Il Geometra Bresciano - n.5 del 2012

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IL GEOMETRA BRESCIANO

Anno XXXVII N. 5 settembre-ottobre 2012

Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia con la collaborazione dei Collegi delle province di

IL GEOMETRA BRESCIANO

Cremona Lodi Mantova Sondrio

2012

Spedizione in a.p. 70% - Filiale di Brescia

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IL GEOMETRA BRESCIANO Rivista bimestrale d'informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia

Il quadro della pittrice prof. Livia Cavicchi, esposto nella sede del Collegio Geometri di Brescia, sintetizza con efficacia la multiforme attività del geometra nei secoli.

Direttore responsabile Bruno Bossini

Sommario

Segretaria di redazione Carla Comincini

EDITORIALE - Riforma professionale. Sarà la volta buona? 2

Redazione Raffaella Annovazzi, Manuel Antonini, Stefano Benedini, Nadia Bettari, Laura Cinelli, Alessandro Colonna, Mario Comincini, Stefania Confeggi, Alfredo Dellaglio, Giovanni Fasser, Piero Fiaccavento, Stefano Fracascio, Francesco Ganda, Francesco Lonati, Guido Maffioletti, Franco Manfredini, Giuseppe Mori, Fulvio Negri, Matteo Negri, Lorenzo Negrini, Patrizia Pinciroli, Giovanni Platto, Valeria Sonvico, Marco Tognolatti, Giuseppe Zipponi

DAL CONSIGLIO NAZIONALE - Importante provvedimento sui cementi armati dalla Sicilia 6

Hanno collaborato a questo numero Beppe Battaglia, Andrea Botti, Francesco Cuzzetti, Marcello Di Clemente, Gina Ducoli, Dario Piotti, Andrea Raccagni, Morgana Rancati, Franco Robecchi, Giuliano Vacchi

Direzione, redazione e amministrazione 25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12 Tel. 030/3706411 www.collegio.geometri.bs.it Editing, grafica e impaginazione Francesco Lonati Fotografie Studio Eden e Francesco Lonati Concessionario della pubblicità Emmedigi Pubblicità Via Malta 10 - 25125 Brescia Tel. 030/224121 - Fax: 030/226031 Stampa IGB Group/Grafo Via A. Volta 21/A - 25010 S. Zeno Naviglio (Brescia) Tel. 030.35.42.997 - Fax: 030.35.46.20 Di questa rivista sono state stampate 9768 copie, che vengono inviate a tutti gli iscritti dei Collegi di Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Sondrio. N. 5 - 2012 settembre-ottobre Pubblicazione iscritta al n. 9/75 del registro Giornali e periodici del Tribunale di Brescia il 14-10-1975 Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB Brescia Associato alI’USPI Gli articoli firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano né la rivista né il Collegio Geometri. È concessa la facoltà di riproduzione degli articoli e delle illustrazioni citando la fonte. Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

INTERVISTA - Topografi di ieri e di oggi: cambia la tecnologia, ma il perno resta il geometra 8 DAL COLLEGIO DI BRESCIA - Cena sociale e premiazione dei geometri bresciani con 40 e 50 anni di professione 12 Cena sociale 2012: il saluto del Presidente Giovanni Platto ai colleghi e alle autorità 28 Pensieri e idee di un vecchio professionista sul futuro della categoria 42 L’attività del Collegio di Brescia ottobre 2012 44 I geometri della Valle Camonica impegnati nella tutela del proprio territorio 46 Prevenzione incendi: presentata dai VV.FF. la nuova normativa e la modulistica 68

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AMBIENTE & BIOEDILIZIA - Ricordate il “cubo di ghiaccio” di Corso Zanardelli a Brescia? Com’è andata a finire? 72 DAL COLLEGIO DI LODI - Cartografia, Gis e Infrastrutture per l’informazione territoriale (parte seconda) 74 DAL COLLEGIO DI SONDRIO- L’architettura e i materiali utilizzati nella costruzione dei rifugi alpini 78 Considerazioni sulla riforma delle professioni. Dpr 137/2012 82 AGRICOLTURA & FORESTE - Emissioni in atmosfera: coinvolto anche il settore agricolo 84 TECNICA - Pietra che illumina

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CULTURA - La topografia che fece la democrazia americana 92 Novità di legge La parola agli esperti Aggiornamento Albo

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LEGALE -Dispositivi di sorveglianza e privacy in edifici di proprietà o condominiali 30 SCUOLA - Si apre un nuovo corso Ifts teso alla formazione di tecnici per la conduzione del cantiere 32 Il geometra, capitano o gregario? 34 18 Borse di studio al Tartaglia rinsaldano la collaborazione tra Collegio e l’Istituto superiore 36 Esami di Stato. Le due prove scrittografiche 40 SICUREZZA CANTIERI - Iniziati i corsi di aggiornamento per C.S.P. e C.S.E. 54 CATASTO - Al IV Corso internazionale di topografia per neo geometri una presenza bresciana 62 Catasto terreni e fabbricati, novità importanti illustrate nel convegno del 1° ot-

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EDITORIALE Bruno Bossini

Riforma professionale Sarà la volta buona?

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a contemporanea presenza nella capitale di ben 1700 geometri (fra essi un folto gruppo di bresciani) e di quasi tutti i Presidenti dei Collegi italiani riuniti su invito del Consiglio Nazionale per dicutere di tematiche di attualità come la “Competenza nella progettazione edilizia” e della “Riforma professionale” è altamente rassicurante. Offre infatti la precisa idea di una categoria molto coinvolta sui temi che più la interessano e che vuole essere interpellata sulle importanti decisioni da prendere almeno nelle occasioni di maggior importanza decisionale. Molti dei presenti – va detto per dovere di cronaca – erano, in verità, giunti a Roma “sollecitati” dall’idea di partecipare ad una manifestazione di protesta nei confronti del Governo. Tale era infatti il programma predisposto dal C.N., che all’ultimo momento si è tramutato in un confronto di idee rivelatesi spesso non collimanti con quelle della dirigenza nazionale. Non sono mancati i toni polemici anche alimentati dal difficile momento vissuto dai geometri per il perdurare della crisi immobiliare; ed il fatto era abbastanza prevedibile. Il Presidente Savoldi nella presentazione dei temi in agenda nelle due distinte assemblee predisposte (quella dei Presidenti di Collegio nella sede della Cassa il 25 settembre e quella del giorno seguente alla nuova Fiera di Roma per tutti gli i2 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

Fausto Amadasi: uno stimolo per il futuro «La manifestazione di oggi (26 settembre 2012) è un momento di incontro im portante con gli iscritti, mi auguro che sia di stimolo per riscrivere le regole del futuro della categoria». È questo il parere di Fausto Amadasi, presidente della Cassa iataliana di previdenza e assistenza geometri. Quali sono le aspettative nei confronti di questa manifestazione? «Ogni occasione di incontro con gli iscritti è un momento troppo importante per essere sciupato e sono convinto che anche da questo incontro possano emergere momenti di reale confronto e di stimolo positivi perché la difficoltà più grande che sta incontrando la nostra società, e la politica in generale, è quella di superare la grande barriera, il rapporto e di sudditanza e di scarsa comunicazione, che da sempre divide chi lavora sul capo da chi deve dettare le regole. Ebbene, i geometri sono stufi di mendicare il riconoscimento delle proprie competenze e le modifiche regolamentari del proprio ordinamento, indispensabili per poter competere su un mercato del lavoro sempre più condizionato dalle norme comunitarie, né possono continuare a tollerare che le proprie proposte di legge finiscano regolarmente nel dimenticatoio. Questi riconoscimenti e queste regole dobbiamo pretenderle senza se e senza ma perché sono, a costo zero, un tassello importante per lo sviluppo del Paese e della categoria oggi minacciata dalla incertezza causata dalla gravosa anarchia interpretativa sulle “modeste costruzioni” lasciata alla deriva di innumerevoli e contraddittorie sentenze. Da questa manifestazione dobbiamo trarre le motivazioni per sostenere con forza le nostre ragioni e portarle alla attenzione di questo Governo che sembra preoccuparsi più di chi porta i libri in tribunale, di chi inquina intere città o di chi non rispetta i patti sottoscritti e trascura le giuste istanze di chi, da sempre e in tutte le occasioni, è pronto a mettere a disposizione la propria professionalità al servizio di questo strano paese troppo spesso distratto verso chi rispetta le regole» Da ItaliaOggi, 26 settembre 2012


EDITORIALE La nota del Presidente Professione: difficile scelta pesso sono invitato da Istituti Tecnici delle costruzioni, ambiente e territorio (geometri) per illustrare agli studenti la professione del geometra, il suo futuro e le comparazioni con altre professioni tecniche, quali ingegneri, architetti, periti industriali e periti agrari, agronomi e geologi. Nell’illustrare i pregi delle categorie sopra riportate e l’inserimento di queste nel mercato del lavoro professionale, emerge che la professione del geometra è ben piazzata ed apprezzata per la sua polivalenza che la porta alla vicinanza delle famiglie, Comuni ed amministrazioni vaie, e bene considerato dal mercato. Sa risolvere problematiche con spirito collaborativo, finanche con amicizia proponendosi con modestia, ma con grande capacità e buon senso pratico che non guasta mai nella personalità di ciascuno. L’arroganza e la presunzione lasciamola fuori dalla nostra porta di casa o dell’ufficio. Quando si fa una comparazione si evidenziano i pregi, ma spesso si riscontrano anche difetti. Limitiamoci a parlare dei difetti di casa nostra. Primo e principale grande difetto che ci rinfacciano è la mancanza di laurea specifica; le sentenze della magistratura ci hanno bastonato parecchio, inserendo in altri la convinzione che il geometra sia un tecnico di serie B oppure C a seconda della presunzione e arroganza del concorrente laureato. Ma non è così; in determinate branche della nostra polivalenza siamo i migliori. Il nostro Consiglio Nazionale, presieduto da Fausto Savoldi, si sta preparando con grande impegno per cercare di risolvere a livello politico e governativo la posizione della nostra categoria professionale. Assemblee dei Presidenti di Collegio, manifestazioni varie, presenza nelle varie parti d’Italia e presso i Collegi provinciali, ai rappresentanti del nostro Consiglio Nazionale per illustrare le vie intraprese per salvaguardare e migliorare la nostra categoria professionale, ne è la prova. La principale previsione assunta dal sottoscritto e dal Collegio che rappresento, e non è una novità, è l’attuazione della laurea specifica del geometra, triennale e magistrale con programmi e piani di studio basati sulla nostra polivalenza, con un ripensamento dei programmi scolastici, sia a livello di Istituto tecnico che universitario.

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scritti), dopo avere premesso che «solo ora [dopo l’approvazione del Decreto Giustizia n. 140 del 20 luglio 2012 sui parametri delle prestazioni professionali e del Dpr 138 del 13 agosto 2012 sulla riforma degli ordinamenti professionali – n.d.r.] è finalmente possibile tracciare i contorni del progetto di revisione della nostra professione e della sua governance», ha toccato i punti salienti sui quali si fonda la

strategia del Consiglio Nazionale che sono: – la Scuola Tecnica Superiore (ancor più ora dopo la Riforma Gelmini), ma

L’attuale laurea triennale non è la nostra laurea , tant’è che quei giovani laureati junior hanno scarsa fortuna presso i nostri Collegi e peggio ancora presso il mercato al quale si dovranno adeguare le Istituzioni scolastiche a qualsiasi livello. L’apporto della nostra categoria non dovrà mancare, sia a livello economico che professionale a quegli Istituti tecnici ed Universitari che si impegnano nella preparazione del geometra. La laurea specifica del geometra si contrappone con la costituzione di unici Collegi provinciali e Nazionale per geometri e periti industriali; quest’ultimi riconoscono l’attuale laurea triennale nella loro specifica laurea, ciò non avviene per il geometra. Quando i ragazzi e i loro genitori della terza media alla ricerca di un titolo di studio superiore per affrontare poi il mercato del lavoro con un loro inserimento che garantisca la sopravvivenza economica dei ragazzi e loro future famiglie, l’imbarazzo del sottoscritto è notevole. Quando incontri gli sguardi penetranti dei ragazzi e loro genitori tendenti a scoprire il loro futuro, non li puoi ingannare con leggere disamine e comparazioni fra le varie attività professionali, attuando un campanilismo per l’attuale posizione del geometra e la sua prospettiva futura; non dobbiamo inculcare aspettative che poi si possono tramutare in grandi delusioni. È passata un’epoca , siamo agli inizi di un nuovo sistema di vita che l’attuale crisi economica e politica ci hanno pesantemente fatto conoscere e capire. Il Consiglio Nazionale si è proposto di effettuare notevoli cambiamenti per la nostra professione con lo studio e la stesura di un nuovo regolamento e con la modifica dell’art. 16 riguardante le competenze professionali. Sono anziano e ho seguito gli sforzi effettuati dalla categoria negli ultimi decenni con risultati nulli principalmente nel campo delle progettazioni edilizie e ristrutturazioni; la categoria dei laureati non ci faciliteranno nelle nostre intenzioni. La laurea specifica può salvare la nostra posizione nel mondo professionale, del lavoro e del mercato. Con l’occasione porgo a tutti i geometri cordiali saluti e auguri. Il Presidente

Giovanni Platto

anche l’Università (con i piani di studio delle lauree brevi a indirizzo tecnico) sono sempre più orientate verso una formazione pro-

fessionale di carattere generalistico. Non possono e non è loro compito garantire una preparazione nozionistica invece neces-

I colleghi bresciani presenti alle assemblee romane del 25 e 26 settembre 2012 Nadia Bettari, Laura Cinelli, Maria Tomasoni, Laura Ferrari, Corrado Romagnoli, Lorenzo Di Schiena, Pier Giorgio Priori, Mauro Pitossi, Damiano Tortelli, Maicol Ziliani, Giovanni Platto, Armido Bellotti, Bruno Bossini, Diego Salvetti, Italo Albertoni, Luigi Bedussi, Giambattista Biasutti, Silvano Bonicelli, Guglielmo Fausti, Laura Lazzari, Piergiovanni Lissana, Armando Marini, Silvio Maruffi, Stefano Monteverdi, Pasquino Palini, Dario Piotti, Armando Salari, Ivan Scuri, Stefano Vizzone, Davide Pisciella (studente IV classe) IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 3


EDITORIALE

saria al superamento degli esami di Stato e all’esercizio della professione; – ai Collegi provinciali spetta perciò l’obbligo di farsi carico della formazione professionale; sia attraverso una più funzionale ed efficace organizzazione del praticantato (secondo i nuovi dettami del Dpr 138), sia mettendo in atto

uno sforzo sempre maggiore sulla formazione continua obbligatoria; – è al lavoro una Commissione di 12 esperti che sta studiando le nuove competenze da adottare nel progetto di riforma della professione. Si presume che ultimerà i lavori entro l’anno. Seguirà il coinvolgimento della categoria in un’apposita Assemblea dei Presidenti così da giun4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

gere al Congresso di categoria già programmato per la prossima primavera con il testo pressoché definitivo della Riforma da approvare; – quest’ultima riguarderà una generale revisione di tutte le norme ora vigenti relative alla professione con l’innesto di quelle nuove a sostegno e ga-

ranzia degli aspetti innovativi e moderni del lavoro di geometra. Non si tratterà quindi di un ”semplice rattoppo” di alcune norme obsolete e insufficienti – quelle del ’29 –, ma di una messa a punto generale di tutto il sistema operativo della nostra professione; – la riforma dovrà fornire i presupposti per l’acquisizione da parte degli iscritti

– a maggior ragione dei più giovani – di una specifica preparazione specialistica, senza con ciò venir meno alla consolidata polivalenza, soprattutto nel campo dell’edilizia e della progettazione; – l’asse portante del rinnovamento della professione è costituito dai giovani, dai neo geometri, che all’uopo

devono essere inseriti nei contesti decisionali della categoria. Senza il contributo delle loro idee e delle loro spinte innovative, soprattutto nei nuovi ambiti di specializzazione professionale, qualunque sforzo di ammodernamento del nostro lavoro risulterà vano. – le società tra professionisti – che vedranno definite a breve le loro norme da

parte del Governo – costituiscono uno strumento essenziale per l’inserimento dei giovani geometri nel mondo professionale, favorendone la spcializzazione settoriale richiesta dal mercato. Gli accesi interventi seguiti alle due relazioni del Presidente hanno fatto emergere, com’era prevedibile, le due “anime” della categoria. La “prima anima” Da una parte, non sono pochi quei Presidenti e geometri che “pretendono” dal Governo e dal Parlamento la definizione “toutcourt”delle nostre competenze sulla progettazione e sulla Direzione Lavori e vogliono poche cose, ma subito, e auspicano la soluzione di tutte le problematiche che rendono complicato e sempre più costoso l’esercizio della professione (competenze, C.A., catasto, difesa degli onorari sulle questioni energetiche, burocrazia, ecc.). Per ottenere tutto ciò questi geometri, che erano pronti a scendere in piazza, non hanno compreso né condiviso il cambiamento di programma deciso dal C.N. Essi sono intenzionati a denunciare con forza l’inadempienza dello Stato e gli illegittimi provvedimenti dei suoi enti preposti al dialogo con la categoria. Inoltre vogliono che il C.N. prosegua nelle azioni di opposizione e denuncia – quando ciò è necessario – come quella che ha consentito ai Collegi siciliani di ri-


EDITORIALE

solvere un’annoso contenzioso con gli Uffici del Genio Civile sul tema dei cementi armati nelle modeste costruzioni (vedi Circolare Regione Sicilia 18 settembre 2012 a pag 6). Vertenza questa peraltro ancora in atto in altre Regioni d’Italia che, appunto, attendono la stessa risoluzione. Quelli più giovani fra loro la-

La “seconda anima” Di altro indirizzo programmatico sono invece altri colleghi e Presidenti che vedono invece la risoluzione dei problemi di categoria (primo fra tutti quello delle competenze nelle progettazioni sulle quale concordano anch’essi che non si può “mollare” la presa) in un quadro di revisione gene-

Soluzione che non potrà certo essere legata ad una mera richiesta di volumetria minima, come è avvenuto sinora senza risultati tangibili (i 5.000 mc del Decreto legge Vicari continuano infatti a giacere inascoltati in Parlamento). Ma si accompagnerà alla dimostrazione di un effettivo miglioramento tecnico-proget-

Collegi con la modifica della loro governance. Quanto poi alla progettazione di costruzioni di complessa struttura e volumetria, si dovrà procedere e migliorare con il metodo sinora poco utilizzato, dell’incarico a firma congiunta attraverso il quale siano precisate con chiarezza le responsabilità ed i distinti incarichi conferiti ai professionisti. Circa la legittimazione dei geometri al calcolo e alla direzione lavori di opere in cemento armato limitatamente alle modeste costruzioni, occorrerà fare leva sull’abrogazione del R.D. 16 novembre ’39 n. 2229, che ha di fatto eliminato l’unica norma sui c.a., fra le tante prodotte nei decenni passati, che impedisce tale attività al geometra.

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mentano anche il poco spazio concesso loro, che rappresentano il futuro della categoria. «Se a quei giovani – ha ricordato il collega Mariottini di Arezzo in sintonia con altri interventi – che hanno la pancia vuota, non garantiremo certezze, non potrà esserci futuro per la Categoria. A cosa potrà servire, allora, la Riforma delle Professioni?».

rale del nostro nuovo Ordinamento, affinché risulti più innovativo, aperto alle reali necessità della professione moderna. «Solo con una nuova strategia che dimostri alla politica la nostra volontà di miglioramento professionale – sostengono – anche il problema della modesta costruzione (alla quale non si può e non si deve rinunciare) troverà la sua soluzione».

tuale degli iscritti e della loro accresciuta capacità di fornire risposte professionali. Solo attraverso l’ammodernamento dell’esperienza maturata in tanti decenni di attività sarà possibile garantire il mercato sulle loro capacità professionali. Essenziale a questo scopo diviene la costante formazione professionale degli iscritti a sostegno anche e solo di una maggiore efficienza organizzativa dei

ntrambe le posizioni delle “due anime della categoria” che, come si vede, si contrappongono sui temi di intervento, pongono verità sacrosante che dovranno trovare soluzione e spazio nell’ambizioso progetto di riforma della professione che si sta attuando. Sta ora al C.N. trovare la sintesi necessaria di tutte le opinioni espresse nelle assemblee e orientarsi su scelte definitive che risultino condivisibili da tutti gli iscritti o almeno dalla loro maggioranza. Solo in tal modo si potrà dire di aver definitivamente risolto i problemi della categoria ancora aperti. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 5


DAL CONSIGLIO NAZIONALE

Importante provvedimento sui cementi armati dalla Sicilia

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a Regione Siciliana ha comunicato in data 18 settembre 2012 a tutti gli Uffici del Genio Civile dell’Isola il seguente comunicato: «Con nota 4155 del 17 aprile 2012, inoltrata al Dipartimento delle Infrastrutture, della Mobilità e dei Trasporti, le rappresentanze professionali dei Geometri liberi professionisti (Consiglio Nazionale Geometri e Geometri laureati, Comitato Regionale Geometri e Geometri laureati della Sicilia) hanno denunziato il comportamento di alcuni Uffici delle Amministrazioni Regionali e Locali, che non ritengono legittima la competenza del geometra libero professionista per la progettazione e direzione dei lavori di modeste costruzioni civili con strutture in cemento armato, tanto da non accettare la presentazione di atti e documenti ai rispettivi protocolli di ricezione.

Tale nota è successiva ad una precedente, indirizzata a mezzo raccomandata AR RR951310009594 protocollo 346/2012 all’Ufficio del Genio Civile di Catania, alla Soprintendenza ai BB.CC. AA. di Catania ai Dirigenti degli Uffici tecnici dei Comuni della provincia di Catania, e per conoscenza anche allo scrivente Dipartimento, con la quale i Dirigenti degli Enti in indirizzo sono stati diffidati ad operare secondo le norme vigenti, ad evitare di ledere l’immagine e gli interessi della categoria dei Geometri e Geometri Laureati e dei loro Committenti. Dall’esame dei contenuti delle note inoltrate, ed a seguito 6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

di interlocuzione con i rappresentanti delle categorie professionali dei Geometri liberi professionisti, emerge che le norme vigenti, note ai dirigenti degli Uffici in indirizzo, non individuano i limiti di competenza delle categorie professionali in ordine alla progettazione e direzione dei lavori di strutture in cemento armato, ma dispongono che tali attività debbano essere svolte nei limiti delle rispettive competenze.

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e competenze delle categorie professionali sono definite nei rispettivi ordinamenti professionali e in particolare, per quel che riguarda la categoria professionale dei geometri, l’ambito resta definito dall’art. 16 del Regio Decreto 11 febbraio 1929 n. 274, recante il Regolamento per la professione di geometra che all’articolo 16 lettere l) ed m), per la fattispecie che riguarda l’argomento, recita testualmente: “16. L’oggetto ed i limiti dell’esercizio professionale di geometra sono regolati come segue: 1) progetto, direzione, sorveglianza e liquidazione di costruzioni rurali e di edifici per uso d’industrie agricole, di limitata importanza, di struttura ordinaria, comprese piccole costruzioni accessorie in cemento armato, che non richiedono particolari operazioni di calcolo e per la loro destinazione non possono comunque implicare pericolo per la incolumità delle persone; nonché di piccole opere inerenti alle aziende agrarie, come strade vicinali senza rilevanti opere d’arte, lavori di irrigazione e di bonifica, provvista d’acqua per le stesse aziende e riparto della spesa per opere consorziali relative, esclusa, comunque, la redazione di progetti generali di bonifica idraulica ed agraria e relativa direzione. m) progetto, direzione e vigilanza di modeste costruzioni civili; L’accezione di modestia di una costruzione è stata oggetto di svariate interpretazioni, in sede penale, civile ed amministrativa che hanno dato luogo ad orientamenti giurisprudenziali, in alcuni casi anche contrastanti; a tal fine è opportuno sottolineare che gli orientamenti giurisprudenziali che


DAL CONSIGLIO NAZIONALE

hanno contestato la competenza dei geometri in ordine alla progettazione e direzione dei lavori di opere in cemento armato, hanno anche trovato fondamento nella disposizione dettata dall’articolo 1 del R.D. 16 novembre 1939 n. 2229, che testualmente recita“Ogni opera di conglomerato cementizio semplice od armato, la cui stabilità possa comunque interessare l’incolumità delle persone, deve essere costruita in basead un progetto esecutivo firmato da un ingegnere, ovvero da un architetto iscritto all’albo, nei limiti delle rispettive attribuzioni, ai sensi della legge 24 giugno 1923, n. 1395, e del R.D. 23 ottobre 1925, n.2537, sull’esercizio delle professioni di ingegnere e di architetto e delle successive modificazioni”. Tale disposizione è stata abrogata dal Decreto Legislativo 13 dicembre 2010 n. 212, e pertanto le norme vigenti nulla dispongono in proposito, restando la competenza della categoria professionale dei geometri limitata alla modestia della costruzione; tale abrogazione, peraltro, era implicita nella disposizione dettata dalla legge 5 novembre 1971 n. 1086 all’articolo 22 Applicabilità di norme vigenti.

requisiti. Al fine di consentire, comunque, una verifica delle opere progettate e dirette da geometri liberi professionisti, potrebbe ravvisarsi l’opportunità di prevedere che il collaudo statico di esclusiva competenza delle categorie professionali degli architetti e degli ingegneri, prescritto dall’articolo 7 della legge 5 novembre 1971 n. 1086, debba essere effettuato in corso d’opera, secondo le disposizioni dettate dal Capitolo 9 delle Norme Tecniche per le Costruzioni di cui al D.M. 14 gennaio 2008.

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e superiori considerazioni, espresse in ordine alle competenze professionali dei geometri liberi professionisti, sono state generalmente condivise in seno alla Conferenza degli Ingegneri Capo, tenutasi presso

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reso atto e considerato che la modestia di una costruzione non è univocamente definibile, e che tale assunto si presta a molteplici interpretazioni, si ritiene preliminarmente che, in ragione della sopraccitata abrogazione di legge, non possa essere negata, in generale, ai geometri liberi professionisti la competenza in materia di progettazione e direzione dei lavori di opere in cemento armato, ma che essa debba essere valutata singolarmente, ed in relazione all’opera che deve essere progettata e conseguentemente diretta ed eseguita. I Dirigenti responsabili degli Uffici in indirizzo vorranno valutare, pertanto, in che termini la costruzione che la committenza intende realizzare ed eseguire possa definirsi modesta, e conseguentemente consentire ai geometri liberi professionisti l’espletamento delle attività di progettazione e direzione lavori delle costruzioni che abbiano i suddetti

questo Dipartimento in data 12 settembre 2012. L’Area 2, cui è affidato il coordinamento degli Uffici è onerata dal verificare il rispetto delle presenti disposizioni. Il Dirigete dell’Unità di Staff

Il Dirigente Generale

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INTERVISTA

Topografi di ieri e di oggi: cambia la tecnologia ma il perno resta il geometra È il cuore della professione, in particolare all’estero dove i geometri, meglio i “surveyor” sono proprio i topografi, gli esperti del territorio, della sua misurazione e della sua gestione. Ed anche in Italia non a caso la nostra professione in origine era proprio quella dell’agrimensore. Nel tempo le competenze e le professionalità si sono allargate, il ruolo stesso del geometra nella società italiana si è evoluto ed ha coperto nuovi campi di specializzazione, ma indubbiamente la topografia è un architrave insostituibile del nostro mondo, del nostro contributo di intelligenza e di conoscenza all’ordinato sviluppo delle città, alla gestione ed alla cosciente salvaguardia del territorio. Ecco perché, dopo i professionisti che operano nel mondo agricolo, stavolta è proprio con i geometri impegnati a risolvere i problemi topografici e catastali che vogliamo verificare concretamente i mutamenti nell’attività quotidiana, i problemi vecchi e nuovi degli studi, le prospettive che questo campo di lavoro offre o almeno lascia intuire. E la formula è la medesima del numero scorso: il confronto diretto tra due protagonisti, tra due colleghi: uno più esperto, da molti anni all’opera in questo campo ed un altro giovane, da poco tempo alle prese con i nodi della professione in questo specifico settore. Per questa ragione il nostro direttore ha incontrato il geometra Alessandro Rizzi, classe 1951, diplomato nel 1971 ed iscritto all’Albo dal 1976 e il geometra Andrea Raccagni, nato nel 1987, diplomato nel 2006 e iscritto all’albo dal 2009. E quello che segue è il racconto del loro dialogo.

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a professione cambia, la professione è cambiata: questo “mantra” ci accompagna da tempo, potrei dire da sempre. Ma, oltre a ripetere una constatazione persino banale, andando concretamente oltre la superficie delle frasi fatte, non è forse inutile cercare periodicamente di capire, come, quanto, in che modo è cambiata. E voi con quest’intervista parallela potete darci una mano ad approfondire la conoscenza e la valutazione almeno per un comparto non certo marginale dell’attività dei geometri: le misurazioni topografiche e le pratiche catastali. Cominciamo dall’… inizio, meglio dagli inizi di ciascuno. Come vi siete ritrovati ad occuparvi di topografia e catasto? «Per me è stato casuale – attacca Rizzi, il collega più esperto – nel senso che ho iniziato a lavorare negli anni Settanta in uno studio importante, quello dell’ingegner Damiani. Ero fresco di studi e con poca esperienza, ma in quello studio imparavo molto e facevo un po’ di tutto, soprattutto progettazione ed edilizia in genere. Eravamo in tanti, più d’uno giovane e quando per una delle cicliche crisi del comparto delle costruzioni, capii che il mio spazio nel grande studio andava restringendosi e le prospettive di lavoro si assottigliavano, con un collega cercai uno sbocco. E mi venne l’idea di fare qualcosa che allora non faceva quasi nessuno, soprattutto a Brescia, ovvero aprire un’agenzia di pratiche catastali». Si potrebbe dire che ti sei così inventato la professione? Ma, scusa, prima chi presentava le pratiche?

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«Attenzione: non ho inventato niente, perché altrove le agenzie già c’erano, ma per confermarti la novità del nostro lavoro a Brescia basta dirti che la Camera di commercio, quando ci presentammo per l’iscrizione, non sapeva neppure in quale categoria metterci e ci inserì addirittura nel commercio, mentre, com’è ovvio, noi fornivamo servizi. Quanto a chi si occupava delle pratiche catastali, occorre andare con la mente a quegli anni, a normative assai meno stringenti, ad una dinamica economica inferiore all’attuale. In Catasto i professionisti andavano poco, quasi mai. In quel contesto in buona sostanza la gran parte delle pratiche veniva svolta dagli stessi dipendenti del catasto, molti dei quali offrivano delle prestazioni libero professionali anche al di fuori del loro orario di servizio. Oggi non sarebbe neppure immaginabile, ma un tempo andava così ed era sostanzialmente tollerata all’interno e all’esterno degli uffici». La vostra iniziativa è stata dunque dirompente? «Non so, certo all’inizio non eravamo visti di buon occhio dal personale del catasto e non solo perché, come diceva qualcuno, “rubavamo” il lavoro, ma perché, soprattutto da parte dei dirigenti c’era il timore che svolgessimo male le pratiche. Per questa ragione nei primissimi anni praticamente mi collaudavano tutte le pratiche. Poi col tempo, visto


INTERVISTA Alessandro Rizzi

che dalle verifiche uscivo sempre indenne, è nato un rapporto di stima reciproca con i tecnici degli uffici e le procedure sono tornate ad essere dialetticamente più normali. Ma, ripeto, all’inizio non è stato facile farsi accettare da una struttura che riteneva d’occuparsi in maniera quasi esclusiva di questo settore». E tu Andrea, che sei arrivato 30 anni dopo, come ti sei trovato? «Beh io sono un po’ figlio d’arte. Mio padre è geometra ed il suo studio si è sempre occupato di topografia e di Catasto. Dopo il “Tartaglia”, mi sono iscritto a ingegneria ma ho cominciato nello stesso tempo a frequentare lo studio di mio padre, dove ho iniziato il praticantato subito dopo il diploma. Ed ho finito per appassionarmi più al lavoro che all’Università. Inoltre la topografia mi è sempre piaciuta, anche se non la ritengo il mio esclusivo settore di lavoro. Per questa ragione, insieme all’approfondimento anche internazionale in campo topografico, mi sono ad esempio specializzato nella certificazione energetica e seguo con attenzione i temi del risparmio energetico e della sostenibilità». Ti sei così lasciato aperta più d’una strada. Mentre tu Alessandro sei ormai votato alla topografia? «No, l’interesse professionale resta aperto, tocca un largo spettro di competenze, ma giocoforza il lavoro finisce per concentrarsi

Andrea Raccagni

sulle questioni che conosci meglio. Inoltre, anche se molti pensano il contrario e guardano alla mia specializzazione come ad un’incombenza noiosa, io mi sento davvero realizzato non certo dalla pratica catastale (che spesso è solo l’elemento finale d’un lavoro) bensì dalla corretta applicazione della buona topografia. C’è insomma soddisfazione nell’andare in campagna, conoscere, misurare, verificare le dimensioni, l’orientamento, i confini di un territorio». Una passione che resiste anche in un tempo dove il teodolite ha lasciato spazio a procedimenti informatici che fanno tutto, allo strumento che basta piazzare in un campo perché faccia tutto quanto? «Piano, piano, piano…. – replica Rizzi - Una macchina così non l’hanno ancora inventata ed ogni strumento dal più antico al più moderno e sofisticato va utilizzato con le attenzioni che solo lo studio e l’esperienza ti hanno dato. Questa convinzione di molti colleghi, ovviamente non topografi, che faccia tutto la macchina è fuorviante. Semmai una macchina correttamente impostata e gestita ti consente una maggiore precisione, ti riduce i tempi d’un rilievo, ma la testa del geometra, la nostra professionalità non viene meno, anzi». «Sono perfettamente d’accordo – aggiunge Raccagni –. Anche la macchina più mo-

derna si basa su calcoli, algoritmi, procedure che ciascuno di noi ha imparato a scuola ed ha poi verificato in campagna, dove, è utile sottolinearlo, ogni angolo di territorio ha una sua peculiarità, suoi problemi, necessari adattamenti». Eppure c’è chi dice che ad esempio con il laser scanner ogni rilievo, anche il più complesso è un gioco da ragazzi: basta piazzare la macchina ed il rilievo è fatto… «Chi dice questo dimostra di non conoscere la topografia, la tecnica e le necessità dei rilievi e neppure il laser scanner – continua Andrea –. Attenzione: il laser scanner è una grandissima opportunità, soprattutto in rilievi inusuali, magari di edifici con facciate molto complesse, ma, ad esempio, il rilievo topografico presenta problemi che non sempre il laser scanner risolve. Questa tecnologia in buona sostanza effettua una sorta di rilievo molto fitto, con una percentuale di infittimento che l’operatore può determinare, come se l’immobile da rilevare venisse analizzato verticalmente da tante letture una vicina all’altra. Il primo problema, ad esempio, è che non c’è alcuna garanzia che la linea verticale scansionata dal laser colga proprio lo spigolo che cerchiamo perché magari finisce nel bel mezzo tra una riga e l’altra. Si dirà che l’approssimazione si può tolle-

rare, ma in certe situazioni è proprio la precisione di quel rilievo che ci interessa. Questo per dire che il vecchio teodolite non è obsoleto e ad ogni situazione conviene applicare la tecnica e la strumentazione più adatta. E questa scelta può farla solo un professionista che ha le nozioni e l’esperienza necessarie». Vedo che parlate con piacere della topografia, mentre sui rapporti con il Catasto non mi pare ci sia lo stesso entusiasmo. Alessandro ha già raccontato i suoi esordi non certo agevoli, mentre a te Andrea com’è andata? «Io all’inizio ho trovato in Catasto le medesime difficoltà che i colleghi giovani incontrano negli altri ambiti lavorativi: sei trattato come un ragazzino, nessuno ti da retta. Ti rimpallano da un ufficio all’altro e la pratica che un collega d’esperienza fa in una mattina a me costava giorni. Ho avuto la forza, anche con l’aiuto di mio padre, di reggere, di non lasciarmi scoraggiare, di apprendere una lezione da ogni pratica così da ridurre le attese ed i colloqui inutili; in buona sostanza anche in Catasto come ovunque per un giovane occorre bruciare le tappe dell’esperienza, far tesoro di ogni rifiuto e di ogni indicazione, prepararsi più e meglio d’un collega più esperto così da non trovarsi spiazzato da una norma o dalla sua interpretazione. Non è facile, anzi è difficilissimo e spesso, comunque, si IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 9


INTERVISTA

paga egualmente il dazio della gioventù: si sa, il nostro non è un paese per giovani». «C’è del vero in quello che dici – interviene Alessandro – anche se l’anzianità di servizio, chiamiamola così, facilità qualche rapporto, consente talvolta un colloquio quasi paritario con il tecnico

dell’ufficio, ma non libera, purtroppo, dal peso sempre maggiore della burocrazia, dalla sua natura farraginosa, dalla interpretazione discrezionale delle norme e da nodi irrisolti d’organizzazione che il nostro Collegio ha più volte sottolineato». Proviamo a enumerarne qualcuno e spero non si tratti ancora di carta o toner per le fotocopiatrici e cose del genere. Oppure si tratta dell’arretrato inevaso? «L’arretrato no, almeno in teoria, è un problema superato: era grave e forse gravissimo fino agli anni Ottanta, ma poi col tempo ed anche 10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

con l’aiuto del Collegio è stato recuperato. E neppure si parla di fotocopiatrici o materiale di consumo del genere. No: la questione è più generale e insieme più specifica, ad un tempo più semplice e assurdamente impraticabile. Mi spiego subito. A mio avviso il nodo gordiano del rapporto con il Catasto oggi è rappresentato in gran parte dal poco tempo riservato al colloquio tra i liberi professionisti ed i tecnici realmente preparati e con la potestà di decidere su una certa materia. In sostanza si perdono giorni e settimane per parlare con la persona giusta e porre la questione, il problema, l’interrogativo, e soprattutto avere una risposta adeguata, certa , incontrovertibile». Sento ogni tanto i vostri colleghi lamentarsi proprio per le code e le attese…. «Il problema è che c’è un solo giorno alla settimana nel quale è possibile incontrare un tecnico del Catasto e dunque occorre mettersi in fila, prendere il numerino talvolta fin dalle 6 e 30 del mattino, dovendo poi magari aspettare fino alle 11 per poterlo incontrare. In quelle ore inoltre non è possibile far altro, ad esempio entrare in un altro ufficio, sbrigare un’altra pratica, chiedere spiegazioni a qualcun altro, perché se si perde il proprio turno non lo si recupera più». Possibile non ci sia una soluzione? una diversa e più efficace organizzazione?

«Bravo: eccoci così arrivati alle soluzioni apparentemente semplici e logiche e nel contempo impraticabili. Per ridurre una coda che si forma una volta la settimana in un ufficio ci sono infatti due sole possibilità: o si aumentano gli sportelli, fuor di metafora i tecnici abilitati a rispondere e con una vera potestà, oppure si aumentano i giorni di apertura dello sportello. Purtroppo però problemi di organico e struttura gerarchica del Catasto rendono improponibile tanto l’una come l’altra strada. E pensare che noi professionisti saremmo contenti anche solo di due giorni d’apertura dello sportello invece di quell’unica mattina che ci costringe non solo a levatacce, ma pure a buttare al vento ore importanti di lavoro». E dunque non si può far niente? «No, non dico questo, anzi, tra la Commissione catasto del Collegio e la direzione dell’Ufficio si è instaurato da tempo un rapporto di proficua collaborazione ed anche i dipendenti fanno l’impossibile per aiutarci, ma oltre alcuni limiti oggettivi è quasi impossibile andare. Va ad esempio riconosciuto e sottolineato con forza, che il Catasto di Brescia è realmente oberato d’una mole di pratiche che altrove, anche qui al Nord, neppure si immaginano. Anche la direzione centrale ad esempio ha di fatto riconosciuto che Brescia è in una condizione insostenibile disponendo che tutte le pra-

tiche Docfa siano evase dagli uffici di Cremona (dove io vado ad esempio una volta la settimana) che hanno la possibilità di caricarsi di questo lavoro». Ecco, ma non dovevano essere proprio Docfa, Pregeo ed altri programmi informatici simili a rendere praticamente automatici accatastamenti, inserimenti di tipo mappale e via discorrendo? «Effettivamente qualcosa è stato automatizzato – afferma ancora Rizzi – ma resta tanto da fare e le code sono lì a dimostrarlo». «Su questo tema dico io qualcosa di più – interviene Raccagni – perché purtroppo la mia sensazione è che alcuni di questi programmi che all’inizio si pensava avrebbero sveltito ed automatizzato numerose procedure, con il passare degli anni e degli aggiornamenti si stanno invece rivelando praticamente inutilizzabili. Il caso emblematico, almeno per me è quello della nuova versione di Pregeo, la numero 10, che sistematicamente ci crea problemi con le pratiche che inviamo». Sistematicamente ovvero in che percentuale? «Non ho un conto preciso ma in circa 7 casi ogni 10 pratiche siamo costretti a ricorrere alle versioni precedenti». «A noi va un po’ meglio – riferisce Rizzi – a me ne sono state fermate di recente due o tre su alcune decine: evidentemente sono stato più fortunato».


INTERVISTA

«Non è sempre fortuna – aggiunge ancora Raccagni – perché mi sono convinto che il problema di Pregeo 10 stia proprio nella logica del programmatore. Mi spiego: il programma stabilisce tot casi tipo e se la pratica rientra in uno di questi casi, la strada maestra dell’inserimento automatico si percorre in un attimo, bastano pochi minuti e tutto è risolto. Il guaio è che se la situazione che devi inserire ha anche solo un elemento marginale diverso dal caso tipico la procedura si interrompe e devi riprendere la via tortuosa della presentazione della pratica con la vecchia procedura Pregeo 9. E purtroppo, forse sarà il mio studio particolarmente sfortunato, sono pochissimi i casi che rientrano tra quelli previsti, che sono, in tutta evidenza, limitati rispetto alla casistica reale». Ci vorrebbero insomma più casi specifici già codificati? «Non so se più casi codificati o qualcuno meno con una maggiore flessibilità dell’inserimento, perché spesso la difformità rispetto al caso di scuola è minima ma non eliminabile, e prevedere le infinite variabili è francamente illusorio». «Dirò di più – aggiunge Rizzi – io sono convinto che per un qualsivoglia inserimento, pensiamo alle inutili situazioni inserite nel Docfa 3, i casi dovrebbero essere praticamente due: la nuova costruzione oppure la variazione dell’esistente. Una specificazione maggiore e

per giunta non flessibile crea solo problemi». Occorrerebbe forse che i programmatori di questi sistemi avessero indicazioni più precise, magari dalla politica…. «Non ho purtroppo questa speranza, anzi – risponde Andrea – lavoro a pieno regime da un lustro ed ho assistito solo ad un proliferare di norme spesso contraddittorie e incomprensibili (le ultime norme sui fabbricati rurali sono a questo proposito un esempio illuminante). Non so se la colpa è della politica o dei vertici della burocrazia che sempre parlano di semplificazione e invariabilmente finiscono per aggiungere procedura a procedura». «Non lamentarti – chiosa ironicamente Alessandro – politici e burocrati in fondo ci vogliono bene: le nuove norme sono quelle che ci garantisco un po’ di lavoro tutti gli anni, tutti i mesi, quasi tutti i giorni…». «Vero, verissimo – insiste sempre ironicamente Andrea - E aggiungo che questo continua produzione di norme, circolari interpretative, interventi discrezionali, stop ed go a ripetizione oltre all’incertezza continua finiscono per obbligarci alla formazione permanente. Qui infatti basta perdersi una circolare per rimanere tagliati fuori: siamo dunque costretti tutti a correre e questo, in ultima analisi, ci può solo far bene». Oltre l’ironia – quella sì che fa bene – voglio però ora chiedervi cosa ve-

dete all’orizzonte, cosa vi aspettate dal futuro, anche come esponenti di una specializzazione professionale diffusa e molto impegnata. «Comincio io che sono il più anziano – risponde Rizzi – e che dopo tanti anni continuo ad amare la topografia, soprattutto a divertirmi a risolvere i problemi che la realtà multiforme ci pone ogni giorno e che si debbono affrontare, certo con le moderne tecnologie, il Gps e il laser scanner, ma soprattutto con lo studio e l’esperienza personale. La topografia non ha perso il suo appeal, resta una scienza affascinante ed una buona opportunità di lavoro. Vale poi la pena di aggiungere che è un ambito di nostra pressoché esclusiva pertinenza, una competenza che praticamente nessuno ci contesta; e forse sarebbe utile che il nostro Consiglio nazionale facesse certificare questa esclusività».

paesi diversi – il geometra è soprattutto e quasi esclusivamente un topografo, un libero professionista o un dipendente, assai spesso pubblico, che si occupa della misurazione e della gestione del territorio, del suo sviluppo sostenibile con una specifica cono-

Certo è una proposta da valutare anche se temo che il richiedere la competenza esclusiva in questo campo potrebbe costringerci a cedere altre competenze meno esclusive ma non per questo meno presenti nella nostra attività. Finora, in pratica, la polivalenza ha giocato più a nostro favore che contro di noi… «Anch’io apprezzo la polivalenza e la pratico – conclude Raccagni – soprattutto in questo periodo di complessiva difficoltà economica della società italiana. Vedo però che all’estero, dove anche nelle scorse settimane ho seguito un corso di aggiornamento internazionale con colleghi di molti

scenza topografica ed ambientale. Noi in Italia abbiamo una situazione diversa e a mio avviso migliore, finora è stato un gran bene per la categoria, ma la specializzazione ci sta portando in un’altra direzione. E penso che la topografia tra le tante possibili specializzazioni sia una delle poche indiscutibilmente nostra, da difendere e da curare con grande attenzione. Ne va del nostro futuro». ❑

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Cena sociale e premiazione dei geometri bresciani con 40 e 50 anni di professione

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l 29 giugno scorso si è tenuto l’annuale ritrovo conviviale dei geometri bresciani al ristorante “Corte Francesco” di Montichiari, durante il quale, come di consueto, sono stati premiati i colleghi che hanno raggiunto l’ambito traguardo dei 40 e dei 50 anni di libera professione. È la festa di tutti gli iscritti, alla quale il nostro Collegio non intende rinunciare e che ogni volta si arricchisce di contenuti di solidarietà, d’amicizia e di calore umano. L’emozione dei premiati, alcuni dei quali per la prima volta alla ribalta, e l’intima soddisfazione dei loro familiari presenti si fondono con

Geometri con 40 anni di iscrizione all’Albo Tarcisio Carlo Alduini Gabriele Barbieri Daniele Benedetti Antonio Bertanzetti Gabriele Bonfadini Mauro Bonometti Luciano Boschi Battista Bosetti Martino Cere Duilio Duina Bruno Ferrari Aldo Galli Antonio Gnecchi Enea Gnecchi Ennio Gorlani Sergio Guana Giampiero Gusinu Angelo Labinelli Franco Maifredi Giulio Maninetti Fausto Mariotti

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la sincera cordialità che contraddistingue la categoria dei geometri. Qui trovano infatti l’occasione di gioire del traguardo raggiunto dai loro “anziani”, a dire il vero molto giovanili nella “parola” e nel “passo”. Non manca mai, e così è stato anche quest’anno, l’aspetto istituzionale (vedere l’intervento del Presidente a pagina precedente) con i saluti alle autorità invitate dell’Amministrazione Provinciale, del Comune di Brescia, dell’Università Statale, dei rappresentanti degli Istituti Tecnici della città oltre, naturalmente a quelle di categoria lombarde e nazionali. Alle autorità il Collegio ha fatto o-

maggio dell’ultima sua produzione editoriale: il “San Rocco di Pavone”. Prima della premiazione ufficiale alcuni neo iscritti all’Albo che agli esami di Stato della passata sessione avevano ottenuto le più alte valutazioni, hanno ricevuto dal Presidente Giovanni Platto, affiancato dai colleghi Dario Piotti e dai Consiglieri presenti, una borsa di studio a riconoscimento del loro impegno formativo e della loro volontà di intraprendere la carriera di geometra professionista. Questa iniziativa, ormai consolidata e unanimemente apprezzata, accostata al riconoscimento per chi ha o-

Giovanni Martinelli Giovanni Franco Melotti Vito Cosimo Memoli Giocondo Migliorati Pierino Migliorati Giuseppe Mombelli Gervasio Moscardi Giordano Nichesola Dario Piergiovanni Piotti Giacomo Quadrini Luigi Riva Giuseppe Rivadossi Angelo Rossi Adriano Scolari Pietro Santo Simonini Silvio Tomasoni

Geometri con 50 anni di iscrizione all’Albo Clemente Agosti Enrico Boldi Giovanni Bonfiglio

perato per lunghi anni nella professione che ci è cara, acquista un profondo significato ed è di sprone per i giovani verso un sempre più impegnativo traguardo culturale e professionale. Pare giusto nell’occasione citare il personale di segreteria del Collegio per rivolgergli un caldo ringraziamento per l’opera solerte e intelligente che svolge, per l’impegno profuso durante l’anno, e per il lavoro di preparazione di questo evento, sempre condotto in modo impeccabile e non privo di grazia e signorilità. ❑

Armando Botelli Giuseppe Compagnoni Ernesto Derelli Giuliano Fagnani Renato Finessi Giuseppe Gigola Mario Molinari Giuseppe Lorenzo Paoli Angelo Trainini Giuseppe Valtulini Giulio Cesare Verducci Ezio Viani

Borse di studio “Tedoldi Zatti” Francesco Basile Simone Campadelli Lucio Garzoni Fabio Pernici Daniele Peroni Samuel Silvestri


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Cena sociale 2012: il saluto del Presidente Giovanni Platto ai colleghi e alle autorità

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n cordiale saluto e un benvenuto a tutti i presenti, in particolar modo a quei colleghi che questa sera avremo il piacere di premiare per aver dato lustro alla nostra categoria. Il mio intervento verterà esclusivamente su una nota di festa in onore dei nostri colleghi premiati. Abbiamo l’onore e la soddisfazione di avere con noi personalità politiche, personalità accademiche, dirigenti scolastici e docenti di Istituti tecnici per geometri. L’occasione mi stimola però a fare alcune considerazioni. La nostra categoria ha desiderio ed esigenza di cultura e di maggior professionalità. La cultura di categoria ci viene attualmente data dai nostri Istituti tecnici con buoni risultati, ma non basta; dobbiamo attingere cultura a livelli universitari a complemento di cicli di studi teorici e pratici che ci permettano di affrontare con successo la pratica professionale e quindi lo svolgimento della nostra polivalente professione, con specializzazioni nei vari settori in grado di svolgere con positivi risultati anche lavori interdisciplinari con altre categorie professionali. La cultura ci viene dalla scuola con l’appoggio anche delle strutture universitarie; la formazione e la professionalità fino ad oggi l’abbiamo gestita noi sia in campo pratico che

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economico senza gravare sulle istituzioni pubbliche. Alla politica vorremmo chiedere quell’attenzione e considerazione che la categoria dei geometri si aspetta e si merita anche se ben altri problemi sono apparsi all’orizzonte nazionale e internazionale. È finita un’epoca gestita con l’illusione che tutto funzionasse automaticamente nel benessere e che il futuro fosse la prosecuzione del passato; purtroppo così non è. Ci siamo cullati anche noi nell’illusione che indietro non si potesse andare, ma la realtà si è subito evidenziata con grosse difficoltà anche per la nostra categoria. Difficoltà di incarichi professionali che hanno acuito maggiormente le contrapposizioni tra categorie tecniche e che hanno impoverito le entrate finanziarie nei rispettivi studi professionali. La speranza è sempre l’ultima a morire, cerchiamo di essere ottimisti. Dopo il buio della notte arriva sempre la luce del giorno col ritorno di belle giornate di sole. Non esiste in Italia località in cui manchi la presenza del geometra e si tratta di una presenza attiva e competente nell’economia del Paese e ben apprezzata da tutti i soggetti pubblici e privati. Le professioni ordinistiche sono la spina dorsale dell’economia di un paese e la nostra categoria ne è una compo-


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nente essenziale. La scuola dovrà dare maggiore cultura teorica e pratica anche a livello universitario con la collaborazione della nostra categoria per essere in sintonia con le richieste del mercato. Non bastano più i sistemi di praticantato attuati fino ad oggi; il praticantato deve essere inserito nei programmi scolastici e nei piani di studi universitari per una laurea del geometra polivalente. Al geometra Fausto Savoldi presidente del Consiglio Nazionale vada il nostro ringraziamento per la determinazione costante a difesa della nostra categoria. È finita un’epoca.

È

finito il tempo delle incomprensioni su competenze professionali; alle contrapposizioni bisogna sostituire le collaborazioni interdisciplinari che emergono in ogni lavoro tecnico professionale. Con le collaborazioni interdisciplinari abbiamo tutti da guadagnare ottenendo, oltre a maggiori risultati economici, il miglior risultato da offrire ai nostri clienti. Ai nostri colleghi e amici premiati che hanno sostenuto con grande impegno e professionalità la nostra categoria, vada il grazie di tutti i geometri. A loro chiediamo di essere maestri dei nostri praticanti e giovani iscritti stimolando in loro l’orgoglio di essere tecnici apprezzati del territorio e fare emergere in loro quel talento che esiste in ciascuno di noi. L’apporto della nostra deontologica esperienza professionale in collaborazione con l’apporto della scuola, tende al principale triplice obiettivo di essere, sapere e saper fare; tre cose inscindibili per affronatare il mondo del lavoro. La crescita economica si ha solo con una formazione di alto livello che stiamo cercando di proporre ai nostri ragazzi. All’interno del meccanismo economico devono emergere l’innovazione, la competizione e la selezione. Ciò comporta il scrificio di un eccessivo individualismo a favore di un lavoro di squadra, mantenendo l’identità cultu-

rale delle proprie tradizioni e delle proprie radici.

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n ringraziamento particolare per la loro presenza al Sindaco di Montichiari dott.ssa Elena Zanola che ci ospita nella sua bella città; al prof. Augusto Preti, magnifico rettore emerito dell’Università Statale degli Studi di Brescia, all’avv. Paola Vilardi, assessore alle politiche del territorio del Comune di Brescia, all’Assessore Provinciale alla Cultura Aristide Peli, che si stanno dimostrando amici della nostra categoria, al consigliere regionale ing. Parolini, ai rappresentanti degli Ordini degli architetti, ingegneri, dottori agronomi e Collegio Costruttori di Brescia, al Comandante dei Vigili del Fuoco di Brescia, ai presidenti e segretari dei Collegi geometri lombardi, ai delegati lombardi della Cassa Geometri, al Presidente della stessa Cassa Nazionale geomùetri Fausto Amadsi, al presidente del Consiglio Nazionale geometri Fausto Savoldi, nostro iscritto molto impegnato e a tutti i presenti che hanno accettato il nostro invito. Un ringraziamento particolare va riservato ai nostri familiari perché dalla loro pazienza e comprensione abbiamo l’incoraggiamento per dedicarci alla nostra categoria professionale; Un pensiero vada a tutte le persone colpite dal tragico evento del terremoto dell’Emilia e del Mantovano ed una vicinanza particolare ai nostri cari colleghi colpiti da tale evento. Un ringraziamento ai nostri colleghi che si sono prodigati e si stanno prodigando per le verifiche nelle zone colpite dal sisma». ❑

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LEGALE Francesco Cuzzetti

Dispositivi di sorveglianza e privacy in edifici di proprietà o condominiali

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sciamo dal consueto: l’inquilina di un appartamento in un fabbricato pluriabitato, ma di un unico proprietario, fece causa allo stesso, perché aveva installato, sia sul cancello, sia sul portone d’ingresso al fabbricato dei dispositivi di controllo da lei ritenuti lesivi del proprio diritto alla riservatezza, per chiederne la rimozione. Un Tribunale le diede ragione in quanto, non potendosi sostenere la necessità dell’impianto per ragioni di sicurezza, esso violava la riservatezza dell’interessata per il fatto di poter essere controllata in entrata e in uscita, oltrettutto con la registrazione di cui era prevista la conservazione. Il proprietario fece ricorso in Cassazione e questa, con sentenza del 29 aprile 2012 n. 14346, ribaltando la motivazione del precedente giudizio, ha ritenuto che, per la normativa esistente, non possa assimilarsi un fabbricato di un unico proprietario, parzialmente concesso in locazione, o comodato, a un condominio di cui soltanto la normativa sulla privacy si occupa per regolare l’installazione di un sistema di ripresa di aree condominiali da parte dei condomini, ipotesi quindi non suscettibile di applicazione analogica. Il riferimento normativo è l’articolo 5, comma 3, del decreto legislativo n. 196 del 2003, che costituisce il codice di tutela dei dati personali, cui vanno aggiunti gli interventi del garante della 30 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

pricacy, che si è espresso il 29 aprile 2004 e successivamente l’otto aprile 2010 circa l’utilizzo dei sistemi di sorveglianza, cui rimando chi ne avesse interesse. La vicenda sommariamente narrata mi serve come spunto per esaminare alcuni aspetti giuridici riferiti appunto al condominio, in relazione a privacy e videosorveglianza, che peraltro non trova una propria regolamentazione, tale da superare alcuni dubbi gestionali. Chi decide sull’installazione (condominio o anche conduttori), e con quale delibe-

razione (all’unanimità o a maggioranza). Sul punto non c’è unanimità di giudizi in dottrina e giurisprudenza. Alcuni tribunali escluderebbero il voto di maggioranza perché l’installazione perseguirebbe finalità estranee alla conservazione e alla gestione dei beni comuni, talché esulerebbe dalle attribuzioni dell’organo assembleare. L’unanimità, si dice anche, consentirebbe in questo caso un comune consenso idoneo a fondare effetti tipici in un negozio dispositivo dei diritti coinvolti.

I giuristi, si sa, tendono ad arzigogolare (ma attenzione alla litigiosità notoria nell’ambito condominiale sempre pronta ad attaccarsi a tutto). Per parte mia preferisco la soluzione più pragmatica e di buon senso, pure prospettata, ma solo in dottrina, secondo la quale, se l’assemblea in linea generale ha anche il compito di conservare l’integrità condominiale, il che può avvenire con l’installazione del sistema di videosorveglianza, questa può essere ritenuta assimilabile ad una innovazione e quindi approvabile con la maggioranza per tale ipotesi prevista, previo, ovviamente, l’accertamento di tutti i criteri posti a base della scelta. Quanto alla legittimazione per la partecipazione all’assemblea, si può dire che essa spetta solo ai condomini. Per quanto riguarda l’installazione, si deve evitare di incorrere nel reato di interferenze illecite nella vita privata, cosa ovvia, ma che è bene ricordare. ❑



SCUOLA

Si apre un nuovo corso Ifts teso alla formazione di tecnici per la conduzione del cantiere L’impegno era triennale, dall’autunno del 2011 alla primavera del 2014, e, vista la domanda che il mercato, pur in una situazione di stasi, continua ad esprimere, prosegue anche quest’anno l’attività dell’Istituto di formazione tecnica superiore (Ifts). Il contenuto delle 1000 ore di studio (700 di lezione ed esercitazione e 300 di stage in azienda), successive al diploma e tendenzialmente organizzate nel pomeriggio all’istituto Tartaglia, vale come anno di praticantato ed è volto alla preparazione d’una trentina di tecnici superiori per la conduzione del cantiere. Proprio questa figura professionale è ancor oggi infatti una delle più richieste dal mercato bresciano, quella che Collegio geometri, Collegio costruttori, Scuola edile, Università e Tartaglia, coordinati dall’Amministrazione provinciale, intendono formare proponendo ai ragazzi neodiplomati l’opportunità di seguire le lezioni di docenti e professionisti che

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ra le opportunità che dal 2011 la nostra provincia offre ai geometri diplomati, c’è il corso per tecnico superiore nella conduzione del cantiere organizzato dall’Ifts, Istituto di formazione tecnica superiore, la struttura legata al Tartaglia che nel Comitato tecnico scientifico vede anche la partecipazione da protagonista del nostro Collegio. Concretamente poi la definizione del corso destinato ad una trentina di giovani geometri e, soprattutto la sua realizzazione si deve alla scuola e ad un gruppo di docenti tra i quali spiccano 32 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

numerosi colleghi liberi professionisti. Ebbene tu, Paolo, sei uno di loro e vorrei proprio cominciare chiedendoti quale materia ti è stata affidata. «Beh è presto detto. In ambito professionale mi occupo di impiantistica, di risparmio energetico nonché della conseguente certificazione di ogni immobile, di comfort climatico e di edilizia sostenibile. Le mie 50 ore di lezione ed esercitazione vertevano dunque proprio su questi temi, che sono tra quelli maggiormente approfonditi nell’anno di corso, insieme alle tecniche di costruzione ed al

li preparino ad un più rapido e pervio inserimento nel mondo del lavoro ed in particolare nelle imprese edili quali responsabili di cantiere. Di quest’esperienza abbiamo parlato ripetutamente con i ragazzi coinvolti e con uomini di scuola, docenti e presidi che in questi anni si sono succeduti al Tartaglia. In quest’occasione invece abbiamo voluto sentire la testimonianza di un collega, di un geometra che si è sobbarcato una docenza portando a scuola, oltre alle nozioni tecniche necessarie, anche la sua esperienza professionale. In questa chiacchierata Paolo Pea – libero professionista, diplomato nel 2000 ed iscritto al nostro Collegio dal 2002 – racconta il suo anno all’Ifts, con tante luci e qualche ombra, sottolineandone grandi potenzialità e inevitabili limiti. Un’esperienza comunque molto positiva, coinvolgente, che Paolo ripeterà anche quest’anno. rispetto ambientale, alla sicurezza attiva e passiva in cantiere oltre agli elementi giuridici fondamentali di quest’ambito dell’attività d’impresa». E com’è andata? I ragazzi ti seguivano? Sei riuscito a trasmettere nozioni ed esperienza? «Potrei risponderti con una sorta di telegramma: è andata bene, molto bene, anche se non tutti i ragazzi hanno mostrato il medesimo interesse; inoltre i livelli di apprendimento, al di là delle sensazioni del singolo docente, sono stati certificati, come in ogni scuola

che si rispetti, da un esame finale. Infine molti ragazzi sono già entrati nelle aziende e, da quello che qualche collega mi dice, si stanno ben comportando. Ma, spedito il telegramma, tra colleghi penso si debba andare immediatamente oltre la superficie d’una esperienza assolutamente positiva e che voglio ripetere, un’esperienza che merita un’analisi più approfondita anche perché da corsi come questi, meglio da un modello di formazione come questo, sintesi appunto di nozioni ed esperienza, dovrebbe passare in futuro


SCUOLA Paolo Pea

buona parte della nostra preparazione, dentro o fuori dall’università». D’accordo cominciamo dai ragazzi, dalla loro preparazione, dalla loro adesione al progetto formativo… «Non voglio generalizzare, ma la mia sensazione quest’anno è stata che i giovani dell’Ifts non fossero molto diversi dalla generalità dei loro coetanei e, dunque, nonostante il corso fosse un’opportunità rara per l’inserimento nel mondo del lavoro e la frequenza fosse una libera scelta, solo una parte ha dimostrato subito interesse ed ha seguito con profitto le lezioni e le esercitazioni, l’illustrazione delle materie e l’esperienza sul campo». Peccato, perché per ciascuno di loro era una grande occasione… «Proprio così. Per qualcuno il corso è stato solo un anno in più di superiori, un anno di parcheggio in attesa del lavoro e, purtroppo, bastano pochi elementi di disturbo per rendere più difficoltoso e meno produttivo il lavoro di tutti. Inoltre val la pena di rimarcare che si tratta di ragazzi che di fatto un cantiere non l’hanno mai visto e che se fossero assunti da un’impresa probabilmente impiegherebbero un paio d’anni prima di rendersi utili. Le lacune tecniche che la scuola superiore lascia sono enormi, ci sono argomenti come appunto il risparmio energetico, la sicurezza, l’organizzazione del lavoro in cantiere che nei cinque anni sono solo sfiorati, al più il ti-

tolo d’un capitolo che i ragazzi spesso neppure ricordano. Non ne voglio fare una colpa alla scuola superiore che è chiamata a trasmettere un patrimonio di conoscenze vastissimo e poco professionalizzante. Il corso Ifts è un primo tentativo, ambizioso e ben congegnato proprio per coprire queste lacune. Certo si vorrebbe che i ragazzi lo sfruttassero appieno, anche se non voglio gettare la croce solo addosso ai ragazzi». Scusa, in che senso? «La mia impressione, anche per i racconti dei ragazzi, è stata che anche alcuni docenti hanno interpretato il corso Ifts solo come un anno in più di superiori, mentre a mio parere proprio il docente per primo deve guardare alla sua stessa materia con un approccio nuovo, più concreto, più orientato all’immediata applicazione delle nozioni. Il corso Ifts nasce dalla volontà di legare strettamente teoria e pratica, mentre per qualche docente la pratica è rimasta confinata all’apporto di noi professionisti. Non può e non deve essere così: anche l’insegnante in questo specifico contesto deve saper cambiare». Certo per un professionista legare le nozioni tecniche e la pratica di ogni

giorno è più facile… «Non c’è dubbio, ma lo sforzo deve essere di tutto il corpo docente. Anche perché ho verificato che è proprio la traduzione pratica delle nozioni che interessa il giovane geometra, è la concreta soluzione d’un problema energetico in una palazzina a risvegliarne la curiosità. Se quest’anno potrò ridare il mio contributo ai corsi, penso che spenderò energie all’inizio dell’anno proprio per convincere i professori che la sfida dell’Ifts vale anche per loro. Non è certo facile; per chi come me si occupa di impianti e risparmio energetico la traduzione pratica è immediata, più difficile per chi fa magari diritto o inglese, ma la tensione deve essere comune». Vediamo in poche parole come hai organizzato le tue lezioni. «Come dicevo, innanzitutto poca teoria, meglio la teoria tradotta in pratica, le nozioni base della produzione di energia, del riscaldamento e del raffreddamento, della trasmittanza. Quindi il più rapidamente possibile la concreta applicazione di queste nozioni in un impianto, in un termosifone, in una caldaia, nel “cappotto” d’una casa. Ho visto risvegliarsi l’interesse dei ragazzi non appena ho aperto i disegni di impianti che stavo

realizzando, ho ascoltato le loro domande verificando che passo dopo passo si stavano impadronendo della terminologia e dei concetti, ma pure delle possibili soluzioni alternative. Da lì ad arrivare al calcolo del fabbisogno energetico di un appartamento, al dimensionamento degli impianti, alle stratigrafie termiche il passo resta ancora lungo, ma quando questo processo inizia poi viaggia veloce e se riesce è davvero una gran soddisfazione». Seguendo il tuo ragionamento par di capire che forse sarebbe più efficace un Ifts realizzato solo con docenti liberi professionisti, ovvero con persone che lavorano concretamente nel comparto edile ogni giorno… «Detto così è certo un’esagerazione, perché per qualche materia non basterebbero geometri e ingegneri, ma ci vorrebbero anche avvocati, esperti di finanza per la gestione dei costi e via dicendo. E mi rendo conto che un progetto siffatto è estremo, irrealizzabile. Ma, pur se generalizzare soprattutto in questo campo è un errore, la mia impressione è che io e i colleghi liberi professionisti impegnati in questi corsi siamo mediamente riusciti a tenere sveglia la classe, mentre altri hanno faticato molto di più. In sintesi l’esperienza è buona, ottima, ma si deve migliorare. E se ci proviamo tutti insieme, professionisti, istituzioni e scuola, possiamo riuscirci». ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 33


SCUOLA Fulvio Negri

Il geometra capitano o gregario? Prima parte

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e valgono le considerazioni operate in alcuni dei numeri precedenti sul tema delle competenze di relazione indispensabili al futuro geometra per esprimere al meglio la sua funzione, la domanda del titolo giuoco-forza appare retorica e la risposta scontata: il professionista (ma sovente anche il tecnico dipendente), quando esplicita appieno le sue potenzialità, non può interpretare di norma il ruolo della comparsa, bensì quello della guest star nel film il cui soggetto sono le materie di sua prerogativa: quale altra posizione può occupare l’attore che è al centro dei rapporti fra diversi portatori di concreti interessi, dovendone comporre nel progetto o nell’esecuzione i conflitti e i bisogni? Il profilo di tale soggetto corrisponde all’identikit del leader. Va subito inteso che non intendo riferirmi alla fisionomia del capo carismatico dotato di fascinazione personale che periodicamente si affaccia alla ribalta pubblica con una forte autoconvinzione dell’inconfutabilità della propria missione. Non è possibile clonare quei tratti e forse non è nemmeno augurabile, visti gli esiti che spesso connotano la parabola di tali personaggi. Più semplicemente invece si tratta di preparare i professionisti prossimi venturi affinché siano costantemente i punti di riferimento tecnici ed umani per tutti i 34 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

soggetti che compartecipano all’evento cui vengano chiamati per la loro scienza: vanno formati appunto dei leaders del loro settore. La definizione più ricorrente è quella per cui leadership è la qualità che rende alcune persone capaci di guidarne altre nella realizzazione di determinate attività, garantendo ed armonizzando la soddisfazione dei bisogni sia individuali che di gruppo. Leader non si è per decreto e nemmeno per ruolo stabilito: si può occupare un posto apicale ma non essere percepito come guida e riferimento credibile. Né tantomeno un siffatto profilo è coniugabile con l’autoritarismo unilaterale, ma è apparentato piuttosto con aree semantiche come il consenso , la capacità di persuadere e di mettere in accordo soggetti diversi e perfino contrastanti. Non è in ogni caso rendita di posizione acquisita col diploma, col concorso , con l’esame di stato o con l’apertura dello studio: men che meno è esercizio di potere conseguente ad un’investitura superiore ma piuttosto espressione di autorevolezza verso il prossimo, riconosciuta solo in virtù di continua dimostrazione di risultati tangibili. È palese quindi che il credito della figura in parola deriva soprattutto dal modo di essere del soggetto, da quello che sa e fa e da come lo fa: da ciò dipendono il successo verso l’esterno e la soddisfazione di se stesso.

Certamente è prioritario che già nel corso dell’iter formativo vengano ribaditi, unitamente al patrimonio tecnico, gli aspetti fondanti dell’etica professionale: il gusto di raggiungere traguardi per il merito acquisito con lo studio ed il lavoro, l’autocontrollo, la tenacia, la trasparenza, l’onestà dell’agire, la disciplina programmatoria, l’apertura al nuovo e l’immaginazione verso quel che ancora non è. Insomma è bene che l’educazione, l’altro versante del compito della scuola oltre a quello dell’istruzione, declini l’applicazione e il rigore con il piacere dell’agire fattivamente e correttamente. Ma la figura di cui sopra, oltre alle indispensabili doti morali, capacità intellettuali e conoscenze del mestiere, necessita altresì dell’arte di persuadere le persone in vista di un obiettivo comune, come puntualmente afferma Daniel Goleman nel suo “Emotional intelligence” . Attorno al suo progetto egli deve saper creare risonanze, diffondere emozioni (sapendole ovviamente gestire), spingere chi gli sta intorno a dare il meglio di sé. Così non solo dunque sarà in grado di decidere la strategia ma, trasmettendo emozioni, anche di motivare, di coinvolgere e talora financo di euforizzare, perché mostrerà se stesso come il primo entusiasta. In questo modo il leader autentico non influenzerà solo i propri partners, clienti o collaboratori che siano, ma li aiuterà a sviluppare le proprie risorse e

a rideterminarsi sui loro obiettivi, coinvolgendoli nel processo di risoluzione delle diversità in un disegno condiviso che, alla fine, risulterà a tutti innovativo e conveniente rispetto alle più anguste posizioni iniziali. Se dunque è irrinunciabile, oltre che vantaggioso e democratico, promuovere l’acquisizione delle suindicate capacità per consentire ai giovani scelte più libere, una domanda, tutt’altro che accademica, si pone: le agenzie formative forniscono risposte esaurienti a tale bisogno? La risposta purtroppo non è né univoca né omogenea. Le competenze relazionali (e meno ancora quelle da cui originano gli approcci protagonistici e direttivi alle varie azioni) non trovano adeguato spazio negli ordinamenti e negli obiettivi di apprendimento della scuola che pure hanno registrato recentemente interventi di riforma di una certa entità. È così lasciato alle diverse sensibilità dei singoli docenti il difficile compito maieutico di trar fuori dagli allievi la dimensione dell’interlocuzione propositiva con gli altri: ad oggi la condizione in cui viene a trovarsi lo studente nei confronti della materia di applicazione è largamente di tipo individuale. Servizi di ascolto psico-pedagogico possono essere utili, ma non coprono il ventaglio delle criticità dell’espressione del sé. Al di là della generosa disponibilità di qual-


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che maestro della professione, un analogo fenomeno si riscontra talvolta anche nei luoghi deputati ad ospitare stages e praticantati: mancano pure lì protocolli comuni in virtù dei quali ai ragazzi, come complemento dell’addestramento, vengano proposte, seppur con la ovvia gradualità, iniziative che incomincino ad introdurli all’assunzione di responsabilità nei confronti del gruppo. Se in alcune situazioni dai loro tutors vengono immersi precocemente in forti interscambi operativi, in altre il tirocinante ha un ruolo marginale, settoriale ed assolutamente subordinato che non gli permette di avere un minimo livello di autonomia, confinato com’è in mansioni meramente esecutive. Viene così a mancare quel tratto fondamentale di implementazione delle loro persone che è l’esperienza di essere protagonisti dei vari processi, anziché semplicemente comparse anonime al traino. Specialmente i meno estroversi rimangono chiusi nei loro riserbi e nelle loro insicurezze. Eppure come abbiamo detto in premessa, è solo in parte vero che leader si nasce: indubbiamente un elemento difficilmente definibile, ma che si fa sentire, come il carisma è frutto di inclinazioni naturali e il portato di un mix di educazione e vissuto. Ma è altrettanto inconfutabile che non basta se non è coltivato e disciplinato, né che è l’unica condi-

zione per il giovane di affermare le proprie qualità verso il prossimo e di incrementare la propria autostima. Vi sono strumenti culturali, pratiche, metodologie e tecniche nel campo della didattica, della psicologia sociale e della sociologia del lavoro che possono migliorare significativamente le disposizioni di ogni individuo ad incontrarne ed orientarne altri nei segmenti della sua materia. Se poi il singolo deciderà di operare in solitudine o in posizione defilata e subalterna, sarà per sua scelta. Intanto però le agenzie formative hanno da svolgere un loro compito di sostegno allo sviluppo delle persone in fieri. Va poi posta attenzione ad un fenomeno che ha assunto dimensioni di qualche preoccupazione. La leadership giovanile è nozione infinitamente diversa dalla connotazione del dominio del branco che talvolta qualche adolescente tenta di attribuirsi all’interno del gruppo: in qualche occasione sconfina nel bullismo o comunque ne rasenta il limite, in ciò peraltro uniformandosi alla non irrilevante parte di adulti che frequenta

l’arroganza e l’arbitrio come costume con cui interfacciarsi con il prossimo. In questi casi, in conseguenza della difficoltà di gestire i conflitti tipici dell’età e di accettare la diversità, la rete di relazione è improntata ad uno scivolamento verso il sopruso e la violenza; viene così ipotecato un futuro di rapporti sociali nefasto per le vittime (ma anche i bulli cresceranno male) e la comunità che rischia di scontare prezzi pesantissimi in danno del bene comune. Ancor più dunque la scuola deve assumere fra le missioni primarie l’abitudine al dialogo e al confronto come strumenti di affermazione delle idee migliori e dei loro portatori, ovviamente accompagnando lo sviluppo delle personalità degli studenti con mezzi adeguati. Ai nostri figli e nipoti deve giungere il messaggio per cui non è disdicevole che in ogni campo esista chi conta più degli altri, ma ciò deve accadere per merito, a seguito di una competizione di argomenti e non con il dolo e la sopraffazione. Si possono quindi attuare interventi che almeno in parte anticipino quello che i

ragazzi si troveranno ad affrontare nella loro attività. In aula sono esperibili forme di didattica interattiva che comprendono fasi di brain storming guidato che attrezzino al confronto-scontro tipici della condizione lavorativa, metodologie fondate sulla peer-education (in cui l’apprendimento prende forza dalla cooperazione fra studenti in mutuo soccorso, per cui i più attrezzati fungono da sostegno ai più deboli), progetti sul campo che prevedano la divisione organizzata dei compiti e l’esecuzione in team cui far seguire verifiche che testino la capacità di risoluzione dei problemi, simulazioni di organizzazione aziendale che richiedano il concorso di più soggetti secondo magari lo schema dei giuochi di ruolo. Un simile approccio libererebbe le energie compresse e motiverebbe inoltre di più anche allo studio, attivando l’intelligenza operativa di cui generalmente gli allievi degli istituti tecnici sono dotati. Analogamente potrebbe accadere là dove i neo diplomati svolgono il loro apprendistato con il tutoraggio dei colleghi più anziani. Insomma è possibile offrire maggiori opportunità ai nostri ragazzi (anche a quelli meno disinvolti), perché si attrezzino a vivere con consapevolezza, senso di responsabilità e protagonismo il loro ruolo di tecnici dell’ambiente, delle costruzioni e del territorio. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 35


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18 Borse di studio al Tartaglia rinsaldano la collaborazione tra Collegio e l’Istituto superiore Il nuovo anno all’Istituto Tartaglia di Brescia inizia nel segno d’un rinnovato rapporto di collaborazione con il nostro Collegio. Nell’ultimo sabato d’ottobre, infatti, la cerimonia di consegna delle Borse di studio che il Collegio di Brescia ha destinato anche in questa non facile stagione agli studenti meritevoli (e che rientrano in precise fasce di reddito), è stata l’occasione per rinsaldare e rendere ancor più visibile la vicinanza della categoria con la scuola, con i ragazzi e con i docenti.

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gni occasione è utile, anzi preziosa per conoscersi meglio, per approfondire i rapporti, per stringere e rinsaldare la collaborazione: quando protagonisti d’un incontro sono i geometri e la loro storica scuola, il “Tartaglia”, è facile che un’iniziativa si consolidi, un’altra venga annunciata e per una terza si intuiscano i primi abbozzi. Così, nell’ultimo sabato di ottobre, in un’aula magna gremita di studenti, professori e genitori, non sono state solamente consegnate le Borse di studio a 18 allievi particolarmente meritevoli e con un determinato reddito (certificato dall’Isee), ma le parole di tutti gli intervenuti – il dirigente scolastico prof. Paolo Taddei, il nostro presidente Giovanni Platto e il direttore del nostro giornale, Bruno Bossini – hanno posto le basi per intensificare ulteriormente i rapporti e lo scambio di esperienze tra i geo36 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

metri ed i ragazzi, per confermare pienamente l’impegno dei liberi professionisti ad affiancare i docenti nella formazione degli studenti, nonché per aprire le pagine della nostra rivista

all’apporto delle giovani generazioni. Ha infatti cominciato il “preside” con un ringraziamento per nulla formale al Collegio che affianca la scuola nel non semplice impegno formativo; parole nelle quali è risuonata alta l’eco della preoccupazione dell’educa-

tore, toccato nel profondo anche dai tragici fatti di cronaca del mese appena trascorsi (a cominciare dal gesto disperato d’una ragazzino della Bassa al primo anno di liceo). Il prof. Taddei ha messo da parte ogni retorica ed ha innanzitutto parlato ai suoi studenti, soprat-


SCUOLA Nella prima pagina, da sinistra: il direttore de “Il geometra bresciano”, Bruno Bossini, il dirigente scolastico dell’Istituto “Tartaglia”, prof. Paolo Taddei e il presidente del Collegio geometri di Brescia, geom. Giovanni Platto durante la cerimonia della consegna delle Borse di studio ai 18 studenti meritevoli.

tutto i più giovani, esprimendo per intero la disponibilità della scuola e di ogni docente all’ascolto dei ragazzi, alla attenzione alle loro esigenze, alle loro difficoltà, alle loro aspettative. Un impegno che, con l’aiuto concreto del Collegio, si è tradotto quella stessa mattina nella consegna dei premi ai meritevoli, risultato certo gratificante per ciascuno di loro (al di là del valore venale della borsa di studio) ma pure significativo per i compagni, esempio e stimolo per tutti e testimo-

In questa pagina e nelle seguenti, i vincitori delle Borse di studio

nianza della vicinanza tra le generazioni, quelle in formazione e quelle che già operano da liberi professionisti nella società e alle prese con il mercato.

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proprio da queste considerazioni è partito anche il presidente Platto per garantire innanzitutto proprio ai giovani ed alle loro famiglie la vicinanza della categoria. Una colleganza che in quella mattinata era ben rappresentata dalle borse di studio (nate una decina d’anni fa

per gli stranieri e che negli ultimi tempi, vista la crisi economica, sono invece state ampliate a tutti gli studenti), ma che nelle parole del nostro presidente era solo un piccolo esempio della volontà del Collegio, delle sue esplicite finalità operative. Platto ha infatti insistito sulla piena consapevolezza del Collegio di Brescia sul tema della formazione del geometra, sulla necessità che si riduca il più possibile la distanza tra la scuola ed il mondo del lavoro, meglio la professione. A questo pro-

posito il presidente ha confermato, illustrandolo ai genitori ed ai ragazzi, l’impegno del Collegio per la ripetizione dei corsi Ifts post diploma, quell’anno di specializzazione professionalizzante (valido pure come anno di praticantato) che unisce lezioni sul banchi del Tartaglia ad esperienze sul campo e stage, per formare compiutamente un tecnico superiore di cantiere, figura ancor oggi assai richiesta in edilizia. Il geometra di domani, ha convintamente sostenuto Platto, sarà un tecIL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 37


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nico laureato per essere al medesimo livello del collega del resto d’Europa, ma il mercato non lo apprezzerà se nella suo processo formativo complessivo, dalla scuola superiore all’Università, non avrà raccolto quei contenuti di concretezza e di immediata applicabilità delle nozioni che solo la frequentazione degli studi e dei cantieri garantisce. E mentre le normative ancora faticano a precisare l’iter di studi, gli insegnamenti, gli indirizzi, gli orari il Collegio ed il Tartaglia anticipano i 38 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

tempi con esperienze pilota come l’Ifts, ma pure con la presenza dei professionisti a scuola in molte circostanze ed occasioni di approfondimento tecnico, non più solo per le classi quarte e quinte, bensì fin dal primo anno.

L’

emblematica e costante compenetrazione tra scuola e mondo della professione, l’immagine stessa d’una professione che si cala nel processo formativo e diviene tutt’uno con la scuola e l’università (dando certo la


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praticità dell’operare e ricevendone in cambio, ad esempio, i contenuti necessari della formazione permanente) potrebbe inoltre trovare una precisa visibilità nel contributo dei ragazzi e dei loro docenti alla nostra rivista. E su questo argomento ha speso qualche parola il nostro direttore, da sempre testardamente convinto che le pagine del nostro giornale, così come il nostro sito, possano essere una palestra di conoscenza e confronto per due mondi che, nonostante l’impegno

di tutti, spesso faticano a dialogare, a trovare la giusta sintonia, a scambiarsi impressioni ed esperienze. Ci sono dunque pagine bianche che aspettano di raccogliere le idee, le sensazioni,

le esperienze ed anche la voglia di protagonismo dei geometri di domani: per loro uno spazio di espressione davvero libero con una platea specifica di professionisti e “fratelli maggiori”

ad ascoltarli. Al termine degli interventi sono state consegnate le borse di studio. Per il biennio sono stati premiati Franco Tomasoni, Giulia Tamussi, Mirco Redana, Matteo Giubellini, Gabriele Lui, Viola Mazzoli, Federica Livi e Linda Tanghetti, mentre per il triennio Sara Colosio, Cristina Palladino, Luca Tucci, Andrea Singh, Simone Arvisi, Serhiy Levchenko, Yonas Parzani, Shinali Thisera, Gessica Lumini e Cristian Petrosino. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 39


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Esami di Stato 2012 Le due prove scrittografiche

Ministero dell ’Istruzione, dell ’Università e della Ricerca DIPARTIMENTO PER LO SVILUPPO DELL’ISTRUZIONE DIREZIONE GENERALE PER GLI ORDINAMENTI SCOLASTICI E PER L’AUTONOMIA SCOLASTICA

ESAME DI STATO PER L’ABILITAZIONE ALL’ESERCIZIO DELLA LIBERA PROFESSIONE DI GEOMETRA - SESSIONE 2012 PRIMA PROVA SCRITTOGRAFICA Il candidato ristrutturi l’edificio allegato in calce con una proposta progettuale che non modifichi il profilo, la planimetria della casa e le sue aperture. Il manufatto risulta, ad un primo esame, dissestato, quindi bisogna provvedere a rinforzare le fondamenta, la scala, le murature e le piattabande. Esso deve avere al piano terra: — un ingresso salone; Planimetria Piano terra — una camera da letto; Rapp. 1:100 — un bagno; — la scala di accesso al piano superiore. Al piano superiore: — due camere da letto; — un bagno; — la scala di accesso.

Planimetria Primo piano Rapp. 1:100

L’edificio così costituito non dve superare i 6 metri alla linea di gronda e per il desiderio della committenza, la copertura dovrà essere a capriata. Il candidato, scelta la scala di rappresentazione e qualunque elemento ritenuto utile o necessario per la progettazione, esegua la planimetria del manufatto, corredato da due prospetti ed una sezione dell’edificio. Il geometra completi l’elaborato con l’esecuzione di un particolare costruttivo della capriata. Infine, il candidato esponga in una breve relazione i criteri adottati per i rinforzi delle fondamenta, le murature, le piattabande ein riferimento alla regione di appartenenza, le caratteristiche dei materiali usati per la ricostruzione del fabbricato. Tempo massimo della prova: ore 8. Durante la prova sono consentiti l’uso di strumenti di calcolo non programmabili e non stampanti e la consultazione di manuali tecnici e di raccolte di leggi non commentate.

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SCUOLA Come di consueto, pubblichiamo il testo dei temi sottoposti ai candidati. Nel prossimo numero della rivista, a risultati definitivi, approfondiremo la tematica con le consuete statistiche e relativi commenti.

Ministero dell ’Istruzione, dell ’Università e della Ricerca DIPARTIMENTO PER LO SVILUPPO DELL’ISTRUZIONE DIREZIONE GENERALE PER GLI ORDINAMENTI SCOLASTICI E PER L’AUTONOMIA SCOLASTICA

ESAME DI STATO PER L’ABILITAZIONE ALL’ESERCIZIO DELLA LIBERA PROFESSIONE DI GEOMETRA - SESSIONE 2012 SECONDA PROVA SCRITTOGRAFICA Per l’esecuzione di un’opera di pubblica utilità sarà espropriata la metà di un fondo rustico costituito da un unico appezzamento ABCDE, di cui sono note le coordinate ortogonali dei vertici. Per il punto A deve passare la linea dividente che frazionerà il fondo in due parti equivalenti. Il candidato determini la posizione della dividente che soddisfa questa condizione, essendo noti i seguenti dati:

Il fondo è condotto in economia diretta con indirizzo produttivo cerealicolo; la qualità di coltura effettiva, corrispondente altresì a quella indicata al Catasto, è il seminativo. Sulla porzione di fondo espropriata sono presenti fabbricati legittimamente edificati nel 1992, costituiti da una tettoia chiusa in prefabbricato, destinata al ricovero di macchine e attrezzi, della superficie coperta di 250 m2, e da un’abitazione di 120 m2 di superficie lorda di pavimento. Assumendo opportunamente tutti i dati mancanti, il candidato determini, in base alle disposizioni vigenti, l’indennità di espropriazione dovuta al proprietario coltivatore diretto, nonché il corrispettivo spettante in caso di cessione volontaria.

Tempo assegnato per lo svolgimento della prova: ore 8. Durante la prova sono consentiti l’uso di strumenti di calcolo non programmabili e non stampanti e la consultazione di manuali tecnici e di raccolte di leggi non commentate.

IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 41


DAL COLLEGIO DI BRESCIA Dario Piotti

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uale geometra libero professionista che opera da oltre 40 anni e che non ha fatto niente altro, nonché presidente del Sindacato geometri della provincia di Brescia, mi permetto esprimere qualche mio pensiero e alcune mie idee per contribuire a salvaguardare la professione del geometra in questo momento di profondo cambiamento. Ho partecipato mercoledì 26 ottobre alla manifestazione organizzata dal Consiglio Nazionale a Roma sulla difesa delle nostre competenze in edilizia. Non ho sentito proposte innovative e/o nuove idee se non quella del Presidente Savoldi di far approvare un nuovo progetto e regolamento della nostra professione entro la primavera prossima. Questo progetto mi auguro possa essere trasmesso per tempo a tutti i Presidenti dei Collegi provinciali per poterne leggere il contenuto e contribuire, nel caso, a migliorarlo. Ho seri dubbi che oggi, nel campo delle competenze in edilizia, si possa credere e/o sperare in un risultato positivo e ottenere quello che sul campo ci siamo guadagnati in oltre ottant’anni di libera professione per questo semplice motivo: «se non è stato possibile definire le competenze negli anni d’oro (passatemi il paragone) dove la torta era grande e i commensali erano pochi, come possiamo pensare di poter oggi ottenere il riconoscimento quando la torta è 42 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

Pensieri e idee di un vecchio professionista sul futuro della categoria sempre più piccola e i commensali sempre più numerosi?». Sono e resto sempre convinto che il geometra non ha mai preteso di salire al livello dei laureati, ma purtroppo, specialmente oggi, sono i laureati che che sono scesi al livello del geometra. E poi con le liberalizzazioni in atto, l’eliminazione del tariffario, la decisione di dar vita a società di professionisti e soci di capitale, sicuramente è alquanto ridotto in campo legislativo lo spazio per la definizione delle nostre competenze. Allora bisogna reinventare il modo di fare la professione partendo da questo motto: «Il miglior modo per prevedere il futuro è quello di inventarselo». Primo tassello del nuovo sistema da inserire nel nuovo progetto del geometra riguarda un nuovo ordinamento scolastico per poter sperare che in futuro i giovani siano attratti dalla nostra professione. Ne va della nostra sopravvivenza. Dobbiamo pensare di aumentare il livello scolastico, mettendo in atto tutto quanto necessario per ottenere l’istituzione della laurea del geometra. Di fatto già ci definiamo“geometri laureati”, ma tramite il percorso attuale della laurea breve, di fatto non lo siamo. Ben sappiamo quali limiti comporta l’attuale ordinamento scolastico, ecco perché è necessario e irrinunciabile un corso universitario specifico del geometra con la sua polivalenza

con l’intervento in primo luogo del Consiglio Nazionale e poi di tutti i Collegi provinciali a cui farà capo, con il nostro contributo finanziario, la formazione pratica attraverso le nostre figure professionali che dovranno insegnare, ognuno per le proprie competenze, a “fare la professione” nel vero senso della parola. È la categoria dei geometri che deve formare i futuri iscritti all’albo, mettendo in atto tutte quelle risorse economiche e di professionalità che la nostra categoria possiede. La formazione che oggi dobbiamo sostenere obbligatoriamente già ci porta ad essere, a mio modo di vedere, un “geometra con polivalenza specializzata”, difatti tanti colleghi si specializzano nei vari settori della sicurezza, certificazione energetica, mediazione, catasto, progettazione, ecc. Non oso pensare che la formazione attuale abbia come scopo l’eliminazione della nostra polivalenza che nel tempo è stata ed è la nostra sopravvivenza, oggi ancor più che nel passato. O, peggio ancora, sia finalizzata a creare dei tecnici specialisti solo in un settore (noi non siamo periti industriali che ognuno sceglie un solo settore specialistico in quanto il loro ordinamento scolastico è quello), perché se così fosse, avremmo una concorrenza sleale e spietata (vedasi siti internet Grupon, ecc., dove colleghi si rendono disponibili a redigere certificazioni energe-

tiche a soli 39,00 euro o a fare perizie di stima per 48,00 euro). Vogliamo svendere la nostra professione? Che attrazione può avere un giovane che si vede prospettare un futuro simile in cui viene totalmente persa la dignità dell’attività del geometra? Allora, se così fosse, il nostro futuro sarà quello di diventare dipendenti delle società di capitale. È proprio questo ciò che desidera e/o vuole Confindustria, la quale si batte e spinge per la creazione di società di capitale in nome della liberalizzazione e del libero mercato. Secondo tassello: Praticantato. Se il praticantato, da svolgere in 24 mesi, è sempre stato importante per far introdurre nel mondo del lavoro della libera professione il giovane geometra, alla luce delle nuove disposizioni, che riducono i tempi a 18 mesi, oggi riveste ancora maggior rilevanza. Certamente non può e non deve essere gestito come è avvenuto negli ultimi anni, dove purtroppo si è manifestata una carenza di preparazione notevole. Le percentuali modeste dei geometri ammessi ne è la prova lampante e dimostra che qualcosa non va. Forse il giovane geometra non è sufficientemente stimolato o forse gli studi tecnici o i professionisti presso i quali viene svolto il periodo di pratica non sono preparati e debitamente informati sul valore del compito che si assumono nei


DAL COLLEGIO DI BRESCIA

confronti del giovane. Ritengo indispensabile che il Collegio dia a tutti gli iscritti, anche tramite un apposito formulario, tutte le informazioni necessarie sulle modalità di svolgimento del praticantato prima di accettare in studio un praticante. Far sì che si crei anche in questo settore una rete di studi professionali che, nel caso in cui il praticante si trovi a svolgere la pratica presso uno studio, per esempio, che fa solo catasto, possa trascorrere un periodo anche presso un altro studio specialista in altri settori dell’attività. Il collega professionista dovrà redigere una relazione trimestrale sulle attività svolte dal praticante evidenziando eventuali carenze e/o necessità di interventi specifici a cui il Collegio dovrà sopperire. Se il giovane geometra si sentirà in qualche modo protetto dal suo Collegio, sarà maggiormente stimolato a superare le difficoltà e a comprendere l’importanza dell’attività che andrà a intraprendere. Terzo tassello. Ma oggi cosa facciamo per i giovani e meno giovani geometri iscritti all’Albo e che svolgono la libera professione affinché possano esercitare liberamente la professione di geometra senza incorrere in denunce, sentenze negative che dichiarano la non competenza? Nulla, li illudiamo con la spranza di vederci riconosciuto quello che per oltre

ottant’anni non siamo riusciti a ottenere e farci riconoscere e, dubito fortemente, possa essere ufficializzato e legalizzato questo riconoscimento con il nuovo progetto della professione del geometra.

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einventare la professione è soprattutto creare all’interno di ogni Collegio provinciale una struttura, chiamiamola formazione, associazione, o meglio “la rete del geometra”, di supporto a favore dell’iscritto, nella quale, nel caso di necessità, possa trovare tutte quelle collaborazioni specialistiche necessarie a precise condizioni anche economiche, convenzionate con laureati italiani o operanti nella comunità europea. Questa struttura dovrà essere garante oltre che della professionalità del geometra libero professionista associato acquisita mediante la formazione continua, anche della qualità del “prodotto” con precise informazioni alla committenza sull’importanza amministrativa e legale della prestazione professionale;

Se la committenza, tramite una seria e adeguata informazione a tutti i livelli, sarà ben conscia sulla validità e importanza della prestazione professionale e del documento che ne deriva, potrà quanto meno dubitare su certe proposte di lavoro a prezzi stracciati. Solo così il cliente si rivolgerà al suo tecnico di fiducia, perché in lui troverà la correttezza e la garanzia del suo operato. È ben noto che oggi più che mai il lavoro viene svolto ed eseguito in équipe, dal topografo, al geologo, al progettista direttore dei lavori, allo strutturista, al collaudatore, al certificatore, al responsabile per la sicurezza, al catastale, ecc. Diamo vita a questa collaborazione definendo con disciplinare i relativi incarichi conferiti direttamente dal cliente e facciamo sottoscrivere i progetti, ognuno per le proprie competenze, e poi vediamo cosa succede. Non dobbiamo dipendere da nessuno e chiedere nulla alle istituzioni. Il geometra sempre sarà il capocommessa, gestirà le operazioni e sicuramente sarà il professionista che

avrà maggior riscontro economico. Faremo conconcorrenza alle società di ingegneria, partecipando ai bandi di concorso per attività professionali. Il curriculum non sarà di un solo iscritto, ma di un gruppo con all’interno tutte le varie figure specialistiche garantendo quindi la competenza e le capacità. Il geometra dovrà preoccuparsi solo e soltanto di raccogliere il lavoro, di ricevere gli incarichi, senza alcuna preoccupazione per il suo espletamento, perché avrà gli strumenti per poterlo fare senza se e senza ma. Noi abbiamo una forza incredibile che nessun altro professionista ha: noi siamo presenti sul territorio e sappiamo stare con la gente. Siamo umili ed entriamo nelle famiglie. In noi il cittadino può sempre contare per ogni problema legato alla proprietà. Questa nostra peculiarità nessuno potrà mai togliercela a meno che, e purtroppo lo temo, qualcuno pensi a svenderci ed a spogliarci delle nostre caratteristiche peculiari nel nome della specializzazione settoriale. Il Sindacato dei geometri di Brescia, per quanto di sua competenza e con l’aiuto di tutti i colleghi che vorranno dare suggerimenti e indicazioni per difendere l’attività del geometra, adotterà tutte le iniziative possibili e lotterà su tutti i fronti affinché ciò non avvenga. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 43


DAL COLLEGIO DI BRESCIA

L’attività del Collegio di Brescia ottobre 2012

Ottobre 2012 1 1° Corso Responsabile della manutenzione di MCA (LezioneIV) Convegno di presentazione della nuova versione PREGEO ed approfondimento DOCFA 2 1° Corso Certificatori Energetici Regione Lombardia (Lezione III) 3 1° Corso Aggiornamento Sicurezza per C.S.P. e C.S.E. (Lezione III) 4 1° Corso Responsabile della manutenzione di MCA (Lezione V) Riunione di Redazione de “Il geometra bresciano” 5 Riunione della Commissione Urbanistica Ristretta 1° Corso Base Catasto Terreni (Lezione I) 6 2° Corso Aggiornamento Sicurezza per C.S.P. e C.S.E. (Lezione III) - Pavone Mella 8 1° Corso Responsabile della manutenzione di MCA (Lezione V) 9 1° Corso Cerificatori Energetici Regione Lombardia (Lezione IV) 10 1° Corso Aggiornamento Sicurezza per C.S.P. e C.S.E. (Lezione IV) 2° Corso Base Catasto Terreni (Lezione I) - Darfo 11 1° Corso Responsabile della manutenzione di MCA (Lezione VII) 1° Corso per esperti in materia paesistico-ambientale (Lezione III) 12 1° Corso per esperti in materia paesistico-ambientale (Lezione IV) 1° Corso Base Catasto Terreni (Lezione II) 13 2° Corso Aggiornamento Sicurezza per C.S.P. e C.S.E. (Lezione IV) - Pavone Mella 14 1° Corso Responsabile della manutenzione di MCA (Lezione VIII) 15 Riunione Commissione Estimo Allargata 16 Commissione Ambiente e Bioedilizia Allargata 1° Corso Certificatori Energetici Regione Lombardia (Lezione V) 3° Corso Aggiornamento Sicurezza per C.S.P. e C.S.E.

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(Lezione I) - Darfo Seminario Adempimenti amministrativi: le modalità di prevenzione incendi (D.M. 7 agosto 2012) 4° Corso Aggiornamento Sicurezza per C.S.P. e C.S.E. (Lezione I) 2° Corso Base Catasto Terreni (Lezione II) - Darfo 1° Corso Responsabile della manutenzione di MCA (Lezione IX) 1° Corso per esperti in materia paesistico-ambientale (Lezione V) 1° COrso Base Catasto Terreni (Lezione III) 1° Corso Responsabile della manutenzione di MCA (Lezione X) 1° Corso Certificatori Energetici Regione Lombardia (Lezione V) 3° Corso Aggiornamento Sicurezza per C.S.P. e C.S.E.(Lezione II) - Darfo 4° Corso Aggiornamento Sicurezza per C.S.P. e C.S.E. (Lezione II) 2° Corso Base Catasto Terreni (Lezione III) - Darfo 1° Corso Responsabile della manutenzione di MCA (Lezione XI) 1° Corso per esperti in materia paesistico-ambientale (Lezione VI) 1° Corso Base Catasto Terreni (Lezione IV) Consegna Borse di Studio per studenti meritevoli Ist. “N. Tartaglia” 1° Corso Responsabile della manutenzione di MCA (LezioneXII) Riunione del Consiglio Direttivo 1° Corso Certificatori Energetici Regione Lombardia (Lezione VII) 3° Corso Aggiornamento Sicurezza per C.S.P. e C.S.E. (Lezione III) - Darfo 4° Corso Aggiornamento Sicurezza per C.S.P. e C.S.E. (Lezione III) 2° Corso Base Catasto Terreni (Lezione IV) - Darfo



DAL COLLEGIO DI BRESCIA Gina Ducoli Stefano Benedini

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a Valle Camonica, analogamente a quanto si verifica in molte valli alpine e prealpine, è da sempre caratterizzata dalle tematiche territoriali derivanti da fenomeni di dissesto idrogeologico. La conformazione morfologica del suo bacino idrografico riunisce, lungo l’asta fluviale del suo principale corso d’acqua, l’Oglio, numerose eterogeneità idrauliche e geologiche che continuamente si devono confrontare con un territorio fortemente antropizzato. Dai ghiacciai perenni del Pian di Neve passando attraverso i vorticosi torrenti delle valli laterali, fino ad arrivare ai dissesti franosi dei pendii si può riassumere in modo estremamente sintetico come la complessità di una prevenzione e di un controllo non passano dal singolo intervento ma deve essere pianificato con una scala a più ampio raggio. Grande successo di partecipazione tra i professionisti operanti nella zona della Valle Camonica è stato raggiunto con l’organizzazione del Convegno sul Dissesto Idrogeologico proposto dall’Associazione dei Geometri di Valle Camonica e tenuto il giorno 21 settembre presso il Palazzo dei Congressi di Darfo Boario Terme. Di prestigio per l’evento i relatori intervenuti a presentazione degli studi effettuati sulla problematica proposta dagli organizzatori, di grande attualità visti gli eventi che hanno purtroppo coinvolto tragicamente il Comune di Sonico nel periodo estivo, e delle soluzioni adottate nei numerosi interventi già realizzati nel tentativo di contenere e 46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

I geometri della Valle Camonica impegnati nella tutela del proprio territorio scongiurare i rischi che incombono su questa meravigliosa e strategicamente importante area del territorio bresciano. Non deve stupire la costatazione che, tra tutte le figure professionali che operano sul territorio, proprio i geometri dell’Associazione – da sempre legati profondamente al territorio nel quale operano e per la tutela del quale operano con grande rispetto ed attenzione – si siano attivati con impegno per rendere possibile l’organizzazione di un e-

zione Geometri di Valle Camonica geom. Emanuela Farisoglio e del presidente del CNG geom. Fausto Savoldi.

vento informativo così completo come quello realizzato. Il convegno è iniziato con i doverosi saluti e ringraziamenti da parte degli enti che hanno patrocinato l’evento oltre che a un’introduzione all’argomento da parte del Presidente dell’Associa-

Stato e fanno parte del Demanio Pubblico […] i fiumi, i torrenti, i laghi e le altre acque definite pubbliche dalle leggi in materia”» e sul T.U. 1775/33, art. 1 «Sono pubbliche tutte le acque sorgenti, fluenti e lacuali, anche se artificialmente estratte dal sottosuolo, siste-

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l primo intervento, quello dell’ing. La Veglia, Dirigente dell’Agenzia Regionale per il fiume Po, ha fornito un’articolata classificazione dei corsi d’acqua con riferimento alla competenza normativa legislativa. Il relatore si è soffermato in modo particolare sull’art. 822 del C. civile: «Appartengono allo

mate o incrementate, le quali, considerate sia isolatamente per la loro portata e per l’ampiezza del rispettivo bacino idrografico al quale appartengono, abbiano od acquistino attitudine ad usi di pubblico e generale interesse”; sulla legge 36/94 e sul regolamento attuativo Dpr 238/1999 «Appartengono allo Stato e fanno parte del Demanio Pubblico tutte le acque sotterranee e le acque superficiali, anche raccolte in invasi o cisterne». Fino alla presentazione del D. Lgs. 152/2006 (T.U. dell’Ambiente), art. 144 «Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, appartengono al Demanio dello Stato». Enunciando i principali articoli di legge in materia, il relatore ha offerto un approfondito chiarimento sulle competenze degli enti in base alla tipologia del corso d’acqua Dpr 8/72 e 616/77 - Trasferimento alle Regioni delle IV e V Categorie (e di parte delle III), trasferimento della potestà legislativa concorrente in materia di Agricoltura e foreste D. Lgs. 112/98 e trasferimento alle Regioni delle competenze in materia di gestione del Demanio Idrico. Dando spazio all’individuazione dei limiti delle aree demaniali, molte volte oggetto di erronee interpretazioni, e delle diverse competenze, con riferimento al R.D. 25 luglio 1904, n. 523 Art. 1 – «Al Governo è affidata la suprema tutela sulle acque


DAL COLLEGIO DI BRESCIA Nella pagina di sinistra, la geom. Emanuela Farisoglio, presidente dell’Associazione geometri di Valle Camonica

pubbliche e la ispezione sui relativi lavori» – e Art. 2 – «Spetta esclusivamente all’autorità amministrativa lo statuire e provvedere, anche in caso di contestazione, sulle opere di qualunque natura, e in generale sugli usi, atti o fatti, anche consuetudinari, che possono aver relazione col buon regime delle acque pubbliche» - con riferimento anche R.D. 8 maggio 1904, n. 368 "Polizia Idraulica Canali Bonifica" e alla L.R. 3/2010 Regolamento regionale. Dalla normativa nazionale si è poi giunti alla rapida presentazione degli atti legislativi della Regione qui riportati in ordine cronologico: L.R. 1/2000: "reticolo principale, reticolo minore, reticolo di bonifica"; DGR 7/7868 del 25/1/2002 "reticolo principale e minore"; DGR 7/8743 del 12/4/2002; DGR 7/13950 del 1/8/2003; DGR 7/20552 del 11/2/2005 "reticolo di bonifica"; DGR 8/3400 del 26/10/2006; DGR 8/8127 del 1/10/2008; DGR 9/1001 del 15/12/2010 (Agenzia Interregionale per il fiume PO -RL); DGR 9/2762 del 22/12/2011. Sintetizzato nella seguente distinzione: Reticolo principale: Regione, nello specifico Sedi Territoriali ed Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste, l’Agenzia Interregionale per il fiume Po e Consorzi di Bonifica, se convenzionati; Reticolo di bonifica: Consorzi di Bonifica; Reticolo minore: “tutto per differenza”, tranne i canali privati: Comuni, anche in

In particolare, con l’esposizione di numerosi esempi, attuati in Valle Camonica e in Valtellina, sono state presentate le realizzazioni di opere di ingegneria naturalistica, il cui impiego è sempre più frequente. Successivamentesono state esposte le realizzazioni di scogliere, briglie, soglie, palificate puntualizzando anche la loro evoluzione nel tempo.

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forma associata, Comunità Montane, se convenzionate e Consorzi di Bonifica, se convenzionati.

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l secondo intervento, affidato all’ing. Pietro Forti, ha affrontato le principali conseguenze del dissesto idrogeologico quali: esondazioni, frane e il trasporto solido e le tipologie di opere che possono essere realizzate per la di-

fesa del suolo: consolidamento dei versanti con difese al piede per evitare l’erosione; consolidamento di alcune zone di frana e sovralzo argini; svaso controllato e programmato dei corsi d’acqua e opere per la trattenuta del materiale – le numerose tipologie di briglie aperte o selettive, ossia le opere trasversali che modulano il trasporto solido durante gli eventi di piena.

er ogni opera sono state specificate le geometrie strutturali per il corretto dimensionamento, le funzioni idrauliche, la tipologia dei materiali impiegati e in quale contesto fluviale e/o territoriale vanno inserite. Nella seconda parte dell’intervento l’ing. Forti si è soffermato sulle briglie selettive, spiegandone in dettaglio le diverse tipologie – a maglia, a pettine, etc. – ; il relatore ha illustrato i criteri di progettazione e i programmi di manutenzione che dovrebbero essere attuati. Questo ultimo aspetto, ha sottolineato il relatore, non deve essere trascurato perché tali manufatti, volti a trattenere il materiale solido trasportato dai torrenti durante gli eventi di piena, devono essere tenuti periodicamente puliti da depositi lapidei e lignei al fine di mantenerne attiva la loro funzione idraulica. L’intervento si è poi concluso con la presentazione di alcuni interventi realizzati sul territorio e di esempi di semplice regimazione idraulica. IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 47


DAL COLLEGIO DI BRESCIA

Il successivo intervento del geologo dott. Luca Albertelli ha catalizzato l’attenzione della platea trattando dell’interferenza che le frane hanno sui corsi d’acqua; il relatore ha fatto particolare riferimento all’evento alluvionale di fine luglio che ha interessato la foce del torrente Remulo all’altezza di Sonico. L’intervento ha consentito di ricostruire tutta la configurazione idrogeologica del territorio interessato dal bacino del torrente partendo dagli apporti idrici dei nevai della Cima Plem e dal permafrost dei depositi morenici fino ad arrivare all’innesto con il fiume Oglio.

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intervento ha messo in evidenza, oltre alla fragilità del territorio e degli insediamenti antropici presenti, anche i diversi elementi che determinano la complessità morfologica dell’area che deve necessariamente essere monitorata e investita da un’adeguata pianificazione di linee guida per la difesa del suolo. Molto apprezzato dai professionisti intervenuti al convegno è stato il ripetuto richiamo alla interdisciplinarietà, espresso nella redazione delle linee di indirizzo per la progettazione delle opere di difesa del suolo in Regione Lombardia (vedi il sito www.territorio.regione.lombardia.it <http://www.territorio.regione.lombardia.it>. Il concetto di interdisciplinarietà è stato espresso in rapporto al possibile coinvolgimento 48 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

dei geometri nell’attività di rilievo topografico necessaria al monitoraggio a supporto dell’attività di tutela del territorio.

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l quarto intervento, quello del geologo dott. Ermanno Dolci, ha offerto un’ampia trattazione dell’attività estrattiva che viene fatta sui corsi d’acqua. I sedimenti rivestono infatti una fondamentale importanza per l’equilibrio morfologico del corso d’acqua e per la stabilità della linea di costa. Il loro deficit o la loro presenza eccessiva, infatti, influenzano le dinamiche morfologiche e quindi agiscono sul rischio idraulico. La presentazione del dott. Dolci ha consentito di mettere in evidenza come gli attuali strumenti legislativi possono coniugare l’attività estrattiva lungo i fiumi (il materiale cavato risulta particolarmente adatto ai conglomerati cementizi) con il controllo idraulico degli stessi. L’estrazione programmata dai fiumi del deposito lapideo porta infatti a una regimazione delle acque e a un miglioramento delle condizioni idrogeologiche dell’asta fluviale. In particolare è stata emessa una direttiva tecnica per la programmazione degli interventi di gestione dei sedimenti degli alvei dei corsi d’acqua: essa individua i criteri generali per l’elaborazione dei piani delle attività estrattive tra i quali: riservare il materiale estratto per utilizzi pregiati; favorire il recupero di cave abbando-


DAL COLLEGIO DI BRESCIA

nate e degradate; limitare la profondità di scavo; privilegiare l’attività in aree di confluenza di corsi d’acqua. L’attività estrattiva presenta delle opportunità a garanzia della corretta stabilità delle sponde, della interazione tra il regime fluviale e le falde sotterranee, dell’utilizzo della cava come vasca di laminazione in caso di piena fluviale e il recupero ambientale del contesto fluviale.

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l quinto intervento, a cura del dott. forestale Gian Battista Sangalli e del dott. biologo Dario Furlanetto, Direttore del Parco dell’Adamello, ha riguardato gli aspetti forestali lungo gli argini dei corsi d’acqua. Con il supporto di alcuni esempi di svasamento forestale dei torrenti alpini è stata sottolinata l’importanza di una programmazione territoriale del periodico taglio della vegetazione che si deve operare lungo gli argini dei torrenti al fine di mantenerne la corretta regimazione idraulica. La seconda parte dell’intervento è stata invece imperniata sulla presentazione di un progetto di rinaturazione del corridoio ecologico dell’Oglio. Questo fiume è stato infatti riconosciuto quale “corridoio ecologico principale” della Rete Ecologica Regionale: una “infrastruttura prioritaria” nel Piano Territoriale Regionale, strumento fondamentale per la pianificazione locale. I relatori hanno sottolineato

come la sinergia fra la pianificazione territoriale comunale e quella provinciale e regionale può portare a una fruizione antropica delle bellezze ambientali del fiume, rappresentando il prioritario strumento regionale per la difesa della biodiversità e insieme per la fornitura di servizi ecosistemici, cioè di qualla serie di servizi resi al territorio e alle popolazioni locali. Una visione utilitaristica poco lungimirante e superficiale, formatasi negli ultimi decenni, ha riconosciuto al fiume in via prioritaria la funzione di collettamento delle acque condotte al corso principale dalle sorgenti e dagli affluenti secondari, scaricandole verso valle. Oltre al collettamento delle acque “naturali” al fiume è stata spesso affidata anche la funzione di raccolta delle acque nere, con conseguenze disastrose sul suo ecosistema. Nei casi migliori a tale primaria visione si è aggiunta quella dell’utilizzo delle acque a fini industriali, soprattutto per la produzione di energia, con la con-

seguente realizzazione delle opere a ciò necessarie: derivazioni, dighe, chiuse. La “ingegnerizzazione idraulica” del corso del fiume ha quindi lasciato poco spazio a una visione integrata e completa del ruolo e dei servizi ecosistemici resi dal fiume Oglio al suo territorio.

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er rafforzare il concetto di RER (Rete Ecologica Regionale) la Regione Lombardia ha recentemente introdotto nuovi articoli alla L.R. 86/83 riguardanti le procedure da seguire nell’approvazione

dei PGT relativamente all’applicazione dei principi enunciati nella RER. La sicurezza geologica, idraulica e igienica di un fiume non può essere ottenuta solamente attraverso opere di ingegneria idraulica o di depurazione degli affluenti; sono molti gli interventi che rendono l’ecosistema fluviale “intrinsecamente sicuro” e solamente con grande sensibilità, attenzione e scientificità è possibile ricavare il meglio dei “servizi ecosistemici” che il fiume può dare e che riguardano la qualità delle acque, la sicurezza igienica, il paesaggio, il richiamo turistico e il recupero dell’ecosistema. In questi ultimissimi tempi, fortunatamente, stiamo assistendo ad una riscoperta dell’Oglio, probabilmente determinata anche dalla realizzazione di tre piste ciclabili: la PisogneDarfo-Breno, la Breno-Capo di Ponte e la Vezza d’OglioPonte di Legno recentemente inaugurata. Con questi interventi la popolazione camuna e molti turisti IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 49


DAL COLLEGIO DI BRESCIA

hanno iniziato a rifrequentare l’Oglio e le aree limitrofe, ad apprezzarne le valenze naturalistiche e paesaggistiche, ma anche a verificare e denunciare i numerosi fenomeni di degrado, che non è più possibile nascondere.

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nche sotto il profilo della depurazione delle acque la situazione sta migliorando, seppur lentamente e faticosamente. Con la prossima realizzazione del nuovo collettore fognario di fondovalle Forno d’Allione – Esine e del nuovo depuratore di Malonno a servizio anche di Sonico ed Edolo, le condizioni delle acque fluviali riceveranno un sicuro beneficio e ciò non può che aumentare, sotto ogni aspetto, il valore e del corso fluviale. Allo scopo di riequilibrare il ruolo di centralità ecosistemica e paesaggistica del fiume Oglio, reinserendolo altresì in una rinnovata visione di elevata sensibilità culturale e percettiva da parte delle popola-

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zioni residenti, la Comunità montana di Valle Camonica, attraverso i propri servizi “Parco Adamello” e “Foreste e bonifica montana”, ha predisposto un progetto, confluito in un recente bando di Fondazione Cariplo ora in fase di studio per un possibile finanziamento che prevede, per alcuni tratti sperimentali tra Breno a Edolo, l’organizzazione dei dati e dei monitoraggi esistenti, con le necessarie integrazioni sui dati mancanti; questa azione consentirà di definire una carta degli interventi da realizzarsi in base alle opportunità di finanziamento definendo una carta delle priorità e di conseguenza una programmazione degli interventi; l’azione di ricognizione delle aree demaniali, lungo le fasce spondali dell’Oglio e del tratto terminale dei principali tributari, al fine di definirne le superfici, individuarne le concessioni in essere e le aree; realizzazione di interventi di ricostruzione di boschi ripariali e di fasce spondali vegetate con fun-

zioni di tampone al dilavamento delle aree agricole, di ricostruzione e mantenimento del corridoio ecologico principale di fondovalle e di miglioramento paesaggistico dell’insieme; realizzazione di interventi di diversificazione fluviale in tratti già banalizzati e di interventi di deframmentazione fluviale su rampe in corrispondenza di briglie di contenimento realizzate da Enti Pubblici – la deframmentazione sugli sbarramenti privati dovrà essere richiesta, a norma di legge, agli stessi derivatori alla scadenza delle rispettive concessioni, ormai prossima; completamento, consolidamento e valorizzazione di un “Sentiero fluviale”, già oggi in grandissima parte esistente, che consenta di percorrere a piedi e senza interruzioni tutto il fiume Oglio; valutazione della possibile istituzione di nuove forme di tutela per i tratti maggiormente significativi, dal punto di vista naturalistico ed ecosistemico, del fiume; sviluppo di piani e pro-

grammi di informazione e coinvolgimento delle rappresentanze locali e dei cittadini fruitori su tutte le azioni di progetto. Un’ulteriore azione intrapresa in questi giorni da Comunità montana, BIM di Valle Camonica e Parco Adamello, di concerto con l’Autorità di Bacino del Po, riguarda il riordino dei dati e delle conoscenza e l’integrazione delle stesse ai fini della redazione di un vero e proprio “Piano di bilancio idrico del distretto idrografico del fiume Oglio pre-lacuale”. Tale documento tecnico risulterà fondamentale per ogni ulteriore intervento di gestione e intervento di natura idraulica e di assetto idrogeologico e ambientale costituendo anche un elemento strategico per la pianificazione, sia su scala di sub bacino del Po sia per quanto concerne le strategie di intervento da definirsi nell’ambito del PTCP delle Provincie di Brescia e di Bergamo, per il tratto dell’affluente Dezzo.


DAL COLLEGIO DI BRESCIA Il presidente del Consiglio nazionale geometri, Fausto Savoldi

Sono allo studio i necessari raccordi istituzionali con i numerosi enti coinvolti per programmare e condividere le azioni successive da intraprendere a seguito della redazione del documento tecnico.

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l successivo intervento dell’ing. Carlo Giacomelli, ha consentito l’illustrazione dell’organizzazione per la gestione delle emergenze in caso di calamità naturale. Primo obiettivo del piano di emergenza è quello di coordinare una serie di risorse e conoscenze per risolvere problemi pratici in situazioni critiche, in modo tempestivo ed efficace. Sono stati quindi presentati gli elementi per la predisposizione di uno schema di piano di emergenza quali: l’analisi territoriale suddivisa nell’analisi della pericolosità con la mappature delle aree dei fenomeni presi in considerazione nella redazione del piano – idraulico, idro-geologico, incendi, industrie a rischio, eventi sismici, etc. – e l’analisi del tessuto urbanizzato – centri abitati, viabilità, etc.; gli scenari di rischio con carte relative ai diversi scenari, la descrizione accompagnata da cartografia esplicativa dei possibili effetti sull’uomo o sulle infrastrutture presenti in un territorio in caso di calamità naturali; il metodo di preannuncio che può andare dalle previsioni metereologiche ai modelli previsionali; la composizione del-

l’Unità di Crisi Locale. Le principali attività da pianificare sono: la gestione della viabilità; l’assistenza alla popolazione; la ricognizione dei danni agli edifici; la gestione delle aree emergenza e la copia di sicurezza della struttura amministrativa comunale. La predisposizione di un piano di emergenza dovrebbe consentire anche ad un esterno di poter gestire l’emergenza senza la necessità di acquisire ulteriore documentazione e dovrebbe contenere anche tutte le indicazioni utili per un contatto rapido con gli elementi utili al supporto nell’emergenza nonché le prime procedure di intervento nel caso dello scenario specifico. La relazione dell’ing. Giacomelli è proseguita con la normativa di riferimento dei soggetti coinvolti nella gestione dell’emergenza, del modello di intervento, dei differenti centri operativi di emergenza – COC, COM, CCS, DICOMAC, etc. – con le relative funzioni previste. Quanto esposto ha consentito anche la possibilità di affrontare le criticità del modello di riferimento dovute soprattutto

alla necessità che la struttura locale deve essere pronta ad attivarsi ed intervenire in qualsiasi momento, problema non trascurabile, considerato che la Lombardia è caratterizzata da un numero elevato di comuni, 1.546, la maggior parte dei quali, 1.106, hanno meno di 5.000 abitanti e che la-

zione sulle competenze delle amministrazioni comunali nella redazione e/o aggiornamento dei piani di emergenza è offerto dalle recenti novità di legge – L.100 del 12/07/12. Èseguito l’intervento dell’ing. Claudio Merati, Dirigente dello STER di Bergamo, ha riguardato l’Ac-

mentano strutture amministrative e tecniche sotto-organico; queste considerazioni portano alla maggior necessità della costituzione delle Unità di Crisi Locale. Ulteriore spinta alla atten-

cordo Quadro di Sviluppo Territoriale sviluppato a Bergamo con i principali obiettivi di accrescere la conoscenza del territorio, coinvolgere Enti e soggetti pubblici e privati, programmare IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 51


DAL COLLEGIO DI BRESCIA

interventi, finanziare gli interventi con risorse di più soggetti e sviluppare potenzialità (di fruizione, culturali, turistiche, di gestione) con l’illustrazione di esempi di progettazione.

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l termine dell’intervento dell’ing. Merati ha preso la parola il dott. forestale Ervino Filippi Gilli che ha illustrato le modalità per la definizione, la zonizzazione e le misure di contenimento del pericolo di alluvionamento operata nella Pro-

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vincia di Trento suddividendo il contenuto dei piani di bacino nei tre livelli di analisi: principali - analisi storica degli eventi alluvionali, analisi degli interventi di sistemazione idraulico-forestale, superficie, curva ipsometrica, lunghezza del collettore principale, altezza e pendenza media, litotipi affioranti, tettonica, geomorfologia, erodibilità, permeabilità, regime pluviometrico, calcolo delle portate di piena, evoluzione della distribuzione della copertura forestale e dell’uso

del suolo, insediamenti ed infrastrutture, frane, individuazione delle caratteristiche e comportamenti dei corsi d’acqua, tratti di alveo in scavo e deposito, stima della quantità di trasporto solido durante un evento di piena, analisi dei conoidi; secondarie - parametri di forma, parametri del rilievo, pedologia, inquadramento climatico, valutazione del grado di evoluzione del reticolo, distribuzione delle classi di coltura, stima della quantità di trasporto solido medio annuo, analisi di uno o più eventi alluvionali specifici; conclusive - situazione delle sistemazioni presenti, analisi delle sezioni critiche e individuazione delle aree a rischio. Tali analisi sono state esposte con il supporto della proiezione delle carte d’uso del suolo e dalle carte geologiche ed idrogeologiche. L’intervento del geologo dott. Michele Presbitero, a causa del ritardo accumulato nello svolgimento dell’intenso programma del Convegno, si è purtroppo ridotto all’analisi dell’attuale si-

tuazione tecnica, amministrativa e politica nella gestione del territorio, proponendo brillanti modelli di assicurazione da parte degli enti pubblici sugli eventi alluvionali.

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intervento conclusivo del dott. Benito Marchionna ha anch’essofornito una sintetica analisi sull’attuale situazione burocratica e politica di gestione territoriale auspicando uno snellimento della normativa nazionale e un cambio culturale che permetta un ritorno alla legalità anche in tale ambito. Questi spunti, come anche alcuni quesiti emersi tra gli uditori al termine del Convegno, avrebbero potuto essere affrontati con maggior completezza di informazioni con la partecipazione all’evento di rappresentanti della Regione Lombardia che hanno declinato l’invito a partecipare alla giornata di studio. I molteplici argomenti presentati hanno offerto ai presenti l’opportunità di riflettere sul maggior coinvolgimento della categoria dei geometri nella fase preventiva di eventi legati a calamità naturali, durante lo svolgimento di essi e nella successiva fase di rilevamento e ripristino. Sicuramente gli argomenti proposti hanno fornito al geom. Fausto Savoldi, Presidente del Consiglio Nazionale Geometri, ulteriori spunti di riflessione sullo sviluppo della professione. ❑



SICUREZZA CANTIERI Nadia Bettari

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untualmente, come tutti gli anni, a settembre sono ripresi presso il Collegio i corsi di aggiornamento per C.S.P. e C.S.E. E questa volta saranno gli ultimi organizzati dal Collegio prima del 9 maggio 2013, data ultima perché ogni Coordinatore

Iniziati i corsi di aggiornamento per C.S.P. e C.S.E.

abbia ottemperato agli obblighi dettati dal D.Lgs. 81/2008 che prevede che entro tale data siano maturate 40 ore di aggiornamento per chi era abilitato entro il 9 maggio 2008. Per chi l’abilitazione l’ha conseguita successivamente, le 40 ore di aggiorna-

mento dovranno essere maturate entro i 5 anni dall’abilitazione. Come da Circolare ministeriale, il Collegio ha organizzato i corsi spalmando le ore nel quinquennio e, mentre per i primi quattro anni sono stati trattati vari argomenti in modalità teorica, que-

st’anno la Commissione Sicurezza ha deciso di dare un taglio pratico chiedendo ai partecipanti di stendere un Piano di Sicurezza e Coordinamento secondo quanto dettato dall’allegato XV del TUS. La Commissione, come tutti gli anni, ha scelto questo tema in considerazione delle numerose sanzioni irrogate nell’ultimo anno ai Coordinatori per negligenze nella redazione dei PSC.

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l corso, suddiviso in quattro lezioni di quattro ore ciascuna, vede la trattazione da parte dell’avv. Francesco Menini di alcune sentenze relative ai C.S.P., ai C.S.E. e ai P.S.C. per le prime due ore, dopo di che i partecipanti vengono suddivisi in sei gruppi e a ciascuno viene consegnato il progetto architettonico di una abitazione unifamiliare con l’individuazione nella planimetria generale di alcune interferenze ambientali, il preventivo di spesa e la relazione

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SICUREZZA CANTIERI Le immagini di questo articolo riguardano i corsi per C.S.P. e C.S.E. tenuti a Brescia e a Pavone Mella

geologica, oltre a un PSC parzialmente compilato. Ciascun gruppo è chiamato a redigere il lay-out del cantiere, la tavola degli scavi, il diagramma di Gantt, la relazione concernente l’individuazione, l’analisi e la valutazione dei rischi concreti con riferimento all’area e all’organizzazione del cantiere, alle lavorazioni e alle loro interferenze, la relazione concernente le scelte progettuali e organizzative, le procedure, le misure preventive e protettive in riferimento all’area di cantiere, all’organizzazione del cantiere, alle lavorazioni, la stesura delle prescrizioni operative, delle misure preventive e protettive in riferimento alle interferenze tra le lavorazioni e i costi della sicurezza. Le ultime quattro ore invece sono completamente dedicate all’attività del C.S.E. e ai sei gruppi viene consegnato il POS, il PIMUS e i moduli per

le riunioni di coordinamento e per i verbali e si chiede di simulare un sopralluogo in cantiere per poi compilare la modulistica consegnata e l’analisi

del POS e del PIMUS con eventuale richiesta di integrazioni. La suddivisione dei corsisti in sei gruppi da sei-sette persone ciascuno, è stata adottata per far sì che tutti i componenti del gruppo possano esprimere il proprio parere in base all’esperienza maturata e confrontarsi con esperienze diverse. Solo all’ultima ora di ogni giornata si ricompone il gruppo in sala corsi e un membro di ciascun gruppo, a turno, spiega le scelte ef-

fettuate, innescando così la discussione allargata a tutto il corso. È interessante vedere come spesso ci si trova con 6 soluzioni diverse relativamente alle scelte adottate per far fronte alle interferenze ambientali e con sei lay-out di cantiere diversi ma comunque corretti.

I

docenti del corso geomm. Lorenzo di Schiena, Laura Ferrari, Corrado Romagnoli, Nadia Bettari, Piergiorgio Priori, Maria Tomasoni e Paolo Ghitti, membri della Commissione Sicurezza del Collegio, pur cercando di spiegare ai vari gruppi alcune situazioni di difficile interpretazione, non si sono addentrati nelle scelte adottate dai vari gruppi, se non nella discussione fi-

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SICUREZZA CANTIERI

vere alcune interferenze bisogna impegnare somme considerevoli per i costi della sicurezza che forse, con soluzioni progettuali anche solo leggermente diverse, avrebbero evitato il crearsi di situazioni critiche che mettono a rischio i lavoratori.

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nale, in quanto l’importanza di questo corso è il confronto con le esperienze dei colleghi per capire che magari non sempre il nostro PSC riporta le soluzioni ottimali ai fini della sicurezza dei lavoratori, ma che ogni

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pericolo del cantiere deve essere valutato con molta attenzione, magari confrontandoci anche con altre figure. Dall’analisi del progetto consegnato, che peraltro è un progetto reale corredato

da documenti reali, si evince che la collaborazione tra il Progettista e il CSP è fondamentale nasca già in fase di progettazione, perché diversamente risulta difficilissimo far modificare il progetto approvato e per risol-

onostante la reazione iniziale un po’ dubbiosa dei Colleghi partecipanti ai corsi, già al termine della prima giornata abbiamo raccolto impressioni favorevoli e al termine dei corsi finora conclusi abbiamo raccolto, tramite la compilazione di un questionario, l’82% di pareri molto favorevoli. ❑



ESTIMO Giuliano Vacchi

L’

utilizzo delle prescrizioni internazionali IVS (International Valuation Standards) nei processi di stima degli immobili sta prendendo sempre più piede e l’impiego di questo requisito viene ormai richiesto anche dai maggiori istituti finanziari, sia per le operazioni di erogazione dei crediti, sia nelle emissioni o acquisizioni di titoli rinvenenti da operazioni di cartolarizzazione e/o di obbligazioni bancarie garantite. Ecco dunque che, seguendo quanto espresso dagli Standard sopra enunciati, è possibile fare chiarezza in un argomento a prima vista poco tecnico, ma che riveste una fondamentale importanza in sede estimativa: il mercato immobiliare. Si noterà che durante la lettura di questo articolo si fa spesso ricorso all’uso di espressioni anglofone unite ai termini italiani. Ciò avviene comunemente, sia nella redazione di “rapporti di valutazione”, sia in pubblicazioni di carattere didattico, perché le fonti da cui si attinge sono internazionali e, in un mercato europeo, il ricorso a termini internazionali condivisi è diventato più un obbligo che una consuetudine. La necessità di codificare un argomento così vasto è assolutamente indispensabile, viste le innumerevoli interpretazioni assunte dagli operatori del settore, siano essi agenti immobiliari, mediatori o valutatori professionisti. 58 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

L’individuazione del “segmento di mercato” per una corretta comparazione degli immobili La tendenza dell’attuale mercato è quella di attribuire soggettivamente dei parametri di individuazione degli immobili che viceversa devono essere univoci per rappresentare un’uniformità di giudizio in beni, come quelli immobiliari, che possiedono una enorme quantità di caratteristiche da prendere in considerazione. Cerchiamo quindi di fare un po’ di chiarezza sull’argomento: la conoscenza del mercato immobiliare è la condizione basilare per poter redigere la stima del valore di mercato di un immobile. Troppo spesso questa conoscenza è basata su informazioni generiche filtrate dagli operatori del settore, senza che siano state assunte, dai medesimi, informazioni dettagliate ottenute attraverso la rilevazione diretta dei prezzi di mercato degli immobili e la loro conseguente archiviazione. La profonda osservazione del mercato diventa quindi fondamentale per collocare l’immobile da valutare in un definito contesto di mercato. Il contesto di mercato è rappresentato dal segmento di mercato immobiliare, in quanto il mercato immobiliare si articola in numerosi e diversificati sottomercati o segmenti. Caratteristiche del mercato immobiliare Senza addentrarci troppo nello specifico, prima di trattare direttamente l’argo-

mento, è bene conoscere quali siano le principali caratteristiche del mercato immobiliare. Fasi del mercato immobiliare La storia ci insegna che la compravendita di immobili ha sempre mostrato un andamento ciclico che comprende fasi altalenanti di aumento e diminuzione dei prezzi: schematizzando, esse possono essere ricomprese in quattro fasi principali: – fase di espansione (expansion, maturity market) con aumento dei prezzi; – fase di contrazione (contraction, overbuilt market) con tendenza alla diminuzione dei prezzi; – fase di recessione (recession, falling market) con consolidata diminuzione dei prezzi; – fase di recupero (recovery, improving market) con tendenza all’aumento dei prezzi. L’andamento dei prezzi può essere rappresentato nel grafico di seguito riportato:

Di fronte ad un’analisi generale dell’andamento dei prezzi come quella rappresentata, è di fondamentale importanza l’interpretazione a seconda del mercato di appartenenza del singolo immobile, ma soprattutto del segmento di mercato di appartenenza. È noto come il mercato immobiliare vari a seconda della zona, del comune, del quartiere, della destinazione d’uso degli immobili, del fatto che essi siano nuovi o usati, e della forma di mercato nella quale avvengano gli scambi. Forme di mercato Le principali forme di mercato immobiliare sono sintetizzate dagli IVS nelle seguenti: – Concorrenza perfetta: è caratterizzata dalla presenza sul mercato di molti compratori e da molti venditori e da prodotti omogenei. È evidente come, soprattutto per assenza nella realtà del “prodotto omogeneo”, la concor-

FASE CICLICA DEL MERCATO IMMOBILIARE

Livello del prezzo maturity market

overbuilt market

falling market

improving market

espansione (expansion)

contrazione (contraction)

recessione (recession)

recupero (recovery)

Tempo

Da: Corso di Geo. Val Esperti


ESTIMO

renza perfetta non esista nel mercato immobiliare, ma sia piuttosto una forma utilizzata per meglio far comprendere le successive forme di mercato. – Monopolio: caratterizzato da un solo offerente e da molti compratori. Il bene è unico e non sostituibile, il prezzo è determinato da chi detiene il monopolio. A titolo indicativo e non esaustivo il monopolio può essere rappresentato dall’offerta di beni di lusso con caratteristiche uniche, o beni collocati in posizioni di particolare pregio paesaggistico o geografico. – Concorrenza monopolistica: è caratterizzata da numerosi offerenti e da numerosi compratori e il prodotto è differenziato. La

concorrenza monopolistica caratterizza in modo particolare il mercato dell’usato. Molto simile alla concorrenza perfetta, differisce da essa per la non omogeneità del prodotto, il che fa assumere al bene, nella formazione del prezzo, sia le caratteristiche del monopolio, sia della libera concorrenza. È la forma più diffusa, specie nel mercato dell’usato. – Oligopolio: si manifesta quando il mercato è costituito da pochi offerenti e da molti compratori. Il prodotto può essere sia omogeneo sia differenziato, riguarda soprattutto il mercato del nuovo, dove poche imprese vendono ad una notevole quantità di possibili acquirenti. È la

Condizioni dei mercati

forma di mercato tipica e diffusa che caratterizza la vendita degli immobili di nuova costruzione. – Monopolio bilaterale. Nel monopolio bilaterale esiste un solo venditore e un solo compratore. Un tipico esempio sono i reliquati. In questi casi il prezzo si determina con il criterio della doppia stima delle proprietà, effettuando la valutazione dell’immobile nella situazione ante e post vendita e ante e post acquisto. Si tratta di una forma di mercato rara che poco interessa la maggioranza degli operatori del settore. Si riporta una rapida sintesi delle forme di mercato enunciate.

MERCATO Concorrenza perfetta

Monopolio

Concorrenza monopolistica

Oligopolio

Monopolio bilaterale

Numerosità degli offerenti

Numerosi

Uno

Numerosi

Limitati

Uno

Numerosità dei richiedenti

Numerosi

Numerosi

Numerosi

Numerosi

Uno

Natura del prodotto

Omogeneo

Senza sostituti

Differenziato

Omogeneo Differenziato

Unico

Condizioni di entrata

Libera

Bloccata

Libera

Bloccata

Bloccata

Formazione del prezzo

Unico

Discriminato

Discrezionale

Discriminato

Indeterminato

Applicazione

Ipotetica

Immobili con particolari caratteristiche

Immobili usati

Immobili nuovi in mano a più costruttori

Immobile dove uno compra e l’altro vende

Da: Corso di Geo. Val Esperti

Segmento di mercato Analogamente a quanto succede nel mercato dell’auto, noto ai più, anche il mercato immobiliare viene sottoposto dagli IVS ad un processo di segmentazione, per meglio dividere gli immobili a seconda delle loro particolarità. In modo simile a come le automobili vengono selezionate a seconda della loro forma, del loro utilizzo, della loro dimensione e cosi via, anche il mercato degli immobili, codificato dalle prescrizioni internazionali, è stato suddiviso in parametri che caratterizzino i beni da stimare a seconda delle differenti loro particolarità. La segmentazione del mercato immobiliare nasce dall’esigenza di suddividere i beni da stimare in modo tale da individuare immobili simili per caratteristiche intrinseche ed estrinseche a quello che è oggetto di stima. La segmentazione del mercato è necessaria per l’utilizzo dei metodi di stima previsti dagli IVS, e cioè: – il metodo della "Comparazione di mercato" (Market Comparison Approch); – il metodo della "Capitalizzazione dei redditi" (Direct Capitalization - Yeld Capitalization); – il metodo del "Costo" (Cost Approach). Il prof. Marco Simonotti definisce il segmento di mercato come «l’unità elementare non ulteriormente scindibile dall’analisi economica-estimativa del mercato immobiliare». Da questa chiara definizione IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 59


ESTIMO

si può facilmente evincere come solo l’attribuzione del preciso segmento di mercato possa caratterizzare due immobili come simili. Si badi bene che anche al di fuori dell’applicazione degli IVS e dei relativi metodi di stima, caratterizzare un bene immobile in modo così preciso è non solo estremamente utile ma soprattutto “doveroso” da parte di qualsiasi operatore immobiliare che voglia dare un taglio professionale alla propria attività. Di seguito sono analizzati in concreto quali siano i parametri indispensabili del segmento di mercato che si voglia attribuire ad un qualsiasi immobile oggetto di stima. I parametri fondamentali che definiscono il segmento di mercato di un immobile sono i seguenti: – Localizzazione: indica sia l’esatta posizione geografica del bene, sia la sua collocazione in termini economici e di rendita di posizione. – Tipo di contratto: determina se l’immobile è soggetto ad un contratto di locazione o di recente compravendita. (Questo parametro mira ad evitare che vengano comparati immobili di cui si conoscano parametri economici non confrontabili come un canone di locazione ed un prezzo di vendita.) – Destinazione: indica la destinazione d’uso del bene. (Non è possibile considerare simili un’abitazione ed un negozio.) – Tipologia immobiliare: individua se si tratti di fabbricati o terreni, se si tratti di 60 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

immobili nuovi, usati o ristrutturati, se siano inseriti in condominio o in proprietà esclusiva. – Tipologia edilizia: specifica se si tratti di villette di edifici multipiano, di capannoni industriali o altro. – Dimensione: si riferisce alle dimensioni dell’immobile e quindi se si tratti di unità immobiliari piccole, medie o grandi, dove tale identificazione deve dipendere dalle caratteristiche della zona in cui è inserito il bene. (Ad esempio un appartamento che in città può essere definito piccolo, può viceversa in una località di mare o turistica, per il suo particolare utilizzo, essere definito medio.)

– Caratteri della domanda e dell’offerta: definiscono i soggetti che operano in quel mercato immobiliare sia che si tratti di privati, imprese o intermediari. – Forma di mercato: definisce il grado di concorrenza presente sia dal lato della domanda, sia dal lato dell’offerta. (Tende ad evitare la comparazione di due immobili che siano stati oggetto di compravendita o locazione in due forme di mercato differenti e quindi con un differente presupposto per la formazione del prezzo.) – Livello del prezzo: riporta il livello di prezzo delle compravendite e locazioni e deve riportare il riferimento temporale

(mese, anno) in cui è stato determinato per consentirne l’analisi della fase di mercato. Il segmento di mercato si può quindi paragonare ad una tessera del mosaico che compone il mercato immobiliare, che si colloca in una posizione ben definita di esso. Solo un’attenta analisi del segmento di mercato consente di individuare immobili che possano essere fra loro comparati per giungere ad una stima corretta, dimostrabile e riesaminabile nel tempo. Per completare questa sintetica panoramica riguardante il mercato immobiliare, oltre ai parametri che

SEGMENTAZIONE SEGMENT AZIONE DEL MERCA MERCATO TO IMMOBILIARE Tipologia del parametro

Definizione

Localizzazione

Indica la localizzazione dell’unità immobiliare nello spazio geografico ed economico, in funzione dei livelli di rendita di posizione

Tipo di contratto Destinazione

Indica se si tratta di compravendite, affitti o altro (permuta, leasing, ecc.) Indica se si tratta di contratti per abitazione, ufficio, attività commerciali, artigianali, agricole, industriali o terziarie

Tipologia immobiliare

Indica se si tratta di contratti relativi a fabbricati e a terreni, se si tratta del mercato dell’usato, del ristrutturato, del nuovo o seminuovo, se si tratta di condominio (appartamenti, mansarde o monovani) o in proprietà esclusiva

Tipologia edilizia

Si riferisce ai caratteri dell’edificio (es. edifici multipiano, villette, case coloniche, opifici, complessi immobiliari, ecc.)

Dimensione

Indica se si tratta di unità immobiliari piccole, medie o grandi

Caratteri della domanda e dell’offerta

Mirano a descrivere i soggetti che operano sul mercato: dal singolo privato all’impresa

Forma di mercato

Mira a stabilire il grado di competizione, ossia il grado di concorrenza dal lato della domanda e dell’offerta

Livello di prezzo o numero di scambi

È rappresentato dal prezzo medio di massima derivato dalla compravendita, dal canone d’affitto, dal canone del leasing

Tabella tratta dallo Studio Isostime - Valutatori Immobiliari Associati di Brescia


ESTIMO

concorrono alla determinazione del segmento di mercato, per completare la conoscenza del mercato stesso ai fini della stima, è importante anche stabilire i “rapporti mercantili” in uso nella zona. Essi si dividono principalmente i due tipologie principali: – Rapporti mercantili superficiari: rappresentano il rapporto fra i prezzi della superficie principale dell’immobile e quelli delle diverse superfici secondarie come le cantine, i balconi, le soffitte, i portici esterni ecc. – Rapporti mercantili estimativi costituiti da: • il rapporto fra il prezzo del terreno edificato e l’intero immobile comprensivo del terreno (rapporto complementare); • il rapporto fra il prezzo ed il canone di locazione (tasso di capitalizzazione); • il rapporto fra i prezzi di unità immobiliari poste a differenti livelli di piano (indice di piano); • il rapporto fra le diverse date di compravendita degli immobili presi a comparazione e il momento della stima (indice di data). ❑

Bibliografia MARCO SIMONOTTI, Metodi di stima immobiliare, Dario Flaccovio Editore AA.VV., Codice delle valutazioni immobiliari, IV ed., Tecnoborsa International Valuation Standards, VIII edizione, 2007, ed. GEOVAL e CNG International Valuation Standards, VI edizione 2003, ed. GEOVAL Nuovo Corso GEOVAL, anno 2012 Linee guida per la valutazione degli immobili in garanzia delle esposizioni creditizie, Ed. Maggio 2011

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CATASTO Andrea Raccagni

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ella seconda metà di settembre, assieme ad altri nove colleghi Italiani, ho avuto l’opportunità di partecipare al “IV corso internazionale sulla topografia per giovani geometri” organizzato dal nostro Consiglio Nazionale geometri a Madrid. Il corso, a cui si accedeva tramite una selezione, si è svolto nell’ arco di due settimane, durante le quali diversi professori si sono alternati in lezioni teoriche e pratiche in lingua inglese. Non nascondo una iniziale apprensione riguardo a questo corso, principalmente perché toglieva pa-

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Al IV Corso internazionale di topografia per neo geometri una presenza bresciana recchio tempo alla mia normale attività lavorativa; ma col senno di poi devo dire che ne valeva la pena. L’obiettivo principale del corso era quello di fornire ai partecipanti una finestra internazionale sul mondo della nostra professione; le dinamiche del nostro lavoro spesso portano il geometra a specializzarsi e in qualche modo “chiudersi” nella sua “zona operativa” senza guardare oltre verso realtà differenti, ma con problematiche spesso simili. Certo è difficile dialogare con diverse culture del lavoro, destreggiarsi tra le norme di paesi esteri è senza dubbio complicato, ma lo scambio culturale di idee ed esperienze non si limita, per fortuna, al capire come si imposta una pratica Pregeo in Cina o Turchia. Al corso erano presenti professionisti da 17 paesi, per la prima volta anche extraeuropei, il che è indice dell’attenzione che sempre più paesi danno a queste occasioni d’incontro e scambio culturale. Chance a mio avviso da non lasciarsi sfuggire. La protagonista principale di questo corso è stata, ovviamente, la topografia. Discussa a lezione nelle sue ultime evoluzioni, applicazioni, e testata sul campo durante un paio di esercitazioni pratiche. I professori, pro-

venienti da Spagna, Grecia, Italia, Turchia e Regno Unito hanno incentrato le loro lezioni su alcuni dei campi più prolifici e in rapido avanzamento della topografia moderna: dalla produzione di ortofoto mediante UAVs ai rilievi GNSS passando per Laser scanner e LIDAR, senza tralasciare ovviamente una parte riservata al catasto. La parte pratica del corso è stata invece strutturata in due uscite in cui ci siamo confrontati con l’ uso di strumentazione integrata total station-laser scanner e GPS; per molti di noi Italiani niente di nuovo rispetto alle operazioni che effettuiamo di solito nella nostra attività lavorativa, ma comunque interessanti dal punto di vista delle diverse tecnologie utilizzate e dall’approccio pratico al problema. Questa, in particolare, è stata una fase rivelatrice per me. Dalle lezioni “teoriche” traspariva un’ottima preparazione di molti partecipanti al corso, sebbene sia io, sia altri ragazzi italiani aves-

simo avuto il sentore di una certa “accademicità” di alcuni, con un’approccio mentale ancora piuttosto legato alla teoria piuttosto che alle problematiche di campagna. L’ esercitazione pratica ha confermato questa nostra sensazione. Senza nulla togliere alla preparazione dei miei colleghi, ho notato che parecchi ragazzi degli altri paesi mancavano di occhio pratico su numerose questioni, che invece erano pane quotidiano per noi italiani presenti.

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uesto, nella maggior parte, è spiegabile analizzando il bagaglio personale dei vari partecipanti: molti dei ragazzi stranieri presenti al corso erano alle prime esperienze lavorative o addirittura ancora alle prese con il proprio corso di studi; mentre il nostro gruppo di italiani ha – ognuno nei propri campi di specializzazione – già una buona esperienza lavorativa alle spalle. Questa digressione è utile


CATASTO Andrea Raccagni

per spiegare il vario range di esperienze dei vari partecipanti e quindi il modo in cui è stato strutturato il corso; il target di destinazione era piuttosto variegato, ed essendo contemporaneamente alle prese con professionisti in piena attività e neolaureandi gli argomenti trattati sono stati per forza di cose adattati a coprire il maggior spettro di conoscenze base possibile. Sicuramente da ricordare sono le lezioni del prof. Nikos Zacharias sulla produzione di ortofoto con l’ uso di fotocamere digitali e piccoli UAV(unmanned aerial veichle, veicolo aereo senza pilota); una tecnologia piuttosto inusuale, ma che, nel caso di applicazioni su larga scala, porta diversi vantaggi ad un costo che, malgrado quello che si è portati a credere, non è di certo proibitivo, anche in termini di investimento iniziale per l’acquisto dell’attrezzatura. Altra lezione che mi ha personalmente lasciato il segno è stata quella proposta dal prof. Rahmi Nurhan Celik; il collega turco ha tenuto un’interessante conferenza sulla rilevazione GNSS, la trasformazione e l’elaborazione dei dati, relative applicazioni e trasformazione dei sistemi di coordinate; una lezione davvero piacevole e molto apprezzata da tutti i partecipanti. Seguitissime, e tra le più interessanti del corso, sono state anche le lezioni dei professori Italiani. Ai prof. Biagio Forte, Alessandro Capra, Fulvio Rinaudo e

Gianni Rossi vanno i ringraziamenti per gli insegnamenti che hanno lasciato davvero un’ottima impressione in tutti noi “studenti”. Il corso corposo – 67 ore in totale – e la mole di argomenti trattati non consentivano approfondimenti; merito degli insegnati l’aver compresso le informazioni fondamentali dando una buona visione d’insieme e permettendo a chi, per questioni lavorative, dovesse ritenere di poter beneficiare di una delle tecnologie descritte di disporre della base teorica e degli spunti per poi approfondire. Le due esercitazioni pratiche svoltesi presso il Temple debot e il parco Juan Carlos I, hanno seguito la stessa linea di ragionamento. Data la presenza di diversi tipi di

strumentazione, si è cercato di dare una breve dimostrazione teorica del loro funzionamento sia in campagna, sia poi nelle operazioni a tavolino di post-processing. In alcuni casi il numero dei partecipanti non ha facilitato le operazioni, ma comunque nel limite del possibile si è operato collaborando l’uno con l’altro.

A

l di là delle lezioni ed esercitazioni pratiche, ciò che ha lasciato il segno in tutta questa esperienza è stato il lato umano del corso. Lo scambio culturale di idee ed esperienze, in un mondo sempre più tendente ad uniformarsi e globalizzarsi in ogni suo aspetto, è qualcosa di vitale importanza per la crescita professionale di o-

gnuno di noi. Anche se apparentemente il nostro bacino d’utenza non è così ampio da varcare i confini nazionali, questo corso mi ha convinto che le nostre conoscenze, oltre ad essere assolutamente in grado di competere con l’estero, possono essere sfruttate in molte più occasioni di quanto normalmente pensiamo. In un periodo così difficile per l’economia, sarebbe un peccato escludere a priori potenziali occasioni di lavoro. ❑ P.s. Un grazie sentito al Presidente Salvoldi, alla dott.ssa Maria Grazia Scorza e a tutti coloro che si sono impegnati nell’organizzazione del corso, e un franco saluto ai colleghi italiani con i quali ho stretto una sincera amicizia. L’auspicio è che i partecipanti alle prossime edizioni possano apprezzare il corso come ho fatto io. ❑

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CATASTO Laura Cinelli

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o scorso 1 ottobre si è tenuto nell’aula magna dell’ I.T.S. Tartaglia-Olivieri un incontro sul catasto, alla luce di novità importanti relative sia all’ambito del catasto terreni, sia a quello del catasto fabbricati. L’incontro è stato organizzato in accordo col locale Ufficio Provinciale dell’Agenzia del Territorio, rappresentato per l’occasione dall’ing. Raffaella Rabaioli, capo settore della gestione della banca dati, dall’ing. Elena Dancelli, responsabile del controllo Do.c.fa., dalla geom. Nunzia Arpino, referente per la procedura Do.c.fa., e dal geom. Francesco Corso, referente per la procedura Pre.Geo., coadiuvato dal geom. Fabio Campana, tecnico catastale dell’area Pre.Geo. Tutte persone note e stimate da chi frequenta il catasto, e che sono intervenute per relazionare i colleghi professionisti sulle ultime novità e sulle tematiche negli ultimi mesi sorte,

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Catasto terreni e fabbricati novità importanti illustrate nel convegno del 1° ottobre in maniera talvolta poco chiara, relativamente agli adempimenti collegati alla presentazione di atti di aggiornamento catastale, soprattutto per quanto concerne l’area fabbricati. La prima parte dell’incontro è stata dedicata all’ultima versione di Pre.Geo., la 10.5, di uso obbligatorio dal 15 settembre u.s. L’attuale versione si presenta con interfaccia rinnovata rispetto alla precedente, e con nuove funzionalità che facilitano la redazione dell’atto d’aggiornamento da parte dei tecnici professionisti: per esempio, la possibilità di determinare in maniera automatica la corretta tipologia di un tipo mappale/tipo di frazionamento a partire dalla proposta d’aggiornamento. Questo per lo meno per quanto riguarda le tipologie codificate in Pre.Geo., che in questa ultima versione risultano implementate (si rimanda, per l’elenco completo delle tipologie aggiunte, alla circolare 1/2012

scaricabarile dal sito del Collegio o direttamente dal sito dell’Agenzia del Territorio). L’Agenzia del Territorio ha l’obiettivo dell’approvazione automatica di quasi tutti gli atti d’aggiornamento, con conseguente diminuzione delle sospensioni, accelerazione dei tempi di approvazione, e – aspetto di non secondaria importanza – omogeneizzazione ed uniformità della procedura a livello nazionale.

È prevista inoltre una nuova modalità di approvazione e registrazione automatica degli atti d’aggiornamento trasmessi per via telematica: gli atti rientranti in alcune delle tipologie codificate in PreGeo e che risultino approvabili in modalità automatica, saranno validati e registrati anche al di fuori dell’orario di apertura degli uffici provinciali, purché il pagamento dei tributi sia disposto su castelletto nazionale. Nella seconda parte dell’in-


CATASTO Nella pagina di sinistra, l’Aula magna dell’Istituto Tartaglia durante il convegno sul catasto terreni e catasto fabbricati del 1° ottobre 2012

contro si è invece parlato del catasto fabbricati, con particolare attenzione all’argomento “fabbricati rurali”, vista anche l’imminente scadenza del 30 novembre 2012, data entro la quale vanno iscritti al catasto edilizio urbano tutti i fabbricati rurali che risultano censiti nel catasto terreni. L’ultima circolare emanata dalla Direzione centrale Catasto e cartografia, la n. 2/2012 del 7 agosto 2012, ha rivisitato le istruzioni impartite con la precedente circolare n. 6/2011, introducendo, fra le altre cose, modifiche relative al censimento dei fabbricati, per i quali sussistono i requisiti di ruralità. L’art. 1, comma 1, del Decreto del Ministro dell’Economia e della Finanze del 26 luglio 2012, prevede che «ai fabbricati rurali destinati ad abitazione ed ai fabbricati strumentali all’esercizio dell’attività agricola è attribuito il classamento, in base alle regole ordinarie, in una delle categorie catastali previste nel quadro generale di

In questa pagina Laura Cinelli presenta i relatori del convegno; al suo fianco il geom.Fabio Campana, tecnico dell’Agenzia del Territorio e il geom. Francesco Corso (a sinistra), referente per la procedura Pre.geo. L’ing. Elena Dancelli, responsabile del controllo Do.c.fa. A centro pagina l’ing. Elena Dancelli e la geom. Nunzia Arpino, referente per la procedura Do.c.fa.

qualificazione». Ai sensi del comma 2 dello stesso articolo si dice che «ai fini dell’iscrizione negli atti del catasto della sussistenza del requisito di ruralità in capo ai fabbricati rurali…, diversi da quelli censibili nella categoria D/10 (fabbricati per funzioni produttive connesse alle attività agricole) è apposta una specifica annotazione». Quindi, come è ben spiegato nella circolare 2/2012, la sussistenza dei requisiti di ruralità è indicata negli atti catastali attraverso una annotazione, indipendentemente dalla categoria attribuita. Pertanto, per gli immobili già censiti al catasto edilizio urbano e per i quali sussistono i requisiti di ruralità, siano essi a destinazione abitativa o strumentale all’attività agricola, viene mantenuta la categoria attribuita e gli altri dati di classamento presenti in banca dati, e, ai fini fiscali, non è più necessario attribuire la categoria IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 65


CATASTO

D/10 per gli immobili strumentali, e la categoria A/6 per quelli abitativi, superando, in quest’ultimo caso, le disposizioni in base alle quali era stata istituita la classe “R”, senza determinazione della rendita catastale. È bene ricordare che non può essere riconosciuta “rurale” l’unità immobiliare appartenente alle categorie A/1, A/8 e le abitazioni con caratteristiche di lusso contemplate dal decreto del 2 agosto 1969 del Ministro dei Lavori Pubblici. Per quanto concerne quindi le domande per il riconoscimento della ruralità che erano da presentare entro il 30 settembre 2012, termine ultimo, ove si è chiesta la variazione della categoria catastale, le unità manterranno la categoria più appropriata in base alle loro caratteristiche oggettive, e verrà apposta la corrispondente annotazione riguardante il carattere di ruralità, ovviamente laddove ne sussistano i requisiti. 66 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

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a tutto ciò consegue che le dichiarazioni di nuova costruzione e di variazione di fabbricati per i quali sussistono i requisiti di ruralità, sia quelle che andranno presentate entro il 30 novembre p.v. per i fabbricati già presenti a catasto terreni con la qualità "rurale", sia quelle di denuncia d’accatastamento di nuovi fabbricati a carattere rurale da presentarsi dopo tale scadenza, dovranno attenersi a queste indicazioni, e quindi alle unità abitative si attribuirà la categoria più appropriata tra quelle del gruppo A, e alle unità strumentali si attribuirà la categoria D/10 nel caso in cui le sue caratteristiche tipologiche siano tali da non consentire, senza radicali trasfor-

mazioni, una destinazione diversa, oppure, se trattasi invece di unità cosiddette “ordinarie”, si attribuirà la categoria inquadrabile in uno dei gruppi delle categorie ordinarie ricorrenti nelle realtà rurali, quali la C/2 o la C/6, per esempio. È fatto salvo l’obbligo di allegare alla denuncia le autocertificazioni necessarie per il riconoscimento della ruralità redatte in conformità ai modelli B (per le unità rurali abitative) e C (per le unità rurali strumentali, non abitative). È previsto anche che per le unità che perdano i requisiti di ruralità e non abbiano subito modifiche nel classamento già in banca dati, sia possibile presentare una apposita richiesta, entro il termine di 30 giorni da quello in cui l’unità ha perso i requisiti. L’Agenzia del Territorio apporrà la relativa annotazione. Analogamente, è prevista una specifica richiesta anche per le unità già censite al ca-

tasto edilizio urbano che acquisiscano i requisiti di ruralità senza modifica del classamento, con conseguente annotazione da parte dell’Agenzia del Territorio. Un ultima novità relativa al Do.c.fa. è che dopo il 30 novembre sarà reso obbligatorio l’uso della versione 4.00.1., già scaricabile dal sito dell’Agenzia del Territorio. La nuova versione prevede nuove tipologie di documento create appositamente per la trattazione delle dichiarazioni dei fabbricati rurali, e nuove funzionalità per la trasmissione in via telematica degli allegati previsti. L’ultima parte dell’incontro è stata infine dedicata al dibattito in sala, e tra i numerosi colleghi presenti – oltre 400 – molti sono intervenuti ponendo quesiti, e dimostrando la sempre consueta attenzione e interesse nei confronti dell’attività catastale. ❑



DAL COLLEGIO DI BRESCIA Stefano Benedini

Prevenzione incendi: presentata dai VV.FF. la nuova normativa e la modulistica Parte prima

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razie alla collaborazione con il comando Provinciale dei Vigili del Fuoco della Provincia di Brescia è stata offerta la possibilità agli iscritti del Collegio geometri, specializzati anche nella prevenzione incendi, di potersi confrontare con la nuova normativa e di approfondire il dialogo con i dirigenti del comando per ricevere gli opportuni chiarimenti sulle modalità di presentazione della nuova modulistica. L’incontro, tenutosi nell’Aula magna dell’Istituto “Tartaglia” di via Oberdan il 16 ottobre scorso, è iniziato con una breve introduzione affidata al Comandante dei VVFF, ing. Settimio Simonetti, che ha colto l’occasione per ringraziare i numerosi tecnici convenuti all’ap-

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puntamento e ricordare la profonda riforma che da anni si sta tentando di applicare nella pubblica amministrazione per la semplificazione burocratica e una maggior vicinanza alla cittadinanza. Ottimo intento che non sempre ha sortito gli effetti desiderati come dimostra lo Sportello Unico della Attività Produttive, recepito dagli utenti come aggiunta di un passaggio al precedente percorso burocratico. Altre iniziative della pubblica amministrazione, invece, per esempio quella della Segnalazione Certificata di Inizio Attività, stanno producendo alcuni, seppur lenti, miglioramenti nella semplificazione. In merito alla prevenzione incendi, per alcune modifiche introdotte, a parere del Comandante, non è sempre

facile riconoscere un effettivo miglioramento semplificativo; non basta infatti ridurre le copie della documentazione da presentare per parlare di vera semplificazione. Ulteriori auspicabili modifiche, per esempio la digitalizzazione e la diffusione delle pratiche on-line e delle comunicazioni inviate con la Posta Elettronica Certificata, sveltirebbero il percorso burocratico. Terminata l’introduzione del Comandante Simonetti, la parola è passata ai geomm. Giuliano Vacchi e Stefano Fracascio, rappresentanti del Collegio presso il Comitato Interprofessionale Prevenzione Incendi. Questi, hanno illustrato brevemente l’importante attività di confronto che è possibile svolgere con serena collaborazione in tale sede tra i

rappresentanti degli Ordini e Collegi e quelli del Comando dei VVFF. Si entrati poi nel vivo della presentazione con l’intervento dell’ing. Silvio Pagano che ha iniziato il suo intervento con una carrellata su tutti i decreti: D.L. 8 marzo 2006, n. 139; D.L. 9 aprile 2008, n. 81; Dpr 1 agosto 2011, n. 151; decreto del ministro dell’Interno 10 marzo 1998; decreto del ministro dell’Interno 9 maggio 2007: questi decreti costituiscono le basi della più recente normativa oggetto dell’incontro, il D.M. 7 agosto 2012, che entrerà in vigore il 27 novembre 2012 in sostituzione del D.M. 4 maggio 1998. Una delle prime distinzioni apportate dal D.M. è quella tra Tecnico Abilitato – professionista iscritto in Albo professionale che opera nel-


DAL COLLEGIO DI BRESCIA Nella pagina di sinistra il tavolo dei relatori al Convegno sulla Prevenzione Incendi. Da sinistra, il geom. Stefano Fracascio, il Presidente Giovanni Platto, l’ing. Settimio Simonetti, il geom. Patarnello, l’ing. Silvio Pagano, e il geom. Giuliano Vacchi

l'ambito delle proprie competenze – e quella di Professionista Antincendio – iscritto in Albo professionale, che opera nell'ambito delle proprie competenze ed iscritto negli appositi elenchi del ministero dell’Interno, di cui all’articolo 16 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139 – che rimarrà tale solo se soddisferà quanto richiesto per l’aggiornamento professionale prescritto dal decreto: 40 ore nell’arco di un quinquennio. Dal glossario proposto nella normativa si passa poi a un approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio; per dimostrare che un’attività sia in regola è possibile percorrere diversi itinerari, ma la direzione più agevole è quella di dimostrare la conformità dell’opera ad una regola tecnica laddove esista. Purtroppo molte attività risultano “non normate”; è prevista, quindi, la possibilità di dimostrare gli obiettivi generali della prevenzione incendi, nei casi ove non ci sia regola tecnica, con

In questa pagina, una panoramica dell’Aula magna del Tartaglia durante il convegno. Sotto, l’ing. Settimio Simonetti, Comandante dei Vigili del Fuoco della provincia di Brescia

il ricorso all’approccio ingegneristico. Approccio da realizzarsi tramite simulazioni virtuali di scenari d’incendio attraverso l’utilizzo di software – come per esempio il Fire Dynamics Simulator (FDS), citato dai relatori per il vantaggio di essere open source – elaborati da comitati tecnico-scientifici internazionali. L’approccio ingegneristico implica necessariamente l’applicazione del Sistema di Gestione della Sicurezza Antincendio – articolo 6 del decreto del ministero dell’Interno 9 maggio 2007. Nel D.M. del 7 agosto le attività, già ripartite secondo le tre categorie del Dpr n.151 –“A”,”B” e ”C”–, vengono suddivise nelle diverse sotto-classi secondo quanto previsto dall’allegato III, la cui presentazione è affidata, nella seconda parte dell’incontro, al geom. Patarnello. La presentazione dell’ing. Pagano ha consentito non solo di condividere le necessarie operazioni per la presentazione delle istanze

di valutazione dei progetti nei casi in cui è prevista la possibilità di firma del tecnico abilitato, ma anche di suggerire particolari attenzioni che possono essere vantaggiose per il professionista e per il Comando dei VV.FF., per esempio quella di presentare, in caso di modifiche che comportano un aggravio delle preesistenti condizioni di sicurezza antincendio, una tavola di raffronto evidenziando in

giallo la situazione preesistente e in rosso le modifiche che si intendono apportare. Nel caso di utilizzo dell’approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio, la documentazione tecnica deve essere a firmata da professionista antincendio; non è possibile quindi, in questo caso, che sia firmata da un tecnico abilitato. E deve pure essere conforme a quanto specificato nell'AlleIL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 69


DAL COLLEGIO DI BRESCIA Giuliano Vacchi (a sinistra) e Stefano Fracascio, rappresentanti del Collegio geometri di Brescia nel “Comitato interprofessionale Prevenzione Incendi”. Sotto: l’ing. Silvio Pagano

gato I, lettera A del decreto e integrata con quanto stabilito nell’allegato al decreto del ministro dell’Interno 9 maggio 2007, compreso il documento contenente il programma per l’attuazione del SGSA, con ciò che ne consegue, anche in termini onerosi, per le verifiche periodiche a cui è soggetto. Qualora l’esito della verifica del SGSA rilevi la mancanza dei requisiti previsti, il Comando provinciale dei vigili del fuoco sospende la validità del certificato di prevenzione incendi e provvede a darne comunicazione all’interessato, al sindaco, al prefetto e alle altre autorità competenti ai fini dei provvedimenti da adottare nei rispettivi ambiti. L’articolo 4 ha portato l’attenzione sulla Segnalazione Certificata d’Inizio Attività che, rispetto alla precedente normativa, prevede la dichiarazione di impegno a osservare gli obblighi connessi con l’esercizio dell’attività previsti dalla vigente normativa; anche in questo caso, come nel precedente, 70 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

per l’approccio ingegneristico è prevista l’integrazione con una dichiarazione, a firma del responsabile dell’attività, in merito all’attuazione del SGSA. Alla SCIA va allegata l’asseverazione, firmata da tecnico abilitato, attestante la conformità dell’attività ai requisiti di prevenzione incendi e di sicurezza antincendio con le certificazioni e

dichiarazioni atte a comprovare che gli elementi costruttivi, i prodotti, i materiali, le attrezzature, i dispositivi e gli impianti rilevanti ai fini della sicurezza antincendi sono stati realizzati, installati o posti in opera in conformità alla vigente normativa in materia di sicurezza antincendio. Per le attività soggette di categoria “A” va aggiunta

anche la relazione tecnica e gli elaborati grafici, a firma di tecnico abilitato, a meno che questa non sia già stata presentata al momento della presentazione per l’approvazione del progetto. L’ing. Pagano, ricordando l’evoluzione della precedente normativa in riferimento alla procedura particolareggiata riferita ai serbatoi di GPL isolati di capacità complessiva non superiore a 5 mc e non a servizio di attività soggette, sottolinea come questo aspetto abbia subito uno specifico rimando nei diversi articoli componenti il D.M. e come nell’articolo 4 si faccia riferimento alla equivalenza della firma tra tecnico abilitato e del responsabile tecnico dell'impresa che procede all’installazione. In caso di modifiche che non comportano aggravio delle preesistenti condizioni di sicurezza, la normativa viene incontro al professionista prevedendo che il tecnico abilitato alleghi, oltre alla relazione tecnica, alla dichiarazione di non aggravio del rischio incendio ed eventualmente alla dichiarazione a firma del professionista antincendio, un’asseverazione attestante la conformità, limitatamente agli aspetti oggetto di modifica. La presentazione dell’art. 5 sulla richiesta di rinnovo periodico di conformità, che non coincide alle attività soggette a Certificato di Prevenzione Incendi, consente al relatore di evidenziare che risulta colmata la ca-


DAL COLLEGIO DI BRESCIA Il Comandante ing. Settimio Simonetti con il Presidente Giovanni Platto e Stefano Fracascio

renza nella precedente normativa in merito alla asseverazione a firma del professionista antincendio, che ora deve riferirsi anche ai prodotti e ai sistemi per la protezione di parti o elementi portanti delle opere di costruzione finalizzati ad assicurare la caratteristica di resistenza al fuoco; ciò significa che se vengono impiegate vernici intumescenti su parti in ferro per raggiungere la resistenza al fuoco richiesto, anche per queste vernici va prodotta l’asseverazione. Nel successivo articolo si giunge alla presentazione delle istanze di deroga, da presentare in caso di impossibilità al rispetto della regola tecnica di riferimento; l’istanza viene presentata al Comando Provinciale che si fa tramite dell’invio alla Direzione Regionale per la presentazione al Comitato Tecnico Regionale che esprime il proprio giudizio, formalizzato dal Comando per l’approvazione o il diniego; prima del decreto le deroghe potevano essere presentate da un qualsiasi Tecnico Abilitato, ora, invece, possono essere prodotte solo da un professionista antincendio. Per l’esperienza maturata dal relatore presso la Direzione Regionale, si segnala come spesso tali deroghe non pervengono al Comando correttamente compilate, spesso non viene esplicitata la motivazione della deroga, cioè non si esprime chiaramente l’impedimento al rispetto della regola tecnica e, so-

prattutto, raramente viene compilata la valutazione del rischio aggiuntivo, che sostiene la validità dell’istanza, non presentando quindi la misura aggiuntiva che si rende necessaria. Novità assolute introdotte dal Decreto sono l’istanza per il rilascio del nulla osta di fattibilità – affrontata nell’art.7 che deve focalizzarsi su alcuni aspetti specifici e che istituzionalizza la decisione operata in passato da alcuni Comandi di esprimere un proprio parere – e l'istanza per l’effettuazione di visite tecniche nel corso della realizzazione dell’opera – presentata nell’art.8 – che non deve essere richiesta ad opera realizzata e/o con l’attività già in essere e che deve essere subordinata all’approvazione del progetto, come è invece accaduto. L'istanza per il rilascio del nulla osta di fattibilità e quella per l’effettuazione di visite tecniche nel corso della realizzazione dell’opera non hanno carattere obbligatorio e, inoltre, avendo carattere interlocutorio, possono essere presentate a firma del Tecnico Abilitato; sono inoltre riferite solo ad attività di categoria “B” e “C”. Anche per la voltura – per la quale gli enti e i privati che succedono nella responsabilità delle attività soggette comunicano al Comando la relativa variazione mediante una dichiarazione resa secondo le forme di legge, come atto notorio o dichiarazione sostitutiva

dell'atto di Notorietà – presentata nel successivo articolo, si segnala la decisione di regolamentare questo aspetto che veniva gestito presso i Comandi Provinciali senza che fosse previsto e, quindi, con una prassi creata per sopperire alla mancanza. Nell’articolo che presenta le modalità di trasmissione delle istanze si fa riferimento al decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n.160 e al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, che sono stati inseriti nella documentazione relativa all’incontro predisposta dal Comando Provinciale e disponibile sul sito www.collegio.geometri.bs.it al percorso: “la Formazione Professionale–Documentazione relativa agli eventi”. Si ricorda in questa occasione la possibilità data ai professionisti di utilizzare sempre più diffusamente la comunicazione on-line tramite l’utilizzo della Posta Elettronica Certificata con firma digitale sulla documentazione. Le istanze di “Valutazione dei progetti”, di “Segnalazione certificata di inizio attività”, di “Attestazione di rinnovo periodico di conformità antincendio”, di “Nulla osta di fattibilità” e di “Verifiche in corso d’opera” possono es-

sere presentate in duplice copia, con l’allegata documentazione tecnica in singola copia, mentre l’“Istanza di deroga” può essere presentata in triplice copia, con l'allegata documentazione tecnica in duplice copia. Questa modifica della procedura va nella direzione della semplificazione, affermando che la firma del tecnico è comprovante l’autenticità dell’atto e può essere rilasciato in copia anche al cliente per la propria archiviazione. Anche nella modulistica di presentazione da compilare si assiste a una uniformazione dei documenti con la pubblicazione sul sito www.vigilfuoco.it della modulistica a cui si deve fare riferimento in attesa che un prossimo decreto definisca ulteriori disposizioni in merito. Nel prossimo numero della rivista presenteremo l’intervento effettuato dal geom. Patarnello in merito agli allegati al Decreto. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 71


AMBIENTE & BIOEDILIZIA Raffaella Annovazzi

Ricordate il “cubo di ghiaccio” di Corso Zanardelli a Brescia? Come è andata a finire?

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el numero 3/2012 della rivista avevamo dato notizia di una curiosa scommessa promossa dall’Associazione CasaClima Network Brescia consistente nel porre due blocchi di ghiaccio della stessa grandezza, uno all’interno di una piccola costruzione riproducente un edificio termicamente isolato ad altissima efficienza energetica, e l’altro all’aria aperta. Il quesito era quello di valutare quantità, peso e volume di ciascun blocco dopo due settimane di permanenza in Corso Zanardelli. Il 16 giugno alle ore 16, trascorse le due settimane, il blocco lasciato all’aria aperta si era totalmente liquefatto, come era ampiamente prevedibile, viste le temperature di quei giorni. Il blocco inserito nella casetta termicamente isolata ad altissima efficienza energetica invece…? Vediamo prima le caratteristiche della casetta, realizzata mediante muratura da 20 centimetri di legno costi-

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cità. Esternamente era realizzata una controparete ventilata in listelli di legno distaccata dalla muratura di alcuni centimetri. La trasmittanza della parete era pari a 0,15W/m2K. In altri esperimenti simili realizzati in precedenza erano state impiegate casette di legno costruita con diverse tecnologie e con trasmittanza di 0,10 W/m 2 K, quindi migliore di quella impiegata nella scommessa bresciana. La tecnica impiegata, sebbene le prestazioni teoriche fossero previste con risultati inferiori ha ugualmente fornito esito molto soddisfacente, mantenendo dopo i 15 giorni previsti una percentuale di ghiaccio pari all’82,8%. Scommessa ampiamente vinta quindi!

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tuita da tavole accostate e totalmente priva di colle, unite da cavicchi e incastri. La muratura era poi rivestita da

14 centimetri di isolamento termico in fibra di legno e teli di tenuta all’aria per assicurare una perfetta ermeti-

urante la manifestazione sono state consegnate al pubblico delle schede per la partecipazione alla “scommessa” inerente la quantità di ghiaccio residua dopo i 15 giorni di permanenza all’in-


AMBIENTE & BIOEDILIZIA Nella pagina di sinistra l’allestimento dell’esperimento in Corso Zanardelli a Brescia il 2 giugno scorso: il posizionamento dei due blocchi di ghiaccio, uno all’aperto, l’altro dentro la casetta; la chiusura ermetica e il posizionamento del tetto.

terno della CasaClima. Il 67% dei partecipanti ha indicato la fascia più alta di prestazione (dal 66 al 100%), pertanto tra essi è stato estratto il vincitore che si è portato a casa un buono spendibile in libri e abbonamenti a pubblicazioni che si contraddistinguono per temi di cultura ambientale, di sensibilità al basso consumo energetico. Il vincitore ha potuto scegliere di donare un uguale premio a una scuola della provincia di Brescia. Lo scopo della manifestazione era infatti quello di

In questa pagina: due settimane dopo, il 16 giugno, l’apertura del tetto della casetta, l’estrazione del blocco ivi inserito e l’esposizione del medesimo, ridotto appena all’82,8% del suo volume originario. Il blocco di ghiaccio lasciato all’esterno nel frattempo si era completamente liquefatto.

mostrare i vantaggi delle costruzioni ad alta efficienza energetica, garantendo un comfort ottimale all’interno delle abitazioni sia d’estate sia d’inverno. Costruire edifici ad alta efficienza energetica è oggi possibile: esistono esperienze, tecniche e materiali che consentono di aumentare il benessere interno delle abitazioni, ridurre le spese, abbattere le emissioni di gas serra salvaguardando il clima e l’ambiente. È utile ricordare che le prestazioni raggiunte nella scommessa descritta sono

totalmente riproponibili su edifici reali, indipendentemente dalle tecnologie applicate, quindi anche su edifici di edilizia più tradizionalmente legati alle tipologie locali e con l’impiego di materiali tradizionali.

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icordiamo che agli edifici è imputabile il 40% del consumo energetico nazionale e, analogamente, il 40% delle emissioni di CO2 oltre che di altre sostanze inquinanti; consumi causati per circa l’89% al riscaldamento e condizionamento e solo

per l’11% agli impieghi elettrici domestici. Considerando la situazione mondiale di disequilibrio ambientale è pertanto urgente intervenire. Nel settore delle costruzioni, dove possediamo già la piena padronanza delle tecniche disponibili, oltre alla convenienza economica ad effettuare interventi di riqualificazione, ci sono anche gli sgravi fiscali messi a disposizione dal governo. ❑

IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 73


DAL COLLEGIO DI LODI

Cartografia, Gis e Infrastrutture per l’informazione territoriale

Morgana Rancati

Parte seconda

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rima di partire seriamente con la stesura del mio intervento vorrei salutare tutti i colleghi con una simpatica poesia dal titolo “Ad un geometra” dedicataci addirittura da G. Carducci e di cui ho ricordato l’esistenza sfogliando vecchi quaderni/appunti del periodo scolastico. Ad un geometra – G.Carducci Dimmi, triangoluzzo mio squadrato, Che al mondo se’ de gli animali rari, Furono prima i ciuchi o i somari? E quel tuo capo è un circolo o un quadrato? Anco: il cervel, se fior te n’è restato, È isoscelo o scaleno o ha lati pari? Se’ tu l’ambasciador de’ calendari, O un parallelogrammo battezzato? Buona gente, i’ vi prego che pigliate Questo bambolon mio ch’ha di molt’anni E che ’l mettete a nanna e lo cullate. Tenetel chiuso, ch’egli è un barbagianni, E non fa che sciupar vie lastricate, Mangiar del pane e consumar de’ panni. E quando fuor d’affanni Averà messo il dente del giudizio, Fate sonare a la ragion l’uffizio. O bello sposalizio Che vogliam fare come piú non s’usa, Accoppiandolo a monna Ipotenusa! È mi dice la Musa Che di questi rettangoli appaiati Nasceran di be’ circoli quadrati.

Eccoci di nuovo, dopo circa un anno dal mio precedente intervento (n. 6 Nov.-Dic. 2011) sulla cartografia di nuova generazione. Con questo articolo, come promesso, parlerò dei DataBase Topografici (DBT) riprendendo alcuni concetti già espressi in quello precedente e inserendone di nuovi con lo scopo di giungere al termine dell’intervento con un quadro più completo e chiaro possibile sul tema. Definizioni e concetti generali. La conoscenza del territorio, delle sue componenti e degli scenari di sviluppo è punto di partenza per definire qualsiasi intervento “pianificatorio”, passando 74 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

dal concetto classico di pianificazione alle azioni di “Governo del Territorio”. L’azione dei soggetti che operano in tale contesto, richiede una conoscenza condivisa e condivisibile, intesa non solo come mera collezione di informazioni, ma finalizzata alla disponibilità di tutti gli elementi che consentono di cogliere opportunità e debolezze delle azioni stesse. Tale compito, oggi più che mai, è affidato: da una parte al Sistema Informativo Territoriale, orientato a svilupparsi come Sistema Integrato ottenuto con la collaborazione di più soggetti

pubblici e privati che agiscono secondo il criterio di co-pianificazione; dall’altra parte ad una progressiva diffusione della necessità di trasformare la tradizionale cartografia numerica in DataBase Topografico. Tale passaggio è possibile sfruttando l’impiego delle basi dati tipiche dei software SIT associandovi, in fase di rilevamento, una serie di attributi in parte notevolmente differenti rispetto a quelli che tradizionalmente formavano il prodotto cartografico. Il fruitore delle informazioni geografiche è abituato alla consultazione della carta ben conoscendo le regole e le metodologie attraverso cui il mondo reale viene in essa rappresentato. L’automazione cartografica, la cartografia numerica prima ed i DataBase Topografici poi hanno modificato questo stato di cose e adesso anche il mondo delle informazioni geografiche è legato a quello dell’informatica, della quale utilizza le regole ed il supporto di rappresentazione. Le tecnologie informatiche sono pertanto divenute strumenti necessari, che bisogna conoscere,; tuttavia esse non devono sostituire totalmente la tradizionale cultura cartografica e geografica, anche se le informazioni geografiche sono disponibili sempre più solo su supporto informatizzato (basti pensare alle ware-house geografiche accessibili tramite Internet), mentre le “infor-

mazioni geospaziali” hanno anche una rappresentazione grafica tradizionale su carta. Il concetto di DataBase corrisponde al passaggio ad una strutturazione dei dati più complessa; un DataBase Topografico è definibile come un archivio integrato contenente dati cartografici e altre informazioni alfanumeriche in formato digitale, utilizzate nelle attività di lavoro di un’ Organizzazione o di un Ente; il contenuto di un DBT è quello delle tradizionali carte tecniche. Le caratteristiche di contenuto di tali prodotti sono state definite dal lavoro dell’IntesaGIS1. Da un punto di vista concettuale, un DataBase Topografico o GeoDB è una raccolta organizzata di dati relativi ad entità2 geometriche elementari che vengono assimilate a proprietà (attributi 3 ) del tutto equivalenti a quelle alfanumeriche. Caratteristica fondamentale del GeoDB è quella di non lasciare “buchi”, ovvero aree non rappresentate, all’interno dell’estensione geografica di copertura; la superficie del terreno è pertanto completamente codificata. Ciò che finora è stato detto è frutto di un processo evolutivo durato molti anni che con il passaggio dalla cartografia analogico/digitale al GeoDB ha consentito la costituzione dei Sistemi Informativi Geografici con capacità di elaborazione spaziale dei dati oltre che di rappresentazione cartografica.


DAL COLLEGIO DI LODI

Dalla cartografia analogico/digitale al GeoDB Una delle prime applicazioni dell’informatica nel campo della cartografia ha visto l’utilizzo di software di editor grafici (CAD - Computer Aided Design) per la fase di compilazione/disegno della carta, e di plotter per la restituzione, realizzando la cosiddetta “automazione cartografica”. Un secondo passo evolutivo lo si ha avuto con la “cartografia numerica”4 utilizzata per identificare una raccolta di dati geografici in forma digitale, finalizzata al disegno automatico e dalla gestione interattiva, attuata con metodologie informatiche, in cui è generalmente presente solamente un file gra-

fico dove le informazioni associate agli oggetti rappresentati (es. larghezza, numero di corsie, fondo delle strade) vengono esplicitate attraverso l’uso degli attributi grafici (livello, colore, spessore, tipo di linea, ecc.). Con il passare del tempo, alla cartografia numerica è stata richiesta la possibilità di supportare applicazioni tipiche di un sistema informativo e si è giunti in tal modo alla creazione del Sistema Informativo Geografico. Transitoriamente, in attesa della generazione diretta dei DB, si è proceduto fino ad oggi con pesanti rielaborazioni alla conversione della vecchia cartografia numerica, che grazie anche all’innovazione tecnologica ha consentito di trovarci ora in

una situazione di rinnovamento in cui ci si sta muovendo a tutti i livelli per costruire una nuova cartografia su supporto informatico che metta assieme SIT e Database Topografici con l’obbiettivo di ottenere una copertura omogenea del territorio nazionale.

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e esigenze di gestire il Territorio, sia alla grande scala da parte dei Comuni, sia a media-piccola scala da parte di Province e Regioni, assieme a tutte le spinte tecnologico culturali, nonché la necessità di perseguire l’obbiettivo della standardizzazione e conseguente “generalizzazione”5 dell’Informazione Territoriale hanno progressivamente diffuso la ne-

cessità di trasformare le tradizionali “basi geografiche di riferimento”6 (cartografia numerica) in DataBase. Purtroppo però, nel contesto della “pianificazione di livello locale” ci si trova ad avere basi di riferimento assai disomogenei, sia su supporto cartaceo che in formato digitale, che presentano scale nominali7 di rappresentazione che variano dalla grande scala 1:1.000 / 2.000 (utilizzate prevalentemente a livello comunale), alla media scala 1:5.000 /10.000 (utilizzate prevalentemente da Province e Regione). Su tali basi vengono georeferenziati dati di varia natura e provenienza comportando la produzione di una cartografia in cui in base alle differenti esigenze degli Enti utilizzatori si ha una diversa trattazione di dettaglio del territorio che si sta rappresentando con conseguente differenziazione e incongruenza delle basi geografiche di riferimento. È proprio a causa di ciò che nell’ultimo quinquennio si è assistito sempre più ad un riassetto generale di ruoli e competenze tra Province e Regioni, in particolare per la nostra realtà, la Regione Lombardia, con l’obiettivo di realizzare, anche in ottemperanza alle indicazioni nazionali, una base di riferimento standard per tutta la Regione sulla quale poter trasportare tutti i dati che costituiranno il SIT Integrato e quindi l’ottenimento dei DBT. IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 75


DAL COLLEGIO DI LODI

Gli stralci rappresentati mettono in evidenza come i DataBase Topografici consentano una rappresentazione dettagliata di ogni “elemento” del territorio. Nel caso della rappresentazione dell’edificato/antropizzato, si ha una classificazione in base alla tipologia, alla destinazione d’uso ed allo stato (in costruzione, in disuso), secondo una rappresentazione cartografica distinta in unità volumetrica, edificio e cassone edilizio.

Il DataBase Topografico Come già più volte replicato, non volendo in nessun modo annoiare il lettore, per rendere l’idea di cosa sia e come funzioni un DBT (strumento ormai esistente a copertura di circa 98% della realtà di Regione Lombardia) si propone una serie di immagini tratte dalla sperimentazione per un DataBase Provinciale. Si segnala che anche la nostra provincia è dotata di DBT Provinciale, ad oggi terminato e 76 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

consultabile attraverso il sito internet da cui si possono compiere i download dei date e dei shp file liberamente.

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er concludere vogliamo sottolineare il fatto che gli “strumenti informativi territoriali” fondati su DBT sono un’evoluzione della tradizionale cartografia digitale; essi sono aggiornabili in tempo reale, consentono continuità territoriale, omo-

geneità anche a livello sovralocale e permettono simulazioni progettuali e visualizzazioni 3D. Tali dati sono agevolmente pubblicabili su portali WebGIS per finalità informative e/o con modalità interattive come nel caso dei GeoPortali. Va altresì precisato che i DataBase Topografici non sono solo strumento per una buona pratica di rappresentazione cartografica. Essi infatti apportano all’informazione geografica anche notevoli vantaggi per quanto riguarda la possibilità di relazionare con la cartografia ed interrogare dati di diversa natura e provenienza; a tal proposito, a conclusione del capitolo, si riporta un esempio di come possono essere utili tali strumenti (Fig. 4.10.)


DAL COLLEGIO DI LODI

tità complessiva e non può essere suddiviso in parti ad esso uguali. È un particolare del mondo reale, di origine naturale o generato dall’opera dell’uomo, di tipo fisico o frutto di convenzione, non ulteriormente suddivisibile in accordo con il modello dei dati adottato (es. casa, strada, serbatoio, stazione ferroviaria, limite amministrativo comunale etc.) (G. Biallo, 2005).

Rappresentazione vettoriale (in ambiente CAD) dell’entità appartenenti alla viabilità. In una rappresentazione vettoriale tradizionale ciascun “elemento” del territorio riprodotto da solo rende la “vista” priva di significato e solo aggiungendo l’edificato, la vegetazione, la toponomastica, ecc. essa risulti comprensibile.

3 L’attributo esprime una caratteristica, qualitativa o quantitativa, dell’oggetto geografico; ad esempio sono attributi dell’oggetto geografico "strada" il numero di corsie, la presenza di spartitraffico, il nome, ecc. (G. Biallo, 2005).

4 La cartografia numerica è definibile come un’immagine speculare della cartografia tradizionale,; infatti, l’elemento base è l’insieme delle coordinate che contiene in forma implicita la sua visualizzazione sotto forma di disegno. (Biallo, 2005)

5 Nel processo di generalizzazione le informazioni e la loro simbolizzazione sono opportunamente selezionate e modificate per adattarsi alla scala di rappresentazione della carta.

Rappresentazione in ambiente GIS delle entità appartenenti alla viabilità ed alla vegetazione. Al contrario di quanto raffigurato nell’immagine precedente ciascun “elemento” riprodotto, anche se da solo, dà significato alla cartografia in quanto ogni “strato” rappresentato gode della proprietà dell’autoconsistenza 8 che permette di gestire e capire la cartografia senza ricorrere a interpretazioni. Con questo esempio si mette in evidenza come attraverso i DBT è possibile compiere interrogazioni che consentono non solo di individuare una specifica strada, ma di determinare anche ad esempio la sua lunghezza. Questa potenzialità è molto utile nel caso in cui vogliano mettere in relazione i dati della viabilità con quelli

delle reti tecnologiche per ottenere il “piano della manutenzione per le municipalizzate”, cosi come previsto da specifici progetti avviati anche da Regione Lombardia. Questo tipo di analisi/interrogazioni possono essere compiute su tutte le entità spaziali come edificato, vegetazione, antropizzato, ecc. ❑

Fonte: Prof. Ing. Franco Guzzetti - Convegno su “Il Centro Servizi Territoriale Vicentino”

Note L’intesa Stato Regioni ed Enti Locali sui Sistemi Informativi Geografici, denominata brevemente Intesa GIS.

1

6 Si considerano in senso lato “basi cartografiche di riferimento” quei supporti che forniscono una rappresentazione planimetrica e/o planoaltimetrica del terreno in un dato sistema cartografico di riferimento.

7 Rapporto tra le dimensioni della superficie di riferimento (ellissoide, geoide, sfera, ecc.) e le dimensioni della terra, è questo il rapporto di scala che viene assegnato alla carta.

8 L’autoconsistenza nei DBT consiste in una strutturazione dei dati in modo che ogni entità abbia una descrizione geometrica propria e quindi l’eliminazione o l’aggiunta di un’entità dalla cartografia non influisce sulla descrizione della geometria di tutte le altre.

2 Un’entità è un fenomeno del mondo reale che ha una sua iden-

IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 77


DAL COLLEGIO DI SONDRIO Stefania Confeggi

L’architettura e i materiali utilizzati nella costruzione dei rifugi alpini

L’

architettura con le sue forme un “po’ bizzarre” e con l’impiego di materiali sempre più tecnologici sta modificando/migliorando “il soggiorno” in montagna. Oggi, anche a quote elevate (sopra i 3000 m s.l.m), si incontrano nuovi bivacchi/rifugi con forme e materiali totalmente diverse da quelle originali che rispecchiavano, per tipologia strutturale/architettonica, le culture locali. Come la forma, anche le finalità del rifugio nel tempo sono cambiate: all’inizio lo scopo era quello di un manufatto che permettesse di riposarsi in situazione atmosferiche avverse o bivaccare per la notte in attesa dell’ascensione del giorno dopo, ora si è aggiunta la finalità di ospitare e fornire alcuni confort, seppur essenziali, agli alpinisti. Così anche in Italia come in Svizzera, Austria e Francia si stanno vedendo nuove strutture (rifugi e/o bivacchi) che alla forma tipologica locale privilegiano l’auto-

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nomia energetica, una gestione integrata dei rifiuti, una semplice manutenzione e offrono all’alpinista spazi confortevoli, sicuri e tecnologici.

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na splendido esempio di questo nuovo modo di vivere la montagna è il rifugio “Marco e Rosa de Marchi” sito alle pendici del Pizzo Bernina in provincia di Sondrio, Comune di Lanzada, alla quota di 3609 m s.l.m. Questo rifugio è il più alto delle Alpi Centrali ed è frequentato da numerosi alpinisti che salgono, sia dal versante italiano che da quello svizzero, le vette del gruppo del Bernina. Il rifugio “Marco e Rosa” è costituito da due distinti edifici: il primo fu costruito nel 1913, il secondo, leggermente più a monte del primo, nel 1964. Quest’ultimo, con il trascor-

rere del tempo (35 anni) e a causa delle condizione meteorologiche estreme (forti raffiche di vento, neve e gelo durante tutto l’anno), ha subito un degrado continuo sino a raggiungere uno stadio di non riparabilità, e pertanto, il CAI di Sondrio,


DAL COLLEGIO DI SONDRIO Nella pagina di sinistra, i geometri Stefania Confeggi, Igor Leoncelli e Pietro Vettovalli che, con il geologo Guido Merizzi, hanno effettuato l’ascensione che li ha portati al nuovo rifugio “Marco e Rosa De Marchi”, dove hanno potuto prendere visione delle problematiche inerenti alla costruzione di un rifugio alpino d’alta quota descritte nell’articolo; Nelle due fotografie in basso il rifugio a quota 3.609.

proprietario dell’immobile, nel 2001 si è deciso ad intervenire mediante lavori di demolizione e ricostruzione. Il progetto fu affidato al dottor architetto Stefano Tirinzoni e, nel 2002, l’opera fu realizzata da ditte locali e anche con la fattiva collaborazione di geometri valtellinesi, sia nella fase di rilievo come in quella costruttiva. L’attuale rifugio, ricostruito sul sedime dell’esistente, ha una base rettangolare e sagoma a capanna a due falde con intersezione del corpo scale a mezza crociera, si sviluppa su tre livelli: – seminterrato: destinato ad alloggiare i supporti tecnologici, quali le vasche di raccolta acqua e le batterie dell’impianto fotovoltaico con i relativi quadri elettrici; – terra: spazio destinato all’accoglienza giornaliera con ingresso a bussola, vano deposito scarponi, sala da pranzo e locale cucina; – primo-sottotetto, al quale si accede tramite scala interna a due rampe, riservato al pernottamento, dove un corridoio centrale disimpegna tre cameroni e due camerette più piccole: una per il custode e una per l’infermeria. Il rifugio è in grado di ospitare un numero variabile di ospiti da 60 a 80. I criteri progettuali, influenzati dalle condizioni di operatività (alla quota di 3609 m. s.l.m. si puòlavorare solo da luglio a settembre) si sono basati su facilità di trasporto e velocità di montaggio, pertanto si è scelto di utilizzare

In questa pagina le piante del piano primo (sopra) e del piano terra.

strutture ed elementi prefabbricati in laboratorio a valle, che trasportati in loco con l’elicottero, sono stati semplicemente assemblati. Ad accezione del piano seminterrato in muratura realizzato nel 1964 tutte le altre strutture sono in legno o legno lamellare in particolare: – il tamponamento perimetrale, avente una spessore complessivo di cm. 40, è costituito da pannelli precomposti formati da strutture lignee di contorno, panelli lignei composti, strato coibente in pannelli di lana di roccia spessore 20 cm, barriera al vapore in materiale sintetico, parete ventilata esterna con tavole di legno lamellare, contro parete interna con controventature in legno rivestita da doppio strato di cartongesso, camera d’area per passaggio impianti, perlinatura fiale interna ; – la copertura è costituita da orditura principale in travi di legno lamellare, orditura secondaria in travetti di legno , piani delle falde in pannelli prefiniti, portanti e coibentati con 20 cm di lana di roccia. Sulla faccia esterna delle puntellature è stata stesa IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 79


DAL COLLEGIO DI SONDRIO Una veduta del Pizzo Bernina, m 4.050, in provincia di Sondrio. La posizione del rifugio “Marco e Rosa de Marchi” è indicata dal pallino rosso. È il rifugio più alto delle Alpi Centrali a quota 3.609 m.

una guaina impermeabile e una struttura a tetto freddo con listoni longitudinali, manto di tegole fibrocemento a triplo strato e colmo ventilato. Sul fronte sud, al solo scopo di raccogliere l’acqua piovana e quella proveniente dalla scioglimento della neve della falda esposta al sole, sono stati posati canali di gronda in acciaio inossidabile.

P

articolare attenzione è stata riservata alla scelta degli impianti tecnologici che hanno permesso di raggiungere una autonomia energetica: in particolare: – è operativo un impianto fotovoltaico con pannelli posati in falda in grado di produrre energia elettrica per circa 5,4 Kw necessaria per far fronte all’illuminazione del rifugio, al funzionamento elettrodomestici della cucina e per alimentare la pompa di sollevamento acqua accumulata nella vasca di 15.000 litri posta al piano seminterrato; – il riscaldamento dei locali avviene tramite la capacità di captazione e accumulo dell’energia solare di irraggiamento: speciali vetrate composte, a forte spessore e struttura interna alveolare (spessore finito cm. 17), captano il calore solare e lo trasferiscono a pannellature di massa (con faccia esterna nera e contenuto di sabbia silicea secca o di calcestruzzo pieno con spessore di circa cm 15) lo accumulano durante il periodo di insolazione o di illuminamento 80 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

(quando il calore solare penetra nei locali riscaldandoli attraverso le vetrate a bassa emissività) e successivamente nel pomeriggio e nella notte, lo restituiscono all’ambiente interno in forma di calore irraggiato, garantendo una temperatura interna confortevole anche in presenza di basse temperature esterne; – l’impianto idrosanitario è alimentato da una vasca di accumulo da 15.000 litri posata nel vano seminterrato, alimentata dal pluviale di raccolta dell’acqua proveniente dallo scioglimento della neve sulla falda a sud. L’acqua viene pompata in un’ulteriore vasca di accumulo di 300 litri nel sottotetto che a caduta serve i servizi igienici e la cucina.

Il rifugio è dotato di un numero limitato di servizi igienici, i cui reflui sono ricevuti da apposite vasche di pretrattamento, sezionate rispetto allo scarico, dove vengono disinfettati e resi inodori con speciale liquido per essere successivamente avviati a due vasche di accumulo esterne all’edificio in attesa del divallamento a mezzo elicottero. Il rifugio Marco e Rosa de Marchi così realizzato assolve le funzioni prioritarie del rifugio alpino senza trascurare confort, tecnologia e sicurezza, il tutto nel rispetto dell’ambiente. Questo articolo nasce dall’esperienza di tre geometri del Collegio di Sondrio (Stefania Confeggi, Igor Leon-

celli e Pietro Vettovalli) saliti sul Bernina accompagnati dall’amico geologo Guido Merizzi a cui vanno i ringraziamenti della scrivente. L’ascensione al Bernina è stata sì una bella esperienza alpinistica, ma anche occasione di confronto su tematiche professionali quali i sistemi di rilevamento, le tecniche costruttive, le tecnologie innovative, la sicurezza nelle fasi esecutive e, per noi geometri, una bella lezione gratuita di geologia grazie alla nostra guida. Ringrazio inoltre la Società Stelline del Gruppo Credito Valtellinese per avermi fornito il materiale informativo relativo al progetto. ❑



DAL COLLEGIO DI SONDRIO Marcello Di Clemente

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el 2006, sulle colonne di questo periodico (cfr. n. 2006/4) scrissi alcuni pensieri “balneari” attinenti l’evolversi della nostra professione, concludendo ironicamente nell’augurarmi che la sede del nostro Collegio non venisse trasferita presso lo stand di un noto ipermercato valtellinese con la scritta “settimana dell’accatastamento prendi tre e paghi uno“. Bhè … direi che, non volendo e sperando in cuor mio che restasse solo una battuta, sono stato buon profeta! Il 15 agosto 2012 (il giorno di Ferragosto!), mentre i più si godevano il meritato giorno di ferie, è entrato in vigore il Dpr 137/2012 che disciplina, per le categorie libero professionali regolamentate, il tirocinio, la formazione, l’assicurazione obbligatoria, la pubblicità e la deontologia. Provvedimento, questo, che si aggiunge a ulteriori provvedimenti, già entrati in vigore, in merito a società fra professionisti con ingresso di soci finanziatori non iscritti in albi e liberalizzazione delle tariffe. A parte le battute, ritengo opportuno esporre alcune brevi (personali) considerazioni sul tema. Andiamo con ordine: tirocinio, formazione e assicurazione obbligatoria: su questi punti direi che la categoria dei geometri è stata lungimirante, infatti già nel nostro ordinamento questi aspetti erano previsti (anzi il tirocinio era oltremodo anche più pesante in termini di durata rispetto a quello 82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

Considerazioni sulla riforma delle professioni Dpr 137/2012 previsto dal Dpr 137/2012), per cui per noi non varia nulla, anzi forse i praticanti saranno contenti per via della riduzione del periodo di tirocinio (sempre che ciò non vada ovviamente, a discapito della formazione del tirocinante medesimo).

ranno le qualità di questo o quel professionista? Vedremo messaggi, SMS, mail o siti internet che garantiranno prestazioni di tutti generi (ovviamente, speriamo, solo tecniche)? E poi, cosa vuol dire “comparativa non specifica”. Vuol significare

Pubblicità e deontologia: qui iniziamo a toccare punti un po’ delicati. Sembrerebbe che gli studi professionali potranno farsi pubblicità, con mezzi e modalità che riterranno idonei (in pratica con tutti mezzi di informazione) purché si tratti di pubblicità “informativa” e non “comparativa specifica” (?!). Bhé forse sarebbe opportuno fare chiarezza! Indubbiamente la pubblicità potrà rappresentare un ottimo mezzo per farsi conoscere, certamente uno strumento informativo in mano soprattutto ai neo iscritti per presentarsi e farsi conoscere sul mercato, ma per “acchiappare” di che tipo sarà questa réclame? Vedremo volantini imbucati nelle cassette postali che reclamizze-

forse che è ammesso scrivere che io sono più bravo di tutti e che applico le tariffe più basse e che sono il più veloce di tutti (perché in fondo è questo quello che oggi ci viene chiesto), ma non devo scrivere che il mio collega fa pagare “tot” per un frazionamento, mentre io faccio pagare “tot” -30%? Ma la dignità professionale, il decoro, dove andranno a finire? Immaginatevi cosa (non) vedremo scritto ! Tutto diventerà una grande vetrina virtuale dove scrivere di tutto e di più. Certamente qualcuno

obietterà che poi sarà il mercato a fare selezione … vero! Ma la questione non è legata al singolo professionista, la questione è quella più ampia di una perdita di credibilità di una intera categoria (la nostra) che già ne ha persa parecchia. Non dobbiamo nasconderci dietro un dito, certamente ci rendiamo conto che ai geometri sono rimaste, a livello di competenze, poche pratiche marginali. Le pratiche catastali ormai vengono redatte più per compiacere gli umori giornalieri dei funzionari controllori ancorati (certamente non per loro scelta) a ottuse circolari che si preoccupano più di aspetti formali maniacali (l’altezza interna dei locali espressa al centimetro piuttosto che al metro; la dicitura del piano sottostrada piuttosto che interrato; la sagoma dell’area esterna all’edificio come da mappa – anche se di fatto è diversa – perché altrimenti la sovrapposizione non coincide, ecc…), che di sostanza (così, per far andare avanti le cose, ci “ade-


DAL COLLEGIO DI SONDRIO

guiamo” e le cause in Tribunale aumentano). La progettazione è limitata a piccoli interventi interni o poco più, per i quali il cliente ti chiede,in pratica, di apporre una firma e di prenderti la responsabilità a costo “zero”, tanto il progetto l’ha già fatto la ditta di arredo o la moglie del cliente che ha visto su “Real Time” la trasmissione “Vendo Casa Disperatamente”. I rilievi topografici si sono ormai adagiati ai programmi informatici catastali o, al massimo, eseguiti più per rendere “scenografica” la tavola piuttosto che per ben far comprendere morfologia e problematicità dei luoghi; e poi – come si sente spesso dire – basta comprare uno “strumento” schiacciare i bottoni e chiunque può fare il topografo, per cui perché mai bisogna affidarsi ai geometri !? Pur di venderti l’attrezzatura oggigiorno, le ditte commerciali ti fanno anche il rilievo. Ma potrei andare avanti di questo passo per pagine e pagine, indubbiamente quel gusto “artigianale” di redigere un progetto, una perizia ben motivata, una contabilità ineccepibile svanirà nel nulla, per far posto a elaborati fatti a “ciclostile”: forse belli, ma inutili. Certo! La nuova norma prevede l’istituzione, all’interno di Ordini e Collegi, di organismi disciplinari (giudici deontologici ) che vigilino su tali aspetti … sì ma, in pratica? Cosa ci mettiamo a fare? i censori degli annunci pubblicitari? O, peggio, an-

cora ritorniamo ai tempi dell’inquisizione? Tariffe: qui viene il bello ! Preliminarmente c’è da chiedersi se di fatto (ovvero non sulla carta) siano mai esistite le tariffe. Soprattutto negli ultimi anni si è visto un proliferare (vuoi anche grazie ai disciplinari/concorsi di alcuni Enti Pubblici) di un’anarchia galoppante. Ma quantomeno, un ordine di idea, un punto più o meno di riferimento lo si aveva. Oggi tutto ciò è sparito e allora come si fa? Tutti i lavoratori, dal muratore all’operaio tessile, dal raccoglitore di pomodori all’artigiano, al metalmeccanico, hanno un tariffario di riferimento legato a costo orario, indennità, imposte e accessori; addirittura anche i negozianti (perché con tutto il rispetto verso questi, ormai le professioni sono destinate a confluire in tale categoria) hanno prezzi base di vendita imposti dalle ditte produttrici; noi no! Per cui … anarchia generale! In fondo, parlandoci a viso aperto, cosa mi costa fare uno “sconticino” per me non gravoso rispetto al collega, al quale il cliente ha già chiesto il preventivo, pur di acchiappare (continuo ad utilizzare questo termine, probabilmente è il più idoneo alla nostra nuova figura professionale) il cliente medesimo? Ma, sincerità per sincerità, forse già questo avveniva. Di

contro, però, non bisogna dimenticare, ma il legislatore forse non l’ha valutato, che la nostra prestazione è un servizio che implica una buona dose di responsabilità sommata a competenza, scienza e coscienza. Per cui la domanda che il cliente dovrebbe farci in sede di richiesta di preventivo non è «quanto mi costa» bensì «quanto vale»; ma questa è utopia!

S

ocietà fra professionisti e ingresso di soci di capitale: qualcuno obietterà «… ma qui da noi questo non capiterà quasi mai !...» Errore! Dobbiamo ormai metterci in testa che il futuro è dei grandi studi (analogamente alle grandi strutture commerciali) con all’interno diverse figure professionali, ma non solo professionali, bensì anche qualche signore benestante che avrà voglia di investire su quello o su quell’altro studio, magari inserendo all’interno qualche “amico” o “familiare”, in

modo da essere sempre in maggioranza e che un giorno verrà da te (non bastava solo il cliente che già rompe …) e ti dirà : “«….ma quanto hai impiegato a fare la tal pratica, tu non mi rendi per cui sarà meglio che o ti adegui o cambi studio…» . Troppo catastrofica come previsione? Troppo apocalittica? Ma! Cosa volete che vi dica, sinceramente mi viene un po’ da sorridere in quanto mi sembra di assomigliare sempre più a quegli anziani colleghi che tanto criticavo per il loro pessimismo più di trent’anni or sono, …sarà l’età. Certamente mi rendo conto di essere stato particolarmente critico, ma penso altresì di averci spesso acchiappato. Il timore che tutto diventi “merce” e che la professione vada a finire su un banchetto del mercato, e ciò – contrariamente a quanto afferma qualche associazione di consumatori – proprio a discapito del consumatore che ha diritto, giustamente, a una prestazione completa, corretta e professionale. Ma, vedremo come va a finire, come diceva una nota canzone di Lucio Battisti «… lo scopriremo solo vivendo …». ❑

IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 83


AGRICOLTURA & FORESTE Valeria Sonvico

Emissioni in atmosfera: coinvolto anche il settore agricolo

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rima dell’entrata in vigore del codice ambientale gli stabilimenti, come, ad esempio, gli allevamenti al di sopra di una certa soglia e gli impianti di essiccazione ubicati presso le imprese agricole, non erano obbligati all’autorizzazione alle emissioni. La normativa previgente al decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, infatti, non prevedeva l’obbligo di autorizzazione alle emissioni in atmosfera per gli impianti agricoli. Il codice ambientale ha, quindi, introdotto questo onere, disponendo, al contempo, alcune ipotesi di esenzione (categorie di allevamenti di piccole dimensioni, trasformazione di prodotti agricoli al di sotto di alcune soglie, serre, ecc.) ed alcune ipotesi di semplificazione per le quali è possibile, in luogo della presentazione di una domanda ordinaria, aderire ad un provvedimento di autorizzazione di carattere generale, adottata dalla Regione. Attualmente, quindi, sulla base delle disposizioni vigenti (articoli 269, 272 e 281, comma 3 del decreto legislativo n.152/06), gli impianti preesistenti alla data di entrata in vigore del citato decreto legislativo che risultano obbligati all’autorizzazione alle emissioni devono adeguarsi ai nuovi obblighi entro il 1° settembre 2013, previa domanda. Per quanto concerne il campo di applicazione e l’individuazione delle soglie, le tabelle contenute nell’alle84 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

gato IV alla Parte 5 del codice ambientale individuano le categorie di stabilimenti che beneficiano del regime semplificato dell’autorizzazione generale. Risultano esonerati, a titolo di esempio, le serre, le cucine, gli impianti di trasforma-

zione e conservazione (esclusa la surgelazione), di frutta, ortaggi, funghi e carne con produzione annuale massima non superiore a 128 t; la molitura di cereali con produzione giornaliera annuale non superiore a 182 t, le trasformazioni lattiero-

casearie con produzione annuale massima non superiore a 128 t, gli allevamenti effettuati in ambienti confinati in cui il numero di capi potenzialmente presenti è inferiore a quello indicato nella tabella n.1 e gli allevamenti effettuati in ambienti non confinati, gruppi elettrogeni e gruppi elettrogeni di cogenerazione alimentati a metano o a gpl, di potenza termica nominale inferiore a 3 Mw, gruppi elettrogeni e gruppi elettrogeni di cogenerazione alimentati a benzina di potenza termica nominale inferiore a 1 Mw, ecc. Regione Lombardia con dgr 532 del 2009 e s.m.i. ha provveduto ad adottare specifici provvedimenti per consentire una procedura generale semplificata da parte del gestore per alcune attività e solo il 23 luglio 2012 ha adot-


AGRICOLTURA & FORESTE

tato un provvedimento specifico (dgr 3297/12) per l’attività zootecnica e le attività funzionali ad essa correlata (essicazione e molitura). Le aziende ricadenti nel campo di applicazione delle attività di cui sopra a seguito della presentazione della richiesta di autorizzazione alle emissioni in atmosfera, la cui scadenza era fissata al 31 luglio scorso, devono provvedere a: • Nel caso di autorizzazione in via generale sottoscrivere gli adempimenti previsti dagli allegati specifici per la tipologia di attività in essere (attività in deroga), il rilascio avverrà dall’autorità competente

• Nel caso di autorizzazione in via ordinaria integrare la documentazione fornendo una dettagliata relazione tecnica il rilascio avverrà a

seguito di una Conferenza di servizi con il coinvolgimento di Provincia, Comune, Arpa e azienda. Con specifico riferimento

agli essiccatoi agricoli, si precisa che l’organizzazione di categoria Coldiretti ha già da tempo richiesto alle istituzioni competenti l’integrazione degli allegati alla Parte V del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, al fine di individuare le categorie di impianti di essiccazione esclusi dall’obbligo di autorizzazione e quelli da sottoporre, eventualmente, al regime semplificato dell’autorizzazione generale. Le relative proposte normative risultano essere state approvate al Senato già in due occasioni e sono in discussione alla Camera.

Campo di applicazione Attività

Autorizzazione in via generale

Autorizzazione in via ordinaria

Trasformazione e conservazione di frutta, ortaggi, funghi con produzione non superiore a 365 tonnellate/anno escluse la surgelazione, la vinificazione e la distillazione

Da 128 a 365 t/anno (allegato 19 dgr 8213/09)

>365 t/anno

Trasformazione e conservazione, esclusa la surgelazione, di carne

Da 128 a 365 t/anno (allegato 20 dgr 8213/09)

>365 t/anno

Molitura cereali

Da 182 a 540 t/anno (allegato 21 dgr 8213/09)

>540 t/anno

Lavorazione e conservazione, esclusa surgelazione, di pesce ed altri prodotti alimentari marini

Da 128 a 365 t/anno (allegato 22 dgr 8213/09)

>365 t/anno

Essicazione materiale vegetale (es. cereali, erba medica)

Da 128 a 365 t/anno (allegato 25 punto B dgr 8213/09)

Trasformazioni lattiero-casearie

>365 t/anno

Da 128 a 365 t/anno (allegato 31 dgr 8213/09)

>365 t/anno

Da 200 a 400

>400

Allevamenti (Dgr 3792/12)

Vacche specializzate per la produzione di latte (peso vivo medio: 600 kg/capo)

IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 85


AGRICOLTURA & FORESTE

Segue dalla pagina precedente

Autorizzazione in via generale

Autorizzazione in via ordinaria

Rimonta vacche da latte (peso vivo Medio: 300 kg/capo)

Da 300 a 600

>600

Altre vacche (nutrici e duplice attitudine)

Da 300 a 600

>600

Bovini all’ingrasso (peso vivo medio: 400 kg/capo)

Da 300 a 600

>600

Vitelli a carne bianca (peso vivo medio: 130 kg/capo)

Da 1000 a 2500

>2500

Suini: scrofe con suinetti destinati allo svezzamento

Da 400 a 750

>750 Suini: (non va in ordinaria ma AIA)

Suini:accrescimento/ingrasso

Da 1000 a 2000

>2000 (non va in ordinaria ma AIA)

Ovicaprini (peso vivo medio: 50 kg/capo)

Da 2000 a 4000

>4000

Ovaiole e capi riproduttori (peso vivo medio: 2 kg/capo)

Da 25000 a 40000

>40000 (non va in ordinaria ma AIA)

Pollastre (peso vivo medio: 0,7 kg/capo)

Da 30000 a 40000

>40000 (non va in ordinaria ma AIA)

Polli da carne (peso vivo medio: 1 kg/capo)

Da 30000 a 40000

>40000 (non va in ordinaria ma AIA)

Altro pollame

Da 30000 a 40000

>40000( (non va in ordinaria ma AIA)

Tacchini: maschi (peso vivo medio: 9 kg/capo)

Da 7000 a 40000

>40000 (non va in ordinaria ma AIA)

Tacchini: femmine (peso vivo medio: 4,5 kg/capo)

Da 14000 a 40000

>40000 (non va in ordinaria ma AIA)

Faraone (peso vivo medio: 0,8 kg/capo)

Da 30000 a 40000

>40000 (non va in ordinaria ma AIA)

Cunicoli: fattrici (peso vivo medio: 3,5 kg/capo

Da 40000 a 80000

>80000

Cunicoli: capi all’ingrasso (peso vivo medio: 1,7 kg/capo)

Da 24000 a 80000

>80000

Equini (peso vivo medio: 550 kg/capo)

Da 250 a 500

>500

Struzzi

Da 700 a 1500

>1500

86 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5



TECNICA Andrea Botti

Pietra che illumina

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a possibilità di produrre manufatti in pietra a basso spessore, progressivamente sempre più sottili e trasparenti, ha ampliato il campo d’applicazione della materia litica, coinvolgendo ambiti costruttivi che fino a poco tempo fa erano esclusivo appannaggio del vetro. Trasparenza e traslucenza (tipiche di alabastri, onici e marmi chiari) sono proprietà sempre più sfruttate nell’architettura contemporanea: edifici per uffici, musei e biblioteche sembrano, attualmente, le tipologie architettoniche che più si prestano ai nuovi impieghi della pietra “sottile”. Non a caso, una delle prime esperienze, negli anni ’60, riguardava proprio la biblioteca di Yale, un severo volume squadrato senza aperture che l’architetto Gordon Bunshaft volle tamponare con pannelli di Montclair Danby, un marmo chiaro del Vermont venato di grigio, per proteggere dalla diffusione diretta della luce solare i libri conservati. Da allora molta strada si è fatta e oggi l’impiego della lastra trasparente/tralucente è stato superato da quello del pannello modulare (che vede la pietra associata ad altri materiali) e dalla diffusione di schermi mobili dotati di brise-soleil litici. Nel primo caso il ’modulo’ è costituito da uno strato litico traslucido, con spessore abbondantemente inferiore al centimetro, associato ad una lastra di vetro semplice o vetrocamera, con interposta 88 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

colla strutturale trasparente; come nel caso della nuova sede della Deutsche Bundesbank di Chemnitz in Germania (2004), per la quale l’arch. Lluis Mateo ha utilizzato un rivestimento esterno in pannelli con lamine d’alabastro ed un multistrato isolante con vetri temprati e laminati. Una soluzione simile è stata adottata anche nella nuova sede della LVMH di Osaka, che il giapponese Kengo Kuma ha

voluto rivestire con elementi formati da strati di Onice Verde del Pakistan inseriti in un sandwich di lastre in vetro. L’accoppiata pietra-vetro è presente anche nella Biblioteca Municipale di Marsiglia, progettata dal francese Adrien Fainsilber1 e realizzata quasi contemporaneamente alla banca di Chemnitz. L’edificio, ispirato ai principi di flessibilità degli spazi, di compattezza e trasparenza (per garantire il massimo sfruttamento della luce naturale), è costituito da due corpi di fabbrica (il primo destinato ai servizi al pubblico, il secondo all’amministrazione), collegati tra loro da una lunga via interna che attraversa la struttura al primo piano. La facciata è rivestita con sottilissime lastre in marmo di Carrara, ottenute dal taglio longitudinale di lastre più spesse, inserite fra due vetri e poste in opera a macchia aperta2. La scelta a-

dottata risponde contemporaneamente a due esigenza: una di carattere estetico ed una di carattere puramente pratico, entrambe garantite dai sandwich vetro temprato - marmo - vetro temprato, con spessori di mm 8+4+10, che filtrano la luce diretta del sole diffondendola negli ambienti interni in maniera omogenea e regolare. Un effetto del tutto simile è percepibile anche osservando l’ampliamento del Museo archeologico di Oviedo nelle Asturie, datato 2004. Il progetto, firmato dagli architetti spagnoli Fernando Pardo e Bernardo García Tapia, ha come obiettivo quello di collegare fra loro gli spazi originari della struttura esistente con quelli nuovi, secondo un unico percorso didattico-museale. Qui si confrontano due soluzioni che mostrano, contemporaneamente, la sorprendente versatilità del materiale lapideo: quella presente nella pavimentazione esterna, composta da pietra calcarea, inserti di tappeto erboso e lastre di vetro (che di giorno consentono l’illuminazione naturale degli spazi interrati) e quella impiegata per le facciate, rivestite in alabastro. Alla sera, la luce interna filtrata dalla pietra traslucida e ritmata dai pannelli esterni si distribuisce nello spazio circostante congiungendosi, idealmente, con quella che proviene dal vetro della pavimentazione: luce mediata dalla pietra, luce filtrata dal vetro s’incontrano e definiscono i limiti dell’intervento


TECNICA Nella pagina di sinistra, un particolare della Biblioteca Municipale di Marsiglia e (sotto) il Museo Archeologico di Oviedo in Spagna.

In questa pagina, in senso antiorario, un interno del Museo Archeologico di Oviedo e due aspetti esterni del Centro Amministrativo di Bajo Martin in Spagna.

ziale garantisce una netta separazione tra pubblico (piano terra e primo) ed amministrazione (sec o n d o piano); gli ambienti sono costantemente illuminati da luce naturale, grazie ai tagli

nel contesto ma anche l’immaterialità dell’architettura stessa, con il suo alternarsi di pieni e vuoti. Di più recente realizzazione (terminato nel 2011) è il Centro amministrativo di Bajo Martìn, progettato dallo studio spagnolo Magén Arquitectos e collocato nella regione di Aragona in Spagna, famosa per le cave di pietra e di alabastro. Esternamente la struttura appare massiccia, internamente la distribuzione spa-

vetrati e alla realizzazione di pareti perimetrali in alabastro la cui superficie traslucida muta in relazione ai differenti momenti della giornata e con il buio diviene la lanterna del contesto urbano. L’impiego di schermi mobili dotati di brise-soleil litici, in sostituzione di materiali tradizionalmente ’leggeri’, è sicuramente una delle soluzioni più originali ed innovative fra quelle presenti attualmente sul mercato. Si tratta

di una naturale evoluzione del pannello, come dimostrato dai risultati ottenuti nel progetto della banca Benrather Karree, un edificio per uffici di otto piani, progettato a Düsseldorf dallo studio Kohn Pedersen Fox Associates. I fronti vetrati sono dotati di una schermatura in brise-soleil rettangolari, traslucidi, fissati a sbalzo sulle facciate: pannelli derivati dall’assemblaggio di lastre di onice con spessore pari a 4 mm, vetro di 4/6 mm

ed un sistema d’irrigidimento costituito da profilati in alluminio. Un’applicazione simile, ma decisamente più complessa, è stata scelta anche per gli esterni della Banca Nazionale di Lussemburgo, realizzata nel 2009 dall’architetto Jim Clemens. Un aspetto volutamente minimalista definisce l’involucro trasparente della torre di vetro che caratterizza l’angolo della nuova costruzione costituita da sette IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 89


TECNICA In alto: Benrather Karree, Dusseldorf e il suo rivestimento esterno. In basso, la Banca Nazionale di Lussemburgo e un particolare del sistema di rivestimento della facciata.

piani riservati agli uffici. La doppia pelle in vetro chiaro e trasparente accoglie, all’interno, lame orientabili frangisole in marmo bianco di Carrara, movimentate elettricamente. Il doppio involucro consente così di regolare la luce e garantisce l’isolamento termico ed acustico delle facciate. L’innalzamento termico, dovuto all’effetto serra, che si genera tra le due vetrate viene contrastato in parte dal potere riflettente delle lamelle stesse ed in parte da un sistema di ventilazione laterale che ha anche lo scopo di impedire la formazione di condensa. La facciata è formata da 76 moduli, ciascuno da 15 lamelle di lunghezza, variabile da 1600 a 2000 mm con spessore di 4 mm; di notte, quando i brise-soleil litici sono chiusi, la luce interna illumina la pelle del volume proponendo, anche in questo caso, un effetto decorativo unico. ❑

Note 1 Già progettista della Cité des sciences de Paris La Villette. 2 Si tratta di un metodo di posa nel quale vengono esaltate le venature del materiale lapideo. Viene realizzato solo con lastre delle medesime dimensioni e la posa è normalmente preceduta da accurate operazioni di verifica in laboratorio; la composizione è basata sulla corrispondenza speculare di 4 lastre adiacenti in modo da ottenere un effetto finale caratterizzato da un disegno di tipo romboidale che può essere anche ripetuto in sequenza.

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CULTURA

La topografia che fece la democrazia americana Franco Robecchi

I

l lavoro tradizionale del geometra, che ha anche creato il suo stesso nome, nonché il parallelo, di origine latina, anziché greca, “agrimensore”, sta nel misurare i terreni. L’operazione ha anche sortito una delle branche più raffinate dell’intelligenza umana, la geometria, appunto, che dalla forma dei campi e dalla misura dei meridiani giunse alle vette della logica delle forme piane e tridimensionali. Gli antichi Greci seppero trarre dall’analisi delle forme elementari, i triangoli e i cerchi, i primi, fondamentali concetti che hanno consentito la nascita della scienza e, cioè, l’affermazione che la realtà materiale del mondo è coerente con le forme del pensiero umano, che, quindi, può capire ogni cosa. Si scoprì, insomma, che la logica dell’intelligenza è in sintonia con le logiche dell’universo: una grande consolazione, un’insinuazione filosofica, che lega l’uomo al mondo e ad una comune matrice, che qualcuno chiama Dio. Venendo a conseguenze più prosaiche, diciamo che la misura delle terre e la trasposizione delle medesime sulla carta, in modo che esse possano essere governate in minia-

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tura, è stata un grande supporto della civiltà occidentale. Non abbiamo alcuna simile esperienza nella civiltà dell’Estremo oriente, né nel mondo arabo. Sulle carte si ragionava, sia per scopi costruttivi, sia per necessità contabili, fiscali o di compravendita. Possedimenti privati e patrimoni pubblici, attività di miglioramento fondiario e di tutela degli abitati, da inondazioni o da attacchi militari, grandi costruzioni e grandi infrastrutture, accordi diplomatici fra stati a seguito di guerre o grandi battaglie, studio di vie o di porti commerciali, erezione di alte mura di fortificazione o di grandi cattedrali non avrebbero potuto sussistere senza il supporto preliminare del tracciamento di mappe e di carte geografiche. L’epoca d’oro della cartografia conoscitiva va dal Quattrocento al primo Novecento. Ha dato vita alle nuove, immense scoperte geografiche, ha guidato misteriosi viaggi e interi eserciti, ha esaltato regni e potenti, ha stimolato la ricerca teorica e la pratica topografica, ha sviluppato alcune branche della scienza, come la geologia o la zoologia e condotto per mano i primi turisti. Nell’epoca eroica dell’appropriazione territoriale degli stati e della


CULTURA Nella pagina di sinistra un gruppo di topografi americani della fine Ottocento. Sul tendone del carro da Far West è la scritta “U.S. Engineers”. Sullo sfondo, a sinistra, uno strumento su treppiede

messa a disposizione dei beni immobiliari sul mercato, la cartografia e l’agrimensura sono state fondamentali. Gli stati in formazione, o in azione coloniale, necessitavano di una rapida confezione di carte geografiche e topografiche, per poter conoscere il territorio, amministrarlo e anche venderlo. Spesso si trattava di territori selvaggi, sconosciuti e anche pericolosi. Le esplorazioni esotiche portarono il loro contributo al successo di governi e di popoli, ma furono

L’équipe di uno studio di ingegneri topografi in una foto americana del XIX secolo.

anche necessità molto più quotidiane e concrete a porre l’agrimensura al primo posto negli interessi pubblici. Trascuro il grande capitolo dei catasti, che sono stati visti, a partire dalla matrice austro-milanese, come i protagonisti della rivoluzione borghese settecentesca, alla quale era essenziale la fluidificazione della proprietà immobiliare. Osservo, invece, il caso statunitense. La formazione degli Usa, nella progressiva annessione di terre sempre più ad oIL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 93


CULTURA Il cippo che ricorda il punto di partenza della catena topografica statunitense che fu avviata nel 1785. Ricostruzione in costume di un agrimensore americano settecentesco al lavoro. La catena di Gunter, usata dai primi topografi per misurare le terre statunitensi: un solido doppio decametro in metallo di 66 piedi.

vest e sud, avvenne con la forza militare, con pacchi di denaro e con la tenacia virile dei pionieri del Far West, ma gli Stati Uniti non sarebbero divenuti ciò che sono se non si fosse rapidamente provveduto a misurare le terre selvagge per procedere alle vendite e quindi ad una ordinata colonizzazione. Nel 1785 Thomas Hutchins, ingegnere topografo militare, avviò la misurazione, per conto dello stato, di territori che entravano nella nuova amministrazione. Un cippo ricorda il “Beginning Point of 94 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

the U.S. Public Land Survey”, il luogo dove questa grandiosa operazione ebbe origine. Hutchins fu il primo ad avere il titolo di Geografo degli Stati Uniti. Le misurazioni topografiche miravano a predisporre le mappe necessarie per la cessione delle terre agli acquirenti, che, però, in quella prima fase, furono pochi. Si era ancora ai confini della Pennsylvania, lungo il fiume Ohio, cioè ancora molto ad est, nella sterminata terra americana. Il programma fu rinnovato dal


CULTURA Un’équipe di topografi al lavoro in una foresta statunitense all’inizio del ’900 e, sotto, topografi americani accampati in un bosco, con le stadie infisse incrociate, quasi un totem indiano.

nuovo presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson, eletto nel 1800, che nominò un nuovo topografo generale: Jared Mansfield. Questi, matematico e fisico, fu incaricato di proseguire i rilievi oltre la Pennsylvania, verso le nuove terre dell’Indiana (1816) e dell’Illinois (1818). Nel 1837 sarebbe stata la volta del Michigan, nel 1848 del Wisconsin e nel 1858 del Minnesota. La griglia regolare di Mansfield, imperniata sull’andamento di meridiani e paralleli, offrì ai potenziali acquirenti delle terre statali uno strumento molto efficace e di rapido utilizzo, facilmente accessibile anche ai rozzi acquirenti che fecero gli Usa: coloni, speculatori, im-

broglioni, bovari e cercatori d’oro. Era l’inizio di un catasto preciso e semplice, privo delle perverse tortuosità vessatorie dell’enigmistico catasto italiano, terra per iniziati e per rabdomanti della tecnica amministrativa. Erano le premesse di quel “Public Land Survey System” che avrebbe gestito i rilievi e la mappatura del territorio. Le vendite ebbero, infatti, un’impennata (da 330.000 a un milione di acri l’anno), e avrebbero portato, entro la fine dell’Ottocento, comprendendo anche i territori dell’estremo West californiano, divorati sull’onda della febbre dell’oro, ad una vendita a privati di oltre 250 milioni di acri. Il posIL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 95


CULTURA Scena di campagna di topografi americani di inizio Novecento, con anche una signora e due caprioli. In basso,battute topografiche nelle foreste dei grandi laghi del Nord America, durante le prime campagne ottocentesche di rilevazione cartografica.

sesso legale della terra assecondava l’audacia e il coraggio dei piccoli borghesi, pionieri dalla pistola facile, dalle mani callose e dal segno della croce prima del pranzo con la famiglia, ispirati dal liberalismo, che assegnava ad ognuno la responsabilità del proprio destino. Quella trama cartografica fu costruita dai “surveyor”, i topografi, che si inoltravano, con stivaloni di cuoio e cinturoni sudati, fra gli orsi e i salmoni, tra alci e grandi laghi, fra deserti e cactus, vasti fiumi e alte rocce. Erano geometri esploratori, che viaggiavano a

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cavallo o su carri da cow boy, attrezzati solo della catena del secentesco inglese Edmund Gunter, lunga 66 piedi, pari a 20 metri, e una tavoletta pretoriana con goniometro e squadro. Fu anche grazie a quegli uomini e alla topografia che prese forma la grande democrazia americana, la democrazia della proprietà privata e la democrazia dello stato federale, nel Paese più libero e più ammirato del mondo contemporaneo. ❑


Novità di Legge a cura del geom. Alfredo Dellaglio

Finalità della rubrica è di contribuire all’informazione sull’emanazione di leggi, decreti e circolari pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica e sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia. I lettori della rivista che sono interessati ad approfondire i contenuti delle norme sopra elencate potranno consultare gli organi ufficiali (GU e BURL) presso il Collegio dei Geometri.

D.M. Ministero di Giustizia 20 luglio 2012 n.140 (Gazzetta Ufficiale 22 agosto2012 n.195) Regolamento recante la determinazione dei parametri per la liquidazione da parte di un organo giurisdizionale dei compensi per le professioni regolarmente vigilate dal Ministero della Giustizia, ai sensi dell’art.9 del D.L. 24 gennaio 2012 n.1, convertito, con modificazioni, dalla Legge 24 marzo 2012 n. 27 Il decreto riguarda i parametri per la liquidazione dei compensi nel nuovo ordinamento delle libere professioni, delineato dai recenti interventi di riforma, e spiega nel dettaglio la modalità di calcolo dei compensi ora prevista per tutti i professionisti dell’area tecnica. (In vigore dal 23 agosto 2012)

D.P.R. 7 agosto 2012 n. 137 (Gazzetta Ufficiale 14 agosto 2012 n.189) Regolamento recante riforma degli ordinamenti professionali, a norma dell’art 3, comma 5, del decreto-legge 13 agosto 2011 n.138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n.148 Il decreto tratta i seguenti punti: -definizioni e ambito di applicazione(per professione regolamentata si intende l’attività il cui esercizio è consentito solo previa possesso di qualifiche, accertamento delle medesime e iscrizione obbligatoria a ordini o collegi); -accesso all’esercizio dell’attività professionale(non sono ammesse limitazioni o discriminazioni …); -albo unico nazionale (L’insieme degli albi territoriali di ogni professione forma l’albo unico nazionale degli iscritti); -libera concorrenza e pubblicità informativa(è ammessa con ogni mezzo la pubblicità delle professioni, delle specializzazioni, dei titoli, della struttura dello studio e dei compensi richiesti, ma deve essere veritiera, non ingannevole, non denigratoria e non equivoca); -obbligo di assicurazione(l’obbligo di assicurazione acquista efficacia decorsi 12 mesi dall’entrata in vigore, l’assicurazione riguarda danni derivanti al cliente dall’esercizio dell’attività professionale, comprese le attività di custodia di documenti e valori ricevuti, deve essere resa nota al cliente al momento dell’assunzione dell’incarico, la mancanza di assicurazione costituisce illecito disciplinare); -tirocinio per l’accesso(durata massima 18 mesi, l’interruzione

superiore a 3 mesi senza giustificato motivo comporta l’efficacia ai fini dell’accesso del periodo previamente svolto, quando ricorre un giustificato motivo l’interruzione può avere durata massima di 9 mesi; per un periodo non superiore a 3 mesi il tirocinio oltre che nella pratica svolta presso un professionista, può consistere anche nella frequenza, con profitto, a specifici corsi di formazione professionale organizzati da ordini e collegi …); -Disposizioni sul procedimento disciplinare delle professioni regolamentate diverse da quelle sanitarie; -Disposizioni concernenti gli avvocati; -Disposizioni concernenti i notai. (in vigore dal 15 agosto 2012)

Decreto Ministero dello Sviluppo Economico 5 luglio 2012 (Gazzetta Ufficiale 10 luglio 2012 n.159, supplemento ordinario n.143) Attuazione dell’art 25 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n.28, recante incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici( c.d. Quinto Conto Energia) Riguarda il nuovo sistema di incentivazione dell’energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici. Le nuove tariffe e le nuove modalità di accesso agli incentivi, applicate a partire dal 27/8/2012 e fino al raggiungimento di un costo indicativo cumulato annuo di 6,7 miliardi di Euro. Legge 7 agosto 2012 n.134 , conversione in legge del decreto-legge 83/2012 Argomenti trattati: -nuovo regime iva per le cessioni e le locazioni di fabbricati abitativi e strumentali; -reverse charge per le cessioni di fabbricati; -locazioni soggette all’aliquota iva agevolata del 10%; -nuove regole per l’applicazione dell’iva secondo il regime di cassa; -le detrazioni fiscali per interventi di ristrutturazione e per il risparmio energetico, con la tabella riepilogativa delle date di decorrenza a seconda delle tipologie di incentivi. Legge 12 luglio 2012 n. 101, conversione in Legge del decretolegge 12 maggio 2012 n. 57 (Gazzetta Ufficiale 13 luglio 2012 n.162) Proroga dei termini previsti dal D. lgs 81/2008 per la valutazione dei rischi per le c.d. microimprese. (I datori di lavoro che occupano fino a 10 dipendenti possono continuare ad effettuare la valutazione dei rischi mediante autocertificazione fino al 31 dicembre 2012 e comunque non oltre tale data.

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LA PAROLA AGLI ESPERTI

a cura del geom. Alfredo Dellaglio

Mutamento di destinazione d ’uso senza opere L’articolo 52, comma 2, della legge regionale n. 12 del 2005, regola il mutamento di destinazione d’uso, senza opere, prevedendo, dal punto di vista procedurale, il solo obbligo della preventiva comunicazione al comune (senza limite di slp). Il contributo di costruzione è dovuto nella misura massima corrispondente alla nuova destinazione, determinata con riferimento al momento dell’intervenuta variazione, qualora la destinazione d’uso sia stata modificata nei dieci anni successivi all’ultimazione (data di riferimento) ai sensi del successivo comma 3, stesso articolo. Cosa diversa, ma non troppo, è il mutamento di destinazione d’uso, senza opere, ancorché sottratto a qualunque atto di assenso, che è soggetto al pagamento del contributo qualora la nuova destinazione comporti un maggior carico urbanistico. La circostanza che le modifiche di destinazione d’uso senza opere non soggette a preventivo titolo abilitativo, non comporta, di diritto, l’esenzione dagli oneri di urbanizzazione e quindi la gratuità dell’operazione. Il contributo non è geneticamente collegato al rilascio di un nuovo permesso di costruire, per cui il mutamento di destinazione d’uso, anche se non soggetto a nessun titolo abilitativo (in quanto senza opere), cui consegua un maggior carico urbanistico comporta l’onere del pagamento della differenza tra gli oneri connessi alla destinazione originaria e quelli dovuti per la nuova destinazione impressa. Il mutamento di destinazione, se riconducibile ad una classe contributiva diversa e più onerosa della precedente, tale che, se il titolo abilitativo fosse stato richiesto fin dall’origine per la nuova destinazione, avrebbe comportato un diverso e meno favorevole contributo urbanistico, impone l’applicazione della norma di cui all’ex articolo 10, della legge n. 10/1977, ora confluito nell’articolo 19, del Dpr n. 380/2001. Una ulteriore annotazione riguarda il contributo di costruzione per cambio di destinazione d’uso di un locale. Si tratta di partecipazione del singolo al carico del comune per i servizi derivanti dalle opere di urbanizzazione. Il contributo diviene privo di causa se la costruzione autorizzata non venga eseguita, ma se viene eseguita e utilizzata secondo la sua destinazione, l’onere contributivo non manca di causa. La partecipazione agli oneri non è legata ad un periodo minimo di utilizzazione ma è connessa col potenziale godimento, e non misurabile nel tempio, delle opere di urbanizzazione e non ne può quindi essere richiesta la restituzione ove il carico urbanistico dell’opera venga a mutare in quanto in tal caso sorge un nuovo obbligo che prescinde da quello assolto in precedenza per un’opera di diverso carico urbanistico. In definitiva, a fronte dell’accertato mutamento di destinazione d’uso (comunicazione dell’interessato in questo caso), l’amministrazione può legittimamente calcolare di nuovo il quantum dovuto in relazione al diverso carico urbanistico derivante dall’insediamento di un’attività di tipo direzionale piuttosto che di una residenza, tenuto presente che, come già illustrato, il contributo di urbanizzazione non è genericamente collegato al rilascio di un nuovo titolo abilitativo, ma rappre98 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

senta la compartecipazione posta a carico del titolare dell’alloggio alle utilità derivanti dalla presenza delle opere di urbanizzazione. La Giurisprudenza, sia dei TAR che del CdS, in diverse occasioni, hanno sostenuto quanto sopra affermato. Ricordo, per tutte: TAR Lombardia, sezione Brescia, 13 giugno 2002, n. 957 TAR Lombardia, sezione Brescia, 10 marzo 2005, n. 145 CdS , sezione V, 12 giugno 2002, n. 3268. geom. Antonio Gnecchi

Rideterminazione del valore dei terreni e delle partecipazioni Egregi colleghi, devo porvi una serie di quesiti in merito all’oggetto. Devo predisporre una perizia giurata secondo il comma 1.2. della Circolare n. 47/E dell’Agenzia delle Entrate. I miei clienti avevano già versato l’imposta sostitutiva nel 2004 in funzione dei terreni edificabili e con destinazione agricola, riferita alla data del 1 luglio 2003. Oggi a seguito di perfezionamento di Piano di Lottizzazione i miei clienti hanno, attraverso convenzione con il Comune, definito le aree da cedere per le opere di urbanizzazione; risultato è che i vecchi mappali inseriti nella precedente perizia sono stati rivisti e frazionati con la conseguenza che le metrature sono diminuite, ma il valore intrinseco del bene è notevolmente aumentato. I quesiti che vi pongo sono quindi: – la rideterminazione vale anche su terreni già a destinazione edificiabile e quindi non più da agricolo ad edificabile, ma da edificabile ad edificabile? – mi confermate che sia possibile pagare la differenza anziché chiedere il rimborso? – se i mappali precedentemente periziati sopra menzionati avevano misure, collocazione e identificativi catastali differenti dagli attuali, posso procedere con il pagamento della differenza dell’imposta sostitutiva anche se i nuovi mappali, in funzione del frazionamento, non sono l’esatta prosecuzione dei precedenti, ovvero, se i mappali nuovi assegnati sono al di fuori della “sagoma” di quelli vecchi citati nella precedente perizia? Grazie e cordiali saluti geom. S.L. Per la rivalutazione delle aree agricole ed edificabili, consentita fino al 30 giugno 2012, la compensazione di quanto già versato nelle precedenti rivalutazioni opera anche in caso di pagamento rateale della nuova imposta sostitutiva. Inoltre, la possibilità di compensazione è riconosciuta anche ai contribuenti che hanno aderito alla rivalutazione del 2010, e non intendano rideterminare il valore dell’area anche nel 2011. Questi i principali chiarimenti forniti dall’Agenzia delle Entrate nella Circolare n. 47/E del 24 ottobre 2011, che illustra le novità riferite alla nuova riapertura dei termini per la rivalutazione delle aree agricole ed edificabili possedute da privati non esercenti attività commerciale alla


LA PAROLA AGLI ESPERTI

data del 1 luglio 2011, disposta dall’art. 7, comma 2, lettera dd-gg del DL 70/2011, convertito, con modifiche, dalla legge 106/2011 (cd. “Decreto Sviluppo”. Come noto, tale possibilità, introdotta originariamente dall’articolo 7 della legge 448/2001, è stata oggetto, nel tempo, di diverse proroghe e riaperture di termini. In sostanza, il “Decreto Sviluppo” ammette nuovamente la possibilità di rideterminare il valore d’acquisto dei terreni agricoli ed edificabili, mediante la redazione di una perizia giurata di stima ed il versamento di un’imposta sostitutiva delle imposte sul reddito, pari al 4% dell’intero valore rivalutato delle aree, da effettuarsi in unica rata entro il 30 giugno 2012, ovvero in tre rate annuali di pari importo, da corrispondere entro il 30 giugno di ciascuna delle annualità 2012, 2013 e 2014. A questo proposito meritano attenzione due chiarimenti che ha fornito l’Agenzia delle Entrate: 1) sono abilitati alla redazione della perizia dei terreni edificabili ed agricoli gli iscritti agli albi degli ingegneri, architetti, geometri, dottori agronomi, agrotecnici, periti agrari e periti industriali. Le perizie possono essere presentate per la asseverazione, oltre che presso la cancelleria del tribunale, anche presso i notai. Tale documentazione deve essere conservata ed esibita a richiesta dell’Amministrazione finanziaria; 2) sull’importo delle rate successive alla prima sono dovuti gli interessi nella misura del 3% annuo, da versarsi contestualmente a ciascuna rata (art. 2, comma 2, DL 282/2002, convertito, con modificazioni, nella legge 27/2003). Sotto tale profilo, l’Agenzia delle Entrate, nella citata C.M. n. 47/E/2011, conferme, innanzitutto, che: – il contribuente può rideterminare il valore dell’area posseduta alla data del 1 luglio 2011 anche nell’ipotesi in cui abbia già in precedenza usufruito di precedenti rivalutazioni; – la nuova rideterminazione è consentita anche nell’ipotesi in cui la perizia giurata di stima riporti un valore dell’area inferiore a quello risultante dalla perizia precedente (Cfr. anche R.M. n. 111/2010). In merito, si ricorda che la rideterminazione del valore delle aree produce i relativi effetti fiscali in termini di minore tassazione delle plusvalenze realizzate, ai sensi dell’art. 67, comma 1, lettere a-b del TUIR (Dpr 917/1986 e successive modificazioni), con la vendita degli stessi immobili. A seguito della rivalutazione, infatti, il nuovo valore del terreno, risultante dalla perizia di stima, assume la natura di prezzo di acquisto dello stesso, da portare in diminuzione del corrispettivo ottenuto al momento della vendita, ai fini della determinazione delle relative plusvalenze. Sul punto, la C.M. n. 47/E/2011 ribadisce che, nell’ipotesi in cui, in sede di determinazione della plusvalenza realizzata con la cessione dei terreni, il contribuente non tenga conto del valore rivalutato, lo stesso non ha diritto al recupero di quanto già versato e, in caso di pagamento rateale dell’imposta sostitutiva, deve comunque procedere ad effettuare i restanti versamenti. Recupero dell’imposta versta per precedenti rivalutazioni. Rispetto alle precedenti rivalutazioni, il DL 70/2011 contiene alcune novità relative alla possibilità di recupero della sostitutiva già pagata

in occasione delle precedenti rivalutazioni, che si possono tradurre in due diverse ipotesi, a seconda che i contribuenti intendano, o meno, aderire alla nuova rivalutazione 2011. a) Contribuenti che si sono già avvalsi di rivalutare le aree ed intendano avvalersi nuovamente del beneficio. Per questi sono alternativamente riconosciute la possibilità di compensare la sostitutiva dovuta per la nuova rivalutazione con l’importo già versato per le precedenti rideterminazioni, ovvero chiederne il rimborso entro 48 mesi, decorrenti dalla data di versamento dell’intera imposta o della prima rata relativa all’ultima rideterminazione effettuata. Nel caso della compensazione dell’imposta già versata, il contribuente ha la possibilità di sottrarre, dall’imposta sostitutiva dovuta per la nuova rivalutazione dell’area, l’importo relativo alla sostitutiva già versata in precedenza. In tale ipotesi, l’Agenzia delle Entrate, nella citata CM n. 47/E/2011, chiarisce che il contribuente detrae l’imposta già versata da quella dovuta per la nuova rivalutazione, e non è tenuto al versamento delle rate non ancora scadute, riferite alla precedente rideterminazione del valore dell’area. L’importo dell’imposta per la nuova rivalutazione, al netto del tributo corrisposto per la precedente, può essere rateizzato secondo le modalità indicate nell’esempio fornito dall’Agenzia delle Entrate. Alternativamente, ai sensi dell’articolo 7, comma 2, lettere ff, del “Decreto Sviluppo”, i medesimi contribuenti hanno la possibilità di richiedere a rimborso l’imposta dovuta in relazione a precedenti rivalutazioni, entro 48 mesi, decorrenti dalla data di versamento dell’intera imposta o della prima rata relativa all’ultima rideterminazione effettuata. Le nuove disposizioni, superano, quindi, il passato orientamento dell’Amministrazione finanziaria che escludeva qualsiasi forma di compensazione dell’imposta e limitava la possibilità di richiederne il rimborso, ai sensi dell’art. 38 del Dpr 602/1973, solo nell’ipotesi in cui non fossero ancora trascorsi 48 mesi del termine di versamento della stessa. Infatti, come confermato dalla C.M. n. 47/E/2011, il termine per il rimborso «decorre dalla data in cui si verifica la duplicazione del versamento e cioè dalla data di pagamento dell’intera imposta sostitutiva dovuta per effetto dell’ultima rideterminazione effettuata ovvero dalla data di versamento della prima rata». In ogni caso, l’importo del rimborso non può essere superiore a quanto dovuto in base alla nuova rideterminazione effettuata. b) Contribuenti che si sono già avvalsi della facoltà di rivalutare le aree e non intendono avvalersi nuovamente del beneficio. L’Agenzia delle Entrate si è espressa, altresì, nella specifica ipotesi in cui il contribuente abbia rivalutato nuovamente il proprio terreno posseduto al 1 gennaio 2010, e non intenda avvalersi dell’ultima riapertura dei termini, relativa alle aree possedute al 1 luglio 2011. Per omogeneità di trattamento, anche per tali contribuenti, la C.M. n. 47/E/2011 precisa che la sostitutiva riferita a precedenti rivalutazioni può essere sottratta dall’imposta ancora dovuta relativamente alla rivalutazione dei beni posseduti alla data del 1 gennaio 2010. Pertanto, il contribuente dovrà ricalcolare l’importo delle rate d’imposta ancora dovute (in scadenza al 31 ottobre 2011 ed al 31 ottobre 2012), secondo lo schema riportato sulla stessa Circolare. Ovviamente, tale procedura può essere applicata, solo nell’ipotesi in cui il contribuente non abbia già richiesto il rimborso di quanto IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 99


LA PAROLA AGLI ESPERTI

versato in occasione della precedente rivalutazione. Diversamente, per tutti gli altri contribuenti, che abbiano aderito solo a rivalutazioni precedenti al 2010 (e non intendano avvalersi del beneficio anche nel 2011), l’unica possibilità di recupero di quanto versato anteriormente all’ultima rideterminazione effettuata consiste nella richiesta di rimborso. In particolare, il rimborso dell’imposta sostitutiva già pagata può essere richiesto entro 48 mesi decorrenti dalla data di versamento dell’intera imposta o della prima rata relativa all’ultima rideterminazione effettuata. Inoltre, nei casi in cui, alla data del 14 maggio 2011 (data di entrata in vigore del DL 70/2011), siano già trascorsi 48 mesi dal versamento dell’ultima rivalutazione effettuata, la richiesta di rimborso può essere comunque fatta entro il termine di 12 mesi a decorrere dalla medesima data di entrata in vigore del decreto (ossia entro il 14 maggio 2012). geom. antonio gnecchi

Oneri di costruzione Buongiorno, l’ampliamento di un fabbricato di proprietà della Parrocchia, adibito a casa per soggiorno educativo di ragazzi/adolescenti, e individuato nel piano dei servizi come “attrezzatura sociale”, è sottoposto a versamento di oneri di urbanizzazione e/o contributo sul costo di costruzione? Considerata la destinazione d’uso del fabbricato, potrebbe essere considerato un’opera di urbanizzazione secondaria? Grazie geom. A.B. L’ex articolo 9, lettera f), della legge n. 10 del 1977 è confluito nell’attuale articolo 17, comma 3, lettera c), del Dpr 6 giugno 2001, n. 380 e contempla una specifica ipotesi gratuita del permesso di costruzione nel caso di «impianti, attrezzature, opere pubbliche o di interesse generale realizzate dagli enti istituzionalmente competenti, nonché per opere di urbanizzazione, eseguite anche da privati, in attuazione di strumenti urbanistici». La maggioranza della giurisprudenza ritiene che la precitata esenzione postuli la sussistenza di due distinti presupposti e/o requisiti, in mancanza di uno solo dei quali non può darsi luogo alla esenzione del contributo, tenuto conto che la gratuità del permesso di costruire costituisce l’eccezione rispetto al normale regime oneroso del permesso stesso. Tali requisiti consistono nella natura pubblica del soggetto che intende intervenire, con la conseguenza che non è possibile introdurre una sorta di terza categoria “intermedia” tra soggetto privato e soggetto pubblico; la natura oggettivamente pubblica dell’opera, nel senso che deve trattarsi di impianto o attrezzatura pubblica. Si vedano, tra le altre, Cons. Stato, sez. V, 7 aprile 2000, n. 1901 e 6 ottobre 2000, n. 5323, nonché TAR Lombardia-Brescia, 20 giugno 2000, n. 554. Con l’articolo 9 della legge “Bucalossi” è’ stato, quindi, affermato il principio che presuppone la natura pubblica del soggetto e la natura oggettivamente pubblica dell’intervento. Ciò risponde ai generali 100 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

principi che la giurisprudenza ha elaborato in sede di interpretazione del disposto di cui all’articolo 9, lettera f), della legge n. 10/1977. La norma è stata sistematicamente interpretata nel senso che l’esenzione: – presuppone la concorrenza e compresenza di un requisito oggettivo (costruzione di opere pubbliche o di interesse generale) e di un requisito soggettivo (essere le opere eseguite da enti istituzionalmente competenti) (cfr. Cons. Stato, sez. V, 19 luglio 2000, n. 3860); – spetta unicamente nell’ipotesi di interventi eseguiti da soggetti enti pubblici e non privati, quale che sia la rilevanza sociale degli stessi soggetti privati (cfr. Cons. Stato, sez. V, 6 ottobre 2000, n. 5323); – non spetta, ad esempio, ad un imprenditore privato che si occupi del settore assistenziale, giacché difetta il requisito soggettivo (cfr. Cons. Stato, sez. V, 19 maggio 1998, n. 617); – non spetta, ad esempio, ad una casa di cura privata. Presumo che la Parrocchia non sia un soggetto privato e quindi non difetti comunque del requisito soggettivo che possa consentire di accedere allo speciale regime di esenzione dal pagamento del contributo di costruzione. Tuttavia non ritengo neppure che sia un “ente istituzionalmente competente”, mentre non c’è dubbio che l’ampliamento del fabbricato, adibito a soggiorno educativo di ragazzi e adolescenti, sia “un’opera di interesse generale”. Personalmente dissento da coloro che affermano che anche un privato potrebbero avvalersi del regime di esenzione, mentre sono d’accodo nel ritenere esenti dal pagamento del contributo di costruzione per i soggetti che hanno e conservano la natura di ente di diritto pubblico. Si tratta dunque di accertare se la Parrocchia sia da considerare un soggetto ente pubblico e non privato, e che l’intervento proposto rientri tra quelli di interesse generale, come pare sia stato considerato anche dal comune , quale “attrezzatura sociale”, individuata nel Piano dei Servizi del Piano del Governo del Territorio. A fronte di questo accertamento, che deve coinvolgere anche il comune, si deve stabilire la sussistenza di questi due presupposti e/o requisiti (come sopra già ricordavo), che determinerà l’onerosità o meno dell’ampliamento del fabbricato da destinare a casa di soggiorno educativo di ragazzi e adolescenti. geom. Antonio Gnecchi

Deroga altezza centro storico per normativa antisismica È possibile in zona centro storico (zona 3 sismica), dove le norme urbanistiche impongono il mantenimento dell’imposta del tetto, autorizzare la deroga per permettere l’applicazione di norme antisismiche cioè l’inserimento di un cordolo perimetrale del tetto, dell’aumento della quota d’imposta della copertura e pertanto l’altezza del fabbricato? geom. E.Z. L’articolo 88 del Dpr 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico dell’Edilizia) dispone deroghe all’osservanza delle norme tecniche di cui al prece-


LA PAROLA AGLI ESPERTI

dente articolo 83 (opere disciplinate e gradi di sismicità) quando sussistano ragioni particolari che ne impediscano in tutto o in parte l’osservanza, dovute all’esigenza di salvaguardare le caratteristiche ambientali dei centri storici. La possibilità di deroga deve essere prevista nello strumento urbanistico generale e le singole deroghe devono essere confermate nei piani particolareggiati. Ne deriva, quindi, che non vi sono deroghe che consentano di aumentare o variare le altezze degli edifici nei centri storici per l’adeguamento antisismico, ma, al contrario, le stesse norme antisismiche a prevedere l’eventuale deroga all’applicazione delle prescrizioni tecniche per le ipotesi sopra richiamate. Dovrebbe essere, pertanto il PRG o il PGT a considerare tale ipotesi inserendo la possibilità di deroga all’interno delle norme che regolano il centro storico o le zone di antica formazione. Se lo strumento urbanistico non contiene tale possibilità di deroga, non è possibile alzare il fabbricato. Si consideri però che, pur non potendo alzare la quota d’imposta del tetto, non è vietato demolire parte della muratura perimetrale per creare un nuovo cordolo che abbia le caratteristiche e la struttura antisismica. Ne deriva, quindi, che l’intervento può essere eseguito anche secondo le norme tecniche emanate, anche per i loro aggiornamenti, con decreto del Ministero per le Infrastrutture. Se non vi sono norme edilizie e urbanistiche nel senso sopra espresso, non resta che effettuare il recupero del fabbricato, mantenendo inalterata l’altezza dello stesso, ed osservare le prescrizioni antisismiche da adottare in fase di progettazione dei cementi armati e da eseguire in fase di realizzazione dell’intervento. geom. Antonio Gnecchi

La sanatoria paesaggistica era ammessa dai condoni (diversa valutazione rispetto alle sentenze giurisprudenziali) Il Dpr n. 139/2010 indica le procedure semplificate per il rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche per 39 tipologie di opere meno invasive; alcuni amministrativisti ritengono possa essere applicato anche per opere in sanatoria. A me risulta che quelle sanabili successivamente allo loro esecuzione possano essere solo quelle ascrivibili agli articoli 167 – 181 del D. Lgs. N. 42 del 2004. Qual è la corretta applicazione delle norme? geom. S.P. Il Dpr n. 139 del 2010 riporta il Regolamento di applicazione secondo l’articolo 146, comma 9, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e non parla minimamente di sanatoria ma di procedura semplificata per determinate opere minori, motivo per cui la sanatoria di eventuali opere realizzate in mancanza di autorizzazione paesaggistica o in difformità da questa resta legata agli articoli 167/181 del D. Lgs.

N. 42/2004. Vale la pena di ricordare, a proposito della procedura per ottenere l’autorizzazione paesaggistica semplificata, che può essere formulata (come per altro più volte rimarcato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e del Paesaggio), per interventi di lieve entità che richiamino uno (e uno soltanto per volta) dei punti di cui all’Allegato 1 del Dpr 139/2010. Diversamente è richiesta la procedura ordinaria di cui all’articolo 146 del D. Legislativo n. 42 del 2004. Relativamente alla sanatoria ambientale è necessario ricordare l’unico provvedimento che l’ha resa operante ed efficace ed è stata la legge 15 dicembre 2004, n. 308, e che, oltre a sanare gli abusi ambientali compiuti entro e non oltre il 30 settembre 2004 attraverso un complesso procedimento tecnico-ammnistrativo di accertamento di compatibilità paesaggistica, comportava anche l’estinzione del reato di cui all’articolo 181 del D. Lgs. N. 42/2004. Sulla sanatoria paesaggistica è inoltre intervenuto il Ministero per i Beni e le attività culturali con la nota SG/106/24664 del 10 luglio 2004, la quale, richiamandosi a un precedente parere rilasciato dall’ufficio legislativo dello stesso Ministero, ha sostanzialmente affermato che: – il divieto di autorizzazione paesaggistica in sanatoria è operante sin dalla data di entrata in vigore del Codice, vale a dire sin dalla data del 1 maggio 2004; – con decorrenza 1 maggio 2004 l’autorizzazione paesaggistica in sanatoria non potrà essere rilasciata, neppure se la domanda sia stata presentata prima di tale data; – le autorizzazioni eventualmente rilasciate dopo il 1 maggio 2004 dovranno essere revocate perché in caso contrario si provvederà con decreti ministeriali di annullamento; – il rilascio delle autorizzazioni in sanatoria resta possibile in base alla normativa sul condono, in conseguenza del carattere eccezionale e derogatorio della stessa. Sfuggono pertanto al divieto le domande presentate in base alle leggi 47/85, 724/1994 e 326/2003 (relative rispettivamente al primo, al secondo e al terzo condono edilizio). Come si è evidenziato nel sottotitolo non esiste un’univocità di vedute tra l’ultima ipotesi sopra esposta e molte sentenze emesse, a vario livello, sullo stesso argomento. Tra le tante ricordo: 1) il TAR Lombardia. Brescia, 26 giugno 2009, n. 1324 sull’inammissibilità del condono edilizio di opere abusive difformi dallo strumento urbanistico ricadenti in zona vincolata; 2) la Corte di Cassazione, sez. III penale, 21 dicembre 2004, n. 48956 sulla non condonabilità delle nuove costruzioni abusive su aree soggette a vincolo paesistico; 3) la Corte Costituzionale, 28 giugno 2004, sentenze n. 196, n. 198 e n. 199; ordinanza n. 197. La prima riprendeva le argomentazioni trattate nella sentenza della Corte Costituzionale n. 49 del 12006 in ordine alla legge regionale della Lombardia (articolo 3, LR n. 31/04), secondo la quale era precluso il condono in presenza di un vincolo di inedificabilità assoluta e che l’unica interpretazione possibile del combinato disposto delle leggi statali e regionali sui limiti di applicabilità del condono in aree vincolate siano suscettibili di condono soltanto se dotati di conforIL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 101


LA PAROLA AGLI ESPERTI

mità urbanistica. La seconda sostiene che una nuova costruzione abusiva su area soggetta a vincolo paesistico non è condonabile. Secondo la stessa, infatti, nelle aree sottoposte a vincoli imposti dalla legge a tutela degli interessi idrogeologici, ambientali e paesistici, l’art. 32 del decreto legge n. 269 del 2003 (convertito dalla legge n. 326 del 2003) ammette la possibilità di ottenere la sanatoria soltanto per gli interventi edilizi minori (previo parere favorevole dell’autorità preposta alla tutela del vincolo); deve pertanto escludersi la sanabilità di una nuova costruzione realizzata senza titolo, su area soggetta a vincolo paesistico, trattandosi di illecito che il comma 26, lettera a) (in combinato con il comma 27, lettera d)), esclude dalla sanatoria. (Incidentalmente, negli stessi termini: Corte di Cassazione, sez. pen. III, 21 dicembre 2004, n. 48954). Ci sono poi le pronunce della Corte Costituzionale sopra citate sul condono edilizio del 2003 e l’ordinanza n. 197 del 28 giugno 2004. La Corte ha ripreso e sviluppato sostanzialmente l’orientamento già presente nella precedente sentenza n. 196 del 2004 e ribadito che la tutela di beni ambientali-paesaggistici è affidata a tutti i soggetti istituzionali. In altri termini, secondo la Consulta le Regioni ordinarie nel legiferare in materia di governo del territorio devono conformarsi ai principi della legislazione statale e, nel caso concreto, devono rispettare la «portata massima del condono edilizio straordinario, attraverso la definizione sia delle opere abusive non suscettibili di sanatoria, sia del limite temporale massimo di realizzazione delle opere condonabili, sia del volume massimo sanabile», mentre ben possono «determinare la possibilità, le condizioni e le modalità per l’ammissibilità a sanatoria di tutte le tipologie di abuso edilizio di cui all’allegato 1 del decreto legge n. 269», e cioè anche relativamente alle opere realizzate in zone soggette a vincolo ambientale o paesaggistico. Su questo tema è intervenuta anche la Circolare del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, pronta già il 7 dicembre 2005, n. 2699/c, ma pubblicata in gazzetta ufficiale il 3 marzo 2006, dopo la sentenza n. 49 nel febbraio 2006. Al paragrafo n.6 ha fornito i suoi chiarimenti precisando in particolare: – ha confermato l’interpretazione dell’articolo 32, comma 27, lettera d) secondo la quale debbono considerarsi non sanabili gli abusi qualora: 1) sussistono i vincoli imposti sulla base di leggi statali, regionali... a tutela di interessi idrogeologici, dei beni ambientali, ecc.; 2) anteriorità dell’imposizione del vincolo rispetto al compimento dell’abuso; 3) presenza di opere realizzate in assenza o in difformità dal titolo e non conformi alle norme urbanistiche e prescrizioni dello strumento urbanistico; – ha aggiunto ulteriori considerazioni rispetto al quadro di riferimento generale che sembrerebbe consentire esclusivamente la sanatoria degli abusi meramente formali. Pone l’attenzione sulla disposizione contenuta nel punto d), comma 27, che appare “mitigata” in presenza dei presupposti previsti dal comma 1, ultima parte, del novellato articolo 32 della legge 47/85, e cioè con riferimento a violazioni relative ad altezza, distacchi, cuba102 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

tura o superficie coperta che eccedano il 2% delle misure prescritte. In altri termini, secondo la circolare ministeriale sono sanabili le opere edilizie abusive realizzate in aree già soggette a vincolo ambientale o paesaggistico sia quando si tratti di abusi soltanto formali, sia quando la non conformità alle norme urbanistiche e alle prescrizioni degli strumenti urbanistici sia circoscritta a violazioni relative ad altezza, distacchi, cubatura, superficie coperta che non eccedano il 2% delle misure prescritte. Nonostante tutti gli sforzi di ammorbidire la portata limitativa dell’ambito di applicazione del condono nelle aree vincolate, non ritengo che molti abusi edilizi (non conformi purché non eccedano il 2% delle misure prescritte) possono essere ammessi alla sanatoria edilizia. Infatti la legge regionale 31/04 limita notevolmente la portata originale dell’articolo 32 del decreto legge 269/03 ammettendo sanatoria le pertinenze prive di “funzionalità autonoma”. Nella stragrande maggioranza di casi i condoni edilizi si riferiscono a piccoli abusi che difficilmente si “prestano” alla semplice violazione dell’altezza, distacchi, cubatura o superficie coperta eccedenti il 2% delle misure prescritte proprio perché sono nuove costruzioni, anche se pertinenziali (residenziali e non), che quindi non rientrerebbero nella fattispecie dell’interpretazione ministeriale. Altra cosa è quella della sanabilità degli abusi formali, cioè degli interventi di cui al punto d), comma 27, realizzati in conformità alle norme urbanistiche e alle prescrizioni degli strumenti urbanistici alla data di entrata in vigore del decreto legislativo legge 269/03, poiché tale ammissibilità al condono presuppone che l’intervento non si trovi nelle condizioni sfavorevoli stabilite dalla norma sopra citata mancando uno dei presupposti di esclusione più sopra ricordati. Non per niente la circolare usa una formula dubitativa utilizzando il condizionale «sembrerebbe consentire la sanatoria degli abusi meramente formali», come dire che neppure il Ministero se la sente di sostenere, in modo certo, la sanatoria degli stessi a fronte di un diniego dell’ente delegato alla tutela e ad un eventuale ricorso contro lo stesso in sede giurisprudenziale. Ritengo pertanto che resti in capo al responsabile dell’ente delegato alla tutela paesaggistica la decisione finale di rilasciare o denegare il condono edilizio sia per questa ipotesi, nonché per quella degli abusi in difformità che non decidono il 2% delle misure prescritte. Non interferisce con la speciale disciplina del condono edilizio del 2004 la legislazione ambientale sopravvenuta introdotta dalla legge n. 308/04. Quest’ultima tuttavia riveste particolare interesse perché ha introdotto due diversi regimi di “sanatoria” limitatamente agli effetti penali: una sorta di «condono paesaggistico straordinario”, esteso anche agli abusi comportanti aumento di volume, con efficacia limitata nel tempo (il termine per aderire era il 15 gennaio 2005) e una sorta di “sanatoria paesaggistica ordinaria” (sempre ai soli effetti penali), accessibile senza limiti di tempo, per i tipi di abuso (minori), subordinatamente: – accertamento della compatibilità paesaggistica; – pagamento di una sanzione pecuniaria. Tuttavia il pagamento della sanzione pecuniaria lascia impregiudicata l’applicazione delle sanzioni amministrative ripristinatorie o pecu-


LA PAROLA AGLI ESPERTI

niarie di cui all’articolo 167 decreto legislativo 42/04, così come quelle edilizie previste dal testo unico per l’edilizia. Una precisazione è dovuta in ordine al divieto dell’autorizzazione postuma (articolo 146, comma 10 del codice Urbani) secondo cui l’autorizzazione paesaggistica non può essere rilasciata in sanatoria successivamente alla realizzazione, anche parziale, degli interventi. Quest’ultima previsione sarà probabilmente modificata con l’entrata in vigore del decreto legislativo n.157 del 24 marzo e 2006 (gazzetta ufficiale n. 97 del 27 aprile 2006, supplemento ordinario, n.102). Secondo la nuova formulazione dell’articolo 167, introdotto dall’articolo 27 del nuovo decreto legislativo, l’autorità amministrativa competente accerta la compatibilità paesaggistica nei seguenti casi: A- per lavori che non abbiano determinato creazione di superfici utili o volumi, ovvero aumento di quelli legittimamente realizzati, B- per l’impiego di materiali in difformità dall’autorizzazione, ma comunque compatibili, C- per lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria così come definiti dall’articolo 3, comma 1, lettere a) e b), Dpr 380/01. In questo modo, viene introdotta una sanatoria amministrativa ambientale ordinaria, consentendo all’ente delegato di rilasciare un’autorizzazione ex post limitatamente ad alcuni tipi di abusi minori realizzati in aree soggette a vincolo paesaggistico ambientale. geom. Antonio Gnecchi

Dopo trent’anni di lavoro... Cari colleghi, dopo trent’anni di lavoro capita anche questa. Un'impresa edile ha eseguito lavori di ristrutturazione di un edificio, è stata redatta contabilità di cantiere accettata e firmata dalla D.l. Il contratto di appalto prvedeva il saldo lavori pari sa euro 58.943.00 oltre iva alla fine degli stessi ed il pagamento della ritenuta di garanzia del 10% pari a euro 20.570.00 a sessanta giorni dalla fine lavori. L'appaltatore ha rivisto i pagamenti nel seguente modo 30.000,00 oltre iva entro il 15.07.2012; 28943.00 oltre iva alla data del 30.07.2012, invariata la scadenza della riteuta di garanzia.La commitenza ha già fatto il bonifico di 25000,00 iva compresa invece di 30000,00 oltre iva il 15.07.2012, non rispettando gli accordi peraltro mai sottoscritti. A questo punto l'impresa ha bloccato il cantiere impedendone l'accesso a chiunque, la direzione lavori ha emesso ordine di servizio per permettere l'accesso alla ditta incaricata dal comune di poter eseguire l'allacciamento fognario. In data odierna l'impresa appaltatrice ha bloccato arbitrariamente l'accesso all'abitazione con dei contrappesi di grù impedendone di fatto l'accesso a tutti sia alla committenza che alla D.L. sostenendo che il cantiere è suo, e che fin che non viene pagato non entrerà nessuno come gli ha detto il suo legale. Come può tutelare la committenza la D.l.? è corretto il comportamento dell'appaltatore? Può agire legamente sia la committenza che la D.L. per salvaguardare i propri diritti di accesso al cantiere, anche per altre imprese non soggetti a contratto con la prima impresa, anche in considerazione che ai primi di ottobre è previsto il traslocco. Mi hanno sempre detto che la D.L. è la figura sovrana del cantiere. Mi sono perso qualche normativa? o più semplicemente oramai in Italia non ci si ca-

pisce più niente. Aspetto una risposta e un pò di conforto. geom. b. c. In ogni rapporto di lavoro, quello che conta, è il contratto di appalto sottoscritto da entrambe le parti interessate ( il committente e d'impresa costruttrice). Da quello che emerge dal quesito era previsto: 1) Il saldo dei lavori di euro 58.943, dedotto del 10% della “ritenuta di garanzia” (+ Iva), doveva essere pagato alla fine degli stessi; 2) Il pagamento delle "ritenuta di garanzia" del 10% (+ Iva), doveva essere pagato entro 60 giorni dalla fine lavori; A questo proposito non è chiaro come la ritenuta di garanzia del 10% possa risultare di euro 20.570, se l'importo dei lavori ammonta a euro 58.943. Si ritiene inoltre che la contabilità finale accettata e firmata dalla direzione lavori, sia stata accettata e firmata anche dagli interessati. Sembra altresì di capire che l’appaltatore abbia rivisto da solo le modalità di pagamento nei termini esposti nel quesito. Secondo tale ripartizione, indipendentemente dalle scadenze stabilite (15 luglio e 30 luglio 2012), le somme da pagare all’impresa corrispondono al totale da pagare all’impresa corrispondono al totale della contabilità finale di euro 58.943 (esclusa Iva). Il contratto d’appalto stabilisce i termini dell’accordo secondo i quali: a) Il saldo dei lavori (quantificati dal direttore dei lavori in euro 59.943, Iva esclusa), dedotto l'importo del 10% delle “ritenuta di garanzia”, doveva essere versata all'impresa alla data di ultimazione dei lavori, b) successivamente, entro 60 giorni dalla fine lavori, anche l’importo corrispondente al 10% della “ritenuta di garanzia” doveva essere corrisposta all'impresa. Questi dovevano essere gli accordi pattuiti e da rispettare da parte del committente. Un aspetto molto importante in questa vicenda riveste il fatto se, nel contratto d’appalto, siano contenute le clausole relative all’ultimazione dei lavori, con particolare riferimento al completamento delle opere da consegnare al committente. Questo perché fin tanto che le opere e i lavori di contratto non sono stati completamente ultimati (indipendentemente da una eventuale e formale dichiarazione del direttore dei lavori formulata in tal senso) è l’impresa responsabile del cantiere e, di conseguenza, può inibire l’accessibilità degli estranei della propria ditta allo stesso. È necessario quindi determinare se le opere appaltate siano o meno completate poiché, in caso negativo, l’impresa ha titolo per impedire l’ingresso al cantiere (anche senza l’uso dei contrappesi, ma con un semplice lucchetto al cancello d’entrata). Questo comportamento però non può essere correlato al mancato pagamento delle somme dovute all’impresa, sia secondo gli accordi del contratto che alle nuove forme di pagamento stabilite successivamente, per impedire l’accesso al cantiere. La vertenza del pagamento, se non si risolve tra le parti, deve essere demandata alla lite legale che deve seguire il suo corso. Per rispondere, infine e in sintesi, alle domande del quesito, fermo restando le precisazioni sopra esposte sempre in merito a tale questione, si può affermare che: IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5 - 103


LA PAROLA AGLI ESPERTI

- Il direttore dei lavori deve verificare le clausole del contratto sull’eventuale completamento delle opere e accertare se le stesse sono state interamente eseguite così da essere trasferite al committente; - Il comportamento dell’impresa è corretto nel caso in cui le opere non siano state completamente eseguite in modo tale da essere consegnate al committente; - Il comportamento dell’impresa non è corretto nel caso in cui le opere siano state completamente ultimate e utilizzabili dal committente (per quanto oggetto del contratto d’appalto), così come non può essere mosso dal solo mancato pagamento delle somme a lei dovute e

Il mondo di B. Bat.

104 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2012/5

impedire, di conseguenza, l’ingresso al cantiere; - La situazione, in termini semplici, si più sbloccare concordando con l’impresa la regolarità delle opere eseguite in modo da escludere eventuali successive contestazioni di vizi costruttivi, dopo di che il committente deve versare all’impresa quanto ancora dovuto nella misura corrispondente alla differenza tra la somma risultante dalla contabilità finale e l’acconto già versato di euro 25.000, oltre all’Iva, con l’impegno di quest’ultima di liberare il cantiere. geom. antonio gnecchi



Aggiornamento Albo

Iscrizioni all’Albo con decorrenza 17 settembre 2012 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

6222

Bulgarini Massimo

Brescia 19/04/1970

25050 Paderno Franciacorta Piazza Manifattura Augusta 11

6223

Scalvini Francesca

Brescia 28/10/1981

25010 Montirone (Bs) Via M.L. King 20

6224

Zamarra Laura

Brescia 15/01/1989

25132 Brescia, Vill. Badia Trav. XIV 24

Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 29 luglio 2012 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

3718

Iseo (Bs) 10/11/1930

25049 Iseo (Bs) Via R. Botti 3

Decesso

Dragoni Paolo

Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 15 agosto 2012 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

1031

Edolo (Bs) 05/09/1935

25124 Brescia Via Foro Boario 5/E

Decesso

Giambra Michele

Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 17 settembre 2012 N. Albo Nominativo

Luogo e data di nascita

Residenza

Motivo

6197

Bonato Leonardo

Desenzano d.G (Bs) 26/12/1987

25016 Ghedi (Bs) Via Aldo Moro 1/D

Dimissioni

2410

Lecchi Attilio

Cologne (Bs) 01/03/1948

25030 Coccaglio (Bs) Via Carera 10

Dimissioni

6051

Zanni Silvia Enrica

Brescia 10/03/1981

25031 Capriolo (Bs) Via Colombara Bosco 95

Dimissioni

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IL GEOMETRA BRESCIANO

Anno XXXVII N. 5 settembre-ottobre 2012

Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia con la collaborazione dei Collegi delle province di

IL GEOMETRA BRESCIANO

Cremona Lodi Mantova Sondrio

2012

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