Enabling City Volume 2 (Italiano)

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dei cittadini rendono evidente come l’approccio emergente consideri, da un lato, che il valore viene creato prevalentemente nella sfera privata dalle imprese for-profit, perchè la società civile viene vista come poco più di una categoria residuale. Secondo l’esperto di dinamiche peer-to-peer Michael Bauwens, “questo modo di pensare emerge prima di tutto attraverso il nostro linguaggio, laddove ci riferiamo alla società civile come al non-profit o alle organizzazioni non governative”.6 Il design thinking, invece, può facilitare una visione più olistica dei processi di creazione di valore. Competenze di design sono, infatti, sempre più richieste per contribuire alla comprensione di ciò che spesso viene chiamata “architettura del problema”, ovvero il ragionamento in termini di “servizio integrato” che introduce elementi di complessità e incertezza nell’analisi di partenza. Un processo di questo tipo è basato sull’assunto che le cose non sono sempre lineari e che, per comprenderle, è necessario avere mentalità aperta e capacità di sperimentare diverse prospettive. Di conseguenza, l’incertezza viene vista come elemento chiave non solo per la genesi della soluzione, ma anche nei passaggi che precedono l’identificazione del problema stesso. Per anni l’Helsinki Design Lab ha rappresentato l’avanguardia di una generazione di organizzazioni ibride che lavorano per facilitare l’incontro tra i mondi del design e delle politiche pubbliche. Promuovendo un approccio “user–led”, il Lab ha mutuato più di qualcosa dai metodi dei movimenti sociali e della ricerca partecipata per diffondere quello che definivano “ottimismo applicato”, ovvero “le possibilità del design thinking come abilità del governo”7. Nel frattempo, i laboratori e gli hub di innovazione sono proliferati in tutto il mondo, con l’obiettivo di ampliare le possibilità di sperimentazione nei processi del policy-making e di equipaggiare gli amministratori pubblici con le competenze di cui hanno bisogno per innovare con successo i modelli di governance attuali.

Quando il design thinking incontra l’impegno civile il risultato è quello che spesso viene definito co- design o co-produzione. Coniato dal Nobel Elinor Ostrom, il termine descrive la relazione di reciprocità che nasce quando i cittadini ordinari sono coinvolti nella produzione di servizi pubblici8. Ad oggi, applicando la co-produzione di servizi, dirompenti innovazioni sono state realizzate nell’assistenza sanitaria, nella cura degli anziani e nella lotta alla disoccupazione, solo per far riferimento ad alcuni esempi. (vedi The Circle Movement a p. 90) A rendere estremamente promettente l’approccio della co-produzione è esattamente quella che Christian Bason, direttore dell’Ufficio d’innovazione ministeriale danese MindLab (v. Volume 1), chiama “empatia professionale”9. Si tratta di un’importante opportunità per i manager pubblici che, attraverso gli strumenti del design, possono vedere i risultati delle politiche da loro progettate così come si verificano nella realtà. Questo non significa che la sperimentazione sia sempre appropriata o che dovrebbe essere sempre questo il modo di procedere, ma può decisamente essere utile per rivedere l’approccio tradizionale che considera le politiche in sé compiute piuttosto che “perfettibili”10.

Sostenere i bisogni della comunità: sfide e aspirazioni Pur riconoscendo le potenzialità del nuovo approccio e l’entusiasmo che lo accompagna, Bason pone una domanda fondamentale “c’è forse in questo approccio qualcosa che può essere definito una reciprocità eccessiva? E’ possibile che i cittadini si ribellino e chiedano di ricevere servizi semplicemente come contropartita dei soldi che pagano in tasse?”11 Se i cittadini sono incoraggiati ad assumere un ruolo più attivo o ci si aspetta che lo facciano, è fondamentale comprendere che dare il proprio contributo (o in senso

6. Bauwens, M. (2012) “Evolving towards a Partner State in an Ethical Economy” en Towards Peer Production in Public Services: Cases from Finland, A. Botero et al., eds. Helsinki: Aalto University, p. 41 7. Boyer et al. (2012) In Studio: Recipes for systemic change. Helsinki: Helsinki Design Lab/Sitra, p. 45 8. Per approfondimenti sul lavoro di Elinor Ostrom, vedi Sustaining the Commons: bit.ly/15Bt0UJ 9. Voir: Bason, C. (2010) Leading Public Sector Innovation: Co-Creating for a Better Society, Bristol: Policy Press. 10. Christiansen, J. e L. Bunt (2012) Innovations in Policy: Allowing for Creativity, Social Complexity and Uncertainty in Public Governance, Londra: NESTA/MindLab, p. 19 bit.ly/1fybBRg

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