Invenzioni & Brevetti - Inventions & Patents

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L’età dell’energia The Age of Energy

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ARCHIVIO STORICO ENEL


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Archivio Storico Enel L’Archivio Storico custodisce la documentazione relativa alla storia dell’industria elettrica italiana dalla fine dell’Ottocento e di quasi mezzo secolo di vita di Enel, da quando, con la nazionalizzazione del 1962, oltre 1.270 aziende elettriche confluirono nell’allora ente nazionale per l’energia elettrica. In principio la struttura del nuovo ente risentì dell’influenza delle più grandi e importanti imprese elettriche esistenti all’epoca e, pur ispirandosi a criteri di gestione aderenti alla sua natura di ente pubblico economico, di fatto riprese e proseguì l’attività delle precedenti imprese elettriche private di cui, naturalmente, prese in carico i relativi archivi nonché il personale altamente qualificato: ingegneri, tecnici e maestranze di prim’ordine. Nel 1992, la Soprintendenza Archivistica per il Lazio dichiarò “di notevole interesse storico” tutta la documentazione Enel, riconoscendo altresì “il complesso documentario come fonte di valore unico e di incommensurabile interesse per la storia dell’energia elettrica e per la storia economica nazionale e internazionale dagli inizi del secolo scorso in poi”. Inaugurato a settembre 2008 in una sede unica, a Napoli, l'Archivio Storico Enel promuove iniziative culturali e di studio e garantisce un'agevole consultazione sia con sistemi tradizionali che con l'ausilio dell'inventariazione digitale, valorizzando la conoscenza del patrimonio storico documentale in una visione dell'energia orientata al futuro. The Historical Archive houses documents regarding the history of the Italian electricity industry since the end of the nineteenth century, including the almost half a century of Enel’s existence. Enel was established in 1962, when more than 1,270 electricity companies were nationalized and became part of what at that time was the Ente Nazionale per l’Energia Elettrica. The structure of the new entity was influenced by the largest and most important electricity companies of the time, and even though it was based on managerial criteria appropriate to its status as a governmentowned company, it actually continued the activity of the preceding private electricity firms, whose related archives it naturally took charge of, as well as their highly skilled personnel: engineers, technicians, and first-rate workers in general. In 1992, the Soprintendenza Archivistica per il Lazio – the government agency that oversees archives in the Lazio region – declared all of Enel’s documentation to be “of remarkable historical interest”, acknowledging the “collection of documents as a source of unique value and incomparable interest for the history of the electricity industry and Italian and international economic history from the beginning of the twentieth century onwards.” Brought together within a single building in Naples and inaugurated in September 2008, the Enel Historical Archive promotes cultural and scholarly initiatives and facilitates consultation with digital cataloguing as well as traditional systems, enhancing knowledge of our heritage of historical documents in a forward-looking vision of power.

“È il fare quotidiano che caratterizza l’impegno e l’identità di ogni azienda e costituisce il tratto distintivo della sua cultura. È per questa ragione che occorre dare voce alla ricchezza di conoscenze, alla professionalità, all’innovazione, alla capacità di trasformazione continua attraverso il racconto della propria storia industriale che è cultura d’impresa. Senza di questa, l’azienda stessa rischierebbe di non essere percepita nel suo reale valore di generare sviluppo per il Paese e per le generazioni future”. Fulvio Conti Amministratore Delegato e Direttore Generale Enel

“The identity of every company is characterized by its everyday operations, which are the lifeblood of any company’s corporate culture. It is important to give a voice to the wealth of knowledge, professionalism, innovation and an unceasing ability to move forwards by retelling the company’s industrial history, which is the underlying corporate culture. Without this, a company runs the risk of not being perceived for its true value: as a generator of advancement for the nation and for its future generations.” Fulvio Conti Chief Executive Officer and General Manager of Enel

ARCHIVIO STORICO ENEL via Ponte dei Granili, 24 - 80146 Napoli • tel. 081.3674213


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Invenzioni & Brevetti. Inventions & Patents. MONOGRAFIA DELL’ARCHIVIO STORICO ENEL MONOGRAPH BY THE ENEL HISTORICAL ARCHIVE


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Prefazione Piero Gnudi Presidente Enel

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Questa monografia sulle invenzioni e i brevetti

la vita a milioni di abitanti del nostro pianeta.

realizzata utilizzando i documenti conservati

Da questa monografia emerge che il nostro

nell’Archivio Storico di Enel spero possa offrire un

sistema industriale non è stato in grado di

ulteriore contributo alla storia economica del

sfruttare al meglio la genialità dei nostri scienziati.

nostro Paese.

Questo purtroppo è un problema ancora attuale.

Questa opera è la testimonianza del ruolo e

Sono certo che anche oggi nelle nuove

dell’importanza che gli scienziati e i ricercatori

generazioni di scienziati e ricercatori italiani vi

italiani hanno avuto nella rivoluzione tecnologica

siano eccellenze a livello mondiale: se sapremo

che si è verificata tra la fine dell’Ottocento e gli

supportarle adeguatamente ci consentiranno di

inizi del Novecento, rivoluzione che ha modificato

guardare con fiducia al nostro futuro.


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Foreword Piero Gnudi Chairman, Enel

It is my hope that this monograph on

One thing this monograph shows is that Italy’s

inventions and patents, drawn from documents

industrial system is incapable of fully

in the ENEL Archives, proves to be a further

leveraging the brilliance of our scientists.

contribution to the economic history of Italy.

Unfortunately, this problem remains today. I

This work highlights the important role played

have no doubt that the latest generation of

by Italian scientists and researchers in the

Italian scientists and researchers includes many

technological revolution that unfolded between

world-beaters. If we manage to offer them the

the end of the 1800s and the beginning of the

right support, they will help us look ahead to

1900s – a revolution that changed the lives of

the future with confidence.

millions of people around the world.

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Indice 2 Prefazione di Piero Gnudi

Table of Contents 2 Foreword by Piero Gnudi

INVENZIONI & BREVETTI

INVENTIONS & PATENTS

di Giovanni Paoloni e Margherita Martelli

by Giovanni Paoloni and Margherita Martelli

Dalla curiosità alle prime applicazioni

From Curiosity to Early Appliances 6 Pioneers

6 Pionieri 14 Le prime applicazioni industriali

14 Early Industrial Applications

19 La telegrafia elettrica nella penisola

20 The Electric Telegraph in Italy

Inventori elettrici

Electrical Inventors

25 Gioie e dolori della nuova Italia

25 The Highs and Lows of the New Italy

28 Un inventore sfortunato: Meucci e il telefono 33 Ma è proprio sfortuna? Lo strano caso di Pacinotti e della dinamo

28 The Unlucky Inventor: Meucci and the Telephone

41 Galileo Ferraris e Alessandro Cruto: trasformatori, motori e lampadine

42 Galileo Ferraris and Alessandro Cruto: Transformers, Motors and Light Bulbs

Il carbone bianco e le sue industrie

35 True Bad Luck? The Strange Case of Pacinotti and the Dynamo

“White Coal” and its Industries

54 Dalla fisica all’elettrotecnica

54 From Physics to Electrical Engineering

64 Una sfida difficile: gli italiani alla conquista dell’Italia

65 A Tough Challenge: the Italians Who Set Out to Conquer Italy

75 Cavi, turbine e fari

77 Cables, Turbines and Lamps

Energia, sviluppo e miracoli 85 Tra le due guerre: miti e realtà dell’autarchia 96 Dall’elettrotecnica all’elettronica 101 Elettricità e “miracolo economico” 109 Nuovi impianti e nuove fonti

Energy, Development and Miracles 85 Between the Wars: the Myth and Reality of Autarchy 97 From Electrical Engineering to Electronics 101 Electricity and the “Economic Miracle” 108 New Plants and New Fuels

118 Conclusioni di Gennaro de Michele 129 Note

119 Conclusions by Gennaro de Michele 129 Notes

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Dalla curiosità alle prime applicazioni.

Pionieri

From Curiosity to Early Appliances.

Pioneers

Gli anni Sessanta dell’Ottocento, mentre in Italia si costruisce lo Stato unitario, sono quelli in cui James Clerk Maxwell lavora alle equazioni differenziali dell’elettromagnetismo che, pubblicate nel Treatise on Electricity and Magnetism del 1873, diverranno celebri con il suo nome. Esse costituiscono la sintesi di un lungo periodo di studi sperimentali e teorici, fornendo il collegamento fondamentale tra elettricità, magnetismo e luce. La teoria permette di unificare l’elettromagnetismo e l’ottica (fenomeni fisici legati alla luce visibile), che fino a

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During the 1860s, as Italy was going through the process of becoming a unified State, James Clerk Maxwell worked away on the differential equations of electromagnetism, which were to become famous and indelibly associated with his name when published in 1873 in his Treatise on Electricity and Magnetism. These equations summarized a long period of experimental and theoretical research, and provided the basic link between electricity, magnetism and light.

Il fisico scozzese James Clerk Maxwell. Scottish physicist James Clerk Maxwell.


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quel momento hanno sviluppato molte osservazioni comuni non solo a livello teorico ma anche a livello pratico1. È singolare ma anche profondamente simbolico che la luce, per sua natura immateriale, si colleghi anche in termini teorici a un’industria che ha tra i suoi scopi pure l’illuminazione, e che sarà destinata a essere attiva e fiorente come protagonista di quella che spesso viene chiamata la “seconda rivoluzione industriale”. I fenomeni elettrici sono noti fin dall’antichità, quando erano considerati soprattutto delle curiosità2: già Talete osservava infatti che l’ambra, se strofinata, ha la proprietà di attrarre, “come un respiro”, i corpi leggeri. La parola greca per “ambra” è “ηλεκτρον” (électron): di qui il nome con cui quei fenomeni furono indicati. Ma il tentativo di studiare sistematicamente l’argomento risale alla rivoluzione scientifica dei primi anni del Seicento, quando William Gilbert pubblica, proprio nel 1600, il De magnete, e per la prima volta opera una distinzione tra corpi elettrici e non elettrici, in base alla loro capacità di attrarre altri corpi se sottoposti a strofinio. Di magnetismo si occupa anche Athanasius Kircher, il celebre naturalista del Collegio Romano, che nel 1641 pubblica il Magnes sive de Arte Magnetica. Nel 1663, poi, Otto von Guericke realizza il primo dispositivo in grado di produrre “virtù elettrica”: un globo di zolfo messo in rotazione da una manovella, mentre la mano dello sperimentatore, avvolta in un panno, si mantiene a contatto del globo stesso. Altre tappe importanti sono le ricerche di Francis Hawksbee

Maxwell’s theory made it possible to combine electromagnetism and optics (physical phenomena associated with visible light), which at that time had given rise to a number of common observations not just at a theoretical but also at a practical level.1 Singularly – and indeed deeply symbolically – the immaterial nature of light was theoretically linked to an industry whose purposes included lighting, and which was destined to become an active and flourishing driver of what is often referred to as “the second Industrial Revolution”. Electrical phenomena had been observed since ancient times, when, more than anything else, they were considered as a curiosity:2 Thales noted that when rubbed, amber attracted lightweight bodies “much like breath”. The Greek word for “amber” is “ηλεκτρον” (électron) – this was the noun used to indicate phenomena of this kind. Systematic research into the issue did not begin until the scientific revolution that took place in the early 17th century. In 1600, William Gilbert published De magnete, and for the first time drew a distinction between electric and nonelectric bodies depending upon their ability to attract other bodies when rubbed. Famous Collegio Romano naturalist Athanasius Kircher wrote on magnetism in his 1641 work Magnes sive de Arte Magnetica.

Sfera magnetica-fisico-meccanica perpetua inventata da Athanasius Kircher indicante le ore e i movimenti del cielo e delle stelle. A perpetual magnetic physical mechanical sphere invented by Athanasius Kircher, which tells the time and the motion of the sky and stars.


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Benjamin Franklin nel suo laboratorio di fisica a Philadelphia e la copertina di “Experiments and Observation on Electicity” pubblicato nel 1751. Benjamin Franklin in his physics laboratory in Philadelphia, and the cover of his “Experiments and Observation on Electricity”, published in 1751.

sugli “effluvi elettrici” (1705), gli studi di Charles F. du Fay sull’induzione elettrostatica e quelli di S. Gray che portano alla distinzione tra conduttori e isolanti (1733), la bottiglia di Leida (1745) con la scoperta del principio del condensatore fatta simultaneamente da Edward J. von Kleist e Pieter van Musschenbroek, quindi le osservazioni di Jean Nollet sugli effetti delle scariche elettriche nelle piante e negli animali (1746), e di Benjamin Franklin sulla natura elettrica dei fulmini e sulla conduzione a terra, con l’invenzione del parafulmine (1749) e gli studi sul “potere delle punte” (1772). Nollet e Franklin formulano anche importanti teorie sui fluidi elettrici, che nei decenni seguenti saranno oggetto di ricerche e dibattiti sull’interpretazione dei fenomeni elettrici. È Charles A. Coulomb invece a formulare la fondamentale legge di attrazione e repulsione fra cariche puntiformi, e poi nel 1785 a definire, con la sua bilancia di torsione, la legge di interazione tra due sferette cariche, formalmente analoga a quella che nella meccanica newtoniana regola l’interazione fra due masse. Nel clima dell’Illuminismo lo studio dell’elettricità attrae, accanto agli sperimentatori rigorosi e sistematici, numerosi “dilettanti”, che hanno tuttavia il merito di suscitare attorno a questo campo di indagine un enorme interesse. Oltretutto la bottiglia di Leida e le macchine elettrostatiche a strofinio permettono ormai di disporre di quantità di carica elettrica e di differenze di potenziale considerevoli, che

9 In 1663, Otto von Guericke built the first device capable of producing “electric virtues”: a sulphur globe which was rotated using a handle, while the experimenter’s hand, wrapped in a cloth, was kept in contact with the globe. Further important developments included Francis Hawksbee’s research into “electrical effluvia” (1705), Charles F. du Fay’s research into electrostatic induction, S. Gray’s distinction between conductors and insulators (1733), Leida’s bottle (1745) following the discovery of the condenser principle made contemporaneously by Edward J. von Kleist and Pieter van Musschenbroek, followed by Jean Nollet’s observations on the effects of electrical discharges on plants and animals (1746), and Benjamin Franklin’s research into the electrical nature of lightning and earthing, with the invention of the lightning rod (1749), and his research into the “power of points” (1772). Nollet and Franklin also


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consentono di dar vita a dimostrazioni pubbliche di grande suggestione e spettacolarità, con giochi elettrici, scintille e altri effetti che spingono Tiberio Cavallo a indicare l’elettricità come “la più dilettevole e la più sorprendente fra tutte le parti della filosofia naturale” (Trattato completo di elettricità, 1775).

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Negli ultimi trent’anni del Settecento i maggiori contributi si devono a studiosi italiani: Alessandro Volta pubblica nel 1769 De vi actractiva ignis electrici, mentre Giovanni Battista Beccaria definisce il concetto di capacità di un conduttore (1772). Nel 1775 è ancora Volta a realizzare l’elettroforo, prototipo delle macchine elettrostatiche “a influenza”, mentre Cavallo studia l’elettricità atmosferica. Nel 1780, poi, Luigi Galvani effettua sulle rane i suoi esperimenti relativi alla “elettricità animale”, e le sue osservazioni stimolano Volta verso l’invenzione della pila, la prima batteria elettrica. È la pila ad aprire la strada alla concezione e agli usi moderni dell’elettricità. Assai più lenta è invece l’evoluzione degli studi sul magnetismo: la proprietà della magnetite di attrarre metalli era anch’essa nota dall’antichità, e l’uso della bussola era diffuso fin dal Medioevo; su questa base Gilbert nel 1600 aveva attribuito alla Terra le proprietà di un’enorme calamita, ma le forze magnetiche restavano poco comprensibili e soprattutto troppo complicate da descrivere in termini quantitativi. Solo nel 1819 le osservazioni

Luigi Galvani mentre presenta gli esperimenti che lo resero famoso. Stampa d’epoca. Luigi Galvani presenting the experiments that made him famous. Period print.

developed important theories on electric fluids, which over the next few decades would lead to research and debate on the interpretation of electrical phenomena. Charles A. Coulomb formulated the fundamental law of attraction and repulsion between punctiform charges, and in 1785, his twisting scales defined the law of interaction between two charged small spheres, which was formally analagous to Newton’s mechanical law on the interaction of two masses. At the time of the Enlightenment, alongside rigourous and systematic experimenters, research into electricity attracted a number of “amateurs” who nevertheless had the virtue of arousing enormous interest in the field. Above all, Leida’s bottle and the various rubbed electrostatic machines made it possible to generate considerable electrical charge and potential difference, which in turn made it possible to stage highly evocative and entertaining public demos, consisting of electric games, sparks and other effects. Tiberio Cavallo was prompted to describe electricity as “the most delightful and most surprising of all areas of natural philosophy” (Trattato completo di elettricità, 1775). As the 18th century came to a close, Italian scholars led the research field. In 1769,


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Manoscritto di Alessandro Volta sul funzionamento della pila.

sperimentali di Hans C. Oersted, un fisico danese, dimostrano la stretta connessione esistente tra fenomeni elettrici e magnetici; alle osservazioni di Oersted fanno seguito nel 1820 i risultati di André-Marie Ampère, che portano alla distinzione tra fenomeni elettrostatici ed elettrodinamici, e alla formulazione teorica dell’elettrodinamica, cui segue nel 1824 quella dell’elettrostatica, con George Green. Nel 1821 il tedesco Johann Salamo Christofh Schweigger realizza uno strumento che permette di misurare l’intensità di piccole correnti elettriche: è il galvanometro “moltiplicatore”, così chiamato in onore di Galvani. Nel 1826, poi, Georg S. Ohm formula la relazione tra tensione, intensità di corrente e resistenza in un circuito. Negli stessi anni vengono realizzate le prime elettrocalamite, che troveranno rapidamente un campo di applicazione nei telegrafi. È invece Antoine H. Becquerel che studiando i fenomeni elettrici giunge alla formulazione di alcune fondamentali regole dell’elettrochimica, ed elabora uno strumento (che chiama amperometro in omaggio ad Ampère) per misurare l’intensità della corrente elettrica. Il passaggio fondamentale per lo studio teorico dell’elettromagnetismo e per gli sviluppi applicativi dell’elettricità sono però le esperienze del fisico inglese Michael Faraday nel 1831. Partendo dalla convinzione che se l’elettricità produce magnetismo, allora il magnetismo deve

Alessandro Volta’s manuscript on how batteries work.

Alessandro Volta published his De vi actractiva ignis electrici. In 1772, Giovanni Battista Beccaria defined the concept of conductor capacity. In 1775, Volta built the electrophorus, a prototype of “influenced” electrostatic machines, while Cavallo undertook research into atmospheric electricity. In 1780, Luigi Galvani performed his “animal electricity” experiments on frogs, prompting Volta to take steps towards inventing the first electric battery. It was the battery that paved the way for modern conceptions and uses of electricity. Research into magnetism moved forwards much more slowly. The ability of magnetite to attract metals had been known since ancient times, and compasses had commonly been in use since the Middle Ages. Drawing on this knowledge, in 1600 Gilbert conceived the Earth as having the properties of a huge magnet, but magnetic forces remained poorly understood, and above all, were too complex to be described in quantitative terms. It was only in 1819, after Danish physicist Hans C. Oersted published his experimental observations, that a close bond was demonstrated between electrical and magnetic phenomena. In 1820, Oersted’s observations were followed by the results achieved by André Marie Ampère, who distinguished between electrostatic and electrodynamic phenomena, and produced a

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essere in grado di produrre correnti elettriche, egli arriva alla scoperta dell’induzione elettromagnetica. Nella prima delle sue fondamentali esperienze Faraday avvolge due bobine di filo isolato intorno a un anello di ferro dolce: una bobina è alimentata da una batteria (circuito primario) e l’altra si chiude su un indicatore di corrente (secondario); si scopre che la forza elettromotrice indotta nel secondario dipende dal numero delle spire delle due bobine, e che questo apparato può essere utilizzato per trasformare corrente a bassa tensione in corrente ad alta tensione e viceversa. Nasce così il prototipo del trasformatore. La seconda esperienza di Faraday consiste nell’inserimento di un magnete in una bobina: non appena il magnete viene spinto o tirato dalla bobina nel circuito fluisce una corrente. Sulla base di questa osservazione Faraday ipotizza che lo spazio compreso tra i corpi elettrici o magnetici sia pieno di “linee di forza”, osservabili cospargendo di limatura di ferro la zona posta in prossimità del magnete o del filo in cui passa la corrente. L’intuizione di Faraday, ripresa e formalizzata da William Thomson (Lord Kelvin) e poi da Maxwell, porta al concetto di campo elettromagnetico. Negli anni successivi l’italiano Macedonio Melloni dimostra che il “calore radiante” (infrarosso) e la luce sono fenomeni correlati (1835) e lo stesso Faraday scopre l’effetto magneto-ottico (1845), che contribuisce a rafforzare l’idea di una stretta relazione fra luce ed elettromagnetismo. Fra il 1865 e il 1873 Maxwell formalizza matematicamente questo insieme di dati sperimentali e ipotesi interpretative, deducendo le equazioni dell’elettromagnetismo direttamente dalle equazioni fondamentali della meccanica in forma lagrangiana. La sua teoria afferma che l’intensità di un’onda luminosa è legata

theoretical formulation of electrodynamics. This was followed in 1824 by the theoretical formulation of electrostatics by George Green. In 1821, German Johann Salamo Christoph Schweigger built an instrument that made it possible to measure the intensity of small electric charges, and named his “multiplying” galvanometer in honour of Galvani. In 1826, Georg S. Ohm formulated a relationship between voltage, current intensity and resistance in a circuit. This knowledge made it possible to build an electromagnet, which was soon used in the field of telegraphic applications. Antoine H. Becquerel, in his studies into electrical phenomena, succeeded in formulating a number of key electrochemical rules, and built an instrument (which he named amperometer in homage to Ampère) for measuring the intensity of an electrical current. The key transition for theoretical research into electromagnetism and the development of electrical applications were the experiments conducted by English physicist Michael Faraday in 1831. Faraday discovered electromagnetic induction by working from his conviction that if electricity generates magnetism, magnetism must be able to generate electric currents. In the first of his key experiments, Faraday wrapped two coils of insulated wire around an iron ring: one coil was powered by a battery (the primary circuit), while the other ended in a current meter (the secondary circuit); Faraday discovered that the electromotive force induced in the secondary circuit depended upon the number of loops on the two coils, and that this device could be used to transform low-voltage current into highvoltage current and vice versa, making it the prototype for the transformer. In Faraday’s second experiment, he added a magnet to one of the coils. As soon as the magnet was pushed or pulled from the coil, a


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Esperimento sull’induzione elettromagnetica di Michael Faraday, 1882. Sotto, il fisico inglese. Michael Faraday’s electromagnetic induction experiment, 1882. Below, the English physicist.

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all’ampiezza di oscillazione del campo elettrico e del campo magnetico di essa, mentre il colore è legato alla frequenza dell’oscillazione stessa. Il grande fisico scozzese formula così un’ipotesi fondamentale, di portata rivoluzionaria per la fisica ottocentesca: le vibrazioni della luce e le correnti elettriche sono fenomeni correlati, e le onde elettromagnetiche si possono propagare nello spazio con una velocità “così prossima a quella della luce che abbiamo buoni motivi per concludere che la luce stessa (e così il calore radiante e altre radiazioni) sia una perturbazione elettromagnetica che obbedisce alle leggi dell’elettromagnetismo”. La previsione di Maxwell sulla propagazione delle onde elettromagnetiche sarà confermata sperimentalmente da Heinrich R. Hertz una ventina di anni dopo.

current flowed around the circuit. Building on this observation, Faraday speculated that the space between electrical or magnetic bodies is full of “lines of force”, which may be observed by sprinkling iron filings on the area around the magnet or the wire through which the current passes. Faraday’s intuition, which was developed and formalized by William Thomson (Lord Kelvin) and later Maxwell, led to the concept of electromagnetic fields. Subsequent to this, Macedonio Melloni of Italy proved that “radiant heat” (infrared) and light were related phenomena (1835). In 1845, Faraday discovered the magneto-optic effect, which helped to cement the idea of the close bond between light and electromagnetism. Between 1865 and 1873, Maxwell mathematically formalized this collection of experimental data and


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Le prime applicazioni industriali

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Le equazioni di Maxwell permettono di trattare, con lo stesso formalismo matematico, l’elettrostatica, la magnetostatica e l’elettrodinamica, e hanno validità generale. Esse possono essere usate per risolvere qualunque problema elettrico, dal calcolo del traferro di un motore elettrico al progetto di un’antenna. I campi elettromagnetici si propagano nello spazio vuoto alla velocità della luce, o in presenza di altri materiali a velocità inferiori ma sempre pari a sue frazioni significative: su questo si basa la trasmissione elettrica a distanza di segnali, dati e informazioni con la massima velocità fisicamente possibile. Dal punto di vista applicativo, comunque, il passo fondamentale è l’induzione elettromagnetica scoperta da Faraday: su questo si basano sia la realizzazione delle elettrocalamite, impiegate per realizzare relè, campanelli elettrici, telefoni e telegrafi tipo Morse, sia il “rocchetto di Ruhmkorff” (1851), che rimane per più di mezzo secolo l’unico dispositivo in grado di generare tensioni periodiche elevate, ed è determinante per lo sviluppo delle ricerche sulla scarica nei gas rarefatti e sulle onde hertziane, da cui prenderanno avvio, tra l’altro, gli sviluppi della telegrafia senza fili. La svolta applicativa negli studi elettrici è poi intrinsecamente legata anche allo sviluppo di due tipi di apparati elettrochimici: le pile, che utilizzano reazioni chimiche per la produzione di elettricità, e che conoscono un’intensa e ininterrotta evoluzione da Volta ai giorni nostri, e le celle elettrolitiche, la cui storia incomincia, di nuovo, con Faraday. In effetti, la formazione di quest’ultimo, come già quella di Volta, era una formazione chimica: a questo straordinario sperimentatore si doveva già,

Benjamin Franklin. La sua notorietà rimane legata all’invenzione del parafulmine. In realtà, oltre che filosofo, letterato e politico, fu un ricercatore di genio che in misura decisiva diede impulso alla conoscenza e alle applicazioni di quella che è l’energia del nostro secolo. Benjamin Franklin, who remains famous for inventing the lightning rod. In actual fact, as well as being a philosopher, a scholar and a politician, he was also a brilliant researcher who made a vital contribution to understanding electricity and its applications ever after.

interpretive hypotheses, deducing the equations of electromagnetism directly from the basic equations of Lagrangian mechanics. Maxwell’s theory states that the intensity of a lightwave is associated with the breadth of oscillation in its electrical and magnetic fields, where the colour is associated with the frequency of the oscillation itself. The great Scottish physicist formulated a key hypothesis which was revolutionary in 19th century physics: vibrations in light and electrical current were identical phenomena, and electromagnetic waves could be sent through space at a speed “so close to the speed of light that we have good reason to conclude that light itself (and, it follows, radiant heat and other radiations) are an electromagnetic disturbance that obeys the laws of electromagnetism”. Maxwell’s prediction on the propagation of electromagnetic waves was to be confirmed experimentally by Heinrich R. Hertz twenty years later.

Early Industrial Applications Maxwell’s equations adopted the same mathematical formalism to handle electrostatics, magneto-statics and electrodynamics, and remain generally valid. They may be used to resolve any electrical problem, from calculating the air gap in


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nel 1825, la scoperta del benzene. Lo studio dei problemi che l’interpretazione dei fenomeni elettrici poneva, dopo il 1831, porta Faraday a considerare in modo unitario classi di conoscenze provenienti sia dalla fisica che dalla chimica: ciò lo spinge, subito dopo gli esperimenti del 1831, a dedicarsi allo studio dell’elettrolisi, cioè della scomposizione di reagenti (elettroliti) in particelle elettricamente cariche, in seguito al passaggio di corrente fra due elettrodi immersi in una soluzione opportuna. Nel giro di un anno Faraday arriva per questa via a formulare la legge sulle azioni elettrolitiche che porta il suo nome, e a dimostrare sperimentalmente che la corrente elettrica ha la stessa natura quale che sia la fonte di generazione: pile, macchine elettrostatiche, induzione elettromagnetica. Il campo di ricerca è talmente nuovo che per descrivere i suoi esperimenti il chimico-fisico inglese è portato addirittura a introdurre una nuova terminologia (poi consolidata e in uso ancora oggi), valendosi della consulenza di William Whewell: ione, anodo e catodo. Inoltre, mettendo in relazione fenomeni elettromagnetici e fenomeni elettrolitici Faraday pone le basi per

an electrical motor to designing an aerial. Electromagnetic fields propagate in a vacuum at the speed of light, or in the presence of other materials at slower speeds which are nevertheless equal to significant fractions: the remote electrical transmission of signals, data and information at the highest speeds physically possible are all based on this. As far as applications are concerned, Faraday’s discovery of electromagnetic induction proved to be the turning point. This discovery made it possible to build an electromagnet, which was then used to make relays, electric ringers, phones and Morse-type telegraphs, as well as the “Ruhmkorff coil” (1851). For over half a century, this was the only device capable of generating high voltage pulses, which was vital to the evolution of research into discharges in rarefied gases and Hertzian waves and which, among other things, would ultimately lead to the development of wireless telegraphy. The turning point for the application of research into electricity was intrinsically bound up with the development of two types of electrochemical apparatus: batteries, which use chemical reactions to generate electricity, and which have followed a concerted and uninterrupted path of evolution from Volta to the present day, and electrolytic cells, the history of which once more commenced with Faraday. Indeed, a chemical formation lay at the heart of this new development, as it had done with Volta, after this extraordinary experimenter had discovered benzene in 1825. When studying the problems generated by his interpretation of electrical phenomena after 1831, Faraday began to

Alessandro Volta e la pila. Alessandro Volta and the battery.


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una doppia e importantissima evoluzione degli studi elettrici: da un punto di vista teorico, l’elettricità diventa la base di una fenomenologia sterminata che alimenta le ricerche sulla struttura della materia; dal punto di vista applicativo, l’elettrolisi diventa fin da subito la base per attività industriali gravide di implicazioni economiche, come la scomposizione dell’acqua in idrogeno e ossigeno, e la galvanoplastica, cioè il deposito di patine metalliche sugli oggetti mediante un procedimento elettrochimico (doratura, argentatura, cromatura, zincatura, nichelatura, ecc.). La galvanoplastica, oltretutto, ai suoi esordi offre un campo di sfruttamento economico dell’elettricità che porta alla costruzione di impianti per la produzione di corrente presso gli stabilimenti industriali che svolgono questo genere di attività. Ma il primo e più importante settore applicativo che si sviluppa negli anni Trenta dell’Ottocento è la telegrafia elettrica, con cui la trasmissione a distanza di messaggi compie un enorme salto di qualità sostituendo le tecnologie elettriche a quelle ottiche del telegrafo di Chappe. Le premesse tecnico-scientifiche del telegrafo elettromagnetico sono la pila di Volta, l’esperienza di Oersted, e il galvanometro moltiplicatore di Schweigger. I primi modelli di telegrafo elettromagnetico sono realizzati da Carl F. Gauss e Wilhelm Weber a Gottinga nel 1833, e dal russo P. Schilling nel 1835. Un altro modello, che si impone subito in area britannica, è il telegrafo ad aghi di William F. Cooke e Charles Wheatstone, del 1837: il primo apparato viene messo in uso sulla linea Paddington-West Drayton nel 1838. La successiva versione a uno e due aghi del telegrafo Cooke-Wheatstone, del 1842, soppianta presto il modello a 5 aghi, nonostante abbia bisogno di un operatore specializzato, per i minori costi di impianto e la maggior velocità.

hypothesize that branches of knowledge – from physics to chemicals – were part of a single framework. Immediately after his 1831 experiments, Faraday dedicated himself to studying electrolysis, that is to say, the decomposition of reagents (electrolytes) into electrically-charged particles in a solution or in a melted state, following the passage of current between two electrodes. Within a year, Faraday managed to formulate his laws on electrolysis (which are named after him), and experimentally demonstrate that electrical current maintains the same nature regardless of whether it is generated by batteries, electrostatic machines, or electromagnetic induction. This field of research was so new that in order to describe his experiments, the English chemist/physicist had to introduce new terminology (later consolidated, and in use to this day). After consulting William Whewell for advice, Faraday coined the words ion, anode and cathode. Moreover, by relating electromagnetic and electrolytic phenomena to one another, Faraday paved the way for two enormously important developments in the study of electricity. From a theoretical standpoint, electricity became the foundation of a vast phenomenology that fed research into the structure of matter, while from an applied point of view, electrolysis immediately became the basis for industrial operations that were to have enormous economic implications, from decomposing water into hydrogen and oxygen, to galvanoplastics, the application of a metal patina to objects via an electrochemical process (gold plating, silver plating, chrome plating, zinc plating, nickel plating, etc.). Early galvanoplastics was ripe for an economic exploitation of electricity that led to the construction of powergeneration units at industrial plants where such

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Questi sono anche i motivi della sua diffusione internazionale, al di là dei confini dell’impero. Il telegrafo elettrico più diffuso è però quello messo a punto negli Stati Uniti da Samuel Morse, anch’esso sperimentato per la prima volta intorno al 1837. Il sistema Morse riscuote all’inizio poca attenzione, sia in patria sia in Europa (dove Morse lo presenta nel 1839) finché nel 1843 la sua importanza non viene riconosciuta dal Congresso americano, che nel 1844 finanzia l’effettuazione di un esperimento dimostrativo tra Washington e Baltimora. Il successo della dimostrazione porta alla definitiva adozione del sistema negli Stati Uniti; in seguito, come è noto, esso si afferma in tutto il mondo. Nell’apparato ideato da Morse il ricevitore è costituito da una penna che scorre su un rullo di carta, che si srotola a velocità costante, lasciando un segno più o meno lungo (un punto o una linea); la penna viene messa in moto da un elettromagnete, azionato a sua volta dal tasto del trasmettitore che chiude e apre il circuito. Nel modello del 1846 vengono introdotti un relè, che permette di ritrasmettere i messaggi estendendo l’area di trasmissione, e il famoso codice di segnalazione a linee e punti. Il codice Morse, grazie

activities were carried out. However, the first – and most significant – field of application to develop in the 1830s was electric telegraphy: long-distance message transmission took a huge leap forwards as electric technology substituted the optical technology that Chappe adopted for his telegraph. The technical and scientific foundations of the electromagnetic telegraph were Volta’s battery, Oersted’s experiments, and Schweigger’s multiplying galvanometer. The earliest electromagnetic telegraphs were made by Carl F. Gauss and Wilhelm Weber in Gottinghen in 1833, and by P. Schilling of Russia in 1835. A competing model, which was adopted widely across the British sphere of influence, was William F. Cooke and Charles Wheatstone’s needle telegraph (1837): the first device went into service on the PaddingtonWest Drayton line in 1838. The later one-and twoneedle implementation of the Cooke-Wheatstone telegraph (1842) soon replaced the five-needle model, despite the fact that it required a specialist operator, owing to its lower equipment costs and higher speeds – characteristics that explained why it became popular internationally, and spread beyond the borders of the Empire. The most widely-adopted electric telegraph, however, was

Telegrafo Morse a stampa elettrica, 1882 circa. Veduta frontale dello strumento in cui si riconosce il rotolo di carta su cui venivano stampati i messaggi. Al punto “A” si trova la chiave di trasmissione, al “D” le batterie che producono energia. A Morse telegraph with electric printing, ca. 1882. A front view of the device, showing the roll of paper on which messages were printed out. “A” indicates the transmission key, and “D” the power-generating batteries.


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alla sua semplicità d’uso e affidabilità, diventa subito un sistema universale di codifica alfabetica e il suo successo dura per oltre un secolo. Mentre i territori del continente europeo e di quello americano vengono attraversati da un numero sempre crescente di linee, si comincia a pensare all’estensione della rete da una costa all’altra: il primo cavo di collegamento sottomarino è posato sui fondali del Canale della Manica nel 1851. Nel 1855 il telegrafo di Morse viene perfezionato da David E. Hughes, che porta la velocità di trasmissione a più di 1.500 parole l’ora, un fatto cruciale per quello che è ormai un servizio commerciale ampiamente diffuso. Il primo cavo transatlantico viene posato tra Gran Bretagna e Stati Uniti nel 1858, ma si rivela poco affidabile; il primo cavo regolarmente funzionante viene messo in opera nel 1864, e il servizio commerciale fra i due continenti dovrà attendere fino al 1866.

La telegrafia elettrica nella penisola In Europa il telegrafo di Morse comincia a diffondersi nel 1847, lo stesso anno in cui viene costruita la linea telegrafica elettrica Pisa-Livorno, la prima in Italia. Il direttore generale dei telegrafi del Granducato di Toscana è uno studioso di prim’ordine, Carlo Matteucci, uno dei maggiori fisici italiani dell’Ottocento, famoso per i suoi studi di

19 Il “Patent Office certificate” rilasciato a Samuel Morse per il telegrafo elettromagnetico. A sinistra, raffigurazione della prima trasmissione telegrafica tra Washington e Baltimora. The Patent Office certificate issued to Samuel Morse for his electromagnetic telegraph. Left, a diagram of the first telegraphic transmission between Washington and Baltimore.

developed in the US by Samuel Morse (and was also used for the first time in 1837). In its first few years, Morse’s system did not gain much headway in either the US or in Europe (where Morse first presented it in 1839), but that all changed in 1843, when the US Congress acknowledged its importance, and in 1844 funded a demonstration between Washington and Baltimore. After the successful demo, the system was adopted in the United States and became popular around the globe. Morse’s


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elettrofisiologia, oltre che per le sue capacità politiche e organizzative (sarà ministro dell’Istruzione Pubblica nel 1862, e autore del primo Regolamento generale delle università italiane). Nel 1867, durante il suo unico viaggio all’estero, Maxwell si ferma per gran parte del tempo a Firenze con Matteucci, che aveva già conosciuto a Londra, dove il fisico toscano aveva insegnato per un periodo al King’s College3. Negli stessi anni opera a Pisa un importante gruppo di ricercatori interessati all’elettrologia, con figure come Ottaviano F. Mossotti, Enrico Betti, Riccardo Felici e Luigi Pacinotti. Vale ancora la pena di notare, a questo proposito, che gran parte delle citazioni di italiani fatte da Maxwell (una quarantina), sono riferite proprio a questo gruppo di ricercatori: Betti, Felici, Mossotti e Matteucci totalizzano 25 citazioni, mentre altre 11 riguardano Volta.

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Proprio nel campo della telegrafia comincia a consolidarsi un primo gruppo di tecnici di significativo spessore: varrà la pena di ricordare, a questo proposito, almeno i direttori generali dei telegrafi, la cui opera accompagna negli Stati preunitari la formazione dei servizi telegrafici e del primo embrione da cui si svilupperà la rete nazionale dopo il 1860-1861. Seguendo un ordine storico-geografico, si deve rilevare che dopo il Granducato di Toscana i servizi telegrafici si diffondono partendo da Nord verso Sud: è infatti nel 1850 che il telegrafo elettrico viene impiantato nel Regno Lombardo-Veneto, sotto la direzione di Carlo Zelli. Il Lombardo-Veneto è un’altra area di rilievo per gli studi elettrici: vi si trovano infatti le università di Padova e di Pavia, sedi dell’attività scientifica di Volta e successivamente di Gian Domenico Romagnosi (il grande giurista e filosofo precursore del Risorgimento è anche un appassionato studioso di fisica ed è il primo a osservare il fenomeno dell’ago magnetico che porterà Faraday alla

device was equipped with a receiver consisting of a pen moving across a roll of paper that spools at a constant speed, leaving either a short or longer sign (a dot or a dash) The pen is moved by an electromagnet which in turn is activated by a key activated by the transmitting party; this opened and closed the circuit. The 1846 model introduced a relay that made it possible to retransmit messages over longer distances, as well as the famous dot and dash signalling code. Thanks to its ease-of-use and reliability, Morse code immediately became a universal system of alphabetic coding, a role that it retained for over a century. As more and more lines crisscrossed Europe and America, thoughts turned to extending the network from one coast to the other. The first submarine cable was laid under the English Channel in 1851. In 1855, the Morse telegraph was improved by David E. Hughes, who raised transmission speeds to over 1,500 words an hour, something that was vital for what had become a widely-used commercial service. The first transatlantic cable between Great Britain and the United States was laid in 1858, though it proved to be unreliable. The first cable that functioned properly went into service in 1864; however, commercial services did not begin between the two continents until 1866.

The Electric Telegraph in Italy In Europe, Morse’s telegraph began to be widely used in 1847, the same year that the first electric telegraph line was erected in Italy, between Pisa and Leghorn. The Grand Duchy of Tuscany’s Director General of Telegraphy, Carlo Matteucci, was a leading researcher and one of Italy’s


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Carlo Mezzanotte. “Telegrafo Elettro Magnetico Stampante”, 1859. Carlo Mezzanotte. Patent for Telegraph with electromagnetic printer, 1859.

pre-eminent 19th century physicists, who was renowned for his research into electrophysiology, in addition to his political and organizational acumen (he went on to become Minister of Education in 1862, and wrote the First General Regulations for Italian universities). On his one and only foreign trip, in 1867, Maxwell spent much of his time in Florence with Matteucci, whom he had met in London, where the Tuscan physicist had taught at King’s College for a spell.3 Around the same time, a leading group of researchers had gathered in Pisa to work on electrology, featuring researchers of the calibre of Ottaviano F. Mossotti, Enrico Betti, Riccardo Felici and Luigi Pacinotti. It is worth noting that many of the 40 or so citations Maxwell made of Italians come from this group: Betti, Felici, Mossotti and Matteucci account for 25 citations, while Volta merited eleven to himself.

scoperta dell’induzione elettromagnetica); negli anni successivi vi opereranno Francesco Zantedeschi (il più prolifico autore italiano di lavori elettrici nei decenni centrali dell’Ottocento) e Giovanni Codazza, che dopo l’Unità darà un contributo fondamentale alla formazione degli ingegneri elettrici nel Politecnico di Milano e in seguito in quello di Torino. Nel 1851 è la volta del Ducato di Modena, che si collega alla rete del Lombardo-Veneto, sotto la guida di Carlo Roncaglia, e nel 1852 del Ducato di Parma, dove diventa direttore generale dei

An initial core of highly qualified Italian engineers began to consolidate in the field of telegraphy. Figures of note included the General Managers of Italy’s pre-unification telegraph companies, whose work led to the foundation of telegraphic services and the initial embryo that would lead to the development of Italy’s post-unification national network. In historical and geographical order, following the Grand Duchy of Tuscany, telegraphic services were rolled out from north to south. In 1850, the electric telegraph arrived in the Lombard-Veneto Kingdom, under the management of Carlo Zelli. Lombardy-Veneto was another important focal point for research into electricity: Volta undertook his scientific work at

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Telegrafo Morse tipo De Normanne-Napoli del 1857 in uso nel Regno delle Due Sicilie. An 1857 De Normanne Napoli-type Morse telegraph used in the Kingdom of Two Sicilies.

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telegrafi Giuseppe Cattani. Pochi mesi dopo il servizio è attivato anche nel Regno di Sardegna, sotto la direzione di Gaetano Bonelli4. Quest’ultimo va ricordato anche per le sue richieste di privative industriali, che a partire dal 1852 riguardano le applicazioni dell’elettricità in campo telegrafico e in campo tessile. Poco dopo la Sardegna viene collegata alla rete telegrafica del Regno attraverso un cavo sottomarino (posato e gestito da una società francese) che dalla Riviera di Levante passa attraverso la Corsica e arriva fino in Algeria. Nel 1858, la gestione dei telegrafi elettrici nel regno sardo è affidata alla Direzione generale delle Strade

the Universities of Padua and Pavia, where he was followed by Gian Domenico Romagnosi (the great pre-Risorgimento jurist and philosopher was also a passionate scholar of physics, and the first man to observe the phenomenon of the magnetic needle, which would lead Faraday to his discovery of electromagnetic induction); in later years, this part of the country was home to Francesco Zantedeschi (the most prolific Italian author of works on electricity during the mid-1800s) and Giovanni Codazza, who after Italian unity was to make a key contribution to educating electrical engineers at the Milan and later Turin Polytechnics. In 1851, the telegraph arrived in the Duchy of Modena, under the guidance of Carlo Roncaglia, and was connected to the LombardyVeneto network. The Duchy of Parma followed in 1852, where Giuseppe Cattani was appointed Director General of Telegraphy. A few months later, the service went live in the Kingdom of Sardinia, where it was run by Gaetano Bonelli,4 a man who also helped to develop the concept of industrial property rights, which from 1852 on were applied to electricity applications in telegraphy and textiles. Soon after this, Sardinia was linked to the Kingdom’s Telegraph network via a submarine cable (laid and managed by a French company), which ran from the East Coast, through Corsica and on as far as Algeria. In 1858,


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Ferrate, sotto la guida di un altro ingegnere, Bartolomeo Bona: questa situazione durerà fino all’istituzione di una direzione generale specifica, e si spiega facilmente per l’interazione che il telegrafo elettrico ha con le ferrovie, ben prima dell’elettrificazione delle motrici. Questo mezzo di trasmissione veloce è infatti lo strumento più efficiente e affidabile per gestire il coordinamento dei movimenti sulle reti ferroviarie, rendendole più efficienti, veloci e sicure. A metà del 1852, dunque, solo lo Stato della Chiesa e il Regno delle Due Sicilie sono ancora privi di servizio telegrafico elettrico (nonostante l’effimera priorità della ferrovia Napoli-Portici). Questa situazione viene affrontata nella seconda metà dello stesso 1852, quando viene avviata la costruzione della rete telegrafica nel Sud della penisola, sotto la guida di Gennaro Attanasio. L’effettiva estensione del servizio, però, lascia fuori buona parte del territorio interno del Regno, oltre che la Sicilia. Manca inoltre il collegamento tra i telegrafi meridionali e il resto della penisola. Questo si realizza solo nel 1854, quando viene attivata la stazione telegrafica di Terracina per lo scambio di messaggi tra il Napoletano e lo Stato della Chiesa, in seguito all’apertura del servizio telegrafico pontificio nel 1853, sotto la direzione di Fedele Salvatori. Solo nel 1857, infine, con la creazione della Direzione dei telegrafi siciliani, affidata a Ernesto D’Amico, il servizio si estende all’isola: in assenza di un cavo sottomarino affidabile, peraltro, i telegrammi passano lo stretto di Messina in battello, e vengono ritrasmessi una volta arrivati sull’altra sponda. D’Amico è comunque un tecnico di notevole valore: guiderà il processo di integrazione e rinnovamento che porterà alla prima realizzazione della rete nazionale italiana, e sarà nominato direttore generale dei Telegrafi nel 1865.

administration of electric telegraphy in the Kingdom of Sardinia was entrusted to the General Management of Railroads, which was led by engineer Bartolomeo Bona: this situation continued until an ad hoc general management unit was set up, and had much to do with the interaction of electric telegraphy with the railways many years before the electrification of locomotives. As a rapid method of transmission, telegraphy was the most efficient and reliable way of managing traffic on the rail network, thereby ensuring greater efficiency, speed and safety. By mid-1852, only the Papal State and the Kingdom of Two Sicilies did not yet have an electric telegraphy service (despite the illusory priority of the Naples-Portici railroad). This was addressed in late 1852, when work began on building a telegraphy network in Southern Italy, managed by Gennaro Attanasio. Extension of the service, however, excluded significant inland portions of the Kingdom, and failed to reach as far as Sicily. The plan also failed to include links between southern Italian telegraphy systems and the rest of the peninsula, something that was only remedied in 1854, when a telegraphy station was established at Terracina to transfer messages between the Naples area and the Papal State, which had launched its own telegraphy service in 1853, managed by Fedele Salvatori. In 1857, following the establishment of a Sicilian Telegraphy Central Management Department helmed by Ernesto D’Amico, the service finally reached the island. However, without a reliable submarine cable, telegrams were carried over the Messina Straits by boat, and then retransmitted once they reached dry land. D’Amico was a particularly accomplished engineer, who piloted the process of integration and upgrades that resulted in Italy’s first national network; he was to be named Director General of Telegraphy in 1865.

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Gioie e dolori della nuova Italia L’innovazione tecnologica è uno dei motori della rivoluzione industriale, e il rapporto tra innovazione e mercato trova il suo principale intermediario nel brevetto, che garantisce all’acquirente l’originalità e all’ideatore e al produttore un credito scientifico e un giusto ritorno economico, stimolando il sistema produttivo a innovare ancora. La legislazione nazionale e gli accordi internazionali in questo campo hanno un significativo sviluppo nel corso 25

Electrical Inventors.

The Highs and Lows of the New Italy Technological innovation was one of the drivers of the industrial revolution. The relationship between innovation and the market was disciplined principally through patents, which guaranteed purchasers originality, gave inventors and producers scientific credit and a fair economic return, and stimulated the production system to keep on innovating. Domestic and international agreements on patents burgeoned during the 19th century in Italy and elsewhere.

André Marie Ampère. È considerato il padre dell’elettrodinamica e da lui prese nome l’unità di intensità di corrente. André Marie Ampère. Considered the father of electrodynamics, he lent his name as the term for the intensity of electrical charge.


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dell’Ottocento, che investe anche l’Italia; se nel Lombardo-Veneto vige la normativa austriaca, nel Piemonte, abolita dopo il ritorno dei Savoia la legislazione francese, il primo intervento sulle privative industriali risale al 1826, e assegna compiti consultivi e di controllo all’Accademia delle Scienze di Torino. Si deve all’iniziativa di Cavour la modernizzazione del sistema con la legge sulle privative del 1856, che è poi la base per la successiva legislazione del Regno d’Italia. Da uno spoglio dei bollettini pubblicati dal Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio5 è interessante notare come le privative industriali siano raggruppate per categorie: i brevetti elettrici sono collocati in parte sotto la categoria “Strumenti di precisione”, e in parte sotto quella “Illuminazione e scaldamento” (ripartita in due sezioni, una per carboni artificiali, combustibili, forni, gas, stufe e fornelli, e una seconda per motori, macchine a vapore, locomozione strade ferrate, trazione veicoli); solo nel 1860 viene creata una sezione autonoma “Elettricità e sue applicazioni”. Essere attenti al nostro contesto nazionale significa anche “cercare di capire le difficoltà che l’Italia post-unitaria trova nel collocare le invenzioni in una dimensione produttiva. Quello che oggi chiamiamo ‘trasferimento tecnologico’ non è una cosa semplice. Certo, ci vogliono studiosi che non escludano a priori l’applicazione delle loro conoscenze a fini produttivi e magari abbiano una sensibilità tale da orientare preventivamente la loro ricerca in questa direzione. Ma occorre anche che al mondo scientifico giungano sollecitazioni sufficientemente robuste da parte di quello industriale e che questo abbia maturato la mentalità per cui il profitto è conseguenza anche degli investimenti in ricerca. Occorre, ancor prima, che le industrie esistano e siano di

While Lombardy-Veneto was under Austrian law, in the Piedmont region, after French law was abolished following the return of the Savoy Royal family, the earliest legislation on industrial intellectual property was introduced in 1826, allocating consulting and supervisory responsibility to the Academy of Science in Turin. Cavour modernized the system with his 1856 law on intellectual property, which was then used as the basis for statutes in the Kingdom of Italy. Interestingly, a survey of bulletins published by the Ministry of Agriculture, Industry and Commerce5 reveals that industrial intellectual property rights were divided into separate categories: electricity patents fell under the “Precision Instruments” category, and partially under “Lighting and Heating” (which itself was divided into two sub-categories, one for manmade coal, fuels, stoves, gas, heaters and cooking devices, and another for motors, steam machines, railroad locomotion and vehicular power). A separate “Electricity and Applications” category was not established until 1860. Looking at the peculiarities of the situation in Italy in part means “seeking to understand postunification Italy’s difficulties in getting inventions into production. What we refer to today as ‘technological transfer’ is by no means a straightforward matter. It requires researchers who don’t rule out the use of their knowledge for productive purposes a priori; more than that, researchers who are sufficiently aware that they are able to orient their research specifically towards such fields. It is also necessary for the scientific community to receive sufficiently loud and clear messages from industry, while industry must realize that, among other things, profit is achieved by investing in research. Upstream from all this, the whole process requires industrial companies that are sufficiently large and


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Domanda di brevetto di invenzione depositata da Thomas Alva Edison il 19 dicembre 1877. Sotto, il “New York Herald” del 21 dicembre 1879 con un articolo dedicato ai primi risultati ottenuti da Edison con la lampada elettrica a incandescenza. A patent request filed by Thomas Alva Edison on 19 December 1877. Below, the “New York Herald” published on 21 December 1879, featuring an article on Edison’s initial success with an incandescent electric light bulb.

dimensione e di specializzazione produttiva tali da rendere praticabile il binomio ricerca e sviluppo. Ci deve essere poi qualcuno che aiuti, solleciti, provochi questa sinergia in modo che certe idee scientifiche trovino un’applicazione e costituiscano il motore di quel processo che porterà alla costruzione di un prototipo e magari alla sua trasformazione in un prodotto finale”6. L’Ottocento è un secolo di inventori, che si apre con le macchine a vapore di James Watt e si chiude con le invenzioni elettriche di Thomas Alva Edison: personaggi simbolici che sembrano richiamare anche una staffetta tra le due sponde dell’Atlantico. Lo statunitense Edison riuscirà nel corso della sua lunga vita a produrre più di mille brevetti che vanno da uno strumento telegrafico a ripetizione per la trasmissione automatica dei messaggi al “microfono a carbone”, decisivo per lo sviluppo del telefono, all’invenzione del fonografo e soprattutto a quella della lampadina. Rimanendo all’Italia e ai suoi inventori, nei

specialized in their fields for research and development to be practicable. It also requires somebody to foster, promote and trigger the synergies necessary to enable certain scientific ideas to filter through to an application, driving the process that leads to building a prototype, and, ultimately, conversion into a finished product.”6 The 19th century was the inventors’ century. It commenced with James Watt’s steam machines and closed with Thomas Edison’s electrical inventions. These two men symbolize what could be construed as a relay race between the two sides of the Atlantic. In the US, over the course of his long lifetime Edison filed more than a thousand patents, ranging from a repeating telegraph tool for automatic message transmission to the “carbon microphone” vital to development of the telephone, not forgetting his invention of the phonograph and, even more importantly, the light bulb. Returning to Italy and

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Brevetto “Compteur d’électricité”. Thomas Alva Edison, 29 novembre 1898. “Compteur d’électricité” patent. Thomas Alva Edison, 29 November 1898.

28 decenni immediatamente successivi all’Unità si incontrano personalità significative, testimoni di una vivacità che raggiunge anche l’eccellenza; di alcuni di loro si parlerà nei prossimi paragrafi: Antonio Meucci e l’invenzione del telefono, Antonio Pacinotti e il suo anello, Galileo Ferraris e la scoperta del campo magnetico rotante.

Un inventore sfortunato: Meucci e il telefono Negli anni Settanta dell’Ottocento si fa strada un nuovo modo di comunicare utilizzando la voce oltre alla scrittura: il “tele-fono” accanto o al posto della “tele-grafia”. I primi tentativi che vengono resi di pubblico dominio risalgono al tedesco Philipp Reis nel 1860 e partono dallo studio della fisiologia dell’orecchio. Tra i

its inventors, a number of them were particularly active immediately after unification; some Italians were trailblazers in their respective fields. In the next sections we will be looking at Antonio Meucci and the invention of the telephone, Antonio Pacinotti and the Pacinotti ring, and Galileo Ferraris and the discovery of the rotary magnetic field.

The Unlucky Inventor: Meucci and the Telephone In the 1870s a new method for communicating gained popularity which used people’s voices in addition to writing, as the “tele-phone” joined – and in some cases supplanted – “tele-graphy”. The earliest public trials were undertaken by Philipp Reis of Germany in 1860, around the time that research began into the physiology of the ear. Two Italians were among the most oftencited precursors of the invention of the phone:


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personaggi più spesso citati come precursori dell’invenzione del telefono figurano anche due italiani: Innocenzo Manzetti e Antonio Meucci, al quale il Congresso degli Stati Uniti ha ufficialmente riconosciuto l’11 giugno 2002 la priorità su Bell. Innocenzo Manzetti è un inventore valdostano dedito a studi di acustica, meccanica, idraulica ed elettricità; il manufatto che lo ha reso famoso è l’automa del “suonatore di flauto” costruito nel 1849: mediante leve, tiranti e tubi ad aria compressa, l’automa era in grado di muovere le labbra e le dita sulle chiavi di un flauto (secondo un programma registrato su cilindro) e di eseguire dodici arie diverse. A Manzetti si attribuisce anche l’invenzione di un télégraphe parlant, probabilmente molto simile al prototipo del telefono realizzato da Reis. Della possibilità di una trasmissione a distanza della parola, e delle prime realizzazioni effettuate da Manzetti si comincia a parlare verso la metà del 1860; appena la notizia rimbalza negli Stati Uniti e ne scrive il giornale della comunità italo-americana, l’”Eco d’Italia”, un altro inventore, il fiorentino Antonio Meucci si affretta a inviare una lettera di precisazione al giornale genovese “Il Commercio” in cui ricorda come, emigrato negli Stati Uniti e ben prima di Manzetti, fosse arrivato “a scoprire che con un istrumento posto all’udito e coll’aiuto dell’Elettricità e del filo metallico si poteva trasmettere la parola esatta tenendo in bocca e stringendo il conduttore fra i denti, ed a qualunque distanza due persone potevano mettersi in comunicazione diretta tra loro senza necessità di dovere comunicare ad altri i propri segreti”. È una pacata rivendicazione di priorità, che prende in considerazione anche l’ipotesi che certe idee maturino contemporaneamente, in modo del tutto indipendente, e avanza l’offerta di mettere insieme gli sforzi per una invenzione ancora più importante nel nome della patria comune. Manzetti morirà

Innocenzo Manzetti and Antonio Meucci, the latter of whom, on 11 June 2002, was officially acknowledged as beating Bell to the invention by the US Congress. Innocenzo Manzetti was an inventor from the Val d’Aosta region of Italy who studied acoustics, mechanics, hydraulics and electricity. He made his name with the “flute-playing automaton” which he built in 1849. Combining levers, rods and compressed air, the automaton moved its lips and fingers over the keys of a flute (following a programme recorded on a cylinder) and could play twelve different tunes. Manzetti is also attributed with inventing a télégraphe parlant, which in all likelihood was very similar to Reis’s prototype telephone. People first began talking about transmitting spoken words – and Manzetti conducted his first trials – towards the mid-1860s. The news hit the United States and was published in the Eco d’Italia, the Italo-American community’s

Il primo “telefono” di Antonio Meucci. A sinistra, francobollo celebrativo dell’invenzione, 28 maggio 2003. Il primo “telefono” di Antonio Meucci. A sinistra, francobollo celebrativo dell’invenzione, 28 maggio 2003.

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povero e ignorato da tutti, ma la fortuna non arriderà neanche all’inventore fiorentino. All’elettricità, fisiologica e animale, Antonio Meucci7 si appassiona fin da giovane. Segue anche la politica ed è coinvolto nei moti rivoluzionari del 1831. A causa delle sue convinzioni politiche, liberali e repubblicane, è imprigionato per tre mesi con Francesco Domenico Guerrazzi e quindi costretto a lasciare il Granducato di Toscana emigrando a Cuba. Egli coltiva l’idea di trasmettere la voce umana usando l’elettricità già prima del 1850, anno in cui si trasferisce a Staten Island, New York. Qui conosce Garibaldi, reduce dalla sfortunata difesa di Roma, e d’accordo con lui impianta una fabbrica di candele, anche per dare occupazione ai numerosi esuli italiani. Nel 1854 la moglie Ester si ammala di una grave forma di artrite reumatoide che la rende permanentemente invalida. È in questa circostanza che Meucci realizza il primo collegamento telefonico, mettendo in comunicazione il suo laboratorio con la camera da letto della moglie. Meucci ha le idee chiare ma gli mancano i mezzi economici per realizzarle. La fabbrica di candele fallisce, e la ricerca di finanziamenti presso facoltose famiglie italiane non ottiene i risultati auspicati; tuttavia l’inventore non demorde e nel 1871 decide di fondare una compagnia

Domanda di brevetto presentata da Alexander Graham Bell e Charles Summer Tainter il 29 giugno 1880. Patent application submitted by Alexander Graham Bell and Charles Summer Tainter on 29 June 1880.

newspaper. Immediately after publication, Florentine inventor Antonio Meucci sent a letter of clarification to the Genoa newspaper Il Commercio, in which he noted that as an emigrant to the United States, long before Manzetti he had managed “to discover that an instrument placed at the ear, with the assistance of electricity and a metal wire, could transmit exact words by holding the wire in the mouth and squeezing it between the teeth, so that regardless of distance two people could communicate directly between one another, without letting third parties in on their secrets.” Meucci’s restrained claim of precedence, which among other things took into consideration the theory that certain ideas come independently to multiple people at the same time, included an offer to pool their efforts in order to achieve an even greater invention in the name of their shared country. Manzetti, however, ended up dying penniless and unknown; then again, fortune hardly smiled on Meucci either. Since boyhood, Antonio Meucci7 had been enormously interested in physiological and animal


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per brevettare la propria invenzione, che chiama telettrofono. La Telettrofono Company non risolve i problemi economici: con i 20 dollari che ha a disposizione, Meucci non può permettersi di pagare i 250 dollari del costo di un brevetto vero e proprio. La strada alternativa è quella di un brevetto provvisorio, il cosiddetto caveat, che va rinnovato ogni anno al prezzo di 10 dollari. Meucci riuscirà a pagare la somma solo fino al 1873. Tre anni dopo, invece, Alexander Graham Bell presenta regolare domanda di brevetto per il suo apparecchio telefonico. Bell è di origine scozzese, e nel 1870, conclusi gli studi presso le Università di Edimburgo e di Londra, emigra in Canada e poi negli Stati Uniti. Qui inizia l’attività di insegnante specializzato per sordomuti, divulgando un sistema (perfezionato dal padre) che mostra come labbra, lingua e gola vengano utilizzati nell’articolazione del suono. Nel 1874, lavorando a un telegrafo multiplo, sviluppa l’idea base del telefono. I suoi esperimenti, condotti con la collaborazione del suo assistente Thomas Watson, hanno risultato positivo nel marzo 1876. Bell può contare non solo su tecnici di valore ma anche su avvocati, esperti di finanza e organizzatori, in grado di dare vita in pochissimi anni a un gruppo di telecomunicazioni di grandi dimensioni. Gli anni successivi della vita di Meucci saranno spesi in una lunga e sfortunata vertenza per rivendicare la paternità dell’invenzione. Dopo la pubblicazione del brevetto di Bell nell’ottobre del 1877 il telefono si diffonde rapidamente anche in Europa, dove per un certo periodo non è protetto dai brevetti; si moltiplicano così le versioni dell’apparecchio e i miglioramenti introdotti da singoli inventori del vecchio continente, a partire dal modello Siemens del 1878 con il magnete a ferro di cavallo. Bell e soci si rivelano d’altra parte altrettanto abili e

Alexander Graham Bell. “Perfectionemente dans le telephonie eletrique”, Boston 27 novembre 1877. Alexander Graham Bell. Patent for “Perfectionemente dans le telephonie eletrique”, Boston 27 November 1877.

electricity. He was also involved in politics, and was caught up in the 1831 revolutionary uprisings. After being imprisoned for three months for his liberal and Republican political leanings, along with Francesco Domenico Guerrazzi he was exiled from the Grand Duchy of Tuscany and emigrated to Cuba. Meucci had been working on the idea of transmitting human voices using electricity before 1850, the year he moved to Staten Island, New York. It was here that he met Garibaldi, who had arrived following his unsuccessful defence of Rome. In agreement with Garibaldi, Meucci set up a candle factory, in part to offer jobs to the great many Italian exiles who had fled to the United States. In 1854, Meucci’s wife Ester became ill with a serious form of rheumatoid arthritis which left her a permanent invalid. This prompted Meucci to set up the first telephone connection, as he

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tempestivi nell’introdurre il Bell System in numerosi paesi stranieri, anche europei. In Italia, già nel 1877 inizia a Milano la fabbricazione dei telefoni su brevetto Bell, nell’officina dei Fratelli Gerosa, primo embrione della futura FaceStandard8. La Direzione Generale dei Telegrafi segue fin dall’inizio l’evoluzione tecnica del telefono: il primo collegamento telefonico sperimentale realizzato in Italia, su filo telegrafico di ferro e con apparati telefonici Bell del tipo più semplice, viene messo in opera a Roma nel 1878, dunque poco tempo dopo i primi collegamenti realizzati da Bell negli Stati Uniti. Nel 1879 viene istituito il collegamento telefonico permanente tra gli uffici telegrafici della Capitale a integrazione dell’esistente comunicazione telegrafica Morse.

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established communications between his laboratory and his wife’s bedroom. Meucci knew exactly what he was doing, but he did not have access to sufficient funding to realize his ideas. The candle factory went bankrupt, and Meucci’s fundraising attempts with affluent Italian families failed to achieve the results he had hoped for. Nevertheless, the inventor did not give up. In 1871, he decided to establish a company to patent his invention, which he called the telettrofono. The Telettrofono Company failed to resolve Meucci’s money woes. With just $20 in his pocket, Meucci couldn’t afford to pay for full patents. The alternative was to take out a temporary patent, known as a caveat, which was renewable every year for $10. Meucci only managed to keep up the payments until 1873. Three years later, Alexander Graham Bell filed a full patent for his telephone device. Born in Scotland, after completing his studies at the Universities of Edinburgh and London, Bell emigrated to Canada in 1870, and then moved to the United States. Here, he began working as a specialist teacher to the deaf and dumb, during which time he popularized a system (developed by his father) that shows how our lips, tongue and throat are used to produce sound. In 1874, when Bell was working on a multiple telegraph, he came up with the basic idea for the telephone. He developed the device with his assistant Thomas Watson, and produced a working model in March 1876. Not only could Bell draw on the

Apparecchi telefonici della Società Italiana Telefoni Privati (da “L’Elettrotecnica”, 1916). Telephones belonging to the Società Italiana Telefoni Privati (from “L’Elettrotecnica”, 1916).


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Proprio al telefono sono inoltre dedicati i primi scritti di carattere applicativo o divulgativo pubblicati alla fine degli anni Settanta dai principali cultori italiani di scienze fisiche, tra cui Augusto Righi e Galileo Ferraris. Nell’aprile 1881 vengono accordate le prime concessioni a società private: le concessionarie operano a Torino, Milano e Genova, e sono controllate dalla Società italo-americana per l’esercizio del telefono Bell, guidata da Achille Villa e Tommaso Bertelli. A queste prime concessioni, per il servizio telefonico “nell’interno delle città e loro sobborghi”, ne seguono presto altre in diverse città italiane. Le linee telefoniche gestite da società private si moltiplicano rapidamente, come accade anche in altri paesi europei, sull’onda dell’euforia economica e industriale generalizzata dei primi anni Ottanta dell’Ottocento. Nel 1883 avvengono i primi processi di consolidamento societario: la Società italo-americana per l’esercizio del telefono Bell si fonde con la Società Telefonica Italiana, dando vita alla Società Telefonica Lombarda, diretta da Edoardo Gerosa.

Ma è proprio sfortuna? Lo strano caso di Pacinotti e della dinamo Come Meucci, anche Antonio Pacinotti partecipa in gioventù agli ideali e alle guerre risorgimentali9. A differenza di Meucci, però, Pacinotti è “figlio d’arte”: abbiamo già incontrato suo padre Luigi, docente di Fisica tecnica all’Università di Pisa. Antonio otterrà la laurea in Matematica applicata nel 1861; prima, però, partecipa alla seconda guerra di indipendenza e alla battaglia di Goito. Quando rientra a Pisa Antonio Pacinotti continua a interessarsi ai fenomeni elettrici, una passione

assistance of high-level engineers, he could also rely on lawyers, experts in finance, and managers who over the space of a very few short years established a vast telecommunications enterprise. Meucci was to spend the rest of his life in a long and ultimately unsuccessful battle to claim paternity of the invention. Following the publication of Bell’s patent in October 1877, the telephone was rapidly taken up in Europe too, especially as, for a while, it was not protected by any patents. A great number of versions of the device came out, and improvements were made by inventors on the old continent, starting with the 1878 Siemens model that used a horseshoe-shaped magnet. Bell and his shareholders proved to be highly adept and rapid at introducing the Bell System to a number of countries outside the US, including several in Europe. By 1877, manufacturing commenced in Milan of Bell-patented telephones at the Fratelli Gerosa workshops, which later became FaceStandard.8 Italy’s Central Telegraph Office monitored developments in telephone technology from its earliest beginnings. The first trial phone connection in Italy over a telegraph wire using the simplest type of Bell phones was held in Rome in 1878, only a short time after Bell’s earliest successful connections in the United States. A permanent telephone connection was established between the capital city’s telegraph offices in 1879, to supplement the existing Morse telegraphic communication system. The first documentation on telephone applications and popular works on the new technology were published in late 1870s by leading Italian physical science experts Augusto Righi and Galileo Ferraris. In April 1881, Italy distributed the first telephone concessions to private companies (one for Turin, one for Milan

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nata seguendo le lezioni di Riccardo Felici, già allievo di Matteucci, e a realizzare una serie di esperimenti di elettromagnetismo nel laboratorio del padre. Sono i decenni in cui il principale obiettivo dei ricercatori è rappresentato dalla costruzione di apparecchi in grado di generare corrente elettrica in modo efficiente e continuativo, andando al di là delle pile, che producono una quantità di energia così piccola che è impensabile utilizzarla a scopi industriali. Antonio riempie di appunti uno dei suoi quaderni, e nel 1860 è finalmente in grado di costruire una piccola macchina elettromagnetica capace di produrre corrente continua senza particolari problemi di scintillazione. La “macchinetta” (così la chiama il suo ideatore) è costituita da un anello – “anello di Pacinotti” – attorno al quale è avvolto, a spirale, un filo di rame. L’anello è libero di ruotare in un piano orizzontale tra i due poli di un’elettrocalamita e il suo moto rotatorio produce (per il fenomeno di induzione elettromagnetica) una corrente nel filo; se viceversa si fa passare della corrente nel filo, questo produce dell’energia meccanica e fa ruotare l’anello. Si tratta quindi di una macchina

Brevetto per “Macchina magnetica con elettrocalamita trasversale ad anello di Antonio Pacinotti e con perfezionamenti”, 13 ottobre 1884. Patent for a “Magnetic machine with transversal ring electromagnet by Antonio Pacinotti, with improvements”, 13 October 1884.

and one for Genoa), all of which were snapped up by the Società italo americana per l’ esercizio del telefono Bell, run by Achille Villa and Tommaso Bertelli. Other Italian cities soon followed, adopting the same formula of a telephone service “within cities and their outskirts”. The number of telephone lines administered by private companies grew rapidly, as was the case across Europe following the economic and industrial boom of the early 1880s. The process of corporate consolidation began in 1883, when the Società italo americana per l’esercizio del telefono Bell company merged with the Società Telefonica Italiana to establish the Società Telefonica Lombarda, managed by Edoardo Gerosa.

True Bad Luck? The Strange Case of Pacinotti and the Dynamo Like Meucci, as a young man Antonio Pacinotti was an active participant in the ideals and battles of the Italian Risorgimento.9 Unlike Meucci, Pacinotti was “born into the business”: we have already encountered his father Luigi, a Professor of Technical Physics at the University of Pisa. Antonio graduated in Applied Mathematics in 1861, after fighting in the second War of Independence and the Battle of Goito. On his return to Pisa, Antonio Pacinotti continued to study electrical phenomena, pursuing a passion that had begun when he attended the lessons of Matteucci’s former pupil Riccardo Felici. Pacinotti embarked on a series of electromagnetism experiments in his father’s laboratory at a time when researchers were striving to build devices that could generate electrical power efficiently

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reversibile, che funge sia da dinamo che da motore elettrico. La descrizione scientifica dell’invenzione tuttavia comparirà su “Il Nuovo Cimento” solo nel 1865. Sempre nel 1865, su incarico del Ministro della Marina, Pacinotti compie un lungo viaggio in Francia, Inghilterra e Belgio per informarsi sul funzionamento dei vari servizi meteorologici. A Parigi si reca da diversi ottici e costruttori di apparecchiature fisiche e visita in particolare le “Officine Froment, Notre Dame des Champs”, per far finalmente conoscere a un pubblico più vasto la sua invenzione e possibilmente trovare qualche abile costruttore

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and continuously, improving on batteries which generated such a small quantity of energy that it was impossible to use them for industrial purposes. Antonio filled notebook upon notebook with notes, and then in 1860 succeeded in building a small electromagnetic machine that was capable of generating direct current without suffering from serious sparking problems. The “little machine” (as its inventor dubbed it) consisted of a ring – “the Pacinotti ring” – around which a copper wire was wound in a spiral. The ring was free to rotate on the horizontal plane between the two poles of an electromagnet. Its rotational movement generated current in the wire (as a result of the phenomenon of electromagnetic induction). If current was sent down the wire, it generated mechanical energy and turned the ring: this reversible machine could function both as a dynamo and as an electrical motor. A scientific description of the invention only appeared in “Il Nuovo Cimento” in 1865. That same year, Pacinotti was commissioned by the Navy Minister to undertake a long journey through France, England and Belgium and find out about how a number of meteorological services worked. When in Paris, Pacinotti visited a series of optical instrument and physics equipment makers, including the “Officine Froment, Notre Dame des Champs”, in order to drum up interest in his invention, and if possible find an accomplished manufacturer who Il Ballo Excelsior di Luigi Manzotti durante l’Esposizione italiana di Milano, 1881. Luigi Manzotti’s Excelsior Dance during the Italian Exposition, Milan, 1881.


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capace di riprodurla in dimensioni maggiori e su più ampia scala. Così Pacinotti non lesina né informazioni né copie del suo articolo su “Il Nuovo Cimento”. La trasferta parigina si conclude però con un nulla di fatto. Negli anni successivi il giovane toscano compirà una lunga e brillate carriera accademica, che lo porterà alla cattedra in Fisica a Pisa, all’elezione nell’Accademia dei Lincei e alla nomina a senatore. In tutti questi anni non smette di interessarsi ai problemi scientifici connessi alla sua formazione. La sua attenzione principale è però sempre rivolta alla “macchinetta” che via via modifica e perfeziona, continuando a offrirla inutilmente in Italia perché qualcuno ne faccia un prodotto industriale. La scarsa reattività degli ambienti italiani all’invenzione di Pacinotti è il dato che salta maggiormente agli occhi, specialmente se si considera che siamo di fronte a una figura ben diversa, per relazioni e peso accademico, da quella di Meucci. Nel 1871, quando ancora insegna a Bologna, Pacinotti legge nei Comptes Rendus dell’Accademia delle Scienze di Parigi un articolo di Zènobe-Théophile Gramme che riproduce pari pari la sua “macchinetta” con tanto di disegni e di illustrazione del funzionamento. Capisce di essere stato troppo ingenuo nel viaggio parigino del 1865 e di aver fornito un numero eccessivo di informazioni. D’altra parte, non aveva potuto percorrere la strada del brevetto in quanto la legislazione italiana prevedeva la perdita della tutela giuridica per quelle invenzioni che non portavano a un prodotto industriale nel giro di uno o due anni e il suo “anello” era ben lontano da un simile utilizzo. Pacinotti comincia allora a protestare vivacemente, scrivendo lettere accorate al segretario dell’Accademia e rivendicando la sua priorità con tanto di dossier e di apposita documentazione.

could build it in a larger size and on a bigger scale. Pacinotti distributed plenty of information and copies of his “Il Nuovo Cimento” article, but in the end, his trip to Paris failed to generate any concrete interest. The young man from Tuscany was to forge a long and illustrious academic career which would see him landing a professorship in physics at Pisa, be elected to the Academy of the Lincei, and be appointed as a Senator. Pacinotti never ceased to monitor the scientific issues that had intrigued him during his education. His main focus, however, remained the “little machine” that he gradually amended and improved, continuing fruitlessly to offer it to somebody in Italy who would turn it into an industrial product. The lack of interest in Pacinotti’s invention in Italy was all the more striking considering his status, connections and academic renown, which were on a far different scale to a man like Meucci. In 1871, when Pacinotti was still lecturing at Bologna, he read an article by Zènobe-Théophile Gramme in the Comptes Rendus published by the Academy of Sciences in Paris, which reproduced his “little machine”, complete with drawings and illustrations of how it worked. Pacinotti immediately realized how naive he had been during his 1865 trip to Paris, and that he had disclosed too much information. Seeking a patent would have made no difference, as Italian law let legal protection lapse for inventions that failed to generate an industrial product within a year or two, and Pacinotti’s ring was still a long way away from seeing the light of day. He began to kick up a stink, writing strongly-worded letters to the Secretary of the Academy, and claiming his precedence, backed up with plentiful files and documentation. An electro-engineer originally from Belgium who moved to Paris in 1856, as early as 1857 Gramme

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Gramme, elettrotecnico di origine belga stabilito a Parigi nel 1856, aveva depositato già nel 1857 un brevetto in cui proponeva alcune migliorie per apparecchi magnetoelettrici. Nel 1871 presenta all’Accademia delle Scienze la sua prima dinamo, progettata nel 1869. In seguito, si associa con l’ingegnere francese Hippolyte Fontaine nella Societé de Machines Magneto-Électrique Gramme, specializzata nell’ideazione e realizzazione di macchine generatrici di corrente continua. Le dinamo di Gramme sono destinate a una grande fortuna industriale, anche in Italia. Di fatto, Pacinotti non otterrà mai una risposta soddisfacente per quanto riguarda i diritti di utilizzazione della sua invenzione, pur ricevendo il riconoscimento morale della priorità per l’idea iniziale in Italia e negli altri paesi. Bisogna anche dire che Gramme – un tipico inventore autodidatta – inserisce nell’idea iniziale di Pacinotti una serie di accorgimenti che sono alla base dell’effettiva realizzazione delle prime dinamo industriali. Pacinotti non si rassegnerà mai, e otterrà in Italia alcuni brevetti: la “macchina magnetica con elettrocalamita trasversale ad anello di Antonio Pacinotti con perfezionamenti”, del 13 ottobre 188410, e la “macchina elettrodinamica e traslatori detta viale elettromagnetico”, l’11 agosto 189911. I primi riconoscimenti internazionali saranno peraltro tributati a Pacinotti proprio a Parigi, in occasione dell’Esposizione internazionale del 1881 sull’elettricità e le sue applicazioni12. Questa iniziativa, come affermano ripetutamente le autorità francesi che ne decidono e ne curano l’organizzazione, punta a raccogliere il frutto dell’impegno (“tanto fertile quanto frenetico”) profuso da ingegneri, scienziati e industriali negli anni Settanta dell’Ottocento. Di quell’impegno abbiamo illustrato finora alcuni risultati, cui si devono aggiungere almeno le prime significative

filed a patent which included a number of improvements to magneto-electric devices. In 1871, he presented his first dynamo to the Academy of Sciences, after initially designing it in 1869. Gramme then began working with French engineer Hippolyte Fontaine at the Societé de Machines Magneto-Électrique Gramme, which specialized in designing and building direct current generating machines. Gramme’s dynamos were a huge industrial success not just in France but in Italy too. Pacinotti never received a satisfactory response regarding the use rights to his invention, though he did receive moral acknowledgement for precedent in the original idea, in Italy and in other countries. It must be said that as was so often the case with selftaught inventors, Gramme added a series of enhancements to Pacinotti’s initial idea which were necessary for the manufacture of the first industrial dynamos. Pacinotti never gave up, and in Italy filed patents for the “Pacinotti magnetic machine with horizontal ring electromagnet including enhancements” dated 13 October 1884,10 and the “electrodynamic machine with repeaters, otherwise known as the electromagnetic avenue” dated 11 August 1899.11 Pacinotti received his first international acknowledgement in Paris at the 1881 International Expo on electricity and electrical applications.12 As the French authorities responsible for promoting and running the event never tired of repeating, the event was designed to reap the fruits of the “fertile and frenetic” efforts undertaken by engineers, scientists and industrialists throughout the 1870s. We have summarized the results of these efforts, but we have yet to turn our attention to the first significant experimental results in the fields of lighting, traction and electro-metallurgy, which


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Brevetto per “Macchina elettrodinamica e translatori detta viale elettromagnetico di Antonio Pacinotti”, 11 agosto 1899. Sotto, la Sala Edison all’Esposizione internazionale di Parigi del 1881. Patent for an “Electrodynamic machine and translator, designated the ‘electromagnetic avenue’, by Antonio Pacinotti”, 11 August 1899. Below, The Edison Hall at the International Exposition, Paris, 1881.

realizzazioni sperimentali nel campo dell’illuminazione, della trazione e dell’elettrometallurgia, di cui si dirà più ampiamente nel prossimo capitolo. Nel 1880 è quindi molto sentita la necessità di un confronto sulle acquisizioni più recenti, per fare il punto della situazione e meglio orientare le molte ricerche e iniziative industriali in corso o in gestazione. Anche in Italia l’invito e le sollecitazioni che giungono da Parigi alla fine di quell’anno trovano orecchie attente e interlocutori propensi a partecipare all’Esposizione con una sezione ufficiale. L’Italia ha del resto alcuni meriti storici da rivendicare, anche per mettere in secondo piano il livello più modesto, nel confronto internazionale, delle realizzazioni concrete del primo ventennio post-unitario. È il Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio a promuovere e coordinare la presenza a Parigi degli espositori provenienti dalla penisola. Della Commissione costituita a questo scopo fanno parte docenti e ricercatori provenienti dal mondo accademico, come Pietro Blaserna (Roma), Francesco Rossetti (Padova), Giovanni Cantoni (Pavia), Gilberto Govi e Luigi Palmieri (Napoli),

we will be doing in the next chapter. In 1880, there was considerable awareness of the need to stop and compare the most recent developments, assess what progress had been made, and if possible arrive at a more cohesive understanding of the enormous amount of research and the even larger number of industrial ventures underway and in the pipeline. This invitation and the stimuli that reached Italy at the end of that year found many attentive listeners and entities keen to participate in an official capacity at the Expo. Italy had a number of groundbreaking developments to promote, and was ready to put behind it the first two decades of unification, during which its tangible implementations had only afforded the country a modest international profile. The Ministry of Agriculture, Industry and Commerce organized and coordinated the Italian Exhibitors’ presence in Paris. The Commission established for the Expo brought together professors and researchers from academia – Pietro Blaserna (Rome), Francesco Rossetti (Padua), Giovanni Cantoni (Pavia), Gilberto Govi and Luigi Palmieri (Naples), and Galileo Ferraris (Turin) – as well as functionaries

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Galileo Ferraris (Torino), funzionari provenienti dalla struttura tecnica delle amministrazioni più interessate, come Pietro Tacchini, Luciano Serra, Antonio Monzilli e Nicola Miraglia, e perfino un politico e giornalista scientifico come Quirico Filopanti. I tecnici e le autorità italiane devono trovare un equilibrio fra l’esigenza di mantenere un buon livello qualitativo e quella di stimolare una partecipazione di espositori non troppo esigua dal punto di vista numerico. Alla fine la presenza italiana si baserà su tre linee di forza: dare visibilità ai risultati storici e ai meriti attuali della ricerca italiana in campo elettrico, mettere in mostra organi tecnici e industrie variamente operanti nel settore, e presentare i brevetti italiani davvero significativi e meritevoli di attenzione da parte del mondo produttivo (non molti in verità). A tirare le fila dell’operazione sono Govi per la parte storica, Cantoni e Rossetti per la parte bibliografica, e Ferraris per la parte industriale e brevettuale, che è poi il centro delle cure ministeriali; a Ferraris toccherà anche il compito si stendere la relazione generale consuntiva per il ministro, in cui si tracciano il bilancio della partecipazione italiana (comunque assai positivo) e alcuni scenari per le prospettive future13. In conclusione, gli espositori italiani saranno numerosi, nonostante la debole risposta delle Camere di Commercio alle sollecitazioni ministeriali, e anche se non primeggia nel confronto internazionale la loro produzione dà tuttavia il segno di un ambiente vivace e ricettivo. Degna di nota e apprezzata è la partecipazione di alcune imprese destinate a divenire protagoniste dell’industria elettrotecnica italiana: tra queste la fiorentina Galileo e le milanesi Tecnomasio, Richard, Pirelli e Gerosa. Importante anche la presenza di Antonio Pacinotti, molto apprezzata dai più colti e preparati visitatori del Palais de l’Industrie; lo studioso fiorentino risponde in

from leading government bodies (Pietro Tacchini, Luciano Serra, Antonio Monzilli and Nicola Miraglia), along with politician and scientific journalist Quirico Filopanti. Italian engineers and authorities had to strike the right balance between keeping quality standards high and ensuring that a sufficiently large number of participants were included in the exposition. The commission decided to build Italy’s presence along three lines: raise the profile of historical developments and the current strengths of Italian research into electricity; showcase technical bodies and industrial companies operating in various branches of the industry; and present truly significant Italian patents worthy of industrial attention (in truth, not overly many). Govi was put in charge of the historical section, Cantoni and Rossetti the bibliographic portion of the enterprise, and Ferraris headed the industrial and patents-associated part of the endeavour, which was the most important part of the exercise as far as Italian ministries were concerned. Ferraris was also in charge of drafting the final general report for the ministry, in which he assessed Italian performance (highly positive) and forecast a number of future developments.13 Despite a lacklustre response to ministerial promptings from Chambers of Commerce, Italy managed to put forward a large number of exhibitors. Although the Italian presence may have been eclipsed by that of other nations, it was testament to the country’s lively and wide-ranging research into electricity. A number of Italian companies that were to become national electrical engineering industry leaders put on exhibits, including Galileo of Florence, and Tecnomasio, Richard, Pirelli and Gerosa of Milan. Antonio Pacinotti put in an appearance that was welcomed by the best-educated and bestinformed visitors to the Palais de l’Industrie. The


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senso positivo nel marzo 1881 e propone formalmente di esporre alcuni suoi congegni elettrici: lasciando da parte le dispute brevettuali, gli organizzatori esprimono un solenne riconoscimento dei suoi meriti scientifici attraverso il conferimento del diploma d’onore della manifestazione. Del resto la vicenda dell’inventore del famoso “anello” dimostra come in Italia a un interesse scientifico e a un’attività di ricerca tutt’altro che trascurabile non corrisponda ancora in campo elettrico un adeguato tessuto produttivo, in grado di offrire sbocchi concreti alle idee e ai progetti.

Galileo Ferraris e Alessandro Cruto: trasformatori, motori e lampadine Gli italiani, come si è detto, vanno a Parigi non solo per mettere in mostra i loro meriti storici, ma soprattutto per acquisire conoscenze e cogliere occasioni industriali interessanti; e la ricchezza di stimoli che l’Esposizione e il Congresso internazionali potevano fornire non vengono sprecati. Giuseppe Colombo, fondatore del Politecnico di Milano e personalità di cerniera tra tecnici, scienziati e imprenditori del capoluogo lombardo, intraprende al ritorno una serie di iniziative per l’utilizzazione in Italia dei brevetti Edison relativi alla generazione e distribuzione elettrica, che porteranno alla costruzione della

La prima dinamo di Thomas Alva Edison, “Harpers Weekly”, 1880. Thomas Alva Edison’s first dynamo, “Harpers Weekly”, 1880.

Florentine scholar offered a positive response in March 1881, and formally agreed to present some of his electrical devices. Putting patent disputes to one side, the organizers solemnly acknowledged his scientific merits by awarding him the event’s diploma of honour. The vicissitudes of the inventor of the famous “ring” are a demonstration of how, in Italy, scientific interest and promising research were hampered by an electricity industry that was insufficiently mature to offer a tangible outlet for plans and ideas.

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centrale termoelettrica di via Santa Radegonda a Milano (1883), e quindi alla nascita della prima società elettrica italiana, la Edison (1884). Galileo Ferraris, a sua volta, da un lato si rende conto che con gli apparati di generazione progettati da Edison (dieci volte più potenti di quelli prodotti da Siemens in Europa) la produzione di elettricità fa un salto di scala verso la dimensione industriale, rivedendo alcune sue precedenti valutazioni sul lavoro dell’inventore americano, dall’altro riflette sui limiti che quegli apparati ancora presentano e ne trae stimolo per nuove ricerche, che lo porteranno ai lavori del 1884 sui trasformatori a correnti alternate e alla scoperta del campo magnetico rotante nel 1885. Per comprendere l’importanza delle iniziative di Colombo e dei risultati di Ferraris è necessario tornare un momento a riflettere sul contesto socioeconomico che fa dell’elettricità la principale 42 A sinistra, apparecchio dimostrativo dell’arco elettrico ideato da Humphry Davy denominato “uovo elettrico”. A destra, il regolatore Focault e Dubosq per l’avanzamento dei carboni della lampada ad arco. Left, apparatus to demonstrate the electric arc light invented by Humphry Davy, which he referred to as the “electric egg”. Right, the Foucault Dubosc arc lamp carbon feed regulator.

Galileo Ferraris and Alessandro Cruto: Transformers, Motors and Light Bulbs The Italians who travelled to Paris went not just to raise the profile of their historical achievements, they went to acquire knowledge and seize attractive industrial opportunities. The stimuli of the international Exposition and Congress were not wasted. On his return home, Giuseppe Colombo, founder of the Polytechnic of Milan and a go-between for engineers, scientists and businessmen in the capital of Italy’s Lombardy region, rolled out a series of initiatives to use Edison patents for generating and distributing electricity in Italy, leading to the construction of the thermoelectric power station at Via Santa Radegonda in Milan (1883), followed by the establishment of Italy’s first electric company, Edison (1884). Galileo Ferraris acknowledged that the generating devices designed by Edison (which were ten times more powerful than those manufactured by Siemens in Europe) meant that electricity generation had made a step change towards industrial use, and reassessed his opinion of what the American inventor had achieved, but at the same time he reflected on the limitations of Edison’s devices, and undertook new research: in 1884, Ferraris worked on alternating current transformers, and in 1885 he discovered the rotary magnetic field. To understand the importance of Colombo’s ventures and Ferraris’ achievements, we must consider the socio-economic backdrop, in which electricity was the main driver of the second Industrial Revolution. While the earliest electrochemical applications, along with


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protagonista della seconda rivoluzione industriale. Se infatti le prime applicazioni elettrochimiche, insieme alla telegrafia e poi alla telefonia, avevano offerto incentivi economici rilevanti allo sviluppo degli studi sull’elettromagnetismo, nuovi campi di applicazione si aprono tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta, con prospettive di ritorno economico anche superiori: elettrometallurgia, illuminazione, trasporti urbani ed extraurbani. L’elettrometallurgia è legata alla crescita dell’industria pesante, e costituisce un passo evolutivo importante per la fabbricazione di nuovi materiali di interesse militare e civile, in particolare nel campo dell’acciaio e dell’alluminio. In questo settore la principale novità vista all’Esposizione di Parigi è rappresentata dal nuovo forno elettro-siderurgico, che si diffonderà a partire dagli ultimi anni del secolo. Tuttavia l’elettrometallurgia e l’elettrochimica (che investe ormai nuovi prodotti e nuovi processi, e in particolare la produzione del carburo di calcio) stimolano soprattutto le industrie dei settori interessati a dotarsi di apparati di generazione elettrica sempre più potenti: ciò significa, almeno in Italia, la nascita di un’ampia fascia di consumo elettrico industriale basato sull’autoproduzione. Un nuovo modello di business è invece stimolato dallo sviluppo dei nuovi contesti urbani, che rende attuale il tema dell’elettrificazione dei servizi pubblici di illuminazione e di trasporto: essi sono necessari per far crescere le città sia in termini quantitativi sia in termini di qualità di vita, e danno luogo a consumi elettrici di tipo totalmente differente, con un mercato potenziale rappresentato da enti pubblici locali e da privati cittadini. Il tema dell’illuminazione pubblica è in corso di sviluppo già dal secondo decennio dell’Ottocento: le prime realizzazioni sono basate sul gas di carbon fossile, ad opera della Chartered Gaslight and Coke Company di Londra, che viene

telegraphy and later telephony, provided significant economic incentives to undertake research into electromagnetism, new fields of application opened up between the mid-1870s and the mid-1880s that offered the prospect of even greater economic returns: electrometallurgy, lighting, and municipal and long-distance transport. In terms of the development of heavy industry, electrometallurgy was a major stepping stone for manufacturing new materials of military and civilian interest, particularly steel and aluminium. The key new development in this arena, showcased at the Paris Exposition, was the new electro-steel oven, which began to be widely adopted in the final years of the century. Electrometallurgy and electrochemicals (leading to new products and new processes, particularly the manufacture of calcium carbide) above all stimulated industries in sectors that were keen to equip themselves with increasingly powerful electricity generating equipment. In Italy and elsewhere, this led to the birth of a large market for industrial self-generated electricity consumption. A new business model was also stimulated by the development of a new urban environment in which public lighting and transport became a topical issue. Both of these services were desirable to expand cities and improve quality of life; both of them gave rise to a wholly different area of electricity consumption by a potential market of local government entities and private citizens. Public lighting was first developed during the 1810s. The earliest lighting used fossil coal gas and was built by the Chartered Gaslight and Coke Company of London. The company was founded in 1812; by 1814, it was lighting an entire district of the British capital. The adoption of electricity-based technologies presented a number of problems, starting with the fact that

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costituita nel 1812 e realizza l’illuminazione a gas di un intero quartiere della capitale britannica nel 1814. I tentativi di passare alle tecnologie elettriche presentano notevoli difficoltà, perché le prime lampade sono basate sull’arco voltaico, e hanno consumi e costi di esercizio molto elevati. La prima lampada ad arco di uso pratico è realizzata da Jean Bernard L. Foucault nel 1848, superata poi nel 1876 dal sistema “a candele” di Paul Jablochkoff, basato su bacchette di carbone separate da uno strato isolante di caolino. Le lampade ad arco sono impiegate soprattutto per l’illuminazione stradale, tra il 1870 e il 1900, ma vengono poi gradualmente sostituite dalle lampade a filamento o a incandescenza, del cui sviluppo, ancora una volta, si occupa Edison a partire dal 1878. È questa la grande scommessa della centrale di Pearl Street nel 1882, anche perché il nuovo tipo di lampadine lascia vedere la possibilità di ampliare l’uso dell’elettricità dall’illuminazione stradale a quella domestica. Verso la metà dell’Ottocento prende piede anche l’idea del trasporto pubblico urbano, legata all’uso di vetture a cavalli (i famosi omnibus), che si spostano lungo percorsi urbani prestabiliti, che si allontanano dal centro secondo un’ottica territoriale radiale14. Le distanze coperte dai primi omnibus di solito non superano i 4-5 km, e la loro utenza si concentra prevalentemente nel ceto medio degli addetti all’amministrazione pubblica e al commercio che lavorano in centro e abitano nei nuovi sobborghi residenziali. Essi sono dunque particolarmente adatti per le città europee, caratterizzate da una struttura urbanistica gravitante su un unico nucleo. Nelle città americane incontrano invece migliore fortuna le tranvie, introdotte per la prima volta a New York e a New Orleans negli anni Trenta dell’Ottocento, che differiscono dagli omnibus perché prevedono un sistema di guide di ferro, in pratica delle rotaie

the earliest lamps were based on a voltaic arc, which suffered from very high consumption and running costs. The first practical arc lamp was made by Jean Bernard L. Foucault in 1848. This was rendered obsolete in 1876 by Paul Jablochkoff’s “candle” system, in which carbons were placed side by side and separated by plaster of Paris. Arc lamps were used for street lighting between 1870 and 1900, before gradually being replaced by filament and incandescent lamps, which were yet another of Edison’s inventions, after 1878. The Pearl Street power station was set up in 1882 to power this new type of bulb, and offered a glimpse of how in future it would be possible to expand the use of electricity from street lighting to the home. Urban public transport began to develop towards the mid-1800s. Initially, public transport used horse-drawn vehicles (the famous omnibuses) which ran along pre-established lines radiating out from the city centre.14 The earliest omnibuses usually covered no more than four or five km, and were used mainly by middle classes, generally either government employees or tradesmen who worked in the town centre and lived in the new residential suburbs. Public transport was particularly well-suited to European cities, where the town was built around a core centre. Trams were more popular in US cities: they first ran in New York and New Orleans in the 1830s. Trams differed from omnibuses because they ran on guiding rails (though unlike railroads proper, the rails did not need their own bedding; they were placed flush with the ground), making travel simpler and more comfortable than on standard road surfaces. Trams took some time to be built in Europe, often because town councils were averse to laying rails in city centres. Trams cost more to build, but were less expensive to operate per passenger, which made it possible to offer


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(che a differenza di quelle ferroviarie non richiedono una sede propria e sono incassate al livello del terreno) che rendono più facile e più confortevole la trazione in rapporto alla qualità della pavimentazione stradale. Esse si diffondono in Europa con un certo ritardo, in quanto le municipalità sono spesso contrarie alla posa dei binari nelle vie centrali delle città. Il tram richiede maggiori costi di impianto, ma comporta costi di esercizio per passeggero minori, e quindi tariffe più accessibili e un’utenza più ampia, sicché dagli anni Settanta esso si impone definitivamente anche in Europa e in Italia. Il tram elettrico debutta a Berlino nel 1879, ad opera di Werner von Siemens, e nel giro di due decenni soppianta completamente le vetture a cavalli. In Italia il primo tram elettrico è inaugurato a Roma nel 1890, ma entro la fine del secolo la sostituzione fra i due sistemi ha luogo in tutta la penisola. Se la dinamo derivata dai lavori di Pacinotti è indispensabile per generare elettricità in modo efficiente e affidabile, per il suo impiego nella nostra vita quotidiana svolgono un ruolo essenziale il trasformatore e il motore con induzione a campo rotante. Il primo riesce a trasformare la tensione delle correnti alternate, favorendone enormemente il trasporto anche a distanze continentali: la può alzare al momento dell’effettivo trasporto con conseguente risparmio di energia e la può poi diminuire, in modo che la corrente venga impiegata senza inconvenienti. Con il secondo è possibile ricavare energia meccanica da quelle correnti alternate di cui abbiamo appena visto la duttilità nel trasporto. Il contributo teorico decisivo per lo sviluppo industriale dell’uno e per l’invenzione dell’altro meccanismo passa per Torino, dove nel 1884 si svolge un’ulteriore e importante Esposizione elettrica, che con la sua sola presenza testimonia

L’entrata in servizio delle prime donne tranviere assunte dalla Società romana Tramways e Omnibus in sostituzione del personale chiamato alle armi. The first women tram drivers hired by the Rome Tramways e Omnibus company, to replace staff called to arms.

lower prices and attract a wider clientele. By the 1870s, trams were becoming popular in Europe and in Italy. The first electric tram, built by Werner von Siemens, made its debut in Berlin in 1879. Within two decades, electric trams had completely replaced horse-drawn vehicles. In Italy, the first electric tram was unveiled in Rome in 1890. By the end of the century, a full switchover had taken place. While the dynamo that emerged out of Pacinotti’s work was indispensable for generating electricity efficiently and reliably, the transformer and the rotary field induction motor played a key role in the use of electricity in our everyday lives. The transformer converts alternating current voltages, making it much, much easier to transport electricity even across continents. Transformers can raise voltage when electricity is actually being transported, making it possible to save energy, and then reduce it again so that it can be consumed without causing problems. The

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il vivace interesse dell’ambiente industriale italiano e ha per protagonista quel Galileo Ferraris che abbiamo già visto all’opera. Al centro dell’esposizione torinese sono i trasformatori: il loro meccanismo di funzionamento continua a non essere chiaro dal punto di vista teorico, e ciò rende difficile calcolarne il rendimento e dunque ne ostacola l’utilizzazione industriale. Questo problema si impone all’attenzione di Ferraris15. I brevetti utilizzati da Colombo per la centrale di Santa Radegonda e per la rete di illuminazione da essa alimentata sono quelli Edison, basati sui metodi di trasmissione a corrente continua, in bassa e in alta tensione. Questi sistemi di trasmissione pongono diversi problemi: innanzitutto, le distanze che essi possono coprire sono relativamente brevi, e questo pone dei limiti significativi all’estensione delle reti così alimentate; implicano inoltre delle criticità nella commercializzazione della corrente elettrica per motivi legati agli apparati di misurazione e tariffazione. I trasformatori di cui Ferraris intraprende lo studio, invece, adattandosi specificamente alle correnti alternate, potrebbero

La Galleria dell’elettricità all’Esposizione internazionale di Torino, 1884. The Electricity Gallery at the International Exposition, Turin, 1884.

motor made it possible to draw mechanical energy from alternating current which, as we have seen, is particularly flexible during transport. The key theoretical contribution for the industrial development of the former, and the invention of the latter, were influenced by the 1884 Turin electricity exposition. The event was a demonstration of Italian industry’s keen interest in the field. The star turn of the event was Galileo Ferraris, whose work we have already encountered. Transformers were the centrepoint of the Turin exposition: the reason why they functioned continuously had not yet been understood theoretically, making it difficult to calculate their yield, and therefore hampering their industrial exploitation. This was the problem to which Ferraris applied himself.15 Colombo used Edison patents to build the Santa Radegonda power station and the lighting


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renderne possibile, e sicuramente più vantaggiosa, la trasmissione, superando quelle criticità del sistema Edison, che lo stesso Ferraris ha già intuito a Parigi. È proprio Ferraris a fornire in termini indiscutibili la spiegazione del funzionamento dei trasformatori, e a calcolarne la potenza e il rendimento. Il suo studio è accompagnato dalla prima dimostrazione al mondo di trasmissione a distanza di energia elettrica alternata. L’esperimento avviene al termine dell’Esposizione di Torino, alla presenza di osservatori internazionali, utilizzando una linea di 42 km che esisteva lungo il tracciato ferroviario che congiungeva Torino a Lanzo. Lo studioso evidenzia, pubblicando i suoi risultati, l’importanza dell’occasione sperimentale offerta dall’Esposizione: “Quindi io, avendo a mia disposizione nella Esposizione un impianto di generatori secondarii fatto nelle condizioni di un vero impianto industriale, e quale difficilmente si potrebbe riprodurre in un laboratorio scientifico, aveva il dovere di servirmene per fare esperienze, le quali potessero apportare nella soluzione delle questioni dibattute un qualche contributo. […] Ma dalla discussione dei risultati ricavai più di quello che dapprima aveva sperato e cercato. Tale discussione, infatti, mi condusse ad uno studio teorico dei fenomeni che avvengono nel generatore secondario, studio teorico, che, controllato coll’esperienza, venne a rischiarare, in modo superiore alle mie previsioni, la questione”16. Negli anni immediatamente

network that it powered, based on direct current transmission methods at low and high voltage. This transmission system had a number of shortcomings. First of all, it could only cover relatively short distances, which placed significant restrictions on extending networks powered using this method. Critical issues also affected the marketing side of the process, specifically electricity metering and charging measurement devices. Ferraris began studying transformers adapted specifically for alternating current, making transmission not just possible but also more advantageous, and skirting around the critical issues that affected the Edison system, and which Ferraris had intuited in Paris. Ferraris explained in incontrovertible terms how transformers work, and calculated their power and yield. His research was accompanied by the world’s first demonstration of transmitting alternate electricity over distance. Attended by international observers, the experiment took place at the Turin Exposition over an existing 42 km line that ran along the rail track between Turin and Lanzo. When he published his results, the scholar highlighted the importance of the experiment he was able to carry out at the Exposition: “Owing to the fact that at the Exposition I could draw upon an installation of secondary generators

Motori asincroni sperimentali per gli studi di Galileo Ferraris sul campo magnetico rotante, 1885. Experimental asynchronous motors were part of Galileo Ferraris’s research into the rotary magnetic field, 1885.

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successivi, il potenziamento degli apparati di generazione reso possibile dalle turbine a vapore inventate dall’inglese Charles Parsons nello stesso 1884 rende più attuale che mai la questione della realizzazione di reti per il trasporto a distanza e la distribuzione di energia elettrica, e per la centralizzazione della sua produzione. Gli apparati costituiti da turbine Parsons collegate a dinamo sono subito adottati nella costruzione di tutte le maggiori centrali termoelettriche, e la loro potenza unitaria aumenta rapidamente dai 7.5 kW dei primi modelli fino a 50 kW. La licenza per lo sviluppo industriale della turbina Parsons negli Stati Uniti viene presa da George Westinghouse, che in tal modo diventa il vero concorrente americano di Edison per quel che concerne la realizzazione di apparati di generazione elettrica. È in questo contesto che negli anni Ottanta e Novanta si innesca il rapido sviluppo delle prime società per la produzione e la vendita di elettricità, le cosiddette società elettrocommerciali. L’invenzione del motore con induzione è dell’estate 1885, cioè l’anno successivo ai lavori sui trasformatori: Ferraris dimostra sperimentalmente in pubblico l’esistenza di un campo magnetico rotante generato mediante due bobine fisse, tra loro perpendicolari, percorse da correnti isofrequenziali in quadratura: un cilindretto di rame, immerso nel campo magnetico, si mette in movimento tra la meraviglia dei presenti sotto l’azione delle forze elettrodinamiche tra campo rotante e correnti indotte. È il fondamento teorico necessario per la realizzazione di quel motore a campo rotante che risponde al problema della conversione dell’energia elettrica alternata in energia meccanica e completa quindi la supremazia della corrente alternata rispetto a quella continua. Ferraris pubblicherà il rapporto scientifico della sua

built as if they were a full industrial plant, something that would have been very hard to reproduce in a scientific laboratory, it was my duty to use this equipment for experiments that could make a contribution to resolving the issues at hand… I learned far more than I had hoped and expected from the debate about the results. Indeed, the debate led me to undertake theoretical research into phenomena that occur in the secondary generator. After verification by experiment, this theoretical research cleared up the issue far beyond my hopes.”16 Over the next few years, generation devices became more and more powerful thanks to the steam turbines invented by Englishman Charles Parsons in 1884. Resolution of the problem of how to build networks for long-distance transport and electricity distribution became increasingly pressing, as did the issue of centralized generation. Parsons’ turbine devices were hooked up to dynamos in the construction of all of the largest thermoelectric power stations, while power shot up from 7.5 kW in the earliest models to 50 kW. George Westinghouse acquired the licence to industrially develop the Parsons turbine in the US, and became a true domestic competitor for Edison in the construction of electricity generation equipment. At the same time, in the 1880s and 1890s, the earliest generating companies and electricity retail companies grew rapidly. Ferraris invented the induction motor in the summer of 1885, a year after his work on transformers. He publicly demonstrated the existence of a rotary magnetic field generated by a pair of fixed coils at right angles to one another powered by alternating currents that were out of phase: a copper cylinder in the magnetic field began moving, much to the amazement of onlookers, powered by the electro-dynamic forces


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Domanda di brevetto sul campo magnetico rotante, motori sincroni e asincroni presentata da Nikola Tesla il 1° maggio 1888. A patent application for the rotary magnetic field, and synchronous and asynchronous motors presented by Nikola Tesla on 1 May 1888.

invenzione sulla rivista “L’Elettricità” soltanto tre anni dopo, nell’aprile del 1888. Qualche settimana dopo, Nikola Tesla deposita in America cinque brevetti sulla costruzione di motori asincroni: anch’essi verranno acquistati dalla Westinghouse. La priorità scientifica di Galileo Ferraris è comunque indubbia e questo riconoscimento gli sarà sufficiente. A differenza di quanto era successo a Pacinotti con Gramme, l’entrata in scena di Tesla non lo amareggia particolarmente. Bastano a Ferraris il riconoscimento del primato teorico e gli attestati di profonda stima che riceve dalla comunità scientifica internazionale. Nel 1891, ad un convegno specialistico tenutosi durante l’Esposizione di Francoforte, che

between the rotary field and the induced currents. This proved to be the theoretical basis for building the rotary field motor, which solved the problem of converting alternating electrical energy into mechanical energy, thereby ensuring the primacy of alternating current over continuous current. Ferraris was to publish the scientific report on his invention in the “L’Elettricità” magazine in April 1888, three years later. A few weeks after that, in the US Nikola Tesla filed five patents for the construction of asynchronous motors – these too would be acquired by Westinghouse. Galileo Ferraris’ scientific precedence was not in any doubt, and this was sufficient acknowledgment for him. Unlike in the Pacinotti/Gramme dispute, Tesla’s arrival on the scene did not embitter Ferraris, who was content with the acknowledgement that he had theoretical preeminence, along with expressions of great esteem from the international scientific community. In 1891, at a specialist conference held during the Frankfurt Exposition in which alternating current transmission definitively took the upper hand, Ferraris was acclaimed with a standing ovation as the father of modern Teoretische Elektrotechnik. The great Hermann Helmholtz stood aside and invited Ferraris to take the Chairman’s seat. Two years later, after a long battle with New York, the United States Congress assigned the World’s Columbia th Exhibition, marking the 400 anniversary of Christopher Columbus’s landing, to Chicago. During the final decades of the nineteenth century, US society reached out to European men, institutions and companies deemed to be important to US development. The thirst for knowledge began to be mutual. More and more delegations started making visits from the old continent, in order to overcome inaccuracies and

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consacra la definitiva affermazione della trasmissione in corrente alternata, Ferraris viene acclamato con una standing ovation come il padre della moderna Teoretische Elektrotechnik. Il grande Hermann Helmholtz gli cede la poltrona di chairman. Due anni più tardi, il Congresso degli Stati Uniti, dopo una lunga contesa con New York, assegna a Chicago la World’s Columbia Exhibition in occasione del 400.esimo anniversario dello sbarco di Cristoforo Colombo. Negli ultimi decenni dell’Ottocento, la società statunitense è alla ricerca di quei contatti, che giudica essenziali per il suo sviluppo, con uomini, istituzioni e aziende europee. Il desiderio di conoscenza comincia ad essere reciproco. I viaggi di delegazioni dal vecchio continente si fanno più numerosi, con l’obiettivo di superare imprecisioni e approssimazioni nella valutazione di un sistema che è avvertito come molto distante dalla realtà europea. Avanza la consapevolezza che le potenzialità dell’american system siano enormi. A Chicago, nel 1893, c’è anche Galileo Ferraris. È l’unico italiano ad

Galileo Ferraris (primo da sinistra) al Congresso internazionale di elettricità di Chicago, 1893. Galileo Ferraris (first from the left) at the International Electrical Congress, Chicago, 1893.

misunderstandings about a system that at the time was seen as being very different from Europe’s. More and more people began to realize what enormous potential the American system had. Galileo Ferraris attended the 1893 event in Chicago. The only Italian to be officially invited to the International Electricity Congress, which was held between 21 and 27 August as part of the Expo, Ferraris was appointed vicechairman of the most theoretical section of the proceedings. Ferraris was accompanied to Chicago by his pupil, the young Camillo Olivetti, who had graduated in Industrial Engineering from the Turin Polytechnic in 1891. A few years later, Olivetti was to found the company that bears his name to this day. The Chicago event was yet another personal triumph for Ferraris, who was feted, heaped with awards, and lauded for his many, rousing speeches.


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essere invitato ufficialmente al Congresso internazionale di elettricità che si tiene dal 21 al 27 agosto in concomitanza dell’Expo, dove assume la vice-presidenza della sezione maggiormente teorica. A Chicago lo accompagna il giovane Camillo Olivetti, suo allievo, laureatosi nel 1891 in Ingegneria industriale al Politecnico di Torino, di lì a qualche anno fondatore dell’azienda che porta il suo nome. Anche la manifestazione di Chicago si rivela un trionfo personale per Ferraris, che è oggetto di speciali attenzioni e onoranze e viene particolarmente apprezzato per i suoi ripetuti ed efficaci interventi. Ferraris si era interessato anche al futuro dell’illuminazione elettrica, con un ciclo di cinque conferenze serali tenute al Museo Industriale di Torino nel maggio 1879. Alla conferenza del 24 maggio assisteva anche Alessandro Cruto, un autodidatta, coetaneo del conferenziere, che aveva compiuto studi regolari solo fino alla quinta elementare, quando aveva iniziato a lavorare come muratore, continuando a studiare per conto proprio17. Ferraris descrive nelle sue conferenze i vari sistemi allora disponibili e giunge alla conclusione che, mentre le lampade ad arco hanno già raggiunto un buon livello di affidabilità, ma per ragioni economiche possono sostituire l’illuminazione a gas solo in determinati contesti, quelle ad incandescenza rappresentano ancora una curiosità da laboratorio, priva di applicazione pratica. La soluzione teorica che prevedeva l’incandescenza e l’emissione della luce da parte di un filamento di carbonio racchiuso in un’ampolla priva d’aria e percorso da corrente elettrica era

Brevetto di Alessandro Cruto per “Perfezionamenti al processo di fabbricazione dei filamenti di carbone per lampade ad incandescenza e della loro saldatura ai fili di platino”, 5 luglio 1884. Alessandro Cruto’s patent for “Improvements to the process for manufacturing carbon filaments for incandescent light bulbs and platinum wire welding”, 5 July 1884.

Ferraris also took an interest in the future of electric lighting. He held a series of five evening conferences at the Industrial Museum of Turin in May 1879 on the topic. On the evening of 24 May, self-taught inventor Alessandro Cruto, who was the same age as Ferraris, was in the audience; Cruto had only completed his elementary school studies, before going to work as a builder, though he continued to study in his free time.17 At his conferences, Ferraris described the various systems available at the time, and drew the conclusion that whereas arc lamps had reached a reasonable level of reliability, for economic reasons they could only replace gas lighting in specific environments; incandescent lamps were still a laboratory curio, and had not yet found a practical application. The theoretical solution of incandescence, in which light is emitted by a carbon filament enclosed in a 51


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pronta, individuata da oltre un decennio, ma non si riusciva a trovare un filamento in grado di resistere alla temperatura di incandescenza. Cruto annota: “il principio dell’invenzione della lampada ad incandescenza trovandosi nel dominio del pubblico, mi fece pensare all’applicazione delle lamine di carbonio che imparai a fabbricare fin dall’anno 1876”. La passione segreta del giovane Cruto è infatti la ricerca del modo per produrre il diamante sintetico: ai necessari esperimenti sul carbonio dedica il tempo libero e le poche risorse con cui è riuscito a mettere in piedi, assieme ad alcuni amici un piccolo laboratorio da inventore. Il passaggio alla realizzazione pratica avviene con il decisivo appoggio del fisico Andrea Naccari, che mette a disposizione di Cruto la strumentazione del Laboratorio di Fisica dell’Università di Torino. Il 4 marzo 1880 – pochi mesi dopo Edison – Cruto accende la sua prima lampadina. Nel 1882 partecipa all’Esposizione di Elettricità di Monaco di Baviera dove riscuote un enorme consenso per una lampadina il cui rendimento è maggiore di

vacuum glass container through which an electric current is passed, had been discovered more than a decade earlier, but nobody had discovered a filament capable of resisting the high temperatures of incandescence. Cruto wrote: “Since the principle behind the invention of the incandescent lamp was in the public domain, I began thinking of applying carbon laminas, which I learned how to manufacture from 1876 onwards.” Young Cruto’s secret passion was to discover how to manufacture synthetic diamonds: he had dedicated his free time to experimenting with carbon, using the limited resources he and a few friends had at their disposal to build a small inventors’ laboratory. A practical realization became possible following a key contribution from physicist Andrea Naccari, who gave Cruto access to the instruments at the University of Turin Physics Laboratory. Cruto turned on his first light bulb on 4 March 1880, a few months after Edison. In 1882, Cruto attended the Munich Electricity Exposition, where

Brevetto di Alessandro Cruto per “Regolatore automatico della corrente delle dinamo elettriche”, 3 gennaio 1887. Alessandro Cruto’s patent for an “Automatic electrical dynamo current regulator”, 3 January 1887.


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Brevetto di Alessandro Cruto per “Perfezionamento sull’illuminazione elettrica per incandescenza”, 28 febbraio 1882. A destra, “Nuovo supporto per lampade elettriche ad incandescenza” di Alessandro Cruto, 12 giugno 1885. Alessandro Cruto’s patent for “Improvements to incandescent electrical lighting”, 28 February 1882. Right, Alessandro Cruto’s “New support for incandescent electric lamps”, 12 June 1885.

quella di Edison, e che emette una luce più bianca di quella giallastra delle lampadine americane. Il successo è confermato all’Esposizione di Torino del 1884, in cui 12 dei 16 ambienti della mostra dell’elettricità sono illuminati con lampade della Società A. Cruto. L’inventore è diventato anche industriale e riesce a esportare il suo prodotto in Francia, Svizzera, Cuba e Stati Uniti. È a questo punto che Cruto, visto il grande successo e l’inadeguatezza del vecchio laboratorio trasformato in fabbrica a Piossasco, decide di trasferire l’attività in un luogo più idoneo. La fabbrica per la produzione su scala internazionale delle lampadine da lui inventate viene aperta ad Alpignano, sulla sponda sud della Dora Riparia. L’azienda sarà in grado di raggiungere una produzione di 1.000 lampade al giorno e Cruto ne manterrà la direzione fino al 1889 quando i contrasti con gli altri soci lo spingeranno all’auto-licenziamento. La sua industria, dopo numerosi passaggi di proprietà e un fallimento, verrà rilevata dalla Philips nel 1927, mentre Cruto muore il 15 dicembre 1908.

his light bulb, which was more powerful than Edison’s and emitted a white light, rather than the yellowish light emitted by American bulbs, was a huge success. Cruto repeated his triumph at the 1884 Turin Exposition, where 12 out of the 16 electricity expo halls were lit by A. Cruto Company bulbs. The inventor became an industrialist, exporting his product to France, Switzerland, Cuba and the United States. At this point, given his great success and the cramped confines of his old laboratory at Piossasco, which he had subsequently converted into a factory, Cruto decided to move to more suitable premises. He opened a factory to manufacture the bulbs he invented at Alpignano, on the southern banks of the Dora Riparia River, for his international market. The company was capable of manufacturing one thousand bulbs per day. Cruto remained in charge until 1889, when disputes with the other shareholders forced him to quit. After a number of buyouts and a bankruptcy, the company was taken over by Philips in 1927. Cruto died on 15 December 1908.

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Dalla fisica all’elettrotecnica

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From Physics to Electrical Engineering

Negli anni Novanta dell’Ottocento si afferma definitivamente la corrente alternata. Per l’Italia è una grande opportunità: il nuovo paradigma tecnologico consente infatti il trasporto dell’energia a distanze sempre crescenti, rendendone quindi possibile la produzione centralizzata anche molto lontano dal luogo di utilizzazione, e imprimendo perciò un forte impulso all’uso della forza idraulica per generare elettricità; per un paese dotato di scarse risorse di combustibile fossile è una grande opportunità di sviluppo. Il mito del “carbone bianco”

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When alternating current won the battle outright in the 1890s, it spelled a huge opportunity for Italy: the new technological paradigm made it possible to transport power over longer and longer distances, making it possible to centralize generation far from power consumption sites, which gave a massive boost to the use of hydroelectric power generation. In a country that had very limited fossil fuel resources, this was a huge opportunity for development. The story of

Michael Faraday. Chimico geniale e sperimentatore di talento illuminò l’Inghilterra vittoriana con la luce delle sue scoperte soprattutto nel campo elettrochimico. Michael Faraday. A brilliant chemist and talented experimenter who enlightened Victorian England with his discoveries, particularly in the field of electrochemistry.


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accompagna il decollo industriale dell’età giolittiana, anche se proprio negli usi industriali la presenza degli autoproduttori rimarrà in Italia una realtà rilevante. Sono invece le concessioni per il trasporto pubblico e per l’illuminazione, e l’apertura di un mercato di consumi domestici grazie allo sviluppo delle lampade a incandescenza, a offrire inizialmente quelle prospettive di remunerazione che motivano i grandi investimenti necessari alla costruzione degli impianti idroelettrici e delle reti di trasmissione e distribuzione. Ad esempio, è l’elettrificazione del trasporto tranviario milanese a spingere la Edison a realizzare sull’Adda l’impianto idroelettrico di Paderno. Il decollo industriale, d’altra parte, richiede persone con una formazione adeguata. Nel 1886 Ferraris propone a Torino un corso di Elettrotecnica e le sue lezioni sono talmente apprezzate che l’anno successivo ottiene la creazione di una Scuola superiore di elettrotecnica, frequentata anche da funzionari delle varie amministrazioni dello Stato inviati a Torino per apprendere la nuova disciplina. Dalla Scuola usciranno 162 ingegneri prima della morte del fondatore, e ben 411 negli anni successivi fino al 1914. Con significativa simultaneità nasce anche la Scuola elettrotecnica del Politecnico di Milano (allora Istituto Tecnico Superiore), finanziata dall’industriale Carlo Erba, che dopo aver iniziato l’attività come farmacista si era trasformato in imprenditore chimico-farmaceutico, e successivamente aveva esteso i suoi interessi ai nuovi settori in fase di avvio, e in particolare a quello elettrico. Nel 1884 era stato tra gli azionisti fondatori della Edison assieme al fratello Luigi: era convinto che come avanguardia dell’Italia industriale Milano dovesse diventare anche “un grande centro scientifico”, e questo lo aveva portato a donare la cospicua somma di 400.000 lire per la creazione di una scuola elettrotecnica annessa

“white coal”, as water-generated energy was known in Italy, went hand-in-hand with Italy’s industrial takeoff under Giolitti, though it must also be said that self-generation continued to be of major importance in Italy. Public transport and lighting concessions, and the beginnings of a domestic consumption market following the development of incandescent bulbs, offered initial prospects for remuneration that were sufficiently attractive to encourage major investments necessary to construct hydroelectric installations and transmission/distribution networks. For example, electrification of the Milan tram network prompted Edison to build a hydroelectric plant at Paderno. Burgeoning industry in Italy generated demand for educated personnel. In 1886, Ferraris taught an electrical engineering course in Turin. His lessons were so popular that the following year, he succeeded in persuading the university to establish an Advanced School of Electrical Engineering, which was attended among others by functionaries from a number of government departments who were sent to Turin to study the new subject. Before the School’s founder passed away, 162 engineers had graduated; by 1914, that number had risen to 411. Significantly and simultaneously, the Polytechnic of Milan also set up a School of Electrical Engineering (at the time known as an Advanced Technical Institute). This school was funded by industrialist Carlo Erba, who after beginning his career as a pharmacist had become a chemicals/pharmaceuticals entrepreneur, and then shifted his interest to start-up industries, most notably the electricity industry. In 1884, Erba became one of the founding shareholders in Edison, along with his brother Luigi: Carlo Erba was convinced that as the vanguard of Italian industry, Milan had to become “a major scientific hub”, which is why he


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all’Istituto milanese. Torino e Milano si affermano così come i principali centri di formazione elettrotecnica, raccogliendo l’eredità di Pisa e Pavia. Può essere interessante, a questo punto, ripercorrere sinteticamente le vicende degli insegnamenti e dei docenti “elettrici” dopo l’unità d’Italia18. Come è stato mostrato dalla più recente storiografia scientifico-tecnologica, l’Elettrotecnica, come disciplina, è una gemmazione dalla cosiddetta Fisica tecnica, l’insegnamento che nelle università dell’Italia liberale è dedicato a presentare agli allievi le applicazioni tecnologiche della fisica. Si può dire che questo insegnamento sia nato a Pisa con la riforma universitaria del 1839, quando le cattedre di Fisica teorica e Fisica sperimentale vengono unificate nell’insegnamento di Fisica tecnologica e Meccanica sperimentale, il cui contenuto verrà in seguito formalizzato con una direttiva granducale del 1852: il corso va impartito dopo quello di Fisica, e verte “sul calore, sulla elettricità, sul magnetismo, sulla meteorologia e sulla luce”; aggiungendovi l’acustica, la fisionomia è appunto quella degli insegnamenti di Fisica tecnologica che si diffonderanno dopo l’Unità in tutta Italia, in alcune Facoltà di Scienze e soprattutto presso le Scuole di Applicazione per gli ingegneri19, e che in varie sedi saranno poi affiancati da insegnamenti specifici di Elettrotecnica. Nel 1840, a Pisa, l’insegnamento di Fisica tecnologica è affidato a Luigi Pacinotti, già docente presso quell’ateneo, mentre la Fisica matematica viene presa da Mossotti

Officina di Porta Volta a Milano, entrata della linea Paderno-Milano, 1898. The Porta Volta workshop in Milan, the gateway to the Paderno-Milan line, 1898.

donated the considerable sum of 400,000 lire to founding a school of electrical engineering at the Milanese institute. Turin and Milan took over from Pisa and Pavia as Italy’s main centres for electrical engineering education. It is instructive to briefly recap the history of “electrical” teaching and teachers in the years after Italian unity.18 As has been shown in recent scientific and technological historical studies, as a subject electrical engineering was an offshoot of what was known in Italy as “Technical Physics”, a subject taught at university level in liberal Italy in which students were presented with the technological applications of physics. Practically speaking, this type of teaching began in Pisa in the wake of the 1839 university reform, when

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(in esilio da Pavia per motivi politici) e la Fisica, senza ulteriori specificazioni, da Matteucci; quest’ultimo, assai impegnato in quegli anni come direttore generale dei Telegrafi toscani, è affiancato dall’allievo Riccardo Felici. È in questo ambiente, tra l’altro, che nel 1855 viene fondato “Il Nuovo Cimento”, il più importante periodico italiano di fisica. Negli anni che seguono l’unificazione italiana, anche in seguito alla scomparsa di Mossotti (1863) e di Matteucci (1868), l’insegnamento di Fisica matematica passa a Enrico Betti e quello di Fisica a Felici, mentre nel 1882 Antonio Pacinotti succede al padre Luigi sulla cattedra di Fisica tecnologica; nel 1892, in seguito alla morte di Betti, Fisica matematica passerà a Vito Volterra, che dal 1883 insegna a Pisa Meccanica razionale. Nonostante l’eccellenza della tradizione pisana, però, o forse proprio a causa delle difficoltà di rinnovamento poste da una tradizione così forte, solo nel 1913 sorgerà in quell’ateneo una Scuola di Applicazione per gli ingegneri e verrà istituito un insegnamento di Elettrotecnica, affidato ad Augusto Occhialini, a cui succederà negli anni Venti Giancarlo Vallauri. Di fatto, la traiettoria che porta dalla Fisica tecnologica all’Elettrotecnica passa piuttosto per la tradizione pavese: dall’università di Volta e Romagnosi viene infatti Giovanni Codazza, che nel 1856-1857, dopo aver insegnato Geometria descrittiva, avvia un corso di Costruzione di macchine ispirato alle aperture “industriali” dei

Voltamperometro e wattmetro (indicatore universale Ferraris), 1900 circa. A voltamperometer and wattmeter (the Ferraris universal indicator), ca. 1900.

the chairs of Theoretical Physics and Experimental Physics were combined to teach Technological Physics and Experimental Mechanics, the content of which was later formalized under a Grand Duchy directive promulgated in 1852. This course, which was taught after Physics, focused on “heat, electricity, magnetism, weather and light”. After the addition of acoustics, this became the basis of teaching Technological Physics, a subject that was adopted widely in post-Unity Italy at a number of Faculties of Science, particularly Applied Schools for Engineers,19 and which, at a number of different locations, was later joined by the specific teaching of electrical engineering. The teaching of Technological Physics was entrusted to Luigi Pacinotti in Pisa in 1840 – Pacinotti was already a professor at the University. Mathematical Physics was taken by Mossotti (who was in exile from Pavia for political reasons), while Physics, a subject that was not further specified, was overseen by Matteucci, who at the time was busy as Director-General of Telegraphy in Tuscany, which is why he was assisted by his pupil Riccardo Felici. It was here that, among other things, Italy’s foremost physics magazine, “Il Nuovo Cimento”, was founded in 1855. In the years after Italian unification, following the deaths of Mossotti (1863) and Matteucci (1868), the teaching of Mathematical Physics was taken over by Enrico Betti, while Felici was placed in charge of Physics. In 1882, Antonio Pacinotti took over the Technological Physics chair from his father Luigi. In 1892, after Betti passed away, Mathematical Physics was


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politecnici europei e nel 1863 assume l’insegnamento di Fisica tecnologica al Politecnico di Milano, fondato in quell’anno da Francesco Brioschi, matematico, anche lui docente a Pavia. Nel 1868 Codazza si trasferisce al Museo Industriale di Torino (una delle istituzioni da cui avrà origine il Politecnico20), dove ha tra i suoi allievi Ferraris. A Milano, invece, l’insegnamento lasciato da Codazza viene preso da Rinaldo Ferrini, autore nel 1876-1878 di due apprezzati manuali Hoepli sulla Tecnologia del calore e su Elettricità e magnetismo, tradotti anche in tedesco e in francese; già nel 1883 Ferrini avvia anche corsi sulle Macchine dinamo-elettriche e sulle Misure elettriche. Quando nasce l’Istituzione Elettrotecnica Carlo Erba, Ferrini continua l’insegnamento sulle Macchine, mentre quello sulle Misure passa al direttore della nuova Istituzione, Luigi Zunini: laureato in Elettrotecnica dell’Istituto Montefiore di Liegi, prestigiosa sede europea di specializzazione, Zunini dirigerà l’Istituzione Carlo Erba fino al 1931; a Ferrini e Zunini si affiancherà nel 1899 Riccardo Arnò, allievo di Ferraris, con l’insegnamento di Elettrotecnica generale. A Torino, invece, la cattedra di Ferraris passerà a Guido Grassi, laureato in Fisica a Pavia, che aveva per primo insegnato Elettrotecnica a Napoli (dove inizialmente aveva la cattedra di Fisica Tecnologica); accanto a lui, sulla cattedra di Costruzioni elettromeccaniche, si incontra un altro allievo di Ferraris, Ettore Morelli. Prima che sorga il nuovo secolo, due insegnamenti di Elettrotecnica sono istituiti presso la Scuola Superiore Navale di Genova (1897), dove

assigned to Vito Volterra, who had been teaching National Mechanics at Pisa since 1883. Despite the excellence of Pisa’s heritage, or indeed because of the difficulties of modernizing chairs that had built up such strong traditions, it was only in 1913 that the University of Pisa established a School of Applied Studies for Engineers, at which point teaching of electrical engineering commenced under Augusto Occhialini, who was to be replaced in the 1920s by Giancarlo Vallauri. In actual fact, the trajectory from Technological Physics to Electrical Engineering was spearheaded at Pavia rather than at Pisa. In 1856-57, after teaching Descriptive Geography, Giovanni Codazza began teaching a course on Machine Construction at Volta and Romagnosi’s alma mater. Codazza’s course was inspired by the “industrial” outlets of European politics. In 1863, he began teaching Technological Physics at the Polytechnic of Milan, which had been founded by mathematician Francesco Brioschi, who had also been a professor at Pavia. In 1868, Codazza moved to the Industrial Museum of Turin (one of the institutions that helped found the city’s Polytechnic),20 where his students included Ferraris. Back in Milan, Codazza’s course was taken over by Rinaldo Ferrini, who in 1876

Brevetto “Perego” per quadro protezione di sicurezza fino a 12 kW, speciale per telefoni selettivi, 1934. The “Perego” patent for a protective safety panel up to 12 kW, designed especially for dialling telephones, 1934.

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proprio in quel periodo l’Ansaldo avvia le prime produzioni elettrotecniche, e presso la Scuola di Applicazione di Bologna (1899): il primo è tenuto da Cesare Garibaldi, anche lui allievo di Ferraris a Torino, il secondo da Luigi Donati, allievo di Betti e assistente di Felici a Pisa, poi titolare della cattedra di Fisica tecnica a Bologna; l’insegnamento bolognese, peraltro, sarà istituzionalizzato solo nel 1904. A Bologna approderà poi nel 1935 Giuseppe Sartori, già allievo del Politecnico. Ancora alla vigilia della prima guerra mondiale in molte sedi le nuove tecnologie elettriche continuano a essere trattate nei corsi di Fisica tecnica, anche se dopo il 1900 vengono inseriti corsi di Elettrotecnica negli ordinamenti di altre scuole per ingegneri: a Padova (1903) l’insegnamento è affidato a Lori, allievo a Roma di Pisati e di Ascoli, che vi rimarrà fino al 1928; a Palermo (1907) l’insegnamento viene affidato ad Alberto Dina, laureato all’Istituzione Carlo Erba. In precedenza, nel capoluogo siciliano l’elettrotecnica era insegnata nell’ambito del corso di Fisica tecnica tenuto da Stefano Pagliani, altro allievo di Ferraris; nel 1923 Dina, invitato a Milano per insegnare Costruzioni elettromeccaniche, preferirà restare a Palermo,

and 1878 published two highly esteemed Hoepli manuals on the Technology of Heat and on Electricity and Magnetism, which were translated into German and French. By 1883, Ferrini had begun teaching courses on Dynamo-Electric Machines and Electric Metering. When the Carlo Erba Istituzione Elettrotecnica was established, Ferrini continued to teach Machines, while Metering was taken over by the Director of the new Institute, Luigi Zunini. Zunini had graduated in electrical engineering at the Montefiore Institute of Liège, a top European postgraduate Institute, and was to direct the Carlo Erba Institute until 1931. In 1899, Ferrini and Zunini were joined by Riccardo Arnò, a Ferraris pupil who initiated the teaching of General electrical engineering. Meanwhile, in Turin, Ferraris’ chair was taken over by Guido Grassi, who had graduated in physics at Pavia, and who had begun teaching electrical engineering in Naples (where, initially, he held the chair of Technological Physics). Grassi was joined at the university by Ettore Morelli, another of Ferraris’ pupils, who filled the Chair of Electromechanical Constructions. Before the turn of the new century, electrical engineering teaching commenced at the Advanced Naval School in Genoa (1897), where at that time the Ansaldo company was beginning its initial electrical engineering production, and at the Bologna Applied School (1899): the former was taught by Cesare Garibaldi, who had also studied under Ferraris in Turin; the latter was taught by Luigi Donati, who had been a pupil of Betti’s and assisted Felici in Pisa before taking the Lo stabilimento elettrotecnico dell’Ansaldo a Cornigliano, 1910. The Ansaldo electrotechnical plant at Cornigliano, 1910.


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Lo stand della Società Elettrotecnica Galileo Ferraris all’Esposizione di Milano del 1916. A destra, l’arco a 600.000 Volt ottenuto con l’impianto di prova del laboratorio del CESI alla Bicocca. The Società Elettrotecnica Galileo Ferraris stand at the Milan Exposition, 1916. Right, the 600,000 Volt arc lamp achieved using test apparatus at the CESI lab, Bicocca.

dove nel 1938 sarà radiato dall’università in quanto ebreo. Nello stesso periodo in cui si sviluppano insegnamenti elettrotecnici e matura uno specifico indirizzo di formazione per gli ingegneri del ramo elettrico, comincia a prendere piede anche una stampa periodica per le pubblicazioni scientifiche, la divulgazione, e l’aggiornamento dei professionisti del nuovo settore. Il primo esempio è il mensile “L’Elettricista”, diretto da Lamberto Cappanera, pubblicato a Firenze dal 1877, al quale collaborano personalità come Giovanni Cantoni, Andrea Naccari, Angelo Secchi e Rinaldo Ferrini. Si tratta di un’impresa prematura: la rivista cambia nome nel 1879, aprendosi alla divulgazione scientifica generale con la testata “La Natura”, e cessa l’attività nel 1880, non prima di aver pubblicato, nel 1878-

Chair of Technical Physics at Bologna. In Bologna, the course was only institutionalized in 1904. Giuseppe Sartori, who had graduated from the Polytechnic, arrived at Bologna in 1935. In the lead-up to the First World War, emerging electrical technologies were taught at many locations as part of technical physics courses, though after 1900 electrical engineering courses began at other Engineering Schools: in Padua (1903) the course was taught by Lori, who had studied in Rome under Pisati and Ascoli – he would continue to teach there until 1928; in Palermo (1907), Istituzione Carlo Erba graduate Alberto Dina taught the course. Previously, electrical engineering had been taught in Sicily’s largest city as part of the technical physics course given by Stefano Pagliani, who was another teacher who had studied under Ferraris; in 1923, when he was invited to Milan to teach Electromechanical Constructions, Dina chose to stay in Palermo. Dina was, however, expelled from the University in 1938 because of his Jewish heritage. Around about the time that the teaching of electrical engineering developed and specific training courses began to be taught to electricity industry engineers, the first magazines began to appear for a scientific and general readership, and as a means of offering specialist training to professionals in the new industry. The trailblazer

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1879, due studi di Augusto Righi e Galileo Ferraris sul telefono. Maggior successo avrà un paio di anni dopo “L’Elettricità”, fondata a Milano nel 1882 da E. Bignami: quest’ultima è la rivista letta con regolarità dal giovane Guglielmo Marconi, che prima di rivolgersi agli studi sulle onde hertziane inizia la sua carriera di sperimentatore dedicandosi a studi per lo sviluppo di nuovi tipi di batterie elettriche. Il periodo di maggior fermento sono gli anni a cavallo tra i due secoli: a Milano iniziano poi le pubblicazioni il mensile “L’Illuminazione” (1896), quindi la rivista “Luce e Calore” (1897), e “L’Industria Elettrica” (1897), dal 1911 “Bollettino dell’Associazione Esercenti Imprese Elettriche”. Nel 1896, inoltre, per iniziativa di Ferraris, nasce l’Associazione Elettrotecnica Italiana (AEI), destinata a divenire la più importante associazione professionale del settore: come molte associazioni professionali essa rivolge grande attenzione anche all’attività editoriale, dando vita ai prestigiosi “Atti”, trasformati nel 1914 nell’autorevole rivista “L’Elettrotecnica”. Nel 1907 l’AEI, che all’inizio del

Il primo numero della rivista “L’Elettrotecnica” del 1914 e, accanto, la rubrica dedicata ai brevetti italiani. The first issue of the “L’Elettrotecnica” magazine in 1914; alongside, the column on Italian patents.

was the “L’Elettricista”, a monthly magazine edited by Lamberto Cappanera that was first published in Florence in 1877. Despite attracting top figures such as Giovanni Cantoni, Andrea Naccari, Angelo Secchi and Rinaldo Ferrini, the enterprise proved to be premature. The magazine changed its name to “La Natura” in 1879 to target a broader readership interested in general science, and ceased printing altogether in 1880. Nevertheless, in 1878-1879 it featured two research papers into the telephone by Augusto Righi and Galileo Ferraris. “L’Elettricità”, which was founded in 1882 in Milan by E. Bignami, was a more successful venture. A young Guglielmo Marconi read this magazine on a regular basis. Before conducting research into Hertzian waves, Marconi began his career as an inventor by studying the latest advances in electric batteries. The most fertile period for magazines was either side of the turn-of-the-century. In Milan, the monthly magazine “L’Illuminazione” (1896), the “Luce e Calore” magazine (1897), and “L’Industria Elettrica” (1897) all began to appear, followed in


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nuovo secolo conta già un migliaio di soci e una decina di sezioni territoriali, stabilisce i propri uffici centrali amministrativi a Milano. Ancora a Milano iniziano nei primi anni del nuovo secolo le pubblicazioni de “La Distribuzione Elettrica” (1902), giornale tecnico bimestrale delle Officine di distribuzione elettrica, e del mensile “L’Energia Elettrica”. Frattanto, nel 1904, a Torino prende avvio “L’Elettricità Popolare”, quindicinale divulgativo illustrato, per gli operai e i curiosi di elettrotecnica. E la Capitale? Anche a Roma il primo corso libero di Elettrotecnica viene avviato nel 1886 e nel 1892 viene ripresa la testata de “L’Elettricista”. Intanto nel 1891 l’insegnamento di elettrotecnica è stato istituzionalizzato e affidato a Guglielmo Mengarini, artefice nel 1892 della prima trasmissione industriale di energia elettrica in corrente alternata, tra Tivoli e Roma. A Mengarini si affianca come docente di Fisica tecnica un altro personaggio illustre: Moisè Ascoli, laureato anche lui a Pavia, quarto presidente dell’AEI (1903-1905), uno dei primi divulgatori in Italia dell’opera di Marconi, nonché maestro di Ferdinando Lori e Giovanni Giorgi; nel 1911, quando Mengarini lascerà l’insegnamento di Elettrotecnica, sarà Ascoli a succedergli. Le vicende romane sono strettamente collegate a quelle di Napoli, dove nel 1886 l’insegnamento di Elettrotecnica viene affidato al già menzionato Grassi: il tentativo di dar vita a un istituto elettrotecnico naufraga però per il voto contrario del Consiglio Superiore dell’Istruzione Pubblica. Ciononostante Grassi è considerato dai contemporanei il fondatore della “seconda scuola di elettrotecnica” in Italia, ed è per questa ragione che nel 1898 viene preferito dalla commissione che deve stabilire la successione di Ferraris a Torino. Al bando di trasferimento

1911 by the “Bollettino dell’Associazione Esercenti Imprese Elettriche”. In 1896, Ferraris founded the Associazione Elettrotecnica Italiana (the Italian Electrical Engineering Association, or AEI), which was to become the industry’s foremost trade organization. Like many other trade bodies, the AEI had a publishing arm, starting with its highly esteemed “Atti” papers, and from 1914 onwards, its authoritative “L’Elettrotecnica” magazine. With a thousand members and dozens of offices across the country by the turn-of-the-century, in 1907 the AEI moved its head office to Milan. At the start of the century, publication began in Milan of “La Distribuzione Elettrica” (1902), a bi-monthly technical newspaper published by the Electricity Distribution Workshops, and the monthly review “L’Energia Elettrica”. In 1904, “L’Elettricità Popolare”, a fortnightly illustrated magazine for a more general readership, workers and people interested in electrical engineering, started up publication in Turin. As for developments in Italy’s capital, an initial elective course in electrical engineering was launched in Rome in 1886, and the “L’Elettricista” revue was revived in the capital in 1892. Electrical engineering teaching was institutionalized in 1891 in a course taught by Guglielmo Mengarini, who in 1892 was responsible for the first industrial transmission of alternating current electricity between Tivoli and Rome. Mengarini was joined on the technical physics teaching staff by another illustrious character, Moisè Ascoli, who was a fellow graduate from Pavia. Ascoli was the fourth chairman of the AEI (1903-1905), and one of the first people in Italy to popularize the work of Marconi; he also served as a mentor to Ferdinando Lori and Giovanni Giorgi. In 1911, when Mengarini stopped teaching electrical engineering, Ascoli took over his position.

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partecipano anche Arnò, che l’anno dopo sarà chiamato a Milano, e Luigi Lombardi, che sarà invece chiamato a Napoli per sostituire Grassi, dal quale erediterà la determinazione di rafforzare nella Scuola di Applicazione l’area industriale, e in particolare l’indirizzo elettrico. Lombardi passerà poi a Roma nel 1922, succedendo ad Ascoli; accanto a lui Giovanni Giorgi, al quale si deve il sistema internazionale di unità di misura. Il sistema formativo che abbiamo sommariamente tratteggiato ha un impatto che va ben al di là del mondo accademico: in esso si formano infatti i futuri quadri manageriali e imprenditoriali dell’industria elettrica italiana. Solo per fare qualche nome, dalla scuola torinese escono manager come Ettore Thovez, Giulio Daina, Emanuele Jona, Antonio Tessari; tecnici-imprenditori-manager come Camillo Olivetti, Luigi Negretti, Paolo Milani (direttore dei lavori di costruzione delle grandi centrali idroelettriche di Paderno e del Cellina, fondatore e direttore generale della Società elettrica Milani) e Carlo Centurione (consigliere delegato della AEG Thomson-Houston di Roma). Dalla scuola milanese provengono invece Bartolomeo Cabella (Tecnomasio), Carlo Clerici, Giuseppe Gadda ed Ettore Conti (imprenditori elettrici in proprio, ma anche soci e dirigenti della Edison), Giuseppe Gavazzi (fondatore della Società italiana Dinamo), Guido Semenza e Giacinto Motta (rispettivamente direttore tecnico e amministratore delegato della Edison).

Una sfida difficile: gli italiani alla conquista dell’Italia Il presunto disinteresse da parte di alcuni ricercatori italiani per gli aspetti industriali del lavoro scientifico, i cui esempi di maggior rilievo

Developments in Rome were closely bound up with developments in Naples, where in 1886 the teaching of electrical engineering was spearheaded by Grassi, whom we encountered earlier. Although attempts to set up a School of Electrical Engineering were torpedoed by opposition from the Superior Council of Public Education, Grassi was considered by his contemporaries to be the founder of Italy’s “Second School of Electrical Engineering”, which is why, in 1898, the commission formed to choose Ferraris’ heir in Turin alighted on him. Grassi’s competitors for the post included Arnò, who was hired in Milan the following year, and Luigi Lombardi, who went to Naples to replace Grassi, from whom he inherited a determination to consolidate the industrial section of the Applied Schools, particularly the electricity section. In 1922, Lombardi moved to Rome to take over from Ascoli, where he was assisted by Giovanni Giorgi, the man responsible for the international unit of measurement system. The educational system outlined above had an impact that extended well beyond the world of academia, as it became the training ground for the future managers and entrepreneurs of Italy’s electrical industry. The Turin system produced managers of the calibre of Ettore Thovez, Giulio Daina, Emanuele Jona, and Antonio Tessari, and engineer/businessman/managers like Camillo Olivetti, Luigi Negretti, Paolo Milani (works manager for the construction of major hydroelectric plants in Paderno and Cellina, and the founder and director general of the Società elettrica Milani), and Carlo Centurione (managing director of AEG Thomson-Houston, Rome). Milan schools trained Bartolomeo Cabella (Tecnomasio), Carlo Clerici, Giuseppe Gadda and Ettore Conti (electrical entrepreneurs in their own right, as well as Edison shareholders and managers),


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Pubblicità della Manifattura italiana Massoni & Moroni, 1910. Manifattura italiana Massoni & Moroni advert, 1910.

sembrerebbero essere Ferraris e Righi, è stato talvolta indicato come la principale causa della mancata valorizzazione applicativa in Italia dei risultati da loro ottenuti: questa spiegazione non appare molto convincente, dal momento che nulla avrebbe vietato a imprenditori italiani di dedicarsi allo sviluppo industriale di quei risultati, come invece fecero alcuni gruppi esteri; nel caso di Ferraris, ad esempio, si è visto che la brevettazione e il successivo sfruttamento furono attuati da Tesla e dalla Westinghouse, senza mai disconoscere la priorità morale del ricercatore torinese. Una conferma a contrario viene dal caso di Pacinotti, la cui invenzione è stata alla base del più diffuso modello di dinamo prodotto negli ultimi decenni dell’Ottocento, e la cui priorità scientifica è stata poi rapidamente riconosciuta dalla comunità internazionale: il giovane pisano aveva cercato i possibili investitori direttamente in Francia, però lo aveva fatto maldestramente, senza proteggersi con un brevetto; la sua presentazione aveva così offerto l’ispirazione per un apparato che, brevettato con alcune modifiche, aveva fatto la fortuna di Gramme e della Ditta Ganz di Budapest. Il mancato sviluppo industriale in Italia di due ritrovati essenziali per il nuovo “paradigma elettrico” è dunque indicativo soprattutto dell’arretratezza del contesto produttivo in cui i ricercatori italiani si trovano a operare: tant’è che le due start-up più promettenti degli anni Ottanta dell’Ottocento, la Cruto e il Tecnomasio Cabella, finiranno per essere cedute all’olandese Philips e alla svizzera Brown Boveri. Quanto si è appena detto spiega l’apparente paradosso per cui l’Italia, patria scientifica di innovazioni elettriche di potenziale grande impatto industriale, nei primi decenni di sviluppo dell’industria elettrocommerciale si ritrova a essere

65 Giuseppe Gavazzi (founder of the Società italiana Dinamo), and Guido Semenza and Giacinto Motta (respectively, Edison technical manager and managing director).

A Tough Challenge: The Italians Who Set Out to Conquer Italy A charge has been levelled at some Italian researchers that they were disinterested in industrial development of their scientific work – notably, Ferraris and Righi – which would explain the failure to make the most of their achievements in terms of generating value in applications in Italy. This explanation would appear to be wide of the mark, given that nothing prevented Italian entrepreneurs from seeking to develop these achievements


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sostanzialmente dipendente dalle tecnologie di importazione. E questo nonostante il ruolo avuto dai tecnici italiani nello sviluppo dell’industria elettrica nazionale, e le numerose realizzazioni, ben visibili anche nell’Esposizione internazionale di elettricità di Torino del 1898, di aziende legate all’iniziativa e spesso anche al nome di ingegneriimprenditori italiani: solo per fare qualche esempio, Tosi di Legnano e Neville di Venezia (gruppi elettrogeni); Guzzi e Ravizza (apparecchi per correnti alternate); Belloni e Gadda, Marelli (motori elettrici); Rivolta e C., Clerici, Cruto (lampadine). Senza contare le numerose imprese elettrocommerciali (molte delle quali nate da iniziative individuali e recanti il nome del fondatore, come la Società per la distribuzione di energia elettrica ing. Banfi, di Sesto San Giovanni, o la Società elettrica Riviera di Ponente ing. R. Negri, di Savona), le cui vicende esulano dall’ambito di questo fascicolo. Questa vivacità delle imprese piccole e medie, unita alla gestione attiva di alcune licenze industriali e all’impegno di alcuni grandi gruppi portano comunque nel tempo a un graduale riequilibrio di questa situazione, attraverso un processo di ridimensionamento della dipendenza dalle importazioni tedesche, svizzere e francesi, e di riorientamento delle partnership internazionali verso un maggiore ruolo delle aziende anglo-americane, che avrà il suo punto di svolta con la prima guerra mondiale. Una delle più antiche aziende elettrotecniche italiane è il Tecnomasio, già menzionato, che nel 1876 realizza le prime esperienze di illuminazione elettrica in piazza Duomo, impiegando fari Serrin, alimentati da dinamo Gramme di propria costruzione. Fondato a Milano nel 1863 come piccolo laboratorio industriale, nel 1870 il Tecnomasio assume un laureato del Politecnico, Bartolomeo Cabella, che presto raggiunge un ruolo centrale nella vita dell’azienda e infine ne assume il controllo,

Luigi Galvani. I suoi celebri esperimenti sulle rane portarono alla scoperta della natura elettrica delle azioni nervose negli animali e stimolarono Volta alla scoperta della pila. Luigi Galvani. His famous experiments on frogs led to the discovery of the underlying electrical nature of nervous impulses in animals, and paved the way for Volta’s discovery of the battery.

industrially, as indeed a number of non-Italian companies did. In Ferraris’ case, for example, Tesla and Westinghouse both obtained patents and subsequently exploited these patents, without failing to acknowledge the moral precedence of the Turin-based researcher. The thesis is wholly disproved by Pacinotti, whose invention was the basis for the most widely-used type of dynamo manufactured during the last decades of the 19th century, and his scientific precedence was rapidly acknowledged by the international community. The young man from Pisa had sought potential investors himself in France, but he did so clumsily, without the protection of patents; his presentation provided the inspiration for a device that, when patented after a number of modifications, made a fortune for Gramme and the Ganz Company of Budapest. The failed industrial development in Italy of two essential building blocks of the new “electrical paradigm” would therefore seem to be indicative of a lack of foresight in the manufacturing environment in which Italian researchers operated. Indeed, Italy’s two most promising start-ups of the 1880s, Cruto and Tecnomasio Cabella, ended up being sold off to Philips of Holland and Brown Boveri of Switzerland. This explains an apparent paradox: during the initial decades of commercial electricity industry development, the scientific homeland of electricity-related innovation was essentially dependent upon imported technologies, despite


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trasformandola in accomandita con il proprio nome. A fine secolo il Tecnomasio Italiano, che nel frattempo per irrobustire la struttura finanziaria è diventato società per azioni, ha una vasta gamma di produzioni elettriche, che comprende anche dinamo, alternatori e generatori, con importanti commesse per impianti elettrici, telefonici e di illuminazione dalla Edison e dai comuni di Legnano, Busto Arsizio, Gallarate, La Spezia e Camogli. Nel 1901, però, in coincidenza con un momento di crisi del settore a livello europeo, l’azienda conosce una fase di forte difficoltà e gli azionisti mettono sotto accusa Cabella, allontanandolo definitivamente dall’impresa. Proprio in questa fase, mentre inizia la stagione delle grandi realizzazioni idroelettriche e si profila l’elettrificazione su vasta scala dei trasporti e dell’illuminazione urbana, i grandi gruppi esteri cercano di dar vita a controllate italiane che producano sul luogo e possano così meglio inserirsi su un mercato che comincia a tentare di emanciparsi da dipendenze estere troppo scoperte. Se ne parla apertamente nel 1907 al consiglio di amministrazione delle Ferrovie del Mediterraneo: “costruire in Italia un’officina in considerazione delle forti spese di trasporto e di dogana gravanti attualmente sulle produzioni che la società introduce dall’estero e anche pel fatto che talvolta i clienti, e specialmente le pubbliche amministrazioni, esigono o preferiscono materiale fabbricato in paese”. E ancora ne parla il console tedesco a Roma in un rapporto del 1910, che sottolinea la necessità di “acquietare i protezionisti interni offrendo prodotti nazionali”21. L’operazione di salvataggio del Tecnomasio si inquadra nella strategia espansiva attuata in questa chiave dal gruppo svizzero Brown Boveri: nel 1903 gli svizzeri divengono azionisti di riferimento del Tecnomasio Italiano, che cambia la

Piazza del Duomo, capolinea della rete tranviaria milanese alla fine dell’Ottocento. Sotto, Bartolomeo Cabella (al centro nella foto), inventore e imprenditore, fu l’artefice della trasformazione del Tecnomasio italiano verso la produzione di macchinari per l’industria elettrica. Piazza del Duomo, terminus of the Milan tram network at the end of the 1800s. Below, inventor and entrepreneur Bartolomeo Cabella (centre of the photograph) was responsible for Tecnomasio Italiano moving into the field of manufacturing machinery for the electrical industry.

the role played by Italian engineers in developing the domestic electricity industry, and the great many implementations showcased at the 1898 Turin International Electricity Exposition by companies involved in the event, many of which were presented in the names of Italian engineers and businessmen. By way of example, participants included Tosi of Legnano and Neville of Venice (generators); Guzzi and Ravizza (devices for alternating current); Belloni and Gadda, Marelli (electric motors); and Rivolta and C., Clerici, and Cruto (bulbs). This is without even considering the large number of commercial electricity companies, many of which were started


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Pubblicità di contatori elettrici prodotti dalla Compagnia Anonima Continentale, 1910. Advert for electricity meters manufactured by the Compagnia Anonima Continentale, 1910.

ragione sociale in Tecnomasio Italiano Brown Boveri (TIBB), con cui è noto ancora oggi. Gli svizzeri non si limitano a operazioni finanziarie per sistemare i conti dell’azienda italiana; essi compiono soprattutto interventi di strategia industriale, cedendo produzioni e impianti telefonici, elettrici e di illuminazione ai comuni committenti, nonché a società di cui promuovono essi stessi la costituzione. Tra queste è da ricordare la Centimetro Grammo Secondo (CGS), per la fabbricazione di strumenti di misura elettrici e di piccoli macchinari di precisione. Fondata da Camillo Olivetti a Ivrea nel 1896, la società si trasferisce a Milano con l’ingresso dei soci svizzeri, che conferiscono le attività in questo settore, core business iniziale del Tecnomasio; Olivetti tornerà a Ivrea nel 1908, con le macchine da scrivere fabbricate dall’azienda che porta il suo nome. Il TIBB può così concentrarsi sul grande macchinario elettrico: motori, dinamo, trasformatori e accessori; inoltre, nel 1907 il TIBB assorbe anche l’azienda Gadda & C., consolidando la propria leadership come

as individual entrepreneurial ventures and continued to bear their founders’ names, such as the Società per La Distribuzione di Energia Elettrica Ing. Banf (Sesto San Giovanni), and the Società Elettrica Riviera Di Ponente Ing. R. Negri (Savona), whose vicissitudes are beyond the scope of this book. The vitality of small- and medium-sized companies, allied to the incomeproducing management of a number of industrial licenses and the efforts of a number of major groups nevertheless gradually corrected this imbalance, reducing Italy’s dependence on imports from Germany, Switzerland and France, and reorienting international partnerships towards a greater prominence for AngloAmerican firms, which reached its tipping point with the First World War. One of Italy’s longest-established electrical engineering companies is Tecnomasio. As mentioned earlier, in 1876 this company undertook the first trials of electric lighting in Milan’s Piazza Duomo, using Serrin lamps powered by Gramme dynamos which the company built in-house. Founded in Milan in 1863 as a small industrial workshop, in 1870 Tecnomasio took on a Polytechnic graduate called Bartolomeo Cabella who was soon to play a key role in the company. Cabella went on to take over the company, turning it into a limited partnership under his name. By the end of the century Tecnomasio Italiano had strengthened its financial structure as a joint stock company, and was manufacturing a vast range of electrical items including dynamos, alternators and generators, with major contracts for electrical, telephone and lighting installations from Edison and the municipalities of Legnano, Busto Arsizio, Gallarate, La Spezia and Camogli. However, in 1901, as the industry suffered a crisis across Europe, the company went through a particularly

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produttore dei generatori installati negli impianti elettrici italiani. L’altra grande impresa che si “italianizza” per migliorare la penetrazione nella penisola è la tedesca AEG, che dà vita a una joint-venture con la ThomsonHouston de la Méditerranée di Parigi, a sua volta collegata alla General Electric americana. Le due aziende, in base agli accordi di cartello che ne regolano i rapporti sul mercato internazionale, costituiscono in Italia nel 1904 la AEG ThomsonHouston, già menzionata. Nel 1907 viene varato un aumento di capitale interamente sottoscritto da due società italiane ex-ferroviarie, che si sono trasformate in holding finanziarie utilizzando l’indennizzo pagato dallo Stato per il riscatto delle concessioni (una delle grandi riforme del tandem Giolitti-Nitti): la Società italiana per le strade ferrate meridionali (Bastogi) e la Società italiana per le strade ferrate del Mediterraneo. La Bastogi diverrà in seguito una protagonista finanziaria del settore elettrico. Obiettivo dell’aumento di capitale è la costruzione di una fabbrica di materiali elettrici a Milano, che effettivamente entrerà in funzione nel 1909. In tal modo, prima della guerra, AEG Thomson-Houston e TIBB saranno le sole a costruire in Italia trasformatori da 5.000 kW. Per valutare questo dato è necessario ricordare che il grande macchinario presente nella penisola è prodotto quasi esclusivamente da aziende straniere: nel 1898 esistono in Italia 1.864 generatori di fabbricazione italiana contro 176 provenienti dall’estero, ma questi ultimi erogano una potenza complessiva di 66.420 kW, contro i 20.150 erogati da quelli italiani. La situazione migliora un po’ nel decennio successivo, quando vengono installati

Promozionale della C.G.S., così chiamata per ricordare le tre unità su cui si fondavano le misurazioni elettriche: centimetro, grammo e secondo, 1910. Marketing from C.G.S., a company named after the three units on which electricity metering is based: the centimetre, gramme and second, 1910.

rocky period; the company’s shareholders turned on Cabella and forced him out. At a time when major hydroelectric projects began to be built, and wide-scale transport electrification and urban lighting projects were being planned, major foreign enterprises sought to establish Italian subsidiaries to manufacture in situ and establish themselves on a market that was beginning to seek to emancipate itself from over-dependence on foreign countries. In 1907, the subject was broached openly at a Ferrovie del Mediterraneo Board Meeting, which proposed: “…setting up a workshop in Italy in view of the enormous transport and customs costs that currently affect manufactured items brought in by the company from outside Italy, allied to the fact that on occasion customers, particularly government bodies, require or prefer materials manufactured in the country itself”. In a report submitted in 1910, the German Consul in Rome highlighted the need to “appease Italian protectionists by offering Italian-made products”.21 The Tecnomasio rescue operation was led by the Swiss group Brown Boveri, and was part of an expansion strategy implemented for precisely this purpose. In 1903, the Swiss became the controlling shareholder in Tecnomasio Italiano and changed the company’s name to Tecnomasio Italiano Brown Boveri (TIBB), as it remains to this


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2.624 generatori italiani, per totali 130.805 kW, contro 3.329 esteri, per totali 305.128 kW22. Alle due grandi aziende “straniere”, filiali di gruppi multinazionali, si contrappone il piccolo drappello delle aziende italiane, la più importante delle quali è senz’altro l’Ansaldo23. Il tasto dell’italianità è molto battuto dai Perrone, proprietari dell’Ansaldo, che presentano la loro azienda, strumentalmente ma non del tutto a torto, come un elemento essenziale per l’autonomia finanziaria e tecnologica del sistema industriale italiano. L’obiettivo è quello di ottenere commesse pubbliche anche a prezzi più elevati (fino al 5%) di quelli offerti dai gruppi esteri: questo sistema di aggiudicazione è già in uso per il materiale ferroviario, e le aziende elettrotecniche di proprietà nazionale chiedono che sia esteso anche a loro. L’Ansaldo entra nel settore nel 1899, con lo Stabilimento Elettrotecnico diretto da Federico Pescetto, un

Strumenti di misura elettrici fabbricati dalla C.G.S. nei primi anni del Novecento. Da sinistra, amperometro registratore elettromagnetico, amperometro inserito sull’alta tensione, wattometro registratore a relais di precisione. Electricity measuring instruments manufactured by C.G.S. in the early 1900s. From left to right, an electromagnetic amperometer recorder, a high voltage line amperometer, and a precision relay wattometer recorder.

day. The Swiss did more than just put the Italian company’s accounts back into the black; they ushered in a new industrial strategic approach, transferring telephone, electrical and lighting manufacturing and plants to municipalities which had commissioned them, and to companies that the TIBB itself founded. These companies included Centimetro Grammo Secondo (CGS), which manufactured electricity metering instruments and small precision machinery: founded by Camillo Olivetti in Ivrea in 1896, the company moved to Milan after the Swiss bought their shareholding and took over the company’s operations in this industry, which had been Tecnomasio’s initial core business; Olivetti returned to Ivrea in 1908 to manufacture Olivettibranded typewriters. TIBB was able to focus on major electrical machinery: motors, dynamos, transformers and accessories. In 1907, TIBB absorbed the Gadda & C. company, consolidating its leadership as a manufacturer of generators installed in Italy’s electricity power stations. The other major company that “Italianized” to enhance its penetration of the Italian market was German company AEG, which entered into a joint venture with Thomson-Houston, a subsidiary of Méditerranée of Paris, which in turn was associated with the US company General Electric. Drawing on the cartel accords which regulated

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ingegnere di formazione militare, specializzato presso l’Istituto Montefiore di Liegi e successivamente allievo di Ferraris e docente dell’Accademia militare di Torino: dal Montefiore provengono anche i suoi primi collaboratori, tra cui Achille Gaggia. Lo stabilimento produce elettromeccanismi da montare sulle navi e altre apparecchiature destinate ai cantieri, soprattutto gru elettriche; la prima fornitura a una società elettrocommerciale riguarda due alternatori trifase per la Società Napoletana Imprese Elettriche. Nel 1904 la direzione dello Stabilimento Elettrotecnico passa a Vittorio Locarni, diplomato del Politecnico di Milano, sotto la cui direzione vengono fra l’altro brevettati un sistema elettrico di caricamento, elevazione e brandeggio per artiglierie navali, e un sistema elettrico di manovra dei timoni di sommergibili. Nella clientela elettrotecnica ansaldina la parte del leone tocca naturalmente alla Regia Marina: molto lavoro è svolto infatti per i cantieri del gruppo, dei quali la Marina italiana è il principale committente; tuttavia una parte della produzione è destinata anche ad altre aziende, come i cantieri navali Odero e Orlando, e i sommergibili San Giorgio. Lo Stabilimento Elettrotecnico Ansaldo non gode però di una piena autosufficienza tecnologica: molte componenti devono essere acquistate dalla concorrenza, in particolare tedesca (AEG e SiemensSchuckert). A fatica ma con costanza l’Ansaldo amplia comunque il proprio spazio di mercato, raggiungendo nel 1914 i 3 milioni annui di fatturato e i 616 addetti (erano 87 nel 1904). Il volano per la Cartolina del 1906. Postcard, 1906.

relations on the international market, in 1904 the two companies set up AEG Thomson-Houston in Italy. In 1907, the company undertook a capital increase wholly subscribed by two Italian former railroad companies, Società italiana per le strade ferrate meridionali (Bastogi), and Società italiana per le strade ferrate del Mediterraneo, which had used the indemnity paid out by the State for redeeming their concessions (one of the major reforms carried out by politicians Giolitti and Nitti) to become financial holding companies. Bastogi subsequently became a leading electricity industry financial player. The purpose of the capital increase was to build an electric materials factory in Milan, which became operational in 1909. In the run-up to the First World War, AEG ThomsonHouston and TIBB were the only companies capable of manufacturing 5,000 kW transformers in Italy. To put this in context, it should be noted that large-scale machinery in Italy was almost exclusively manufactured by non-Italian companies. In 1898, Italy had 1,864 Italianmanufactured generators, as against 176 imported from outside the country, yet the foreign-made generators produced a total output of 66,420 kW, compared with 20,150 kW produced by Italianmade generators. The situation improved a little over the following decade, when 2,624 Italian-made generators were installed, generating a total of 130,805 kW, as against 3,329 non-Italian-manufactured generators, which produced a total of 305,128 kW.22 A small group of Italian companies, the largest of which was without doubt Ansaldo23, competed against these two


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Chiosco in ferro per trasformatori della Società napoletana imprese elettriche, Napoli 1903. An iron Società Napoletana Imprese Elettriche transformer booth, Naples 1903.

crescita dell’elettrotecnica Ansaldo è però rappresentato dalla prima guerra mondiale e dal progetto industriale noto come “programma elettrosiderurgico valdostano”, che vede il gruppo genovese rilevare nel 1916 il controllo delle Miniere di Cogne e del bacino idroelettrico del Buthier, nonché della Società elettrica Negri, per realizzare un complesso industriale integrato per la produzione di grandi quantità di energia, di acciai all’altoforno elettrico e di ghise di qualità. Avviato nel 1916 dai Perrone, come chiave di volta nella loro visione dello sviluppo ansaldino, esso sarà poi condizionato dalle difficili vicende che portano alla crisi e al riassetto della grande azienda genovese, con l’uscita di scena degli stessi Perrone. Al di là di questi aspetti, comunque, il programma valdostano porta la rilevanza strutturale del settore elettrotecnico dentro l’Ansaldo ben al di là della produzione di

major “foreign” companies, both of which were branches of multinational groups. The Perrone family, who owned Ansaldo, trumpeted its Italian status, and presented their company (for their own purposes, of course, but not completely without merit) as a key element of the Italian industrial system’s financial and technological autonomy. The company’s goal was to land public contracts, even if at higher prices (a margin of up to 5%) than those offered by non-Italian groups: a tendering system of this nature was already in use for railroad materials, and Italian-owned electrical engineering companies sought for it to be extended to their industry too. Ansaldo took its first steps in the industry in 1899, when it established its Stabilimento Elettrotecnico Electric Engineering Plant, managed by Federico Pescetto, an engineer who had been trained in the military, received a master’s degree from the Istituto Montefiore in Liège, and went on to study under Ferraris before becoming a professor at the Military Academy of Turin. Pescetto selected his earliest assistants from among fellow Montefiore graduates, who included Achille Gaggia. The Plant produced electric devices for installation on ships, and other items of equipment for building sites, particularly electric cranes. The company’s first commission from a commercial electric company was for two three-phase alternators for the Società Napoletana Imprese Elettriche. In 1904, Vittorio Locarni took over management of the Stabilimento Elettrotecnico. A graduate of the Milan Polytechnic, Locarni’s management coincided with a patent for an electric system for

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Alessandro Volta. Con la pila, frutto della sua intelligenza e della sua fantasia di scienziato-sperimentatore, diede inizio all’era dell’elettricità. Alessandro Volta. His intelligence and imagination as a scientist and experimenter led to his invention of the battery and raised the curtain on the electricity age.

elettromeccanismi strumentali alle esigenze della cantieristica e della realizzazione di macchinario elettromeccanico per committenze occasionali. A Genova è presente anche la San Giorgio: costituita nel 1905 come industria automobilistica, con un azionariato che vede in prima fila Attilio Odero, Giuseppe Orlando e Pietro Micheli (in rappresentanza dell’inglese Napier), l’azienda cambia del tutto settore nel 1907, in seguito alla crisi che colpisce il comparto auto; nel 1911 crea un primo reparto per la costruzione di macchinario elettrico ausiliario e strumenti per artiglierie navali, il cui destinatario naturale sono i cantieri Odero e Orlando. La vicenda presenta significative analogie con quella dell’elettrotecnica Ansaldo, e come si è già visto vi è anche una forte complementarità con questa parte della produzione ansaldina, rafforzata durante la guerra dall’ingresso della San Giorgio nel campo dei sommergibili: la produzione di motori elettrici assume in questa fase grande rilievo. A un certo punto, d’altronde, anche la San Giorgio entrerà a far parte del gruppo Ansaldo.

Cavi, turbine e fari La capitale del settore rimane comunque Milano, dove hanno sede le controllate dei grandi gruppi stranieri, accanto alle quali vi è una notevole vivacità di aziende medio-piccole, nonché alcune imprese di dimensioni significative che

naval artillery loading, raising and traversing, and an electric submergible rudder rigging system. The lion’s share of Ansaldo’s electrical engineering was naturally destined for the Italian Royal Navy. The company’s shipyards accounted for much of the Group’s work, and the Italian Navy was the company’s largest client. That said, part of the company’s output was purchased by other companies, including the Odero and Orlando shipyards, and San Giorgio submergibles. The Ansaldo Stabilimento Elettrotecnico nevertheless suffered from a lack of technological selfsufficiency: many components had to be bought in from competitors, particularly German firms AEG and Siemens-Schuckert. Slowly but surely, Ansaldo gradually increased its market share, and by 1914 was turning over 3 million per year and employing 616 people (compared with 87 in 1904). However, it was the First World War and the “Val d’Aosta electric iron and steel project” that proved to be the real driver of growth for Ansaldo’s electrical engineering activities. In 1916, the Genoa-based group took over control of the mines at Cogne, the Buthier hydroelectric basin, and the Società elettrica Negri electrical company, and went about building an integrated industrial complex for the production of large amounts of energy, electric blast furnace steel, and high-quality cast iron. Started up in 1916 by the Perrone family as the centrepiece of the company’s expansion, the project was bedevilled by difficulties that led to the Genoan corporation undergoing a restructuring, during which the Perrone family were pushed out. Despite this unforeseen outcome, the Val d’Aosta project made electrical engineering a core component of Ansaldo’s production, far beyond the manufacturing of electric devices germane to shipbuilding activities and the manufacture of electromechanical equipment on one-off contracts. Another Genoa firm, San Giorgio, was founded

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conquistano anch’esse gradualmente spazi importanti del mercato italiano. La più antica tra queste ultime è probabilmente la Pirelli: non è un’azienda elettrotecnica in senso stretto, forse, ma per la sua specializzazione produttiva nel comparto dei cavi e degli isolatori non può essere considerata al di fuori del nostro campo di interesse. Fondata nel 1872 da Giovanni Battista Pirelli, allievo di Giuseppe Colombo al Politecnico di Milano, l’azienda nasce nel comparto chimico della gomma, dove il marchio Pirelli conosce un successo che prosegue ancora oggi. Già alla fine degli anni Settanta del XIX secolo, però, Pirelli ha capito che i cavi elettrici isolati possono essere decisivi per le sorti della sua impresa: glielo fanno pensare gli sviluppi del telefono e la presentazione dei primi modelli di trazione elettrica per ferrovie e tranvie, ma soprattutto la lampadina a incandescenza di Edison. Sono cavi Pirelli quelli che trasportano l’elettricità della centrale di Santa Radegonda alle lampadine che illuminano la prima della Scala in occasione del Capodanno 1883: una dimostrazione pubblica delle potenzialità dei nuovi sistemi elettrici ma anche un’iniziativa propagandistica diretta al cuore della borghesia produttiva milanese. Commenterà il “Corriere della Sera” del 1° gennaio 1884: “Coloro che si propongono di applicare l’illuminazione elettrica su grande scala

Pubblicità della Società Pirelli, fine anni Venti. A sinistra, trasporto di cavi elettrici in una via di Torino ai primi del Novecento. Società Pirelli advert from the late 20s. Left, transportation of electricity cables in a Turin street, early 1900.

in 1905 as an automobile company. The largest company shareholders were initially Attilio Odero, Giuseppe Orlando and Pietro Micheli (a representative of the English Napier company). In 1907, the company completely shifted its industrial focus after a crisis swept through the auto industry. In 1911, San Giorgio set up its first unit for building naval artillery auxiliary electric devices and instruments for its “natural” clients the Odero and Orlando shipyards. The company’s development was essentially analogous to Ansaldo’s development of its electrical


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nella nostra città hanno ottenuto iersera il più grande, il più serio, il più clamoroso successo”. Pirelli entra nell’azionariato Edison fin dall’inizio, e per un periodo sarà anche presidente della società; risale già a questa fase la collaborazione con la Richard-Ginori, la nota azienda toscana produttrice di porcellane, i cui azionisti hanno anche interessi in campo elettrico, e che accanto ai piatti di grande design produce isolatori per macchinari e linee elettriche. Fin dal 1886, con una commessa uruguayana per la città di Montevideo, la società mostra il proprio potenziale competitivo, che già prima della guerra mondiale porta alla costituzione di controllate in varie parti del mondo; il gruppo Pirelli consolida poi la propria struttura internazionale nel 1920 con la costituzione della holding Compagnie Internationale Pirelli, con sede prima a Bruxelles poi a Basilea. I Pirelli diventano una delle grandi famiglie del capitalismo italiano: il fondatore ricopre molti prestigiosi incarichi al di fuori dell’azienda, tra i quali vanno ricordati almeno la presidenza del Credito Italiano e della Confindustria, nonché quella del Comitato nazionale scientifico-tecnico per lo sviluppo dell’industria italiana, sorto nel 1916. A dirigere il settore dei cavi Pirelli, che ha il suo centro nello stabilimento di via Ponte Seveso, c’è un giovane ingegnere di cui abbiamo già incontrato il nome: Emanuele Jona. Due sono i settori ai quali Jona dedica in prevalenza la sua attività di tecnico e di dirigente aziendale: i cavi telegrafici e telefonici, in particolare quelli sottomarini, e i cavi per l’alta tensione. Divide il suo tempo fra lo stabilimento di Ponte Seveso e la posacavi “Città di Milano”, che esegue la posa e la manutenzione dei cavi telegrafici sottomarini per i quali la Pirelli ha una convenzione con il Ministero delle Poste. Eletto presidente dell’AEI, Jona organizza, in occasione del congresso

engineering arm; as we saw, this sector was highly complementary to Ansaldo’s industry output, and strengthened during the war after San Giorgio began manufacturing submergibles, at which point the output of electric motors became of prime importance. Further down the line, San Giorgio was to be taken over by the Ansaldo Group.

Cables, Turbines and Lamps Milan remained the industry’s capital, home to the headquarters of major foreign-owned groups as well as a flourishing constellation of small- to medium-sized companies and a few larger companies that gradually won themselves a significant portion of the Italian market. The oldest of these firms was probably Pirelli: though not an electrical engineering company per se, it nevertheless specialized in cables and insulators, both of which fall within our purview. Founded in 1872 by Giovanni Battista Pirelli, who had studied under Giuseppe Colombo at the Polytechnic of Milan, the company began operating in the rubber chemicals industry, in which the Pirelli brand reaped success that continues to this day. By the late 1870s, Pirelli was aware that insulated electric cables could be vital to his company’s success: his belief was based on telephonerelated developments, presentations of the earliest electrical drive systems for railways and trams, and above all Edison’s incandescent bulb. Pirelli cables carried electricity from the Santa Radegonda power station to the light bulbs that first lit up the Scala Theatre on New Year’s Eve 1883: a public demonstration of the potential of the new electric systems, and a marketing campaign targeted at Milan’s industrial

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annuale dell’Associazione nel settembre 1906, una trasmissione dimostrativa di elettricità alla tensione di 200.000 volt; nello stesso anno realizza il primo cavo isolato subacqueo italiano per la trasmissione di energia, per portare fino a Rovereto l’elettricità prodotta nella centrale del Ponale, passando sotto al lago di Garda. Nel 1909 la Pirelli ottiene la commessa per i cavi destinati alla centrale elettrica della Ontario Power alle cascate del Niagara. Quando Jona nel 1919 muore nel naufragio della “Città di Milano”, affondata a Filicudi durante un’operazione di manutenzione cavi, il suo posto è preso da Luigi Emanueli; il nuovo dirigente è figlio di Leopoldo Emanueli, collaboratore di Jona a bordo della nave posacavi, anche lui vittima del naufragio. Al giovane Luigi si deve la creazione del cavo a olio fluido Pirelli (detto anche “cavo Emanueli”), le cui prime installazioni commerciali risalgono al 1924, che è capace di portare corrente a una tensione superiore al milione di volt. Il successo è straordinario, e negli anni Venti e Trenta oltre alle forniture italiane la Pirelli vende centinaia di chilometri del suo nuovo cavo per le reti elettriche di New York, Chicago e Parigi, e per il collegamento tra Buenos Aires e La Plata. Nel 1944 Emanueli diverrà direttore generale della Pirelli. Un’altra importante industria milanese collegata al settore elettrico è la Riva, produttrice di turbine. All’origine di questa società (come già del Tecnomasio e della Pirelli) sta ancora un ingegnere uscito dal Politecnico con la vocazione imprenditoriale: Alberto Riva. Dopo la laurea Riva lavora come rappresentante per l’Italia di alcune aziende meccaniche estere, tra le quali figura la Socin & Wich di Basilea, che fabbrica turbine idrauliche. A questa attività commerciale il giovane ingegnere affianca dal 1886 la progettazione e la fabbricazione di macchinari,

bourgeoisie. In its editorial dated 1 January 1884, the “Corriere della Sera” newspaper wrote: “Yesterday, proponents of bringing electrical lighting to our city on a grand scale witnessed their biggest, most impressive and most spectacular triumph.” Pirelli was one of the initial shareholders in Edison, and for a spell served as that company’s chairman. Around this time, he began working with Richard-Ginori, a well-known Tuscan porcelain manufacturing company, the shareholders of which also had interests in the electricity industry, as the company produced insulators for machines and electricity lines alongside its high-class dishes. The company had shown its competitive potential as early as 1886, when it won a contract for the Uruguayan city of Montevideo. By the outbreak of the First World War, it had subsidiaries around the globe. The Pirelli company consolidated its international structure in 1920 when it established the Compagnie Internationale Pirelli holding company, based first in Brussels, and then in Basel. The Pirellis became one of the foremost families in Italian capitalism: the company’s founder also held a number of prestigious positions outside the company, including the chairmanship of Credito Italiano and the Confindustria business confederation, as well as Chairman of the National Scientific/Technical Committee for the Development of Italian Industry established in 1916. A young engineer whose name is familiar to us, Emanuele Jona, led Pirelli’s cables unit, which was based at the Via Ponte Seveso plant. Jona dedicated his technical and managerial skills to two main areas: telegraph and telephone cables, especially submarine cables, and high-voltage cables. He shared his time between the Ponte Seveso plant and the Città di Milano cable-laying


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insieme al più esperto collega Ugo Monneret de Villard, laureato del Politecnico di Zurigo. Nel 1889 i due costituiscono una società in accomandita a nome di Riva, e rilevano l’officina Galimberti, di cui si servivano per le fabbricazioni. Poco dopo la crisi del macchinario agricolo, che era la principale attività di Riva, favorisce la specializzazione della ditta nel campo delle turbine idrauliche, sotto l’impulso di Monneret. Nel 1894 l’azienda si trasforma in Riva, Monneret & C., e avvia l’attività costruendo turbine Girard e Jonval, per poi passare alla fabbricazione di turbine Francis e Pelton. La società è molto attenta alla qualità del prodotto, registra numerosi brevetti nel campo delle turbine idrauliche e realizza lavorazioni su misura per le esigenze specifiche del committente.

ship, which laid and maintained submarine telegraph cables for which Pirelli had a contract with the Ministry of Postal Services. After being elected Chairman of the AEI, in concomitance with the Association’s 1906 annual conference, Jona arranged a demo transmission of 200,000 volts of electricity. That same year, he designed the first Italian-made insulated underwater power transmission cable, which carried electricity generated at the Ponale power station under Lake Garda to Rovereto. In 1909, Pirelli won a contract to provide cables to the Ontario Power Station at Niagara Falls. After Jona was killed in 1919 when the Città di Milano went down off Filicudi while on a cable maintenance mission, Luigi Emanueli took over his post. The new manager was the son of Leopoldo Emanueli, a fellow who had worked with Jona and who had also lost his life when the ship sank. Young Luigi was responsible for designing the Pirelli oil-filled cable (aka the Emanueli cable), the first commercial installation of which took place in 1924, and was capable of carrying voltages in excess of 1,000,000 V. The cable proved to be a huge commercial success. In the 20s and 30s, as well as provisioning in Italy, Pirelli sold hundreds of kilometres of its new cable to electricity networks in New York, Chicago and Paris, and for the link between Buenos Aires and La Plata. Emanueli rose to become managing director of Pirelli in 1944. Another major Milanese industrial company that was closely associated with the electricity industry was turbine manufacturer Riva. Like Tecnomasio and Pirelli before it, the company was founded by

Locandina pubblicitaria della Società Riva & C., 1910. Società Riva & C. advertising leaflet, 1910.

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Prima che volga il secolo la Riva Monneret ottiene dalla Siemens & Halske l’ordine per le turbine delle centrali di Castellamonte e Bussoleno (1895), dalla Edison la commessa per le turbine di Paderno (1896) e acquisisce una notorietà internazionale che la porta a fornire nel 1899 le turbine per la centrale della Hamilton Electric Light & Cataract Power sul lato canadese delle cascate del Niagara. Lo sviluppo della Riva è fortemente stimolato dalle costruzioni di centrali idroelettriche che durante il periodo giolittiano si moltiplicano, soprattutto nell’Italia settentrionale. Nei primi venti anni di attività vengono prodotti 1.600 impianti di turbine. Nel 1913 l’impresa, che ha sempre mantenuto un carattere spiccatamente familiare, si trasforma il società per azioni con la ragione sociale di Costruzioni Meccaniche Riva. Se nel periodo che va dal 1885 al 1917 l’Italia fabbrica al proprio interno l’85% delle turbine idrauliche installate nel paese, il merito va in gran parte proprio alla Riva. Forse anche per questo la società è molto attenta ai temi della cultura tecnico-scientifica: Guido Ucelli di Nemi, direttore generale della Riva e genero di Monneret, è tra l’altro il fondatore del Museo nazionale della Scienza e della Tecnica di Milano24.

a graduate of the Polytechnic who had an entrepreneurial streak: Alberto Riva. After he graduated, Riva worked as the Italian agent for a number of foreign mechanical firms, including Socin & Wich of Basel, a manufacturer of hydraulic turbines. In 1886, the young engineer supplemented his sales activities by designing and manufacturing machinery along with his more experienced colleague Ugo Monneret de Villard, who had graduated from the Polytechnic of Zurich. In 1889, the two men set up a limited partnership company in Riva’s name and took over the Galimberti workshop for their manufacturing operations. The crisis that soon afterwards hit the agricultural machinery industry, which had been Riva’s main area of business, prompted the firm to specialize in hydraulic turbines, in which Monneret had significant experience. In 1894, the company changed its name to Riva, Monneret & C. and began manufacturing Francis and Pelton turbines. The company paid particularly close attention to product quality, filed a number of patents for hydraulic turbines, and undertook bespoke orders for buyers. Before the turn of the century, Riva Monneret landed an order from Siemens & Halske for turbines to power the Castellamonte and Bussoleno power stations (1895), and from Edison for turbines at Paderno (1896). The company had gained sufficient international renown by 1899 to win the

Sezione trasversale di una turbina Pelton, 1925. Cross-section of a Pelton turbine, 1925.


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Fuori dal triangolo industriale operano invece le Officine Galileo di Firenze, nate da un’idea formulata nel 1862 dall’astronomo e costruttore di strumenti Giovanni Battista Amici, e realizzata nel 1866, dopo la sua morte, da Giambattista Donati, anche lui astronomo, e da Angelo Vegni, ingegnere e imprenditore. L’ambiente culturale d’origine e il campo d’attività sono alla base del nome dell’azienda, che sorge come industria per la produzione di strumenti ottici di precisione, sotto la direzione tecnica del Donati: gli ottimi strumenti prodotti sono acquistati fra gli altri dagli osservatori di Arcetri, di Asiago e di Merate. Dopo la morte di Donati nel 1873 la produzione della Galileo si estende agli strumenti elettrici e di illuminazione; nel 1883 muore anche Vegni, che destina il proprio patrimonio alla creazione di un Istituto Agrario che porta il suo nome e che ne diviene erede. Anche la Galileo, peraltro, pur avendo alle sue dipendenze decine di operai (molto qualificati) è considerata più una scuola che uno stabilimento industriale. È per iniziativa dell’Istituto Agrario Vegni che nel 1896 l’azienda si trasforma in accomandita: socio accomandatario è Giulio Martinez (Ing. G. Martinez e C. per apparecchi elettrici, Firenze), ingegnere ed ex ufficiale della Regia Marina, che ne assume la direzione. All’inizio del XX secolo l’Istituto Vegni si ritira del tutto dalla Galileo, che pur continuando a lavorare nel campo degli strumenti ottici e geodetici, entra con decisione nel settore elettrotecnico: la direzione di questo reparto viene affidata a Luigi Pasqualini, anch’egli proveniente dai ranghi tecnici della Marina. Nel 1904 la Galileo produce telemetri, strumenti per misure elettriche, congegni per la manovra di cannoni e di timoni, e soprattutto è l’unica in Italia a costruire “proiettori di luce elettrica”. Molti di questi prodotti sono brevetti della stessa Galileo, e vengono esportati in tutto il mondo; alla vigilia

contract to manufacture turbines for the Hamilton Electric Light & Cataract Power Station on the Canadian side of Niagara Falls. Riva grew rapidly as more and more hydroelectric power stations were built under the Giolitti government, particularly in northern Italy. During its first two decades, the company manufactured 1,600 turbine installations. In 1913, the family-run company converted into a joint stock company and changed its name to Costruzioni Meccaniche Riva. The fact that between 1885 and 1917 85% of the hydraulic turbines installed in Italy were manufactured domestically is mainly down to Riva. It is perhaps this fact that prompted the company to pay such close attention to general technical and scientific progress: Guido Ucelli di Nemi, who was managing director of Riva and Monneret’s son-in-law, founded the National Museum of Science and Technology in Milan.24 81 One company that operated outside Italy’s industrial triangle was the Officine Galileo of Florence, a company that was the brainchild of astronomer and instrument-maker Giovanni Battista Amici in 1862, but was not actually founded until 1866, after Amici’s death, by fellow astronomer Giambattista Donati and engineer/entrepreneur Angelo Vegni. The company name was chosen to reflect its cultural environment and field of operations as a manufacturer of precision optical instruments under Donati’s technical supervision. The company’s premium instruments were acquired by observatories at Arcetri, Asiago and Merate. Following Donati’s death in 1873, Galileo began manufacturing electric and lighting instruments. In 1883 Vegni died and bequeathed his wealth to an Agrarian Institute which was established in his name. Although it employed dozens of highlyskilled workers, Galileo continued to be


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della prima guerra mondiale gli sbocchi principali sono in Russia, Svezia, Norvegia, Danimarca e Brasile. La maggior parte della produzione è comunque destinata al mercato italiano, e il maggior cliente dell’azienda è la Regia Marina. Con la crisi del 1907 l’impresa si trasforma in una società per azioni, il cui controllo passa ai Cantieri Orlando di Livorno e alla SADE, con una consistente partecipazione anche della Marconi: la presidenza della Galileo viene assunta da Giuseppe Orlando, vicepresidenti Giuseppe Volpi e Guglielmo Marconi. La direzione tecnica dell’impresa resta nelle mani di Pasqualini. Da questo momento la crescita dell’azienda è costante: viene acquisita la ditta Dall’Eco, che produce apparecchi elettrotecnici ed elettroterapici per la clientela privata, e si inaugura una nuova officina a Rifredi; negli anni dal 1907 al 1914 la produzione aumenta di cinque volte. L’attività dell’azienda è diversificata, ma sempre La sala prove dell’Ufficio ricerche della Società Adriatica Di Elettricità-SADE, 1931. The test bench at the Società Adriatica Di Elettricità-SADE research office, 1931.

considered more of a school than an industrial plant. In 1896, the Vegni Agrarian Institute converted the company into a limited partnership led by Giulio Martinez (Ing. G. Martinez e C. per apparecchi elettrici, Florence) – Martinez was an engineer and former Royal Navy officer. At the turn of the 20th century, the Vegni Institute ceased to have anything to do with Galileo, which nevertheless continued to make optical and geodetic instruments, and then entered the electrical engineering industry through a division managed by Luigi Pasqualini, another former Navy technical operative. In 1904, Galileo manufactured telemeters, electrical metering instruments, devices for rigging cannons and rudders, and above all, it was the only company in Italy to build “electric light floodlights”. Many of its products were patented by Galileo and exported worldwide. Prior to the First World War, the company’s main markets were Russia, Sweden, Norway, Denmark and Brazil. Nevertheless, the lion’s share of its output was destined for the Italian market, where the company’s number one client was the Royal Navy. After the 1907 slump, the company converted into a joint stock company and was taken over by Cantieri Orlando of Leghorn and SADE; Marconi also took a significant shareholding. Giuseppe Orlando was appointed company Chairman, and Giuseppe Volpi and Guglielmo Marconi became Deputy Chairmen. Pasqualini continued to work as the company’s technical director. From this time onwards, the company grew steadily and rapidly, absorbing the Dall’Eco company – a manufacturer of electrical engineering and electrotherapeutic


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Brevetti della Galileo, proiettori per stazioni mobili in ordine di marcia caricati su muli e, a destra, particolare del proiettore, 1916. Galileo patents for mobile floodlights loaded on mules; right, a detail of the floodlight, 1916.

molto specializzata, di elevata qualità, e con una forte componente di innovazione: i brevetti della Galileo riguardano tra l’altro la manovra a distanza dei proiettori elettrici, commutatori differenziali per motori elettrici, perfezionamenti ai servomotori, trasmettitori di ordini. Non ha molta fortuna commerciale, invece, l’avantreno Cantono per vetture elettriche. Si producono periscopi e proiettori, vengono effettuate ricerche in collaborazione con la Fiat e si dà inizio alla produzione in serie di fari per automobile; nel 1910, in seguito a un’intesa con la Submarine Co. di Boston, si avvia la costruzione di apparecchi di segnalazione sottomarina, con acquisto di brevetti. È appena il caso di segnalare la complementarità di questa attività con quella sviluppata di lì a poco dalla San Giorgio, e il collegamento tra le due aziende attraverso gli azionisti Orlando. Altri accordi, stipulati con Guglielmo Marconi e con la Wireless Telegraph Co., permettono di avviare nel 1911 la produzione di apparecchiature radiotelegrafiche, mentre nel 1915 inizia la produzione in serie di strumenti elettrici di misura in collaborazione con la Weston America.

devices for the consumer market – and opening a new workshop in Rifredi. Between 1907 and 1914, the company increased its output fivefold. Although the company diversified its operations, it remained highly specialized, producing highquality and innovative articles. Galileo’s patents included a system for remotely moving floodlights, differential switches for electric motors, improvements to servomotors, and order transmitters. Less successful commercially was the Cantono front wheel drive system for electric vehicles. The company manufactured periscopes and floodlights, undertook research in partnership with Fiat, and began massproducing car headlights. In 1910, after striking an agreement with the Submarine Co. of Boston, the company began manufacturing submarine signalling devices and acquired a number of patents. It is worth noting that these operations were complementary to operations that the San Giorgio company was to begin soon afterwards; indeed, the two companies were linked through the Orlando family shareholding. Additional agreements with Guglielmo Marconi and the Wireless Telegraph Co. allowed the company to begin manufacturing radiotelegraphic devices in 1911, while in 1915 it began mass-producing electric metering instruments in collaboration with the Weston America company.

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Tra le due guerre: miti e realtà dell’autarchia Alla vigilia della prima guerra mondiale l’industria italiana è ormai in grado di soddisfare una buona quota della domanda interna di materiali elettrotecnici: secondo le stime più accreditate si tratta di una quota che si aggira intorno al 40%. Anche la quota di brevetti depositati attribuibile a inventori o imprese italiane è in crescita costante, dal 15% del 1895 al 47% del 1914. Complessivamente, sul totale dei brevetti depositati in quel periodo per il settore 85

Energy, Development and Miracles.

Antonio Pacinotti. Fisico e matematico, inventore dell’anello che ancora porta il suo nome, della dinamo e di un motore a corrente continua. Antonio Pacinotti. This physicist and mathematician invented the ring that is still named after him, the dynamo and a continuous current motor.

Between the Wars: the Myth and Reality of Autarchy At the outbreak of the First World War, Italian industry catered to a significant proportion of domestic demand for electrical engineeringrelated materials. According to the most reliable estimates, that proportion was in the order of 40%. The proportion of patents filed by Italian inventors or enterprises grew constantly, from 15% in 1895 to 47% in 1914. Overall, 33% of all patents filed in the electrical engineering sector during this period were Italian, compared with


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elettrotecnico, il 33% sono italiani, contro il 24% tedeschi, anche se considerando i soli prodotti ad alto contenuto tecnologico (parti di generatori e trasformatori) resta una relativa prevalenza di brevetti provenienti dalla Germania. La principale differenza tra Italia e Germania sta nel fatto che mentre i brevetti tedeschi appartengono per il 54% a imprese, quelli italiani appartengono per il 79% a singoli inventori, il che conferma il discorso fatto all’inizio di questo capitolo sulla capacità innovativa dei ricercatori italiani e sulla relativa debolezza del sistema produttivo al quale debbono rapportarsi. D’altra parte l’industria elettrotecnica italiana non solo è fortemente esposta alla concorrenza internazionale ma è anche costretta a fare i conti con la fragilità e l’arretratezza del mercato interno. Se ne lamenta nel 1916 Giuseppe Colombo, il promotore della Edison, definendo la situazione dell’elettrotecnica italiana “non molto lieta”, e affermando (a nostro avviso con qualche esagerazione) che essa si è “mantenuta rasente terra”. In questa situazione lo sviluppo può essere promosso soltanto dall’intervento di un fattore esterno che modifichi il quadro complessivo.

24% from Germany, though when it came to high-tech products (generator and transformer components), Germany retained its predominance. The main difference between Italy and Germany was the fact that 54% of German patents belonged to companies, whereas 79% of Italian patents belonged to individual inventors, confirming the thesis presented at the beginning of this section, namely that Italian researchers had groundbreaking ideas, but the productive system with which they had to deal was relatively weak. Not only was the Italian electrical engineering industry highly exposed to international competition, it also had to cope with the fragility and backwardness of the domestic market. Giuseppe Colombo, a sponsor of Edison, lamented this fact in 1916, when he branded Italy’s electrical engineering situation as “not particularly felicitous”, stating (in our opinion somewhat exaggeratedly) that it had “remained pinned to the ground”. In such a situation, growth could only arrive from the advent of an external factor capable of changing the rules of the game. That external factor was the war, which gave the Italian firms the benefit of temporary protection in a market that suddenly swerved towards autarky. The temporary alleviation of competition, particularly German competition, and large orders for wartime materials led to increased investments and raised enterprise production

Pubblicità dello scaricatore Siemens, 1929. Advert for a Siemens discharger, 1929.


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La copertina del “Bollettino Tecnico Ansaldo”, 1925. Sotto, lavorazione di un trasformatore trifase da 8.000 kW nello stabilimento elettrotecnico dell’Ansaldo a Cornigliano, 1922.

Questo fattore esterno è rappresentato dalla guerra, che permette alle imprese italiane di beneficiare di una protezione temporanea in un mercato divenuto forzatamente autarchico. La scomparsa transitoria della concorrenza, specialmente tedesca, e le cospicue commesse di materiale bellico favoriscono la crescita degli investimenti per aumentare la capacità produttiva delle imprese. Sono soprattutto alcuni dei grandi gruppi a beneficiarne, mettendosi in grado di costruire grande macchinario per centrali elettriche; si innesca così un processo di sostituzione delle importazioni che prosegue dopo la fine della guerra e porta le imprese italiane a coprire, nel 1928, l’80% della domanda interna. Questi numeri sono il risultato di una strategia, esplicitata ad esempio nel 1920 da Vittorio Locarni, direttore dello Stabilimento Elettrotecnico Ansaldo: “Da molto tempo a questa parte, visto che le importazioni dall’estero sono divenute difficili e che i prodotti nazionali trovano facile smercio sui nostri mercati, abbiamo intensificato il lavoro onde preparare un completo assortimento di tutti gli apparecchi e accessori elettrici occorrenti per qualsiasi genere d’impianti di navi e di terra”. Raggiunto il “considerevole vantaggio” dell’integrazione verticale della produzione, in cui come si è visto ha giocato un ruolo importantissimo il progetto valdostano, “riteniamo nostro dovere – prosegue Locarni – di non limitarci a produrre solo quanto è necessario per i nostri lavori, ma bensì prepararci per invadere il mercato”. Proprio per questo scopo, nel 1919, l’Ansaldo aveva deciso di riconvertire alla produzione elettrotecnica lo Stabilimento “Vittoria” di Cornigliano, che durante la guerra aveva prodotto le grandi artiglierie, affiancandolo allo Stabilimento Elettrotecnico già esistente. Nel 1920 l’azienda genovese, forte dell’esperienza

The cover of the “Bollettino Tecnico Ansaldo”, 1925. Below, an 8,000 kW three-phase transformer manufactured at the Ansaldo electrotechnical plant, Cornigliano, 1922.

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capacity. It was mainly the larger groups that reaped the benefit, as they began to build largescale machinery for power stations. Imports were gradually phased out, in a process that continued after the war. By 1928, Italian firms catered to 80% of domestic demand. The strategy was particularly well summed up in 1920 by Vittorio Locarni, who was the manager in charge of the Ansaldo Electronic Engineering Plant: “Since imports have become hard to come by and domestically-produced products are easy to place on the market, for a long time now we have been stepping up our work to prepare a full range of electric devices and accessories


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acquisita con la costruzione dei grandi macchinari per le centrali valdostane, si aggiudica alcune commesse per la fornitura di grandi alternatori, prevalendo sulla Siemens, che anche dopo la guerra resta la maggiore impresa tedesca del settore, e sull’AEG: uno per la centrale di Fadalto (della Società Cellina, gruppo SADE); due per l’impianto di Molare (OEG, partecipata della Società Elettrica Negri); il contratto di maggiore importo è quello per la centrale della Compañia General de Electricidad Industrial di Santiago del Cile. L’impulso allo sviluppo dell’Elettrotecnico Ansaldo viene però soprattutto dai progetti di trazione elettrica avviati dalle Ferrovie dello Stato. Dopo aver ricevuto nel 1918 l’ordinazione per realizzare una locomotiva sperimentale a corrente alternata trifase, l’azienda genovese riesce a reggere la competizione con Brown Boveri e Westinghouse, conquistandosi un ruolo non marginale nei programmi di elettrificazione ferroviaria: siamo sempre nel 1920 quando viene firmato il contratto per la fornitura di 14 locomotori elettrici E551, per un importo di quasi 12 milioni di lire. Si tratta della più consistente commessa dei due stabilimenti, che comunque all’inizio del 1921 hanno in corso ordini per complessivi 41 milioni. Insomma, il comparto elettrotecnico si presenta come una delle uscite di sicurezza possibili per il gruppo dei Perrone, su cui incombe la crisi che di lì a poco porterà al fallimento della Banca Italiana di Sconto e all’estromissione degli stessi Perrone dall’Ansaldo. L’elettrificazione ferroviaria italiana aveva avuto un forte impulso con la costituzione delle Ferrovie dello Stato nel 1905, quando il Parlamento aveva votato la cessazione delle convenzioni con le concessionarie private: queste avevano a loro volta reinvestito nel comparto elettrico gran parte degli indennizzi ricevuti. Dopo alcune false partenze, in termini tecnologici, i primi progetti

necessary for any kind of ship- or land-based plant.” Having achieved the “considerable advantage” of vertically integrating production – something in which the Val d’Aosta project played a key role – Locarni noted: “We believe it our duty not to limit what we manufacture just to what we need for our output, but to prepare ourselves for an invasion of the market.” For precisely this purpose, in 1919 Ansaldo decided to reconvert its electrical engineering output at the “Vittoria” Plant in Cornigliano, which during the war had manufactured large artillery, to supplement the existing Electrical Engineering Plant. In 1920, leveraging the experience it had acquired making large machinery for power stations in the Val d’Aosta region, the company won a number of contracts to supply large alternators, beating Siemens, which remained Germany’s industry leader after the war, and AEG: one contract was for the Fadalto power station (belonging to the Società Cellina, a company owned by SADE); two contracts were for the Molare installation (OEG, in which the Società Elettrica Negri held a stake); the highest-value contract was for a Compañia General de Electricidad Industrial power station in Santiago, Chile. The biggest driver of growth at Ansaldo’s electrical engineering unit was the plan to electrify the Italian rail network. After receiving an order in 1918 for an experimental three-phase alternating current locomotive, the Genoa-based company successfully competed with Brown Boveri and Westinghouse to carve out a significant role in the country’s rail electrification process. In 1920, the company signed an almost 12 million lire contract to supply 14 electric E551 locomotives. This was the largest single order filled by the two plants, which by the beginning of 1921 had 41 million lire of orders on their books. The electrical engineering industry was


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elettroferroviari di rilievo riguardano la linea dei Giovi (1910-1911) e la Sampierdarena-Ronco (1911-1912); il programma investe soprattutto la Liguria e il Piemonte, e in parte la Lombardia, coinvolgendo prima della guerra circa 300 km di linee; la prima società elettrocommerciale a ricevere un contratto per la fornitura di energia è la Negri. Le esigenze belliche mettono a dura prova la rete ferroviaria italiana, e fungono da collaudo per il sistema trifase adottato fin dal progetto dei Giovi. Nei sei anni successivi le linee elettrificate raggiungono i 460 km, ponendo l’Italia ai vertici in Europa; nel 1921 si superano gli 800 km, e si chiude una prima fase di intervento. Dopo la fine della guerra, inoltre, prende nuovo slancio anche lo sviluppo dei trasporti pubblici urbani, nei quali la trazione elettrica svolge un ruolo importante. Nel 1922, con la Relazione sulla elettrificazione delle Ferrovie dello Stato del ministro dei Lavori Pubblici, Giuseppe Micheli, il problema dell’elettrificazione ferroviaria viene inquadrato organicamente e diviene oggetto di un programma portato avanti con decisione dal governo Mussolini: nel corso degli anni Venti si arriva a 2.800 km elettrificati; la grande crisi impone un rallentamento, ma il lavoro continua fino a raggiungere i 5.160 km elettrificati nel 1939. In questo periodo vengono progettati i locomotori elettrici E551 (1921-1922), oggetto Sopra, il locomotore 552 della Società G. E. progettato e costruito nelle Officine di Saronno dalla Società Romeo e destinato a trainare treni pesanti su linee a forti pendenze, 1923. Sotto, lavorazione di locomotori E551 nello stabilimento elettrotecnico di Cornigliano, 1923. Above, G. E. company locomotive 552, designed and built at the Società Romeo’s Saronno workshops, used to haul heavy trains up steep inclines, 1923. Below, E551 locomotives being manufactured at the Cornigliano electrotechnical factory, 1923.

one of the potential escape routes for the Perrone-family-run Group, as it weathered a crisis that would, not too far into the future, lead to the collapse of the Banca Italiana di Sconto, and see the Perrone family being ousted from Ansaldo. Electrification of the Italian railways received a major boost when the state railway company Ferrovie dello Stato was established in 1905, after parliament voted to end conventions with private concessionary companies – these companies had, incidentally, reinvested much of the state-funded payoffs they received in the electricity industry.17 After a number of false dawns in terms of technology, the first significantly-sized electric railway trials were run on the Giovi (1910-1911) and Sampierdarena-Ronco (1911-1912) lines. The

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del contratto ansaldino, e in seguito l’E432 e l’E554. Se il simbolo di quest’epoca ferroviaria è la “Littorina” progettata e costruita dalla Fiat e dotata di motore a nafta, è durante il ventennio che viene sviluppata una nuova generazione di locomotive elettriche, di cui sono portabandiera l’E636 e l’Etr 200: progettato dalle Ferrovie dello Stato e realizzato dalla Breda, coi suoi 160 km/h questo modello porta l’Italia nel mondo della velocità ferroviaria. Per quanto riguarda la fornitura di locomotori elettrici, comunque, sono le Ferrovie a fare i progetti, che vengono poi assegnati con le relative specifiche alle ditte costruttrici, fra le quali svolgono un ruolo primario TIBB, Breda e Ansaldo. Nella prima metà degli anni Venti l’Elettrotecnico Ansaldo riorganizza la propria attività concentrando le lavorazioni nello Stabilimento di Cornigliano; inoltre, come altre grandi imprese italiane, cerca di acquisire le capacità necessarie alla produzione elettrotecnica pesante anche attraverso partnership tecnologiche con imprese straniere innovative di minori dimensioni, per evitare legami troppo stretti con l’oligopolio internazionale del settore. I prodotti Ansaldo si distribuiscono su tre segmenti di mercato: macchinario elettrico pesante per centrali elettriche e per autoproduttori; elettrotrazione ferroviaria e tranviaria; materiali navali. Nel primo segmento, l’azienda genovese fornisce

programme concentrated investments in the regions of Liguria and Piedmont, and to a lesser extent in Lombardy, and extended to cover around 300 km of track before the outbreak of war. Negri was Italy’s first commercial electric company to win a power supply contract. Italy’s rail network was stretched to the limit by wartime needs, which served as a testbed for the threephase system that had been adopted since the trials at Giovi. Over the next six years, the length of electrified track rose to 460 km, making Italy one of Europe’s electrification pioneers. By 1921, over 800 km of track had been electrified, and the first phase of the plan was complete. After the end of the war, investment increased in the development of urban public transport, in which electric locomotion had a major role to play. In his 1922 Relazione sulla elettrificazione delle Ferrovie dello Stato (Report on the Electrification of the Italian State Railways), Minister for Public Works Giuseppe Micheli stated that the issue of rail electrification should be looked at organically. Railway electrification was one of the programmes pursued enthusiastically by the Mussolini government. During the Twenties, the electrified rail network grew to cover 2,800 km of track. The depression slowed down the pace of expansion, but electrification work continued nonetheless: by 1939, 5,160 km of line had been electrified. During this period, electric locomotive E551 (1921-1922) was designed and manufactured by Ansaldo, followed by the E432 and E554. Although the symbol of this period of rail development was the Fiat-designed and -manufactured diesel-engined “Littorina”, during the 20-year fascist

Il padiglione dell’Ansaldo alla Fiera campionaria di Padova, 1920. The Ansaldo pavilion at the Padua Trade Fair, 1920.


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Pubblicità della Società italiana per le lampade elettriche “Z”, 1914.

alternatori, condensatori e trasformatori a società elettrocommerciali e a stabilimenti industriali come lo zuccherificio di Volano o le Industrie Riunite Filati di Bergamo; risultati particolarmente importanti vengono ottenuti con gli alternatori e coi trasformatori: questi ultimi in particolare divengono una specializzazione ansaldina, simboleggiata dal trasformatore della centrale del Ponale a Riva del Garda, uno dei maggiori in Italia per ampiezza di potenza e di tensione, nella seconda metà degli anni Venti. Le forniture di equipaggiamento elettrico per navi militari e mercantili perdono invece importanza all’inizio degli anni Venti, per poi riacquistarla e riportare l’azienda al suo “antico primato”: timonerie elettroidrauliche e meccanismi di manovra e puntamento per torri corazzate e centrali di tiro, motori per sommergibili, e perfino le turbodinamo per la centrale di bordo del transatlantico “Rex”. Nell’elettrotrazione infine, che costituisce il comparto economicamente più rilevante, l’Ansaldo non solo partecipa con le altre grandi società alla costruzione di locomotori, ma conquista la leadership nazionale nella fornitura di vetture tranviarie. Essa partecipa anche all’azionariato della Società Anonima Elettrificazione (SAE), sorta nel 1926 per iniziativa della Edison: costituita per realizzare l’impianto completo di elettrificazione della linea BolzanoBrennero, la SAE continuerà a operare nei decenni successivi come azienda leader nella costruzione di linee elettriche. Gli altri soci della SAE sono Falck, TIBB, Costruzioni Elettro-Meccaniche Saronno (CEMSA) e Marelli. Quest’ultima diviene uno dei maggiori

Advert for the Società italiana per le lampade elettriche “Z”, 1914.

regime a new generation of electric locomotives was developed, of which the E636 and ETR 200 were the flagships. Designed by Ferrovie dello Stato and manufactured by Breda, the latter was a 160 km/h-capable model that squarely placed Italy in the world of fast rail travel. The State Railway company designed electric locomotives, and then commissioned manufacturing firms, notably TIBB, Breda and Ansaldo, to build them to specification. In the first half of the 1920s, Ansaldo’s Electric Engineering Division reorganized and concentrated its output at the Cornigliano Plant. Like other major Italian companies, Ansaldo sought to acquire capacity for heavy electrical engineering production, where necessary through technology partnerships with smaller, innovative foreign companies, in order to avoid being too closely beholden to the industry’s international oligopoly. Ansaldo manufactured products in three different sectors of the market: heavy electrical machinery for power stations and self-generation; electric drive systems for railways and trams; and shipping materials. In the first of these sectors, Ansaldo supplied alternators, condensers and transformers to commercial electrical companies and industrial plants, such as the Volano sugar factory and Industrie Riunite Filati in Bergamo. Alternators and transformers were particularly successful for the company, especially transformers, in which Ansaldo soon specialized. The company built the transformer for the Ponale power station at Riva del Garda, one of Italy’s largest in terms of power and voltage in the second half of the 1920s. The

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attori del settore proprio nel periodo fra le due guerre. Il fondatore Ercole Marelli è uomo di estrazione popolare e di formazione diversa dagli ingegneri-manager-imprenditori alla Conti, Gadda, Clerici o Cabella. Dipendente del Tecnomasio, Marelli ne esce nel 1891 per dare vita a una società che prende il suo nome: una piccola officina a conduzione familiare, autofinanziata dai soci, che non può avere accesso al grande credito bancario. Nei primi anni si dedica alla produzione di piccoli oggetti elettrici, come parafulmini, lampade ad arco, accumulatori portatili, suonerie elettriche. Nel 1896 la ditta si cimenta nella produzione dei ventilatori e dei loro motori elettrici, su campioni americani, ed è un successo: si tratta di un bene di consumo durevole, di contenuto tecnologico medio e che non teme quindi la concorrenza estera, ma che trova un mercato favorevole in un paese che si urbanizza e migliora il tenore di vita. Si organizza la produzione in serie, e nei primi anni del nuovo secolo la Marelli sforna serie regolari di piccoli motori elettrici. Grazie alla creazione di una rete commerciale efficace, che stampa dépliants e cataloghi divenuti celebri, sia per l’Italia che per l’estero, nel 1898 i nuovi prodotti si vendono in Spagna, Brasile e Argentina. Nel 1901 si apre un nuovo stabilimento, e nel 1905 una nuova fabbrica si inaugura a Sesto San Giovanni: nel 1914 l’azienda supera i 1.100 dipendenti e i 70 milioni di fatturato. È uno sviluppo trainato dalle esportazioni: a differenza di altre aziende elettrotecniche italiane, Marelli realizza all’estero il

Pubblicità di prodotti fabbricati dalla Società Ercole Marelli & C. nello stabilimento di Sesto San Giovanni, 1910. Advert for products made by the Società Ercole Marelli & C. company at its Sesto San Giovanni factory, 1910.

provision of electric equipment for military and mercantile ships became less important to the company in the early 1920s, but then Ansaldo recovered its former pre-eminence in hydraulic electric rudders, rigging and aiming mechanisms for armoured towers and shooting systems, engines for submergibles, and even turbo-dynamos for the Rex ocean liner’s on-board generator. Ansaldo’s biggest earner was electric drive systems, on which the company worked in partnership with other firms to build locomotives, as well as becoming Italy’s leanding supplier of tram rolling stock. Ansaldo held an equity interest in Società Anonima Elettrificazione (SAE), which was founded in 1926 as part of an Edison-led initiative to offer a turnkey electrification system for the Bolzano-Brennero line. Over the next few decades, SAE operated as Italy’s leading electric line construction company. SAE’s other shareholders were Falck, TIBB, Costruzioni Elettro-Meccaniche (CEMSA) and Marelli, which was to become one of the major players in the industry between the two wars. Company founder Ercole Marelli was born into a working-class family, and did not follow the engineer/manager/entrepreneur career path à la Conti, Gadda, Clerici or Cabella. After working


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60% del fatturato, e ha clienti in Francia, Regno Unito, Russia e Svizzera. Durante la prima guerra mondiale la Marelli si dedica anche alla produzione di magneti per aerei, entrando in un comparto nuovo, nel quale affermerà in modo duraturo la sua presenza. La guerra lancia anche una nuova fase espansiva dell’impresa, che nel 1920 cambia ragione sociale divenendo società per azioni. Da questo momento essa affianca stabilmente alla produzione in serie di materiali elettrici di taglia medio-piccola la produzione di macchinario elettrico di maggiori dimensioni. Nel 1921 sorge a Sesto San Giovanni un secondo stabilimento destinato alle “grandi costruzioni”, dove operai e tecnici di notevole abilità e specializzazione costruiscono trasformatori, generatori, elettromotrici, turboalternatori e grandi pompe destinati alle centrali idroelettriche e termoelettriche di tutto il mondo. Nel 1922, alla morte del fondatore, la presidenza della Marelli viene assunta da Stefano Benni, una personalità importante del mondo imprenditoriale italiano, che sarà anche ministro dell’Economia e presidente della Confindustria. Nel 1935 Benni è sostituito dal figlio di Ercole, Fermo Marelli. Nel 1930 entra in Marelli Giulio Schroeder: diplomato a Napoli, ha lavorato con incarichi di rilievo presso la AEG fino al 1905, poi alla Westinghouse fino al 1930. Per l’industria americana ha seguito importanti installazioni in Russia, e diretto per quindici anni la progettazione di materiale elettrico in Gran Bretagna; nel 1930 assume la direzione dell’ufficio tecnico e poi della produzione delle grandi costruzioni Marelli, che terrà fino alla morte nel 1945. Alla fine degli anni Venti tutti i paesi avanzati hanno ormai portato a compimento la costruzione delle reti elettriche nazionali, e la caduta di questa componente della domanda,

for Tecnomasio, in 1891 Marelli left the company to set up his own firm: a small family-run workshop, funded by the company’s shareholders, which found it impossible to access major bank loans. In its early years, the company manufactured small electric items such as lightning rods, arc lamps, portable accumulators and electric ringers. In 1896, the company began manufacturing fans and electric motors for fans, using American samples. This new departure proved to be a big success – a durable item using mid-level technology which was immune to foreign competition, and found a ready market in a country that was undergoing urbanization and lifestyle improvements. The company upgraded to mass production, and just after the turn-of-thecentury Marelli began producing and regularly updating a series of small electric motors. After setting up an efficient sales network (printing brochures and catalogues that became famous in Italy and abroad), in 1898 the company began selling its latest products in Spain, Brazil and Argentina. Marelli opened a new plant in 1901, and in 1905 inaugurated a new factory at San Giovanni. By 1914, the company employed more than 1,100 people, and generated turnover in excess of 70 million lire. The company’s growth was export-led: unlike Italy’s other electrical engineering companies, Marelli generated 60% of its turnover outside Italy, with clients in France, the United Kingdom, Russia and Switzerland. During the First World War, Marelli began manufacturing magnets for aeroplanes, a new sector in which the company would build up a long-term reputation. The war spelled a new period of expansion for the firm, which in 1920 converted into a joint stock company. From this time onwards, it manufactured mass small- to medium-sized electric materials alongside largersized electric machinery. The company built a

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Lettera d’incarico per effettuare il deposito della domanda di attestato di privativa per modello di fabbrica della Ercole Marelli & C. avente per titolo “Generatore speciale per comando a forza umana, schermato con carcassa e filangia monoblocco, comprendente instrumenti indicatori, filtro radiofonico, soccorritore regolatore; attacchi a spina e calotta di ispezione svitabile senza cacciavite”, 28 maggio 1940. Nella pagina accanto, il relativo disegno. Letter of appointment to submit an application for a certificate of exclusive rights to a Ercole Marelli & C. factory design for a “Special generator run using human strength, shielded with a monoblock flange and body, inclusive of indicator instruments, radiophonic filter, and safety regulator; plugs and inspection hatch may be unscrewed without requiring a screwdriver”, 28 May 1940. Alongside, an illustration of the design.

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accentuata dalla crisi del 1929, evidenzia un eccesso di capacità produttiva. In un primo momento le imprese si muovono per conquistare spazi di mercato a spese dei concorrenti, specialmente nei paesi dove il processo di industrializzazione è più arretrato. Tuttavia, per evitare che la concorrenza diventi rovinosa le maggiori imprese americane ed europee costituiscono anche in questo comparto un cartello internazionale: alla fine del 1931 viene firmato a Parigi l’International Notification and Compensation Agreement, tra le tedesche AEG e Siemens, le inglesi Thomson-Houston, English Electric, GEC e Vickers, le americane General Electric e Westinghouse, la svizzera Brown Boveri. In Italia pochi mesi prima era stato costituito un cartello nazionale, l’Accordo Nazionale Imprese Elettro-Meccaniche (ANIEM), al quale aderivano la CGE (collegata alla General Electric), il TIBB (collegato alla Brown Boveri), la Marelli, la San Giorgio e l’Ansaldo. Nella Relazione del Consiglio d’Amministrazione che accompagna il bilancio 1934 della Compagnia Generale di Elettricità26, in occasione della assemblea degli azionisti del marzo 1935, si afferma che “la migliorata situazione e l’impulso che alla ripresa dell’economia nazionale ha dato, con adeguati provvedimenti, il Governo Fascista, hanno consentito di vedere confermati nel 1934 i sintomi di miglioramento che, per alcuni settori della produzione nazionale, si erano già delineati nell’anno precedente: nel 1934 l’indice medio della produzione industriale – come calcolato dal Ministero delle

second plant at Sesto San Giovanni in 1921 for “Major Constructions”, where highly-skilled, specialist workers and engineers built transformers, generators, electric engines, turboalternators and large pumps for hydroelectric and thermoelectric power stations around the globe. After the company founder died in 1922, Stefano Benni took over as Chairman. Benni was a leading figure in the Italian business world, who went on to become Minister of the Economy and Chairman of the Confindustria business confederation. In 1935, Benni stepped down to be replaced by Ercole’s son, Fermo Marelli. A man called Giulio Schroeder joined Marelli in 1930. Schroeder graduated in Naples, worked in a number of important positions at AEG, and then worked at Westinghouse until 1930, where he was in charge of major installations in Russia, and for 15 years was in charge of electric material design for Great Britain. In 1930, Schroeder took over management of the technology office, and subsequently was put in charge of Marelli Major Constructions, a position he retained until his death in 1945. In the late 20s, all advanced nations had completed the construction of their national electricity grids. The drop-off in demand for this class of goods, which was exacerbated by the 1929 crash, resulted in excess production capacity. Initially, companies made efforts to win


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Corporazioni – segna infatti 87,3 punti contro 80,4 del 1933. Può dirsi, che in genere sono risultate in progresso le industrie che lavorano specialmente nel mercato nazionale, mentre più difficile è risultata la situazione per quelle industrie la cui attività si è basata sulla possibilità di esportazione. Quanto alla produzione di energia elettrica, che in sé riassume tutta l’attività industriale del paese, essa ha, come ancora vedremo, segnato in questi ultimi due anni un notevole incremento”. Per la propaganda del regime il Novecento, “secolo delle leghe leggere e dell’elettricità”, si contrappone all’Ottocento, secolo del carbone27. Tuttavia né l’ANIEM né l’autarchia riescono a favorire l’integrazione fra le competenze e le capacità delle due maggiori aziende nazionali del cartello, Marelli e Ansaldo. La società genovese, passata sotto il controllo dell’IRI nel 1934, ottiene sì risultati significativi, ma non riuscirà a trasformarsi in impresa leader per la fornitura di impianti completi di generazione, trasmissione e distribuzione di elettricità. 96

Dall’elettrotecnica all’elettronica Anche la ricerca scientifica e la formazione si rinnovano. La partecipazione dell’Italia al Congresso Internazionale di Elettricità che si tiene a Parigi nel luglio 1932 vede tra i relatori italiani, accanto a personalità ormai mature come Luigi Lombardi e Giuseppe Pession, i rappresentanti di

Manifesto della lampadina Leuci, 1933. Poster for the Leuci bulb, 1933.

market share from their competitors, particularly in countries where the industrialization process was not as advanced as elsewhere. Nevertheless, in order to ensure that competition did not become ruinous, the largest US and European companies set up an international cartel. In late 1931, the International Notification and Compensation Agreement was signed by German companies AEG and Siemens, English companies Thomson-Houston, English Electric, GEC and Vickers, US companies General Electric and Westinghouse, and Swiss company Brown Boveri. A few months before this, Italy’s domestic cartel, known as the Accordo Nazionale Imprese ElettroMeccaniche (ANIEM), had been established by CGE (a General Electric affiliate), TIBB (a Brown Boveri affiliate), Marelli, San Giorgio and Ansaldo. The Board of Directors’ Report published as part of the Compagnia Generale di Elettricità’s26 1934 accounts, which was presented at the March 1935 Shareholders’ Meeting, stated that “the improved situation and boost to the recovery of Italy’s economy which the Fascist Government has ensured by taking appropriate action, confirmed in 1934 the signs of improvement which, in certain sectors of Italian output, had already been visible last year: in 1934, the average industrial production index (calculated by the Ministry of Corporations) stood at 87.3, compared with 80.4 in 1933. It is evident that generally speaking, industries that focus predominantly on the domestic market are moving forwards; the situation is more complex for companies whose activity is based on export potential. When it comes to


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Manifesto realizzato da Virgilio Retrosi per la Mostra della luce di Roma, 1933. Accanto, “La nuova Osram” di Achille Luciano Mauzan. Poster designed by Virgilio Retrosi for the Exhibition of Light, Rome, 1933. Alongside, “La nuova Osram” by Achille Luciano Mauzan.

una nuova generazione di ricercatori, come Enrico Fermi e Angelo Barbagelata. Se Fermi riferisce sullo stato e le prospettive della nuova fisica, gli altri relatori mettono in evidenza i diversi aspetti della ricerca italiana in campo elettrico: la misurazione in laboratorio delle correnti alternate, la corrente continua di altissima intensità, i cavi per l’alta tensione, lo sviluppo della trazione elettrica, gli accumulatori. Barbagelata mette in evidenza come la ricerca e la strumentazione elettrica, che fino al primo decennio del Novecento provenivano quasi sempre dall’iniziativa di singoli ricercatori, siano sempre più progettati nei laboratori di ricerca di cui si sono dotate le più importanti ditte costruttrici. Molta attenzione viene dedicata anche all’insegnamento dell’elettrotecnica, passando in rassegna gli sviluppi dell’insegnamento nelle scuole secondarie, in cui si formano i tecnici del settore. Queste sono di tre tipi: le scuole di avviamento al lavoro, le scuole tecniche di tirocinio e gli istituti industriali. Le più importanti sono le scuole industriali, tra le quali spicca la

electricity power generation, which characterizes all of the nation’s industrial operations, for the last two years we have seen a significant increase.” Under the regime’s propaganda, the 20th century was characterized as the “century of light alloys and electricity”, in contrast to the 19th century, which had been the century of coal.27 Nevertheless, neither the ANIEM nor autarky were sufficient to integrate the skills and capacity of the cartel’s two largest domestic firms, Marelli and Ansaldo. The Genoa-based company, which had been taken over by IRI in 1934, achieved impressive results, but failed to become a leading supplier of turnkey electricity generation, transmission and distribution systems.

From Electrical Engineering to Electronics Scientific research and education also made further progress. Italy’s attendance at the July 1932 International Electricity Congress in Paris was fronted by well-established participants such as Luigi Lombardi and Giuseppe Pession, alongside representatives of a new generation of researchers such as Enrico Fermi and Angelo Barbagelata. Fermi spoke on the current situation and outlook for new physics. Other speakers highlighted various aspects of Italian research into

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Manifesto di propaganda della Società francese “pour le Developpement des Applicationes de l’Electricité”, 1928. Advertising poster for the French Company “Pour le Developpement des Applications de l’Electricité”, 1928.

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scuola elettrotecnica “Cesare Saldini” di Milano per la formazione di operai elettrici specializzati, collegata per le esercitazioni pratiche ai laboratori del Politecnico e dell’Istituzione Elettrotecnica Carlo Erba. Negli anni fra le due guerre, inoltre, un ulteriore rinnovamento comincia a farsi strada fra Roma, Milano e Torino: all’elettrotecnica si va affiancando l’elettronica, sotto la spinta dell’interesse per le nuove telecomunicazioni. A Roma insegna Orso Mario Corbino, che dalla metà degli anni Venti è molto vicino a Marconi e alla tematica delle radiocomunicazioni; Corbino è anche direttore dell’Istituto fisico dell’Università, ed è una personalità di rilievo della politica e dell’industria elettrica. Entrato nell’Azienda Comunale per l’Elettricità e l’Acqua (ACEA) come

the field of electricity: laboratory metering of alternating current, high-intensity direct current, high-voltage cables, developments in electric drive systems, and accumulators. Barbagelata pointed out that whereas up until the first decade of the 20th century research and electrical instrumentation were almost exclusively the work of individual researchers, more and more research projects were being undertaken in laboratories built by major manufacturers. A great deal of attention was being paid to the teaching of electric engineering; the latest developments in secondary school teaching, where industry engineers received their training, were illustrated. Three types of schools were in existence: employment placement schools, technical apprenticeship schools, and industrial institutes. The most prestigious of these were the industrial schools, of which a shining example was the “Cesare Saldini” Electrical Engineering School in Milan, which trained specialist electricity workers, and, for practicals, was twinned with laboratories at the Polytechnic and the Carlo Erba Istituzione Elettrotecnica. During the interwar years, the cities of Rome, Milan and Turin all benefited from innovation, as a new generation of telecommunications supplemented existing electrical engineering industries with demand for electronics. Orso Mario Corbino, who taught in Rome, was closely involved with Marconi and radio communications from the mid-Twenties onwards. Corbino served as Director of the Physics Institute at the University, and was an all-round leading figure in


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consigliere di amministrazione nel 1913, grazie alla presentazione di Giovanni Giorgi, Corbino affianca alla carriera accademica un percorso industriale e politico di tutto rispetto: consigliere della Edison, presidente del Consiglio Superiore delle Acque (con un ruolo chiave nell’attribuzione delle concessioni idroelettriche secondo la normativa varata nel 1916), ministro dell’Istruzione pubblica con Bonomi nel 19211922 e dell’Economia Nazionale con Mussolini dall’estate del 1923 a quella del 1924, presidente del Comitato di Radiotelegrafia Scientifica del CNR, negli anni Trenta è presidente della CGE e presidente della commissione che vigila sui programmi dell’EIAR. Proprio le nuove tecnologie di comunicazione, del resto, sono alla base dello sviluppo dell’elettronica, dapprima nel campo delle valvole, soprattutto dopo l’avvento delle onde corte negli anni Venti, e fino all’invenzione del transistor negli anni Quaranta. A Milano le novità vengono portate da Ferdinando Lori, proveniente da Roma, che alla morte di Arnò, nel 1928, approda a succedergli e rimane al Politecnico per dieci anni: proprio le innovazioni da lui introdotte portano verso la ricerca nel campo della radiotecnica e delle comunicazioni elettriche, spingendo il suo successore, Ercole Bottani, verso l’elettronica. Si pongono in tal modo le premesse per un nuovo e diverso assetto delle attività “elettriche” del Politecnico milanese:

electricity policy and industry. Corbino initially joined the Azienda Comunale per l’Elettricità e l’Acqua (ACEA) as a board member in 1913, after being presented by Giovanni Giorgi; he went on to combine a career in academia with a highly respected industrial and political career. He served as a director at Edison, was a Chairman of the Superior Water Council (in which he played a key role in allocating hydroelectric concessions pursuant to the regulations introduced in 1916), was a Minister of Public Education under Bonomi in 1921-1922, a Minister of the National Economy under Mussolini from the summer of 1923 to the summer of 1924, as well as serving as Chairman of the CNR’s Scientific Radio Telegraphy Committee, and in the 1930s Chairman of the CGE, and Chairman of the Commission with oversight for the EIAR’s plans. Development of the electronics industry was fostered by emerging communications technologies, initially in the field of valves, and gained traction following the introduction of shortwave technology in the 1920s, and the invention of transistors in the 1940s. In Milan, new developments were spearheaded by Ferdinando Lori, who came up from Rome following Arnò’s death in 1928 to replace him at the Polytechnic, and

Manifesto della Società CGE radio. Poster for the CGE Radio Company.

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dalla linea Arnò-Lori-Bottani nasce l’Istituto di Elettrotecnica generale (poi Istituto di Elettrotecnica ed elettronica), mentre Angelo Barbagelata, che nel 1923 ha ottenuto la cattedra di Costruzioni elettromeccaniche, nel 1937 viene chiamato alla direzione dell’Istituzione Carlo Erba, che si trasformerà nel nuovo Istituto di Elettrotecnica industriale. Ma il personaggio più emblematico di questa stagione è a nostro avviso Giancarlo Vallauri: allievo di Lombardi a Napoli, poi direttore dell’Istituto elettrotecnico e radiotelegrafico della Marina a Livorno, quindi professore di Elettrotecnica a Pisa, approda infine a Torino come successore di Grassi. L’uomo ha un innato senso politico e una profonda conoscenza del mondo industriale, ed è capace di collegare lo sviluppo delle istituzioni di ricerca agli interessi imprenditoriali torinesi; inoltre ha relazioni importanti con le principali industrie statunitensi produttrici di valvole, apparecchi radio e apparati

stayed for a decade. Lori’s innovations focused on radio engineering and electric communications research, which prompted his heir, Ercole Bottani, to move into electronics. This laid the foundations for a new and different way of organizing “electric” operations at the Milan Polytechnic. Arnò, Lori and Bottani’s approach led to the foundation of the Institute of General Electrical Engineering (later to become the Institute of Electrical Engineering and Electronics). After being appointed to the Chair of Electromechanical Constructions in 1923, in 1937 Angelo Barbagelata became Director of the Istituzione Carlo Erba, which re-emerged as the new Institute of Industrial Electrical Engineering. However, in our opinion the most representative character during this period was Giancarlo Vallauri. This student of Lombardi’s in Naples went on to become Director of the Naval Electrical Engineering and Radio Telegraphy Institute in Leghorn, and then a Professor of Electric Engineering at Pisa, before moving to Turin to take over from Grassi. Vallauri possessed an innate political sensibility and a deep understanding of industry. He was capable of amalgamating the development of research institutes with the business interests in and around Turin. Furthermore, he built up relations with the main US manufacturers of valves, radio equipment and telecommunications devices. Vallauri transformed Piedmont’s

Disegni di tipi di valvole per ricezione, 1927. Drawings of types of valves for reception, 1927.


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per le telecomunicazioni. Vallauri è l’artefice della trasformazione del capoluogo piemontese, per alcuni decenni, in capitale italiana delle comunicazioni: direttore del Politecnico nonché fondatore e presidente dell’Istituto Elettrotecnico Nazionale “Galileo Ferraris”, all’indomani dei salvataggi operati dall’IRI svolge un ruolo di tutto rilievo nella SIP elettrica, nella STET e nell’EIAR; vicepresidente dell’Accademia d’Italia con Marconi, dopo la morte dell’inventore della radio sarà presidente del CNR alla vigilia della guerra.

main town into Italy’s communications capital, a position it retained for several decades. As director of the Polytechnic, and Founder/Chairman of the “Galileo Ferraris” National Electrical Engineering Institute, after the IRI rescue operation he played a prominent role at SIP elettrica, STET and EIAR; he was also Deputy Chairman of the Italian Academy alongside Marconi. After the inventor of the radio died, he went on to become Chairman of the CNR just before the outbreak of war.

Elettricità e “miracolo economico”

Electricity and the “Economic Miracle”

Dopo che la seconda guerra mondiale ha attraversato l’Italia col suo carico di distruzioni e di dolore, il danneggiamento degli impianti elettrici, pur rilevante (è stimato attorno al 30%), viene riparato nel volgere di pochi anni, perché le distruzioni riguardano soprattutto il macchinario, ma per fortuna non i bacini idroelettrici, ai quali è affidata ancora fino agli anni Cinquanta la parte prevalente della produzione nazionale di elettricità. Non per questo, tuttavia, l’industria elettrica italiana può vivere tranquilla: a parte il dibattito politico sulla nazionalizzazione, è soprattutto il prevedibile aumento dei consumi a orientare la politica energetica dell’Italia. Su questo aumento pesano, nella previsione degli esperti, i bisogni presumibili della ricostruzione post-bellica e le ulteriori necessità dello sviluppo industriale italiano; con sguardo storico possiamo oggi affermare che non solo questi fattori finiranno per avere un’importanza quantitativa maggiore del previsto, ma che ad essi si aggiungerà, non prevedibile all’indomani della guerra, lo straordinario incremento dei consumi

The Second World War brought destruction and suffering to Italy. Although damage to electricity installations was significant (estimated at around 30%), it took just a few years to restore the system. The greatest destruction was reserved for machinery; fortunately the hydroelectric basins fared better – up until the 1950s, these accounted for the lion’s share of Italy’s electricity generation. That is not, however, to say that Italy’s electricity industry had an easy time of it. Aside from the political debate swirling around nationalization, it was above all the predictable increase in consumption that influenced Italy’s energy policy. Experts predicted that the increase would be driven by post-war reconstruction and the need for additional industrial growth in Italy. With hindsight, it is fair to say that not just these factors ended up having a greater impact than expected, but they were supplanted by an unforeseen and extraordinary rise in private consumption as people up and down the country enjoyed greater economic prosperity. In the decade and a half prior to electricity industry

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privati determinato dall’aumento della prosperità economica dei cittadini in tutte le aree del paese. Il quindicennio che precede la nazionalizzazione elettrica del 1963 vede succedersi rapidamente la “ricostruzione” e il “miracolo economico”, che trasformano impetuosamente la penisola in un paese avanzato, industrial-terziario, con un cambiamento profondo della mentalità, dei costumi e della cultura28. I limiti di possibile espansione della produzione idroelettrica rendono necessario esplorare nuove vie: l’opzione termoelettrica, che qualcuno già nel 1928 aveva previsto come necessità futura, viene perciò improvvisamente all’ordine del giorno nella seconda metà degli anni Quaranta. Questo stato di fatto è reso ancor più cogente dal modo in cui il Piano Marshall distribuisce gli aiuti nel settore elettrico: le autorità statunitensi chiariscono presto agli europei che le costruzioni idroelettriche non saranno sovvenzionate, e che solo il comparto termoelettrico potrà beneficiare del contributo economico del piano. Due aspetti, probabilmente, agiscono sulla politica degli aiuti americani. Il primo, di carattere politico più generale, vuole che gli europei raggiungano in fretta un livello di crescita economica che stabilizzi e garantisca la coesione sociale dei paesi distrutti dalla guerra, togliendo terreno ai movimenti socialcomunisti che godono di un diffuso consenso in vasti strati popolari: perché ciò avvenga è necessario che non ci siano vincoli

nationalization in 1963, the “reconstruction” was closely followed by the “economic miracle”, which impetuously transformed the Italian peninsula into an advanced, tertiary/industrial nation, and triggered far-reaching changes in the nation’s mentality, lifestyle and culture.28 Limited scope for the expansion of hydroelectric power generation made it necessary to seek out new avenues: thermoelectric power had been proposed as early as 1928 as a future need; by the late 1940s, it had returned to the top of the agenda. Thermoelectric power became all the more appealing after the Marshall Plan began distributing aid to the electricity industry. The US authorities wasted no time in letting Europeans know that hydroelectric building work would not qualify for subsidies; only the thermoelectric industry would be eligible to benefit from plan contributions. In all likelihood, two different issues guided US trade policy. The first, of a more general political nature, was the desire for Europeans to quickly achieve a level of economic growth sufficient to stabilize the continent and ensure social cohesion in the nations that had suffered destruction during the war, in order to undermine socialist and communist movements’ widespread support across large swathes of the working population. In order for this to be achieved, lack of energy could not be allowed to hold back growth. The second and more immediately economic reasoning was that after the war a conscious technological shift took place from coal to oil, both in terms of fossil fuels and as a raw material for the chemicals industry. Major US corporations possessed all of the oil technologies, whereas German industry had been at the forefront of coal technology.

Lavorazione di un gruppo turboalternatore da 350 kW nello stabilimento meccanico dell’Ansaldo a Sanpierdarena, 1944. Manufacture of a 350 kW turboalternator at the Ansaldo mechanics factory, Sanpierdarena, 1944.


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La copertina di un opuscolo dell’Ansaldo-San Giorgio, 1950. Cover of an Ansaldo-San Giorgio brochure, 1950.

energetici a frenare lo sviluppo. Il secondo è più immediatamente economico: alla fine della guerra si ha un deciso spostamento tecnologico dal carbone al petrolio nei paradigmi di uso degli idrocarburi, sia come combustibili fossili sia come materia prima per l’industria chimica; e le tecnologie del petrolio sono tutte patrimonio dei grandi gruppi statunitensi, proprio come quelle del carbone vedevano predominare l’industria tedesca. Se dunque per il paese si può prevedere una fase di dipendenza energetica dal petrolio come combustibile fossile, per l’industria elettromeccanica italiana si prospetta una nuova fase di dipendenza tecnologica, legata alla necessità di fornire un nuovo tipo di macchinario per la costruzione delle centrali. Questo vincolo contribuisce a determinare la configurazione dell’offerta in questo settore, che ruota sostanzialmente intorno a poche grandi aziende: Ansaldo, TIBB, CGE, Tosi e Marelli. Due di esse, come già si è visto, sono collegate a grandi gruppi internazionali, mentre l’Ansaldo è di proprietà pubblica ed è uno dei maggiori gruppi industriali italiani. Nel 1950 nasce l’Ansaldo San Giorgio da una riorganizzazione interna del gruppo Finmeccanica (IRI): lo Stabilimento Elettrotecnico Ansaldo viene accorpato con la Sezione Elettrotecnica di Sestri e lo Stabilimento Elettrotecnico di Rivarolo della San Giorgio. Con questa operazione l’azienda di Genova punta decisamente sul comparto elettrotecnico ed elettromeccanico per lo sviluppo nel dopoguerra. La Franco Tosi, fondata nel 1881 dall’omonimo imprenditore di Legnano, aveva puntato soprattutto sui motori diesel, e la sua presenza nel settore elettrico era soprattutto legata alla fabbricazione di gruppi elettrogeni; nel dopoguerra il nuovo sviluppo del termoelettrico rende possibile valorizzare questa esperienza, e

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As Italy was moving into a period of energy reliance on oil as a fossil fuel, the nation’s electromechanical industry descended into a new phase of technological dependency associated with a need to provide new types of machinery for power station construction. This conditioned market supply, which was essentially confined to a small number of major corporations: Ansaldo, TIBB, CGE, Tosi and Marelli. As we saw earlier, two of these firms were affiliated to major international groups; Ansaldo was publicly-owned and one of Italy’s largest industrial groups. Ansaldo San Giorgio had been established in 1950, following an internal reorganization of the Finmeccanica Group (IRI): the Ansaldo Electric Engineering Plant was merged with the Sestri Electrical Engineering Division and the San Giorgio Electrical Engineering Plant at Rivarolo. Following


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Trasporto di una turbina idraulica per la centrale di San Giacomo al Vomano prodotta nello stabilimento elettrotecnico di Rivarolo, 1950. Transportation of a water turbine for the San Giacomo al Vomano power station, manufactured at the Rivarolo electrotechnical factory, 1950.

this move, Ansaldo focused decisively on the electrical engineering and electromechanical industry for post-war development. The Franco Tosi company, founded in 1881 by an entrepreneur from Legnano, had focused principally on diesel engines. The company’s activity in the electricity industry was above all associated with the manufacture of generators; in the post-war years, renewed development of thermoelectric plants allowed the company to capitalize on its previous experience and step up its electricity generation operations.

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l’azienda decide di entrare con maggior decisione nel campo della generazione elettrica. Il mercato internazionale, d’altra parte, è dominato dai due “storici” colossi statunitensi: General Electric e Westinghouse. La creazione di un’industria termoelettromeccanica interna può avvenire dunque solo a condizione che le aziende italiane entrino in una fitta rete di licenze, nella quale la prevalenza americana è netta. È così che

The international market remained dominated by two long-standing US giants: General Electric and Westinghouse. The only way that Italy could establish its own thermoelectric/electromechanical industry was for Italian companies to enter into a dense network of licences, in which US predominance was clearcut. Tosi licensed boilers from Combustion Engineering and steam turbines for conventional power stations (and later for nuclear power stations) from Westinghouse.


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la Tosi prende dalla Combustion Engineering la licenza per le caldaie e dalla Westinghouse quella per turbine a vapore per le centrali convenzionali e in seguito per le centrali nucleari mentre l’Ansaldo si affida alla Babcock & Wilcox per le caldaie e alla General Electric per le turbine. Per quanto riguarda i turboalternatori, invece, la licenza Westinghouse va alla Marelli, mentre l’Ansaldo San Giorgio rimane nell’ambito della collaborazione con la General Electric. Con la fine del razionamento dell’energia, nel 1950, la spinta all’aumento dei consumi elettrici non industriali è determinata dal cambiamento degli stili di vita, che negli anni Quaranta e Cinquanta si manifesta attraverso la diffusione in tutte le aree del paese dell’illuminazione elettrica privata e degli elettrodomestici. Questa componente dei consumi elettrici, molto compressa e concentrata soprattutto nelle zone urbane e nelle zone più ricche fino a tutto il periodo che precede la guerra, amplia la propria quota con percentuali di crescita molto elevate rispetto agli altri fattori, che si protraggono fino al 1973, l’anno dello choc petrolifero; si pensi che nel solo decennio 1963-1973, quello che segue immediatamente gli anni del “miracolo”, i consumi domestici aumentano del 170%. Il nuovo tipo di consumi offre nuovi impulsi alle imprese elettrotecniche: vogliamo segnalare tra queste la Ticino Interruttori Elettrici fondata a Milano dai fratelli Arnaldo, Luigi ed Ermanno Bassani, che nel 1948 si Sistema adottato dalla società Franco Tosi per la regolazione della turbina per la centrale di Turbigo, 1928. The system adopted by the Franco Tosi company for regulating the turbine at the Turbigo power station, 1928.

Ansaldo turned to Babcock & Wilcox for boilers and General Electric for turbines. Marelli licenced turbo-alternators from Westinghouse, while Ansaldo San Giorgio continued to deal with General Electric in this sector. After the end of power rationing in 1950, changes in lifestyles led to private electric lighting and household appliances being taken up across the country in the 40s and 50s, spurring an increase in non-industrial electricity consumption. This sector of electricity consumption, which was highly compressed and focused above all in urban and wealthier areas until the war years, grew very rapidly compared with other areas until 1973, the year of the oil crisis. In the decade to 1973, immediately after

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Verbale di deposito del brevetto per conto della società Bassani per un modello avente come titolo “Innesto femmina bipolare piatto in gomma”, 27 marzo 1953. A sinistra, la riproduzione grafica del modello. Patent application on behalf of the Bassani company regarding a design for a “Flat rubber bipolar connection”, 27 March 1953. Left, a blueprint of the design.

trasforma in Bassani Spa; l’azienda, oggi BTicino, si posiziona con molto intuito e con una ricerca di qualità e affidabilità in questo segmento, intercettando la forte crescita della domanda legata anche alla ricostruzione edilizia e poi al boom delle case. Un’altra importante componente è quella dell’elettrotrazione, che cresce soprattutto in ragione dei nuovi programmi di elettrificazione ferroviaria e dei trasporti urbani: quest’ultima in modo più accentuato nel Centro-Nord, mentre nel Lazio e nelle regioni meridionali lo sviluppo dei trasporti urbani è affrontato soprattutto con mezzi automobilistici. Sintomatica a questo proposito è anche la diversa vicenda delle metropolitane milanese e romana.

the “miracle” years, domestic consumption in Italy increased by 170%. This new area of consumption offered new opportunities for electrical engineering companies such as Ticino Interruttori Elettrici, which had been founded in Milan by brothers Arnaldo, Luigi and Ermanno Bassani, and in 1948 became Bassani Spa. Now known as BTicino, the company astutely positioned itself in this segment with a focus on quality, and leveraged growing demand generated by reconstruction and Italy’s subsequent housing boom. Electric drive systems were another major area of growth, as a result of new rail electrification and urban transport programmes, the latter of which were more common in central and northern Italy. In the Lazio region and southern parts of the country, urban transport tended to develop around private vehicles, as is evident from a comparison of the subway systems in Milan and Rome. On the railways, the trailblazer for reconstruction and economic growth was the Settebello (the ETR 300 Rome-Milan high-speed electric train manufactured by Breda and designed by the Italian State Railways), which was followed by the Arlecchino (ETR 250), a train that brought a revolution in terms of technology and comfort. The seven-carriage train housed a restaurant/bar carriage, a kitchen/storage carriage, and a third carriage dedicated to luggage and services, in what was a highly innovative way of dividing up train space. One significant development was the placement of viewing areas at either end of the train, each of which allowed 11 passengers to enjoy the view and “experience” the speed of the train. This approach was inspired not by technical requirements, but rather by a desire for comfort and prestige, which said a lot about how far things had changed in Italy. The Settebello and Arlecchino significantly reduced

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Ricercatori e tecnici nei laboratori del CISE, 1965. CISE lab researchers and technicians, 1965.

108 In campo ferroviario i simboli della ricostruzione e della crescita economica sono il Settebello (l’elettrotreno veloce Etr 300 Roma-Milano, prodotto dalla Breda su progetto delle Ferrovie) e in seguito l’Arlecchino (Etr 250), che rappresentano un passo avanti notevole sia dal punto di vista tecnologico che da quello del comfort. Il treno è articolato in sette carrozze, due delle quali adibite a ristorantebar e a cucina-dispensa, e una terza a bagagliaio e servizi: una concezione dello spazio interno del treno fortemente innovativa per l’Italia. Un dettaglio significativo è l’introduzione di due belvedere, in testa e in coda, dove vengono ricavati due salottini da 11 posti, da cui i passeggeri possono guardare il panorama e “toccare” la velocità del treno. Si tratta di una logica ispirata non dalla necessità tecnica ma dalla ricerca di comodità e di prestigio, che racconta molto sui cambiamenti del paese. Il Settebello e l’Arlecchino hanno anche il merito di abbassare sensibilmente il tempo di percorrenza su quella che

travel times along Italy’s busiest rail route, and paved the way for development of the Pendolino train in the early 70s.

New Plants and New Fuels Industrial research was stimulated by the many challenges facing Italy after the war. Although Italy’s electromechanical machinery and equipment-manufacturing companies tended to work under licencing arrangements, Italian industry was well stocked with home-grown technological capacity in the cable and line sector through Pirelli and SAE. Companies working


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è la principale direttrice di traffico della rete ferroviaria, e pongono le premesse per il successivo sviluppo del Pendolino, la cui progettazione viene avviata all’inizio degli anni Settanta.

Nuovi impianti e nuove fonti Le molte sfide del dopoguerra stimolano la ricerca industriale. Se infatti le aziende che producono macchinari e apparecchiature elettromeccaniche lavorano soprattutto su licenza, nel campo dei cavi e delle linee l’industria italiana, con la Pirelli e la SAE, è ben dotata di capacità tecnologiche autonome. Anche dove si lavora su licenza, inoltre, c’è voglia di autonomia e di sviluppare progetti propri. Se ne occupano non solo i laboratori interni delle maggiori aziende del settore elettrocommerciale ed elettrotecnico, ma anche alcuni consorzi tra le società del settore. Questa dei consorzi, che sfocia nella costituzione di vere e proprie società di ricerca, è un’esperienza molto importante29. Il più antico di essi è il CISE (Centro Informazioni, Studi, Esperienze), fondato nel 1946 per seguire lo sviluppo dell’energia nucleare. L’iniziativa parte da tre giovani, due fisici nucleari e un ingegnere appena assunto dalla Edison (Carlo Salvetti, Giorgio Salvini e Mario Silvestri), che convincono il loro professore, Giuseppe Bolla, e Vittorio De Biasi, uno dei due amministratori delegati della Edison (l’altro è Giorgio Valerio). Il CISE svolge un ruolo di primo piano nella nascita del nucleare civile italiano, le cui vicende condizioneranno

Descrizione dell’invenzione avente per titolo “Sistema di controllo per reattori nucleari a fissione, basato sull’impiego di un fluido assorbitore di neutroni” della Società Elettronucleare Nazionale, 9 aprile 1960. Description of an invention for a “Control system for nuclear fission reactors based on the use of neutronabsorbing fluid” by the Società Elettronucleare Nazionale, 9 April 1960.

under licence were keen to be independent and develop in-house projects: major commercial electric and electrical engineering firms had inhouse laboratories, and a number of multicompany consortia were established, some of which went on to become high-profile research companies, and developed into a significant feature on the Italian panorama.29 The first such consortium was the CISE (Centro Informazioni, Studi, Esperienze - Data, Research and Experimentation Centre), which was founded in 1946 to study the development of nuclear energy in Italy. The organization was the brainchild of three young men – two nuclear physicists and an engineer who had just been hired by Edison, named Carlo Salvetti, Giorgio Salvini and Mario Silvestri – who persuaded their professor, Giuseppe Bolla, and Vittorio De Biasi, one of Edison’s two managing directors (along with Giorgio Valerio), to support the project. The CISE played a leading role in the birth of Italy’s

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fortemente lo sviluppo del comparto elettromeccanico dopo la nazionalizzazione. Sarà proprio il CISE, fra l’altro, a realizzare negli anni Ottanta un prototipo di reattore italiano, che non potrà entrare in attività a causa del referendum: il CIRENE (CIse REattore a NEbbia). Già prima della nazionalizzazione, peraltro, si manifestano le tensioni che circonderanno costantemente lo sviluppo dell’energia nucleare in Italia: il CISE, sorto con mezzi limitati rispetto allo scopo che intendeva raggiungere, più volte sull’orlo della cessazione delle attività nel suo primo quinquennio di vita, viene affiancato nel 1951 da un organismo statale (il Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari) che ha il compito di promuovere e coordinare la ricerca nucleare sia in campo teorico (attraverso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) sia in campo applicativo (attraverso contratti di ricerca allo stesso CISE). Il CNRN è composto in buona parte da persone che già conoscono il CISE o vi sono

civil nuclear industry, the development of which strongly conditioned post-nationalization electromechanical industry development. Among other things, in the 1980s the CISE developed a prototype Italian reactor, the CIRENE (CIse REattore a Nebbia – CISE Mist Reactor), which only failed to go into service because of a referendum that abolished nuclear power in Italy. The tensions that constantly surrounded development of nuclear energy in Italy were already evident before nationalization. Established with limited means for the goals it wished to reach, and often on the brink of closing down during its first five years of operation, in 1951 the CISE was joined by the State-run CNRN (Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari – the National Committee for Nuclear Research) whose brief was to promote and coordinate theoretical nuclear

Brevetto per invenzione industriale della Larderello S.A avente per titolo “Procedimento per la produzione di energia meccanica ed elettrica da vapori o miscele di vapori e gas naturali o artificiali e per il ricupero di prodotti chimici contenuti in detti vapori o miscele, nonchè impianto realizzante tale procedimento”, 9 giugno 1954. Patent for an industrial invention by the Larderello S.A. company, regarding “A procedure for generating mechanical and electrical power from steam or a combination of steam and natural/artificial gas, for the recovery of chemical products contained in this steam or blend, and for building a plant that uses this procedure”, 9 June 1954.


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Atto costitutivo dell’ ISMES, Istituto Sperimentale Modelli e Strutture, 1951. Deed of Association for the foundation of ISMES (Istituto Sperimentale Modelli e Strutture), 1951.

direttamente coinvolte (come De Biasi). Nato com’è da una gestazione difficile, tuttavia, il CNRN risente del conflitto politico che avvolge il settore nucleare in conseguenza del dibattito sulla nazionalizzazione: ed è così che il comitato pubblico e la società di ricerca, benché strettamente legati negli scopi e in buona parte sovrapponibili quanto a composizione, giungono a una rottura insanabile nel 1957. Nel 1960 poi il CNRN si trasforma in CNEN, mentre il CISE amplia il proprio raggio di attività oltre il settore nucleare, soprattutto verso il campo dell’elettronica. Alla fine degli anni Quaranta nasce anche l’Istituto Sperimentale Modelli e Strutture (ISMES), che si occupa di alcuni problemi posti dalla progettazione di dighe, sempre più difficili da realizzare in sicurezza: in queste strutture, sempre più costose e complesse per la necessità di operare su bacini idroelettrici che presentano difficoltà crescenti, la qualità dei materiali utilizzati e la capacità di tenuta dei manufatti acquistano un’importanza cruciale. La spinta iniziale viene nel 1947 da Arturo Danusso del Politecnico di Milano e dal suo assistente Guido Oberti: i primi fondatori sono in questo caso la SADE, la Torno e la Italcementi; quando l’ISMES si costituisce in Spa nel 1951 vi aderiscono comunque tutte le maggiori società elettriche e le maggiori imprese di costruzione dell’Italia settentrionale. I lavori dell’ISMES non si limitano al settore elettrico: fra i suoi contributi più importanti quello per le strutture del grattacielo Pirelli a Milano. Agli inizi del 1950, infine, si evidenzia la necessità di dare un deciso impulso al rinnovamento e

research (through the National Institute of Nuclear Physics) and nuclear applications (through research contracts with CISE). The CNRN committee was for the most part staffed by people who were already familiar with CISE or had directly been involved with it (De Biasi, for instance). However, owing to difficulties at its inception, the CNRN was buffetted by political conflict which raged around the nuclear industry as part of the debate on nationalization. Though they shared the same purpose and to a large extent overlapped in terms of personnel, the public committee and the research organization underwent an incurable split in 1957. In 1960, the CNRN was converted into the CNEN, while the CISE increased the scope of its operations beyond the nuclear industry, and moved into electronics. ISMES, the Istituto Sperimentale Modelli e Strutture (the Experimental Institute for Models and Structures) was set up in the 1940s to tackle issues associated with the design of dams, which were becoming increasingly difficult to build safely. Because it was becoming more and more expensive and complex to build dams for increasingly challenging hydroelectric basins, the quality of the materials used and their resistance became increasingly important. The initial impetus for the body came from Arturo Danusso of the Polytechnic of Milan and his assistant Guido Oberti in 1947. The initial founders of the body were SADE, Torno and Italcementi. When ISMES converted into a joint stock company in 1951, all major northern Italian electricity

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Prove eseguite nel laboratorio alte tensioni del CESI su un isolatore da 500 kW, 1967. Tests carried out at the CESI high-voltage labs on a 500 kW insulator, 1967.

all’ampliamento della rete di trasmissione elettrica: la sua realizzazione richiede laboratori che le aziende elettriche ed elettromeccaniche coinvolte non possono permettersi come singole società. Per iniziativa di Ercole Bottani del Politecnico di Milano, che abbiamo già incontrato, e di Leonardo Maggi della Edison, esse si riuniscono allora per dare vita a un laboratorio consortile, che nel 1956 si costituisce in società per azioni e prende il nome di Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano (CESI). Accanto alla Edison, stavolta, troviamo la SAE e la Pirelli Cavi. Tra le realizzazioni più significative progettate con l’ausilio dei laboratori del CESI vi sono, prima della nazionalizzazione, l’attraversamento dello Stretto di Messina e lo sviluppo del primo sistema di trasmissione a 380 kV in Italia.

Galileo Ferraris. Dedicò i suoi studi alle macchine elettriche e scoprì il campo magnetico rotante. Non volle brevettare la sua scoperta sostenendo che non apparteneva a lui ma era patrimonio dell’intera umanità. Galileo Ferraris. He dedicated his research to electric machines, and discovered the rotary magnetic field. He did not want to patent his discovery, as he believed it did not belong to him but to humanity as a whole.

companies and construction firms signed up. ISMES operated not just in the electricity industry; it was also a key player in building the Pirelli skyscraper in Milan. In the early Fifties, there was an evident need to upgrade and extend the national electricity grid, which necessitated laboratories that the electricity and electromechanical companies involved could not afford individually. Ercole Bottani of the Polytechnic of Milan (mentioned earlier) and Leonardo Maggi of Edison fostered negotiations for these companies to set up a joint laboratory, which in 1956 converted into a joint stock company under the name Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano (CESI) – Edison, SAE and Pirelli Cavi were all shareholders. Prior to nationalization, the CESI laboratories did important design work on bridging the Straits of Messina and developing Italy’s first 380 kV transmission system. Nationalization of the electricity industry and the foundation of Enel resulted in a number of changes in the field. Positive consequences included the takeover of the three research companies by the new electricity body, as part of the electricity assets inherited from the nationalized companies. Because Enel was prohibited from holding equity interests in external companies, a special ad hoc law was required to ensure that the three research facilities could continue to exist as joint stock companies. Enel launched a research organization under the ad hoc DSR (Direzione Centrale Studi e Ricerche – Studies and Research Central Management Unit), which was initially headed by Teo Leardini. This unit gradually absorbed the various research facilities within the body’s remit, which were “recruited” from the previous companies, or set up ex novo. These research facilities were immediately boosted by

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La nazionalizzazione elettrica, con la nascita dell’Enel, porta diversi cambiamenti nel panorama di cui ci stiamo occupando. Tra le conseguenze positive, vi è l’acquisizione del controllo delle tre società di ricerca da parte del nuovo ente elettrico, che le trova fra le “pertinenze elettriche” ereditate dalle imprese nazionalizzate: in realtà, a causa del divieto per l’Enel di partecipare in società terze è necessaria un’apposita leggina che permetta ai tre centri di continuare a esistere in forma di società per azioni. L’Enel d’altra parte dà vita a una grande organizzazione di ricerca nell’ambito di un’apposita Direzione Centrale Studi e Ricerche (DSR), alla cui guida è posto inizialmente Teo Leardini; confluiscono in questa struttura vari centri di ricerca interni all’ente, “reclutati” dalle preesistenti società, o istituiti ex novo; questi vengono irrobustiti subito col reclutamento di personale giovane e qualificato. Un’altra preoccupazione è quella di evitare duplicazioni di attività e di gestire le strutture in modo agile, ciò che viene ottenuto attraverso forme organizzative che consentono di costruire un consenso all’interno della nuova Direzione, coinvolgendo nei processi decisionali le personalità già attive e con una riconosciuta capacità di leadership. La DSR regola i propri rapporti con le tre società di ricerca attraverso commesse, che si sommano a quelle che le stesse società acquisiscono anche da altri soggetti industriali. L’Enel adotta inoltre una linea di sviluppo che mira a distribuire le attività di ricerca sul Immagini del laboratorio nella centrale Enel di Piacenza, 1976. Views of the laboratory at Enel’s Piacenza power station, 1976.

hiring young, skilled personnel. Another concern was to avoid duplicating activities, and to streamline facilities management. This was achieved through an organizational approach based on building consensus within the new Management Unit by involving existing personnel with acknowledged leadership capabilities in the decision-making processes. The DSR handled relations with the three research companies on an orders basis, alongside commissions received by these companies from other industrial players.


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Brochure sull’attività dell’Enel dal 1963 al 1977. Brochure on Enel’s activities, 1963 to 1977.

territorio nazionale: infatti all’indomani della nazionalizzazione esse sono in gran parte localizzate nell’Italia settentrionale, dove avevano sede le maggiori aziende del comparto elettrocommerciale; è cura del nuovo ente valorizzare le attività esistenti nel Meridione, laddove vi sono, e portarne di nuove attraverso lo sviluppo di ulteriori linee di intervento. L’attività di ricerca dell’Enel attraverso i Centri e le tre società si svolge, nel primo decennio dopo la nazionalizzazione, nel campo dell’automatica, in quello della trasmissione, e infine sulle fonti integrative per la generazione di elettricità. Queste linee rispondono alle finalità che l’ente elettrico persegue in questa prima fase: completamento e integrazione della rete di trasmissione elettrica fino a raggiungere tutto il territorio nazionale; garantire, attraverso un opportuno mix di fonti di generazione elettrica, la maggior indipendenza energetica possibile per l’economia italiana. Ed è qui che rientrano in gioco le questioni relative al mantenimento di una quota di produzione da fonti rinnovabili il più possibile elevata (in questa fase idroelettrico e geotermico), e lo sviluppo dell’energia nucleare. La crisi petrolifera del 1973, che reintroducendo il razionamento energetico va a interagire immediatamente coi nuovi stili di vita prodotti dal “miracolo”, dà all’opinione pubblica la sensazione di un’estrema fragilità del sistema elettrico italiano e spinge in direzione dello sviluppo del nucleare come unica credibile alternativa alla dipendenza dai combustibili fossili. Le importanti commesse di centrali

Enel’s growth policy was also based on distributing research activities across the nation. Immediately after nationalization, the majority of research was conducted in northern Italy, where the largest commercial electricity industry companies were based. It was the responsibility of the new body to make the most of existing operations in southern Italy, and to institute new research activities by developing new areas of research. In the first decade after nationalization, Enel’s research operations at its centres and the three companies focused on automation, transmission and complementary sources of fuel for generating electricity. These lines of research were pursued in order to achieve the goals that the electricity body had set itself during its startup phase: the completion and integration of the electricity grid to cover the entire nation, and an appropriate mix of electricity generation fuels in order to ensure the greatest possible energy independence for the Italian economy. This latter priority explained the focus on maintaining as high as possible a proportion of generation from renewable fuel sources (at this stage, hydroelectric and geothermal power), along with development of nuclear power. The 1973 oil crisis led to a reintroduction of energy rationing, which immediately impacted lifestyles recently adopted by Italians following the “economic miracle”, and fostered a public perception that Italy’s electricity system was extremely fragile. This perception paved the way

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nucleari preannunciate dall’autorità governativa, unite a un deciso intervento di razionalizzazione sulle aziende pubbliche interessate, fanno ritenere necessario un investimento per accrescere la capacità produttiva dell’industria elettromeccanica italiana in campo nucleare: nel corso degli anni Settanta nasce così l’Ansaldo Meccanico Nucleare, che mette in campo la filiera nucleare BWR di cui è licenziataria dalla General Electric, mentre l’ENI (che aveva anch’esso sviluppato delle capacità nucleari dalla fine degli anni Cinquanta) assume il compito di occuparsi del ciclo del combustibile. La capacità produttiva, però, non verrà adeguatamente utilizzata, con pesanti conseguenze economiche sulle società: dopo la nazionalizzazione viene infatti realizzata la sola centrale di Caorso. Il risultato migliore di questa stagione è il Progetto Unificato Nazionale (PUN), per standardizzare in termini sia tecnologici sia organizzativi la costruzione delle centrali nucleari: messo a punto in parallelo alla realizzazione di Caorso, è l’esito della collaborazione fra CNEN-ENEA, Enel e Ansaldo, e punta a valorizzare le competenze acquisite nel corso degli anni, rispondendo al tempo stesso alle preoccupazioni dell’opinione pubblica in tema di sicurezza. In questa prima fase di vita dell’Enel, le controversie sulle prospettive economiche del nucleare e sulle diverse strategie per conservare la posizione conseguita dall’Italia nel periodo precedente la nazionalizzazione si mischiano agli squilibri provocati dalla nazionalizzazione stessa nella grande industria elettromeccanica. Questo mercato si trova infatti ad essere improvvisamente sbilanciato tra una concentrazione della domanda, per di più quasi esclusivamente pubblica (Enel e Ferrovie dello Stato), e una certa frammentazione dell’offerta. Tale squilibrio è il presupposto dei processi evolutivi cui va incontro,

for the development of nuclear power as the only credible alternative to a reliance on fossil fuels. A major nuclear power station building programme was mooted by the authorities, along with a wide ranging rationalization of the state-run companies involved, fostering a belief that investments were necessary to increase Italy’s electromechanical industry’s nuclear energy production capacity. This led, in the 70s, to the establishment of Ansaldo Meccanico Nucleare, which developed BWR nuclear technology licensed from General Electric. Meanwhile ENI (which had developed nuclear capabilities in the late 50s) took over responsibility for the fuel cycle. This new production capacity, however, ended up being under-utilized, which had significant economic consequences on the companies involved. Just one nuclear power station was built post-nationalization, at Caorso.


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Particolare della linea nell’impianto sperimentale del “Progetto 1.000 kV” di Enel a Suvereto (Livorno), 1977. Detail of the line at Enel’s “Progetto 1,000 kV” experimental installation, Suvereto (Leghorn), 1977.

dagli anni Sessanta agli Ottanta, soprattutto l’Ansaldo, con la scorporo della cantieristica e lo sviluppo di una forte capacità produttiva in campo sia convenzionale che nucleare: ad essa non corrisponde un flusso di commesse costante ma piuttosto uno stop-and-go di domanda che non favorisce la gestione razionale degli impianti. La comune appartenenza pubblica di produttori e committenza non sempre costituisce, come ci si potrebbe attendere, uno stimolo al miglior coordinamento, anche per il continuo intervento delle sedi decisionali politiche su tutti gli attori industriali. La questione nucleare, tuttavia, non deve farci dimenticare quanto l’Enel, in sinergia col mondo industriale, ha saputo fare in momenti così difficili e impegnativi per garantire la disponibilità di energia elettrica a sostegno delle attività produttive e della qualità di vita degli italiani.

The greatest achievement during this period was the PUN (Progetto Unificato Nazionale – Consolidated National Project), which standardized the technology and organizational approach for building nuclear power plants. Developed at the same time as construction work was undertaken on the Caorso power station, this was a joint effort by CNEN-ENEA, Enel and Ansaldo, with the objective of leveraging competencies acquired over the years, while at the same time responding to public security concerns. During Enel’s early years, arguments about the economic prospects of nuclear power and discordant strategies for maintaining the position Italy had achieved prior to nationalization were compounded by imbalances engendered by the nationalization of the nation’s major electromechanical enterprises. The whole market was suddenly faced with demand concentrated almost exclusively in public hands (Enel and Ferrovie dello Stato), while supply suffered from fragmentation. Between the 1960s and 1980s, this imbalance prompted Ansaldo to spin off its shipbuilding operations and develop significant production capacity in conventional and nuclear power. Rather than benefitting from a constant flow of orders, the company had to cope with stop-and-go demand, which made it difficult to rationally manage its plants. Contrary to expectations, the fact that manufacturers and purchasers were all in the public sector did not lead to improved coordination, partially as a result of constant intervention by political decision-makers which affected all industrial players. The nuclear issue aside, we should not forget that Enel has worked with industry during tough and challenging times to ensure that the country has had sufficient electricity to support production activities and ensure quality of life for the people of Italy.

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Conclusioni Gennaro de Michele Responsabile Politiche di Ricerca e Sviluppo

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La storia dello sviluppo di invenzioni e brevetti in Enel ha risentito in maniera determinante dell’orientamento che l’Azienda ha dato nel tempo alle sue attività di ricerca. Nel tentativo di contestualizzare la situazione è opportuno richiamare quanto successo con la liberalizzazione e la privatizzazione di Enel avvenuta nel 1999. Prima di questa data, Enel per statuto, era tenuta a mantenere viva l’attenzione nel mondo della ricerca nel settore elettrico e lo faceva direttamente attraverso i suoi numerosi centri di ricerca e istituti dedicati quali Cise, Cesi, Ismes e Conphoebus. Con la privatizzazione, il carattere della ricerca Enel è completamente cambiato e il principio ispiratore delle attività voleva e tuttora vuole che la ricerca sia uno strumento per aumentare la competitività aziendale in un sistema aperto alla concorrenza e alla internazionalizzazione. Con questo nuovo obiettivo, si decise di mantenere all’interno dell’Azienda solo i Centri di Ricerca di Pisa e Brindisi che si distinguevano per il carattere fortemente applicativo delle attività, orientate essenzialmente sui temi del miglioramento dell’efficienza e della riduzione dell’impatto ambientale delle centrali alimentate a combustibili fossili. Contemporaneamente i centri di ricerca dell’area milanese, il CISE – Centro Informazioni Studi e Esperienze, e l’ISMES – Istituto Sperimentale Modelli e Strutture, venivano concentrati nel CESI - Centro Elettrotecnico

Sperimentale Italiano, con la parte di ricerca più di base accorpata nell’ERSE - Enea Ricerca sul Sistema Elettrico, passato successivamente all’Enea. In buona sostanza la ricerca dell’Enel fu concentrata nei centri di eccellenza di Pisa e di Brindisi; il Cesi integrò le sue competenze con quelle degli altri centri di ricerca milanesi, ampliando le sue attività nell’ambito dei servizi e l’Erse, finanziato completamente dallo Stato, fu orientato alla ricerca di sistema. In questo quadro riferiremo solo dei brevetti della ricerca rimasta in Enel concentrata nei settori della generazione e delle tecnologie rivolte al miglioramento dell’impatto ambientale, e più recentemente nel campo delle energie rinnovabili, ovvero nei settori nei quali si può riscontrare una certa continuità organizzativa e concettuale tra la Ricerca Enel del passato e quella odierna. I temi più importanti affrontati dalla Ricerca Enel negli anni Ottanta e Novanta sono stati la diversificazione dei combustibili; l’efficienza dei sistemi di combustione; la riduzione degli inquinanti. Negli anni Ottanta la particolarità del sistema di generazione di Enel era quella di utilizzare grandi quantità di olio combustibile in un contesto che spingeva fortemente alla diversificazione per evidenti motivi di costo. L’industria internazionale del resto non spingeva verso l’ottimizzazione dei sistemi alimentati ad olio combustibile per cui Enel ha dovuto lavorare praticamente da sola e


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Conclusions Gennaro de Michele R&D Policies Manager

The evolution of inventions and patents at ENEL has been strongly conditioned by the company’s shifting research focus over time. To understand this, it is worth reviewing what has happened since ENEL was liberalized and privatized in 1999. Prior to this date, by statute ENEL was responsible for focusing on research in the electricity industry, which it did through a number of dedicated research facilities and institutes such as CISE, CESI, ISMES and CONPHOEBUS. Post-privatization, the nature of ENEL’s research changed completely. The underlying principle was and remains the idea that research should be a tool for enhancing the company’s competitiveness within a system open to competition and internationalization. In pursuit of this new objective, a decision was taken to retain only the Research Centres at Pisa and Brindisi in-house. Both of these facilities undertook very much application-based activities oriented essentially towards enhancing efficiency and reducing the environmental impact of power stations that burn fossil fuels. At the same time, the research facilities in and around Milan (CISE – Centro Informazioni Studi e Esperienze, and ISMES – Istituto Sperimentale Modelli e Strutture) were brought together under CESI – Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano, while more basic research was taken over by ERSE – Enea Ricerca sul Sistema

Elettrico, which itself was later transferred to Enea. Essentially, ENEL refocused its research on centres of excellence in Pisa and Brindisi; CESI contributed its skills to the other research centres in Milan and increased its scope of action to include services, while the wholly State-funded ERSE was reoriented toward systems research. For our current purposes, we are interested only in research patents retained by ENEL predominantly regarding generation, technology for improving environmental impact and, more recently, in the field of renewables. In all of these sectors, ENEL Research has retained a degree of organizational and conceptual continuity with the past. In the 80s and 90s, ENEL research focused on fuel type diversification, combustion system efficiency, and pollutant reduction. During the 80s, the defining characteristic of ENEL’s generation system was that it consumed large quantities of fuel oil at a time when, for obvious cost reasons, there was enormous pressure to diversify. Internationally, the industry was not working on fuel oil-fired system optimization. Consequently, ENEL more or less had to go it alone and use its own resources to develop processes and components that would enable the company to meet the significant restrictions introduced under polluting emissions legislation.

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con i suoi mezzi per sviluppare processi e componenti che potessero permetterle di fronteggiare le importanti restrizioni che erano state nel contempo imposte dalle normative nel campo delle emissione di inquinanti. Nel tentativo di diversificare i combustibili furono formulate le miscele olio-carbone e le miscele acqua-carbone. La Ricerca Enel in questo settore sviluppò specifici sistemi di combustione come l’atomizzatore Y-mix (brevettato) in grado di atomizzare fluidi particolarmente viscosi come appunto le miscele di carbone. Nello stesso periodo la Ricerca Enel, in collaborazione con l’Ansaldo, sviluppò il bruciatore TEA - Triflusso Enel Ansaldo (brevettato) che fu il primo bruciatore ecologico italiano premiato anche dal Ministero dell’Ambiente. Il TEA era in grado, infatti, impiegando una tecnica di combustione a stadi particolarmente evoluta, di ridurre del 50% le emissioni di ossidi di azoto; applicato a tutti gli impianti di Enel fu venduto da Ansaldo in tutto il mondo. L’esperienza maturata con il TEA fu sfruttata subito anche per lo sviluppo di un bruciatore lowNOx (ossido di azoto) a carbone il TEA-C (brevettato), un bruciatore d’avanguardia che fu impiegato con successo nelle centrali Enel a carbone di Brindisi, Monfalcone e Sulcis e in numerosi impianti negli Stati Uniti. Le grandi competenze di Enel nel campo della combustione sono testimoniate da centinaia di

pubblicazioni e altri brevetti che riguardano specifici componenti dei sistemi di generazione alimentati con combustibili fossili. Un salto in avanti fu effettuato con la tecnologia del reburning (seconda combustione) che applica a livello di caldaia i concetti di combustione a stadi sviluppati per i bruciatori. Furono sviluppate e brevettate le tecnologie del reburning oliocarbone (brevettato) in cui il combustibile liquido svolge la funzione di abbattitore degli ossidi di azoto. Il successo di questa tecnologia fu tale che Enel concedette una licenza d’uso alla Combustion Engineering, una società americana che deteneva una parte importante del mercato mondiale nei sistemi di generazione. Successivamente fu sviluppato il reburning carbone-carbone con il quale si riuscivano ad ottenere risultati brillanti (abbattimento degli ossidi di azoto del 70%) impiegando solo carbone. L’applicazione della tecnologia del reburning carbone-carbone fu effettuata con successo, e con un importante finanziamento dell’Unione Europea, alla centrale Enel di Vado Ligure, mentre un altro rivoluzionario sistema chiamato reburning rinforzato, che impiegava piccole quantità di ammoniaca e permetteva abbattimenti anche del 90% degli ossidi di azoto, brevettato non fu mai applicato agli impianti di potenza. Uno sforzo analogo fu fatto per il miglioramento dei precipitatori elettrostatici. Enel infatti, unica


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In an attempt to diversify fuel types, the company formulated oil/coal and water/coal mixtures. Ricerca Enel developed specific combustion systems in this sector, such as the (patented) Ymix atomizer, which is capable of atomizing highly viscous fluids such as coal-based mixtures. During the same period, in partnership with Ansaldo, Ricerca Enel developed the TEA burner (the patented Triflusso Enel Ansaldo burner). Not only was this the first Italian ecological burner, it won an award from the Italian Ministry of the Environment. The TEA burner used a highly advanced consequential burner technique to reduce nitrous oxide emissions by 50%. The technology was applied to all of ENEL’s power stations, and sold on around the world by Ansaldo. The expertise accumulated during development of TEA was immediately leveraged to develop a low-NOx coal burner (the patented TEA-C). This leading-edge burner was successfully adopted at ENEL’s coal power stations in Brindisi, Monfalcone and Sulcis, and at a number of power stations in the United States. ENEL’s great expertise in combustion is evident from hundreds of publications and a number of other patents for specific fossil fuel-powered electricity generating system components. Reburning technology has made it possible to take a major step forwards by applying consequential burning concepts developed for

burners at boiler level. Patented oil-carbon reburning technologies were developed in which liquid fuel also function as a nitrous oxide scrubber. So successful has this technology been that ENEL licensed it to Combustion Engineering, an American company with a significant share of the worldwide generating systems market. Subsequently, a coal-coal reburning technique was developed that achieved excellent results (nitrous oxides down by 70%) using coal alone. Coal-coal reburning technology has been successfully applied (with significant European Union funding) at ENEL’s Vado Ligure power station. Another revolutionary system, enhanced reburning, uses small quantities of ammonia to reduce nitrous oxide by as much as 90%; although the system is patented, it has never been applied to power generating plants. The company put a similar level of effort into improving electrostatic precipitators. ENEL is the only utility anywhere around the world to have equipped its fuel oil plants with electrostatic precipitators. These devices had to be optimized in-house by ENEL researchers, as no counterpart company could be found either in Italy or internationally with which to partner. Many patents have been registered in this field for electricity fuel systems, plate cleaning systems, and electrode geometry (patented). One particular problem that ENEL has tackled in this area is reducing particular high resistance coal

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utility al mondo, aveva equipaggiato i suoi impianti ad olio combustibile con precipitatori elettrostatici il cui funzionamento, non trovando anche in questo caso riscontri, neppure a livello internazionale, dovette essere ottimizzato dai ricercatori dell’Enel. Furono numerosi i brevetti in questo campo, essi riguardavano gli alimentatori elettrici, i sistemi di pulizia delle piastre, la geometria degli elettrodi (brevettati). Un problema che fu affrontato, sempre su questo componente, fu quello dell’abbattimento delle ceneri di carbone ad elevata resistività. Le ceneri del carbone infatti non sono tutte uguali e quelle provenienti da alcuni carboni erano difficili da abbattere proprio per l’elevata resistività. Volendo mantenere elevata l’efficienza dei precipitatori elettrostatici era necessario sviluppare sistemi che funzionassero adeguatamente indipendentemente dal tipo di carbone usato, ciò che avrebbe dato a Enel la possibilità di muoversi più liberamente nel mercato dei combustibili. Per risolvere questo problema fu studiato e brevettato uno speciale alimentatore a impulsi adatto anche per ceneri a elevata resistività che consentiva, fra l’altro, anche una notevole riduzione dei consumi energetici. Successivamente, con l’attenzione rivolta ai cicli combinati, il focus delle attività di ricerca si spostò sulla turbina a gas. Qui i problemi erano la consueta riduzione degli ossidi di azoto, campo

nel quale furono sviluppati e brevettati alcuni componenti e un bruciatore di piccola taglia (brevettato) e quello dell’instabilità di combustione, il cosiddetto humming. Quest’ultimo problema è di straordinaria importanza ed è caratteristica di una nuova filiera di bruciatori per turbine a gas, i cosiddetti sistemi dry low-NOx che per ridurre al minimo le emissioni di ossidi di azoto contano su un funzionamento al limite della stabilità; bastano quindi piccole variazioni nella composizione del gas o disturbi di pressione sulle linee, che il sistema di combustione diventa instabile con conseguenze drammatiche sulla macchina che, rompendosi, produce frammenti metallici che attraversano le palette della turbina rovinandole irrimediabilmente. I danni sono ingenti. La Ricerca Enel, studiò a fondo questi problemi e sviluppò il sistema TACE – Thermoacoustic Analysis Combustion Environment (brevettato) che, rilevando e analizzando segnali acustici e segnalando le anomalie rilevate agli operatori, consentiva loro di intervenire prima che il sistema andasse in instabilità. Successivamente il TACE è stato applicato, con successo, a tutti gli impianti a ciclo combinato dell’Enel. Sempre nel campo dei cicli combinati fu sviluppato e brevettato un nuovo tipo di scambiatore a piastre (brevettato) molto efficiente e compatto che però non trovò costruttori interessati a svilupparne l’applicazione.


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ash through scrubbing. Coal ash is not all alike. Some types of coal produce ash that is hard to remove because of its high degree of resistance. In order to keep the electrostatic precipitators running at high levels of efficiency, it was necessary to develop systems that worked regardless of the type of coal used, as this enabled ENEL to move more freely on the coal market. The company designed and patented a special pulse-based fuel supply system to work with highly resistant ash. As a side effect, the system also significantly reduced energy consumption levels. The focus of ENEL’s research subsequently shifted to combined cycle processes and, in consequence, gas turbines. Once again, the issue was to bring down nitrous oxides. A number of components and a reduced size (patented) burner were developed, along with a so-called humming combustion burner based on fuel instability. This particular approach proved to be extraordinarily important, as it became the basis for a whole new type of burner for gas turbines. Dry low-NOx systems minimize nitrous oxide emissions by working at the very edge of stability. All it takes is a tiny variation in the composition of the gas or pressure disturbances along the line for the combustion system to be thrown into instability. This has dramatic consequences on the machinery, which breaks up and sends metallic shards into the turbine

blades, ruining them forever and causing huge damage. Ricerca Enel spent a great deal of time researching these problems before it came up with the TACE system (Thermoacoustic Analysis Combustion Environment system, patented), which monitors and analyses acoustic signals and triggers an alarm if any anomalies are found, allowing personnel to intervene before the system becomes unstable. TACE was subsequently applied with success to all of ENEL’s combined cycle power plants. A compact new high-efficiency plate heat exchanger (patented) was developed but no manufacturers were found to develop an application. Much of Ricerca Enel’s research work into combustion and clean fumes has drawn upon new laser-based measurement and diagnostic systems. Lasers resolved what had been the intractable problem of making nonintrusive measurements within extremely high temperature, chemically aggressive environments. Lab work could draw upon instrumentation developed by researchers over many decades, but it was impossible to take measurements in combustion chambers dozens of metres wide. Turning need into the mother of invention, ENEL and CISE teamed up on the DIACO Project (DIAgnostica di COmbustione) to develop a series of ad hoc instruments.

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Molte attività della Ricerca Enel sulla combustione e sulla pulizia dei fumi si sono avvantaggiate di nuovi sistemi di misura e diagnostica basati sull’impiego del laser. Il laser infatti consente di fare ciò che prima era impossibile: effettuare misure non intrusive in ambienti ad altissima temperatura e chimicamente aggressivi. Mentre infatti le ricerche a livello di laboratorio si potevano avvantaggiare di strumentazione esistente sviluppata dai ricercatori in decine di anni, le misure da effettuare in camere di combustione larghe decine di metri erano impossibili. Facendo di necessità virtù Enel, in collaborazione con Cise, lanciò il progetto DIACO (DIAgnostica di COmbustione) e sviluppò una serie di strumenti ad hoc. Le attività di diagnostica non riguardarono solamente la strumentazione speciale ma anche la strumentazione per migliorare l’esercizio degli impianti. Il più importante di questi strumenti è stato il MITER – Misuratore di Incombusti in TEmpo Reale (brevettato), uno strumento che basandosi sulla proprietà delle ceneri del carbone di assorbire/diffrangere microonde in specifici campi di frequenza, consente di misurare istantaneamente il contenuto di incombusti, una misura che fatta normalmente richiede invece molte ore e un laboratorio chimico attrezzato. Conoscere in tempo reale gli incombusti è molto importante perché si può capire subito se la combustione è ottimizzata e intervenire

rapidamente per migliorarla aumentando contemporaneamente l’efficienza degli impianti e la qualità delle ceneri che, se a basso contenuto di incombusti, possono essere impiegate nella produzione di cemento e calcestruzzo. Il Miter vinse il prestigioso premio Philip Morris per la ricerca e fu industrializzato e installato su tutti gli impianti di Enel a carbone. Uno strumento simile, basato su effetti elettrodinamici, fu sviluppato per la misura in linea della resistività delle ceneri, brevettato e realizzato in pochi esemplari non ebbe la stessa fortuna. L’attività di Enel sulla diagnostica ha avuto rilevanti ricadute anche in altri campi, in particolare in quello della diagnostica medica. La necessità di analizzare segnali complessi provenienti dai misuratori sviluppati ha consentito a Enel di acquisire tecniche e metodologie applicabili anche ai segnali biologici che per loro natura sono anch’essi complessi e non stazionari. Le problematiche affrontate con i Dipartimenti di Neurologia e Pneumologia dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa hanno riguardato l’esame dei segnali elettromiografici provenienti dagli arti in movimento e il suono polmonare. Nel primo caso è stata realizzata una strumentazione denominata WAES – Wavelet Analysis Electromyographic Signals (brevettato) in grado di valutare quantitativamente il livello di gravità del morbo di Parkinson e, in maniera più rapida e precisa,


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Diagnostics, however, goes beyond specialist instrumentation to include instrumentation that helps improve the way in which power stations work. MITER – Misuratore di Incombusti in TEmpo Reale (patented) is the most important of these instruments. Using the properties of coal ash to absorb/diffract microwaves at specific frequencies, MITER provides an instant measurement of unburned fuel content. Previously, this kind of measurement had taken many hours and required a specially-equipped laboratory. Real time information on unburnt fuel is very important as it makes it possible to know whether burning is optimized or not. Immediate action can be taken to improve combustion, improving power station efficiency and the quality of ash, which can then be used in the manufacture of cement and concrete, provided that it contains sufficiently low levels of unburnt fuel. MITER won the prestigious Philip Morris prize for research, and was industrially manufactured for installation on all of ENEL’s coal-fired power stations. A similar instrument relying on electrodynamics effects was developed for online ash resistivity measurement. Although it was patented and manufactured in a limited run, it did not meet with the same level of success. ENEL’s diagnostics research has had significant repercussions in other fields too, most notably medical diagnostics. The need to analyse complex

signals inputted by its measuring devices prompted ENEL to acquire techniques and methodologies that are also applicable to biological signals which, by their very nature, are complex and non-static. ENEL has worked with the Department of Neurology and Numerology at the Santa Chiara Hospital in Pisa to examine electromyographic signals from moving limbs, and the sound of lungs. In this first area, a special instrument dubbed WAES – Wavelet Analysis Electromyographic Signals (patented) was developed to quantitatively measure the seriousness of Parkinson’s disease and, more quickly and more accurately than before, monitor the effectiveness of treatment deployed by doctors. ELSA – Energy Lung Sound Analysis (patented) is another measuring device that analyses the sound produced by breathing, rapidly and accurately diagnosing lung status. This non-intrusive analysis uses a microphone placed on the patient’s windpipe, and is suitable for non-collaborative patients such as elderly people, the disabled and children. ELSA was developed industrially thanks to support from Enel Cuore Onlus. The technology is currently undergoing certification at specialist facilities in Italy and the United States. In addition to diagnostics, the development of innovative practices and components has benefited from a significant amount of mathematical modelling. ENEL’s researchers have

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l’efficacia delle terapie messe in campo dai medici. Il secondo apparato denominato ELSA – Energy Lung Sound Analysis (brevettato) è uno strumento che, analizzando il suono prodotto dal respiro, consente di fare diagnosi rapide e precise sullo stato dei polmoni; l’analisi non è intrusiva e si basa sull’impiego di un microfono appoggiato sulla trachea dei pazienti ed è risultata adatta per soggetti non collaborativi come anziani, disabili e bambini. ELSA è stato sviluppato industrialmente con il supporto di Enel Cuore Onlus ed è in fase di certificazione presso centri specializzati in Italia e negli Stati Uniti. Oltre che delle attività di diagnostica, lo sviluppo di processi e componenti innovativi si è avvalso di un’intensa attività di modellistica matematica. Qui i ricercatori di Enel hanno sviluppato nuovi codici proprietari e algoritmi speciali brevettando quelli più promettenti come IPSE – Industrial Process Simulation Environment in grado di valutare la forma del campo di moto all’uscita dei bruciatori e SCAP – Segmentation of Combustor Annular Plenum un codice in grado di simulare processi di instabilità di combustione in geometrie complesse quali le camere di combustione dei turbogas dry low-NOx. E veniamo agli ultimi brevetti, quelli relativi allo sviluppo delle energie rinnovabili e in particolare del solare. In questo ambito la Ricerca Enel, al momento, è titolare di due brevetti: il primo è

relativo al Diamante (brevettato), una centrale fotovoltaica innovativa che impiega idrogeno per l’accumulo energetico e ha una forma architettonica geodetica particolare, e molto gradevole, che la rende un unicum in grado di essere installato in qualsiasi contesto, in particolare in quelli paesaggisticamente e architettonicamente delicati. Il Diamante ha ricevuto un premio speciale di Legambiente. Un primo impianto è stato installato nel Parco Mediceo di Pratolino, a Firenze, ed è in fase di valutazione una seconda installazione a Valle Giulia a Roma. Il secondo brevetto, sviluppato in collaborazione con la Società Magaldi di Salerno, riguarda una centrale solare a concentrazione, di nuova generazione, basata sull’accumulo termico in matrici solide e la creazione di un sistema multi torre, che dovrebbe consentire una drastica riduzione dei costi e un miglioramento dell’efficienza di questa importante filiera. Si tratta solo dei primi ma importanti passi in un campo, quello delle rinnovabili, che nonostante le difficoltà appare ancora fertile e suscettibile di miglioramenti tecnologici tali che, abbassando i costi, ne favoriscano la penetrazione.


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developed new proprietary codes and special algorithms, the most promising of which have been patented. One such example is the IPSE – Industrial Process Simulation Environment, which can be used to assess the shape of a motion field exiting burners, and SCAP - the Segmentation of Combustor Annular Plenum, which is a code capable of simulating fuel instability processes under complex geometries such as the combustion chambers of dry low-NOx gas turbines. We now move on to the last set of patents, regarding the development of renewable energies, particularly solar energy. Here, Ricerca Enel currently holds two patents. The first is Diamante (patented), a groundbreaking photovoltaic power station that uses hydrogen to store energy and has a special, attractive geodesic architectural design that makes it a unique candidate for installation in any context – particularly important in situations where special landscapes or architecture are involved. The Diamante won a special award from the Legambiente environmental organization. A first Diamante system has already been installed at the Parco Mediceo di Pratolino, in Florence. An assessment is currently being carried out on a follow-up installation at Valle Giulia in Rome. The second patent was developed in partnership with the Magaldi company of Salerno and is for a next-generation concentrated solar power plant

that uses solid matrix thermal storage and a multi-tower system that should drastically reduce costs and improve the efficiency of this important technology. These are ENEL’s first, important, steps in the field of renewable energy, which despite difficulties still offers plenty of scope for technological improvements to bring down costs and foster take-up.

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Note/Notes Giovanni Polvani, Luce, in Enciclopedia italiana, vol. XXI, pp. 566574. 2 Per questa sintesi molto sommaria gli autori si sono avvalsi delle pregevoli note di M.G. Ianniello in Cento anni di Radio, Venezia, Marsilio, 1995, pp. 85-96. 3 Sui rapporti di Maxwell con l’Italia si è fatto riferimento ad A.P. Morando, James Clerk Maxwell e la cultura italiana, in Storia della tecnica elettrica, a cura di V. Cantoni e A. Silvestri, Cisalpino, Milano 2009, pp. 25-54, dal quale sono tratte anche altre notizie relative a ricercatori italiani del periodo. 4 Su Bonelli si fa riferimento al lavoro di V. Marchis, Brevetti e innovazioni “elettriche”: il “caso” Bonelli, in Storia della tecnica elettrica, cit., pp. 55-73. 5 Il bollettino, la cui testata esatta è “Descrizione della Macchine e dei procedimenti per cui vennero accordati attestati di privativa in conformità delle leggi 12 marzo 1855 e 30 ottobre 1859 pubblicate d’ordine del signor Ministro”, fu dapprima pubblicato a cura del Ministero delle Finanze; nel 1860 la redazione e la pubblicazione del bollettino passarono al Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, da poco istituito. 6 Per le notizie offerte in questo paragrafo il riferimento è ad A. Guerraggio e P. Nastasi, L’Italia degli scienziati, Bruno Mondadori, Milano 2010, cap. 3, da cui è anche tratta questa citazione testuale. Ringraziamo i due autori per averci autorizzato ad utilizzare il loro lavoro mentre era ancora in corso di stampa. 7 Per un’accurata biografia di Meucci, si può vedere B. Catania, Antonio Meucci. L’inventore e il suo tempo, 2 voll., SEAT, Roma, 1994 e 1996. 8 Cfr. A. Antinori, Le telecomunicazioni italiane 1861-1961, Roma, Istituto Superiore PT, 1962 (rist. dalle Edizioni dell’Ateneo, Roma, 1963), pp. 15-17; G. Arcuri, Il Ministero delle poste e telegrafi: l’istituzione, in Le riforme crispine, vol. I, L’amministrazione statale, Milano, Giuffrè, 1990 (Archivio ISAP, nuova serie, n. 6), pp. 487517, p. 504; B. Bottiglieri, STET. Strategie e struttura delle telecomunicazioni, Milano, Franco Angeli, 1987, p. 26. 9 Sulla figura di Pacinotti si può vedere G. Grassi, Antonio Pacinotti. Commemorazione, “Il Nuovo Cimento”; i due volumi a cura del Comitato Nazionale Onoranze ad A. Pacinotti, Antonio Pacinotti. La vita e l’opera. Scritti, disegni e discorsi di Antonio Pacinotti, documenti e notizie relativi alla sua vita e alla sua opera (Raccolta compilata, ordinata e corredata di note per cura del Prof. Giovanni Polvani. Prefazione di Guglielmo Marconi), 2 voll., Lischi, Pisa, 1934 e infine il bel video di Stefano Nannipieri, Antonio Pacinotti e il secolo dell’elettricità, prodotto dall’associazione “La Limonaia” di Pisa. 10 Roma, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Industria Commercio e Artigianato, Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (d’ora in avanti: ACS, MICA, UIBM), Serie invenzioni, fasc. 17296 11 ACS, MICA, UIBM, Serie invenzioni, fasc. 50770 12 Sulla partecipazione italiana all’Esposizione parigina del 1881 si 1

Giovanni Polvani, Luce, in Enciclopedia italiana, vol. XXI, pp. 566-574. 2 For this brief summary the authors have drawn on M. G. Ianniello’s excellent notes in Cento anni di Radio, Venice, Marsilio, 1995, pp. 85-96. 3 For Maxwell’s relationship with Italy, we have referred to A. P. Morando, James Clerk Maxwell e la cultura italiana, in Storia della tecnica elettrica, edited by V. Cantoni and A. Silvestri, Cisalpino, Milan 2009, pp. 25-54, from which other information on Italian researchers during this period has been taken. 4 For Bonelli, please see V. Marchis’s book Brevetti e innovazioni “elettriche”: il “caso” Bonelli, in Storia della tecnica elettrica, op. cit., pp. 55-73. 5 This bulletin, whose exact title was “Descrizione della Macchine e dei procedimenti per cui vennero accordati attestati di privativa in conformità delle leggi 12 marzo 1855 e 30 ottobre 1859 pubblicate d’ordine del signor Ministro”, was initially published by the Ministry of Finance. In 1860, responsibility for drafting and publishing the bulletin was taken over by the recentlyestablished Ministry of Agriculture, Industry and Commerce. 6 Information in this section has been extracted from A. Guerraggio and P. Nastasi, L’Italia degli scenziati, Bruno Mondadori, Milan 2010, going to press, chap. 3, from which this direct quote has also been taken. We would like to thank the two authors for authorizing us to use their work prior to its publication. 7 B. Catania’s Antonio Meucci. L’inventore e il suo tempo, 2 vols., SEAT, Rome, 1994 and 1996 is a is a exhaustive biography of Meucci. 8 See A. Antinori, Le telecomunicazioni italiane 1861-1961, Rome, Istituto Superiore PT, 1962 (rist. dalle Edizioni dell’Ateneo, Rome, 1963), pp. 15-17; G. Arcuri, Il Ministero delle poste e telegrafi: l’istituzione, in Le riforme crispine, vol. I, L’amministrazione statale, Milan, Giuffrè, 1990 (Archivio ISAP, nuova serie, n. 6), pp. 487-517, p. 504; B. Bottiglieri, STET. Strategie e struttura delle telecomunicazioni, Milan, Franco Angeli, 1987, p. 26 and notes. 9 For more on Pacinotti, see G. Grassi, “Antonio Pacinotti. Commemorazione”, Il Nuovo Cimento; the two volumes edited by the Comitato Nazionale Onoranze on A. Pacinotti, “Antonio Pacinotti. La vita e l’opera. Scritti, disegni e discorsi di Antonio Pacinotti, documenti e notizie relativi alla sua vita e alla sua opera” (Anthology compiled, collated and annotated by Prof. Giovanni Polvani. Foreword by Guglielmo Marconi), 2 vols., Lischi, Pisa, 1934, and to conclude, Stefano Nannipieri’s excellent video, Antonio Pacinotti e il secolo dell’elettricità, produced by the “La Limonaia” Association, Pisa. 10 Rome, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Industria Commercio e Artigianato, Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (hereinafter: ACS, MICA and UIBM), Serie invenzioni, file no. 17296 1

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fa riferimento alle pagine iniziali dei contributi di R. Maiocchi, La ricerca in campo elettrotecnico, e C.G. Lacaita, Politecnici, ingegneri e industria elettrica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, Laterza, Roma-Bari, 1992-1994, vol. 1, pp. 155-199 e 603-644. Le parole citate in parentesi sono di Lacaita. 13 Galileo Ferraris nasce nel 1847 a Livorno Vercellese (oggi in suo onore chiamata Livorno Ferraris) dove il padre gestisce la farmacia. Orfano di madre, al liceo e all’università è studente brillante e precoce, e nel 1869 si laurea in Ingegneria civile presso la Scuola di Applicazione per gli Ingegneri dell’Università di Torino, con una tesi sulla trasmissione a distanza dell’energia. Trascorsi pochi mesi, Giovanni Codazza, docente di Fisica industriale e direttore del Museo industriale di Torino, gli offre un posto di assistente. La sua carriera successiva è veloce e brillante: divenuto professore straordinario alla morte di Codazza, a 32 anni, nel 1879, è nominato ordinario “per chiara fama”. La sua attività didattica e di ricerca è particolarmente intensa né meno intensa si rivela la sua presenza nella vita civile torinese, cui partecipa anche come assessore comunale occupandosi delle innovazioni tecnologiche. Già a quest’epoca, e dunque prima dei risultati che lo renderanno una personalità di punta a livello internazionale, il suo prestigio nell’ambito della ricerca elettrotecnica italiana è tale da farne il consulente di riferimento per il ministro di Agricoltura, Industria e Commercio (il torinese Domenico Berti) nell’Esposizione del 1881. Su di lui cfr. G. Mengarini, In memoria di Galileo Ferraris, in “Il Nuovo Cimento”, 1897, nonché il capitolo a lui dedicato da L. Firpo in Gente di Piemonte, Mursia, Milano 1983, e soprattutto il lavoro di R. Gobbo L’archivio di Galileo Ferraris, in “Rassegna degli Archivi di Stato”, 2005, che oltre alla descrizione dell’archivio Ferraris presso il Politecnico di Milano contiene una bibliografia aggiornata degli scritti di e su Ferraris. Per le notizie su di lui e sul suo lavoro si è fatto inoltre riferimento anche ad A. Guerraggio e P. Nastasi, L’Italia degli scienziati, cit., cap. 3. 14 Sul tema del trasporto pubblico si fa riferimento ad A. Giuntini, I trasporti e il paradigma elettrico dalle prime esperienze ottocentesche all’introduzione dell’alta velocità, in Storia della tecnica elettrica, cit., pp. 137-167. 15 Per le notizie che seguono sul lavoro di Ferraris si è fatto riferimento anche ad A. Guerraggio e P. Nastasi, L’Italia degli scienziati, cit., cap. 3, da cui sono anche tratte alcune citazioni testuali. 16 G. Ferraris, Ricerche sperimentali e teoriche sul generatore secondario di Gaulard e Gibbs, in Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino, vol. XXXVII (11 gennaio 1885). Il lavoro fu poi ripubblicato lo stesso anno su “Il Nuovo Cimento”. 17 Cruto era nato anche lui nel 1847, a Piossasco, vicino Torino. Per le notizie che lo riguardano abbiamo fatto riferimento, ancora una volta, ad A. Guerraggio e P. Nastasi, L’Italia degli scienziati, cit., cap. 3. 18 Si è fatto riferimento, su questo tema, a: A. Silvestri, La nascita degli insegnamenti elettrici nelle università italiane, in Storia della

ACS, MICA, UIBM, Serie invenzioni, file no. 50770 For more on Italy’s participation in the 1881 Paris Expo, see the opening pages of R. Maiocchi’s piece, La ricerca in campo elettrotecnico, and C.G. Lacaita, Politecnici, ingegneri e industria elettrica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, Laterza, Rome-Bari, 1992-1994, vol. 1, pp. 155-199 and 603-644. The words between quotation marks are from Lacaita. 13 Galileo Ferraris was born in 1847 at Livorno Vercellese (since renamed Livorno Ferraris in his honour), where his father ran the pharmacy. Ferraris grew up motherless. He was a brilliant and precocious student at high school and university. In 1869, he graduated in Civil Engineering from the University of Turin’s Applied School for Engineers, with a dissertation on longdistance power transmission. A few months later, industrial physics lecturer and Director of the Turin Industrial Museum Giovanni Codazza hired him as his assistant. Ferraris’ career was, thereafter, both rapid and successful. At 32 years of age, he became a full professor following Codazza’s death in 1879; he achieved tenure “for evident preeminence” soon afterwards. Alongside his busy teaching and research career, Ferraris was also a leading figure in Turin civil life, where he served as a town councillor for technological innovation. Even before he achieved the results that would make him internationally famous, Ferraris was sufficiently well-regarded in the Italian electric engineering research community to be chosen as lead consultant by the Minister for Agriculture, Industry and Commerce (Domenico Berti of Turin) for the 1881 Expo. For more information, cfr. G. Mengarini, In memoria di Galileo Ferraris, in “Il Nuovo Cimento”, 1897, and the chapter on Ferraris by L. Firpo in Gente di Piemonte, Mursia, Milan 1983; particularly, R. Gobbo’s work L’archivio di Galileo Ferraris, in “Rassegna degli Archivi di Stato”, 2005, which, as well as a description of the Ferraris Archive held by the Polytechnic of Milan, contains an updated bibliography on works by and on Ferraris. We have also drawn on A. Guerraggio and P. Nastasi, L’Italia degli scienziati, op. cit., chap. 3, for information on Ferraris and his work. 14 For more information on public transport, please see A. Giuntini, I trasporti and il paradigma elettrico dalle prime esperienze ottocentesche all’introduzione dell’alta velocità, in Storia della tecnica elettrica, op. cit., pp. 137-167. 15 We have extracted the following information on Ferraris’ work in part from A. Guerraggio and P. Nastasi, L’Italia degli scienziati, op. cit., chap. 3, from which some of these quotes have been taken. 16 G. Ferraris, Ricerche sperimentali and teoriche sul generatore secondario di Gaulard and Gibbs, in “Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino”, vol. XXXVII (11 January 1885). This work was republished that same year in “Il Nuovo Cimento”. 17 Cruto was also born in 1847 at Piossasco, near Turin. Once 11 12


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tecnica elettrica, cit., pp. 77-99; ai già citati R. Maiocchi, La ricerca in campo elettrotecnico, e C.G. Lacaita, Politecnici, ingegneri e industria elettrica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 1; e a M. Silvestri, Gli sviluppi tecnologici, in Storia dell’industria elettrica in Italia, cit., vol. 3, pp. 189-245. 19 La legge Casati del 1859 aveva istituito le Scuole di applicazione per ingegneri, organizzativamente autonome dalle Facoltà di Scienze, ma ad esse collegate in quanto gli allievi per essere ammessi dovevano aver superato il primo biennio presso tali facoltà. Il programma di studio delle Scuole era poi articolato in tre anni e suddiviso secondo diversi indirizzi, dall’ingegneria civile alla meccanica, ecc. Tra il 1859 e il 1877 furono istituite ben sette Scuole in tutta la penisola, a Torino, Milano, Palermo, Napoli, Roma, Padova e Bologna. Le Scuole di Applicazione dipendevano dal Ministero dell’Istruzione Pubblica, mentre il Museo Industriale di Torino, l’Istituto Tecnico Superiore di Milano (oggi Politecnico) e altre istituzioni di formazione tecnologica di livello universitario (come le Scuole Superiori di Agricoltura di Milano e di Portici, la Scuola Superiore Navale di Genova, le Scuole Superiori di Commercio di Venezia e di Bari), dipendevano dal Ministero di Agricoltura Industria e Commercio. Questo Ministero gestiva un sistema formativo che comprendeva tutti i livelli di istruzione, tra cui anche quello secondario superiore, formato dagli Istituti Tecnici, presenti in ogni capoluogo di provincia e trasformati in Licei Scientifici dalla Riforma Gentile, che ricondusse tutto il sistema alle dipendenze del Ministero dell’Istruzione, poi dell’Educazione Nazionale. In questo contesto le Scuole di Applicazione e le Scuole Superiori universitarie si trasformeranno in Politecnici o in Facoltà di Ingegneria, di Economia e Commercio, e di Agraria. 20 Il Regio Politecnico di Torino nasce come istituzione nel 1906, in seguito alla proposta formulata da un’apposita commissione di studio nominata da Giolitti e composta da Stanislao Cannizzaro, Enrico D’Ovidio e Vito Volterra; esso riunisce in un’unica istituzione la Scuola di Applicazione per gli Ingegneri, istituita dalla legge Casati nel 1859, e il Museo Industriale, nato sotto l’egida del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio nel 1862. 21 Citati da M. Doria e P. Hertner, L’industria elettrotecnica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, cit., vol. 1, pp. 571-602, alla p. 583. Anche sullo sviluppo delle industrie produttrici di materiali elettrici si è fatto inoltre riferimento a l lavoro già citato di G.C. Lacaita, Politecnici, ingegneri e industria elettrica. 22 I dati sono riportati da R. Maiocchi, La ricerca in campo elettrotecnico, cit., pp. 179-180. 23 Per la storia del settore elettrotecnico-elettromeccanico dell’Ansaldo fino al 1945 si è fatto riferimento ai seguenti contributi pubblicati nei voll. 4-6 della Storia dell’Ansaldo, Laterza, RomaBari 1997-1999: C. Binel, Il programma siderurgico valdostano, vol. 4, pp. 91-109; A. Guagnini, Gli ingegneri e la tecnologia dell’Ansaldo, vol. 4, pp. 165-189; F. Conti, Gli stabilimenti elettrotecnici, vol. 5,

again, we have drawn on the work by A. Guerraggio and P. Nastasi, L’Italia degli scienziati, op. cit., chap. 3, for information about his life. 18 The following sources were consulted on this topic: A. Silvestri, La nascita degli insegnamenti elettrici nelle università italiane, in Storia della tecnica elettrica, op. cit., pp. 77-99; and the previously noted R. Maiocchi, La ricerca in campo elettrotecnico, and C. G. Lacaita, Politecnici, ingegneri and industria elettrica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 1; and M. Silvestri, Gli sviluppi tecnologici, in Storia dell’industria elettrica in Italia, op. cit., vol. 3, pp. 189-245. 19 The 1859 Casati Law established Applied Schools for Engineers, which were organizationally independent from Science Faculties, but associated in as much as in order to enroll at these Schools, students had to attend the first two years of Science Faculty courses. School study programs lasted three years, and were subdivided into different majors, ranging from civil engineering to mechanics etc. From 1859 to 1877, seven of these Schools were established up and down Italy: in Turin, Milan, Palermo, Naples, Rome, Padua and Bologna. These Applied Schools were administered by the Ministry of Public Education, whereas the Turin Industrial Museum, the Advanced Technical Institute of Milan (now the Polytechnic) and other university-level technology education institutes (such as the Advanced Schools of Agriculture in Milan and at Portici, the School of Advanced Naval Studies in Genoa, and the Advanced Schools of Commerce in Venice and Bari) were administered by the Ministry of Agriculture, Industry and Commerce. This Ministry was in charge of an educational system that spanned all levels of education, including upper secondary level, and consisted of Technical Institutes in each provincial capital. As part of the Gentile Reform, which brought the entire system under the governance of the Ministry of Education, and later the National Education System, these institutes were converted into Scientific High Schools. As part of this process, the Applied Schools and Advanced University Schools were converted into Faculties of Engineering, Business and Agrarian Studies. 20 The Royal Polytechnic of Turin was founded in 1906, on the recommendation of an ad hoc study commission appointed by Giolitti, on which sat Stanislao Cannizzaro, Enrico D’Ovidio and Vito Volterra. The new institution brought together the Applied School for Engineers, which had been established under the 1859 Casati Law, and the Industrial Museum, founded by the Ministry of Agriculture, Industry and Commerce in 1862. 21 Cited by M. Doria and P. Hertner, L’industria elettrotecnica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, op. cit., vol. 1, pp. 571602, on p. 583. Information on the development of electric material industrial manufacturers was sourced from the previously cited work by G.C. Lacaita, Politecnici, ingegneri e industria elettrica.

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pp. 99-115; R. Giannetti, L’Elettromeccanico Ansaldo: tra cartelli e autarchia, vol. 6, pp. 113-130. Sulla presenza di Ansaldo nella SAE, cfr. A. Cerri, Gli sviluppi della trasmissione dell’energia elettrica, in Storia della tecnica elettrica, cit., pp. 239-273. 24 A lui si deve anche il recupero delle navi romane del Lago di Nemi e la costruzione del Museo che le conserva, donde il predicato nobiliare conferitogli negli anni Venti. 25 Per la storia dell’elettrificazione ferroviaria si è fatto riferimento ad A. Giuntini, I trasporti e il paradigma elettrico, cit.; sul ruolo dell’Ansaldo cfr. F. Conti, Gli stabilimenti elettrotecnici, cit., in particolare alle pp. 101-106. 26 Il Consiglio d’Amministrazione della CGE è formato da Orso Mario Corbino (presidente), Edward Balwin e Filippo Penna Varia (vicepresidenti), Renzo Norsa, Francesco Ampt, Giorgio Eveleth, Clark Minor, Filippo Tajani. 27 R. Catani, Il secolo delle leghe leggere e dell’elettricità, estratto dalla “Rassegna Nazionale”, marzo 1932. 28 Per i temi affrontati in questo paragrafo si è fatto riferimento a: A. Giuntini, I trasporti e il paradigma elettrico, cit.; L. Paris, Mezzo secolo di ricerca industriale in Italia nel settore dei sistemi elettrici per l’energia, in Storia della tecnica elettrica, cit., pp. 347-369; B. Curli, L’impiantistica e le costruzioni meccaniche, in Storia dell’Ansaldo, cit., vol. 7, pp. 83-110; L. De Paoli, Programmi di investimento e novità tecniche, in Storia dell’industria elettrica, cit., vol. 4, alle pp. 223-224; M. Vasta, Il cambiamento tecnologico nel macchinario elettrico di grande potenza, ivi, pp. 363-382; G. Petrillo, Il trionfo dell’elettricità nella vita civile, ivi, pp. 453-480. 29 Per i temi affrontati in questo paragrafo si è fatto riferimento a: A. Cerri, Gli sviluppi della trasmissione dell’energia elettrica, cit.; L. Paris, Mezzo secolo di ricerca industriale in Italia, cit.; A. Quagli, La struttura e la strategia dell’impresa, in Storia dell’Ansaldo, cit., vol. 8, pp. 19-78; R. Giannetti, Il meccanico e l’elettromeccanico, ivi, pp. 79-107; B. Curli, Il nucleare, ivi, pp. 109-142; G. De Rita, I consumi di energia elettrica in Italia, in Storia dell’industria elettrica, cit., vol. 5, pp. 411-476; A. Galbani, L. Paris, A. Silvestri, La ricerca nel settore elettrico, ivi, pp. 477-519.

This information was sourced from R. Maiocchi, La ricerca in campo elettrotecnico, op. cit., pp. 179-180. 23 Information on the history of Ansaldo’s electrical engineering/electromechanical operations comes from the following articles published in vols. 4-6 of the Storia dell’Ansaldo, Laterza, Rome-Bari 1997-1999: C. Binel, Il programma siderurgico valdostano, vol. 4, pp. 91-109; A. Guagnini, Gli ingegneri and la tecnologia dell’Ansaldo, vol. 4, pp. 165-189; F. Conti, Gli stabilimenti elettrotecnici, vol. 5, pp. 99-115; R. Giannetti, L’Elettromeccanico Ansaldo: tra cartelli and autarchia, vol. 6, pp. 113-130. For more information on Ansaldo’s participation in SAE, cfr. A. Cerri, Gli sviluppi della trasmissione dell’energia elettrica, in Storia della tecnica elettrica, op. cit., pp. 239-273. 24 He was also involved in retrieving the Ancient Roman ships from Lake Nemi, and building the museum where they are housed, hence the noble title he was awarded in the Twenties. 25 Information on the history of railway electrification comes from A. Giuntini, I trasporti and il paradigma elettrico, op. cit.; for more information on Ansaldo’s role, cfr. F. Conti, Gli stabilimenti elettrotecnici, op. cit., especially pp. 101-106. 26 CGE Board members: Orso Mario Corbino (Chairman), Edward Balwin and Filippo Penna Varia (Deputy Chairmen), Renzo Norsa, Francesco Ampt, Giorgio Eveleth, Clark Minor, and Filippo Tajani. 27 R. Catani, Il secolo delle leghe leggere and dell’elettricità, taken from “Rassegna Nazionale”, March 1932. 28 Information on the issues covered in this section has been sourced from: A. Giuntini, I trasporti and il paradigma elettrico, op. cit.; L. Paris, Mezzo secolo di ricerca industriale in Italia nel settore dei sistemi elettrici per l’energia, in Storia della tecnica elettrica, op. cit., pp. 347-369; B. Curli, L’impiantistica and le costruzioni meccaniche, in Storia dell’Ansaldo, op. cit., vol. 7, pp. 83-110; L. De Paoli, Programmi di investimento and novità tecniche, in Storia dell’industria elettrica, op. cit., vol. 4, on pp. 223-224; M. Vasta, Il cambiamento tecnologico nel macchinario elettrico di grande potenza, ibid., pp. 363-382; and G. Petrillo, Il trionfo dell’elettricità nella vita civile, ibid., pp. 453-480. 29 Information on the issues covered in this section has been sourced from: A. Cerri, Gli sviluppi della trasmissione dell’energia elettrica, op. cit.; L. Paris, Mezzo secolo di ricerca industriale in Italia, op. cit.; A. Quagli, La struttura e la strategia dell’impresa, in Storia dell’Ansaldo, op. cit., vol. 8, pp. 19-78; R. Giannetti, Il meccanico and l’elettromeccanico, ibid., pp. 79107; B. Curli, Il nucleare, ibid., pp. 109-142; G. De Rita, I consumi di energia elettrica in Italia, in Storia dell’industria elettrica, op. cit., vol. 5, pp. 411-476; and A. Galbani, L. Paris, A. Silvestri, La ricerca nel settore elettrico, ibid., pp. 477-519. 22


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Giovanni Paoloni Giovanni Paoloni, docente di Archivistica generale presso la Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari dell’Università di Roma “La Sapienza”, si occupa degli archivi e delle vicende storiche delle imprese e delle istituzioni di ricerca scientifica in Italia, dall’Unità al secondo dopoguerra. Tra le sue pubblicazioni: Energia, ambiente, innovazione. Dal Cnrn all’Enea (Laterza, Roma-Bari 1992), Per una storia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (2 volumi, con R. Simili, Laterza, Roma-Bari 2001); L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia di una comunità di ricerca (con G. Battimelli e M. De Maria, Laterza, Roma-Bari 2002). Giovanni Paoloni is a Professor of General Archival Science at the University of Rome “La Sapienza” Special School for Archivists and Librarians. He specializes in the archives and corporate histories of Italian enterprises and scientific research institutes from Italian Unity to after the Second World War. His publications include: Energia, ambiente, innovazione. Dal Cnrn all’Enea (Laterza, Rome-Bari, 1992), Per una storia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (2 volumes, with R. Simili, Laterza, Rome-Bari 2001), and L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia di una comunità di ricerca (with G. Battimelli and M. De Maria, Laterza, Rome-Bari 2002).

Margherita Martelli Margherita Martelli è archivista di Stato e ricercatrice storica presso l’Archivio Centrale dello Stato, dove si è occupata degli archivi di importanti personalità della politica e della cultura tra cui Carlo Levi, Giuseppe Emanuele Modigliani, Rodolfo Graziani, Vincenzo Torraca, Ugo La Malfa. Cura inoltre gli archivi di alcuni ministeri economici e di enti attivi nel campo della ricerca scientifica: tra questi Ministero dell’Industria, Scambi e Valute, Commercio Estero, IRI e CNR. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia contemporanea e ha svolto attività di ricerca sulla storia dell’emigrazione, nonché sulla storia dell’industria e delle istituzioni di ricerca scientifica italiane. Ha curato, con Maria Procino, Enrico Cuccia in AOI, FrancoAngeli 2007. Margherita Martelli is a government archivist and a scholar at the Archivio Centrale dello Stato, where she has been in charge of the archives of important political and cultural figures, including Carlo Levi, Giuseppe Emanuele Modigliani, Rodolfo Graziani, Vincenzo Torraca, and Ugo La Malfa. She is also responsible for the archives of several economic ministries and organizations active in the field of scientific research, including former ministries (Ministero dell’Industria, Ministero per gli Scambi e le Valute, Minstero del Commercio con l”Estero), the IRI, and the CNR. She has a doctorate in Contemporary History and has done research on the history of emigration, as well as on the history of industry and institutions dedicated to scientific research in Italy. She is the co-editor, with Maria Procino, of Enrico Cuccia in AOI, FrancoAngeli 2007.


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Testo di Written by Giovanni Paoloni, Margherita Martelli Progetto grafico, coordinamento editoriale, impaginazione Design, editing services and layout PRC s.r.l. - Roma Tutte le foto provengono dall’Archivio Storico Enel ad eccezione delle seguenti: All photographs are from the Enel Archive, with the exception of the following: Alinari (p.22) Archivio Centrale dello Stato (pp. 21, 28, 31, 35, 39, 51, 52, 53, 94, 95, 106, 107) Corbis (pp. 7, 9, 19); Heritage/Olycom (pp. 13, 18) “Storia dell’Ansaldo” Ed. Laterza (pp. 60, 87, 90, 102, 103, 104) Stampa Printed by Eccigraphica - Roma Finito di stampare nel mese di ottobre 2010 Printed in October 2010 Tiratura 2.000 copie 2,000 copies printed Pubblicazione fuori commercio Publication not for sale A cura della Direzione Relazioni Esterne Edited by the External Relations Department © Enel 2010


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