nations. In 1903, telephone penetration in Italy amounted to 1 telephone for every 2,243 inhabitants, compared with one for every 690 in France, for every 200 in Germany, and for every 70 in Sweden, Switzerland, Norway and Denmark. City-to-city lines in Italy barely totalled a thousand km – main provincial capitals had yet to be linked up – compared with tens of thousands of

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Telefono da tavolo con generatore di chiamata manuale, 1910. A destra, pubblicità della Western Electric Italiana e della Società Italiana Telefoni Privati, 1915. A tabletop phone with a hand-cranked call generator, 1910. Right, adverts for Western Electric Italiana and the Società Italiana Telefoni Privati, 1915.

32 Germania, ogni 70 in Svezia, Svizzera, Norvegia e Danimarca. Quanto alle linee interurbane, contano poco più di 1.000 km di sviluppo (anche il collegamento tra i capoluoghi di provincia è ancora da realizzare), mentre negli altri Paesi esse si misurano in decine di migliaia di chilometri. Alla stessa data sono attive una linea internazionale con la Francia e una con la Svizzera, mentre di lì a poco sarà costruita quella con l’Austria-Ungheria. Di fronte ai ritardi del settore telefonico si fanno sempre più forti le voci che chiedono la statalizzazione. Si giunge così nel 1907 al riscatto da parte dello Stato delle reti dei due maggiori concessionari, la Società generale dei telefoni e applicazioni elettriche e la Società telefonica Alta Italia, create da investitori stranieri e passate dal 1904 nell’orbita della Banca Commerciale Italiana. Il riscatto è un buon affare per i concessionari, che

kilometres in other nations. One international line was open with France, and one with Switzerland. A line to Austria/Hungary was soon to open. The sluggish development of Italy’s telephone service led to increasingly insistent calls for state ownership. In 1907, the State bought out the networks of the two largest licence holders, the Società Generale dei Telefoni e Applicazioni Elettriche and the Società Telefonica Alta Italia, both of which had been founded by foreign investors prior to their 1904 takeover by the Banca Commerciale Italiana. The government buyout proved to be a great business for the licence holders, who were handsomely indemnified for


in cambio di un lauto indennizzo cedono allo Stato impianti ormai obsoleti e quasi completamente da ricostruire: tanto che le due società rinunciano perfino al preavviso previsto dalla legge, e accettano di rateizzare la somma in undici annualità a partire dal 1908. Al riscatto si accompagna lo stanziamento di una cospicua somma per lo sviluppo della rete interurbana, e per dotare di rete urbana i capoluoghi di provincia che ancora ne sono sprovvisti. Con i provvedimenti del 1907, fortemente voluti dal ministro Carlo Schanzer, in linea con gli indirizzi giolittiani sui servizi pubblici, lo Stato si trova a gestire direttamente un complesso di reti urbane, interurbane e internazionali che dovrebbe rappresentare il primo passo di una futura gestione unitaria del servizio telefonico. Ma non sarà così: uscito di scena Schanzer viene a mancare la volontà politica di procedere in tale direzione, gli stanziamenti rimangono inutilizzati, e la domanda telefonica espressa dal mercato rimane insoddisfatta. Riprende così vigore l’iniziativa privata, e le concessioni, che avrebbero dovuto andare ad esaurimento, vengono rinnovate e riprendono ad aumentare di numero. In pratica, la tendenza che si delinea è di lasciare ai concessionari privati lo sviluppo delle reti urbane, e alla gestione statale le linee interurbane e quelle internazionali, che richiedono maggiori investimenti e in Italia sono ancora poco redditizie.

turning over equipment that had already become obsolete and was almost wholly in need of refurbishment. Indeed, both companies brought forward their signatures and signed up for 11 annuities paid out from 1908 onwards. At the time of the buyout, the State earmarked significant sums for the development of the long-distance network and the creation of urban networks in provincial main towns where they did not yet exist. The 1907 legislation was the brainchild of Minister Carlo Schanzer, and an expression of Giolitti’s view on public services. The State found itself directly running a system of local, long distance and international networks in what was intended to be the first step in a coordinated future approach to running the telephone service. Things did not go as planned. After Schanzer left his post, there was no longer sufficient political will to move ahead with the project. The money earmarked for investment was never spent, and market demand for telephones remained unsatisfied. Private initiative stepped into the breach, and the licences, which were supposed not to be renewed, were extended and indeed increased in number. In the end, private licence holders were given the latitude to develop urban networks, while the State ran long-distance and international lines, which required greater investments and, in Italy, were not yet profitable.

Words and Music Parole e musica La stanza che Forster immagina per Vashti è sprovvista di strumenti musicali, ma la accoglie “con un diffuso pulsare di suoni melodiosi”. Uno squillo di campanello annuncia alla donna

The room that Forster imagined for Vashti contained no musical instruments but greeted her with a “throbbing of melodious sounds.” A bell rang to inform her that somebody was getting in touch with her: her son Kuno, who lived on the other side of the globe, and who wanted to talk

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che qualcuno sta mettendosi in contatto con lei: è suo figlio Kuno, che vive all’altro capo della terra e vuole parlare al telefono con la madre (una performance che il telefono nel mondo reale sta attrezzandosi a compiere). Vashti è impaziente: “fu costretta ad aspettare quindici secondi buoni prima di vedere illuminarsi il disco che teneva fra le mani”. Un videotelefono! “Ecco che una luce lo attraversava rapida, di un azzurro tenue che s’incupiva nel porpora e di lì a poco ella riusciva a vedere l’immagine del figlio che abitava all’altro capo della terra, e il figlio riusciva a vedere lei”9. Vashti ha fretta: “devo trasmettere la mia conferenza sulla Musica nell’Epoca Australiana”. Anche in questo caso l’immaginazione di Forster è saldamente ancorata a una realtà del presente: la telefonia circolare. Di che si tratta? La diffusione della radiofonia ci ha fatto dimenticare che nei suoi primi decenni il telefono non è solo uno strumento di comunicazione individuale, ma anche un mezzo di intrattenimento e di informazione. Lo stesso Bell inizialmente prevede che possa servire tanto per stabilire comunicazioni dirette fra due luoghi distanti, quanto come “giocattolo elettrico” per trasmettere suoni e brani musicali. Anzi, il suo primo e più noto esperimento pubblico col telefono è nel 1877 la trasmissione di parole e suoni da Salem a Boston, dove numerosi ed entusiasti ascoltatori sono riuniti in un anfiteatro. Ne dà notizia immediatamente anche “L’illustrazione italiana”, in un articolo intitolato “Il telegrafo parlante”. Il “Bollettino telegrafico del Regno d’Italia” commenta subito i potenziali sviluppi del

Philip Reis, inventore del “telefono musicale”, durante gli esperimenti presso l’Istituto Garnier di Friedrichsdore. Philip Reis, inventor of the “musical telephone”, during trials at the Garnier Institute, Friedrichsdore.

with his mother on the telephone (something that in the real world was still under development). Vashti is impatient: “It was fully fifteen seconds before the round plate that she held in her hands began to glow.” A videophone! “A faint blue light shot across it, darkening to purple, and presently she could see the image of her son, who lived on the other side of the earth, and he could see her.”9 Vashti is in a hurry: “I must deliver my lecture on ‘Music during the Australian Period’.” Once again, Forster’s imagination chimes perfectly with contemporary reality: the circular telephone. What exactly might that be? Modernday broadcasting has made us forget that in its infancy, the telephone was not just a tool for individual communication, it was a channel for entertainment and news. Bell himself envisaged that the telephone would be used equally to establish direct communications between two remote locations and as an “electronic gadget” for transmitting sounds and tunes. Indeed, his first and most famous public demonstration of the telephone in 1877 was when he used it to transmit words and sounds from Salem to Boston, where a large and enthusiastic crowd was gathered in an amphitheatre. This event received immediate coverage in “L’illustrazione italiana”, in an article titled Il telegrafo parlante. The “Bollettino telegrafico del Regno d’Italia” remarked on potential developments of the ‘talking telegraph’: “A piece of music performed


“telegrafo parlante”: “Il pezzo di musica suonato a Parigi sarebbe sentito a Vienna e reciprocamente. Si potrebbe con un filo telegrafico fare assistere tutta la provincia alla rappresentazione di una nuova opera. Nulla impedirebbe di prendere in affitto un filo telegrafico e di udire a domicilio la migliore orchestra del mondo”10. Le prime società telefoniche organizzano per i loro abbonati, in occasione di eventi speciali (ad esempio l’apertura di linee importanti o l’inaugurazione di nuovi servizi di centrale), programmi di intrattenimento che comprendono in genere un concerto trasmesso per telefono. A Milano sono famosi i concerti che i fratelli Gerosa, pionieri del servizio telefonico, offrono agli abbonati della rete urbana. È ancora “L’illustrazione italiana” a parlarne, in un fascicolo del 1882. In Italia il primo evento del genere di cui si ha notizia ha luogo il 28 febbraio 1878, in occasione di un esperimento di telefonia intercomunale organizzato dal direttore generale dei telegrafi Ernesto D’Amico. L’ascolto avviene nel palazzo del Quirinale, con personalità molto in vista: il re e la regina, il principe di Napoli, il ministro dei Lavori Pubblici, alcuni nobili romani, e lo stesso D’Amico. La cronaca ci dà un’idea di come fossero congegnati questi primi tentativi: “Alle due pomeridiane, appena le Loro Maestà entrarono nella sala del Quirinale dov’erano disposti gli apparecchi, l’esperimento ebbe principio coll’inno reale eseguito sopra un piano-forte collocato nell’ufficio telegrafico di

in Paris could be heard in Vienna and vice versa. Via a telegraph line, it would be possible for the entire province to take in the performance of a new opera. Nothing would stand in the way of renting a telegraph wire and listening to the best orchestra in the world right from home.”10 To mark special events (such as the opening of major new lines or new exchange services), early telephone companies put on entertainment shows that generally coknsisted of broadcasting concerts down the phone line. Milan telephone pioneers the Gerosa Brothers became famous for the concerts they offered their urban network subscribers. “L’illustrazione italiana” ran a feature on these concerts in 1882. The first documented event of this type to take place in Italy occurred on 28 February 1878, during a trial of inter-municipality telephony organized by Ernesto D’Amico, the country’s Director-General of Telegraphy. The high-profile audience at the Quirinal Palace in Rome included the King and Queen, the Prince of Naples, the Minister of Public Works, a smattering of Roman aristocrats, and of course Mr. D’Amico. A news report offers an idea of the event: “At two in the afternoon, as soon as Their Majesties entered the room at the Quirinal Palace where the devices had been set up, the experiment began and the Royal anthem was played from a piano at the Trasmissione di un concerto telefonico a New York in una incisione di Thiriat, 1891. Broadcasting a telephone concert in New York, in an engraving by Thiriat, 1891.

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Tivoli. Era la prima volta che quelle note marziali varcavano lo spazio portate dall’elettrico. L’inno fu udito molto distintamente al Quirinale. Seguì la recita di una parte del ‘Conte Rosso’ del Prati, che fu pure perfettamente intesa. Fu poi cantata una romanza per tenore, dell’opera ‘Il Trovatore’, cui tenne dietro una sonata col flauto e un’altra col violino. Da ultimo fu recitata una poesia composta per l’occasione dal conte Opprandino Arrivabene”. È sulla scorta di queste esperienze che alla fine degli anni Settanta, Tivadar Puskas, un ingegnere ungherese collaboratore di Edison per un lungo periodo, concepisce l’idea di creare un “sistema telefonico che possa essere ricevuto da milioni di ascoltatori allo stesso momento”11, mettendo tutti i telefoni in connessione con una unità centrale di trasmissione dei programmi. Rientrato in Europa, Puskas presenta una prima realizzazione sperimentale della sua idea all’Esposizione di Parigi del 1881 (ancora una volta grande incubatore di idee e dimostrazioni sul ruolo futuro dell’elettricità), dove lavora assieme all’ingegnere ferroviario francese Clément Ader. Il sistema di trasmissione consiste in una serie di postazioni telefoniche collegate fra loro che trasmettono brani musicali eseguiti all’Opéra e ascoltati nel Palais de l’Industrie, dove ha sede l’Esposizione. L’iniziativa ottiene un grande successo di pubblico. Ader offre un contributo tecnico estremamente interessante realizzando in questa circostanza le prime trasmissioni in stereofonia, tecnica poi accantonata per lungo tempo. Fra i più entusiasti si contano il presidente della Repubblica, Jules Grévy, e lo scrittore Victor Hugo. Il sistema viene smantellato, per essere poi riproposto, stavolta dal solo da Ader,

telegraph office in Tivoli. This was the first time that these martial notes had travelled through space, propelled by electricity. The anthem was heard most distinctly at the Quirinal Palace. There followed the performance of an excerpt from Prati’s Conte Rosso, which was perfectly heard. Next came a romanza for tenor from the opera Il Trovatore, followed by a sonata for flute, and another for violin. To conclude, a poem written specially for the occasion was recited by Count Opprandino Arrivabene.” These experiments provided the backdrop for a Hungarian engineer called Tivadar Puskas, who had worked with Edison for many years, to come up with the idea of creating a “telephone system that could be received by millions of listeners at once” in the late 1870s,11 in which all of the telephones were connected to a central programme transmission centre. Back in Europe, Puskas presented an experimental demo of his idea at the 1881 Paris Expo


Manifesto che pubblicizza il Théâtrophone. A sinistra, sala di ascolto telefonico all’Opéra di Parigi, 1881. A poster advertising the Théâtrophone. Left, a telephone hall at the Opéra, Paris, 1881.

all’Esposizione Universale di Parigi del 1889, e nel 1890 diviene un servizio commerciale, gestito dalla Compagnie du Théâtrophone. Il funzionamento del sistema è basato all’inizio su punti di “ascolto pubblico” sparsi per la città, nei quali i cittadini possono ascoltare spettacoli e brani musicali al costo di mezzo franco per cinque minuti. Al volgere del secolo il servizio comincia a essere impiantato e fruito anche all’interno delle abitazioni private, attraverso postazioni domestiche, e si estende anche ad altre città francesi. La distribuzione avviene ora attraverso la normale rete telefonica, il che porta all’abbandono della stereofonia e a un impoverimento della qualità sonora: se ne lamenta fra gli altri Marcel Proust, uno degli abbonati più noti, nonché azionista del servizio. Inoltre la fruizione del servizio avviene senza una possibilità di scelta da parte degli abbonati: il contenuto disponibile non è il frutto di una

(another fertile incubator of ideas and demonstrations of the future role awaiting electricity), after developing the exhibit together with French rail engineer Clément Ader. The transmission system consisted of a row of interconnected phone booths that transmitted tunes played at the Opéra for listening at the Palais de l’Industrie, the Expo venue. The venture proved to be a huge public success. Ader’s technical input was particularly innovative: he developed stereo for these early transmissions, before the technique was consigned to oblivion for a very long time. The President of the French Republic Jules Grévy and writer Victor Hugo were particularly enthusiastic. The system was dismantled and reassembled (by Ader alone this time) for the 1889 Paris Universal Expo, before in 1890 starting up as a commercial service run by the Compagnie du Théâtrophone. Initially, the system worked through “public listening posts” dotted around town, at which people could listen to shows and tunes at a cost of half a franc for 5 minutes. By the turn of the century, the service began to be installed and used within private homes through domestic listening posts, and was subsequently extended to other cities in France. This musical entertainment was carried over the standard telephone network, which

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programmazione predefinita, ma dipende dal teatro con cui di volta in volta si viene connessi. Utenza e abbonamenti raggiungono qualche migliaio di persone: siamo dunque ben lontani da un mezzo che sia davvero per la “comunicazione di massa”, anche se il suo bacino di utilizzatori è la classe dirigente, e quindi si connota come uno status symbol. Nel trentennio che segue, comunque, la “telefonia circolare” si evolve e si consolida: dopo la Francia, le esperienze più significative si realizzano in Ungheria, Inghilterra, Stati Uniti e Italia.

Araldi telefonici e giornali parlanti 38

Nel 1892 Tivadar Puskas ottiene una concessione per impiantare la telefonia circolare nel suo paese d’origine, a Budapest. Il servizio, avviato concretamente nel febbraio 1893, pochi mesi prima della morte del suo ideatore, prende il nome di Telefon Hírmondó (Araldo telefonico), e contiene numerose innovazioni rispetto all’esperienza francese. Innanzitutto, esso offre agli abbonati la possibilità di scegliere i programmi preferiti all’interno di un “palinsesto” strutturato e comunicato in anticipo mediante l’invio a casa di una pubblicazione dedicata. Inoltre, come indica la stessa scelta del nome, esso pone l’informazione al centro della propria offerta di contenuti, pur senza trascurare l’intrattenimento. Infine l’Hírmondó è concepito fin da subito come un servizio fruibile sì nei luoghi pubblici, ma destinato in prevalenza a essere ascoltato all’interno delle mura domestiche, portando in casa un flusso continuo di contenuti editoriali.

explains why the original stereo output had to be abandoned and the overall sound quality diminished. One of the people who complained about the poor quality was Marcel Proust, who as well as being one of the best-known subscribers, was also a shareholder in the service. Furthermore, users had no way of choosing what they listened to: content didn’t follow a previously-set programming schedule, it depended on what the theatre was showing at the time the connection took place. Subscriber numbers ultimately rose to a few thousand. Though this was a far cry from a true “mass communication” service, users tended to be members of the elite, and the service became something of a status symbol. Over the next 30 years, the “circular telephone” evolved and consolidated, spreading from France to Hungary, England, the United States and Italy.

Telephone Heralds and Talking Newspapers In 1892 Tivadar Puskas obtained a licence to install circular telephony in his home country, in Budapest. The service began operating in February 1893, few months before its inventor died. Telefon Hírmondó (the Telephone Herald), as it was called, featured a number of innovations compared with its French precursor. Subscribers could choose what programmes they wanted to hear from a “schedule” that was put together and announced in advance via a dedicated publication sent out to subscribers’ homes. As the name of the service implied, news spearheaded its range of offerings, without for that ignoring entertainment. Hírmondó was conceived from the


La programmazione offerta copre un orario giornaliero che va dalle 8, le 9 o le 10.30, fino alle 21 o alle 22.30 (secondo i giorni e i tipi di contenuto). Al centro dell’offerta erano le news, rappresentate da bollettini informativi, resoconti politici in diretta dal parlamento e dal Reichstag tedesco, notizie di Borsa e critica letteraria. A questi si aggiungevano programmi di intrattenimento che comprendevano non solo concerti e musica trasmessi dai più noti teatri di Budapest, ma anche fiction appositamente scritte per il nuovo mezzo di comunicazione. Erano molto curati i programmi educativi: produzioni rivolte in modo specifico ai bambini o al pubblico femminile, e lezioni di lingue straniere (francese, inglese e italiano). Vi era anche la pubblicità, che costituiva un’importante risorsa finanziaria. L’abbonato selezionava le trasmissioni che lo interessavano, ed era avvertito da un cicalino del prossimo inizio del programma prescelto. A differenza del Théâtrophone, poi, l’Hírmondó ha una struttura tecnologica basata sull’uso di una propria rete di distribuzione, alla quale sono collegati ricevitori ideati in modo specifico per questo uso. Ne offre un’accurata descrizione un articolo del 1903: “La strumentazione presso la residenza dell’abbonato consiste di un ricevitore telefonico, del tutto simile a quello di un normale telefono, attaccato al muro, eppure così piccolo e grazioso da non risultare inutilmente intrusivo e sgradevole. Da questo partono due lunghi cavi, con all’estremità un piccolo disco o un cornetto che l’abbonato può

La sala dei reporter e, sotto, la sala da concerti del Telefon Hírmondó, 1901. A reporters’ room and, below, the Telefon Hírmondó concert room, 1901.

start to be accessed from public places, but above all to go into homes and deliver an ongoing flow of editorial content. Programming ran every day from 8:00 a.m., 9:00 a.m. or 10:30 a.m. until 9:00 p.m. or 10:30 p.m. (depending upon the day of the week and type of content). The flagship news content consisted of news bulletins, live political updates from Parliament and the German Reichstag, stock market prices, and literary criticism. Entertainment ranged from concerts and music from Budapest’s top theatres to drama written specially for the new communication medium. A great deal of effort was put into educational programmes, targeted specifically at children or women listeners, and including lessons in foreign

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sistemare sopra l’orecchio. La strumentazione è posizionata in modo tale che l’abbonato può stare disteso o intraprendere qualche altra occupazione mentre ascolta le notizie”. Anche in questo caso il pubblico di riferimento (fra i 7.000 e i 9.000 abbonati) appartiene alle classi sociali elevate, e include le personalità politiche di maggior spicco. A metà strada tra Hírmondó e Théâtrophone si colloca il servizio avviato a Londra nel 1894 dalla Electrophone: gli abbonati londinesi ricevono il servizio attraverso la normale rete telefonica, grazie alla stretta collaborazione di Electrophone dapprima con la concessionaria National Telephone Company, e dopo la nazionalizzazione del 1912 con il Post Office; anche Electrophone dispone di un palinsesto, ma la scelta del programma può avvenire anche on demand, per quegli abbonati che pagano un servizio “a due vie”, che permette di chiedere il programma desiderato direttamente a un centro di servizio dedicato. Una caratteristica peculiare di Electrophone è che non offre news: il peso e il prestigio della stampa britannica di quegli anni suggerisce alla società di evitare di entrare in concorrenza. Anche qui, infine, il pubblico è di classe elevatissima e non molto numeroso: fra i circa 2.000 utenti abituali c’è anche un’entusiasta Regina Vittoria. Nel 1905 la telefonia circolare si prepara a sbarcare anche in Italia: un ingegnere romano, Luigi Ranieri, chiede al ministero delle Poste e dei Telegrafi le concessioni per

I loghi dell’Araldo Telefonico e del Radio Araldo. Logos for the Araldo Telefonico and Radio Araldo.

languages (French, English and Italian). The service also featured advertising, which was an important source of funding. Subscribers could select the shows they were interested in, and were warned by a beep when the selected programme was about to start. Unlike the Théâtrophone, the Hírmondó used a proprietary distribution network to connect its specially-developed receivers. An article published in 1903 offers a precise description: “The instrumentation at the subscriber’s house consists of a telephone receiver that looks just like a normal telephone attached to the wall, and yet so small and attractive not to be unnecessarily intrusive and disagreeable. Two long cables emerge from this device, with at the end a small disc or cone that the subscriber places over the ear. This equipment may be positioned so that the subscriber can lie down or busy himself with something else while listening to the news.” Once again, the seven to nine thousand subscribers came from the upper echelons of society, including a number of leading politicians. The Electrophone company of London launched a service in 1894 that was midway between Hírmondó and the Théâtrophone. London subscribers received the service over the standard telephone network thanks to Electrophone’s close partnership first with the National Telephone Company licence holder, and after nationalization in 1912 with the Post Office. Electrophone also offered a programme schedule, but customers who paid for “twoway service” could listen to programmes on demand and take their pick from a dedicated service centre. Electrophone did not provide any news: such was


poter realizzare e gestire a Roma, Milano e Napoli, con il nome di Araldo Telefonico, delle reti di telefonia circolare12. Dopo un’infinità di titubanze il ministero delle Poste risponde positivamente solo nel 1909, e solo per Roma. Il rilascio della concessione è oggetto di vari servizi giornalistici nel giugno-luglio 1908 e poi negli stessi mesi del 1909; da essi si evince che l’esitazione ministeriale si deve, più che a considerazioni tecniche, a timori di altro genere: l’Araldo Telefonico mette in allarme la società dell’epoca, perché per la prima volta porta dentro le mura domestiche informazioni e spettacoli senza che si possano filtrare preventivamente eventuali contenuti potenzialmente pericolosi per la “moralità” domestica. L’Araldo attiva effettivamente il servizio nel maggio 1910, ed è una delle attrazioni tecnologiche di maggior successo nel 1911, nelle Esposizioni organizzate a Roma e a Torino per celebrare il cinquantenario dell’Unità d’Italia. Basato sul modello di fruizione dell’Hírmondó, anche in Italia l’Araldo è un oggetto di status, un curioso giocattolo elettrico sinonimo di lusso e stravaganza. Il consumo che si afferma è essenzialmente domestico, con modalità che si evolvono: inizialmente l’abbonato dispone di un ricevitore fisso impiantato su una parete, mentre in seguito vengono ideate e installate delle “stazioni mobili” che possono essere spostate di stanza in stanza, purché vi siano le prese telefoniche dedicate alle quali collegarsi: a differenza dei servizi francese e inglese, e in conformità con quanto avviene a Budapest, a Roma l’Araldo ha

the prestige of the British press at the time that the company perhaps preferred not to enter into competition. Once again, the limited number of people who subscribed to the service came from the upper echelons of society, and included an enthusiastic Queen Victoria. In 1905, circular telephony looked all set to come to Italy. Roman engineer Luigi Ranieri asked the Ministry of the Post Office and Telegraph for licences to build and run circular telephony networks in Rome, Milan and Naples, under the name Araldo Telefonico.12 After an interminable delay, the Ministry of the Post Office finally gave its assent in 1909, but for Rome alone. The process of issuing the licence was covered by a number of newspaper articles in June/July 1908, and then again in June/July 1909. According to these articles, ministerial misgivings were less to do with technical aspects than fears of altogether another nature: the Araldo Telefonico rang alarm bells because, for the first time, it would bring news and entertainment into people’s homes without being filtered for its potential to harm “morality”. The Araldo finally went into service in May 1910. It was one of the most popular technological attractions at the 1911 Expos held in Rome and Turin to celebrate the 50th anniversary of Italian Unity. Replicating the Hírmondó model of service, in Italy the Araldo was a status symbol, an electric curio synonymous with luxury and novelty. For the most part, the service was supplied to homes, though how it was used evolved over time. Initially, subscribers were equipped with a fixed wallmounted receiver. Later on,

Uno dei primi palinsesti dell’Araldo Telefonico negli anni Dieci del Novecento. An early Araldo Telefonico schedule, 1910s.

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Vignetta che promuove la pubblicità veicolata attraverso l’Araldo. Sotto, griglia che l’inserzionista compilava indicando testo e ora in cui il messaggio pubblicitario doveva essere trasmesso. A cartoon promoting targeted advertising via the Araldo. Below, a form for advertisers to fill out with their message and the time of the day they want the message to go out.

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una rete telefonica propria, e sottolinea anche nella pubblicità l’indipendenza dal servizio telefonico normale. Il palinsesto dell’Araldo ricalca piuttosto fedelmente l’esperienza dell’Hírmondó, accentuando forse l’aspetto di intrattenimento. Accanto alle quotazioni di Borsa, alle notizie parlamentari e alla rassegna stampa tratta dai giornali romani e nazionali, vi è un programma di musica curato da Luigi Fiorino, accademico di Santa Cecilia, lezioni di lingua, letture, concerti. Gli eventi di punta dell’Araldo sono però le cosiddette “audizioni dirette”, cioè le ritrasmissioni degli spettacoli che si tengono nei principali teatri, piazze e café chantant romani: Quirino, Nazionale, Apollo, Augusteum, Costanzi, piazzale del Pincio e caffè Moderno, nonché la sala concerti dell’Araldo presso l’Accademia dell’Arcadia. Collaborano all’Araldo anche alcuni personaggi molto popolari come il francescano Carmelo da Petrella Liri e il marionettista Vittorio Podrecca. Dal 1914 lavora all’Araldo Maria Luisa Boncompagni, la prima “signorina buonasera” della radio italiana.

“mobile posts” were designed that could be moved from room to room and plugged in to dedicated telephone sockets. Unlike the French and English services, but similar to the service in Budapest, in Rome the Araldo worked over a proprietary telephone network. In its advertising material, the company highlighted its independence from the standard telephone service. The Araldo’s schedule of programmes rather faithfully followed Hírmondó’s example, though with a greater focus on entertainment. As well as providing stock market prices, news from Parliament and a press roundup from the Rome and national papers, it offered a music show presented by Santa Cecilia Academician Luigi Fiorino, language lessons, readings and concerts. Araldo’s flagship events were its “direct hearings”, when it rebroadcast shows from Rome’s leading theatres, piazzas and café chantants: the Quirino, Nazionale, Apollo, Augusteum, Costanzi, Piazzale del Pincio, and the Caffè Moderno, as well as the Araldo’s own concert hall at the Accademia dell’Arcadia. The Araldo also took on a number of very popular personalities, including Franciscan friar Carmelo da Petrella Liri, and marionette puppeteer Vittorio Podrecca. Starting in 1914, the Araldo employed Maria Luisa Boncompagni, who effectively became Italy’s first popular radio announcer.


Il pubblico dell’Araldo è costituito, ancora una volta, dall’alta società. Nel 1910 si inizia con 100 abbonati, che nel 1912 sono già 800, e superano i 1.300 nel 1914, per fermarsi lì. Vi si trovano ambasciatori, professionisti, finanzieri, uomini politici, giornalisti e alti prelati, oltre alle regine Elena e Margherita, alla celebre pedagogista Maria Montessori e a due sindaci della capitale, Prospero Colonna ed Ernesto Nathan. Il canone mensile, che resterà fisso fino alla fine della guerra mondiale, è di 5 lire, corrispondenti e 20 euro attuali. Postazioni di ascolto sono disponibili presso la Camera dei Deputati, presso la redazione del “Messaggero”, gli alberghi Splendid e Bristol, il Circolo degli Scacchi e in locali come i caffè Moderno e Faraglia e il bar Esquilino. Proprio in considerazione della qualità del proprio pubblico, l’Araldo esclude alcuni generi, tra cui la cronaca nera. Nel corso degli anni la rete dell’Araldo Telefonico arriva a collegare molte zone di Roma con la stazione emittente centrale di piazza Poli, raggiungendo i 500 km di filo posato in sette anni. Con la guerra la qualità artistica e tecnica dei servizi di telefonia circolare conosce un declino dovunque, e l’esperienza italiana non fa eccezione. Inoltre la struttura finanziaria dell’iniziativa è piuttosto fragile, e la scelta editoriale fatta da Ranieri con l’adozione di un palinsesto molto ricco e strutturato comporta un notevole impegno organizzativo ed economico. La situazione è poi ulteriormente complicata dalla flessione degli abbonamenti, che fa diminuire le risorse economiche disponibili. Il ministero delle Poste nel 1914 fa causa all’Araldo per il mancato pagamento dei canoni; contro l’azienda viene poi aperta una procedura fallimentare nel 1916. Si dovrà attendere la fine della guerra per cercare di riprendere il discorso.

Once again, high society made up the Araldo user base. It began with a hundred subscribers in 1910. By 1912, it had 800, and in 1914 (its peak) more than 1300. Listeners included ambassadors, members of the professional classes, financiers, politicians, journalists, high prelates, Queens Elena and Margherita, famous pedagogist Maria Montessori, and two Roman mayors, Prospero Colonna and Ernesto Nathan. The monthly subscription fee, which remained unchanged until the end of the first world war, was 5 lire, which today would correspond to €20. Listening posts were installed at the Chamber of Deputies, the editor’s office at the “Messaggero” daily paper, the Splendid and Bristol hotels, the Circolo degli Scacchi, and at locations including the Caffè Moderno, Caffè Faraglia and Bar Esquilino. Precisely because it had such a high-end audience, the Araldo eschewed certain areas of news, such as crime reports. Over the years, the Araldo Telefonico’s network reached many parts of Rome, connecting the central broadcasting station at Piazza Poli via more than 500 km of wire laid in seven years. With the advent of war, the artistic and technical quality of circular telephony services went into decline across Europe. The Italian service was no exception. The venture’s financial footing was less than solid, and Ranieri’s strategy of offering highly attractive and full programming required significant organizational and economic resources. The situation was further exacerbated by a drop-off in the number of subscribers, which diminished the amount of funding available. In 1914, the Ministry of the Post Office sued the Araldo company for non-payment of licence fees. Bankruptcy proceedings were initiated against the company in 1916, and the service was put on ice until the end of the war.

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L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti.

Dal telegrafo senza fili alla radiofonia L’ultima frontiera tecnologica delle telecomunicazioni ottocentesche si colloca in un campo molto specializzato, ancorché di grandissima rilevanza economica: quello delle comunicazioni navali. Nel secolo XIX in questo settore viene introdotta la navigazione a vapore, che consente enormi passi avanti per la rapidità e la regolarità dei servizi di trasporto passeggeri, e per le cospicue sovvenzioni governative derivanti soprattutto dallo svolgimento di servizi postali via 45

Energy and the General Public: Lifestyles on Two Continents.

From the Wireless Telegraph to Radio Telephony The technological leading edge in 19th century telecommunications was a highly specialized field of vital economic importance: naval communications. Nineteenth-century steamship technology was a huge step forward in the speed and regularity of passenger transportation services, and benefited from significant government subsidies particularly as a result of the postal services carried by sea.13 However, although technical progress had made it possible


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mare13. Tuttavia, sebbene l’avanzamento tecnico permetta un miglior coordinamento e una gestione più efficiente dei trasporti navali e delle linee di navigazione, alla fine del secolo restano irrisolti alcuni problemi: in particolare, la questione delle comunicazioni tra nave e terra nel corso della navigazione. I problemi tecnici per realizzarla sembrano insuperabili e i pochi ricercatori che si dedicano alla questione, pur concordando sulla strada da battere (l’uso delle onde elettromagnetiche studiate da Hertz e da Maxwell), non riescono a ottenere alcun risultato significativo. È un giovane italiano, straordinariamente dotato, a osservare alcune specifiche proprietà delle onde elettromagnetiche in particolari condizioni di trasmissione e ricezione: Guglielmo Marconi inventa nel 1895 il sistema “antenna-terra”, che per la prima volta permette di realizzare la trasmissione senza fili su distanze compatibili con una prospettiva di sviluppo industriale. Rampollo di una ricca famiglia della borghesia agraria bolognese, Marconi è dotato di un background cosmopolita: la madre Annie Jameson appartiene

to better coordinate and more efficiently manage naval transport and sailing lines, a number of problems had still not been resolved by the end of the century. The greatest remaining issue was ship-to-shore communications while at sea. The technical obstacles seemed insurmountable. The limited number of researchers working on the issue agreed on the way forward (using the electromagnetic waves studied by Hertz and Maxwell), but had failed to achieve any significant results. An extraordinarily talented young Italian observed a number of properties specific to electromagnetic waves under particular transmission and reception conditions. In 1895, Guglielmo Marconi invented an “earthed antenna”, which for the first time made it possible to undertake wireless transmissions over distances and had the potential for industrial development. Scion of a wealthy middle-class farm-owning family, Marconi benefited from a cosmopolitan upbringing. His mother, Annie Jameson, came from an Irish noble landowning family; his relatives offered a network of trade and institutional relations that turned out to be crucial to the future of his invention. Marconi conducted his first demonstration/experiment in 1895 at his father’s Pontecchio estate, where he managed to send a transmission over Celestini Hill. In 1896, the young

Posa del primo cavo telegrafico transoceanico, da “Harper’s Weekly”, agosto 1865. Laying the first transoceanic telegraph cable, from “Harper’s Weekly”, August 1865.


a una famiglia della nobiltà terriera irlandese e i suoi parenti sono al centro di una rete di relazioni commerciali e istituzionali che si rivelerà cruciale per il futuro dell’invenzione. Il primo esperimento dimostrativo, nel 1895, è realizzato a Pontecchio nella tenuta paterna, superando l’ostacolo della Collina dei Celestini. Nel 1896 il giovane Guglielmo si reca a Londra, per brevettare la sua invenzione e per promuoverne l’applicazione, consapevole che solo nella nazione che vanta il più vasto arsenale mercantile e la più potente marina militare del mondo si può ottenere l’ascolto delle istituzioni tecniche e raccogliere i capitali necessari per l’ingente investimento. In effetti il General Post Office e la Royal Navy si interessano immediatamente all’invenzione, e dopo alcune dimostrazioni coronate da successo, nel 1897 Marconi fonda la Wireless Telegraph and Signal, divenuta poco dopo Marconi’s Wireless Telegraph Company Ltd, avvalendosi di capitali familiari e del concorso dei partner commerciali dei Jameson. Nel 1898 sorge la fabbrica di Chelmsford, sede storica della Marconi inglese. Non è questa la sede per ripercorrere le complicate vicende politiche e imprenditoriali dell’invenzione marconiana. Si deve però ricordare che l’inventore bolognese, con un percorso che ricorda quello di inventori-

Apparecchiature usate da Guglielmo Marconi per i suoi esperimenti tra il 1895 e il 1897. Sopra, trasmettitore per telegrafia senza fili e, a sinistra, trasmettitore utilizzato per comunicare a bordo delle navi. Equipment used by Guglielmo Marconi for his experiments between 1895 and 1897. Above, a wireless telegraphy transmitter. Left, a transmitter used for communications aboard ships.

47 Guglielmo traveled to London to patent his invention and promote its application. He was well aware that only by going to the nation that boasted the largest merchant navy and the most powerful navy in the world would he receive a hearing from technical institutes and be able to raise the funding necessary for the large investments he required. The General Post Office and the Royal Navy expressed an immediate interest in his invention. After several successful demonstrations, in 1897 Marconi founded Wireless Telegraph and Signal, which soon became Marconi’s Wireless Telegraph Company Ltd. The company was funded by capital from his family and assistance from the Jameson family’s trading partners. The English Marconi factory was built in Chelmsford in 1898.


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Ricevitore “Marconi” unito con un’antenna o un aquilone. Sotto, ufficio telegrafico per una linea sottomarina, 1898. A “Marconi” receiver connected to an aerial or kite. Below, a telegraph office for an undersea line, 1898.

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imprenditori come Edison e Bell, mantiene a lungo la leadership tecnologica del settore industriale a cui la sua invenzione ha dato origine. Egli sviluppa direttamente le soluzioni di molti aspetti problematici della telegrafia senza fili, dal miglioramento del sistema di ricezione alla sintonia, e laddove altri arrivano prima di lui riesce a integrare le loro invenzioni all’interno del suo sistema. Fin dall’inizio delle sue attività, inoltre, Marconi associa sempre una comunicazione pubblica di alto profilo, una strategia d’affari di lungo termine e una condotta societaria più che rispettabile. Questo modo di operare lo metterà in grado di superare prove difficili e di conquistare commercialmente gli Stati Uniti, per quanto riguarda la telegrafia senza fili. Nel 1901 Marconi segue le regate dell’America’s Cup per conto della Associated Press, ma le sue operazioni sono disturbate da un giovane inventore americano, Lee De Forest, che è riuscito a convincere la Publisher Press Association a fargli svolgere lo stesso incarico in concorrenza; De Forest è un ingegnere in cerca di fortuna, che

We do not have scope here to cover the complex political and business life of Marconi’s inventions. Suffice it to say that following a path not dissimilar from inventor/businessmen like Edison and Bell, the inventor from Bologna maintained long-term technological leadership in the industry created by his invention. Marconi personally developed solutions to a number of tricky wireless telegraphy problems, from improving reception systems to tuning. Where others preceded him, he integrated their interventions into his own system. From the very beginning, Marconi always maintained high profile public communications, a long-term business strategy, and a strictly above-board approach to business. This attitude put him in good stead to overcome a number of difficult challenges, and to turn his wireless telegraphy into a commercial success in the United States. In 1901, Marconi followed the America’s Cup races for the Associated Press, but his work was hamstrung by a young American inventor called Lee De Forest, who managed to persuade the Publisher Press Association to allow him to do the


vuole diventare protagonista della telegrafia senza fili sul mercato americano14. La sua azione, alla fine, si traduce in un danno per tutti e due: entrambe le agenzie committenti sono insoddisfatte dei risultati. Pochi mesi dopo, però, Marconi realizza la prima trasmissione transatlantica, imponendosi comunque all’attenzione del pubblico americano: il suo obiettivo è contendere alle compagnie cablografiche la clientela d’affari e la stampa, e di ottenere dei contratti di fornitura dalla Marina statunitense, analoghi a quelli già in essere con le Marine britannica e italiana. Nel 1902 per la prima volta la nave Lucania della Cunard Line compie la traversata da New York a Liverpool senza mai perdere il contatto con la terraferma. A questo punto i Lloyd di Londra e la Marconi stipulano un accordo per installare la telegrafia senza fili sulle navi assicurate dalla potente compagnia. Si avvia così un processo di espansione che porta alla nascita di un articolato gruppo multinazionale, che negli anni successivi giungerà ad accordarsi anche con la concorrente Telefunken, sorta per volontà del governo tedesco. Agli occhi dell’opinione pubblica la telegrafia senza fili e la sicurezza in mare sono strettamente associate: infatti le apparecchiature

Stazione radiotelegrafica della Regia Marina a onde corte costruita nel Regio arsenale di La Spezia, 1927. The Italian Royal Navy’s shortwave radio telegraphic post built at the Royal Arsenal, La Spezia, 1927.

same job in competition. De Forest was an engineer seeking to make his fortune and become a leading player on the American wireless telegraphy market.14 In the end, his efforts ended up damaging both of them, as neither of the commissioning parties were satisfied with the results. A few months later, however, Marconi undertook his first transatlantic transmission, which raised his profile among the American public. His goal was to fight the telegraph cable companies for business and press customers, and to sign provisioning contracts with the U.S. Navy similar to the ones he had already signed with the British and Italian navies. In 1902, the Cunard Line ship Lucania crossed the Atlantic from New York to Liverpool, remaining in touch with dry land the entire time. Lloyd’s of London and Marconi signed a contract to install wireless telegraphs on board ships insured by the insurance colossus. This process of expansion led to the birth of a wide-ranging multinational group, which in later years struck agreements with its competitor Telefunken, a company

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Marconi e i loro operatori (i “marconisti”) permettono di salvare molte vite quando si verifica un naufragio; vasta risonanza riceverà nel 1912 la vicenda del Titanic, il cui viaggio inaugurale, tragicamente concluso, era stato particolarmente pubblicizzato dalla compagnia armatrice. Anche De Forest si è dato da fare, nel frattempo, realizzando alcune modifiche degli apparati di ricezione, che però gli procurano un contenzioso con un altro inventore, Reginald Fessenden, che lo accusa di aver violato i suoi diritti di brevetto. La società fondata da De Forest con il concorso di un noto speculatore di Borsa, Abraham Wite, si fa pubblicità trasmettendo le quotazioni di Borsa da Wall Street a un ufficio della Dow Jones, e riesce a ottenere una commessa dalla Marina americana, per la costruzione di stazioni ad alta potenza nell’area caraibica. L’inventore e il suo socio riescono in tal modo a collocare le azioni della American De Forest Wireless Telegraph. La Marina degli Stati Uniti tiene invece lontano Marconi, in parte per il suo legame con la Gran Bretagna e in parte perché in questa fase la sua compagnia, per difendere il proprio

Apparecchio fototelegrafico Telefunken-Karolus utilizzato per esperimenti di trasmissione fra Nauen e Roma, dicembre 1926. A destra, articolo tratto da “L’Energia Elettrica”, 1927. A Telefunken-Karolus photo-telegraphic device used for transmission experiments between Nauen and Rome, December 1926. Right, an article in “L’Energia Elettrica”, 1927.

promoted by the German government. Public opinion closely associated wireless telegraphy with safety on the seas. Marconi equipment and equipment operators (known as “Marconists”) saved many lives when ships went down. Their role during the tragic sinking of the Titanic in 1912 received enormous coverage after the shipping company had made the ship’s maiden voyage such a huge press jamboree. De Forest had also been busy upgrading his reception equipment. However, his work led to a legal dispute with another inventor, Reginald Fessenden, who accused him of breaching some of his patents. Backed by well-known stockmarket speculator Abraham White, the company that De Forest founded gained notoriety for transmitting stock-market prices from Wall Street to a Dow Jones office, and managed to land a contract with the U.S. Navy to build high-power stations in the Caribbean. The inventor and his business partner succeeded in placing shares in the American De Forest Wireless Telegraph company on the market. The U.S. Navy preferred to have nothing to do with Marconi, partly because of his association with Great Britain, and


quasi-monopolio, si rifiuta di comunicare con navi o stazioni di terra che usano altri sistemi di telegrafia senza fili. Il rapporto di De Forest con il committente militare è comunque difficile e le stazioni da lui installate si rivelano un fallimento. Nel 19051906, inoltre, Fessenden vince le cause intentate a De Forest, che deve così affrontare il fallimento della propria azienda. Lo spregiudicato inventore americano decide di ripartire dalla tecnologia, e inventa l’audion, che è il precursore della valvola termoionica. Anche l’audion, in realtà, è la modifica di un dispositivo inventato da altri, in questo caso la valvola di John Ambrose Fleming, consulente scientifico della Marconi, brevettata nel 1904 in Inghilterra e nel 1905 negli Usa. Stavolta però De Forest ha fatto un’aggiunta sostanziale, che migliora in modo clamoroso il funzionamento dell’apparecchio, e dunque alla fine di gennaio del 1907 può chiedere un brevetto che nessuno contesta. Partendo dall’audion De Forest sviluppa un sistema che chiama “radiofono”, per sottolinearne il distacco dai punti e dalle linee della telegrafia senza fili. Oggi è difficile immaginare che si possa ascoltare solo musica eseguita dal vivo: eppure anche la possibilità di registrare e riprodurre suoni risale agli anni Settanta dell’Ottocento. La realizza Edison (ancora lui!) che inventa il fonografo e lo brevetta nel 1878. Questo apparecchio, come pure le tecnologie ad esso correlate, non fa uso dell’elettricità. I primi supporti di incisione sono dei cilindri rotanti ricoperti da una lamina di stagno. Il successo è immediato, ma Edison ha le idee poco chiare sul possibile mercato di riferimento, e fa del fonografo un oggetto destinato alle fiere di paese; inoltre in quegli anni preferisce concentrarsi sullo sviluppo della lampadina, e lascia campo libero ai concorrenti: fra questi Alexander Bell, che nel 1885 presenta

Audion De Forest montato su supporto, da “L’Elettrotecnica”, 1917. A mounted De Forest Audion, from “L’Elettrotecnica”, 1917.

partly because at this time, as Marconi attempted to protect his own near-monopoly, he refused to communicate with ships or earth stations that adopted other wireless telegraphy systems. De Forest’s relationship with the U.S. Navy soured as the stations he built proved to be a failure. In 1905-1906, Fessenden won his lawsuit against De Forest, who was forced to watch as his company was wound up. The unscrupulous American inventor decided to go back to technology basics. He invented the audion, the forerunner of the thermoionic valve. In actual fact, the audion was his adaptation of a device invented by somebody else: specifically, John Ambrose Fleming, who had worked as a scientific consultant for the Marconi company, and whose valve had been patented in England in 1904 and in the US in 1905. This time round, however, De

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un modello diverso di fonografo, che chiama Graphophone. Edison è spinto a rientrare in campo, innescando una competizione per il miglioramento dell’apparecchio. Il vero limite dei fonografi è che i cilindri incisi non si possono duplicare. Edison e Bell avevano preso in considerazione anche i dischi, ma li avevano scartati per una serie di inconvenienti tecnici. Questi vengono superati da Emil Berliner, un inventore tedesco trasferito negli Stati Uniti, che nel 1887 brevetta un apparecchio a dischi, che chiama grammofono:

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Forest made a significant addition that made a great difference to how well the device worked. At the end of January 1907, he filed a patent that nobody challenged. Using the audion, De Forest developed a system he designated the “radiophone” to emphasize its difference from the dots and dashes of wireless telegraphy. Today, it is hard to imagine a world in which the only way to listen to music is to listen live. And yet the ability to record and reproduce sound dates back only to the 1870s. It was invented by Edison (yes, Edison again!) in the form of the phonograph, which he patented in 1878. This device and the technologies on which it is based did not rely on electricity. The first recording media were rotating cylinders covered in a layer of tin. The technology proved to be an immediate success, but Edison did not have a clear idea of the potential market for his device; he thought of the phonograph as a device for village fairs. At that time, he was more interested in developing the light bulb, which left the field open to competitors, including Alexander Bell, who in 1885 presented a different type of phonograph that he called the Graphophone. Edison was forced to return to the fray, triggering a competition to improve the device. The biggest problem of the phonograph was that the engraved cylinders could not be copied. Both Edison and Bell had considered using disks, but rejected them owing to a series of technical issues. Emil Berliner, a German inventor who

Uno dei primi esemplari di fonografo costruiti da Edison. Vi sono due diaframmi distinti per l’incisione e per la riproduzione. Sopra, Edison con un suo modello di fonografo. One of Edison’s earliest phonographs. Two separate diaphragms were used for cutting and playback. Above, Edison with one of his phonographs.


Grammofono con disco a 78 giri della His Master Voice, 1910. Accanto, pubblicità del 1926. A 78 RPM His Master’s Voice disc gramophone, 1910. Alongside, an advert from 1926.

dal disco, a differenza del cilindro, possono essere tratte numerose copie. Il lancio commerciale dell’apparecchio e dei primi dischi risale al 1892, e nel giro di un decennio il disco si afferma. L’invenzione si diffonde anche in Europa: in Francia sono i fratelli Charles ed Emile Pathé a importare fonografi e grammofoni dagli Usa, prima di avviare in proprio la produzione di apparecchi modificati e migliorati; in Italia nel 1904 nasce la Società Italiana di Fonotipia, fondata dal presidente della Scala, Uberto Visconti di Modrone, e dall’editore musicale Tito Ricordi. Il successo commerciale della musica riprodotta fa nascere un nuovo consumo e un nuovo mercato: il suo simbolo più noto è l’immagine di un cagnolino che ascolta la voce del padrone uscire da un grammofono, con la scritta “His Master’s Voice”. Lo ha creato il pittore Francis James Barraud ritraendo il suo cagnolino, Nipper; Berliner e il suo socio Eldridge Johnson lo adottano come marchio della loro società, la Victor Company. Sotto il marchio del cagnolino Nipper la Victor vuole portare in tutte le case la voce dei grandi cantanti: fra loro Adelina Patti, Nellie Melba, e soprattutto Enrico Caruso, che nel 1902 registra il suo primo disco per un compenso di 100 sterline. È a questo pubblico che De Forest pensa quando nel 1909 dichiara al “New York Times”: “Non vedo l’ora che l’opera possa essere

had moved to the United States, leapt into the lead when in 1887 he patented a disk-based device that he called the gramophone. Unlike cylinders, multiple copies could be made of these disks. The device and the first disks launched commercially in 1892. Over the coming decade, the disk won the fight, and the invention hopped over the Atlantic to Europe. In France, brothers Charles and Emile Pathé imported phonographs and gramophones from the US before starting to manufacture their own modified and improved devices. In Italy, the Chairman of La Scala Uberto Visconti di Modrone and music publisher Tito Ricordi founded the Società Italiana di Fonotipia in 1904. The commercial success of recorded music generated a new form of consumption and opened up a new market. The best-known symbol remains the image of a small dog listening to his master’s voice as it comes out of a gramophone, aptly titled “His Master’s Voice.” The image was created by painter Francis James Barraud and featured his dog, Nipper. Berliner and his business partner Eldridge Johnson adopted the dog as the logo for their firm, the Victor Company. Victor and the Nipper logo set about bringing the voices of the great singers of the day into every home, including Adelina Patti, Nellie Melba, and particularly Enrico Caruso, who in 1902 recorded his first disk, for which he was

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portata in tutte le case. Verrà il giorno in cui le notizie e anche la pubblicità saranno trasmesse attraverso il telefono senza fili”15.

Verso la radiodiffusione

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L’idea di De Forest ha enormi implicazioni sociali, ed è profondamente innovativa rispetto alle utilizzazioni della telefonia senza fili immaginate in quegli stessi anni dai suoi concorrenti. Tuttavia le sue tecnologie non sono ancora mature per la realizzazione dell’idea. Il 13 gennaio 1910 egli organizza la trasmissione di un concerto radiodiffuso dal Metropolitan, con la partecipazione di cantanti del calibro di Caruso; la trasmissione viene ascoltata nella cabina radio del piroscafo Avon in navigazione atlantica e da radioamatori nel Connecticut. Ma i giornalisti convocati nel quartier generale dell’inventore non riescono a udire chiaramente i suoni: “Alla stazione ricevente – scrive il “New York Times” – le onde sonore senza fissa dimora non riuscivano a ritrovare se stesse per le continue interruzioni”. Anche la nuova società di De Forest (Radio Telephone Company) fallisce come la sua creatura precedente. Stavolta, però, gli resta in mano l’audion: il dispositivo è componente essenziale della valvola termoionica sviluppata nel 1912 da Irving Langmuir (per la General Electric) e Harold Arnold (per la AT&T), ed egli ne detiene i diritti di base, che acquisiscono così un considerevole valore commerciale. Una gestione complessivamente accorta di questi diritti gli permette di fondare una nuova società, la Radio Telephone and Telegraph Co. che fabbrica e vende valvole, e di concentrare la sua ricerca sulla trasmissione e ricezione della voce umana. Tra il 1912 e il 1915,

paid £100. This was the market De Forest had envisaged when, in 1909, he told the “New York Times”: “I can’t wait for Opera to be brought into every home. The day will come when news and advertising will be transmitted by wireless telephone.”15

On the Road to Broadcasting De Forest’s idea had enormous social implications, and was groundbreaking compared with how his competitors had imagined wireless telephony would be used. However, the technologies at his disposal were too immature to put his idea into practice. On 13 January 1910, he organized the transmission of a concert broadcast from the Metropolitan, featuring headline singers like Caruso. The transmission was heard from the radio cabin on the Avon steamship in the mid-Atlantic, and by radio hams in Connecticut. Unfortunately, the journalists the inventor had invited to his headquarters did not hear the sound clearly. “At the reception station,” wrote the New York Times, “the vagabond soundwaves failed to reassemble themselves owing to continual interruptions.” De Forest’s new company – Radio Telephone Company – suffered the same fate as his previous company and ended up going bust. This time round, however, De Forest still had the audion, which became the key component in the thermoionic valve developed in 1912 by Irving Langmuir (for General Electric) and Harold Arnold (for AT&T). De Forest had retained the underlying rights, which subsequently acquired significant commercial value. Savvy management of these rights enabled him to set up a new company, the Radio Telephone and Telegraph Co. to



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inoltre, De Forest modifica ulteriormente l’audion, trasformandolo in un apparato utilizzabile anche come “oscillatore”, cioè per trasmettere le onde radio (“ultra-audion”). Anche questa idea non è del tutto sua: egli infatti ha sviluppato il nuovo dispositivo solo dopo essere venuto a conoscenza dei risultati di Edwin H. Armstrong, un giovane ricercatore della Columbia University. L’ultra-audion ha implicazioni rivoluzionarie per la trasmissione senza fili e manda in soffitta i trasmettitori precedenti. Armstrong, che molti considerano il vero inventore del nuovo apparato, intenta una causa che durerà, con fasi alterne, fino al 1934: per ben due volte De Forest sarà costretto a portare il suo rivale davanti alla Corte Suprema, per ribaltare i verdetti sfavorevoli emessi da vari giudici di primo e secondo grado, e solo alla fine avrà la meglio. Nel frattempo stipula degli accordi sui suoi brevetti con la AT&T, che li usa per la telefonia, riservandosi però quelli per la trasmissione senza fili di voce e musica, che nel 1917 vengono ancora ritenuti privi di valore dalle aziende operanti nel settore. Infatti la radiodiffusione, che si affermerà da lì a pochissimo, non è solo una questione di

manufacture and sell valves, and focus his research on transmitting and receiving the human voice. Between 1912 and 1915, De Forest made further modifications to the audion, turning it into a device that could also be used as an “oscillator”, in other words to transmit radio waves (the “ultra-audion”). Once again, this idea was not wholly De Forest’s. He assembled the new device only after becoming aware of results achieved by a young researcher at Columbia University called Edwin H. Armstrong. The ultra-audion held revolutionary implications for wireless transmission, and made previous transmitters obsolete. Armstrong, who many consider to be the true inventor of the new device, began a lawsuit that would drag on until 1934. Twice De Forest was forced to take his rival to the Supreme Court to overturn verdicts issued against him by first and second-level judges. In the end, he succeeded in fighting off the lawsuit. In the meantime, he struck deals on his patents with AT&T for use in telephony. De Forest held onto the rights for the wireless transmission of voice and music; in 1917, industry companies still considered them to be worthless. Broadcasting,

Apparecchio radioricevente a valvole, sistema endodina con altoparlante a tromba e antenna, 1924. Sopra, valvole termoioniche a catodo caldo per trasmissione e ricezione, 1918-1924. An endodyne system wireless valve reception device with a trumpet loudspeaker and aerial, 1924. Above, hot cathode thermionic valves for transmission and receiving, 1918-1924.


tecnologie adeguate (che ora ci sono tutte), ma anche di strategia e visione industriale: è quello che oggi viene chiamato un “modello di business”. È ora giunto il momento di tornare a Marconi. Nel 1912 viene collocato un aumento di capitale della sua Compagnia americana; i movimenti speculativi che lo accompagnano sembrano coinvolgere alcuni esponenti del governo britannico, dando luogo a uno scandalo che si sgonfia solo dopo molti mesi e un’inchiesta del parlamento inglese. La Marconi americana, intanto, attua una complessa strategia giudiziaria contro le imitazioni e contraffazioni dei suoi apparati, e nel 1914 giunge infine a far riconoscere in tribunale i propri diritti di brevetto, con una importante sentenza emessa a New York dal giudice Van Vechten Veeder. Dopo questa sentenza, che mette fuori gioco la sola concorrente di rilievo (la National Electric Signaling Company di Pittsburgh), la Marconi si trova di fatto ad avere il monopolio della telegrafia senza fili negli Stati Uniti. Anche alla Marconi, tuttavia, interessa solo sviluppare una rete di comunicazione punto-a-punto. È in questo momento che De Forest riprende l’idea di trasmettere segnali destinati a essere captati da chiunque disponga di un apparecchio adeguato: è il concetto di broadcasting, cioè la radiodiffusione. Il suo pubblico di riferimento sono gli “hams”, i radioamatori: negli Stati Uniti ce ne sono oltre 10.000 muniti di regolare licenza, ma si calcola che gli irregolari siano intorno ai 150.000. La guerra procura molti ordinativi di valvole e gli affari prosperano: i proventi sono reinvestiti nella nuova attività. Nel 1915 De Forest erige sul tetto della sua fabbrica a Highbridge una torre di trasmissione alta 40 metri e inaugura una mezz’ora di concerti notturni di

which was soon to take off, was not only a matter of having the right technologies to hand (all of which now existed), it also depended upon industrial strategy and vision, or what would be known today as a viable “business model.” Which brings us back to Marconi. In 1912, his American company undertook a capital increase that was accompanied by speculative activities that appeared to involve a number of members of the British government. The ensuing scandal only abated many months later, after an investigation was held in the British Parliament. In the meantime, the American Marconi company began a wide-ranging legal fightback against imitations and counterfeits of its devices. In 1914, it succeeded in having its patent rights recognized in court, in what was a landmark ruling in the New York courts by Judge Van Vechten Veeder. After this ruling, which effectively sidelined the company’s only major competitor (the National Electric Signaling Company of Pittsburgh), Marconi enjoyed a de facto wireless telegraphy monopoly in the United States. However, the Marconi company remained interested solely in developing a point-to-point communications network. It was at this time that De Forest reconsidered the idea of transmitting signals that could be received by anybody equipped with a suitable device: broadcasting. De Forest’s audience consisted of so-called radio hams, of whom there were more than 10,000 licensed-holding enthusiasts in the United States; it was estimated that around 150,000 people in all used radios without a licence. The war prompted significant orders for valves, and De Forest’s business thrived. He reinvested his revenues in this new venture. In 1915, De Forest built a 40 m high transmission tower on top of the roof of his factory in Highbridge, and at fixed times began

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musica registrata, a orari prestabiliti. Nell’autunno del 1916 trasmette in diretta la partita di football tra Yale e Harvard. La notte delle elezioni offre sei ore di diretta sul testa a testa che si conclude con la vittoria di Charles E. Hughes. Le trasmissioni promuovono la diffusione dei suoi apparati: Marconi continua a chiamarla “telegrafia senza fili”, ma ormai è diventata la “radio”, come dice De Forest.

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Un giovane dirigente della Marconi americana, David Sarnoff, propone ai suoi capi un’idea: “Ho in mente un piano che potrebbe fare della radio uno strumento domestico, come il grammofono o il pianoforte. Il ricevitore sarà progettato nella forma di una scatola radiofonica musicale adatta a ricevere diverse lunghezze d’onda che si potranno cambiare a piacimento spingendo un bottone. La scatola musicale avrà un amplificatore e un altoparlante telefonico incorporati al suo interno. Sarà tenuta in salotto e si potranno ascoltare musica, conferenze, concerti”16. Sarnoff ha allora 25 anni, è un ebreo di origine russa emigrato a New York nel 1900 e lavora alla Marconi dal 1906. È tra le persone più stimate nell’azienda, ma sulla radiodiffusione grava ancora un pregiudizio negativo, e la sua proposta viene accantonata. Poco dopo, l’entrata in guerra degli Stati Uniti porta l’ordine di chiusura delle stazioni amatoriali: l’hobby della radio, però, resiste e si espande. La legislazione di guerra sospende i diritti di brevetto, e consente la confisca della rete telegrafica della Marconi, che passa sotto il controllo della Marina statunitense. Finita la guerra, le autorità militari si rifiutano di retrocedere le stazioni alla Marconi, perché non vogliono che un settore strategico sia monopolio di un operatore straniero. La Marina statunitense promuove quindi la costituzione di una società,

broadcasting a series of half-hour nighttime concerts of recorded music. In the autumn of 1916, he undertook a live broadcast of the football match between Yale and Harvard. On election night, he put on six hours of live coverage of the close battle that was won eventually by Charles E. Hughes. The broadcasts promoted sales of his devices: Marconi was still calling it “wireless telegraphy”, but in the public eye this was “radio”. De Forest’s name had stuck. One day, a young manager at the American Marconi company, David Sarnoff, suggested an idea to his bosses: “I have an idea that could turn radio into a household instrument like the gramophone or the piano. The receiver will be designed like a musical radiophonic box for receiving various wavelengths. Users will be able to change the wavelength by pressing a button. The musical box will feature a built-in amplifier and telephone speaker. People will have one in their living rooms, and be able to listen to music, conferences and concerts.”16 At the time, Sarnoff was 25 years old. A Jew of Russian origin who emigrated to New York in 1900, he had been working at Marconi since 1906. Although he was one of the company’s most highly-regarded employees, his broadcasting system fell victim to negative prejudice within the organization, and his proposal fell on deaf ears. Not long afterwards, the United States entered the war, and an order was issued to close down all amateur radio stations. Despite this order, radio hobbyists not only resisted but expanded. Wartime legislation suspended patent rights and led to Marconi’s telegraph network being commandeered and placed under U.S. Navy control. At the end of the war, the military authorities refused to give Marconi back his radio stations; there was little appetite to consign such


Stazione di ricetrasmissione di Guglielmo Marconi. Sotto, un radioricevitore del 1920. Guglielmo Marconi at one of his transceiver posts. Below, a 1920 radio receiver.

controllata dalla General Electric, alla quale cedere gli asset del settore trasferiti sotto la sua giurisdizione durante la guerra. Nell’ottobre 1917 viene costituita la Radio Corporation of America (RCA), che incorpora la Marconi Wireless Telegraph Company of America. La nuova società collabora con le principali aziende di telecomunicazioni, tra cui Westinghouse e AT&T, attraverso accordi di carattere tecnico e incroci azionari. Sarnoff viene nominato direttore generale. Con la riconversione post-bellica, le industrie che producono apparati radio si rendono conto che è la radiodiffusione, e non la trasmissione punto-apunto, il mercato di riferimento. De Forest ha dato inizio a un sommovimento epocale, al quale le grandi aziende possono dare una risposta. Dal 23 febbraio 1920 la stazione Marconi di Chelmsford trasmette regolarmente per due ore al giorno, con un’autorizzazione temporanea del General Post Office. Il 3 novembre 1920 la Westinghouse inizia a trasmettere da una stazione di Pittsburgh e a collocare sul mercato i propri apparecchi ricevitori; Sarnoff deve invece

a strategic sector to a foreign-owned monopoly. The U.S. Navy then sought for a company to be set up, controlled by General Electric, to which they could transfer industry assets commandeered during the war. The Radio Corporation of America (RCA), incorporating the Marconi Wireless Telegraph Company of America, was established in October 1917. The new company worked with leading telecommunications companies such as Westinghouse and AT&T through technical agreements and share swaps. Sarnoff was appointed General Manager. With post-war reconversion underway, the industrial companies that manufactured radio equipment realized that the market would be oriented towards broadcast rather than point-topoint transmission. De Forest had triggered a step change and major corporations were now scrambling to catch up. After obtaining temporary authorization from the General Post Office, on 23 February 1920, the Marconi station at Chelmsford began making regular two-hour daily broadcasts. On 3 November 1920,

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attendere ancora, fino al luglio 1921, prima che anche la RCA si convinca a entrare nella radiodiffusione. A maggio del 1922 le stazioni autorizzate a trasmettere negli Usa sono 187 e gli apparecchi radio che le ricevono raggiungono l’incredibile cifra di 750.000.

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Inizia allora una fase di consolidamento del settore radiofonico americano: nel 1926 la RCA costituisce la National Broadcasting Co. (NBC), guidata da Sarnoff e partecipata anche da Westinghouse, mentre nel 1928 nasce la Columbia Broadcasting System (CBS), guidata da William Paley. Ma se la radio americana si caratterizza immediatamente come un sistema di network privati, in Europa si preferisce il modello organizzativo del monopolio pubblico: il primo esempio ne è la British Broadcasting Company (BBC), costituita il 18 ottobre 1922. La BBC è finanziata dal canone di abbonamento e dalle royalties che i fabbricanti di apparecchi radio devono versare; la radiodiffusione si rivela un buon affare e il numero degli abbonati britannici passa da 36.000 nel 1922 a 1.130.000 nel 1924. Non stupisce allora che anche in Italia Marconi si muova per assicurarsi una presenza nel settore, con la costituzione nel 1920 dell’Agenzia Radiotelegrafica Italiana, diretta da Luigi Solari; questi, in una lettera a Mussolini del 19 settembre 1923, accenna per la prima volta ai possibili usi della radio per l’informazione e per la propaganda. La Marconi avvia poi dei contatti con alcune industrie radioelettriche, tra cui la Fatme, la Allocchio Bacchini e la Perego. Nasce così la società Radiofono, del gruppo Marconi. Contemporaneamente nasce, fuori dal controllo della Marconi ma probabilmente collegata al ministro delle Comunicazioni, Costanzo Ciano, la Società Italiana Radio Audizioni Circolari (SIRAC), con lo scopo di commercializzare in Italia gli

Westinghouse began transmitting from a station in Pittsburgh and selling its own receivers on the market. Sarnoff had to wait a little longer, until July 1921, before RCA decided to take the broadcasting plunge. In May 1922, 187 stations were authorized to transmit in the US. The number of radio sets capable of receiving these transmissions had reached the unthinkable figure of 750,000. The US broadcast industry began a period of consolidation. In 1926, RCA established the National Broadcasting Co. (NBC), helmed by Sarnoff, in which Westinghouse also held a stake. The Columbia Broadcasting System (CBS), led by William Paley, began operations in 1928. Whereas the radio in the US began as a system of private networks, a public monopoly approach predominated in Europe. The first such company was the British Broadcasting Company (BBC), which was established on 18 October 1922. The BBC was funded by a licence fee and from royalties payable by radio manufacturers. Broadcasting was soon big business: subscriber numbers in the UK leapt up from 36,000 in 1922 to 1.3 million in 1924. Not surprisingly, in Italy the Marconi company was the industry’s trailblazer. In 1920, the company

Esemplari di radio della metà degli anni Trenta. Mid-1930s radio sets.


apparecchi radio della Western Electric. Sul fronte della radiofonia si muovono anche i fratelli Ranieri, che hanno rilanciato l’Araldo Telefonico dopo la fine della guerra, impiantando (per la verità senza grande successo) anche un servizio di telefonia circolare a Milano. Nei primi mesi del 1923 entra in funzione la loro stazione radiofonica, che trasmette dalla stessa sede dell’Araldo in piazza Poli a Roma: si tratta, a tutti gli effetti, della prima stazione radio di Roma. Il Radio Araldo si rivolge ai radioamatori e si finanzia con la pubblicità, come fanno le stazioni radiofoniche americane. In effetti Luigi Ranieri ha capito che l’esperienza organizzativa e imprenditoriale dell’Araldo Telefonico, e in particolare il concetto di palinsesto, può essere posta alla base anche del servizio radiofonico, come sta avvenendo in Ungheria, dove la struttura logistica e le risorse umane dell’Hírmondó costituiscono il nucleo di avvio della radiofonia. Il ministro Ciano è il primo a comprendere le potenzialità del nuovo mezzo e bandisce una gara per la concessione del servizio radiofonico

established the Agenzia Radiotelegrafica Italiana, managed by Luigi Solari. In a letter written to Mussolini on 19 September 1923, Mr. Solari referred for the first time to the potential use of the radio for news and propaganda. The Marconi company worked with a number of wireless and electric companies, including FATME, Allocchio Bacchini and Perego, to set up the Radiofono company as part of the Marconi Group. Outside Marconi’s sphere of control, but in all likelihood supported by the Minister of Communications Costanzo Ciano, the Società Italiana Radio Audizioni Circolari (SIRAC) was established to market Western Electric-manufactured radio sets in Italy . Meanwhile, the Ranieri Brothers relaunched the Araldo Telefonico after the First World War and set up a circular telephony service in Milan, though not to any lasting success. Their radio broadcast station began operating in the early 1923, broadcasting from the Araldo offices in Piazza Poli, Rome, and becoming to all intents and purposes Rome’s first radio station. Just like American radio broadcasters, Radio Araldo was

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alla quale partecipano la SIRAC, la Radiofono e il Radio Araldo. Dopo la scadenza di presentazione delle domande (31 maggio 1924) il ministro comunica alle tre società che il governo ha deciso di affidare l’esercizio del servizio radiofonico a un’azienda unitaria, invitandole a fondersi. Nasce così l’Unione Radiofonica Italiana (URI), dalla quale però, dopo una complessa vicenda societaria e politica, i Ranieri vengono esclusi17. L’URI è sotto il controllo della Radiofono, con la partecipazione di Western Electric (attraverso SIRAC) e della Fiat; la presidenza va a Enrico Marchesi, già direttore centrale della Fiat, e Solari ne diviene vicepresidente. Il 6 ottobre 1924 l’URI manda in onda a Roma la trasmissione inaugurale; l’8 dicembre 1925 iniziano le trasmissioni dalla stazione di Milano e nel 1926 quelle da Napoli. Inizia così lo sviluppo della radiofonia italiana. Il 62

Guglielmo Marconi al microfono della EIAR, 1937. Sopra, il primo numero del “Radiorario”, 1929. Guglielmo Marconi at the microphone, EIAR, 1937. Above, the first issue of “Radiorario”, 1929.

targeted at radio enthusiasts and funded by advertising. Luigi Ranieri realized that his organizational and entrepreneurial experience at Araldo Telefonico, particularly the concept of programming, would be useful in radio broadcasting, as was the case in Hungary, where Hírmondó’s logistics and human resources had provided the core for broadcasting start-up in the country. Minister Ciano was the first to understand the potential of this new medium. He set up a call for tenders for a radio broadcast service, to which SIRAC, Radiofono and Radio Araldo submitted bids. After the bid presentation deadline passed on 31 May 1924, the Minister informed the three companies that the government had decided to allocate operation of the radio broadcasting service to a single company, and invited them to merge. This they duly did, giving rise to the Unione


finanziamento proviene sia dal canone di abbonamento che dalla pubblicità, mentre le notizie sono regolamentate in modo da assicurarne il controllo politico preventivo. I gruppi Marconi e Western Electric forniscono tutte le stazioni della rete di trasmissione. Il 18 gennaio 1925 inizia le pubblicazioni il “Radiorario”, mentre nel 1926 nasce la Società Italiana Pubblicità Radiofonica Anonima (SIPRA). Alla fine del 1927 l’URI diviene Ente Italiano Audizioni Radiofoniche (EIAR), società per azioni concessionaria del servizio radiofonico in base a una convenzione della durata di 25 anni. Nonostante il sostegno del regime alla radiodiffusione, il costo degli apparecchi e degli abbonamenti frenano lo sviluppo della radiofonia in Italia: soltanto nel 1940 il numero degli abbonati italiani supererà, portandosi a quota 1.375.205, quello degli abbonati della BBC nel 1924.

Fatiche quotidiane Solo da un secolo e mezzo l’energia è disponibile e fruibile dove serve, soprattutto per merito del gas e dell’elettricità. Per millenni, infatti, le forme di energia che l’ingegno umano era in grado di utilizzare dovevano essere sfruttate dove si trovavano o nelle immediate vicinanze. Averne in abbondanza nelle abitazioni era dunque impossibile, o comunque molto raro. Oggi siamo talmente abituati a convivere con l’energia in casa che la sua disponibilità ci sembra ovvia. Ad un migliore tenore di vita ci si abitua presto e ci si dimentica di come vivevano le generazioni precedenti, e di quanto sia stato radicale il cambiamento di qualità della vita quotidiana. Proviamo allora a ricordare come si svolgevano,

Radiofonica Italiana (URI). In the end, owing to complex corporate and political issues, the Ranieri were left out of the process.17 The URI was placed under the control of Radiofono; Western Electric (through SIRAC) and FIAT also held stakes. Former FIAT Central Manager Enrico Marchesi was appointed Chairman, and Mr Solari Vice-Chairman. URI broadcast its inaugural transmission on 6 October 1924. Broadcasts commenced from the Milan station on 8 December 1925, and began from the Naples station in 1926. Thus did Italian broadcasting begin. Funding was raised through a licence fee as well as advertising. News provision was regulated in order to ensure prior political control. The Marconi and Western Electric Groups supplied all of the stations for the transmission network. “Radiorario” was first published on 18 January 1925. The Società Italiana Pubblicità Radiofonica Anonima (SIPRA) was established in 1926. In late 1927, the URI became the Ente Italiano Audizioni Radiofoniche (EIAR), a licence holding joint-stock radio broadcasting service provider with a 25-year concession. Despite regime support for radio broadcasting, the cost of radio sets and licenses meant that radio broadcasting expanded particularly slowly in Italy. It was not until 1940 that Italy could boast the same number of radio subscribers as the BBC had had in 1924 (1,375,205 to be precise).

Daily Toil Power has only been available and usable where it is needed, particularly through gas and electricity, for a century and a half. Indeed, for thousands of years the forms of energy human ingenuity had succeeded in harnessing needed to

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nell’Ottocento, la preparazione quotidiana del cibo, la pulizia della casa e il bucato, vale a dire quel lavoro domestico che il contesto sociale considera, spesso ancor oggi, compito esclusivo delle donne18.

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Emile Zola ci ha lasciato, nel romanzo “Il ventre di Parigi” (1873), la descrizione di una cucina: “Era così grande che ci si stava comodamente in parecchi, seduti attorno alla tavola quadrata, posta nel mezzo, senza intralciare il lavoro. [...] A sinistra c’era un fornello molto grande a tre buchi entro i quali affondavano i loro fondi, neri per il carbone, altrettante pentole panciute. Un altro fornello, rialzato da terra, con una cappa, serviva per la griglia, e sopra erano le schiumarole, i mestoli e i forchettoni [...]. A destra, contro il muro, il ceppo per tritare la carne. Enorme, di quercia, tutto intaccato e scavato e intorno a questo parecchi arnesi, una pompa per risciacquare, una pressatrice, una macchina per tritare che con le loro ruote e manopole suggerivano l’idea misteriosa e inquietante di una cucina infernale”19. Per quanto riguarda la pulizia della casa, dopo ogni pasto si deve rigovernare, lavando i piatti, le pentole e gli altri strumenti e accessori: questo lavoro, da svolgere dopo aver scaldato l’acqua per ottenere una buona sgrassatura delle stoviglie, è tutt’altro che agevole. Ancor più pesante è la pulizia dei pavimenti, che devono essere quotidianamente spazzati e lavati, e che periodicamente sono tirati a lucido con la cera. Cucire è invece una delle attività meno gravose per le casalinghe. Spesso è anzi un’occasione di socializzazione: ci si ritrova con amiche o parenti per cucire e per chiacchierare. Le signore di classe agiata ricamano, mentre le altre cuciono per confezionare, adattare o riparare i vestiti propri e della famiglia; a volte lo fanno anche per conto terzi, allo scopo di arrotondare il bilancio familiare.

be exploited where they occurred, or close by. Having access to plentiful energy in the home was extremely rare if not impossible. Nowadays, we are so accustomed to having energy in our homes that energy availability strikes us as being a given of life. It does not take long to get used to better standards of living. We tend to forget how past generations lived, and how radically different our everyday quality-of-life is today. It can be enlightening to recall how, in the 19th century people prepared food, kept their homes clean, and did the laundry: all jobs within the four walls of home that have traditionally (and still today are often) considered exclusively women’s work.18 In his 1873 novel Le Ventre de Paris, Emile Zola offers a description of a kitchen: “The room was so large, too, that several people could sit comfortably at the square central table, without in any way impeding the work that was going on.... On the left was a great iron stove, in the three apertures of which were set three large round pots, their bottoms black with soot. At the end was a small range, which, fitted with an oven and a smoking-place, served for the broiling; and up above, were the skimmingspoons, ladles, and long-handled forks.... On the right, leaning heavily against the wall, was the chopping-block. A huge mass of oak, slashed and scored all over, attached to it were several appliances, an injecting pump, a forcing-machine, and a mechanical mincer, which, with their wheels and cranks, imparted to the place an uncanny and mysterious aspect, suggesting some kitchen of the infernal regions.”19 When it came to keeping the house clean, dishes had to be done after every meal, which meant washing plates, pans and other kitchen paraphernalia. This was by no means an easy


L’incombenza in assoluto più gravosa è probabilmente il bucato, che viene fatto con cadenza settimanale. Prima dell’introduzione dell’acqua corrente, del gas e dell’energia elettrica esso richiede in genere due giorni di lavoro: è infatti necessario procurarsi l’acqua, fare il sapone, preparare il fuoco per far bollire i panni, lavarli, sciacquarli, strizzarli, a volte azzurrarli, e quindi stenderli e stirarli. Le donne americane, che hanno un ruolo di grande rilievo in questa storia, fanno il bucato tradizionalmente di lunedì: la domenica è infatti il giorno in cui si cambiano abiti e biancheria della settimana. I panni sporchi si lavano il giorno dopo: lo chiamano Blue Monday. Quando il bucato è asciutto, in genere di martedì, si procede con la stiratura. Per questa operazione si utilizzano a rotazione almeno tre ferri, che vengono messi a scaldare su una lastra di metallo posta nel camino o su una stufa: più il tessuto da stirare è spesso, più il ferro deve essere pesante. Neppure la pulizia personale è, a differenza di oggi, la corroborante premessa di una giornata impegnativa, o un momento di piacevole relax dopo ore di faticoso lavoro. Non lo è neanche per la borghesia: “Fino all’avvento della bathroom, brillantemente illuminata e bianca, razionalizzata con il suo corredo di attrezzature idrauliche (diffusa verso il 1910), il lavarsi vero e proprio, la ‘prima toilette’, intima, si esegue nell’alcova, dietro alle tende, oppure nel cabinet de toilette, con catini, brocche e bidets portati dalla servitù. [...] La sala da bagno, lusso raro ed eccezionale, si presenta ancora come un

“Il ruolo del gas nell’abitazione moderna”, campagna pubblicitaria francese, 1892. A sinistra, pubblicità di una sala da bagno di fine Ottocento. “The role of gas in the modern home”, French advertising campaign, 1892. Left, an advert for a bathroom, late 1800s.

prospect, given that it was necessary to heat water in order to remove the grease from crockery. Keeping the floors clean was even harder work. Every day they had to be swept and washed, and polished with wax on a regular basis. Cooking was one of the least onerous tasks for housewives. On the contrary, it often offered an opportunity to socialize, as friends and relatives would congregate to cook and chat. Upper-class ladies would embroider; other women would sew to make clothes, or mend items belonging to themselves and their families. On occasion they would work for others, in order to plump up the family budget. The hardest task of all was probably doing the laundry, which happened on a weekly basis. Before running water, gas and electricity were

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appartamento separato”. Sicché, commenta Balzac in “Splendori e miserie delle cortigiane”, una toeletta accurata è ignorata dalla “maggior parte delle donne parigine, giacché richiede troppo tempo, ed è praticata quasi soltanto dalle cortigiane, dalle donnine di facili costumi e dalle vere signore, le quali non hanno nulla da fare per tutta la giornata”. Nell’Ottocento gli Stati Uniti sono l’unico Paese in cui le donne godono della parità giuridica con gli uomini. Ma la parità giuridica, come si sa, non garantisce di per sé una vera parità sociale: il XIX secolo è dunque percorso da correnti culturali che mirano a ridefinire il ruolo e le responsabilità della donna e ad affermare la dignità del suo lavoro, fuori e dentro le mura domestiche. Questo percorso, nei cui dettagli non conviene entrare qui, muove da progetti di riforma sociale e ha importanti ricadute sia in termini di stili di vita sia in termini economici (le due cose sono strettamente legate). Tra le promotrici di questo nuovo corso troviamo Catherine Beecher e sua sorella Harriet Beecher Stowe (proprio lei, la scrittrice antischiavista de “La capanna dello zio Tom”), autrici nel 1869 di un importante manuale, che si iscrive nella tradizione anglosassone dei libri (auto)didattici: ‘The American Woman’s Home’20. Le sorelle Beecher sottolineano in particolare il contrasto fra i principi di uguaglianza affermati dal cristianesimo, e che sono anche alla base della democrazia americana, e la presenza della servitù domestica nelle case della borghesia statunitense. Esse affermano la necessità di limitare al massimo l’impiego di personale di servizio, evitando comunque che il rapporto assuma i connotati di una nuova forma di “schiavitù” o di “feudalismo”. A questo scopo suggeriscono di portare fuori dalle mura domestiche le mansioni che possono essere oggetto di un lavoro

available, doing the laundry meant obtaining water, making soap, preparing a fire to boil the clothes, washing them, rinsing them, wringing them out, in some cases dyeing garments blue, then hanging them out and ironing them. American women, who played a significant role in this story, traditionally did their laundry on Mondays. Sunday was the day when people changed their clothes and linen for the week. Dirty garments were washed the following day, which was known as Blue Monday. When the laundry was dry, generally on Tuesday, it was time for the ironing. This required using at least three different types of iron on a rotating basis, all of which need to be heated on a metal plate placed on the hearth or a stove. The thicker the fabric to iron, the heavier the iron required. Unlike today, personal hygiene was not an option after a hard day’s work. Nor was it a moment of hard-earned pleasant relaxation. Not even the upper classes had this luxury: “Until the advent of the white, brightly-lit bathroom with its complement of standard issue plumbed-in equipment (more or less from 1910 onwards), body washing was something people would do in an alcove, behind a curtain, or in a little toilet corner, using basins, jugs or bidets carried in by servants.... A bathroom was an exceptional and rare luxury, and tended to be a whole separate apartment.” As Balzac notes in The Harlot High and Low, careful washing was something unknown to “the majority of Parisian women, as it required too much time, and was something almost exclusively undertaken by courtesans, women of easy virtue, and shrewd ladies, the type who had nothing to do all day long.” In the 19th century, the United States was the only country in the world where women had the same legal status as men. But as everyone knows, legal

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sostitutivo, di ripartire le incombenze domestiche fra i diversi componenti della famiglia e di mantenere nella gestione della casa un profilo moderato, anche nelle dimensioni e nella pianta dell’abitazione. Si diffonde così l’idea che si debba salvaguardare la dignità delle donne che lavorano in casa, liberando inoltre il loro tempo per le mansioni familiari di maggior impatto morale. La particolare etica domestica delineata dalle sorelle Beecher, benché solo parzialmente realizzata, descrive e promuove un sistema di valori adeguato al contesto sociale in cui si colloca. Infatti l’industrializzazione crescente è causa di una rilevante diminuzione nella disponibilità di domestici, mentre le donne non sposate che nella famiglia tradizionale fungevano spesso da “personale non retribuito” trovano numerose opportunità di impiego nelle città che si sviluppano. La possibilità di avere un lavoro in fabbrica, in negozio o in ufficio permette di godere di un alloggio personale, per quanto modesto e talora misero, nel quale vivere la propria intimità e rigenerare le proprie energie. Una situazione ben diversa dall’alloggio nell’abitazione del datore di lavoro, godendo al massimo di un giorno libero a settimana. Trovare domestici qualificati è dunque sempre più difficile e costoso, e quindi alla portata di un numero sempre più ristretto di famiglie. È questo contesto a rendere possibile lo sviluppo come prodotti industriali di congegni capaci di riprodurre meccanicamente le operazioni tipiche di molte mansioni domestiche. Si tratta di apparecchi azionati dal lavoro muscolare, nei quali spesso il vantaggio non è tanto la minor fatica quanto la maggior rapidità e il miglior risultato. I primi tentativi di meccanizzazione riguardano il lavaggio della biancheria, e risalgono a un teologo protestante, Jacob Christian Schäffern, nella

parity is not in itself a guarantee of true social equality. The 19th century saw a number of cultural currents attempting to redefine the roles and responsibilities of women, and assert the dignity of women’s work inside and outside the home. Although the details of this movement are beyond our scope here, suffice it to say that these social reform projects had significant repercussions on people’s lifestyle and economic conditions (both of which are closely linked). Proponents of this new approach included Catherine Beecher and her sister Harriet Beecher Stowe (better known for her antislavery novel Uncle Tom’s Cabin), who in 1869 wrote The American Woman’s Home, an important manual that took its place in the Anglo-Saxon tradition of (self-)improvement manuals.20 The Beecher sisters in particular highlighted the contrast between the principles of equality proposed by Christianity, which serve as the foundation for American democracy, and the presence of domestic servants in upper-class US homes. They wrote it was necessary to limit the use of servants as far as possible, and make sure that such relationships did not take on the traits of “slavery” or “feudalism.” They suggested “sending out” any tasks that could be undertaken elsewhere, sharing household chores among the various family members, and retaining a moderate approach to living, including the size and disposition of the home. Their approach fostered acceptance of the idea of cherishing the dignity of women who worked in the home, and ensuring that they had more time for more morally-influential duties within the home. Although only ever partially realized, the household ethics outlined by the Beecher sisters presented and promoted a system of values suited to the social context of the day. Rapid industrialization resulted in a significant reduction


Una delle prime lavatrici prodotte dalla Candy, 1946.

Germania del 1767; ma le vere innovazioni, con l’introduzione dell’agitatore (che sostituisce allo sfregamento meccanico la possibilità di forzare la soluzione detergente nelle fibre) e dei rulli (per strizzare la biancheria invece di torcerla), vengono fatte negli Stati Uniti a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. I primi modelli di agitatore sono brevettati dall’inglese Thomas Bradford (1860) e dall’americano William Blackstone (1874), mentre i rulli sono introdotti nel 1861. Se la lavatrice è pensata fin dall’inizio come un oggetto domestico, benché abbia un mercato importante nelle lavanderie commerciali, la lavastoviglie è invece destinata fin da subito ai servizi di ristorazione e mensa. I primi tentativi, senza successo, risalgono all’americano Joel Houghton nel 1850, ma anche in questo caso le prime macchine davvero funzionanti sono inventate in parallelo in Europa, dal francese Eugène Daguin per i maggiori ristoranti parigini (ne parla “Scientific American” nel 1885), e in America, da una ricca ed estrosa padrona di casa di Shelbyville (Illinois), Josephine Cochrane, nel 1886. Il successo commerciale arride alla Cochrane: il passaparola le garantisce subito una valanga di ordinazioni da alberghi e ristoranti in tutto l’Illinois, e la spinge a brevettare i suoi prodotti, poi premiati all’Esposizione di Chicago del 1893. Nasce così un’attività industriale che prosegue ancora oggi col marchio KitchenAid. All’americano John Gorrie risale il primo brevetto di macchina frigorifera per la conservazione degli alimenti (1851), al cui perfezionamento si dedicano subito anche tedeschi, inglesi e francesi. Pure questi impianti si rivolgono inizialmente al mercato industriale: servizi di ristorazione, magazzini, e

One of Candy’s first washing machines, 1946.

in the availability of servants; unmarried women who had traditionally served as “unpaid staff” were finding plenty of opportunities to work in the burgeoning cities. The opportunity to work in a factory, shop or office made it possible for women to afford (an admittedly often modest or even dilapidated) home of their own, where they could live as they wanted and recharge their batteries. Living in one’s employer’s home, where at best they would have had one day off per week, was a very different prospect. As a result, it was becoming harder and more expensive to find qualified domestic help; smaller and smaller numbers of families could afford them. This situation prompted the development of industrial devices capable of mechanically reproducing the actions of many household tasks. Most of these muscle-powered devices didn’t require less effort, but they did offer greater speed and improved results. The earliest attempts at mechanization were in laundry: German Protestant theologian Jacob Christian Schäffern developed a device in 1767. However, true innovations first appeared in the United States from the mid-1800s onwards, starting with the agitator (which replaced mechanical rubbing by forcing detergent solution through fibres) and rollers (to wring laundry rather than twisting it). The earliest types of agitator were patented by Englishman Thomas Bradford (1860) and American William Blackstone (1874). Rollers were first marketed in 1861. Washing machines were designed from the

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dagli anni Settanta anche piroscafi e treni, per il trasporto di derrate alimentari sulle grandi distanze. Il primo frigorifero domestico verrà commercializzato negli Stati Uniti solo nel 1913. La tecnologia è quella del compressore, che alle origini utilizza l’ammoniaca, sostituita negli anni Trenta dal freon. Il meccanismo dell’aspirapolvere si rivolge invece subito al mercato domestico e viene inventato negli Stati Uniti tra il 1865 e il 1876: una pompa azionata manualmente e fornita di un lungo tubo per togliere la polvere dai tappeti; il primo brevetto è richiesto da Anna e Melville Bissel, ma pare che l’idea girasse già da un po’. I primi brevetti che prevedono l’uso dell’elettricità per apparecchi domestici arrivano negli anni Novanta e riguardano singoli dispositivi che hanno bisogno di essere riscaldati: in cucina si tratta di fornelletti, bollitori, tostapane e scaldacqua; ma il successo arride soprattutto ai ferri da stiro, che sostituiscono il tradizionale ferro a braci ardenti (risalente addirittura al Medioevo) e quello più recente da scaldare sulla piastra della stufa o nel camino. Riscaldare attraverso l’uso di resistenze elettriche è infatti un’applicazione abbastanza semplice, e gli oggetti in questione possono essere venduti a un prezzo contenuto, possono essere impiegati nelle case dove è già entrata l’illuminazione elettrica, e il loro uso, aumentando i consumi di energia, è un ottimo affare per le società elettriche, che infatti si danno subito da fare per promuoverlo. Il primo ferro da stiro elettrico è brevettato nel 1891. Si sviluppa anche l’idea di sostituire la forza muscolare applicando motori elettrici ai dispositivi meccanici già in uso, per ottenere un vero e consistente risparmio di tempo e di fatica. L’applicazione è resa possibile dalla riduzione delle dimensioni di questi motori, grazie ai perfezionamenti apportati nei primissimi anni del Novecento, tra gli altri, da Chester Beach e L.H.

beginning as a household device, notwithstanding the significant commercial laundry market. Dishwashers, on the other hand, were initially designed for restaurants and dining halls. Initial (unsuccessful) attempts at a dishwasher were made by American Joel Houghton in 1850. The first machines that really worked were invented in parallel in Europe by Frenchman Eugène Daguin (for Paris’s biggest restaurants, prompting an article in “Scientific American” in 1885) and in America by a wealthy and eccentric housewife in Shelbyville (Illinois), Josephine Cochrane, in 1886. Commercial success smiled on Cochrane: word-of-mouth ensured an avalanche of orders from hotels and restaurants across Illinois, prompting her to patent her products, which became award-winners at the 1893 Chicago Expo. That industrial company is still going strong today, under the KitchenAid brand. American John Gorrie held the first patent for a refrigerator for preserving foods (1851). The device was perfected immediately by Germans, the British and French. These devices were also initially targeted at the industrial market: restaurants and catering, warehouses, and from the 1870s onwards, ships and trains for the purpose of transporting foodstuffs over long distances. The first domestic refrigerator went on sale in the United States as late as 1913. The technology used was a compressor which originally used ammonia, which was subsequently replaced by freon in the 1930s. The vacuum cleaner was immediately sold on the home market after being invented in the United States between 1865 and 1876. Originally, vacuum cleaners had a manually-activated pump and a long tube for removing dust from rugs. The first patent was filed by Anna and Melville Bissel, though in all likelihood the idea had been doing


Ferro da stiro con lampada elettrica e, accanto, “prova uova” elettrico, 1915. An iron with built-in electric light and, alongside, an electric “egg tester”, 1915.

Hamilton. All’inizio i motorini elettrici fanno girare ventilatori e asciugacapelli; nel 1906 viene brevettato in Inghilterra l’aspirapolvere elettrico di Hubert C. Booth, e nel 1908 negli Stati Uniti il vacuum cleaner ideato da James Murray Spangler, di Canton (Ohio); questi cede poi il brevetto a suo cugino William H. Hoover, la cui azienda diverrà un marchio di punta del settore. Si passa poi ad apparecchi di maggiori dimensioni: la prima lavatrice elettrica viene sviluppata nel 1907, da Alva Fisher, mentre il primo frigorifero elettrico è prodotto dalla Kelvinator nel 1914.

Alla ricerca del comfort Con l’avanzare delle trasformazioni sociali legate ai processi di industrializzazione, anche i modelli di organizzazione familiare si modificano. Il modello di riferimento passa dalla famiglia allargata legata all’attività agraria e/o al possesso della terra, alla famiglia “nucleare” borghese dei

the rounds for some time by then. The earliest patents for electrically-powered domestic appliances appeared in the 1890s, and concerned devices that required heating: burners, kettles, toasters and water heaters. Electric irons successfully replaced the traditional iron used with burning coals (a technique in use since the Middle Ages) and the more recent technique of heating irons on a stove or fireplace. It was rather straightforward to use electricity to heat items up using resistance. These items could be sold at relatively low prices, be used in homes where lighting had already arrived, and because they increased the amount of energy people consumed, they were very good news for the electricity companies, which immediately set about promoting them. The first patent for an electric iron was filed in 1891. Electric motors also began replacing brute force in mechanical devices, saving significant amounts of time and effort. Such applications were possible after smaller motors began to be produced, thanks to developments immediately after the turn-of-the-century, among others by Chester Beach and L. H. Hamilton. Initially, electric motors were used to power fans and hair dryers. In 1906, Hubert C. Booth patented his electric vacuum cleaner in England. In 1908, James Murray Spangler of Canton (Ohio) patented his

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nuovi insediamenti urbani. Negli Stati Uniti questo cambiamento è particolarmente rapido e incisivo, ma anche l’Europa conosce un fenomeno simile, con velocità diverse da Paese a Paese, dovute alle diverse dinamiche sociali delle varie realtà nazionali. Il nuovo modello familiare ha precise conseguenze sulla struttura delle abitazioni: gli appartamenti di città sono dotati del bagno, ambiente specializzato per la pulizia personale e i servizi igienici, mentre la cucina, intesa come ambiente in cui si prepara il cibo, viene separata dal soggiorno-sala da pranzo, in inglese living room, che diviene il cardine del nuovo modo di vivere. Scopo essenziale del nuovo stile di vita è il comfort. Questo concetto, che negli anni Venti e Trenta viene messo al centro di una vera e propria “ideologia architettonica”, è stato definito come un processo di compensazione “che cerca di ristorare – tanto sul piano fisico quanto su quello psichico – le energie

own vacuum cleaner. He later sold the patent to his cousin William H. Hoover, whose company went on to become a world leader. Larger devices followed. The first electric washing machine was developed by Alva Fisher in 1907. The first electric refrigerator was manufactured by Kelvinator in 1914.

The Quest for Comfort Social transformation was driven by the processes of industrialization, and family life began to change. The model of reference shifted from the enlarged family typical of farming and/or landowning communities to the middle-class “nuclear” family found in new towns. In the United States, this change was both rapid and far-reaching. Similar phenomena took place in Europe, at a pace that varied from country to country depending upon the national and social context. The new family model had very specific repercussions on the home. City apartments featured bathrooms for personal cleanliness and hygiene. The kitchen was relegated to food preparation, and separated from the living room/dining room, which became the true focal point of this new way of living. Comfort was the main gain of this new lifestyle. In the 20s and 30s, comfort had become the centrepiece of a veritable “architectural ideology.” The term has been defined as a process of compensation “attempting to restore – as much physically as psychically – the energies consumed in the inhospitable outside world of productive labour.”21 Household comfort is, one may say, the measurable end-product of Articolo dedicato all’illuminazione della sala da pranzo, da “L’Energia Elettrica”, 1929. An article on dining room lighting, from “L’Energia Elettrica”, 1929.


Pubblicità francesi e inglesi per piccoli elettrodomestici, anni Venti. French and English adverts for small appliances, 1920s.

consumate nell’inospitale mondo esterno del lavoro produttivo”21. Il comfort familiare è, per così dire, il prodotto misurabile del lavoro domestico. Per raggiungere lo standard di riferimento del nuovo stile di vita il ricorso alla tecnologia domestica è essenziale; non si può più fare a meno dell’elettricità, dell’acqua corrente e del gas (che in alcuni usi è in competizione con l’elettricità). La responsabile del comfort familiare è come sempre la donna, che si trova così a essere gravata, se lavora anche fuori casa, di un doppio lavoro. Il sogno di riforma sociale delle sorelle Beecher si trasforma così nella taylorizzazione del lavoro domestico, teorizzata da Christine Frederick nel suo “The New Housekeeping. Efficiency Studies in Home Management”, pubblicato a New York nel 1913. L’opera è tradotta in italiano nel 1928 con il titolo: “Il taylorismo nella vita domestica. Libro destinato a tutte le donne d’Italia per facilitar loro i lavori della casa”. L’argomento sta infatti a cuore al regime, impegnato anch’esso nella ridefinizione in chiave efficientista, ma non emancipata, del ruolo delle italiane. Non stupisce

housework. Domestic technology was essential to achieving the reference standard for this new style of life. It was simply not possible not to live without electricity, running water and gas (which competed with electricity for some uses). As was ever the case, wovmen were responsible for household comfort. For women who worked outside the home, this meant effectively working two jobs. The Beecher sisters’ dream of social reform wound up becoming a Taylorization of housework, as theorized by Christine Frederick in her book The New Housekeeping. Efficiency Studies in Home Management, published in New York in 1913. The book was translated into Italian in 1928 with the title Il taylorismo nella vita domestica. Libro destinato a tutte le donne d’Italia per facilitar loro i lavori della casa. In Italy, the issue was of importance to the Fascist regime, which was also working hard to redefine the role played by Italy’s women in terms of becoming more efficient, though without the American overtones of achieving greater emancipation. It comes as no surprise that the translated version lacks the “scientific zeal and pioneering spirit” of the original. Instead, the emphasis was on what was supposed to be the key focus for Italian readers, the “obvious synthesis of women – housework.”22 It goes without saying that household appliances cannot be blamed for the failure to complete the

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pertanto che nella traduzione si perdano “lo zelo scientifico e il senso pionieristico” che caratterizzano il testo originale, mentre viene messo in rilievo ciò che deve essere il motivo centrale di interesse per il pubblico italiano, ovvero “il binomio fisso donna – lavoro di casa”22. Naturalmente non si può imputare agli elettrodomestici l’incompiutezza di una trasformazione dei rapporti familiari che procede con alti e bassi per tutto il Novecento e che ancor oggi non può dirsi soddisfacentemente attuata. Gli elettrodomestici sono un grande aiuto per chi può permetterseli, e un sogno di consumo anche per chi (ancora) non può. Ne parla Carlo Emilio Gadda in un passo dell’”Adalgisa” (1944): “La Maria, da più d’un paio d’anni al servizio di donna Elsa, proprio in quei giorni del definitivo distacco del Girolamo, aveva principiato ad accusare certi disturbi reumatici, conseguenti, è indubbio, all’umidità dell’acquaio. [...] Donna Elsa pensava a una cura ‘iodica’ e al dottor Piva ‘il nostro dottore’ [...] Pensava d’altra parte anche alla macchina lavapiatti della Michigan Kitchen Cooking & Washing Implements Corporation, che aveva visto sciabordare alla Fiera Campionaria, nel padiglione degli utensili domestici e dei pelapatate”23.

Lettera della APEL Societè pour le developpement des applications de l’électricité, indirizzata alla Società elettrica bresciana, maggio 1934. A letter from the APEL company (Societè pour le developpement des applications de l’électricité) to the Società elettrica bresciana, May 1934.

transformation of family relations. After ups and downs throughout the 20th century, in Italy the issue is still, to some degree, an open question. Household appliances were a boon to people who could afford them, and a consumer’s dream for those who could not. The following quote is from Carlo Emilio Gadda’s Adalgisa (1944): “Maria, who for more than a couple of years had been in the service of Donna Elsa, precisely at the time of the definitive split from Girolamo, began to suffer from certain rheumatic pains which, without a shadow of a doubt, had been provoked by the damp of the kitchen sink.... Donna Elsa thought she might benefit from an ‘iodic’ cure, and thought of ‘our’ Doctor Piva... She was also thinking about the Michigan Kitchen Cooking & Washing Implements Corporation dishwasher that she had seen swashing at the Trade Fair, in the pavilion dedicated to domestic utensils and potato peelers.”23 In the United States, Taylorism and the popularity of home economics as an educational subject,


Negli Stati Uniti il taylorismo e la diffusione dell’Economia domestica come insegnamento anche a livello universitario offrono un’importante sponda culturale all’impiego delle nuove tecnologie per la casa, affiancandosi all’opera di promozione svolta dagli industriali interessati alla produzione e vendita sia degli elettrodomestici sia dell’energia elettrica. Molti di questi apparecchi hanno infatti il picco di consumo in ore diverse da quelle del consumo industriale, e sono quindi particolarmente interessanti per le società elettriche, che hanno l’opportunità di vendere l’energia prodotta in orari che sarebbero altrimenti di scarso ritorno economico. Anche in Europa ci si comincia a interessare di questo settore produttivo, soprattutto in Inghilterra, Francia e Germania. Sorgono organizzazioni che hanno lo scopo di promuovere l’uso domestico dell’elettricità e al tempo stesso di comprendere le reali necessità delle casalinghe, come l’inglese Electrical Association for Women sorta nel 1924. La nuova fase di progettazione e produzione è caratterizzata da novità significative di tecnologia e di progettazione. In particolare i motori elettrici, che all’inizio erano affiancati alle apparecchiature, vengono inseriti all’interno di esse grazie all’introduzione della “scocca”, che come nelle automobili “riveste” i nuovi elettrodomestici. Addirittura, negli Stati Uniti la produzione dei grandi elettrodomestici (quelli che oggi chiamiamo

Copertine del bollettino di informazione “BIP” edito dalla Société pour le Développement des applications de l’électricité et le societé pour le perfectionament de l’éclairage, metà anni Venti. Cover of the “BIP” information bulletin published by the Société pour le Développement des applications de l’électricité et le societé pour le perfectionament de l’éclairage, mid-1920s.

including at university level, offered a major cultural boost to the use of new technologies in the home, alongside promotional campaigns undertaken by industrial companies interested in manufacturing and selling electrical appliances and electricity. Many of these items drew peak consumption at times of day other than when power was required for industrial consumption. This made them particularly attractive to electricity companies, which saw an opportunity to sell electricity generated at times of the day that would otherwise be of little economic benefit. Interest in this manufacturing sector grew in Europe too, particularly in England, France and Germany. Organizations sprang up to promote use of electricity in the home, and to cater to housewives’ real needs. One such organization was the Electrical Association for Women, founded in England in 1924. This new period of design and manufacture was spearheaded by significant technological and design innovation. Rather than being provided alongside devices, electrical motors began to be

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gli “elettrodomestici bianchi”) vede impegnata fin da subito non solo l’industria elettrotecnica, ma anche l’industria automobilistica, in particolare per quanto riguarda i frigoriferi. La Kelvinator viene infatti assorbita durante la prima guerra mondiale dall’American Motors, mentre la concorrente Guardian Refrigerator si trasforma nel 1918 in divisione Frigidaire della General Motors, seguita nel 1927 dalla Norge, controllata della casa automobilistica BorgWarner; nel secondo dopoguerra, poi, la Ford acquisirà la Philco. Gli altri grandi produttori Usa sono General Electric (che controlla anche il marchio Hotpoint), Westinghouse e Whirlpool. Hoover, General Electric, Kelvinator e Frigidaire stabiliscono delle filiali europee nel periodo tra le due guerre, ma ottengono buoni risultati solo nel Regno Unito. Solo Hoover peraltro riesce davvero ad affermarsi sul mercato inglese, al punto che il suo marchio entra nel linguaggio corrente come sinonimo di aspirapolvere. Il ramo europeo della Hoover, inoltre, gode di una forte autonomia, e avrà nel secondo Novecento una sua storia indipendente dalla casa madre. Gli altri marchi americani, invece, hanno difficoltà a penetrare sui mercati europei perché sono convinti che nel Vecchio Continente non vi siano grandi possibilità di sviluppo, e quindi sono poco disposti ad adeguare i loro prodotti ai gusti e alle

Negli anni Venti esplode la creatività nella produzione dei piccoli elettrodomestici. Sopra, manifesti che li pubblicizzano, 1925. The 1920s saw a boom in the creative invention of small household appliances. Above, advertising posters for appliances, 1925.

housed inside pieces of equipment after “bodywork” was introduced to provide a “skin” for the latest generation of household appliances, much like automobiles. In the United States, the manufacture of major domestic appliances (the sector generally known nowadays as “white goods”) was contended not just by the electrical engineering industry but by the motor industry as well, particularly in the refrigerator sector. During the First World War, the Kelvinator company was taken over by American Motors. In 1918, competitor Guardian Refrigerator became the Frigidaire division of General Motors. In 1927, Norge became a subsidiary of car manufacturers Borg-Warner. After the Second World War, Ford acquired Philco.


caratteristiche dei consumatori europei. Nel secondo dopoguerra, però, queste previsioni saranno clamorosamente smentite. Se negli Stati Uniti quattro dei sette maggiori marchi sono controllati dall’industria automobilistica, in Europa gli elettrodomestici sono prodotti quasi esclusivamente dall’industria elettrotecnica. Alcuni marchi europei che saranno protagonisti degli anni Cinquanta e Sessanta sono attivi già in questo periodo: nel Regno Unito English Electric, AEI, Wilkins & Mitchell, Pressed Steel; in Germania Bauknecht, Bosch, Siemens e AEG; in Francia Thomson-Houston, e in Svezia Electrolux, che fin da questa fase tenta di espandersi fuori dai confini nazionali. E a proposito delle caratteristiche dei consumatori europei, particolarmente importante è il contributo dato dalla tedesca AEG all’estetica degli elettrodomestici, attraverso l’attività progettuale di Peter Behrens, ideatore del concetto di “oggetti coordinati”. L’Italia partecipa solo marginalmente, in questa fase, allo sviluppo degli elettrodomestici. Di fatto, all’inizio degli anni Venti l’industria elettrotecnica italiana è in gran parte

The other major US manufacturers were General Electric (which also owned Hotpoint), Westinghouse, and Whirlpool. Hoover, General Electric, Kelvinator and Frigidaire all set up European ventures between the two wars, but only achieved success in the United Kingdom. Hoover alone gained true prominence on the British market. Indeed, in that country the company’s name became synonymous with the appliance itself. Hoover’s European division benefited from independence. In the second half of the 20th century, the division was run completely independently from the US parent company. The other US brands had a tough time penetrating European markets, partly as a result of a conviction that the old continent did not present attractive growth opportunities, hence their unwillingness to adapt their products to European consumers’ tastes and characteristics. They were to be proved very, very wrong after the second world war. In the United States, four out of the seven major brands were subsidiaries of carmakers. In Europe, household appliances were manufactured almost exclusively by electrical engineering companies. Some

Pubblicità delle lampade Philips, 1928. Accanto, manifesto pubblicitario della Monowatt, anni Venti. Advert for Philips bulbs, 1928. Alongside, a Monowatt advertising poster, 1920s.

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concentrata sulla produzione di apparati per la generazione e la trasmissione dell’elettricità e di applicazioni di carattere industriale o di complemento alle produzioni militari24. Ne offre un censimento ragionato Mario Silvestri, riferendosi alle ditte che in quegli anni esponevano regolarmente alla Fiera di Milano. Uno sguardo a quella lista permette di cogliere la scarsa presenza di produttori di apparecchi per la casa25. I pochi che se ne occupano, poi, offrono un ventaglio di prodotti che è paragonabile per tipologia a quello americano di venti anni prima: ferri da stiro, stufe e scaldabagni, macchine da caffè. Li producono la Watt (Pavia), la Costruzioni elettriche Villa (Milano), la Società per l’accumulazione termoelettrica – TES (Milano). Il maggior produttore italiano di motori elettrici di media e piccola potenza, con una lunga storia nel campo dei ventilatori, è la Marelli; ventilatori producono anche le Officine elettromeccaniche Bezzi e la Società Bassabi e Sala (tutte di Milano). I due principali produttori di lampade elettriche sono la Osram e la Philips, che è appena sbarcata in Italia acquisendo la Cruto. Ci sono poi gli strumenti del consumo elettrico: interruttori, quadri elettrici e suonerie, relè, contatori: li producono la Magrini (Bergamo), la CGS (Monza), la Vanossi e Fantini (Milano), la Terraneo (Milano), la Veronesi (Bologna). Più sofisticati i fabbricanti di materiali per la radiofonia e la

Brevetto per ventilatore a parete, 1935. A patent for a wall fan, 1935.

of the European brands that were to play a lead role in the 50s and 60s were already up and running at this time: in the United Kingdom, English Electric, AEI, Wilkins & Mitchell, and Pressed Steel; in Germany, Bauknecht, Bosch, Siemens and AEG; in France, Thomson-Houston, and in Sweden Electrolux, which from the start had designs on expanding beyond its domestic borders. The German AEG company played a particularly major role in shaping the aesthetics of household appliances, thanks to the design approach of Peter Behrens, the man who came up with the concept of “co-ordinated objects.” During this period, Italy made only a marginal contribution to the development of household appliances. Indeed, at the start of the 1920s, Italy’s homegrown electrical engineering industry was for the most part focused on manufacturing electricity generation and transmission devices, industrial applications or for use by the military.24 Mario Silvestri offers an annotated summary of the companies that regularly exhibited at the Milan Trade Fair during that time. One glance at his list is sufficient to see that home appliance manufacturers were poorly represented.25 The few Italian companies involved in this sector offered a range of products comparable to what had been on offer in the US two decades previously: irons, stoves, water heaters and coffee machines. The companies concerned were Watt (Pavia), Costruzioni Elettriche Villa (Milan), and the Società per L’Accumulazione Termoelettrica – TES (Milan). The Marelli company was Italy’s largest producer of medium- and low-power electrical motors. The


Sala di esposizione e vendita di apparecchi elettrodomestici durante la Mostra di Ingegneria e Architettura, 1930. A destra, statistica delle applicazioni elettrotermiche ad uso domestico, Unifiel, 1931. Home appliances on display and for sale at the Mostra di Ingegneria e Architettura Fair, 1930. Right, electro-thermal home application statistics, Unifiel, 1931.

telefonia: SATIS, Perego, Sari, Ducati, Allocchio e Bacchini. Vi sono anche produttori di apparecchi elettromedicali: Zerowatt, e Farina, entrambi di Milano. Le apparecchiature più complesse vengono importate. Non è solo il costo di acquisto degli elettrodomestici a limitarne il mercato: anche le tariffe elettriche svolgono un ruolo non secondario. Le principali società elettriche settentrionali (Edison, Sip e Sade) hanno opinioni divergenti sulla politica tariffaria: Edison e Sade sono molto prudenti e mantengono le tariffe a un livello più elevato, convinte che una riduzione non sarebbe compensata da un aumento di consumi; non la pensa così la Sip, che ha una politica dei prezzi più aggressiva. Ed è proprio la Sip, seguita dalla Società Meridionale di Elettricità (Sme), a promuovere le prime campagne per la diffusione degli elettrodomestici, in particolare scaldabagni e cucine, prendendo esempio da quanto avviene nei Paesi più industrializzati: crea a questo scopo

company already had plenty of experience in the field of fans, as did Officine Elettromeccaniche Bezzi, the Società Bassabi and Sala (all based in Milan). Italy’s two largest manufacturers of electrical light bulbs were Osram and Philips, which had only recently arrived in Italy after its acquisition of the Cruto company. In the electricity consumption accessory sector, switches, electricity panels, ringers, relays and meters were manufactured by Magrini (Bergamo), CGS (Monza), Vanossi and Fantini (Milan), Terraneo (Milan), and Veronesi (Bologna). The companies that manufactured broadcast and telephone industry materials were generally more sophisticated, and included SATIS, Perego, Sari, Ducati, Allocchio and Bacchini. Electric medical device manufacturers also existed: Zerowatt and Farina, both in Milan. The most complex devices were imported into the country. It wasn’t just the price of household appliances that restricted the market in Italy: electricity prices also played a significant role. The largest electricity companies in the north of the country (Edison, SIP and SADE) had different

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Veduta della “casa elettrica” nel parco della Villa Reale di Monza. A sinistra, una delle vetrine del negozio della Unes, Unione esercizi elettrici, Pescara, 1930. A view of the “electric house” in the Villa Reale gardens, Monza. Left, an UNES (Unione esercizi elettrici) showroom, Pescara, 1930.

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la Spes (Sviluppo e propaganda elettroapplicazioni e similari), diretta da Umberto Pittaluga, che con Cesare Pedrini (direttore amministrativo dell’Unione esercizi elettrici – Unes) è tra i maggiori studiosi della questione. La Edison punta invece, anche nell’attività promozionale, verso un mercato di fascia medioalta: ne è un chiaro esempio la “casa elettrica” che la società milanese sponsorizza in occasione della IV Triennale (l’ultima tenuta a Monza) nel 1930. La realizza il Gruppo 7, costituito dai più innovativi giovani architetti italiani del momento: Luigi Figini, Gino Pollini, Adalberto Libera, Sebastiano Larco, Carlo Enrico Rava, Giuseppe Terragni e Guido Frette. La casa è concepita come villino tipico per famiglia borghese, da destinare a seconda casa. È improbabile che l’investimento pubblicitario della Edison sia stato ripagato da un

ideas when it came to pricing policies. Edison and SADE erred on the side of prudence. They maintained their rates at a higher level, convinced that price reductions would not be compensated by increased consumption. SIP thought otherwise, and pursued a more aggressive price policy. SIP, followed by the Società Meridionale di Elettricità (SME), ran the first campaigns to encourage the take-up of household appliances, particularly water heaters and cookers, following in the footsteps of what was happening in the most industrialized nations. The company set up its SPES (Sviluppo e Propaganda Elettroapplicazioni e Similari) unit, run by Umberto Pittaluga, who with Cesare Pedrini (Managing Administrator at the Unione Esercizi Elettrici – UNES) was one of the nation’s leading scholars on the issue. Edison focused its marketing on the medium/high end of the market, as is evident from the “electrical home” the Milan company sponsored at the 1930 IV Triennale (the last to be held in Monza). The home was the work of Gruppo 7, which brought together Italy’s most innovative young architects of the day: Luigi Figini, Gino Pollini, Adalberto Libera, Sebastiano Larco, Carlo


incremento diretto dei consumi elettrici. Tuttavia esso è molto rilevante culturalmente, perché offre uno “standard da sognare”, un modello di stile e di consumo, anche a famiglie che ancora non possono averlo, ma forse un giorno potranno permetterselo. Neppure i risultati delle campagne promozionali della Sip e della Sme fra il 1930 e il 1932 in Lombardia, Piemonte e Calabria sono all’altezza dello sforzo finanziario e organizzativo sostenuto per realizzarle. Ma non si tratta di iniziative inutili: esse dimostrano da un lato la permeabilità dei consumatori italiani all’acquisto di piccoli elettrodomestici, e dall’altro che il principale ostacolo alla diffusione delle apparecchiature elettriche per la casa è proprio il basso livello di reddito che caratterizza gran parte della popolazione italiana. Non c’è sforzo propagandistico in grado di superare questo

Enrico Rava, Giuseppe Terragni and Guido Frette. The house was conceived as a typical detached middle-class family’s second home. It is unlikely that the money Edison spent on this marketing campaign generated a direct increase in electricity consumption. However, on a cultural level it was important for offering a “standard to dream of”, an aspirational lifestyle- and consumption-based template that appealed to families that couldn’t afford it at the time. The marketing campaigns run by SIP and SME between 1930 and 1932 in the regions of Lombardy, Piedmont and Calabria were unlikely to have repaid their financial and organizational investments. And yet they were not bereft of benefits. For one thing, they demonstrated that Italian consumers were amenable to the idea of buying small household appliances. The main obstacle to the widespread take-up of electrical 81

Copertina e alcune pagine interne di un depliant delle officine E. Roveglia & Figlio di Brescia, anni Trenta. Cover and inside pages from a brochure for the E. Doveglia & Figlio workshops, Brescia, 1930s.


L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti Energy and the General Public: Lifestyles on Two Continents

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ostacolo, benché l’incremento dei consumi domestici di energia elettrica, a scopo sostitutivo dei combustibili fossili, sia uno degli obiettivi della politica autarchica. Del resto la struttura produttiva dell’Italia vede ancora la prevalenza dell’agricoltura: e l’elettrificazione delle campagne è un altro obiettivo che il fascismo enuncia, ma non può nemmeno iniziare a realizzare. Il più lussuoso degli elettrodomestici è in quel momento il frigorifero, per costo e per consumo un vero status symbol. Troneggia nella cucina dei sogni, immerso nell’illuminazione “razionale”, in mezzo a un tripudio di piccoli elettrodomestici, alla lavabiancheria, e alla lavastoviglie desiderata da donna Elsa nel romanzo di Gadda; come troneggia in soggiorno il mobile che contiene la radio e il grammofono elettrico (quest’ultimo brevettato nel 1924), mentre l’asciugacapelli e lo scaldabagno contribuiscono al comfort della

household appliances was the low income level among the majority of Italy’s population. No marketing campaign was able to overcome this obstacle, even though increasing domestic electricity consumption to the detriment of fossil fuels was an avowed objective of Italy’s then autarky-focused policy. Italy remained a predominantly agricultural nation, and bringing electricity to the countryside was another of fascism’s goals that it didn’t even begin to achieve. At that time, the most luxurious household appliance of all was the refrigerator; owing to its cost and consumption, the refrigerator was a true status symbol. The fridge had pride of place in people’s dream kitchens, with “rational” lighting trained on it, in an orgy of household appliances ranging from the washing machine and dishwasher lusted after by Donna in Gadda’s novel. The status of the refrigerator was matched in the living room by the cabinet that housed a

Lettera con allegato listino prezzi degli apparecchi in vendita inviati da L’Elettrofiduciaria alla Società industriale trentina, 1928. Letter and a price list for equipment on sale, sent by Elettrofiduciaria to the Società industriale trentina, 1928.


Illustrazione della Städtisches Elektrizitatswerk di Stoccarda tratta da “L’Energia Elettrica”, 1927. Städtisches Elektrizitatswerk of Stuttgart illustration, from “L’Energia Elettrica”, 1927.

stanza più intima della casa, il cui arredo comprende ormai pure la vasca. Anche in Italia un’industria automobilistica entra nel settore dei frigoriferi: si tratta della Fiat, che nel 1938 acquista una licenza per l’assemblaggio dei frigoriferi Westinghouse. La società torinese è così la prima azienda italiana a oltrepassare la soglia che separa i piccoli elettrodomestici e gli scaldacqua dall’industria degli “elettrodomestici bianchi”. Pochi però possono permetterselo. I dati riportati da Pittaluga nel 1939, in un trionfalistico elenco di apparecchi elettrici venduti ai consumatori italiani, dicono a chi sa leggerli che il mercato italiano degli elettrodomestici è ancora terribilmente povero, e fotografano una profonda divaricazione sociale26: a fronte di 3.500.000 ferri da stiro (il vero elettrodomestico di massa) e a 1.350.000 “tra bollitori, caffettiere, ventilatori, asciugacapelli, fornellini” (i piccoli apparecchi che chi può affianca al ferro), all’altro capo della scala del lusso stanno appena 21.000 frigoriferi, 53.000 lucidatrici, 65.000 aspirapolvere, 65.000 scaldabagni. I consumi di elettricità confermano questo quadro: all’uso domestico è infatti destinato poco più del 5% dell’energia prodotta. A metà scala troviamo 112.000 cucine elettriche e 275.000 radiatori “per riscaldamento d’ambienti occasionale”: ed è da qui che si ripartirà nel dopoguerra.

radio and an electric gramophone (this latter item patented in 1924), while the smallest room in the house, which by now had come to include a bathtub, was rounded off by a hairdryer and water heater. In Italy too, car manufacturers became involved in the refrigerator industry, when in 1938 FIAT acquired a licence to assemble Westinghouse refrigerators. The Turin-based company became the first in Italy to overcome the boundary separating small household appliances and water heaters from the “white goods” industry. Still, very few people in Italy could afford such things. Despite triumphalistic overtones in a list of electrical devices sold to Italian consumers, data published by Pittaluga in 1939 shows that the Italian household appliance market was still miniscule, and provided a snapshot of a deeply divided society:26 a total of 3,500,000 irons were sold (Italy’s no. 1 mass electrical appliance), along with 1,350,000 “kettles, coffeemakers, fans, hairdryers and miniburners” (small appliances used alongside irons), compared with the luxury end of the market, consisting of just 21,000 refrigerators, 53,000 polishers, 65,000 vacuum cleaners, and 65,000 water heaters. This situation was confirmed by electricity consumption: household use accounted for just over 5% of all electricity generated. The middle of the market absorbed 104,000 electric cookers and 275,000 radiators “for casual environmental heating.” It was from these levels that things were to take off after the Second World War.

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Elettricità e nuovi consumi.

Parlare e divertirsi

Electricity and New Consumption Patterns.

Talking and Having Fun

Il concetto e il termine di “telecomunicazioni”27 fanno il loro ingresso nel diritto internazionale nel 1932, con la Conferenza di Madrid: viene approvata una nuova Convenzione internazionale, che sostituendo le precedenti convenzioni settoriali costituisce un’unica Unione Internazionale delle Telecomunicazioni. La Convenzione di Madrid fotografa tempestivamente una situazione di graduale integrazione tecnologica fra i diversi sistemi di trasmissione, in cui l’attenzione si sposta dal tipo

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The concept and term “telecommunications”27 made its debut in international law in 1932 at the Madrid Conference, when a new international convention was adopted to replace previous industry-based agreements, and leading to the establishment of a single International Telecommunications Union. The Madrid Convention was a timely snapshot of a situation characterized by gradual technological integration of the various transmission systems. The focus shifted from the type of technology used to the fact that (written,



Elettricità e nuovi consumi Electricity and New Consumption Patterns

Storia illustrata del marchio “La voce del padrone”, da “Radio&Television Retailing”, settembre 1946. An illustrated story sponsored by “His Master’s Voice”, from “Radio & Television Retailing”, September 1946.

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di tecnologia utilizzata al fatto che un messaggio (scritto, sonoro o visivo) possa arrivare a destinazione avvalendosi in modo intercambiabile di diversi canali di trasmissione: reti telegrafiche e reti telefoniche, ormai basate sulle stesse tecnologie di cavo e di commutazione, ponti radio, sistemi di trasmissione elettronica dell’immagine, anche in movimento, in un percorso ininterrotto che dopo l’avvento dell’informatica porterà all’odierna multimedialità. Negli anni Trenta le difficoltà del mercato discografico evidenziano anche lo stretto legame fra telecomunicazioni, broadcasting e intrattenimento. Il collegamento è ben testimoniato dagli intrecci di partecipazioni fra le società del settore. Nel 1929 la Rca acquista la Victor, e con essa i diritti sul marchio del “cagnolino” per gli Stati Uniti; nel 1930 una sentenza antitrust costringe General Electric e Westinghouse a cedere il controllo della Rca, lasciandovi però la produzione di apparecchi radio e grammofoni. La concorrente CBS, che nel frattempo ha raggiunto una posizione leader in

audio or visual) messages could reach their destination via a number of different, interchangeable transmission channels: telegraph and telephone networks, which by this time were based on the same cable and switching technologies, radio relays, and electronic transmission systems for images (including moving images), in a process that was to continue to develop until the emergence of computer technology and modern-day multimedia. In the 30s, difficulties faced by the record market highlighted the close link between telecommunications, broadcasting and entertainment. This link was self-evident in the cross-holdings between industry companies. In 1929, RCA acquired Victor, and with it the rights to the “little dog” brand for the United States. In 1930, an antitrust ruling forced General Electric and Westinghouse to sell their controlling stake in RCA, but allowed them to retain their radio set and gramophone manufacturing operations. Their competitor CBS, which by this time had become the radio broadcast leader, already had a presence in the record industry through Columbia Graphophone. In 1931, the company founded its own record label with the English companies Marconiphone and His Master’s Voice, and acquired the rights to the “little dog” for Europe, establishing the new brand EMI. CBS set up


campo radiofonico, è già presente sul segmento discografico attraverso la Columbia Graphophone, e nel 1931 fonde la propria società discografica con le inglesi Marconiphone e His Master’s Voice, acquisendo i diritti sul “cagnolino” per l’Europa: nasce così la Emi. Per gli Stati Uniti, invece, nel 1938 CBS crea la Columbia Records. In Italia la Columbia controlla già dagli anni Venti la Società Nazionale del Grammofono (SNG), diretta da Alfredo Bossi, sorta come concorrente della già menzionata Società Italiana di Fonotipia (SAIF); quest’ultima è la controllata italiana della Voce del Padrone e distributrice dei dischi della francese Pathé (ormai anch’essa nell’orbita Columbia). Dalla fusione delle controllanti anglosassoni discende la fusione in Italia fra Marconiphone italiana, SNG e SAIF, che danno vita alla VCM (Voce del Padrone - Columbia Marconiphone), diretta da Aldo Mario De Luigi, che continua a distribuire anche il marchio Pathé, per il quale incide, fra gli altri, il tenore Beniamino Gigli. Un’altra frontiera in movimento è la trasmissione a distanza delle immagini: sta nascendo la televisione. Studi e tentativi sono in corso già dall’inizio del secolo; a metà degli anni Trenta, con l’invenzione dell’iconoscopio di Vladimir K. Zworykin, la traiettoria tecnologica si sposta decisamente dal

Pubblicità del “Chiliofono”, radiofonografo prodotto dalla Radio Marelli, 1930. Advert for the “Chiliofono”, a radio phonograph manufactured by Radio Marelli, 1930.

Columbia Records for the United States in 1938. In Italy, since the 1920s Columbia had been in charge of the Società Nazionale del Grammofono (SNG), managed by Alfredo Bossi, which was something of a competitor to the previouslymentioned SAIF (Società Italiana di Fonotipia). SAIF was the Italian subsidiary of His Master’s Voice, and a distributor of discs for Pathé of France (which had also become part of the Columbia constellation). Following the merger of the UK and US parent companies, a merger occurred in Italy between the Italian Marconiphone company, SNG and SAIF, which led to the creation of VCM (Voce del Padrone Columbia - Marconiphone). Managed by Aldo Mario De Luigi, the new company continued to distribute the Pathé label, for which, amongst others, it recorded tenor Beniamino Gigli. Things were also changing on the long-distance picture transmission front, as TV began to become a reality. Research into television had been going on since the turn of the century. In the mid-30s, following Vladimir K. Zworykin’s invention of the iconoscope, the technological trajectory shifted from John L. Baird’s electromechanical system towards electronics. Broadcast TV began taking off in the 1940s in the United States (through RCA) and in England (BBC). In the spring of 1937, just a few months before his sudden death, Marconi attended a technical demonstration of

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Elettricità e nuovi consumi Electricity and New Consumption Patterns

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sistema elettromeccanico di John L. Baird all’elettronica, e negli anni Quaranta la televisione decollerà negli Stati Uniti (per opera della Rca) e in Inghilterra (BBC). Nella primavera del 1937, pochi mesi prima della sua improvvisa scomparsa, lo stesso Marconi assisterà, presso la sede di Londra della compagnia che porta il suo nome, a una dimostrazione tecnica. Le prime ricerche italiane sono avviate nel 1929 a Milano, per iniziativa di due ingegneri, Alessandro Banfi e Sergio Bertolotti (quest’ultimo figura di spicco tra i quadri tecnici Eiar e poi Rai). Nel 1931 nasce a Torino il Laboratorio di Ricerche dell’Eiar; nonostante le affermazioni della propaganda di regime, l’Italia si limita a studiare l’applicazione, nel contesto nazionale, di tecnologie messe a punto all’estero, tant’è che la prima dimostrazione pubblica, fatta nel 1932 in occasione del decennale della Marcia su Roma, usa apparati tecnici di produzione tedesca. Anche in Italia comunque vi sono alcuni sviluppi industriali, ad opera della Safar e della Marelli; nel 1939 viene realizzato il primo trasmettitore televisivo dell’Eiar a Roma (Monte Mario), dal quale sono irradiate alcune trasmissioni sperimentali. Poco dopo viene introdotta nella convenzione tra Stato ed Eiar una norma di salvaguardia dei futuri interessi dell’industria radioelettrica italiana in campo televisivo. La guerra porta a una battuta d’arresto non solo in Italia, ma anche nel mondo anglosassone. Alla fine della guerra il dibattito italiano sulla riorganizzazione delle telecomunicazioni prende le mosse proprio dalla necessità di adeguarsi al contesto internazionale, realizzandone l’integrazione. Il punto di maggior

television at the London headquarters of the Marconi company. In Italy, research into television commenced in Milan in 1929 with two engineers, Alessandro Banfi and Sergio Bertolotti (the latter of whom was a leading EIAR and subsequently RAI technical manager). EIAR established a Research Laboratory in Turin in 1931. Despite increasing amounts of regime propaganda, Italy limited itself to studying homegrown applications of technologies developed elsewhere. Indeed, the first public demonstration of television, held in 1932 to mark the 10th anniversary of the March on Rome, used German-made equipment. Some industrial developments nevertheless took place in Italy at SAFAR and Marelli. In 1939, EIAR erected its first television transmitter in Rome (Monte Mario), and used it to broadcast a number of experimental transmissions. Not long after this, regulations were introduced into the Convention between the State and EIAR to protect the future interests of Italy’s radio industry in the field of television. The war led to a hiatus not just in Italy, but in English-speaking countries too. After the war, out of necessity Italian debate on how to reorganize telecommunications revolved around coming into line with the international framework through integration. The telephone service was the most fragmented part of the whole system.28 Durzing the Fascist period, the telephone system had been re-privatized and the country divided into five concessionary areas: the north west, allocated to STIPEL;

John L. Baird davanti al suo apparecchio ricevente, 1927. John L. Baird in front of one of his receiving devices, 1927.


frammentazione dell’intero sistema è il servizio telefonico28. Durante il periodo fascista, infatti, esso è stato riprivatizzato, suddividendo il territorio nazionale in cinque zone di concessione: nordovest, assegnato alla Stipel; nord-est, alla Telve; fascia tirrenica, alla Teti; fascia adriatica, alla Timo; meridione, alla Set. La concessione per la rete interurbana non è stata invece richiesta, costringendo lo Stato a farsene carico attraverso l’Azienda di Stato per i Servizi Telefonici (ASST). Al di fuori delle città la maggior parte delle abitazioni è sprovvista di telefono, e nei comuni rurali collegati alla rete (molti non lo sono ancora) il servizio è legato ai posti telefonici pubblici: spesso un bar o un negozio di alimentari, dotati di un telefono e di un contascatti. Le concessioni telefoniche sono un terreno di conflitto fra le società elettriche: la posizione dominante è conquistata dalla Sip, che dopo aver acquisito il controllo della Stipel interviene gradualmente finanziando lo sviluppo delle infrastrutture nelle altre zone, e in cambio acquisisce rilevanti partecipazioni. Alla fine degli anni Venti soltanto la Teti, collegata alla Selt-Valdarno

Televisore meccanico a disco Nipkow in commercio a Londra nel 1928. A Nipkow mechanical disc television, on sale in London, 1928.

Due immagini del centro radiofonico Eiar di Santa Palomba (Roma), il più grande complesso radiotrasmittente ad onde medie esistente in Europa all’epoca, 1937. Two images from the EIAR radiophonic centre at Santa Palomba (Rome), at the time the largest medium-wave radio transmission centre in Europe, 1937.

the north east (TELVE); the Tyrrhenian Coast (TETI); the Adriatic Coast (TIMO); and the south (SET). The concession for the long-distance network did not attract any bidders, leaving the State to run it through the Azienda di Stato per i Servizi Telefonici (ASST). Outside Italy’s cities, most homes did not own a telephone. Rural municipalities that were connected to the network (a great many were not) received the service through public telephone booths, often located in a bar or a grocers, where callers would use a telephone and unit meter. The telephone concessions had been carved up between Italy’s electricity companies. Of these, SIP established a dominant position. After acquiring control over STIPEL, SIP gradually began investing in the development of infrastructure in other areas, in exchange for significant shareholdings. By the end of the 20s, only TETI, which was part

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Elettricità e nuovi consumi Electricity and New Consumption Patterns

(gruppo La Centrale), è fuori dall’orbita Sip. Nel 1928 la Sip acquisisce anche il controllo della marconiana Radiofono, e attraverso questa il controllo dell’Eiar e della Sipra, la concessionaria per la pubblicità radiofonica. Con la crisi del 1929-30 l’equilibrio finanziario della Sip si sfalda, dando luogo a un intervento di salvataggio operato dall’Iri, che separa le attività elettriche da quelle radiofoniche e telefoniche, affidando queste ultime a una propria finanziaria: la Stet. Così, negli anni fra le due guerre, Torino diventa la capitale delle telecomunicazioni italiane. Nel dopoguerra tutti concordano sulla necessità di portare il servizio telefonico sotto un gestore unico: ma sulle modalità per giungere al risultato, sulla natura del gestore (statale, privato, a partecipazione pubblica), e sull’opportunità di

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of the SELT-Valdarno organization (La Centrale Group) remained outside SIP’s sphere of control. In 1928, SIP acquired a controlling stake in the former Marconi company Radiofono. Through this shareholding, it gained control over EIAR and SIPRA, the radio broadcast advertising sales agency. SIP’s finances took a battering in the 1929-30 crisis. When State-run IRI came in to bale the company out, it demerged the electricity and broadcast/telephone operations, and transferred the latter to STET, one of its holding companies. During the interwar years, Turin was Italy’s telecommunications capital. After the Second World War, there was widespread agreement that Italy’s telephone service should be run by a single company. However, opinions and strategies diverged as to how to achieve this result, and what type of company it should be (state-owned, private, or some kind of public shareholding). The debate was coloured by the intense ideological convictions that were the norm at a time and in a nation that had only just regained the right to freely express opinions. There was also widespread doubt that in such economically straitened times, Italy could muster the resources necessary to rebuild and modernize its telecommunications system and close the gap with other nations. Two major US telecommunications companies offered to implement this part of Italy’s post-war reconstruction: AT&T e ITT, the latter in alliance with La Centrale, which owned TETI and held significant interests in the cable industry. This was opposed by the public managers at STET, run by Guglielmo Reiss Romoli, who managed to persuade the Italian government not to take up the offer. The government was

Agenzia della Stipel in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, 1929. A Stipel agency in the Vittorio Emanuele Gallery, Milan, 1929.


fondere il servizio telegrafico con quello telefonico, le opinioni e le ricette sono diverse, e risentono degli interessi in gioco e anche della vivace caratterizzazione ideologica che investe ogni argomento in un Paese che ha appena riscoperto la libertà di opinione. È anche diffuso il dubbio che l’Italia, nella difficile situazione economica in cui si trova, non abbia le risorse per ricostruire e ammodernare il proprio sistema di telecomunicazioni, in modo da mettersi al passo con gli altri Paesi. Si offrono per attuare questa parte della ricostruzione le due principali società statunitensi del settore: la AT&T e la ITT, quest’ultima in alleanza con il gruppo La Centrale, che controlla la Teti e ha forti interessi nel settore dei cavi. A questa prospettiva si oppongono i manager pubblici della Stet, guidati da Guglielmo Reiss Romoli, che riescono a convincere il governo italiano a lasciar perdere: sono aiutati, in questo, dalla esosità delle condizioni poste dagli americani, e dalla visione assai restrittiva che essi esprimono sul potenziale di sviluppo dell’Italia. Questi elementi finiscono per contrariare anche un economista come Luigi Einaudi, ministro del Tesoro, generalmente sfavorevole all’intervento economico dello Stato, che dà maggior credito alle previsioni di sviluppo della Stet, le quali si riveleranno ben fondate. Già nel 1947, infatti, l’utenza telefonica urbana risulta più ampia rispetto al periodo che precede la guerra, mentre la rete interurbana è interamente ripristinata e si va estendendo a tutti i comuni. Resta nelle mani dell’Iri anche il controllo

Pubblicità della Radio Marconi, 1939. A sinistra, licenza per esercitare il commercio al minuto di apparecchi radio e materiale elettrico, 1938. Advert for the Marconi Radio, 1939. Left, a permit for the retail sale of radio equipment and electrical material, 1938.

particularly sensitive to the highly unfavourable conditions proposed by the Americans, not to mention their rather negative view of Italian growth prospects. All of these elements persuaded Luigi Einaudi, the Minister of the Treasury and an economist whose instincts were to avoid state intervention, to put greater trust in STET’s growth forecasts, which turned out to be highly accurate. By 1947, telephone user numbers in Italy’s towns exceeded numbers in the run-up to the war. The long-distance network had been wholly restored, and was being extended to all of the country’s municipalities. IRI also retained control over EIAR, which was converted into a new license-holding company: RAI – Radio Audizioni Italiane.

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Elettricità e nuovi consumi Electricity and New Consumption Patterns

dell’Eiar, che viene trasformato in una nuova società concessionaria: la RAI – Radio Audizioni Italiane.

Un (grande) piccolo schermo

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Nell’ottobre 1947 alla direzione generale della Rai viene chiamato Salvino Sernesi, un manager proveniente dalla Banca Nazionale del Lavoro, molto apprezzato per le sue qualità organizzative. Non è questa la sede per ripercorrere le vicende istituzionali, culturali e storico-politiche della Rai, sulle quali esiste un’abbondante letteratura29: interessa qui soprattutto la funzione di traino che essa svolge per l’ammodernamento tecnologico dell’intero sistema italiano delle telecomunicazioni, con la costruzione e il continuo aggiornamento delle infrastrutture radiotelevisive, e con ricadute importanti nei settori industriali collegati. Nel 1948 viene completato il ripristino della rete radiofonica, modificando in parte la distribuzione degli impianti sul territorio, in modo da raggiungere anche zone dove precedentemente l’ascolto risultava insoddisfacente. Viene anche adottata la modulazione di frequenza, per la diffusione del terzo programma della radio. Tra il 1948 e il 1952 Sernesi trasforma la Rai in una grande azienda di comunicazione di massa, basata su standard produttivi di alta qualificazione, con servizi tecnici fra i migliori d’Europa. Viene anche fatto un consistente sforzo, coronato da successo, per recuperare l’evasione dal canone e aumentare la diffusione dell’ascolto domestico, che si incrementa del 243%, portandosi a poco meno di 5 milioni nel

Camera da ripresa televisiva prodotta dalla Magneti Marelli, 1938. A television camera manufactured by Magneti Marelli, 1938.

The (Big) Small Screen In October 1947, Salvino Sernesi, a manager from the Banca Nazionale del Lavoro renowned for his organizational acumen, was brought in to RAI central management. We do not have the scope to review the institutional, cultural and political history of RAI, which has been amply covered elsewhere:29 what interests us here is its function as a driver for the technological modernization of Italy’s telecommunications system as a whole, through the construction and constant upgrade of broadcast infrastructure, and the significant impact it had on adjacent industrial sectors. Reconstruction of the radio network was completed in 1948. During this process, the distribution of installations across the country was remapped to cover areas where listening quality had not previously been up to standard.


1953. Viene così raggiunta una densità radiofonica paragonabile a quella degli altri paesi europei, benché ancora a qualche distanza dai più evoluti. Convergono a questo risultato anche i nuovi modelli di apparecchi radio, di dimensioni e prezzo contenuti. Anche questo dato, infatti, è influenzato dal reddito: e così nei centri rurali rimane una presenza residua di ascolto collettivo, in posti pubblici che in genere sono gli stessi del telefono. Nel 1949 riprendono le sperimentazioni televisive: il primo studio e il primo trasmettitore di questa nuova fase, realizzati con tecnologie americane, sono allestiti a Torino, dove l’11 settembre 1949 viene messa in onda la prima trasmissione sperimentale. Vi si effettuano anche le comparazioni tra i diversi standard trasmissivi, fornendo gli elementi tecnici che nel 1952 portano alla decisione di adottare lo standard europeo: 625 linee intercalate e 25 immagini al secondo. “Sulla bontà della scelta può valere per tutte la testimonianza del signor Zworykin, il fondatore della moderna televisione, che ha giudicato la Tv italiana la migliore dal punto di 30 vista tecnico” . Nel 1952 viene realizzato nella sede Rai di corso Sempione, a Milano, un ulteriore impianto di studi televisivi, con un secondo trasmettitore dal quale viene messa in onda la cerimonia inaugurale della Fiera Campionaria. Il primo telegiornale sperimentale viene trasmesso il 9 settembre 1952. Dal 12 al 27 aprile 1952 va in onda da Milano, in collegamento con Torino attraverso un ponte radio a microonde realizzato dalla Magneti Marelli, il primo ciclo di trasmissioni sperimentali (sei ore al giorno): i programmi coprono diverse tipologie produttive, per verificarne le problematiche economiche, tecniche e organizzative. Quando nella tarda primavera del 1952 la Rai presenta al ministero delle Poste il

Frequency modulation was also adopted for broadcast of the third radio channel. Between 1948 and 1952, Sernesi turned RAI into a major mass communications company with high production values and technical services to match Europe’s finest. Significant and successful efforts were also made to clamp down on nonpayment of the licence fee, and to increase listening figures within the home, which by 1953 had risen 243% to just under 5 million. Italy at last had a radio density comparable to other European nations, though it still lagged some way behind Europe’s leaders. New radio sets that were smaller and cheaper to buy also helped. Once again, income levels were the key factor in the process. In rural towns and villages, listening to the radio continued in some cases to be a group pursuit, in public locations that, more often than not, also housed a telephone. Experimental TV broadcasts resumed in Italy in 1949. The first research project and first transmitter used American technology and was erected in Turin. The first experimental broadcast took place on 11 September 1949. Comparisons were made between various broadcast standards, in the run-up to the 1952 decision to adopt the European standard: 625 interlaced lines and 25 pictures per second. “The validity of this choice is highlighted by the opinion of Mr Zworykin, the founder of modern television, who says that Italian TV is the most technically advanced of all.”30 New TV studios were built at the RAI headquarters in Corso Sempione, Milan, along with a second transmitter that was used to broadcast the opening ceremony for the Trade Fair. Italy’s very first TV news bulletin went out on 9 September 1952. An initial six hour per day cycle of experimental programmes went out between 12 and 27 April 1952 from Milan, with links from Turin via a

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Elettricità e nuovi consumi Electricity and New Consumption Patterns

progetto per una rete italiana di televisione e sottoscrive la convenzione di servizio, non sta dunque giocando d’azzardo; l’impegno di attivare il servizio televisivo nazionale dal gennaio 1954 è assunto a ragion veduta. Nell’autunno 1953, con l’entrata in funzione dello studio di Roma e del collegamento Roma-Milano, l’azienda è pronta per il lancio del servizio televisivo nazionale, che avviene il 1° gennaio 1954. Il 10 aprile 1954 la Rai, pur mantenendo immutata la sigla, cambia la propria denominazione in Rai – Radiotelevisione Italiana.

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Anche in campo discografico nel dopoguerra si produce una rivoluzione, con il passaggio dal “78 giri” al disco in vinile. Con questa tecnologia si possono produrre dischi a 33 giri al minuto, detti long playing per la loro maggior durata, capaci di contenere un’intera sinfonia in un solo disco (i “78 giri” non potevano). In Italia un giovane cantante, Teddy Reno, finanziato dal padre, decide di fondare nel 1948 una nuova casa discografica, per produrre i propri dischi e lanciare nuovi artisti italiani, contrapponendosi al sostanziale monopolio d’anteguerra della VCM. Nasce così la Compagnia Generale del Disco (CGD), con sede a Milano. Direttore artistico della CGD è Lelio Luttazzi, e socio di minoranza Ladislao Sugar (Messaggerie Musicali), al quale nel 1958 Reno cederà il controllo della società. Dal 1956 la CGD produce anche i nuovi piccoli dischi a 45 giri, che contengono un brano musicale, in genere di musica leggera, spesso reso popolare dalla radio. Il rinnovamento tecnico della discografia e della radiofonia porta allo sviluppo di nuovi strumenti di registrazione, i magnetofoni a nastro magnetico e bobina aperta, che poi si diffondono dagli studi di produzione all’ambiente domestico. All’origine vi è il Magnetophon tedesco degli anni Trenta; la sua evoluzione commerciale avviene

microwave radio relay set up by Magneti Marelli. A variety of show types were broadcast in order to assess economic, technical and organizational issues. In 1952, RAI presented its plans for an Italian television network to the Ministry of the Post Office, and subsequently signed a licensing agreement for the service. The company knew that it could deliver on its commitment to start up a national TV service by January 1954. In the autumn of 1953, the company completed its preparations for the new TV service by initiating operations at its Rome studios and inaugurating a link between Rome and Milan. The new service started on 1 January 1954. On 10 April 1954, RAI changed its name to RAI – Radiotelevisione Italiana (and without updating the acronym used in its name). A revolution also swept through the record industry after the war, with the transition from “78s” to vinyl records. This new technology made it possible to manufacture records that were played back at 33 revolutions per minute. Known as long-players (LPs), they could hold an entire symphony on a single record, something that 78s couldn’t do. Funded by his father, in 1948 a young Italian singer called Teddy Reno decided to set up his own record label to produce his own records and launch new Italian talent, putting him in competition with VCM, the company that prior to the war had essentially held a monopoly. Reno’s Compagnia Generale del Disco (CGD) set up shop in Milan. Lelio Luttazzi became CGD’s Artistic Director. Ladislao Sugar (Messaggerie Musicali), who initially had a minority interest, bought Reno out in 1958. Starting in 1956, CGD also began selling the new small 45 rpm records that held a single track, generally of easy listening music popularized via the radio. Technical developments in the record and broadcasting industries led to the development of


Uno dei primi registratori, 1940. One of the earliest recorders, 1940.

però negli Stati Uniti, durante la guerra, per opera di un divo con il pallino della tecnologia, Bing Crosby, e di un ex tecnico militare, Jack Mullin. Quest’ultimo, venuto in possesso per motivi di servizio di due Magnetophon e dei relativi nastri, si dedica a modificarli per applicarli al sonoro cinematografico. Una sua dimostrazione negli studios della MGM suscita l’interesse di Bing Crosby, che invece vuole servirsene per pre-registrare i suoi spettacoli alla radio. Crosby investe così 50.000 dollari per comprare una piccola azienda locale, la Ampex, in cui Mullin possa sviluppare industrialmente il suo prototipo. Il successo arriva subito. In Italia il modello più noto di questo tipo di registratore viene messo in commercio per le famiglie dalla Geloso di Milano. Si tratta di un’azienda fondata nel 1931 da Giovanni (John) Geloso, per produrre radioricevitori amatoriali e componentistica elettronica; i materiali della Geloso sono venduti anche in kit, con istruzioni di montaggio. Nel 1932 inizia le pubblicazioni il “Bollettino tecnico Geloso”, gratuito, che unito alle istruzioni dei kit di montaggio contribuisce ad avvicinare molte persone all’elettronica, facendone un hobby che si diffonderà soprattutto dagli anni Cinquanta. Dal 1950, infatti, Geloso amplia la sua gamma di prodotti, che si estendono ai piccoli registratori a nastro, subito popolarissimi, alle radio portatili, alla strumentistica per laboratorio, ecc. Si tratta di prodotti di buona qualità, ben realizzati e innovativi anche nel design, di costo accessibile. L’ampia offerta di programmi radiofonici, la

new recording devices – open spool tape recorders – that later made the transition from the confines of production studios into the home. The forerunner of these devices was the Magnetophon. Initially developed in Germany in the Thirties, it was commercially developed in the United States during the war, thanks to a star with a penchant for technology, Bing Crosby, and former military engineer Jack Mullin. After obtaining two Magnetophon machines and tapes while serving in the military, Mullin worked on adapting the technology for use as part of the movie sound recording process. Bing Crosby became interested after watching one of Mullin’s demonstrations at MGM Studios. Crosby decided to use the technology to prerecord his radio shows. Crosby invested $50,000 to buy out a small local company called Ampex, where Mullin could develop his prototype for industrial manufacture. The resulting product proved to be an immediate hit. The best-known model of this type of recorder was sold in Italy to households by the Geloso company of Milan. The company had been founded in 1931 by Giovanni (John) Geloso to manufacture radio receivers for enthusiasts, and electronic componentry. Geloso also sold its

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Elettricità e nuovi consumi Electricity and New Consumption Patterns

Pubblicità della gamma dei prodotti della Geloso, 1961. Advert for the Geloso company’s range of products, 1961.

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nascente programmazione televisiva, il rilancio dell’industria discografica, la disponibilità dei registratori a nastro, sono alla base di uno sviluppo senza precedenti di quelli che vengono chiamati gli elettrodomestici “brown” (in italiano “marroni” o “scuri”, secondo i gusti), così definiti per distinguerli da quelli “bianchi”: questi ultimi hanno infatti una scocca metallica, smaltata nel colore simbolo dell’igiene e della luminosità, mentre gli oggetti elettrici per la comunicazione e lo svago sono fin dall’inizio contenuti in involucri di legno o di materiali sintetici, marroni o neri. Questi apparecchi, in Italia, sono in gran parte realizzati con un’elettronica a valvole, fino alla seconda metà degli anni Cinquanta, quando anche da noi sbarca l’elettronica del transistor, inventato nei laboratori Bell nel 1949. Negli anni Sessanta il transistor favorirà un’ulteriore diminuzione delle loro dimensioni e dei loro costi. Mentre in altri paesi gli enti concessionari procedono gradualmente e con cautela nella diffusione della rete televisiva, in Italia la strategia adottata dalla Rai per conto del governo è quella di estendere il servizio il più rapidamente possibile31. Nel giro di pochi anni la televisione raggiunge un numero di abbonati uguale a quello della radio. Gli apparecchi importati, in particolare i televisori, hanno prezzi elevati, e le aziende italiane, dalla Geloso alla Radio Marelli ai marchi minori, scommettono su

materials in kit form, along with instructions for assembly. In 1932, the company began publishing a free “Bollettino Tecnico Geloso” newsletter. Along with the assembly kit instructions, this publication helped to interest many people in electronics, and created a hobby that reached its peak of popularity in the 1950s. In 1950, Geloso broadened its product range to include small tape recorders (an immediate bestseller), portable radios, laboratory equipment and more. The company’s products were of good quality, wellbuilt and innovative, not least from a design point of view. They were also priced to sell. A broad range of radio shows, nascent TV programming, a revived record industry, and the availability of tape recorders were all factors that led to unprecedented growth in what was known as the “brown appliances” market. This term differentiated these items from “white goods”, which had metal bodies enamelled with the colour that symbolized hygiene and light; communications- and entertainmentoriented electric items, on the contrary, had from the start been housed in wooden or black/brown man-made materials. In Italy, the vast majority of these devices were made with valve-based electronics. Transistors, which had been invented by Bell Labs in 1949, began to



Elettricità e nuovi consumi Electricity and New Consumption Patterns Stand alla Mostra di apparecchi elettrodomestici a Potenza, maggio 1953. A stand at the Potenza Home Appliances Show, May 1953.

apparecchi di buona qualità e design originale, a un prezzo contenuto. Prima che finiscano gli anni Cinquanta il mercato italiano assorbe, oltre agli altri apparecchi “brown” di cui abbiamo parlato, 6 milioni di radio e 4 milioni di televisori. Si crea in tal modo un’occasione irripetibile, che favorisce lo sviluppo industriale dell’elettronica di consumo nel nostro Paese: anche aziende poco più che artigianali fanno un salto una nuova dimensione produttiva.

L’America in casa

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Oltre a sostenere direttamente lo sviluppo di un settore industriale come l’elettronica (che in Italia ha già una certa tradizione, anche se mai ha goduto di un mercato così ampio), radio, televisione e musica leggera promuovono la diffusione di nuovi stili di vita. Possono farlo perché il Paese è attraversato da una voglia di cambiamento senza precedenti, dopo il totale ricambio della classe dirigente, la nascita della Repubblica e l’entrata in vigore della nuova carta costituzionale. Anche il contesto internazionale, attraversato da venti di guerra e dalla paura del conflitto atomico, si rivela alla fin fine un incentivo alla penetrazione dei modelli di consumo provenienti da oltre oceano: la sfida al conservatorismo sociale è infatti facilitata dall’esigenza, sostenuta con particolare forza dall’alleato americano, di antagonizzare la diffusione del movimento comunista attraverso un rapido sviluppo economico e la propaganda, a ogni livello, del modello (e del sogno) americano32. È conseguenza di questa impostazione, ad esempio, la scelta di non sovvenzionare con il Piano Marshall i programmi idroelettrici della

take over in Italy from the mid-50s. In the 1960s, transistors prompted a new revolution in terms of size and cost. Whereas in other countries licence-holding institutions tended to proceed gradually and cautiously in rolling out their TV networks, in Italy the strategy adopted by RAI, with government backing, was to extend the service as rapidly as possible.31 Within a few years, television coverage had caught up with radio coverage in Italy. Imported equipment, especially television sets, was expensive. Italy’s companies, from Geloso to Radio Marelli and the smaller brands, competed to manufacture equipment that boasted high standards of quality and original designs at affordable prices. Before the 50s were out, in addition to the “brown appliances” noted above,


Il mercato degli elettrodomestici negli Stati Uniti durante il 1953, da “Quaderni Edison”, marzo 1954. The US home appliance market in 1953, from “Quaderni Edison”, March 1954.

the Italian market had absorbed 6 million radios and 4 million TV sets. The conditions were ripe for a one-off development opportunity for Italian consumer electronics, and a slew of small, familyrun companies took advantage and grew rapidly in size.

America at Home

Edison e della SADE, promuovendo invece una più ampia disponibilità di elettricità a prezzi più bassi, con l’incentivazione del termoelettrico, e poi del nucleare. In realtà la prospettiva politica dell’amministrazione non è condivisa da tutte le voci statunitensi. Si è già detto della proposta ITT, basata su una visione ristretta delle prospettive di sviluppo telefonico del Paese, che il governo italiano rigetta, e che è smentita in poco tempo dai fatti. Una smentita non meno netta toccherà alla General Motors (divisione Frigidaire), che nel 1952, in uno studio sulle potenzialità di sviluppo del mercato degli elettrodomestici in Italia, formulerà previsioni che la porteranno a perdere una grossa occasione di mercato per i propri frigoriferi. Ancora nel 1955 l’Istituto Internazionale Battelle, una delle massime autorità in fatto di analisi delle imprese, afferma: “È da escludere che l’Italia possa sviluppare una forte e autonoma industria dei frigoriferi e che si crei un mercato del settore

As well as directly driving the development of electronics (an industrial sector with a strong tradition in Italy, despite not previously attracting such a broad market), radio, television and easy listening prompted the adoption of new lifestyle practices. After a completely new ruling class took its place, the Italian Republic was founded and a new constitutional charter introduced, the country was hungry for change the likes of which it had never seen before. The international situation, characterized by sabre rattling and fear of nuclear war, also helped foster the take-up of an approach to consumption more familiar to America. The challenge to social conservatism was facilitated by the need – supported strongly by Italy’s US ally – to combat the spread of the communist movement through rapid economic development and propagation of the American model/dream at every level.32 One consequence of this approach was, for example, the decision not to fund the Edison and SADE companies’ hydroelectric programmes through the Marshall Plan, but rather to support wider availability of electricity at lower prices by providing incentives for thermoelectric – and later nuclear – power. In reality, the political priorities of the Italian government were not 100% consistent with America’s wishes. We have

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Depliant promozionale dei frigoriferi Fiat, 1941.

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abbastanza ampio e interessante”33. Le filiali delle industrie degli elettrodomestici europee e statunitensi che operano in Italia, dunque, assumono un atteggiamento attendista nei confronti del mercato, che ritengono destinato a crescere con molta lentezza. Si tratta di previsioni che scontano significative dosi di pregiudizio culturale e politico, e che per fortuna favoriranno, involontariamente, la crescita delle imprese italiane. Anche nella classe dirigente nazionale è presente questo orientamento: una parte del potere economico ipotizza, con i suoi referenti politici, uno sviluppo a ritmi contenuti, che salvaguardi gli assetti sociali tradizionali, e nel quale il contrasto dei movimenti socialcomunisti sia tutto affidato all’intervento repressivo. Invece nel decennio 1951-1960 i consumi privati per beni di consumo “secondari”, cioè indispensabili ma non alimentari, vedono un tasso di crescita quasi del 66%. Questo incremento è sostenuto soprattutto dall’arredamento e dagli elettrodomestici, come conferma l’impennata degli acquisti di beni durevoli di uso domestico, uguagliata soltanto da quella dei mezzi di trasporto. Questi dati danno ragione ad altre forze politiche e imprenditoriali, che puntano su uno sviluppo più dinamico, nel quale siano un diffuso benessere economico e una più ampia mobilità sociale a togliere spazio politico a partiti e movimenti considerati incompatibili con la collocazione internazionale dell’Italia. Questa diversa prospettiva è condivisa dalla nuova classe dirigente che si ispira al cattolicesimo sociale (manager pubblici come Pasquale Saraceno ed Enrico Mattei, politici come Ezio

Brochure for Fiat refrigerators, 1941.

already seen that the government rejected an offer from ITT because it only envisaged a limited development of the telephone industry in Italy, and in this the government was quickly proven correct. The Frigidaire division of General Motors made a similar mistake when, in 1952, its forecast of electrical appliance market growth potential in Italy resulted in the company missing out on a major market opportunity for its own refrigerators. In 1955, the Istituto Internazionale Battelle, which at that time was one of the most authoritative business analysts, stated: “It is unthinkable that Italy will develop a strong, independent


Vanoni, industriali come Adriano Olivetti) e dagli uomini che si sono formati nell’IRI (come i banchieri Donato Menichella e Raffaele Mattioli, e gli “elettrici” Giuseppe Cenzato, Arnaldo Maria Angelini, Girolamo e Felice Ippolito), i quali si rifanno alla tradizione tecnocratica avviata da Francesco Saverio Nitti e Alberto Beneduce. Questa posizione è in fondo anche quella della Fiat: l’industria automobilistica torinese, infatti, se da un lato si scontra duramente con la Cgil (il sindacato più grande, radicato nella base sociale del Psi e del Pci), dall’altro punta sul pedale della crescita veloce ed è protagonista della Lettera inviata dalla S.A. Frigoriferi, esclusivista per i frigoriferi Fiat, alla Società elettrica bresciana con i prezzi di vendita al pubblico, 1940. Sotto, l’interno di un depliant. Letter sent by S.A. Frigoriferi, exclusive agent for Fiat refrigerators, to the Società elettrica bresciana with retail prices, 1940. Below, inside pages from a brochure.

refrigerator industry, or that a sufficiently broad and attractive market will develop for this industry.”33 The Italian branches of European and US electrical appliance manufacturing companies operating in Italy took a wait-and-see attitude to the local market, which they expected only to grow very slowly. These forecasts were very much coloured by cultural and political prejudice; to Italy’s good fortune, they involuntarily fostered the growth of home-grown firms. However, this outlook was also shared by a portion of the country’s ruling class. Members of Italy’s economic elite and politicians expected growth to proceed slowly, allowing them to protect traditional social structures, while at the same time combating socialist and communist movements through repression alone. On the contrary, between 1951 and 1960, private consumption of “secondary” consumer goods (i.e. excluding food) grew at a rate of close to 66%.

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motorizzazione di massa. Un ruolo meno noto ma assai rilevante, come si vedrà, la Fiat lo svolge anche nella produzione di massa dei frigoriferi. Completata la fase più difficile della ricostruzione, lo sviluppo economico italiano si manifesta nel quinquennio 1948-1953 con la diffusione delle macchine da cucire (soprattutto a pedale, per il costo di quelle elettriche), dei motoscooter e dei fornelli a gas liquido. Gli scooter sostituiscono, nelle famiglie piccolo-borghesi e operaie, la bicicletta: nel 1948 ne circolano 161.000, nel 1951 si passa a 517.000, nel 1954 si arriva a 1.243.000. Ancor più impressionante lo sviluppo dei fornelli a gas liquido. Fino ai primi anni del secondo dopoguerra gli apparecchi domestici erano di fatto limitati ai fornelli elettrici o a gas di città e agli scaldabagni elettrici, diffusi solo nei centri urbani; le cucine economiche (a carbone o a legna) venivano invece impiegate in prevalenza nei piccoli e medi centri urbani e nelle campagne. La fortuna del gas liquido è verosimilmente legata alla sostituzione delle cucine economiche e dei fornelli elettrici, e alla diffusione delle stufe a gas. Introdotto nel 1938 dalla società Liquigas di Milano, che lo distribuisce nelle regioni settentrionali, nel dopoguerra il gas in bombole è prodotto anche dall’Agipgas e poi dalla Pibigas, che lo distribuiscono su tutto il territorio nazionale: il consumo balza dalle 14.000 tonnellate del 1947 alle 41.000 del 1950, e arriva a 400.000 nel 1956. Le famiglie utenti sono

This rate was driven above all by furnishings and electrical appliances, as may be seen from the sharp rise in the purchase of durable household goods, which was matched only by means of transport. These figures bore out the opinions of other political and business forces, which were counting on more dynamic growth as economic wellbeing spread. Allied to greater social mobility, this was seen as the best way of blocking the political rise of parties and movements that were considered inimical to Italy’s international allegiances. This outlook was shared by the emerging ruling class, men who were inspired by social catholicism (public sector managers like Pasquale Saraceno and Enrico Mattei; politicians like Ezio Vanoni; and industrialists such as Adriano Olivetti), as well as men who had risen through the ranks of IRI (bankers Donato Menichella and Raffaele Mattioli, and “electricians” Giuseppe Cenzato, Arnaldo Maria Angelini, Girolamo and Felice Ippolito), who would carry on in the technocratic footsteps of Francesco Saverio Nitti and Alberto Beneduce. It was also shared by FIAT. The Turin-based vehicle manufacturer was fighting on two fronts: clashing with the CGIL (Italy’s largest union, whose membership was broadly drawn from Italy’s Socialist and Communist parties), while at the same time pressing on the pedal of accelerated growth, from which it would benefit through mass car sales. As we shall see, FIAT also played a less well-known but very important role in the Cucina elettrica combinata con cucina a gasificazione di legna o carbone e, accanto, cucina elettrica ad accumulo, 1946. An electric cooker combined with a wood or coal gas-fired cooker and, alongside, an accumulation electric cooker, 1946.


Lettera e depliant inviati dalla CGE alla Società elettrica bresciana con le caratteristiche tecniche e i prezzi degli apparecchi frigoriferi per uso domestico da loro prodotti, 1940. Letter and brochure sent by CGE to the Società elettrica bresciana stating the technical specifications and prices of their home refrigeration range, 1940.

220.000 nel 1949, ma due anni dopo sono 1.260.000 e nel 1954 arrivano a 4.500.000. Se si considera che la generalità degli utenti non disponeva in precedenza di fornelli a gas liquido, e che le stufe a gas sono usate normalmente in case dove c’è già una cucina, se ne ricava che nel periodo 1949-1954 il mercato assorbe oltre 4.000.000 di apparecchi. Gran parte di essi sono prodotti da piccole aziende artigianali o semiindustriali, e danno probabilmente ragione dell’esistenza sul territorio nazionale, nel corso di quegli anni, di un gran numero di piccoli fabbricanti. Anche se non sono alimentate dall’elettricità, le cucine a gas vengono storicamente considerate elettrodomestici “bianchi”, per l’esistenza di significative convergenze nelle tecnologie produttive. E infatti le ditte che hanno acquisito esperienza con fornelli a gas cercano di diversificare e ampliare l’attività proprio in questo settore. Secondo Carlo Castellano, il primo studioso della vicenda (e uno dei più acuti), è proprio in questa dinamica che si deve cercare il punto di innesco della veloce crescita dell’industria italiana degli elettrodomestici34: “Tale fenomeno

mass manufacture of refrigerators. Following the emergency phase of post-war reconstruction, between 1948 and 1953, economic growth in Italy was spearheaded by mass sales of sewing machines (especially pedaldriven machines, owing to the cost of electric machines), scooters, and liquid gas stoves. In lower-middle-class and working-class families, scooters replaced the bicycle. In 1948, 161,000 scooters were on Italy’s roads; by 1951, this number had risen to 517,000, and by 1954 1,243,000. Growth in the number of liquid gaspowered cookers rose even more rapidly. Up until the early post-war period, household appliances were limited to electric or gas cookers in town, and electric water heaters, which were only found in any numbers in built-up areas. Low cost ranges (either coal- or wood-fired) were the norm in villages, small towns, and rural areas. Liquid gas was very much in demand as people sought to replace cheap cooking ranges and electric stoves, and as people converted to gas-fired heaters. Liquid gas was first introduced in 1938 by the Liquigas company of Milan, which distributed the product in Italy’s northern regions. After the war, gas canisters were also produced by Agipgas and later Pibigas, which distributed the product nationwide. Consumption leapt from 14,000 tonnes in 1947 to 41,000 tonnes in 1950, and

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presentò – scrive – un’importanza decisiva quale fattore di rottura della stasi tecnico-organizzativa che aveva sino allora caratterizzato l’industria elettrodomestica italiana, rendendo possibile la produzione su scala industriale dei fornelli e delle cucine”. In pochi anni, peraltro, la capacità di assorbimento del mercato volge verso la saturazione: “Alcune imprese produttrici di cucine e fornelli – prosegue Castellano – ritennero intorno al 1953-1955 che era necessario sfruttare i vantaggi conseguiti su tali prodotti, che manifestavano tra l’altro un sensibile ridimensionamento della domanda, iniziando la produzione di altri elettrodomestici: in particolare i frigoriferi”. Il frigorifero non allevia la fatica femminile, ma consente di migliorare e ampliare le scelte alimentari, e poi, come si è già detto, è anche uno status symbol: lo è in massimo grado il Fiat, che è il marchio dell’80% di quei 21.000 frigoriferi presenti all’inizio degli anni Quaranta nelle famiglie italiane più ricche; il resto è prodotto quasi tutto dalla CGE, la controllata italiana della General Electric. Ma non sono molte le famiglie che possono permetterselo, nemmeno con il maggior benessere che va diffondendosi. I nuovi imprenditori del settore, grazie all’esperienza maturata “ai fornelli”, sanno di dover realizzare elettrodomestici dimensionati sulle caratteristiche dei loro potenziali clienti, sia in termini di abitudini e abitazioni, sia in termini di prezzo. Dura poco, perciò, la fase imitativa dal prodotto estero, e presto si passa alla progettazione di apparecchi che hanno un’impostazione costruttiva originale e sono caratterizzati da un design diverso. Da un punto di vista strettamente tecnologico i prodotti ai quali si dedicano i produttori italiani sono maturi, e le innovazioni introdotte sono di carattere “adattativo”: prime e componenti più economici,

400,000 tonnes in 1956. The number of households that consumed liquid gas in 1949 was 220,000. Two years later, the number stood at 1,260,000. By 1954, 4.5 million Italian households were consumers. Considering that for the most part these consumers had not previously owned liquid gas stoves, and that gas heaters were generally used in homes that already owned a gas stove, it is clear that between 1949 and 1954, the market absorbed more than 4 million appliances. The vast majority of these devices were manufactured by small family-run or semiindustrial companies. Indeed, the industry was responsible for the foundation of a great many small companies across the country during this period. Although they were not electricity-powered per se, gas cookers were historically considered as “white” electrical appliances owing to significant manufacturing technology convergence. And so it came to pass that companies that cut their teeth on gas cookers went on to diversify and expand their activities into this sector. According to Carlo Castellano, the first (and one of the most perceptive) scholars to research the subject, this was the spur for the rapid growth to come in the Italian electrical appliance industry.34 He writes: “This phenomenon was of vital importance in breaking through the technical and organizational stagnation that up until then had characterized Italy’s homegrown electrical appliance industry, making it possible to manufacture stoves and cookers on an industrial scale.” However, it only took a few years for the market’s ability to absorb these products to come close to saturation. Castellano continues: “Between 1953 and 1955, a number of stove and cooker manufacturers believed that the time had come to exploit the benefits of these products, which among other things were beginning to see

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e standardizzazione e semplificazione dei prodotti mirano a ridurre i costi; la netta differenziazione del design rispetto ai modelli stranieri punta invece a una caratterizzazione del prodotto con la prospettiva di realizzare, almeno sul mercato interno, una politica “di marchio”.

Da artigiani a industriali

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Una delle prime aziende a seguire la traiettoria che dai fornelli porta ai frigoriferi è la Ignis, fondata a Comerio dalla famiglia Borghi nel 1943. Dal 1944 al 1950 la prima produzione di fornelli elettrici si allarga alle cucine elettriche con forno e in seguito ai fornelli a gas liquido. La Ignis concede in vendita esclusiva i propri prodotti ai concessionari provinciali e regionali della Pibigas, che si sta affermando con successo in tutta Italia, e che ha un effetto di “traino”. Nel 1951 sotto la guida di Giovanni Borghi inizia la produzione e la vendita di scaldabagni, poi di frigoriferi ad assorbimento, quindi di frigoriferi a compressore. Tra il 1955 e il 1961, la Ignis riesce a mettere a punto un prodotto che diventa lo standard del frigorifero italiano: basso prezzo, stile e disegno gradevole. “Essa raggiunge in tal modo un elevato grado di integrazione verticale e grazie ad un costante aggiornamento tecnologico farà da 35 guida a tutto il settore” . Nel campo dei frigoriferi entra nel 1952 anche la Siltal, fondata ad Abbiategrasso da Romeo Scarioni nel 1948: si tratta di una piccola azienda che effettua lavorazioni meccaniche leggere in conto terzi; il fondatore è un operaio specializzato capace di risolvere in modo geniale i problemi produttivi, con un socio competente in campo amministrativo. La Siltal è la prima azienda italiana a introdurre elementi innovativi nel

a significant drop-off in demand, and start manufacturing electrical appliances, most notably refrigerators.” Refrigerators did nothing to reduce the toil of women in the home, but they offered an improved selection of potential foods, and, as we saw earlier, they were also a status symbol. FIAT had manufactured fully 80% of the 21,000 refrigerators in use at the start of the 1940s in Italy’s richest households; almost all of the rest were produced by CGE, General Electric’s Italian subsidiary. Still, even with growing economic clout, few households had been able to afford a refrigerator. Building on their experience with cookers, industry newcomers were well aware that that had to tailor their electrical appliances to their potential clients’ habits, living space and pockets. These manufacturers soon ceased imitating foreign products and started producing original and different designs for new items. From a strictly technological point of view, the product areas that these Italian manufacturers were entering were mature. The innovations they offered were “adaptive” in nature: cheaper raw materials and components, and the standardization and simplification of products in order to reduce costs. A clear differentiation in design compared with foreign-made models was intended to set their products apart and generate brand awareness, at least on the domestic market.

From Artisans to Industrialists Ignis, founded in Comerio by the Borghi family in 1943, was one of the first companies to follow the path from stoves to refrigerators. Between 1944 and 1950, the company’s initial output of stoves expanded to include electric cookers with


Brevetto per armadio frigorifero ad uso domestico con corredo di materiali di confezionamento degli alimenti per medie e lunghe conservazioni, ditta Antonio Zanussi, 1956. Sotto, modello di armadio frigorifero Indesit, 1956. A patent for a home refrigeration cabinet along with packaging materials for medium- and long-term food storage, the Antonio Zanussi company, 1956. Below, an Indesit cabinet refrigerator, 1956.

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processo di produzione dei frigoriferi: in particolare la tecnica di piegatura “tangenziale” per le casse frigorifere, che permette di realizzare frigoriferi rettangolari, e non più tondeggianti secondo il tradizionale modello americano. L’azienda poi diversifica su altri elettrodomestici, ma fondamentalmente produce in conto terzi, vale a dire realizza apparecchi che vengono poi commercializzati con il marchio dell’industria committente. In questo la Siltal anticipa quella diverrà alcuni anni dopo una strategia molto diffusa tra le aziende italiane del settore.

built-in ovens, and then liquid gas-powered cookers. Ignis sold its products exclusively through provincial and regional licence-holders of Pibigas, a company that was successfully expanding across Italy, therefore driving up sales. Under the management of Giovanni Borghi, in 1951 the company began manufacturing and selling water heaters, followed by absorption refrigerators and then compressor refrigerators. Between 1955 and 1961, the Ignis company developed a product that became the standard for an Italian refrigerator, characterized by a low price point and attractive styling and design. “Thanks to these qualities, it achieved a high degree of vertical integration, and through ongoing technological updates, it ended up blazing a trail for the entire sector.”35 The Siltal company, founded in Abbiategrasso by


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Di ben altro tenore la storia della Zanussi, che inizia anch’essa la produzione di frigoriferi nel 1953-1954. Le sue origini risalgono alla piccola officina artigianale di Antonio Zanussi, che a Pordenone produce e vende stufe a legna. Alla sua morte subentrano i figli Lino e Guido, che nel 1948 riescono a ottenere dalla Liquigas e dall’Agipgas alcune commesse per la produzione di fornelli a gas liquido da vendere o dare in comodato con le bombole. Rendendosi conto dell’esaurimento della fase espansiva di questo prodotto, i due fratelli decidono di ampliare la loro offerta, iniziando a produrre frigoriferi su licenza Necchi. Tra il 1954 e il 1958 l’azienda giunge alla definizione di un proprio prodotto, caratterizzato in termini di stile, colore e prezzo, e compie il salto verso un’organizzazione produttiva su scala industriale. Contestualmente gli Zanussi costruiscono una strategia di vendita basata sulla reputazione dei loro marchi: Rex e Naonis. Assai peculiare è invece la vicenda della Fiat, unico grande gruppo italiano presente nel settore all’indomani della guerra. Fiat vende con proprio marchio frigoriferi prodotti su licenza Westinghouse, che vengono solo assemblati nei suoi stabilimenti, e ripartisce la fabbricazione dei componenti a un consistente indotto, secondo un modello già adottato in campo automobilistico: tra le aziende sub-fornitrici vi è anche una controllata, la Aspera Frigo, che dal 1953 produce

Romeo Scarioni in 1948, entered the refrigerator market in 1952. This small company, which had previously undertaken light mechanical work on behalf of other companies, was founded by a specialized worker with a knack for coming up with brilliant solutions to manufacturing problems, who teamed up with a business partner who was well-versed in administrative skills. Siltal was the first Italian company to innovate the refrigerator manufacturing process. Specifically, the company perfected a technique for “peripheral” refrigerator body folding that made it possible to build rectangular rather than the more traditional American rounded-shaped refrigerators. The company later diversified into other electrical appliances, for the most part manufacturing on behalf of other companies who then put their brand on the product before sale. In this too, Siltal was a forerunner of a strategy that would become widespread among Italian companies in the industry. Zanussi, which also began manufacturing refrigerators in 1953/1954, followed a different path. The company originated as a small artisan workshop belonging to Antonio Zanussi which made wood-fired stoves in Pordenone. After he died, his sons Lino and Guido took over. In 1948, they won orders from Liquigas and Agipgas to manufacture liquid gas cookers for sale or lease with gas canisters. When they realized that this particular product was reaching the end of its growth stage, the two brothers decided to expand into the

Lavatrice per bucato e, a sinistra, lavapiatti elettrica, 1946. Washing machine. Left, electric dishwasher, 1946.


Stand espositivi di elettrodomestici “bianchi” alla Mostra di apparecchi elettrodomestici a Potenza, 1953. Stands displaying home appliance “white goods” at the Potenza Home Appliance Show, 1953.

l’elemento tecnologico fondamentale, i compressori, su licenza dell’americana Tecumseh. La capacità produttiva di questo componente, offerta dalla Aspera, è un prerequisito per l’espansione del settore che si verifica tra il 1953 e il 1958. L’azienda, che è anche esportatrice, alimenta un flusso di mercato ampio, e non ha concorrenti in Italia finché nel 1960 la Necchi inizia a fabbricare compressori su licenza Kelvinator. Con Aspera il gruppo torinese resta quindi una presenza di rilievo per la produzione di frigoriferi anche dopo che il marchio Fiat, che perde ogni anno quote di mercato (anche se raggiunge, in cifra assoluta, una produzione superiore ai 100.000 pezzi l’anno), è uscito dal settore con la cessione di macchinari e licenze alla Domowatt di Leinì (famiglia Rivoia), che nel 1964 passa a sua volta sotto il controllo della Singer. Mentre dal 1956 il marchio Fiat si avvia verso un’uscita graduale, prende quota nel settore degli elettrodomestici un’altra azienda piemontese, la Indesit delle famiglie torinesi Campioni e Candellero, al cui sviluppo iniziale offre un contributo (almeno sotto il profilo tecnico) Vittorio 36 Valletta . Indesit, che si colloca da subito tra le aziende di punta del settore, si indirizza al

manufacture of refrigerators, under licence from Necchi. Between 1954 and 1958, the company worked on its own product with unique style, colour and price propositions, and made the transition to industrial-scale manufacturing. In the meantime, the Zanussi brothers put together a sales strategy that was based on the reputation of their Rex and Naonis brands. FIAT, the only major Italian company with a presence in the market immediately after the war, followed a rather different trajectory. Under its own brand name, FIAT sold refrigerators manufactured under licence from Westinghouse, which it assembled in its factories. The company shared out the manufacture of components among a large number of smaller local firms, following the model it had adopted as a car manufacturer. The company’s sub-suppliers included one subsidiary, Aspera Frigo, which in 1953 began manufacturing the key technology element – compressors – under licence from the Tecumseh company of America. The manufacturing capacity for this component provided by Aspera was a prerequisite for expansion in the sector, which duly took place between 1953 and 1958. The company became an exporter, providing a significant flow of the

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Elettricità e nuovi consumi Electricity and New Consumption Patterns Brevetto per ferro da stiro a riscaldamento elettrico della Tecnomasio Italiano Brown Boveri, giugno 1942. Patent for an electrically-heated iron, Tecnomasio Italiano Brown Boveri, June 1942.

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segmento inferiore del mercato, e offre una gamma completa di elettrodomestici, mentre il marchio Fiat era posizionato nella fascia più alta. Ma l’introduzione dei frigoriferi non è che il primo passo: ad esso segue l’ingresso sul mercato italiano della lavatrice, che segna una nuova fase di sviluppo. Le prime aziende che in Italia producono lavatrici sono di fisionomia poco più che artigianale: la Candy e la Riber, cui segue poco dopo la Castor. La Candy viene fondata nel 1945 da Eden Fumagalli, che gestisce una piccola officina meccanica a Monza, nella quale si dedica fin dall’inizio dell’attività a produrre apparecchi per il lavaggio, perfino a mano; l’introduzione del prodotto è difficoltosa, dato che sul mercato italiano non si trovano all’inizio nemmeno i detersivi, e si deve impiegare il sapone grattugiato. La situazione cambia con la

product onto the market. It had no competitors in Italy until 1960, when the Necchi company began manufacturing compressors under licence from Kelvinator. Aspera ensured that FIAT remained a significant player on the refrigerator manufacturing market even after the brand had quit the market and sold its machinery and licenses to the Domowatt di Leinì company (owned by the Rivoia family). The FIAT brand had been losing market share year-onyear, even though in absolute terms its manufacturing output exceeded 100,000 articles annually. In 1964, the Domowatt di Leinì company was in turn taken over by Singer. Just as the FIAT brand was preparing to gradually make an exit from this sector, in 1956 another Piedmont-based company called Indesit, owned by the Campioni and Candellero families of Turin, was just beginning to make its mark on the electrical appliances industry. The firm’s initial development was helped to some degree (at least in terms of technology) by Vittorio Valletta.36 Indesit immediately became one of the market leaders. In particular, it targeted the lower end of the market, to which it offered a full range of electrical appliances. In contrast, the FIAT brand had positioned itself at the top end of the market. However, refrigerators were just the first step. The company then entered the Italian washing machine market, which was embarking on a new phase of growth. Candy and Riber, the first companies in Italy to manufacture washing machines were, in their approach, little more than artisan outfits. They were joined shortly afterwards by Castor. Candy was founded in 1945 by Eden Fumagalli, who ran a small mechanical workshop in Monza dedicated from the outset to manufacturing laundry machines


creazione, nel 1957, della prima lavatrice semiautomatica, la “Bi-Matic”. Il successo del modello permette anche a Fumagalli di procedere alla razionalizzazione del processo produttivo e quindi al salto verso l’organizzazione industriale. Degli stessi anni è l’origine della Riber, sorta ad opera di Bertolino, che inizia studiando il funzionamento di una lavatrice inglese da lui stesso regalata alla moglie. Convinto di poter realizzare un apparecchio migliore, Bertolino inizia la sua attività con il passaparola, vendendo a conoscenti e vicini di casa. La piccola azienda segue la traiettoria di sviluppo dell’elettrodomestico, e già nel 1954 arriva a produrre un modello semiautomatico. La Riber non riesce però a espandersi ai ritmi di altre imprese che in quegli anni fanno il salto verso la dimensione industriale, e si specializza fortemente nel settore del lavaggio, finendo per produrre solo

(including handwashing aids). Introducing their products was not easy, given that at least initially, detergents were not available on the Italian market; people had to use grated soap. All this changed in 1957, when the company launched its first semiautomatic washing machine, the “Bi-Matic.” Such was the success of this model that Fumagalli was able to rationalize the manufacturing process and reorganize the company as an industrial enterprise. Riber was another company that emerged at this time. It was founded by Bertolino, who began by studying the workings of an English washing machine he had given to his wife as a gift. Convinced that he could build a better device, Bertolino began selling his products by word-ofmouth to friends and neighbours. His small company rode the electrical appliance wave, and as early as 1954 was manufacturing a semi-

Sopra, disegno di ventilatore centrifugo per ambienti della Ercole Marelli, maggio 1945, e accanto, riproduzione grafica per domanda di brevetto per asciugacapelli della Neowatt, marzo 1949. A destra, pubblicità per aspirapolvere elettrico “Primo” della Marelli. Above, Ercole Marelli company design for a centrifugal indoor fan, May 1945. Alongside, photocopy of a patent application for a Neowatt hairdryer, March 1949. Right, advert for the Marelli “Primo” electric hairdryer.

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modelli in conto terzi, venduti cioè con altri marchi. Nel 1955 sorge a Moncalieri la Castor, fondata da Francesco Casarini, un meccanico autoriparatore che tenta l’avventura imprenditoriale. La sua azienda si specializza anch’essa nel settore del lavaggio, e partecipa con successo alla fase di introduzione del prodotto in Italia. Nel frattempo stanno orientandosi verso la produzione di lavatrici anche le aziende italiane che hanno già fatto il salto di scala: la Zanussi entra su questo prodotto nel 1958 con una licenza Westinghouse, per arrivare a una lavatrice di progetto e fabbricazione interni nel 1962. Nel 1959 viene fabbricata la prima lavatrice della San Giorgio Elettrodomestici: questa azienda nasce da una ristrutturazione dell’omonima azienda ligure, assorbita da Finmeccanica nel 1947, e si indirizza alla produzione di mini-elettrodomestici per cucina, aspirapolvere e lucidatrici prima di passare agli elettrodomestici “bianchi”. Anche la Ignis comincia a progettare lavatrici nel 1962. Secondo un detto romano, “ogni festa finisce con una lavata di piatti”. Ricordate invece Gadda e l’Adalgisa? A quindici anni dal sogno di donna Elsa la lavastoviglie, prossima puntata di questa storia, non riesce proprio a decollare. Le soluzioni tecnologiche del lavaggio sono più complesse, e dunque è più difficile la messa a punto della macchina. Ma soprattutto su questo apparecchio gravano pregiudizi radicati da parte dei consumatori, che temono i danni ai loro oggetti di cucina e di tavola e dubitano dell’efficienza del lavaggio automatico. Il fenomeno riguarda tutti i

automatic model. Riber did not manage to expand at the same pace as his competitors, which were making the step-up to industrial production levels. The company specialized in washing machines, and ended up exclusively manufacturing models on behalf of others (which were then sold under other brand names). In 1955, a car mechanic called Francesco Casarini decided to go it alone in business and set up the Castor company in Moncalieri. His new company also specialized in the washing sector, and became a successful competitor as the product gained traction in Italy. In the meantime, a number of Italian companies that had already reached industrial output levels were preparing to enter the washing machine market. Zanussi started manufacturing a washing machine in 1958 under licence from Westinghouse; the company manufactured its first in-house-designed washing machine in 1962. San Giorgio Elettrodomestici made its first washing machine in 1959. The company was founded after the previous Ligurian company of the same name had been restructured following its absorption by Finmeccanica in 1947. The new company began making small electrical appliances for the kitchen, vacuum cleaners and polishers, before branching out into “white” electrical appliances. Ignis designed its first washing machines in 1962. An old Roman adage has it that “every party ends with the dishes needing to be washed.” Remember Gadda’s Adalgisa? Fifteen years after Donna Elsa’s dream about a dishwasher, the next instalment of the story

Pubblicità della CGE, 1958. Advert for CGE, 1958.


Modelli industriali per elettrodomestici della fine degli anni Cinquanta. A sinistra, spazzola aspirapolvere della Lesa, 1957, e macchina per cucire disegnata da Marcello Nizzoli per la Necchi, 1958. Sotto, lucidatrice aspirante della Lesa Costruzioni Elettromeccaniche, 1959. Industrial versions of home appliances, late 1950s. Left, the Lesa vacuum cleaner brush, 1957, and a sewing machine designed by Marcello Nizzoli for Necchi, 1958. Below, a vacuum polisher, Lesa Costruzioni Elettromeccaniche, 1959.

mercati europei, e dipende in parte anche dalla leggerezza con cui i produttori hanno tentato di vendere i primi esemplari, di dubbia affidabilità, danneggiandone l’immagine. Sarà necessario un ulteriore consolidamento del benessere e della tecnologia, prima che i consumatori tornino a sperare in un apparecchio che li liberi dal lavaggio dei piatti.

Nuove identità e nuovi consumi Dal 1951 al 1961, secondo i dati dei censimenti generali, la popolazione presente sul territorio nazionale passa da circa 47 milioni a quasi 50 milioni, con un incremento del 5,8%, ma la popolazione dei comuni capoluoghi di provincia subisce un incremento complessivo del 21,3%; se si esaminano solo i primi cinque comuni più popolosi (Roma, Milano, Napoli, Torino e Genova) l’incremento è addirittura del 27,3%, mentre se si esaminano gli undici comuni con popolazione superiore ai 300.000 abitanti (i precedenti più

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was still waiting to be told. The technological solutions required for developing a dishwasher were more complex, which made it tougher to finish development of a successful device. What’s more, consumers had an ingrained prejudice against dishwashers, including a widespread fear that they might damage their kitchen- and tablewear, as well as a doubt that automatic washing was effective. The situation was the same in markets all over Europe, partly as a result of manufacturers attempting to sell their earliest, rather unreliable dishwashers, and damaging the image of the appliance as a result. Greater affluence and new technology would be required before consumers were ready once more to invest hopes in a device that would liberate them from doing the dishes.


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Palermo, Firenze, Bologna, Catania, Venezia e Bari) l’incremento è del 24,9%. Larga parte della popolazione attiva abbandona dunque le campagne. La forte espansione dell’industria e dei servizi permette di assorbire totalmente questa forza lavoro e di richiamarne di ulteriore: l’aumento dei consumi è al tempo stesso conseguenza e fattore causale di questo sviluppo, in altre parole l’espansione in una certa misura si autoalimenta. La mobilità, d’altra parte, non va solo dalle campagne alle città industrializzate, ma anche da Sud verso Nord, e dalle attività agricole e artigianali a quelle industriali. Questa emigrazione interna è caratterizzata non solo dal rifiuto della precedente condizione sociale (bracciante, artigiano, ecc.) come nelle precedenti ondate migratorie, ma da un rifiuto in blocco della società tradizionale e della civiltà contadina. I nuovi migranti hanno quindi una particolare predisposizione a recepire i modelli di comportamento e di consumo della società industriale, e quindi anche gli elettrodomestici. Sotto lo stimolo della comunicazione moderna e della pubblicità (attraverso radio, televisione, cinema, giornali, manifesti, ecc.) si diffondono modelli di comportamento e di consumo propri dei paesi capitalistici più sviluppati, in particolare degli Stati Uniti. Questi modelli, che si erano già affermati nei principali centri urbani durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra, si estendono anche nei centri minori e nelle campagne, con un rilevante demonstration effect. La diffusione degli elettrodomestici è l’espressione sia di un’adesione al sistema sociale urbano proprio della società industrializzata, sia di un rifiuto dell’assetto sociale tradizionale. Il possesso della cucina, del frigorifero e della lavatrice è ben più di un’affermazione di status dentro la vecchia stratificazione sociale: è piuttosto collegato a un senso di superiorità

New Identities, New Patterns of Consumption According to general census data, between 1951 and 1961 Italy’s population rose from around 47 million to almost 50 million, an increase of 5.8%. At the same time, the number of people living in main provincial administrative towns rose by 21.3%. This figure increased to 27.3% for the country’s five largest cities (Rome, Milan, Naples, Turin and Genoa), while the figure for the 11 municipalities with more than 300,000 inhabitants (the five above plus Palermo, Florence, Bologna, Catania, Venice and Bari) registered growth of 24.9%. A significant proportion of the activelyemployed population was abandoning the countryside. Major expansion of industry and services made it possible to completely absorb this new workforce, and seek extra employees too. Increasing consumption was both a consequence and a cause of this development; in other words, to a certain extent, this expansion was selffuelling. Transfers occurred not just from the countryside to industrialized towns, but from Italy’s South to North, and from farming and crafts to industry. Internal immigration was fostered by a spurning of previous social status (labourers, artisans, etc.), as was the case with previous waves of immigration, but also by an out-and-out rejection of traditional and peasant society. These new migrants were predisposed to adopting the behavioural and consumption patterns of industrial society, and that included electrical appliances. Stimulated by modern marketing and advertising (on the radio and TV, at the cinema, in newspapers, on posters, etc.), conduct and consumption patterns typical of the most


rispetto a quella stratificazione e all’introduzione di nuove categorie di valore. Nel corso degli anni Sessanta i nuovi consumi nel campo dell’intrattenimento caratterizzano una nuova fisionomia giovanile. Questo si vede soprattutto in campo musicale, con la diffusione, in particolare attraverso la radio, della hit parade e dei dischi a 45 giri che si accompagna alla disponibilità e al grande successo del giradischi portatile destinato specificamente a questo tipo di incisioni: in Italia viene subito chiamato “mangiadischi”. Un altro oggetto del consumo musicale, che non è destinato all’uso domestico ma ha un grande ruolo nel cambiamento dei costumi, è il juke box: un mobile elettrico con un giradischi alimentato da una batteria di 45 giri, tra i quali i clienti dei bar, con una moneta, possono scegliere il brano musicale da ascoltare. Il corrispettivo domestico è un giradischi dotato di un dispositivo meccanico che permette di caricare i dischi in sequenza. Cominciano anche a diffondersi le radioline portatili, rese possibili dalla nuova elettronica, basata sul transistor. Questa è senz’altro la principale innovazione nel campo dell’intrattenimento elettrico. Lo inventano nel 1949, ai Bell Labs, William Shockley, John Bardeen e Walter Brattain, che riprendono, come sempre, lavori e tentativi precedenti di altri ricercatori. Anche il loro transistor, peraltro, verrà modificato e sviluppato prima di poter essere effettivamente impiegato nell’industria. Le prime utilizzazioni, durante gli anni Cinquanta, avvengono negli Stati Uniti, presso la Texas Instruments, la Regency, la Philco, e in Giappone presso la Sony. In Italia la nuova elettronica soppianta le valvole nel corso degli anni Sessanta. Dopo la radio, il suo uso si

Copertina di “Elettroradio informazioni” dedicata al “mangiadischi”, 1967. Cover of “Elettroradio informazioni” dedicated to record players, 1967.

advanced capitalist nations, particularly the United States, spread through Italy. Although these models had already made inroads in Italy’s largest cities during the second world war and the immediate post-war years, they were now beginning to reach smaller towns and the countryside, where they were having a significant demonstration effect. The widespread embracing of electric appliances was a way of joining the urban social system typical of industrialized society, as well as a rejection of traditional social mores. Ownership of a cooker, refrigerator and a washing machine was much more than an assertion of status within the previous system of social layering. It was associated with a sense of superiority over that social layering system, and the assertion of a new set of values. New patterns of consumption in entertainment in the 1960s helped to delineate a whole new way for young people to define themselves. This was particularly true of music, as the hit parade and

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allarga ai televisori e a tutti gli elettrodomestici “brown”. L’effetto del transistor è di permettere la realizzazione di apparecchi di dimensioni sempre più piccole, e a costi sempre più ridotti. Verso la fine degli anni Sessanta il mangiadischi viene soppiantato dalle “musicassette”. Introdotte nel 1963 dalla Philips, sono costituite da un nastro magnetico BASF, racchiuso in un guscio protettivo di materiale plastico. Il nastro dà la possibilità di registrare due tracce stereo (una riproducibile come lato A posto in alto e l’altra utilizzabile capovolgendola) in modo analogo a quanto avviene con i dischi in vinile. Esistono altri sistemi a cartuccia di nastro, ma la musicassetta si afferma grazie al supporto Philips, denominato “Compact Cassette”, lanciato sul mercato nello stesso 1963. La produzione di massa delle musicassette inizia a Hannover, in Germania, nel 1965.

Energia, consumi e sviluppo Gli imprenditori che hanno iniziato la produzione di elettrodomestici negli anni Cinquanta non sono sociologi, ma hanno compreso, magari in modo solo istintivo, confuso e incerto, le vaste possibilità di espansione derivanti dal demonstration effect e dalle modificazioni in corso nella società italiana. Realizzando prodotti adatti al modesto potere di acquisto dei clienti, promuovono attivamente la formazione di un mercato di massa. Un mercato che vive anche delle profonde disparità sociali ancora evidenziate dalle numerose indagini sociali del periodo: infatti l’iniziale discriminazione sociale e culturale tra gli utenti innesca una tendenza all’acquisizione di nuovi prodotti per colmare lacune e distanze, e

singles were broadcast over the radio. The process went hand-in-hand with the widespread availability and enormous success of portable record players designed specifically for this type of consumer. In Italy, they were immediately nicknamed “mangiadischi” (disk-eaters). The juke box was another device designed for musical consumption. An electric cabinet containing a record player that played a battery of 45s, allowing customers in bars to choose what to hear for the cost of a coin, the juke box had a significant impact on changing lifestyles. The equivalent for home use was a record player with a mechanical device that made it possible to load records one after another. Portable radios incorporating the latest electronic advances based on the transistor also began to appear. The transistor was the big new development in the world of electrified entertainment. It was invented in 1949 at Bell Labs by William Shockley, John Bardeen and Walter Brattain, building as ever on work and experiments undertaken by previous researchers. Their transistor was also destined for modification and development before it would be ready for effective industrial application. Texas Instruments, Regency and Philco were the first to use transistors in the United States in the 1950s, along with Sony in Japan. The new technology gradually replaced valves in Italy in the 60s. After radios, the use of transistors was extended to televisions and all other “brown” electrical appliances. Transistors made it possible to make smaller and smaller devices at diminishing cost. Towards the end of the 1960s, portable record players were usurped by musical cassette machines. First introduced by Philips in 1963, the cassette contained BASF magnetic tape housed in a protective plastic case. Just like vinyl records, tapes could be recorded with two stereo tracks


Stand della SGES con la “casa elettronica” e l’andamento grafico della disponibilità e del fabbisogno di energia elettrica dal 1960 al 1964. SGES’s stand for the “electronic house”, and a graph of electricity availability 1960-1964.

finisce per diventare un motore di diffusione dell’elettricità e dei consumi elettrici. La quota di consumo elettrico destinata agli usi domestici è già passata dal 5% del 1938 al 17% del 1951, ma con gli anni Cinquanta si avvia un processo di incremento continuo. Anche questo è un effetto dell’abbandono delle campagne: se nel 1951 la media nazionale delle abitazioni non servite è del 17,3% (con una disparità territoriale che va dalle percentuali minime del triangolo industriale a quote di un quinto, un quarto o addirittura un terzo in Campania, Abruzzo, Sicilia e Sardegna), nel 1961 i centri e nuclei non elettrificati si sono praticamente spopolati. Si pone allora con chiarezza la questione dell’elettrificazione rurale: quasi 1.700.000 persone vivono in case isolate e prive di elettricità. Ancora una volta, la disparità territoriale è impressionante, perché tra questi oltre 455.000 sono nella sola Sicilia, cui seguono Puglia, Calabria, Campania, e sorprendentemente Emilia-Romagna: infatti, oltre al dualismo NordSud, pesa la scarsa elettrificazione dei territori montani. È in questo contesto che viene realizzata, tra il 1962 e il 1963, la nazionalizzazione dell’industria elettrica. La nazionalizzazione opera una graduale attenuazione degli squilibri, completando il processo di elettrificazione del Paese, e realizzando le interconnessioni necessarie allo sviluppo di una rete elettrica davvero nazionale. Le zone isolate e prive di elettricità sono oggi praticamente scomparse, e il consumo domestico nel Sud si è equilibrato a quello delle altre zone del Paese. Tra il 1963 e il 1973, inoltre, a fronte di un aumento del 100% del consumo

(one on Side A, facing upwards, the other on Side B, which would play when the cassette was turned over). Other tape cartridge systems came out too, but the Philips “Compact Cassette”, which was also launched on the market in 1963, won the battle. Mass manufacture of music cassettes began in Hannover, Germany, in 1965.

Energy, Consumption and Development The businessmen who began manufacturing electric appliances in the 50s weren’t sociologists, but they were aware – however instinctively, however confused and uncertain they may have been – of the huge potential for growth triggered by the demonstration effect and the changes sweeping through Italian society at the time. By making products suited to the modest pockets of their customers, they actively fostered the creation of a mass-market. At least in part, this market was propelled by the huge social inequalities highlighted by social surveys of the time. Indeed, the initial social and cultural discrimination between haves and have-nots triggered a desire to purchase new products in order to close the gap and catch up, and ended up becoming a driver for the mass take-up of electricity and the consumption of electrical power. The proportion of electricity consumed in the home rose sharply from 5% in 1938 to 17% in 1951. Ever since the 1950s, it has been growing steadily.

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complessivo, l’aumento del consumo agricolo è del 126%, e l’incremento di quello domestico è del 170%. “Negli anni Sessanta – scrive Giuseppe De Rita – la società italiana si è radicalmente trasformata e questo processo di modernizzazione della produzione e degli stili di vita è stato accompagnato e favorito da un sistema elettrico che proprio nel 1963 vede la luce con la creazione dell’Enel”37. L’aumento dell’occupazione femminile nell’industria e nei servizi, un fattore di sviluppo oggi troppo spesso trascurato, si accompagna a una minor disponibilità di lavoratori domestici; fa da contrappeso la mobilità del servizio a ore, che è un ulteriore canale di occupazione femminile, e offre un più modesto aiuto a una più vasta platea di utenti. Ma la collaboratrice familiare a ore e la stessa padrona di casa, casalinga o occupata, esprimono nell’acquisto di elettrodomestici il desiderio non solo di limitare la fatica fisica e migliorare la resa del proprio lavoro, ma anche di ridurre la dimensione “servile” del lavoro domestico e di porre su nuove basi il rapporto tra i vari componenti della famiglia e rispetto alla società. L’occupazione femminile, del resto, comporta un aumento del reddito familiare complessivo agevolandone l’investimento in beni durevoli e diversi da quelli di prima necessità. I nuovi gruppi sociali che escono

Grafico della diffusione di elettrodomestici nel periodo ottobre-dicembre 1959 nell’esercizio della Sip di Chivasso. A chart of home appliance take-up, October/December 1959, the Sip company in Chivasso.

This was another repercussion of rural depopulation. In 1951, the national average of households without electricity stood at 17.3% (across the nation, the figure varied from negligible in Italy’s industrial triangle to a fifth, a quarter and even a third in the regions of Campania, Abruzzo, Sicily and Sardinia). By 1961, villages and hamlets without electricity were haemorrhaging population. With almost 1.7 million people living in isolated houses with no electricity, there was a clear need to complete rural electrification. Once again, the variations across the country were huge: over 455,000 people in Sicily alone had no electricity, followed by Puglia, Calabria, Campania and, counterintuitively, Emilia-Romagna. In addition to Italy’s North/South split, electrification was also lagging in mountainous areas. It was against this backdrop that Italy nationalized its electricity industry in 1962/1963. Nationalization gradually attenuated these imbalances, completed the country’s


Depliant di propaganda della Sip per promuovere l’uso degli elettrodomestici, 1959. A Sip brochure promoting the use of home appliances, 1959.

dall’emarginazione e dall’arretratezza e vedono nel consumo di massa un’affermazione del loro nuovo status: questo consumo investe soprattutto la motorizzazione e gli elettrodomestici. L’espansione del settore comporta sia l’allargamento dell’offerta, con l’introduzione di nuovi elettrodomestici, sia la saturazione degli spazi di mercato rimanenti, che innesca processi di concentrazione produttiva per realizzare economie di scala. Fra l’altro il mercato italiano sta passando a una fase più matura, dove la sostituzione degli apparecchi che hanno esaurito il loro ciclo di vita comporta nuove dinamiche concorrenziali e la creazione di nuovi modelli. In questo quadro una novità importante è la lavatrice automatica, che supera gli apparecchi a doppia vasca e carica verticale fino a quel momento prevalenti. I primi modelli automatici italiani, a vasca unica, scocca rettangolare e carica frontale, sono sviluppati dalla Candy fra il 1958 (Automatic, con l’introduzione del timer) e il 1961 (Superautomatic, che affianca al timer le vaschette detersivo separate per pre-lavaggio, lavaggio, additivi di risciacquo). La new entry degli anni Sessanta tra i “bianchi” è però il decollo della lavastoviglie. La tecnica di lavaggio delle lavastoviglie moderne viene sviluppata negli Stati Uniti a partire dagli anni Venti, con l’adozione della pompa che proietta l’acqua sul vasellame e il serbatoio di acqua calda. Come la lavatrice dell’epoca, anche la lavastoviglie si carica dall’alto: il primo modello a carica frontale è della Hotpoint, nel 1936. Entrato a fine anni Trenta nell’offerta dei principali fabbricanti americani e inglesi, il nuovo

electrification process, and made the interconnections necessary to develop a truly national electricity grid. The country no longer has isolated areas without electricity, and domestic electricity consumption in the south of the country is at levels similar to other parts of the country. Overall consumption doubled between 1963 and 1973. Over this same period, agricultural consumption was up 126% and domestic consumption 170%. Giuseppe De Rita writes: “In the 60s, Italian society underwent radical change. The process of modernizing production and ways of living was accompanied and fostered by the electric system born with the creation of Enel in 1963.”37 One of the consequences of an increase in female employment in industry and the services – a driver of growth all too often forgotten these days – was less time for housework. This was offset to some degree by an increase in the availability of home help paid by the hour (another channel for female occupation), which offered more modest help to a broader user base. One thing that home help and housewives shared when it came to the purchase of electrical appliances was a desire not just to limit the amount of physical effort and improve the results of their labour, but also to reduce the “servile” aspect of housework and lay the groundwork for a new kind of relationship between various members of the family, not to mention respect in society. A greater number of women in the workplace also led to an increase in overall family income, making it easier to invest in durables rather than just mere subsistence items. The new social groups emerging from the fringes of society and

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apparecchio arriva in Italia con molto ritardo. Zanussi ne avvia la produzione tra il 1962 e il 1965, e altrettanto fanno Indesit, Ignis e Castor, che nel 1968 raggiunge per questo prodotto una quota di mercato del 10%. Solo nel 1966 arriva invece la lavastoviglie Candy, con il modello Donora, e nel 1967 sono disponibili i modelli San Giorgio e Riber. Un interesse particolare hanno gli sviluppi della Ignis: in questo periodo infatti l’azienda di Comerio introduce nella sua gamma il congelatore domestico, e per prima in Europa impone sul mercato il frigorifero rettangolare, con l’isolamento in poliuretano al posto della lana di vetro. Lo sbocco della produzione Ignis è ormai soprattutto l’esportazione. Infatti le aziende concorrenti svilupperanno un prodotto con queste caratteristiche solo nella seconda metà del decennio. Ignis potenzia inoltre i propri impianti realizzando importanti innovazioni nell’organizzazione produttiva, e diventando il primo produttore italiano di

backward living conditions viewed mass consumption as a way of asserting their new status: this type of consumption was particularly evident among people who bought their first cars and household appliances. Industry expansion led to a broader range of offerings, with the introduction of new electrical appliances, a saturation of remaining market spaces, and ultimately a process of consolidation among manufacturers seeking to achieve economies of scale. The Italian market begin to move into a more mature phase, in which the replacement of appliances coming to the end of their life cycle led to new types of competition and the creation of new models. The automatic washing machine was a major new development, and a great improvement on the twin tub vertical loaders predominant until then. Italy’s first single tub automatic washing machine, with a front-loading rectangular body, was developed by Candy in 1958 (the “Automatic”, which had a timer) and improved in 1961 (the “Superautomatic”, which also had separate detergent containers for pre-wash, main wash and fabric softener). The biggest new entry in the Sixties among the cohort of “white goods” was the dishwasher. The washing techniques used in modern-day dishwashers were developed in the United States as early as the 20s, using a pump to spray water over the crockery, and a tank full of hot water. Like washing machines at that time, dishwashers were also loaded from the top. The first front loader was made by Hotpoint in 1936. A staple among the main American and British manufacturers by the end of the 30s, this new device still had a long wait before it came to Italy. Zanussi began making dishwashers between 1962 and 1965. Indesit,

Depliant di propaganda della Sip per un concorso a premi, 1957. A Sip brochure for a competition, 1957.


frigoriferi, con 750.000 pezzi l’anno: si apre così la strada di una completa integrazione verticale, anche per quanto riguarda i compressori, che l’azienda fabbrica ora in proprio, su licenza della Stengel. Entra in punta di piedi su questo mercato, invece, la Merloni di Fabriano, oggi la più grande azienda di elettrodomestici di proprietà italiana. Il nucleo iniziale è la piccola fabbrica di strumenti per pesare avviata nel 1930 da Aristide Merloni, che dopo la guerra raggiunge una posizione di tutto rispetto, in un settore che però non presenta le prospettive di crescita desiderate dal titolare. L’occasione per diversificare gli si offre quando Enrico Mattei gli suggerisce di avviare la produzione di serbatoi per distributori di benzina, da vendere all’Agip. Ma l’iniziativa non va in porto per un mutamento di strategia dell’Eni, e Merloni riconverte l’impianto che ha nel frattempo realizzato alla produzione di bombole di gas, che inizia nel 1954. Nel 1957 entrano in azienda i figli Francesco e Vittorio, e nel 1958 inizia il percorso nel campo degli elettrodomestici, dapprima con gli scaldabagni elettrici, quindi con la produzione di cucine. Nel corso degli anni Sessanta la Merloni sviluppa la propria gamma di elettrodomestici, distribuiti con il marchio Ariston, attraverso accordi con aziende già dotate di impianti e di know-how specifici: avviene così per i frigoriferi, commissionati alla Sigea di Genova, e in seguito prodotti acquisendo il controllo della Alia di Milano; per le lavastoviglie, prodotte su licenza Kenwood; per le lavatrici, commissionate alla San Giorgio; per i congelatori, per i quali rileva dalla Gepi il controllo della Italcold, azienda campana in crisi. Successivamente, una volta sviluppato il know-how necessario, l’azienda integra queste fabbricazioni all’interno della propria organizzazione produttiva. Con la Merloni si

Ignis and Castor were up and running in the sector by 1968, when Castor managed to corner a 10% share of the market. Candy brought out its “Donora” model in 1966; in 1967, San Giorgio and Riber brought out their own models. The development path followed by Ignis was particularly interesting. Around this time, the company from Comerio launched its range of home freezers, and was the first company in Europe to bring out a rectangular refrigerator that used polyurethane rather than glass fibre for insulation. By this time, exports accounted for the majority of Ignis’s output. The company’s competitors did not develop a product with these specifications until the latter half of the decade. Ignis further expanded its production facilities, introducing major new developments to how it organized its manufacturing operations. The company became Italy’s number one, turning out 750,000 items per year. It also achieved complete vertical integration, including compressors, which it was now making on its own, under licence from Stengel. The Merloni company of Fabriano, which is today the largest Italian-owned electrical appliance company, cautiously entered this market. The company’s original unit, a small factory that made weighing scales, was founded in 1930 by Aristide Merloni. By the post-war years, the company had carved out a respectable position for itself, but in an industry that failed to offer the kind of growth prospects the company owner wanted. He seized on opportunity to diversify after Enrico Mattei suggested that he might start manufacturing tanks for petrol distributors and sell them to Agip. However, this initiative did not come to fruition because ENI changed its strategic priorities. Merloni reconverted the factory he had built in the meantime and in 1954 started manufacturing gas canisters. His sons

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completa il panorama delle aziende che a partire dagli anni Sessanta rappresentano il cuore dell’industria italiana degli elettrodomestici “bianchi”, che un passo dopo l’altro, a dispetto dei suoi detrattori, è diventata la prima d’Europa. Dopo un decennio caratterizzato da rilevanti processi di concentrazione e selezione, le maggiori società italiane del settore, le protagoniste del primato europeo, sono quelle nate da un’imprenditorialità autonoma: Ignis, Zanussi, Zoppas, Candy, Castor, Merloni. Un caso a parte è quello della Indesit, che almeno a livello di professionalità manageriale nasce sotto l’ombrello Fiat. Alcune aziende di imprenditorialità autonoma producono solo su commessa di altre, che poi distribuiscono i prodotti con il loro marchio: le principali sono Siltal e Riber. Altre imprese sono molto specializzate, con marchi storicamente prestigiosi, come Zerowatt e Gasfire. Vi è infine un nucleo di importanti aziende controllate da grandi gruppi italiani ed esteri: Triplex (La Centrale), Fargas (Edison), Philco Italiana (Ford), CGE (General Electric), Domowatt (Singer), San Giorgio (Finmeccanica), Hoover, Kelvinator (General Motors), Rheem Safim (Rheem Manufactures).

Sboom! Dall’austerità al consumo responsabile Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, la società italiana, che più di altri paesi europei ha liberato energia per più di un decennio, proliferando nei consumi, nell’impegno produttivo e nella trasformazione tecnologica della produzione e degli stili di vita, entra in crisi. Non è questa, ovviamente, la sede per affrontarne le ragioni. Ma si deve rilevare che le

Francesco and Vittorio joined the company in 1957. In 1958, Merloni took its first steps in the electrical appliance industry, starting with electric water heaters, and then moving on to cookers. Throughout the 60s, Merloni expanded its range of electrical appliances and distributed them under the Ariston brand. It achieved this by striking deals with companies that already possessed specific manufacturing facilities and know-how. Merloni initially commissioned its refrigerators from SIGEA in Genoa, and later manufactured them in-house after acquiring control of ALIA in Milan; it made dishwashers under licence from Kenwood; it commissioned its washing machines from San Giorgio, and it entered the freezer market by acquiring Italcold, a company based in Campania which had been going through a tricky period (from GEPI). After the company had acquired the know-how it needed, it integrated these production lines into its own organization. Merloni was the last of the companies that, starting in the 60s, formed the core of Italy’s homegrown “white” electrical appliance industry, and which, despite its detractors, step-by-step became the number one industry in Europe. After a decade that saw significant concentration and selection, the largest Italian companies in the industry – Ignis, Zanussi, Zoppas, Candy, Castor, and Merloni – all of which had risen to European prominence, had begun as independent businesses. Indesit, whose managerial prowess developed under the FIAT umbrella, was a case apart. Some of the companies that began through independent entrepreneurialism, led by Siltal and Riber, manufactured only on commission for other companies, which then distributed the products under their own brand names. Companies like Zerowatt and Gasfire had prestige names and were highly specialized. The picture was completed by a number of large companies controlled by major


Brevetto di modello industriale della Rex Elettronica, 1962. Sotto, pubblicità della Radio Marelli, 1967. Patent for an industrial model, Rex Elettronica, 1962. Below, an advert for Radio Marelli, 1967.

contestazioni culturali e sociali pongono il problema della chiusura di una fase di sviluppo prorompente ma disordinato, e dell’ingresso in una fase di razionalizzazione e riequilibrio. Lo choc petrolifero che investe tutto l’Occidente costringe le società industriali a riflettere sul significato e gli scopi dello sviluppo economico. Questa riflessione, se da un lato può essere un’occasione per rivedere l’indirizzo politico dei processi di trasformazione sociale in corso, dall’altro può offrire la tentazione di frenare bruscamente alcune dinamiche sociali. È quanto avviene anche in Italia. Molto significativa a questo proposito è la vicenda della televisione a colori, che si colloca nell’intersezione fra politiche industriali, evoluzione dei consumi e degli stili di vita, e riflessione sui valori. Tra i fattori che avevano contribuito a sviluppare l’ampiezza e l’importanza del mercato delle apparecchiature radio e Tv va ricordata la rapida trasformazione delle abitudini legate al consumo televisivo: “Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta il rapido diffondersi dell’apparecchio ricevente rivela le proporzioni di questo consumo. Mentre nel 1959 solo 36 persone su 100 assistevano ai

Italian and foreign firms: Triplex (La Centrale), Fargas (Edison), Philco Italiana (Ford), CGE (General Electric), Domowatt (Singer), San Giorgio (Finmeccanica), Hoover, Kelvinator (General Motors), and Rheem Safim (Rheem Manufacturers).

After the Boom: From Austerity to Responsible Consumption Between the end of the 60s and the start of the 70s, Italy went into crisis, after a decade in which, more than any other European nation, it had been a powerhouse of booming consumption, manufacturing output and technological transformation in industry and living habits. It goes without saying that this is not the place to examine the underlying reasons for this crisis. Cultural and social contestation put the issue of closing a period of booming if haphazard development onto the agenda, and heralded the

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programmi in casa propria e ben 42 in locali pubblici, nel 1966 le proporzioni saranno più che invertite: 75 in casa propria e 10 in locali pubblici”38. Questa tendenza è favorita dalla maggiore accessibilità, in termini di costo, degli apparecchi televisivi, e dalla diminuzione del canone d’abbonamento. Il potenziamento tecnologico, collegato alla trasformazione dei linguaggi e della programmazione, è un altro fattore che contribuisce all’ampliamento del mercato degli apparecchi riceventi. Il 4 novembre 1961, quando vengono avviate le trasmissioni del secondo programma, l’ipotesi iniziale di farne qualcosa di simile al terzo programma radiofonico viene scartata, preferendo una programmazione concepita in modo unitario (la politica del “palinsesto”, ideata e imposta da Ettore Bernabei), basata su un meccanismo di “protezione” in cui un programma forte (in genere sul nazionale) fa da “traino” a uno più debole. Questa scelta risponde anche a un indirizzo di politica industriale: indurre i teleutenti a cambiare il loro apparecchio, dal momento che il nuovo canale, che utilizza un’altra gamma di frequenze, non può essere ricevuto senza un adattatore, e in prospettiva senza l’acquisto di un nuovo televisore. Nella stessa ottica iniziano, nel 1962, le prove per l’introduzione della televisione a colori39. Nel 1965 la Rai è tecnicamente pronta per iniziare le trasmissioni; e nel 1966 è proprio la Rai a organizzare a Roma, per conto dell’Uer, le dimostrazioni comparative tra il sistema americano NTSC e i sistemi europei Pal e Secam. Nel 1967, infine, le altre nazioni europee introducono il colore nelle loro trasmissioni

start of a phase of rationalization and rebalancing. The oil crisis that ripped through the West forced industrial societies to reconsider the meaning and purpose of economic growth. Although this moment provided an opportunity to review the political orientation of the social transformation processes underway, it also offered the temptation of curtailing certain social dynamics. This was precisely what happened in Italy. An emblematic example of this regards colour TV, which found itself at the intersection between industrial policies, changes in consumption patterns and lifestyles, and a more general debate about values. One of the factors that had helped to develop the breadth and significance of the market for radio and TV sets was a rapid transformation of habits in TV consumption. “Between the late 50s and early 60s, the rapid dissemination of receivers showed how widely consumption was spreading. In 1959, just 36 out of every 100 Italians watched shows in their own home, compared with 42 out of 100 in public venues. By 1966, the figures were wildly different: 75 at home and 10 in public venues.”38 This trend was prompted by the falling price of TV sets, and by lower TV licence fees. Technological advances, new

Pubblicità dei televisori Grundig, anni Settanta. Accanto, pubblicità per la Mostra Europea Radio Televisione Hi-fi Stereo al Salone Internazionale Componenti e Strumenti Elettrici, 1973. Advert for Grundig TVs, 1970s. Alongside, advert for the European Radio Television Hi-fi Stereo Show at the Salone Internazionale Componenti e Strumenti Elettrici Fair, 1973.


televisive, mentre la Rai, che pure è in grado tecnicamente di farlo, ne è impedita. Il parlamento italiano delibera infatti di rinviarne l’introduzione al 1970; di fatto, si dovrà addirittura attendere il 1975. La decisione è grave non solo perché impone una battuta d’arresto all’evoluzione tecnologica del sistema televisivo italiano, ma soprattutto perché le sue ragioni sono indicative di una mentalità che peserà negativamente sulle scelte future. Il nuovo salto tecnologico viene infatti bloccato adducendo ragioni di rigore economico, in quanto presentato come una spesa voluttuaria ed eccessiva. In realtà lo stop è imposto perché l’incentivazione a un nuovo cambio di apparecchiature televisive avrebbe fortemente condizionato lo sviluppo del mercato pubblicitario da un lato, e ridotto, in un momento di stagnazione del reddito familiare disponibile, la propensione all’acquisto della seconda macchina.

broadcast styles and advances in programming also helped to broaden the market for TV sets. On 4 November 1961, the second TV channel began broadcasting. The initial plan was to follow in the footsteps of the third radio channel. This was rejected in favour of a programming approach built around a single overarching schedule, conceived and implemented by Ettore Bernabei, and based on a “protection” mechanism in which high-appeal shows (generally of national interest) helped to “drive” less popular shows. The new TV channel also had an industrial policy element to it: it required TV viewers to buy a new TV set, as the new channel was broadcast on a different wavelength and couldn’t be received without an adapter, which in most cases meant people ended up shelling out for a new TV set. A similar approach was adopted in 1962 when trials of colour TV began.39 By 1965, RAI possessed the technical capabilities it needed to

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In pratica, con una sorta di “protezionismo interno”, si preferisce comprimere e ritardare un settore che è stato fra i motori del miracolo economico, piuttosto che incentivare la competizione e lo sviluppo in settori che stanno rivelandosi meno dinamici. Convergono su questa linea un certo moralismo che identifica il dinamismo sociale degli anni Sessanta con la “società dei consumi”, la difesa corporativa del pezzo più forte della compagine confindustriale, e la fine della capacità propulsiva dell’intervento statale. Le conseguenze di questa scelta sono evidenziate in un documento preparato nel 1971 dall’Anie, l’organizzazione degli operatori del settore, per l’indagine conoscitiva sull’industria degli elettrodomestici promossa dalla Commissione Industria e commercio della Camera dei Deputati: “L’industria elettronica italiana incontra oggi notevoli difficoltà precipuamente per l’immobilismo che ha caratterizzato gli organi governativi sulla questione della televisione a colori, rinviando a data indeterminata l’inizio del

Un videogiradischi, anni Settanta. A destra, articolo dedicato al risparmio di energia elettrica, da “Illustrazione Enel”, 1976. A video record player, 1970s. Right, an article on electricity saving, from “Illustrazione Enel”, 1976.

start broadcasting. In 1966, on behalf of UER, RAI ran a comparative demo in Rome of the American NTSC system and the European PAL and SECAM systems. By 1967, other European nations were beginning to broadcast TV in colour. Despite being technically ready, RAI was prevented from doing so. The Italian Parliament resolved to put back the introduction of colour TV to 1970. In actual fact, colour broadcasts did not begin until 1975. This was a grave setback not just for the technological advancement of Italy’s television system, but above all because of a mindset that was to negatively condition future decision-making. The stated reasons for blocking this technological advance were economic prudence and an attempt to avoid unnecessary and excessive expense. In reality, the move was blocked because it would have triggered a new wave of TV buying that would have strongly impacted development of the advertising market and, at a time when available household income was stagnating, reduced people’s desire to buy a second set. By following the course of “internal protectionism”, a decision


Vignetta tratta da “Illustrazione Enel”, 1973. A cartoon from “Illustrazione Enel”, 1973.

servizio e sottovalutando le conseguenze di tale condotta”40. Ma indebolire l’industria elettronica negli anni Settanta significa un danno che va ben al di là di questo settore: si è infatti in piena rivoluzione tecnologica, una rivoluzione che passando attraverso i circuiti integrati va verso la nascita dei microprocessori, che negli anni Ottanta porteranno l’elettronica all’interno di tutti i congegni e gli apparecchi, inclusi gli elettrodomestici “bianchi”. Il rinvio della televisione a colori entra in risonanza con il clima di “austerità” che dal 1973 sostituisce nelle abitudini degli italiani il dinamismo degli anni Sessanta. Non è solo la crisi petrolifera, ma anche l’atmosfera politica di quelli che passeranno alla storia come gli “anni di piombo”. Le domeniche a piedi per risparmiare benzina, l’esortazione al risparmio energetico determinano un cambiamento e danno il senso di una crisi che incombe e minaccia lo stile di vita appena conquistato e non ancora consolidato. L’Enel riesce tuttavia a garantire la copertura del fabbisogno: i consumi domestici continuano infatti a crescere per tutto il decennio, sia pure con ritmi meno sostenuti. Nella coscienza degli italiani rimane però il richiamo alla necessità di un consumo responsabile: si pongono così le premesse per una maggiore attenzione alle caratteristiche degli apparecchi domestici in termini di consumi energetici e di inquinamento ambientale.

Tra crisi e nuove opportunità Il contesto di inizio decennio è ben descritto da un documento della Zanussi presentato nell’indagine parlamentare del 1971: la

was made to compress and hold back an industry that had been one of the drivers of the Italian economic miracle, as opposed to fostering competition and development in industries that were to end up becoming less and less dynamic in the future anyway. This view was backed by a strand of moralism that viewed the social dynamism of the 60s as “consumer society”, the corporative self-defense of Italy’s most influencewielding large companies, and marked the end of the State’s ability to pilot the economy. A survey of the electrical appliance industry promoted by the Chamber of Deputies’ Industry and Commerce Commission, issued in 1971 by ANIE (the trade association for the industry), had the following to say: “Italy’s electronics industry is currently going through challenging times chiefly as a result of the immobilization wrought by government agencies on colour TV, having postponed to some future date the initiation of the service, and in the process underestimated the impact of its approach.”40 Holding back the Italian electronics industry in the 70s caused damage that went far beyond the confines of the industry. This occurred at a time of accelerated technological development – a revolution that was guided by integrated circuits towards microprocessors, and which in the 80s led to electronics being incorporated into every single device and piece of equipment, “white” domestic appliances included.

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nazionalizzazione ha portato l’allacciamento alla rete elettrica al 97% delle famiglie italiane, ma il 20% manca ancora di acqua corrente in casa; si tratta di un dato numerico importante, in un mercato che ha raggiunto alti indici di saturazione su tutta la gamma degli elettrodomestici, eccezion fatta per le lavastoviglie. Su un settore in cui la domanda è ormai determinata dalla sostituzione degli apparecchi, si abbatte la crisi economica peggiore dal 1945 in poi, con la crisi petrolifera del 1973 prima, la recessione del 1975 e l’inflazione a due cifre. Dal 1969 in poi, la contrazione della domanda interna assommerà al 43% nel decennio, determinando un cambiamento radicale nella sua struttura industriale. La maggiore impresa italiana di elettrodomestici è all’inizio del decennio proprio la Zanussi, che è anche uno dei maggiori gruppi del settore a livello europeo. Ma la morte improvvisa di Lino Zanussi nel 1968 ha privato l’azienda di un capo carismatico e l’intero settore di una personalità imprenditoriale notevole. Il direttore generale Lamberto Mazza, che ne ha preso il posto, non riesce a fugare, nel decennio successivo, l’impressione di un’incertezza strategica, nonostante le attività sul fronte dell’elettronica. Negli anni Settanta acquisisce aziende con marchi prestigiosi e notevole specializzazione produttiva, come la Becchi (stufe), la Stice (frigoriferi), la Castor (lavaggio), la Zoppas e la Triplex (cucine), e la Sole (componenti elettromeccanici per elettrodomestici). Nel 1984, però, la Zanussi sarà assorbita dalla svedese

The delayed launch of colour television in Italy resonated with the climate of “austerity” that from 1973 replaced the dynamic 60s in Italy. Not just the oil crisis bespoke of gloom; the political atmosphere at the time would later be referred to as “the leaden years.” Sundays without using the car to save fuel and exhortations to save energy brought about a change in attitudes and provoked a sense of crisis that threatened a lifestyle people had only just gotten used to (and had yet to become consolidated). Enel succeeded in guaranteeing coverage of the nation’s electricity needs. Household consumption continued to grow throughout the decade, albeit at a slower pace. The difference was that Italians now knew that it was necessary to consume responsibly. For the first time, people were beginning to show an interest in household appliance energy consumption and environmental pollution.

Crises and New Opportunities The situation at the beginning of the decade was aptly summed up in a presentation that the Zanussi company made to a parliamentary enquiry in 1971. Nationalization had led to 97% of Italian households being connected to the electricity grid, but 20% of households still lacked running water in the home. These were telling figures for a market that had otherwise achieved a high rate of saturation across the range of household appliances, with the

Pubblicità della lavatrice di Ignis, 1975. Advert for Ignis washing machines, 1975.


Electrolux, che è interessata a utilizzarne i marchi e la rete continentale di vendita e assistenza. La Ignis, in un periodo di difficoltà, si allea con la Philips, costituendo la IRE (Industrie Riunite Elettrodomestici), che nel 1972 passa totalmente sotto il controllo della multinazionale, per la quale Ignis diviene il marchio specializzato della linea freddo. È interessante notare che la struttura produttiva, di notevole qualità, rimane in Italia, e continua a essere oggetto di valorizzazione e di investimento da parte della nuova proprietà. La crisi colpisce nel corso del decennio anche la Indesit, che dopo un lunghissimo periodo di crisi troverà invece un compratore italiano: la Merloni. Gli anni Settanta sono infatti un periodo di espansione per l’azienda di Fabriano, che uscirà rafforzata dagli anni della crisi, preparandosi alle importanti acquisizioni che negli anni Ottanta ne faranno la maggiore impresa italiana del settore: Philco (1986), Indesit (1987) e la francese Scholtes (1989). Un’altra impresa che riesce a crescere in questa fase è la Candy, che nel 1970 completa la gamma degli elettrodomestici attraverso l’acquisto di una unità produttiva italiana della Kelvinator e della Sovrana, nel settore delle cucine. Negli anni Ottanta si espanderà ulteriormente acquisendo la Zerowatt e la Gasfire, e in seguito assumerà dimensione multinazionale acquisendo la francese Rosières e la Hoover Europa. Nel corso degli anni Settanta si afferma anche la SMEG (Smalterie Metallurgiche Emiliane Guastalla), fondata nel 1947 da Vittorio Bertazzoni: specializzata nel settore delle cucine, l’azienda inizia a

exception of dishwashers. An industry where demand was generated by the replacement of existing devices was thrown into turmoil by the worst economic slump since the war, first as a result of the 1973 oil crisis, then by the 1975 recession and double digit inflation. In the 10 years from 1969, internal demand contracted by a total of 43%, leading to radical change across the industry. At the start of the decade, Italy’s largest electrical appliance manufacturer was Zanussi, a company that had become one of Europe’s industry leaders. However, Lino Zanussi’s sudden death in 1968 deprived the company of a charismatic leader, and left the entire industry bereft of a major business figure. General Manager Lamberto Mazza, who succeeded him, did not over the next decade dispel the impression that he lacked strategic decisiveness, despite his forays into electronics. In the 70s, Zanussi acquired companies that owned wellregarded brands and significant specialist manufacturing capabilities: Becchi (stoves), Stice (refrigerators), Castor (washing machines), Zoppas and Triplex (cookers), and Sole (electromechanical componentry for electrical appliances). In 1984, Zanussi was taken over by Electrolux of Sweden, which was keen to leverage its brands and its continental sales and aftersales networks. During this challenging period, Ignis brokered an

Pubblicità della lavastoviglie “Stovella” di Zoppas, 1966. Advert for Zoppas “Stovella” dishwashers, 1966.

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diversificare l’attività negli anni Sessanta, arrivando a completare la propria gamma nel 1970 con la prima lavastoviglie italiana con interno in acciaio inossidabile. A partire dal 1974 l’impresa si specializza negli elettrodomestici da incasso destinati alla fascia medio-alta del mercato. Assume una notevole importanza in questo periodo la “brand-loyalty”, cioè la fidelizzazione dei consumatori verso uno specifico marchio, del quale ha sperimentato la qualità e l’assistenza. L’altra faccia del fenomeno è la fabbricazione su commissione per aziende che vendono con il proprio marchio un prodotto fatto da altri, chiamata in gergo “terzismo”. Questo ha un ruolo importante nello sviluppo dell’industria degli elettrodomestici, e coinvolge non solo il mercato interno, ma anche e in proporzione assai maggiore le esportazioni. Tutte le imprese italiane, anche le maggiori, hanno operato in accordi di terzismo in qualche fase del loro sviluppo. Alcune di esse vi si sono però specializzate, e sono diventate

Promozione del risparmio energetico in una strip di Jacovitti per Enel, 1978. Articolo che promuove gli apparecchi con il marchio IMQIstituto italiano Marchio di Qualità, da “Illustrazione Enel”, 1973. Promoting energy saving in a Jacovitti comic strip for Enel, 1978. An article promoting IMQIstituto Italiano Marchio di Qualità-certified products, from “Illustrazione Enel”, 1973.

alliance with Philips and established IRE (Industrie Riunite Elettrodomestici), which in 1972 was wholly taken over by the multinational. Ignis was left as a brand-name specialized in the cooling range of products. Interestingly enough, the company’s high-quality manufacturing facilities remained in Italy and continued to attract upgrades and investments under the new ownership. As the decade unfolded, Indesit also succumbed to the crisis, and after a period in the doldrums was bought out by its Italian competitor Merloni. For Merloni, the 70s turned out to be a time for growth. The company emerged from the slump stronger than ever, and in a position to make major acquisitions in the 80s that would turn it into Italy’s industry leader: Philco (1986), Indesit (1987) and Scholtes (1989) of France. Another company that achieved growth during this period was Candy. In 1970, the company completed its range of electrical appliances by acquiring the Italian manufacturing arms of Kelvinator and Sovrana (cookers). In the 80s, the company underwent further expansion through acquisitions of Zerowatt and Gasfire. It later became a multinational with acquisitions of


Articolo su come evitare gli sprechi di energia, da “Illustrazione Enel”, 1975. Article on how to avoid wasting energy, “Illustrazione Enel”, 1975.

“terzisti” di livello europeo: la più importante è senz’altro la IAR-Siltal, sorta con l’acquisizione della Siltal da parte della IAR, un’azienda produttrice di congelatori costituita negli anni Sessanta dalla famiglia Lupano. Un’ultima storia di successo è quella della Ocean, sorta dall’impresa artigianale fondata da Angelo Nocivelli per produrre stabilizzatori di tensione per televisori. Nel 1955 ne assumono la guida i figli del fondatore, Luigi e Gianfranco. Nel 1958 cade il mercato degli stabilizzatori, ma l’anno precedente i due fratelli, intuendone le potenzialità, avevano acquistato dalla BASF la licenza per produrre polistirolo espanso: l’azienda si ricicla nel campo dei contenitori industriali per gelati. Negli anni Sessanta l’impresa si orienta sempre più verso il terzismo nei congelatori. Le difficoltà degli anni Settanta portano nuovi cambiamenti: completamento della gamma degli elettrodomestici “bianchi” e ingresso sui mercati del riscaldamento e della climatizzazione. In tale ottica i due fratelli creano la El.Fi. (Elettro

Rosières of France, and Hoover Europe. SMEG (Smalterie Metallurgiche Emiliane Guastalla), initially founded in 1947 by Vittorio Bertazzoni, came to prominence in the 70s. After starting out as a specialist cooker manufacturer, the company began diversifying in the 60s, and completed its range of products in 1970 with Italy’s first dishwasher to boast a stainless steel interior. In 1974, the company began specializing in electrical appliance units for the medium/high end of the built-in kitchen market. It was during this time that brand loyalty took on key importance, a phenomenon generated by quality products and customer care. The other side of the market consisted of manufacturing to order for companies that sold products manufactured by others under their own brand names. This approach was fundamental to the development of the electrical appliance industry on the internal market, and even more to development of exports. All of Italy’s enterprises, from the largest to the smallest, have undertaken sub-contracting at some stage of their manufacturing processes. A number of Italian companies have specialized in this area and become European-level subcontractors. The largest of these is IAR-Siltal, a company that emerged after Siltal was acquired by IAR, a freezer-making company founded in the 60s by the Lupano family. The most recent success story is OCEAN, a familyrun business founded by Angelo Nocivelli, initially to manufacture voltage stabilizers for televisions. The founder’s sons, Luigi and Gianfranco, took over management of the company in 1955. The market for stabilizers went into decline in 1958, but a year earlier the brothers had noted the

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Manifesti Enel per il miglior utilizzo dell’energia elettrica, da “Illustrazione Enel”, 1978. Enel posters on how to use electricity optimally, from “Illustrazione Enel”, 1978.

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Finanziaria) per operare a livello internazionale. La El.Fi. rileva nel 1984 il controllo della San Giorgio, e nel 1985 incorpora la Zanussi Climatizzazione. Rileva anche la Samet, dalla quale acquisisce il settore cucine. Entra poi nella refrigerazione commerciale, e nel 1988 rileva i marchi Argo e Chaffoteaux & Maury. Questa crescita multinazionale viene consacrata dalla acquisizione della francese Brandt (leader sul mercato transalpino degli elettrodomestici) e della Elektra Bregenz. La El.Fi./Brandt si trasforma così in un gruppo paneuropeo con stabilimenti in Italia, Francia, Germania e Austria. La qualità imprenditoriale dei produttori italiani di elettrodomestici esce dunque confermata dalla difficile sfida degli anni Settanta. È da questo contesto, attraverso le vicende che abbiamo raccontato, che emergono imprese globalmente competitive in un settore che si conferma come uno dei più radicati e poco conosciuti dell’Italia industriale.

potential of expanded polystyrene, and acquired a licence from BASF to make this item. The company revived its fortunes by making industrial recipients for ice cream. In the 60s, OCEAN became increasingly involved in subcontracting for the freezer industry. The 1970s slump led to more changes at the company, as it completed its range of “white” electrical appliances and entered the heating and air conditioning market. To pursue this interest, the brothers founded El.Fi. (Elettro Finanziaria) to run their international operations. In 1984, El.Fi. took over the San Giorgio company, and in 1985 absorbed Zanussi Climatizzazione. It took over Samet to gain a foothold in the kitchens market. The company entered the commercial refrigeration market, and in 1988 took over the Argo and Chaffoteaux & Maury brands. The company’s multinational growth was crowned by the acquisition of Brandt (the French electrical appliance leader), and Elektra Bregenz. El.Fi./Brandt became a panEuropean group with manufacturing plants in Italy, France, Germany and Austria. Despite the difficulties of the 70s, the business acumen of Italian electrical appliance manufacturers has come to the fore. Through the various vicissitudes illustrated in these pages, globally competitive companies have emerged in an industry that continues to be one of Italy’s longest-established if least-well appreciated.




Note/Notes . 1

E.M. Forster, L’arrestarsi della Macchina (trad. di G. Fiori Andreini), in I racconti, Garzanti, Milano 1988, p. 102. 2. L’aspetto simbolico della diffusione dell’elettricità e delle sue applicazioni, di cui si tratta in questo paragrafo, è un tema presente in molti contributi dedicati alla storia sociale delle tecnologie elettriche: una brillante sintesi sull’argomento è offerta da P. Ortoleva, Una moderna Sheherazade. L’elettrificazione come processo storico e come forma simbolica, in La città elettrica, a cura di A. Giuntini e G. Paoloni, Laterza, Roma-Bari 2003, pp. 18-32, che è il riferimento di queste pagine. Il brano citato è a pp. 21-22. 3. Ne parla M.G. Rienzo, L’elettricità nella vita civile, in Storia dell’industria elettrica in Italia, Laterza, Roma-Bari 1992-1994, vol. 3, pp. 505-549, a p. 510, da cui è tratto il brano citato. Dalla stessa fonte (pp. 510-511) e da Wikipedia sono tratte la descrizione e le notizie sulla casa elettrica di Gëorgia Knap a Troyes. 4. Per i temi affrontati in questo paragrafo si è fatto riferimento a: A. Laszlo e I. Masulli, Elettricità e vita sociale, in Storia dell’industria elettrica in Italia, cit., vol. 1, pp. 645-696; M. Ottolino, L’evoluzione legislativa, ivi, vol. 2, pp. 465-509; M.G. Rienzo, L’elettricità nella vita civile, cit.; L. Bortolotti, La città che cambia. Le trasformazioni urbanistiche, in La città elettrica, cit., pp. 5-17. 5. Per gli aspetti trattati in questo capoverso e nei due seguenti, cfr. P. Ortoleva, Una moderna Sheherazade, cit., in particolare alle pp. 27-30, da cui è tratta anche la citazione di Henry Ford (pp. 28-29). 6. “Mattino illustrato” del 7 ottobre 1906, citato da M.G. Rienzo, L’elettricità nella vita civile, cit., p. 513. 7. Le notizie che seguono, sullo sviluppo del telefono in Italia e la sua contestualizzazione internazionale, sono tratte da B. Bottiglieri, STET, Franco Angeli, Milano 1987, in particolare alle pp. 32-38. 8. Per notizie e riferimenti sul telefono come invenzione elettrica cfr. il precedente volume di questa collana, Invenzioni & Brevetti, alle pp. 28-33. 9. E.M. Forster, L’arrestarsi della Macchina, cit., p. 100; la citazione precedente e la successiva sono a p. 99. 10. Riportato da G. Balbi, La radio prima della radio, cit., pp. 39-40. 11. Dal necrologio di Puskas apparso in “The Electrical Engineer” del maggio 1893, riportato da G. Balbi, La radio prima della radio, cit., p. 53. 12. Le notizie sulla telefonia circolare e sulla storia dell’Araldo Telefonico sono tratte da G. Balbi, La radio prima della radio. L’Araldo Telefonico e l’invenzione del broadcasting in Italia, Bulzoni, Roma 2010. 13. Cfr. L.U. Scholl, L’impatto delle telecomunicazioni sui traffici marittimi mondiali prima del 1914, in Sul filo della comunicazione. La telegrafia nell’Ottocento fra economia, politica e tecnologia, a c. di A. Giuntini, Istituto di studi storici postali, Prato 2004 (Quaderni di storia postale, n. 28), pp. 79-92.

E. M. Forster, The Machine Stops, first published in 1909. The symbolism of the take-up of electricity and its applications, as covered in this section of the book, is a recurrent theme in many essays on the social history of electrical technologies. One excellent summary is P. Ortolev’s work Una moderna Sheherazade. L’elettrificazione come processo storico e come forma simbolica, in La città elettrica, edited by A. Giuntini and G. Paoloni, Laterza, Rome-Bari 2003, pp. 18-32, which has been taken as a reference for these pages. The quote is from pp. 21-22. 3. M. G. Rienzo mentions this in his contribution L’elettricità nella vita civile, in Storia dell’industria elettrica in Italia, Laterza, Rome-Bari 1992-1994, vol. 3, pp. 505-549, on p. 510 from which the excerpt is taken. The description and information on Gëorgia Knap’s electric house in Troyes comes from the same source (pp. 510-511), and from Wikipedia. 4. The following works of reference were consulted for this section: A. Laszlo and I. Masulli, Elettricità e vita sociale, in Storia dell’industria elettrica in Italia, op cit., vol. 1, pp. 645-696; M. Ottolino, L’evoluzione legislativa, ibid., Vol. 2, pp. 465-509; M. G. Rienzo, L’elettricità nella vita civile, op cit.; L. Bortolotti, La città che cambia. Le trasformazioni urbanistiche, in La città elettrica, op cit., pp. 5-17. 5. For more information on the topics covered in this and the next two chapters, see P. Ortoleva, Una moderna Sheherazade, op. cit., particularly pp. 27-30, from which the Henry Ford quote was excerpted (pp. 28-29). 6. “Mattino illustrato”, 7 October 1906, quoted by M. G. Rienzo, L’elettricità nella vita civile, op. cit., p. 513. 7. The following information on telephone development in Italy and its international contextualization comes from B. Bottiglieri, STET, Franco Angeli, Milan 1987, particularly pp. 32-38. 8. For more information and references on the telephone as an electric invention, see the previous volume in this series, Inventions & Patents, pp. 28-33. 9. E. M. Forster, The Machine Stops, first published in 1909. 10. Quoted from G. Balbi, La radio prima della radio, op. cit., pp. 3940. 11. From the obituary on Puskas published in “The Electrical Engineer” in May 1893, quoted by G. Balbi, La radio prima della radio, op. cit., p. 53. 12. Information about circular telephony and the history of Araldo Telefonico comes from G. Balbi, La radio prima della radio. L’Araldo Telefonico e l’invenzione del broadcasting in Italia, Bulzoni, Rome 2010. 13. See L. U. Scholl, L’impatto delle telecomunicazioni sui traffici marittimi mondiali prima del 1914, in Sul filo della comunicazione. La telegrafia nell’Ottocento fra economia, politica e tecnologia, edited by A. Giuntini, Istituto di studi storici postali, Prato 2004 (Quaderni di storia postale, no. 28), pp. 79-92. 1. 2.

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Su De Forest, e in generale sulle vicende esposte in questo paragrafo, si è fatto riferimento a: S.J. Douglas, Lee De Forest tra genio e sregolatezza, in Cento anni di radio. Le radici dell’invenzione, a cura di A. Guagnini e G. Pancaldi, SEAT, Roma 1995, pp. 523-556; O. Dunlap, Marconi, Bompiani, Milano 1938; F. Monteleone, La radio italiana nel periodo fascista, Marsilio, Venezia 1976; Id., Storia della radio e della televisione in Italia. Società, politica, strategie, programmi 1922-1992, Marsilio, Venezia 1992. 15. Citato da S.J. Douglas, Lee De Forest, cit., p. 542; la frase del paragrafo successivo è invece citata a p. 544. 16. Riportato da F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, cit., p. 3. 17. Cfr. G. Balbi, La radio prima della radio, cit., pp. 113-177. 18. Per questo paragrafo e il successivo si è fatto riferimento ai materiali raccolti in Energia in casa. Piccola storia delle grandi comodità, AEM – Azienda Energetica Municipale, Milano 1991 (Monografia fuori commercio), e al saggio introduttivo di G. Teyssot, Il comfort e la tecnologia in casa, pp. 9-19; alla tesi di laurea di Giulia Pellati, Abitare il futuro. Scienza e lavoro domestico nell’Italia fra le due guerre, relatore prof. Giuliano Pancaldi, correlatore prof. Anna Guagnini, Università di Bologna, Facoltà di lettere e filosofia, a.a. 2008-2009, una cui copia è stata depositata anche presso l’Archivio Storico Enel; allo studio di S. Paba, Reputazione ed efficienza. Crescita e concentrazione nell’industria europea degli elettrodomestici bianchi, Il Mulino, Bologna 1991. 19. Riportato in Energia in casa, cit., p. 46. 20. Ivi, pp. 11-12; il successivo testo di Balzac è invece riportato a p. 93. 21. Il libro riprende e modifica il precedente volume della sola Catherine, A Treatise on Domestic Economy, For the Use of Young Ladies at Home and at School, T.H. Webb, Boston 1842, considerato il testo fondativo dell’Economia domestica come disciplina di studio scolastico, e nell’America degli anni Venti e Trenta anche universitario. 22. Una presentazione generale di questi concetti in G. Pellati, Abitare il futuro, cit., pp. 58-59; il virgolettato è di Tomàs Maldonado, ed è riportato a p. 58. 23. Il giudizio è di Maristella Casciato, ed è riportato da G. Pellati, Abitare il futuro, cit., p. 45. 24. Riportato in Energia in casa, cit., p. 86. 25. Per una panoramica su questi aspetti e sulla bibliografia disponibile, cfr. Invenzioni & Brevetti, Enel, Roma 2010 (“L’età dell’energia”, vol. 3). 26. Cfr. M. Silvestri, Gli sviluppi tecnologici, in Storia dell’industria elettrica in Italia, Laterza, Roma-Bari, 1992-1994, vol. 3, pp. 189245, alle pp. 208-209. 27. U. Pittaluga, Le applicazioni domestiche, in “L’Elettrotecnica”, 1939, pp. 201-204; si tratta di un intero fascicolo celebrativo, dedicato allo sviluppo delle applicazioni elettriche in Italia. 14.

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The following works of reference were consulted on De Forest and, more generally, the events covered in this section: S. J. Douglas, Lee De Forest tra genio e sregolatezza, in Cento anni di radio. Le radici dell’invenzione, edited by A. Guagnini and G. Pancaldi, SEAT, Rome 1995, pp. 523-556; O. Dunlap, Marconi, Bompiani, Milan 1938; F. Monteleone, La radio italiana nel periodo fascista, Marsilio, Venice 1976; Idem., Storia della radio e della televisione in Italia. Società, politica, strategie, programmi 1922-1992, Marsilio, Venice 1992. 15. Quoted by S. J. Douglas, Lee De Forest, op. cit., p. 542; the second quote is extracted from p. 544. 16. Quoted by F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, op. cit., p. 3. 17. See G. Balbi, La radio prima della radio, op. cit., pp. 113-177. 18. This chapter and the next draw material from Energia in casa. Piccola storia delle grandi comodità, AEM – Azienda Energetica Municipale, Milan 1991 (a privately-circulated monograph), and the introductory essay by G. Teyssot, Il comfort e la tecnologia in casa, pp. 9-19; Giulia Pellati’s thesis, Abitare il futuro. Scienza e lavoro domestico nell’Italia fra le due guerre, sponsored by Prof. Giuliano Pancaldi, co-sponsored by Prof. Anna Guagnini, University of Bologna, Faculty of Letters and Philosophy, academic year 20082009, a copy of which was also filed with the Enel Archives; and S. Paba’s research, Reputazione ed efficienza. Crescita e concentrazione nell’industria europea degli elettrodomestici bianchi, Il Mulino, Bologna 1991. 19. Quoted in Energia in casa, op. cit., p. 46. 20. Ibid., pp. 11-12; the next excerpt from Balzac is on p. 93. 21. This book expanded upon the previous book written by Catherine alone, A Treatise on Domestic Economy, For the Use of Young Ladies at Home and at School, T.H. Webb, Boston 1842, which is considered to be the founding text of home economics as a school subject (and, in Twenties and Thirties America, a University subject). 22. A general overview of these concepts may be found in G. Pellati, Abitare il futuro, op. cit., pp. 58-59; the quote, from Tomàs Maldonado, is on p. 58. 23. This is the opinion of Maristella Casciato, quoted in G. Pellati, Abitare il futuro, op. cit., p. 45. 24. From Energia in casa, op. cit., p. 86. 25. For more information on these issues, and for bibliographical information, see Inventions & Patents, Enel, Rome 2010 (“The age of Energy”, Vol. 3). 26. See M. Silvestri, Gli sviluppi tecnologici, in Storia dell’industria elettrica in Italia, Laterza, Rome-Bari, 1992-1994, Vol. 3, pp. 189245, on pp. 208-209. 27. U. Pittaluga, Le applicazioni domestiche, in “L’Elettrotecnica”, 1939, pp. 201-204; this was a commemorative brochure dedicated to the development of electrical applications in Italy. 14.


Così la Convenzione del 1932 definisce le telecomunicazioni: “Toute communication télégraphique ou téléphonique de signes, de signaux, d’écrits, d’images et de sons de toute nature, par fil, radio ou autres systèmes ou procédés de signalisation électriques ou visuels”. 29. Per l’evoluzione del sistema delle telecomunicazioni si fa riferimento, in questo capitolo, alle opere di A. Antinori, Le telecomunicazioni italiane 1861-1961, Edizioni dell’Ateneo, Roma 1963; B. Bottiglieri, STET, Franco Angeli, Milano 1987; Id., Italcable, Franco Angeli, Milano 1995. Si rinvia inoltre a G. Paoloni, Ricostruzione, innovazione e sviluppo: le telecomunicazioni nell’Italia del miracolo economico, in Le Poste in Italia, Laterza, Roma-Bari 2004-2009, vol. 4, Dalla ricostruzione al boom economico, 1945-1970, a cura di G. Petrillo, pp. 103-138, e alla bibliografia ivi citata. 30. Per le notizie storiche sul sistema radiotelevisivo italiano si fa riferimento, accanto ai testi già menzionati in precedenza, a F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, Marsilio, Venezia, 1995, e alla bibliografia ivi citata. 31. Lo scrive Albino Antinori, ispettore generale del ministero delle Poste, nel suo Le telecomunicazioni italiane, cit., p. 103; cfr. inoltre F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, cit., pp. 272-273. 32. Cfr. F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, cit., p. 278. 33. Per i dati e le vicende raccontate in questo paragrafo si fa riferimento a C. Castellano, L’industria degli elettrodomestici in Italia. Fattori e caratteri dello sviluppo, Giappichelli, Torino 1965; V. Balloni, Origini, sviluppo e maturità dell’industria degli elettrodomestici, Il Mulino, Bologna 1978; S. Paba, Reputazione ed efficienza, cit.; G. Petrillo, Il trionfo dell’elettricità nella vita civile, in Storia dell’industria elettrica in Italia, cit., vol. 4, pp. 453-480; V. Balloni, M. Cucculelli, D. Iacobucci, L’industria italiana dell’elettrodomestico nel contesto internazionale, Giappichelli, Torino 1999. 34. Il documento della General Motors è citato e commentato da Castellano, pp. 22-23, e poi ripreso in quasi tutti i volumi sull’argomento; quello dell’Istituto Battelle, coi dati di crescita che lo smentiscono, da Petrillo, p. 475. 35. Cfr. C. Castellano, L’industria degli elettrodomestici in Italia, cit., pp. 13-22; i brani virgolettati sono a p. 21. 36. V. Balloni, Origini, sviluppo e maturità, cit., p. 144. 37. L’organizzazione produttiva della Indesit mostra una professionalità manageriale diversa da quella di un imprenditore di prima generazione, e inoltre il suo avvio è preceduto da una visita che Campioni effettua agli stabilimenti della Ford accompagnato da Valletta. Questi elementi hanno spinto Castellano, poi ripreso da Balloni e Paba, a ipotizzare che che dietro la ragione sociale Indesit vi sia la stessa FIAT, ipotesi che 28.

The 1932 Convention defined telecommunications as: “Toute communication télégraphique ou téléphonique de signes, de signaux, d’écrits, d’images et de sons de toute nature, par fil, radio ou autres systèmes ou procédés de signalisation électriques ou visuels”. 29. In this section, information on how the telecommunication system evolved comes from the following works by A. Antinori: Le telecomunicazioni italiane 1861-1961, Edizioni dell’Ateneo, Rome 1963; B. Bottiglieri, STET, Franco Angeli, Milan 1987; Id., Italcable, Franco Angeli, Milan 1995. Furthermore, please see G. Paoloni, Ricostruzione, innovazione e sviluppo: le telecomunicazioni nell’Italia del miracolo economico, in Le Poste in Italia, Laterza, Rome-Bari 2004-2009, Vol. 4, Dalla ricostruzione al boom economico, 1945-1970, edited by G. Petrillo, pp. 103-138, and the bibliography citied therein. 30. In addition to the books mentioned above, historical information on Italy’s radio and television broadcasting system comes from F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, Marsilio, Venice, 1995, and the bibliography cited therein. 31 . The quote is from Albino Antinori, General Inspector at the Ministry of the Post Office, in his book Le telecomunicazioni italiane, op. cit., p. 103; See also F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, op. cit., pp. 272-273. 32. See F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, op. cit., p. 278. 33. The facts and figures in this section are to be found in C. Castellano, L’industria degli elettrodomestici in Italia. Fattori e caratteri dello sviluppo, Giappichelli, Turin 1965; V. Balloni, Origini, sviluppo e maturità dell’industria degli elettrodomestici, Il Mulino, Bologna 1978; S. Paba, Reputazione ed efficienza, op. cit.; G. Petrillo, Il trionfo dell’elettricità nella vita civile, in Storia dell’industria elettrica in Italia, op. cit., vol. 4, pp. 453-480; and V. Balloni, M. Cucculelli, D. Iacobucci, L’industria italiana dell’elettrodomestico nel contesto internazionale, Giappichelli, Turin 1999. 34. The General Motors document is quoted and commented upon by Castellano, pp. 22-23, and cited in almost every book on this topic; the Battelle document, and the growth figures that debunked it, are from Petrillo, p. 475. 35. See C. Castellano, L’industria degli elettrodomestici in Italia, op. cit., pp. 13-22; the quotes are from p. 21. 36. V. Balloni, Origini, sviluppo e maturità, op. cit., p. 144. 37. Indesit’s approach to manufacturing demonstrated a level of managerial professionalism far beyond that of a first-generation outfit. Before commencing production, Campioni went on a visit to a Ford plant, accompanied by Valletta. These factors prompted Castellano (and later Balloni and Paba) to suggest that FIAT was behind Indesit in some way – a theory that has never been backed up by documentary proof. It was, however, possible that Valletta had an interest in this particular industry. The FIAT brand ceased making electrical appliances the very same year that Valletta left his post 28.

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però non è avvalorata da alcun riscontro documentario. È invece possibile che Valletta abbia un interesse per il settore: in effetti, il marchio FIAT esce dagli elettrodomestici nello stesso anno in cui questi lascia a Gianni Agnelli l’incarico di amministratore delegato dell’azienda torinese. 38. Cfr. C. Castellano, L’industria degli elettrodomestici in Italia, cit., pp. 28-38, e bibliografia ivi citata. Su questo tema, anche nelle pagine che seguono il riferimento è ai lavori già citati di Balloni, Paba, e Petrillo, e inoltre a G. De Rita, I consumi di energia elettrica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, cit., vol. 5, pp. 411-476. 39. G. De Rita, I consumi di energia elettrica in Italia, cit., p. 418. 40. F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, cit., p. 317. 41. Ivi, pp. 339-341 e 344. 42. Camera dei Deputati, Situazione dell’industria italiana degli elettrodomestici, doc. n. 13, Servizio commissioni parlamentari, 1971, p. 45; il documento citato nel paragrafo successivo è alle pp. 43-44.

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as FIAT’s Managing Director, where he was replaced by Gianni Agnelli. 38. See C. Castellano, L’industria degli elettrodomestici in Italia, op. cit., pp. 28-38, and the bibliography therein. On this topic, here and in the following pages, references are made to previously-cited works by Balloni, Paba, and Petrillo, and G. De Rita, I consumi di energia elettrica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, op. cit., vol. 5, pp. 411-476. 39. G. De Rita, I consumi di energia elettrica in Italia, op. cit., p. 418. 40. F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, op. cit., p. 317. 41. Ibid., pp. 339-341 e 344. 42. Chamber of Deputies, Situazione dell’industria italiana degli elettrodomestici, doc. no. 13, Parliamentary Commissions Service, 1971, p. A5; the documented quoted below is on pp. 43-44.


Giovanni Paoloni Giovanni Paoloni, docente di Archivistica generale presso la Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari dell’Università di Roma “La Sapienza”, si occupa degli archivi e delle vicende storiche delle imprese e delle istituzioni di ricerca scientifica in Italia, dall’Unità al secondo dopoguerra. Tra le sue pubblicazioni: Energia, ambiente, innovazione. Dal Cnrn all’Enea (Laterza, Roma-Bari 1992), Per una storia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (2 volumi, con R. Simili, Laterza, Roma-Bari 2001); L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia di una comunità di ricerca (con G. Battimelli e M. De Maria, Laterza, Roma-Bari 2002). Giovanni Paoloni is a Professor of General Archival Science at the University of Rome “La Sapienza” Special School for Archivists and Librarians. He specializes in the archives and corporate histories of Italian enterprises and scientific research institutes from Italian Unity to after the Second World War. His publications include: Energia, ambiente, innovazione. Dal Cnrn all’Enea (Laterza, Rome-Bari, 1992), Per una storia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (2 volumes, with R. Simili, Laterza, Rome-Bari 2001), and L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia di una comunità di ricerca (with G. Battimelli and M. De Maria, Laterza, Rome-Bari 2002).

Margherita Martelli Margherita Martelli è archivista di Stato e ricercatrice storica presso l’Archivio Centrale dello Stato, dove si è occupata degli archivi di importanti personalità della politica e della cultura tra cui Carlo Levi, Giuseppe Emanuele Modigliani, Rodolfo Graziani, Vincenzo Torraca, Ugo La Malfa. Cura inoltre gli archivi di alcuni ministeri economici e di enti attivi nel campo della ricerca scientifica: tra questi Ministero dell’Industria, Scambi e Valute, Commercio Estero, IRI e CNR. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia contemporanea e ha svolto attività di ricerca sulla storia dell’emigrazione, nonché sulla storia dell’industria e delle istituzioni di ricerca scientifica italiane. Ha curato, con Maria Procino, Enrico Cuccia in AOI, FrancoAngeli 2007. Margherita Martelli is a government archivist and a scholar at the Archivio Centrale dello Stato, where she has been in charge of the archives of important political and cultural figures, including Carlo Levi, Giuseppe Emanuele Modigliani, Rodolfo Graziani, Vincenzo Torraca, and Ugo La Malfa. She is also responsible for the archives of several economic ministries and organizations active in the field of scientific research, including former ministries (Ministero dell’Industria, Ministero per gli Scambi e le Valute, Minstero del Commercio con l”Estero), the IRI, and the CNR. She has a doctorate in Contemporary History and has done research on the history of emigration, as well as on the history of industry and institutions dedicated to scientific research in Italy. She is the co-editor, with Maria Procino, of Enrico Cuccia in AOI, FrancoAngeli 2007.


Testo di Written by Giovanni Paoloni, Margherita Martelli Progetto grafico, coordinamento editoriale, impaginazione Design, editing services and layout PRC s.r.l. - Roma Tutte le foto provengono dall’Archivio Storico Enel ad eccezione delle seguenti: All photographs are from the Enel Archive, with the exception of the following: Archivio Centrale dello Stato (78, 107, 110, 111, 113, 123) “La radio prima della radio” Bulzoni Ed. (40, 41, 42) Stampa Printed by Eccigraphica - Roma Finito di stampare nel mese di aprile 2012 Printed in April 2012 Tiratura 2.000 copie 2,000 copies printed Pubblicazione fuori commercio Publication not for sale A cura della Direzione Relazioni Esterne Edited by the External Relations Department © Enel 2012


Nella stessa collana/In the same series:

Il Nucleare in Italia/Nuclear Power in Italy Storia dell’Energia Verde/A History of Green Power Invenzioni & Brevetti/Inventions & Patents Protagonisti dell’Energia/Energy Leaders

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